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Autore: Miss One Direction    14/01/2014    18 recensioni
- No, ragazze, no! Non lo voglio conoscere! - urlai in preda alla disperazione.
- Tu lo conoscerai e basta! - risposero in coro.
- E se poi è un secchione, asociale, con gli occhialoni, i brufoli, i peli e passa le giornate a mangiare schifezze e leggere libri di fantascienza che si capiscono solo loro? - chiesi terrorizzata, rabbrividendo al solo pensiero.
- Tu non stai bene ma non fa niente. Lo conoscerai, vi metterete insieme e vivrete felici e contenti - esclamò Daniela, con aria sognante.
E poi ero io quella che non stava bene...
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- No, ragazzi, no! Non la voglio conoscere! - urlai, preso dalla disperazione.
- Non fa niente, la conoscerai e basta! - urlarono loro a tono.
- E se poi è una racchia con i brufoli, gli occhialoni, asociale oppure una snob con un carattere orribile? - chiesi terrorizzato, schifandomi al solo pensiero.
- No! È bellissima, dolcissima... forse un po' strana, ma perfetta per te quindi, caro il mio Harold Edward Styles, dimostra di avere le palle e conoscila! - alzò la voce Louis, afferrandomi per le spalle.
E poi ero io quello strano...
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TRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=RVqNKUOLIAQ
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Canzone consigliata: Best Of Me - Sum41



– Piccola –.

Mugugnai, ancora mentalmente impreparata, prima di stringere il cuscino tra le mie braccia. Socchiusi le labbra subito dopo, cercando di far tornare intorno a me l'immagine della foresta in cui mi ero persa fino a poco tempo prima insieme a Pikachu, ma sembrava tutto scomparso: l'unica cosa che riuscivo a vedere era il buio, mentre le orecchie iniziarono a captare vari suoni esterni, come i diversi 'Piccola', 'Puffa' e 'Manu' che continuarono la successione del primo, e il corpo iniziò a percepire la presenza di qualcun altro accanto a me.
Sentii la spalla leggermente sfiorata, motivo per cui alzai finalmente le palpebre: di fronte a me era parato un Harry sorridente, leggermente curvato verso la mia figura, con una strana bandana in testa verde ginepro. Fui costretta ad aprire e chiudere gli occhi più volte, per assicurarmi di non essere ancora addormentata, prima di scattare all'insù come una molla e domandare: - Che ci fai qui? -.

– Buongiorno, dormigliona – rispose, continuando a sorridere. - Vi abbiamo portato la colazione, circa tre ore fa: sono stato con gli altri fino ad ora, ma tu non ti decidevi a rinunciare a Pikachu, quindi sono venuto a svegliarti -.

Sbattei le palpebre più volte, cercando di assimilare tutto, prima di annuire leggermente e sbadigliargli in faccia: riuscivo a percepire io stessa il profondo tanfo proveniente dalla mia bocca, motivo per il quale Harry chiuse gli occhi ridendo, ma non mi importò. - Lo sai che, se qualcuno osa avventurarsi fino alla mia porta, svegliandomi, riceve un bel dito medio dritto sul naso? -.

- So che non sembra - rispose subito, volgendo lo sguardo verso un punto indefinito della stanza per alcuni secondi. - Ma sono un ragazzo abbastanza affascinato dal rischio -.

Affondai la faccia tra le lunghe maniche del mio pigiamone, nascondendo il rossore sulle mie guance e il sorriso che mi era comparso, prima che Harry mi afferrasse dolcemente per i fianchi, stringendomi, e si spalmasse completamente sopra di me, scoppiando a ridere. Lo seguii a ruota subito dopo il leggero verso sorpreso che mi uscii involontariamente dalla bocca, lasciandomi inghiottire tra le sue braccia possenti.
Dovrei abituarmi a certi risvegli pensai, lasciando combaciare perfettamente le nostre labbra per un tempo che mi sembrò di sicuro troppo breve. Ritrovarsi davanti a lui, a quegli occhi così profondi ed espressivi e a quella bocca scolpita da Madre Natura, mi portò istintivamente a chiedermi il motivo per il quale la fortuna avesse deciso così all'improvviso di scontrarsi contro di me: ero stata talmente trascinata in tutto quel vortice di emozioni, al punto di non riuscire nemmeno più a distinguerle.
Constatai mentalmente quanto Harry stesse bene con quella bandana tra i ricci, ma non osai dirlo ad alta voce. Il suo sguardo, nel frattempo, sembrava così concentrato su di me che, d'istinto, gli chiesi: - A cosa pensi? -.

