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Autore: Kikyo91    15/01/2014    0 recensioni
"Una volta qualcuno mi ha detto che se la realtà fa così male, di chiudere gli occhi. Chiuderli ed immergersi nel proprio mondo, lontani dal dolore, dalla disperazione, da tutto ciò che ci fa soffrire.
L’ho provato così tante volte, che mi sembra quasi di esserci abituato a chiudere gli occhi.
Ma ora, ora ho paura di farlo."
Inizia con queste parole, la storia di un ragazzo giovane in lotta un uno dei mali peggiori: la malattia. Con un lungo 'flashback' scopriremo chi e cosa hanno influenzato gli ultimi mesi del protagonista, dall'accettazione dell'amore fino alla lotta per la vita, con un percorso di crescita e ricco di riflessioni che coinvolge non solo sé stesso, ma anche coloro che gli stanno accanto.
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starring: Nishijima Takahiro, Urata Naoya, Uno Misako, Ito Chiaki, Atae Shinjiro and others
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2.



Quella mattina Naoya si svegliò all’improvviso, sentendo caldo. Quando aprì gli occhi ci volle qualche attimo prima che si ricordasse di dove si trovava in quel momento. Per istinto si passò una mano fra i capelli ancora umidi di sudore e si mise, in seguito, supino.
Era ancora vestito come il giorno precedente. Sul letto, messi malamente, c’erano alcuni test da correggere che erano appartenuti a Goto sensei, il professore che aveva dovuto sostituire. Poco più in là, sul comodino, c’erano due lattine di birra, una delle quali ancora mezza piena. Si guardò intorno e pian piano si ricordò di cosa era accaduto dopo che era tornato al suo appartamento.
Aveva passato gran parte della serata a controllare i compiti degli studenti, con un po’ di birra per contorno, e doveva essersi addormentato sul mentre.
Si stiracchiò; poi, sospirando, allungò una mano e prese i fogli mentre con l’altra cercò l’orologio da polso che era, non sapeva bene come, caduto per terra.

-l-le sei?! – esclamò sconvolto

Decise che tanto valeva alzarsi. A fatica si mise in piedi e si diresse verso il bagno, per una doccia veloce.
Non si sentiva particolarmente bene, forse per colpa della birra bevuta la sera prima. Gli girava lievemente la testa, tanto che per qualche momento dovette appoggiarsi alle pareti della doccia.

-cioè, in pratica mi sono ubriacato mentre correggevo i compiti?! Naoya, sei un disastro… - borbottò tra sé. – spero almeno di non aver scritto cavolate… -

Ci volle un po’ prima che potesse sentirsi un po’ meglio.
Una volta finito di lavarsi, pensò di passare subito a scuola, che non distava troppo lontano dal luogo in cui viveva. Si vestì con indumenti puliti, lasciò i compiti sopra il letto, puntualizzando a se stesso che li avrebbe ricontrollati una volta tornato, quella stessa sera ed uscì di casa con la propria ventiquattrore alla mano, prendendo la metro per arrivare il prima possibile.
Quando si era trasferito a Tokyo per frequentare l’università non aveva avuto bisogno di girare troppo per cercare una sistemazione. I suoi genitori avevano, negli anni, messo via una somma più o meno consistente di denaro per ogni evenienza e, quando era arrivato il momento di traslocare, non avevano esitato a comprargli un appartamento, come regalo per aver preso il massimo dei voti agli esami di ammissione. Era stato davvero un bel gesto e Naoya era grato ai suoi genitori per questo, però aveva tutta l’intenzione di restituire l’intera cifra, una volta cominciato a lavorare stabilmente. Per questo, quando gli avevano proposto di fare esperienza in una scuola superiore, visto anche il suo desiderio di insegnare, aveva accettato senza porsi troppi problemi. Essendo un supplente e non avendo nessuna esperienza diretta, la paga era piuttosto minima, ma sufficiente per poter tirare avanti per qualche mese senza problemi. In precedenza, per mantenersi aveva fatto qualche lavoretto part-time come tutti i suoi coetanei ma ora, per ovvi motivi, aveva temporaneamente smesso. Inoltre, presto si sarebbe laureato, quindi non sarebbe più servito lavorare part-time.

A quell’ora non c’era molto movimento, quindi non ci mise molto a raggiungere la Hibiya High School.
Alle sette fu praticamente davanti all’ingresso.
Quando ebbe solcato la soglia dell’edificio, guardò a destra ed a sinistra per capire se era solo. Vide solamente qualche addetto alla pulizia che stava sistemando le aule.
Visto che mancava una buona ora prima dell’inizio delle lezioni, decise di andare direttamente nell’aula 3-A. cercando di fare mente locale su dove si trovasse, con molta nonchalance e sbagliando strada ben due volte, raggiunse la stanza che era collocata al terzo piano, l’ultima di un lungo corridoio.
Sbadigliando ancora per il sonno, aprì la porta scorrevole ed entrò.

-a-ah?! –

Naoya per poco non prese un colpo dallo spavento.
Sgranò gli occhi e vide, a metà classe, in terza fila, un ragazzo in divisa seduto sul proprio banco che aveva un’espressione a metà tra lo spaventato e l’imbarazzato.
Naoya mise bene a fuoco la vista e osservò quella figura: era Nishijima Takahiro.
Entrambi si guardarono senza dire una parola, troppo sorpresi per salutarsi con rispetto.

-N-Nishijima kun! – disse Naoya – cosa…che ci fai qui?!-

Takahiro ci mise un po’ a rispondere.

-e-ehm, n-niente! –disse infine – mi scusi sensei! –

Naoya, che si era leggermente ripreso, entrò del tutto in aula, chiudendosi la porta alle spalle e appoggiando la propria roba sulla cattedra.
Takahiro seguì ogni suo movimento con lo sguardo.

-no è che…mi hai spaventato! –spiegò poi –d’accordo che ti avevo detto di venire puntuale, ma non è eccessivo? le lezioni iniziano tra un’ora! –osservò

-s-scusi! - ripeté chinando leggermente il capo – v-visto che mi sono svegliato presto ho pensato di venire prima… -

proprio come me insomma…” pensò Naoya sorridendo solo nella propria mente. Era così buffa quella strana coincidenza!.
Il professore cominciò a tirare fuori tutto il suo materiale, mentre Takahiro, anche se ancora titubante all’idea di non trovarsi più da solo, sembrò cominciare a rilassarsi leggermente. Si voltò verso la luce proveniente dalla finestra e, con molta cautela, prese in mano una scatoletta rotonda, che fino a quel momento era stata appoggiata al banco, la aprì e ne raccolse col dito una strana polvere color pelle. Se la mise delicatamente in alcuni punti del volto.
Naoya non si accorse di nulla in un primo momento, poiché era troppo occupato a controllare il registro; ma quando, per un attimo, alzò lo sguardo e vide la scena, notò una cosa che lo turbò non poco: la mano che stava utilizzando il ragazzo era fasciata.
Senza dire una parola e facendo finta di niente, continuò ad osservarlo in silenzio per qualche altro minuto. Takahiro si era messo un po’ di spalle, tanto che sembrava non stesse facendo niente di particolare, e probabilmente, se non avesse visto la scena con i propri occhi, anche Naoya lo avrebbe certamente pensato.
Sapeva di non dover intromettersi, ma ad un certo punto, non resisté oltre.

-…che stai facendo? – disse, quasi pentendosi un istante dopo

Takahiro sobbalzò leggermente, ma rimase più o meno calmo. Non aveva previsto una domanda del genere. Forse perché nessun professore si era mai interessato di quello che facesse.

-niente – esclamò chiudendo la scatoletta all’istante

Ma Naoya non ci credé nemmeno un po’. Si scambiarono qualche occhiata nervosa, ma poi il moro, non potendo sopportare quello strano contatto visivo, abbassò violentemente lo sguardo.
Visto che ormai era in ballo, il sensei si alzò e si diresse verso il banco dello studente con una velocità quasi sorprendente. Takahiro fece appena in tempo a rimettere tutto nella propria cartella.
Ben presto Naoya gli fu davanti.

-come sarebbe a dire niente?! – disse – e quella mano? –

Il ragazzo nascose l’arto, leggermente seccato da tutta quella inaspettata attenzione.

-sono caduto -sbottò continuando ad evitare lo sguardo di Naoya

-faccio finta di crederti – esclamò sarcastico

Takahiro sentì un tuffo al cuore. Cercò di mantenere la calma. Perché aveva la netta sensazione che la situazione gli stesse sfuggendo di mano?.

-mi scusi, ma non sono affari suoi, sensei – disse con una punta di acidità

Naoya, per tutta risposta, senza nemmeno sapere perché lo stava facendo, allungò il braccio e prese bruscamente il mento di Takahiro, trascinandolo leggermente in avanti. Quest’ultimo reagì afferrandogli il braccio con le mani, nel tentativo di fermarlo.