- Ai Puffi - rispose subito, scoppiando a ridere nell'esatto momento in cui incontrò la mia espressione arrabbiata.

Incrociai le braccia al petto, guardandolo male, cercando, inoltre, di resistere alle decine di baci che mi lasciò sull'intero viso per farmi cedere. Sentii le sue labbra un po' ovunque su tutta la faccia, motivo per cui, alla fine, scoppiai di nuovo a ridere, portandomi dietro anche lui: come avrei potuto restare arrabbiata o mantenere il muso davanti a cotanta perfezione? Avrei voluto avvolgere entrambi con la coperta calda ai nostri piedi, ma fui costretta a bloccarmi, non appena lo sentii sussurrare: - In realtà stavo pensando a quanto una certa Puffa possa essere così bella -.
Le guance si infuocarono così tanto da farmi quasi temere di sentirle sanguinare, ma cercai comunque di mantenere il controllo ed evitare di saltargli addosso come, poco prima, lui aveva fatto con me. Ero ormai sicura di una sola cosa: il tempo non sarebbe servito molto a farmi abituare a tutto quel suo charm. C'era qualcosa, in qualsiasi azione compiesse, in qualsiasi cosa dicesse o facesse, di assolutamente inspiegabile.
La nostra contemplazione reciproca venne interrotta bruscamene da dei forti colpi alla porta, segno che qualcuno stesse bussando. Ci spaventammo entrambi, osservando terrorizzati l'uscita della mia camera: i ragazzi non erano ancora venuti a conoscenza della relazione, se così si poteva definire, tra noi due; tanto meno del fatto che Harry fosse in camera mia in quell'istante. L'intera situazione mi sfuggì talmente tanto di mano che, istintivamente, spinsi giù dal letto lo spilungone e lo feci cadere sul pavimento con un forte tonfo. Mi resi conto di ciò che avevo fatto solo nei pochi istanti successivi e, dopo essermi coperta la bocca con entrambe le mani ed essermi sporta verso la figura rannicchiata di Harry, feci appena in tempo a vederlo con gli occhi chiusi e sentirlo sussurrare: - Il mio pen- - prima che la voce di Louis, all'esterno della stanza, non lo sovrastasse: - Manu, che è successo?! -.

- Uhm - balbettai in risposta, cercando di nascondere il ragazzo ai miei piedi, sotto il letto. - Mi sto vestendo, ora arrivo! -.

Mi sfilai il pigiama, buttandolo in un angolo remoto del letto, per poi afferrare degli indumenti a caso dal mucchio di vestiti sullo schienale della sedia; dopo di ché, infilai il cellulare all'interno della grande tasca centrale della felpa, zampettai subito verso la porta e la aprii altrettanto velocemente, prima che la mano chiusa a pugno di Louis non si scontrasse più volte contro la mia fronte.

Ma sei coglione o cosa?! - alzai la voce, chiudendo gli occhi d'istinto e bloccandolo.

Si rese conto di aver appena 'bussato' contro la mia fronte solo quando gli strinsi il pugno in una mano e scoppiò a ridere, rilassando le dita fino ad incrociarle con le mie. Riuscì a strappare un sorriso anche a me e, dopo aver ricevuto il mio consueto abbraccio del buongiorno, Louis mi chiese: - Non hai idea di che ore siano, vero? -.
Scossi la testa, stringendo le labbra in una linea ma con gli angoli della bocca alzati, provocandogli un altro sorriso divertito. - Manca poco all'una -. Alzai le spalle, sinceramente disinteressata della sua ultima frase, ma andai letteralmente nel panico non appena un'altra domanda mi arrivò alle orecchie: - Cos'è stato quel tonfo di pochi minuti fa? -.
La ruota del criceto nella mia testa iniziò a girare così velocemente che mi sembrò quasi di sentirne il rumore di sottofondo e, nella lenta e sospirata ricerca di qualcosa da dire, cercai in tutti i modi di non arrossire o lasciare che qualsiasi altra parte del corpo mi cedesse: Louis mi conosceva troppo bene, motivo per cui si sarebbe accorto anche del minimo segno di imbarazzo o d'incertezza e avrebbe cominciato ad indagare.

- Oh, nulla: sono inciampata su un paio di mutande sul pavimento -. La spiegazione appena data sembrò insulsa persino a me, ma, pensandoci, il mio migliore amico avrebbe potuto crederci per davvero: in fondo, era fin troppo consapevole del mio profondo disordine.

Sia emotivo che generale.

- Okay - rispose semplicemente, prolungando la 'o' iniziale, giusto per farmi capire il suo leggero scetticismo. Sfoderai un sorriso forzatissimo, pregando che la smettesse di farmi domande per cui non avevo ancora inventato una risposta, prima di essere sollevata in aria.