-c-che sta facendo! Mi lasci subito! – esclamò

L’altro rimase in silenzio ed allungò anche l’altro braccio, andando a sfiorare proprio dove Takahiro si era messo quella strana polvere, lasciando intravedere un grosso livido, lo stesso del giorno prima ma più gonfio, proprio sulle labbra.
Il ragazzino spalancò gli occhi, quasi impaurito.

-…e questo come lo spieghi? – disse Naoya mollando la presa

Takahiro si coprì il livido con la mano, abbassando lo sguardo. Non era abituato a tutta quella confidenza, specialmente se a farlo era un insegnante.

–scusa per i modi bruschi, Nishijima kun, ma non credo ad una sola parola di quello che hai detto o che dirai -

-tsk… -borbottò

Naoya cercò di essere più dolce, visto che l’altro sembrava stare sulla difensiva.

-voglio solo aiutarti Nishijima kun! – disse – ho saputo che vivi da solo e che tua madre è mancata un anno fa… -

-…-

-per uno della tua età deve essere difficile, io lo capisco benissimo…quind---

-l-lei non sa un bel niente –

Naoya venne interrotto bruscamente da Takahiro che, adirato, strinse forte i pugni sul banco. Solo ora, il professore aveva notato lo sguardo arrabbiato del ragazzo. Talmente arrabbiato che tremava persino.

-arriva qui, sbuca dal nulla e si mette a sentenziare! – esclamò furibondo

-Nishijima kun... –

-lei non sa nulla di me e non ha il diritto di dirmi niente!! – urlò alzandosi dal banco con uno scatto che spaventò Naoya, colpito da quella reazione – a conti fatti lei ha solo qualche anno in più di me, non mi tratti come un moccioso bisognoso di aiuto! –

-non è mia intenzione trattarti come un moccioso – disse Naoya calmo

-E ALLORA MI LASCI IN PACE! – urlò ancora, con più veemenza –LEI NON MI PUO’ AIUTARE! NESSUNO PUO’ FARLO! -

-…-

Naoya si ritrovò con un mare di parole da dire, ma nessuna di esse uscì, come inghiottite dalla ragione, che gli disse ciecamente “non dire niente!”. Si limitò a stare in silenzio, ad osservare Takahiro che cercava in tutti i modi di controllarsi, ma senza troppa convinzione. Lo vedeva tremare dalla rabbia, ma non fece nulla. Ne volle farlo, comunque.
Senza nemmeno curarsi del fatto che aveva appena urlato contro un professore, Takahiro, fuori di se, si snodò tra i banchi correndo verso l’ingresso.

-Nishijima kun! Aspetta! –lo chiamò Naoya –torna qui, dove vai?! -

-… -

Senza degnarsi di rispondere e di voltarsi, il ragazzo aprì violentemente la porta dell’aula e la sbatté con altrettanta forza dietro di se, lasciando Naoya solo e leggermente preoccupato.
Dentro la stanza tornò nuovamente il silenzio. Perplesso, il sensei si guardò intorno;
dapprima pensò se fosse il caso di seguirlo, ma poi si accorse che la roba del giovane studente era ancora tutta lì e che quindi, prima o dopo sarebbe tornato.

-…sono proprio un idiota – sospirò appoggiandosi alla finestra, sconfortato

 
lei non mi può aiutare! Nessuno può farlo!!



Quelle parole accusatrici si ripresentarono nella sua mente con estrema velocità. Subito si arruffò o capelli con una mano, come per scacciarle dalla propria testa, così come il volto arrabbiato, ma allo stesso tempo disperato, di Takahiro.

– maledizione! cosa diavolo faccio se non torna?! -





**





Takahiro tornò proprio allo scoccare dell’inizio della prima ora.
Ma non fu un sollievo, così come Naoya aveva sperato. Al suo arrivo, quando ormai quasi tutti gli studenti, eccetto gli yenkee capeggiati da Sato (che sicuramente sarebbero arrivati con largo ritardo), erano già ai propri posti, il sensei venne gelato da uno sguardo di ghiaccio. Takahiro era talmente arrabbiato che non proferì parola e ne lo salutò.
Quel gelo era passato inosservato praticamente a tutta la classe eccetto a Misako e Chiaki, che si sorpresero di assistere a quella strana “atmosfera” che si era creata improvvisamente tra i due. Entrambe si erano guardate, per poi osservare Takahiro che, furibondo, sbatteva i libri sul banco con una tale forza da farsi quasi sentire per tutta l’aula.

Naoya iniziò la lezione senza fare nemmeno l’appello. Il solo pensiero di dover dire ad alta voce “Nishijima Takahiro” lo faceva sentire a disagio; doveva assolutamente evitare qualsiasi contatto con il ragazzo, anche se la voglia di “guardarlo” per vederne le reazione, era davvero tanta. Ogni tanto, mentre leggeva dal suo libro gli lanciava qualche occhiata furtiva, cercando di non dare nell’occhio. Ma all’ennesima, Takahiro se ne accorse e lo gelò nuovamente, portandosi il libro davanti alla faccia.
Era consapevole del fatto che era tutta colpa sua. Era stato uno stupido a reagire in quel modo verso uno studente. Aveva appena capito che i panni del professore non gli si addicevano più di tanto, benché il suo desiderio fosse quello di diventarlo, una volta laureato; e la cosa malsana era che non erano passati nemmeno due giorni.
forse dovrei chiedere scusa…” pensò tra sè, ma come poteva anche solo sperare di avvicinarsi a Takahiro e lasciarsi anche ascoltare? Era già tanto se lo studente non l’aveva denunciato per qualche strana molestia!.

Inseguendo quei pensieri, si lasciò andare in profondi sospiri fino al suono della campanella.
Senza dire una parola, se non per dare i compiti, sbaraccò in fretta e furia la cattedra e si alzò. Prima di uscire, guardò un ultima volta Nishijima Takahiro, che stava pazientemente sistemando gli appunti che aveva appena preso.

-arrivederci…- esclamò Naoya sorridendo lievemente

Ed uscì dalla classe.





**




-oggi il sensei mi è sembrato giù di morale… - sospirò Chiaki un po’ di tempo dopo, in pausa pranzo

-parli di Urata sensei? l’ho notato anche io! –rispose Misako intenta a mangiare un onigiri –magari non sta bene! –

-non è che lo abbiamo fatto già arrabbiare?! –

-naah, sono passati solo due giorni! Salvo le solite cavolate che combina Sato non mi sembra che fosse arrabbiato per noi! Anzi, arrabbiato secondo me non è l’espressione giusta… - osservò Misako

-eheh magari si è già stufato di fare l’insegnante! –rise Chiaki –tu che ne pensi Takahiro? -

Il ragazzo, che fino a quel momento aveva ascoltato la conversazione, distante, guardò le due amiche con aria perplessa, facendo il finto tonto.

-eh? cosa? – domandò

-ohi, ma ci sei?! – disse Misako – parliamo di Urata sensei! Oggi era strano… -

Takahiro sembrò farsi piccolo piccolo -in che senso…strano? –borbottò

-era sconfortato…non hai notato che non ha fatto nemmeno l’appello?! – osservò Chiaki

-non ci avevo fatto caso… - sospirò Takahiro cercando di non tradirsi

-tra l’altro anche tu oggi sei parecchio strano! –

-e-eh?! –

Le due ragazze sembrarono non aver ascoltato quel “eh?!” finale e si misero a parlare di altro, scambiandosi i propri Obento.
Takahiro alzò gli occhi al cielo e sospirò guardando il proprio pranzo, comprato prima di andare a scuola. Non aveva alcuna voglia di mangiare, anzi, aveva un nodo inspiegabile allo stomaco, che non gli dava tregua. Guardava con nausea il proprio cibo ed era a sua volta nauseato da tutti quelli che mangiavano tranquilli.
Aveva passato tutta la mattina ad evitare di pensarci, di lasciar perdere, ma ciò che era accaduto qualche ora prima aveva lasciato il segno. Aveva ancora su di se, sulla propria pelle, la sensazione delle mani del sensei, che gli sfioravano il labbro livido. La cosa lo fece quasi rabbrividire.
Sapeva di essere nel torto e di aver sbagliato ad urlare in quel modo. Per quanto ne sapeva, magari Urata sensei era già andato dagli altri insegnanti con una proposta di espulsione.
Cercò di scacciare dalla mente quei pensieri. Era certo che non avrebbe potuto continuare a tenere il broncio per tutto l’anno scolastico, sarebbe impazzito altrimenti!.
Era così semplice in fondo.
Senza perdere altro tempo, si alzò bruscamente dalla sedia, che andò a sbattere contro il banco dietro. Misako e Chiaki sobbalzarono dalla sorpresa.