Con il didietro ai quattro venti, il bacino sulla spalla di Louis e gli occhi rivolti verso il basso cercai in tutti i modi di non focalizzarmi sul culetto perfettamente scolpito del mio migliore amico e: – Tomlinson, mettimi giù! - urlai, facendolo scoppiare a ridere. Continuò a tenermi in braccio in quel modo fino alla cucina, facendomi perdere anni preziosi di vita per il solo timore di finire di faccia lungo le scale. Una volta in piedi di nuovo, gli rivolsi un'occhiata a dir poco sconcertata che però, per sfortuna della sottoscritta, venne repressa subito da un semplice abbraccio. Il ragazzo dagli occhi azzurri sapeva fin troppo bene che, ormai tra le sue braccia, non mi sarei tirata indietro nemmeno se qualcuno mi avesse offerto del denaro: motivo principale per cui aveva deciso di "domarmi" senza perdere tempo.
Mi beai del suo buonissimo profumo - un mix perfetto di fumo di sigarette e bagnoschiuma -, inspirando a pieni polmoni contro il suo petto, e ignorai qualsiasi cosa all'esterno della nostra stretta: contavamo solo noi due, stretti l'uno all'altra, con il battuto regolare del suo cuore sotto il mio orecchio.
Avrei potuto passare ore in quella posizione, esattamente come sapevo che avrebbe fatto anche Louis, se un colpo di tosse alle nostre spalle non ci avesse quasi fatto sussultare per lo spavento. Ci girammo in contemporanea, notando un Harry appostato alla porta con le braccia incrociate: aveva il viso impassibile, con le labbra strette in una linea dritta e un sopracciglio leggermente alzato.
Con ancora un braccio di Louis sulle spalle, sollevai anch'io un sopracciglio - impegnata nella mia, ormai celebre, espressione sarcastica - e lo guardai incuriosita: si era forse offeso? Oppure, opzione capace di farmi ribollire il sangue nelle vene dalla soddisfazione, era forse geloso? Il gioco di sguardi continuò per diverso tempo, fin quando non giurai a me stessa di aver notato la sua impassibilità traballare di un minimo, decisa a non voler lasciare il posto a quel pizzico di disagio con cui stava combattendo, dovuto all'incapacità di tenermi testa.
Harry cercò di rimediare con un altro colpo di tosse improvvisato, prima di affermare: - Oh, scusate! Non volevo certo disturbare: prego, continuate pure - e passare giusto in mezzo a noi due, costringendoci a separarci. Un ghigno di soddisfazione mi sfiorò il volto, ormai certa della sua gelosia nei miei confronti, e mi diressi verso il tavolo per poter finalmente iniziare a mangiare tutti insieme.
Louis colse di sorpresa un po' tutti, nell'esatto momento in cui chiese al riccioluto: - Non è che sei geloso? -. Rimasi interdetta persino io, non avendo proprio tenuto in considerazione l'opinione dei ragazzi al riguardo, ma cercai comunque di restare impassibile: non mi sarei persa la reazione di Harry per niente al mondo. Quest'ultimo, però, chiuse l'argomento in maniera del tutto semplice: alzò un sopracciglio (come a volergli chiedere:"Cosa ti sei fumato?") e, dopo una scrollata di spalle quasi del tutto rilassata, pose il termine 'Fine' alla conversazione.
L'atmosfera sembrò trasformarsi solo quando Niall fece la sua entrata in cucina, urlando: - Guardate un po' che ho portato! - con tante buste in braccio. Ognuno corse al proprio posto, ma realizzai la mia posizione forzata troppo tardi: i miei amici erano già tutti seduti, pronti per mangiare, e l'unica sedia vuota si trovava in un angolino, accanto ad Harry. All'inizio pensai che gli altri lo avessero fatto di proposito, ma, dopo aver osservato le loro espressioni concentrate sul cibo, cercai di auto-convincermi che fosse stato solo un puro scherzo del destino.

– Manu, non mangi? - mi richiamò Margaret, riportandomi con i piedi per terra. Annuii un paio di volte, cercando di non dare a vedere il mio leggero stato di confusione, e, dopo essermi sistemata accanto allo spilungone, iniziai finalmente a mangiare insieme a tutti gli altri. Sistemai nel piatto un po' di tutto, alternando momenti di conversazione con i miei amici a morsi qua e là.