-ehi, che ti prende?! –chiesero insieme

Il ragazzo prese tutte le sue cose, compresa la cartella.

-…io devo fare una cosa! –si limitò a dire – ci vediamo domani - continuò correndo verso l’uscita

-aspetta! Oggi iniziano i clubs, ricordi?! – osservò Misako

-quest’anno non li faccio! – rispose lui- potete mangiare voi il mio pranzo! –

-Takahiro – lo chiamò Chiaki, ma lui ormai era sparito fuori dalla stanza

Misako fissò con insistenza il pranzo avanzato dell’amico e sospirò.

-ma che prende a tutti quanti?! –osservò

- boh – rispose l’altra addentando un pezzo di onigiri –i maschi sono tutti complicati-





**





ti prego, fa che ci sia, fa che ci sia, fa che ci sia…
Takahiro percorse in lungo e in largo tutto il terzo piano, sbirciando in ogni aula e chiedendo informazioni a quasi tutti quelli che incontrava.
Ogni tanto con la coda dell’occhio guardava indietro, per essere sicuro che non sbucasse fuori all’improvviso e che non riuscisse a vederlo.
Non sapeva perché lo stava facendo. Non sapeva nemmeno perché stava correndo in quel modo. In fondo, si sarebbero visti anche nei giorni successivi, quindi perché voleva assolutamente vederlo adesso? Cosa lo spingeva farlo, il rimorso?.
Decise di scendere al piano inferiore. Percorse le scale in velocità, saltando gli ultimi due gradini con un salto, svoltando a sinistra, nei pressi dell’aula insegnanti.
Camminò per qualche minuto, finché non notò poco distante davanti alla fotocopiatrice, una figura che riconobbe subito: capelli corti, leggermente schiariti. L’aveva trovato!.
Accelerò il passo e si precipitò verso quella direzione.

-Urata sensei! –chiamò agitando il braccio

Naoya dapprima non si era reso conto che era stato proprio Takahiro a chiamarlo, così quando si voltò per vedere chi fosse, non si mostrò particolarmente allegro. Ma appena si accorse del ragazzo, il suo volto cambiò subito colore, sorpreso.

-Nishijima kun! –esclamò - …cosa succede? –

La cosa più sconvolgente era che gli aveva rivolto la parola.
Takahiro aveva leggermente il fiatone e si appoggiò un attimo alla parete, accanto alla fotocopiatrice che andava.

-v-volevo parlarle! – borbottò

-e-eh? –

-le chiedo scusa! – disse diretto, talmente diretto che Naoya ci mise un po’ a focalizzare bene le parole

-c-come, prego? – chiese balbettando

Takahiro si inchinò quasi a novanta gradi , con le braccia lungo i fianchi. Qualche professore era rimasto immobile a guardare la scena, tanto che Naoya si sentì leggermente imbarazzato.

-le chiedo scusa!! –ripetè – ho sbagliato ad alzare la voce, non mi sarei dovuto permettere –

Il ragazzo sembrava non avere la minima intenzione di “sciogliere” l’inchino e tutti quelli che passavano di lì o ridevano sotto i baffi o bisbigliavano con il vicino. Si sentiva un fastidioso brusio, ma il moro pareva voler restare in quella posizione ancora per parecchio.
Naoya stava passando dal provare semplice imbarazzo al voler quasi nascondersi.

-s-su via, non è successo nulla! –balbettò

Takahiro si alzò, leggermente colpito.
Poi Naoya riprese.

-in fondo siamo entrambi ragazzi ed io in fin dei conti non sono nemmeno un vero professore…. –esclamò ridendo nervosamente – q-quindi, lasciamo stare, ok Nishijima kun?-

Il moro parve rilassarsi un poco dopo quelle parole. Sembrò quasi sorridere timidamente, e l’altro notò questo piccolo particolare. Ok che non era passato molto tempo e che in due giorni erano riusciti solo a litigare, ma questa pareva la prima volta che Takahiro mostrava un accenno di sorriso sincero con altri che non fossero Misako o Chiaki. Naoya ne rimase quasi affascinato.

-sono contento… -sussurrò il moro

Il professore sorrise ampliamente, leggermente compiaciuto. Era felice di aver risolto la questione così in fretta, anche se gli era parso molto strano che una persona testarda (o almeno così gli sembrava) come Takahiro potesse chiedere scusa di sua spontanea volontà.
Naoya fece per dire qualcos’altro, quando delle voci interruppero la loro conversazione.