Nel momento in cui notai l'assenza di salse per le patatine fritte, mi affrettai subito a chiedere: - Louis, puoi passarmi il ketchup, per favore? -. La voce profonda di Harry si unì alla mia perfettamente, pronunciando la stessa richiesta nel medesimo istante, e un silenzio fin troppo imbarazzante piombò nell'intera stanza subito dopo. Pregai in tutte le lingue di non diventare rossa, inghiottendo le mani nelle lunghe maniche nere della felpa, e notai con la coda dell'occhio il riccio cercare di fare lo stesso, bevendo un po' d'acqua per smorzare la situazione. Ma, dopo qualche minuto di sguardi incuriositi e nessun commento, ci ritrovammo di nuovo in sincronia, quando chiedemmo: - Che avete da guardare? -.
Seguirono un paio di occhiate a metà tra l'inteso e il divertito che mi portarono a girarmi verso Harry e: - Lo stai facendo di proposito? Informazione di servizio: non sei simpatico - gli chiesi, ricevendo le sopracciglia corrugate da parte sua.

- Mi scusi, Miss Schizzata - rispose, cercando di farmi saltare i nervi. - Chiedo perdono per la mia mancanza di conoscenza su quando lei avrà intenzione di dire o fare qualcosa.

Avrei voluto zittirlo, magari con uno schiaffo o con un bacio (la linea tra le due cose stava diventando fin troppo sottile, per i miei gusti), ma dovetti limitarmi ad incrociare le braccia al petto e lasciar perdere. Girai lo sguardo nella direzione opposta, torturandomi il labbro inferiore tra il pollice e l'indice, e il ketchup che avevo prima tanto bramato sembrò perdere del tutto importanza.
Avevo intravisto una sorta di divertimento nello sguardo di Harry durante il nostro battibecco, motivo per il quale mi chiesi: non è più infastidito da me e Louis? Ha forse lasciato perdere?
Continuai a pormi domande per qualche minuto, mangiucchiando le patatine nel piatto senza preoccuparmi della mancanza della mia salsa preferita sopra, fin quando non sentii il cellulare vibrarmi un paio di volte all'interno della tasca della felpa. Lo presi in mano, sbloccando lo schermo, prima di vedere il mittente: Lui.
Louis ti ha mai detto che quando ti arrabbi, oltre a far tremare le ossa dalla paura, diventi dieci volte più bella? lessi, cercando di ignorare il profondo calore proveniente dalle mie guance. Le dita iniziarono a fremere leggermente sullo schermo, in perfetta sincronia con l'enorme scarabocchio che avevo in testa, ancora incapaci di digitare le lettere giuste.
Voltai lo sguardo verso Harry, beccandolo ad osservarmi con la coda dell'occhio, e notai una delle due fossette fare capolino vicino alla bocca: ci stava prendendo gusto, quello stronzo.
Riportai l'attenzione sul cellulare tra le mie mani, iniziando a scrivere qualcosa di senso compiuto e lo rilessi parecchie volte, prima di inviare: E tu pensi davvero che una frase così maledettamente sdolcinata possa funzionare con me?
Sorseggiai l'ultimo goccio di Coca nel bicchiere, per poi versarmi dell'acqua, in attesa che il ragazzo accanto a me leggesse la risposta, ricominciando subito dopo a mangiare le poche cose che erano rimaste nel mio piatto. Cercai di soffocare il sorriso che mi era comparso alla cosiddetta "frase sdolcinata" che mi era stata dedicata: in fondo, per quanto sapessi che non lo avrei mai ammesso ad alta voce, un po' di romanticismo non dispiaceva nemmeno alla sottoscritta.
Non appena risentii la vibrazione del mio telefono, spostai subito lo sguardo sullo schermo, emozionata. Lo sbloccai, cliccai sulla casella dei messaggi, e: A giudicare dal rossore delle tue guance... sono leggermente tendente verso il sì lessi, mordendomi il labbro ancora di più rispetto a prima. Sentii lo stomaco contorcersi, leggermente infastidita del fatto che Harry avesse ormai imparato a conoscermi e, di conseguenza, ad aver individuato un buon metodo per attaccare facilmente, senza il rischio di dover ricorrere subito alla difesa.
Cercai di auto-convincermi che quella strana sensazione derivasse solo dal fastidio di trovarmi davanti ad un ragazzo che stava iniziando a capire un po' troppo, ma non riuscii comunque ad ignorare completamente un altro pensiero, anch'esso veritiero: il fatto che un'altra persona, oltre a Louis, fosse incuriosita a tal punto da me mi stava facendo sentire, in un certo senso, quasi desiderata. Mi limitai ad alzare un angolo della bocca (quello destro, in modo che Harry non mi potesse vedere), al solo immaginare una cosa del genere. Da quando tra me e Nick era finita, sembrava essere nata una nuova Manuela: una più dura, più sarcastica, più realista, più introversa, più "a cazzi suoi" e, allo stesso tempo, molto meno desiderabile di prima. L'unico individuo ad aver lottato fino alla fine per entrare, e restare, nella mia vita era stato Louis.
Fui riportata bruscamente alla realtà solo quando Niall chiese, sia a me che a Harry: - Si può sapere con chi state chattando? -. Ingoiai un po' di saliva, cercando di farmi venire in mente qualcosa, mentre il ragazzo accanto a me alzò le spalle con indifferenza e: - Clarissa - rispose.
Mi girai verso di lui con un sopracciglio alzato, incuriosita: Clarissa?
I ragazzi, invece, cambiarono espressione radicalmente: sembrava quasi si fossero messi d'accordo, con le loro bocche spalancate e gli occhi sgranati.