-ehi! –

Il tono usato era piuttosto strafottente. Naoya alzò lo sguardo perplesso, mentre Takahiro sembrò irrigidirsi tutto d’un tratto e non osò voltarsi per vedere chi fosse. Tanto lo sapeva già.
Sato e i suoi amici, che erano sbucati dal nulla, li avevano adocchiati e si avvicinarono verso i due, che rimasero immobili. Takahiro trattenne il fiato quando gli furono praticamente dietro le spalle.

-oh, Sumimura! – esclamò Naoya cortese – qual buon vento ti porta? Volevi chiedermi qualcosa? –

Il ragazzo fece una smorfia divertita.

-a lei proprio niente, sensei –sbottò

-…. –

Takahiro sembrava quasi paralizzato e Sato sembrò accorgersene subito. Senza troppa nonchalance, avvinghiò il suo braccio attorno al collo del moro, quasi con fare amichevole, anche se il ragazzo sembrò decisamente non gradire. Naoya sentì gelarsi il sangue ma non lo diede a vedere.

-eravamo venuti a cercare il nostro Takahiro…”kun” - esclamò divertito, dando un cenno agli altri due amici che ridevano, dietro di lui

-oh, davvero? – domandò Naoya dando un’occhiata al moro, che però aveva abbassato violentemente lo sguardo

-dovevamo uscire a divertirci….vero Takahiro? – domandò Sato

Takahiro sentendosi chiamato in causa, non seppe cosa fare. Tremava, e non riusciva a guardare altro se non il pavimento bianco del corridoio. Naoya attendeva una sua risposta che sembrava non dover arrivare, ed era pronto a ribattere, ma proprio quando stava per aprire bocca, Takahiro si decise a dire qualcosa.

-s-si… - si limitò a dire

Naoya parve sconsolato a sentire quelle parole che a prima vista potevano sembrare confortanti. Sato sorrise soddisfatto.

-bene allora, che ne dici di andare? –esclamò poi, costringendolo a venire con lui

-… -

Takahiro non disse una parola. Sato lo fece voltare e, sempre cingendogli le spalle, lo trasse verso di se e lo fece camminare.
Naoya voleva fermarli, voleva tendere il braccio e recuperare Takahiro, ma non poteva. Non poteva farci nulla, anche se a malincuore.
Proprio quando era sul punto di rassegnarsi, per un misero attimo, Takahiro allungò istintivamente il braccio per cercare di afferrare la mano del sensei, riuscendo solo a sfiorarla.
Con una certa forza si era voltato per un istante verso Naoya con occhi che sembravano implorarlo, che gli chiedevano aiuto.
Nessuno sembrava essersi accorto di quel gesto fatto quasi per sbaglio; il professore voleva cercare un pretesto per fermare quei teppisti e togliere Takahiro dalle loro grinfie, che non avrebbero portato nulla di buono.
Ma l’unica cosa che fece fu quella di restare immobile, ad osservare i ragazzi che sparivano tra la folla.
No, non poteva proprio fare nulla.





**





Per tutto il resto della giornata, Naoya si era domandato in continuazione se fosse stato solo un codardo.
Mentre preparava la lezione successiva in aula insegnanti, tra un caffè e l’altro, non poteva fare a meno di pensare a ciò che era successo poco tempo prima; a dove fosse Takahiro, se era tornato a casa, se era inutile preoccuparsi o se invece avesse dovuto farlo fin dal principio.
Aveva atteso un po’, davanti alla fotocopiatrice, sperando di vederlo tornare per finire la loro conversazione, o quantomeno per far vedere, mentendo, che era tutto a posto. Ma per quanto avesse aspettato, il ragazzo non si era fatto vedere e così, un po’ sconsolato, si era diretto verso la sala insegnanti, a pranzare.
forse”, si domandò ad un certo punto “dovevo solo fregarmene e impedirgli di portarlo via”. Ma poi si ricordò che Takahiro, in fin dei conti aveva annuito quando Sato gli aveva domandato del loro incontro. Ma allora, non riusciva proprio a spiegarsi il perché di quegli occhi supplicanti, poco dopo. Perché era sicuro, anche se nessuno l’aveva notato, di averli visti.

-Urata sensei! –

Il giovane si sentì chiamare ed interruppe per un attimo quella scia di pensieri. Alzò lo sguardo e si trovò davanti Takahashi Yuri, con la borsetta alla mano.

-oh, Takahashi sensei! – esclamò

-non va a casa? –domandò lei

-come?!che ore sono? –

-ehm, le sei e dieci! I clubs sono conclusi da poco, gli addetti stanno cominciando a sistemare! – spigò lei divertita

Naoya, per tutta risposta, controllò il cellulare che si ricordò all’improvviso di avere in tasca. Guardò l’ora e sospirò pesantemente.

-che stupido…non mi ero accorto dell’ora! – borbottò

-com’è la classe 3-A? oggi le hanno dato problemi? – chiese nuovamente la donna

-no no – scosse il capo – sono una buona classe, ma per esserne certo penso che gli farò fare un testo la settimana prossima… - disse

-capisco!beh, io vado, viene con me? –

-grazie, ma preferisco restare finché mi lasciano! Vorrei concludere questo… -spiegò indicando il pacco di fogli che stava preparando

-come vuole! A domani allora! –

-a domani! –

Yuri lo salutò con la mano e si diresse verso il corridoio, lasciando Naoya solo, completamente in effetti. Non si era nemmeno reso conto che tutti i suoi colleghi erano già andati via da quanto era stato preso dal pensiero di Takahiro. Non era nemmeno sicuro di aver preparato una lezione soddisfacente a causa di questo. Forse era per quel motivo che in due giorni l’unica con cui aveva più o meno socializzato era Takahashi sensei? Era talmente preso dai suoi pensieri e dalle sue cose che si era estraniato completamente dall’ambiente lavorativo, che era assai importante e lo sapeva fin troppo bene. Però era anche uno studente universitario, e forse era questa la causa che lo legava maggiormente agli studenti piuttosto che agli altri professori.
Dopo circa cinque minuti, decise di arrendersi: era stanco e non stava combinando niente.
Si stiracchiò e si guardò intorno. Non volava una mosca, solo in lontananza sentiva un rumore, probabilmente un aspirapolvere. Si pentì di non aver accettato l’invito di Takahashi sensei.
Sistemò tutta la sua roba e decise di avviarsi verso l’uscita della scuola, ma prima pensò di fare una campatina in bagno.
Poco distante dalla sala insegnanti, c’era il bagno dei professori, ma quando ci andò, notò il bidello che stava già pulendo i pavimenti e rimase immobile davanti all’ingresso, un po’ speranzoso che l’avrebbe lasciato entrare ugualmente.

-vada al bagno degli studenti! quello dobbiamo ancora pulirlo! –disse il bidello con un atteggiamento non troppo gradevole

Naoya, rassegnato, scese al piano di sotto, dove cominciavano ad esserci le aule delle classi inferiori e, lentamente, raggiunse il bagno dei maschi ma si bloccò proprio in prossimità della porta.

-chissà che trovo qui dentro… -sospirò indeciso se entrare o meno – non dovrei essere schizzinoso, ma… -

Alla fine, visto che comunque per arrivare a casa ci avrebbe messo un po’ e non aveva voglia di fermarsi in un bagno pubblico in metropolitana, decise di usufruire di quello, sperando che fosse quantomeno decente.
Aprì la porta e, per fortuna, tutto sembrava in ordine. Fece qualche passo avanti, un po’ titubante, ma poi si rese conto che a quell’ora non potevano esserci studenti e dopo averlo realizzato, si avviò al primo gabinetto che trovò.
Dopo aver fatto quello che doveva fare, uscì e si diresse verso uno dei lavandini, posti lungo un corridoio. Ce n’erano almeno una ventina, uno di fianco all’altro. Si lavò e risciacquò le mani con molta curanza ed in quel momento ebbe l’accortezza di guardarsi allo specchio, dove notò, insieme alla sua persona, anche un’altra figura, poco lontano, quasi “incastrata” tra un lavandino e il termosifone, laddove era abbastanza difficile notarla, entrando nella stanza.
Naoya, quasi di scatto si voltò, credendo di avere le allucinazioni. Ma la figura c’era davvero!.

-m-ma cosa…?! – esclamò decidendo di avvicinarsi pian piano

Fece qualche metro, quando si rese conto che quella figura, era quella di un ragazzino, accucciato per terra. Dapprima sembrava tutto a posto, ma poi, avvicinandosi, si accorse che quel ragazzino, anche con i capelli che gli ricadevano sugli occhi, sembrava avere il volto gonfio e la parte superiore della divisa scolastica era sbottonata lasciando intravvedere parte delle clavicole. Naoya deglutì amaramente, e si precipitò verso il giovane, capendo che si trattava di uno studente.