- Che c'è? - chiese Harry, stranito. - È simpatica -.

Louis alzò un angolo della bocca, cercando di reprimere una risata, e: - Molto, come quella volta in cui entrò nello spogliatoio maschile in palestra pur di vederti nudo - commentò sarcastico. - E per poco non ci riuscì -.
Sentii una goccia fuoriuscirmi dalla bocca, motivo per il quale cercai di non sputare l'acqua ovunque; ingoiai, ormai tranquillizzata dal fatto che non mi sarei più potuta trasformare in un idrante, e lasciai che la conversazione proseguisse. Il tutto, cercando di ignorare il liquido, appena ingerito, in ebollizione nel mio stomaco.
Vidi Harry alzare gli occhi al cielo, prima di sentirlo rispondere acidamente: - È successo quando eravamo al liceo; siamo entrambi cresciuti e, se permettete, posso anche dirvi che ora è quasi irriconoscibile per quanto si è fatta carina -.

- E tu come fai a saperlo? - gli chiese subito Liam. - Ci sei uscito? -.

Alla confusione generale a cui si stava arrivando, Daniela rappresentò noi ragazze con la sola domanda: - Si può sapere chi è questa Clarissa, per favore? -.
Niall prese in mano la situazione, iniziando a spiegare le cose dal principio: - Clarissa era una nostra compagna di scuola, all'inizio anche abbastanza simpatica, con cui parlavamo di tanto in tanto. Tutto cambiò quando questo cupcake di Harry la aiutò con dei libri che le erano appena caduti davanti all'armadietto: da quel giorno in poi, Clarissa diventò letteralmente ossessionata da lui -.

- Lo seguiva ovunque, aveva creato loro foto insieme al computer e le aveva appese ovunque, si vociferava avesse la camera tappezzata di poster di Harry, era convinta che stessero insieme e non perdeva mai occasione per urlarlo ai quattro venti - aggiunse Louis, fasciandosi scappare una risatina.
- Ci tengo a specificare una cosa: tutti erano a conoscenza di questa relazione, tranne lo stesso Harry - commentò anche Zayn. - O meglio: lo sapeva, ma solo perché la squadra di football non faceva altro che prenderlo in giro per questo -.

Quasi tutto il gruppo scoppiò a ridere nello stesso momento, provocando ulteriormente il fastidio del ragazzo accanto a me, mentre la sottoscritta si impegnò con tutti i suoi sforzi a fingere una risata credibile.
E così Harry aveva avuto una stalker al liceo, una stalker di cui non ero mai stata a conoscenza fino a quel momento.

- Sentite, è inutile che continuate a ricordarmi quell'episodio - sbottò lo spilungone, con i pungi serrati. - Vi assicuro che ora è tutta un'altra cosa -.

Non riuscii bene a capire il significato di quell'ultima frase: con un'altra cosa intendeva forse dire che era ormai un storia passata? O si riferiva all'aspetto di Clarissa? Avrei voluto porgli tante di quelle domande, ma sapevo di essere nell'ultima posizione per farle: nessuno sapeva della nostra "scappatella" al matrimonio di Nick e Taylor, nemmeno Niall e Daniela, motivo per cui non potevo far saltare la copertura. Inoltre, non ero ancora perfettamente a conoscenza dello status tra me e Harry: eravamo amici? Più che amici? Magari scopamici? Una cosa era sicura: la nostra non era ancora una vera e propria relazione; non avevo nessun diritto per fare la "ragazza psicopatica".

- E andiamo, Edward! - esclamò Liam, chiamandolo per il suo secondo nome e battendogli il cinque dall'altra parte del tavolo. - Magari questa è la volta buona -.

Sarei potuta passare sopra anche all'affermazione del mio amico, ma non al sorriso complice che gli riservò Harry in risposta. Iniziò a bollirmi il sangue nelle vene, tanto da farmi alzare, bere il resto dell'acqua nel mio bicchiere tutto d'un fiato, e salire al piano di sopra. Sentii in lontananza la voce di Louis chiamarmi, ma non mi girai comunque: proseguii spedita verso camera mia, chiudendomi la porta alle spalle, e buttandomi di peso sul letto, facendomi quasi temere di averlo rotto.
Avevo appena finito di pensare di non essere nella posizione adatta per comportami come una fidanzatina fuori di testa e, senza nemmeno accorgermene, lo stavo diventando per davvero. Tuttavia, allo stesso tempo, ero convinta di avere un briciolo di ragione per il mio comportamento: tra me e Harry era successo qualcosa, qualcosa a cui non ero rimasta indifferente - almeno io -, e che non avrei mai potuto considerare come una cosa da niente. Non ero semplicemente così, non era nella mia indole passare sopra a certi avvenimenti con così tanta facilità.
Ma, se tutto quello che aveva detto lo spilungone prima lo pensava realmente, allora tra i due erano davvero l'unica a vederla così.
Presi posto sul letto, giocherellando con i miei anelli, prima di sentire la porta cigolare leggermente; mi allungai, rivolgendo la schiena a chiunque si fosse avventurato fino alla mia camera, e strinsi il cuscino in attesa di tornare da sola. Non avevo voglia di parlare con nessuno.

- Si può? - sentii Harry mormorare, avvertendolo sempre più vicino.

Mi accucciai a riccio, intimandogli di andare via, ma non sembrò captare la mia esortazione silenziosa: infatti, continuò ad avvicinarsi sempre di più al letto. Chiusi gli occhi, sperando che se ne andasse il più velocemente possibile, ma fui costretta a girarmi per fargli capire l'antifona. - Via! - alzai la voce, lanciandogli il cuscino con tutta la forza che avevo, prima di vederlo destreggiarsi pur di schivarlo, ma non farlo cadere.

- Piccola, andiamo - esclamò, ributtando il cuscino sul letto. - Ci hai creduto davvero? -.

Non risposi, cercando di lanciargli qualcos'altro, ma i miei polsi furono bloccati dalla sue stesse mani: ormai i nostri visi erano a poca distanza l'uno dall'altro e, a meno che non avessi chinato completamente la testa, mi sarei ritrovata i suoi occhi davanti in ogni caso.

- Ho detto: va' via. - lo esortai nuovamente, cercando di liberarmi.

Scosse la testa, mantenendo la presa, prima di sedersi davanti a me.

– Sei forse di di coccio?! - continuai, aumentando inconsciamente il tono di voce. - Ho detto: vai! Voce del verbo andare, prima coniugazione, modo imperativo, seconda pers-.

Mi liberò i polsi all'instante, posizionando le sue grandi mani sulle mie guance, quando mi tappò la bocca con le sue labbra. - Parli troppo, te lo ha mai detto nessuno? -.
Sentii una parte di me sciogliersi completamente, felice del fatto che avesse deciso di farmi tacere nel modo più dolce possibile, e per un attimo le mie dita iniziarono a fremere, ansiose di intrecciarsi tra i suoi capelli. L'attimo successivo mi ricordai di essere ancora arrabbiata con lui.
Mi staccai, lasciandolo con le labbra gonfie e il fiato corto, prima di alzarmi e dirigermi verso lo specchio. - E Clarissa? Anche lei parla tanto? -.
Mi sistemai i capelli in una coda alta, sentendolo ghignare alle mie spalle, prima di sentire la sua presa salda intorno alla mia vita. Non appena sentii le sue labbra sfiorarmi la pelle sotto l'orecchio, chiusi gli occhi istintivamente, completamente paralizzata.

– Se entra qualcuno e ci scopre... - mugugnai, riacquistando sempre di più determinazione. - Ti giuro che te la farò pagare -.

Scatenai una risatina che si scontrò all'istante con la mia pelle, facendomi salire i brividi lungo la schiena, prima che le mani andassero istintivamente a infilarsi all'interno di quella massa indefinita di ricci. Sentire le sue labbra a poca distanza dal collo mi stava letteralmente mandando fuori di testa

- Non verrà nessuno - rispose, continuando quella tortura. - Mara e Zayn stanno riposando, Niall e Daniela stanno lavando i piatti e Louis, Liam e Margaret giocano a Twister in salotto -.

La mia maschera di semi-indifferenza persistette, ma sentivo lo stomaco contorcersi per l'emozione: sotto sotto ero contenta di poter stare un po' da sola con Harry, senza il costante timore di essere scoperti dagli altri. Eppure, non riuscivo ancora a togliermi quel velo di disagio che continuava ad aleggiarmi sulle spalle. Lasciai che i suoi baci si avvicinassero sempre di più al mio collo, ma quando nel cervello iniziò ad insinuarsi il nome Clarissa, ritornai un pezzo di ghiaccio.

- Smettila - lo scacciai, cercando di ritornare sul letto, ma la sua presa me lo impedì. - Lasciami -.
- Si può sapere che hai? - sbottò, facendomi girare verso di lui. - Ti ho appena detto che non verrà nessuno, puoi stare tranquilla -.

Chiusi gli occhi, cercando di reprimere le innumerevoli esclamazioni che volevo dirgli: Harry non sembrava affatto uno a cui piacesse prendere in giro le persone, o un amante del doppio gioco in una relazione, ma non riuscivo comunque ad abbassare la guardia. L'idea che avesse davvero rivisto quella Clarissa e la possibilità che avessero ricominciato a risentirsi mi stavano facendo salire sempre più dubbi e domande.

- Non so a che gioco stai giocando, ma sappi che io non voglio entrarci - esclamai, serrando la mascella.

La sua espressione mutò di nuovo, facendolo sembrare ancora più confuso, e: - Gioco? Ma di che stai parl- - iniziò, prima di lasciare la frase a metà e sollevare le sopracciglia. Sperai con tutta me stessa che avesse capito al volo, e non fossi stata costretta a spiegarglielo parola per parola.

- È per quella storia di Clarissa, vero? - chiese, cercando di afferrare le mie mani. - È per quello? -. 

Continuai a non guardarlo in faccia, forse per timore della reazione che avrebbe avuto da lì a poco, finché non mi afferrò il viso con decisione: non avrei potuto guardare da nessun'altra parte, se non dritto nei suoi occhi. Cercai di scacciarlo, ma la presa salda me lo impedì, facendomi innervosire ancora di più: - Io come posso sapere che non l'hai rincontrata sul serio? Non l'ho mai vista, non ho idea di come sia fatta, non l'ho mai nemmeno mai sentita nominare fino a poco fa! -.
Sentii una leggera pressione sulla fronte, segno che ci stesse lasciando un bacio leggermente umido, ma continuai a non scompormi e rimanere tutta d'un pezzo. La mia sicurezza di avere ragione vacillò solo nel momento in cui commentò, dicendo: - E secondo te per quale motivo non l'hai mai sentita nominare? -.
Schiusi le labbra, non sapendo cosa rispondere, più stupita del fatto di non avere una risposta pronta che della situazione in generale. I suoi occhi continuarono a scrutarmi, leggermente sorpresi anch'essi di avermi finalmente zittita, prima che sentissi la sua bocca farsi sempre più vicino alla mia; in un attimo le guance mi si colorarono di un rosso persino più acceso.
Lo lasciai fare, facendomi trasportare dal momento, affondando le mani tra la sua massa indefinita di ricci: li districai tra le dita, incrociando la lingua con la sua quasi possessivamente, mentre diversi brividi mi attraversavano la spina dorsale.
Continuammo a tenerci stretti e baciarci per diversi minuti, fino a quando non sentii le sue mani arrivare fino alle cosce, sollevandole; contribuii saltando leggermente, per poi allacciare la gambe dietro la sua schiena e riconnettere le nostre labbra. In quella posizione riuscivo ad attirarlo persino più vicino, visto che non ero più costretta a mantenermi sulle punte per riuscire a raggiungerlo. Sentivo i nostri corpi andare a fuoco, quasi fusi in uno solo.
Lo sentii camminare verso il letto, fino a stendersi di schiena sul materasso, continuando a stringermi sopra di lui. Una parte di me volle sfiorarlo ovunque, marchiare ogni centimetro di quella pelle così candita e perfetta, fino a sentirlo in ogni cellula del corpo; il tutto, però, fu sovrastato dalla mia parte razionale non appena sentii le sua dita sfiorarmi la schiena, facendosi strada sotto la felpa.

- Harry, no... - sussurrai, bloccandogli le mani.

Prese a guardarmi nell'istante in cui finii di parlare, con un'espressione colpevole e dispiaciuta al tempo stesso, prima di riabbassarmi la felpa. - S-Scusa, non so cosa mi sia preso... -.
Lo strinsi a me, cercando di tranquillizzarlo, prima di rispondergli: - Non è colpa tua. Solo che... insomma, non stiamo nemmeno propriamente insieme e mi sembra davvero tutto troppo affrettato... -.

- Hai assolutamente ragione - concordò annuendo, ricambiando la stretta. - Ti chiedo scusa, davvero: di solito non sono così, non volevo -.

Scossi la testa, cercando di fargli capire che fosse tutto apposto, e mi allungai al suo fianco ancora accucciata tra le sue braccia; la sua figura riusciva ad avvolgermi completamente, facendomi sentire protetta e al sicuro. Prese ad accarezzarmi i capelli, con un sorrisetto stampato sulle labbra, mentre le palpebre mi si chiudevano per quanto mi stesse facendo rilassare.

- Manu, posso chiederti una cosa? - chiese all'improvviso, portandomi a guardarlo.
- Tecnicamente lo hai già fatto - risposi ridacchiando. - Ma sì, puoi -.

Prese un bel respiro, fatto che mi incuriosì ancora di più, prima che separasse le labbra e chiedesse: - Tu... Sei vergine? -.

Sentii le guance andare a fuoco di colpo, e fui sempre più convinta di avere l'intera faccia completamente paonazza: che diamine di domanda era? Tossicchiai per qualche secondo, convinta che da lì a poco avrebbe cercato di cambiare argomento; tuttavia, era ancora tutto trepidante, in attesa che gli rispondessi.

- Ehm... - esitai, prima di rendermi conto che, in effetti, non avevo nessuna ragione per vergognarmene. - No, non lo sono -.

La sua espressione mutò all'istante, in un modo che non riuscii proprio a capire: era sollevato? O deluso? Felice, o arrabbiato? Mah.

- Oh... - rispose solamente, lasciando l'argomento a mezz'aria.

Scrollai le braccia, come per esclamare "Tutto qui? Sai dirmi solo 'Oh..'?", e questo sembrò finalmente scuoterlo da tutto quell'imbarazzo troppo pesante che stava aleggiando nella stanza. - Pensavo lo fossi, tutto qui -.

- La mia passata vita sessuale ha così importanza? - domandai, spazientita del fatto che non fossi ancora riuscita a capire se fosse infastidito oppure no.

Ero dell'idea che alle volte capitasse avere gli ormoni impazziti, ma quella conversazione stava rendendo tutto tremendamente imbarazzante: avrei dovuto forse mentirgli, pur di avere qualche reazione comprensibile?

- No, assolutamente no - rispose deciso, abbassando la testa.

Alzai un sopracciglio, non riuscendo ancora a capire perché la mia risposta stesse sembrando sempre più sbagliata: - Harry, sto avendo serie difficoltà a capire che vuoi dire -. Finalmente si decise a guardarmi negli occhi, alzando di poco gli angoli della bocca, prima di stringermi di nuovo tra le sue braccia. - Niente di importante, tranquilla -.
Decisi di lasciar perdere solo per non aggiungere ulteriore imbarazzo alla cosa, e lasciai che la sua stretta combaciasse con il mio corpo: non avrei dimenticato quella conversazione, ma avrei comunque aspettato una sua iniziativa nel riprendere il discorso.
Continuammo a farci le coccole ancora per un po', con solo i nostri respiri regolari come suoni di sottofondo, finché non lo vidi chiudere gli occhi; ero ormai quasi sicura che si fosse addormentato, quando all'improvviso parlò: - Stavo solo pensando che mi sarebbe piaciuto essere il primo -.
Alzai il viso per guardarlo, incontrando quelle gemme verdi che gli erano state donate al posto degli occhi: in fondo al mio cuore sapevo a cosa si stesse riferendo con "il primo", e la trovai una delle cose più dolci che avessi mai sentito fino ad allora.
Diventai rossa all'istante, mentre le sue forti e protettive braccia sembravano non avere nessuna intenzione di lasciarmi andare o mollare la presa, e mi abbandonai completamente a quel profumo da cui ero avvolta con un sorriso sornione sul volto. 

 









Spazio Autrice: Hello, it's me. 
La seconda stesura del capitolo n°11 è qui e nulla, ne sono abbastanza soddisfatta: certo, mi ci è voluto quasi un anno, ma ora eccola qui!
Le domande del giorno sono sempre le stesse:
1) cosa vi aspettavate sarebbere successo?
2) siete stati felici nel leggere che quelle due cupackes di Manuela e Harry si stanno finalmente avvicinando?
3) descrivete con una parola tutte le coppie.
Spero di continuare a ricevere recensioni molto lunghe, e ricordatevi del mio cuore che batte per voi! 
Okay, questa potevo risparmiarmela. 
 Peace and Love
Xx Manuela

 
   
 
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