-ehi tu! Che succede?! Tutto bene?! –esclamò accorrendo

Solo quando fu vicino si accorse che quel ragazzo ,era niente meno che takahiro.
Spaventato, Naoya in preda al panico, lo prese per le spalle e provò a scrollarlo, avendo paura che fosse svenuto.

-Nishijima kun! – esclamò Nishijima kun, mi senti?! –

-…-

Quello però non rispondeva. Naoya smise di scuoterlo e cominciò a guardarsi intorno, agitato, senza sapere cosa fare.

-a-accidenti!! Accidenti!! –esclamò ad alta voce – cosa faccio?! C-chi diavolo chiamo ora?! –

Poi pensò che c’erano ancora i bidelli e fece l’atto di urlare e di accorrere a chiamarli. Però non appena tentò di alzarsi, una mano, forte, lo afferrò per la manica della camicia, costringendolo a rimanere a terra. Naoya si voltò.

-non chiami nessuno… - disse con voce bassa e rauca Takahiro, improvvisamente ridestatosi.

-c-cosa?! –esclamò a bocca aperta Naoya, ancora scosso –Nishijima kun! S-sei sveglio… -sospirò con un po’ di sollievo, vedendo che roteava gli occhi a destra ed a sinistra.

-così sembra… - sospirò l’altro con ironia

-mi hai s-spaventato… -ammise Naoya mettendosi una mano sul petto – c-che ti è successo?! –

Takahiro mosse lentamente la testa verso il professore, e nel farlo i capelli gli ricaddero da un lato, tanto che si poteva intravvedere il grosso livido che aveva vicino all’occhio destro. Naoya cercò in tutti i modi di restare calmo.

-sono caduto… - rispose Takahiro con una smorfia, ricordandosi di quella mattina

-e credi che me la beva, vero?! –

-no...ma dovrebbe vedere la sua faccia –

-e tu ti sei visto la tua?! – sbottò Naoya –devi andare subito in infermeria! –

-non serve…sono solo due pugni.. – rispose il moro indicando il livido con la mano – stavo giusto aspettando che non ci fosse nessuno…così avrei potuto andarmene senza dare nell’occhio… come sempre-

Alla parola “sempre” Naoya sussultò.
Takahiro poi sorrise.

-sensei, cosa ci fa nel bagno degli studenti? –domandò in tutta tranquillità

-veramente qui sono io che dovrei fare le domande! –sbottò Naoya – è stato Sumimura, vero?! –

Il sorriso beffardo di Takahiro, sentendo quel nome, si spense tutto d’un tratto. Sospirò leggermente, toccandosi la faccia gonfia.

-gliel’ho già detto, non sono fatti suoi… -

-quindi dovrei dedurre che è un si?! –

-…anche se glielo dicessi, non potrebbe aiutarmi…nessuno può farlo – rispose Takahiro, risoluto

-questo mel’hai urlato anche oggi –lo interruppe, cominciando leggermente ad arrabbiarsi

-…allora… -riprese il ragazzo deglutendo –non mi faccia sempre le stesse domande… -

-E prima? Anche prima la pensavi allo stesso modo?! – domandò Naoya un po’ scocciato

Takahiro assunse uno sguardo interrogativo.
Il professore allungò la mano, e se la indicò

-mi volevi prendere la mano. – spiegò – e ho visto come mi hai guardato! Volevo chiedermi aiuto, non è vero? –

-…. –

-è Sumimura che continua a tormentarti, perché non denunci la cosa? –

-…-

-Nishijima kun, perché non vuoi essere aiutato? -

Il moro sembrava aver deciso di non rispondere più ad alcuna domanda. Si limitò a fissare il pavimento in mattonella color avorio, senza interesse. Sentiva dolore dappertutto, Naoya lo sapeva bene ma non osò nemmeno domandarglielo, tanto la sapeva già la sua risposta.
Takahiro voleva farsi vedere forte, l’aveva capito fin troppo bene. Ma ancora non gli era chiaro il motivo di questo suo ostinarsi a voler fare tutto da solo.

-Ito chan e Uno chan lo sanno? – domandò poi, colto dalla curiosità

Il ragazzo ebbe una reazione alquanto strana non appena Naoya pronunciò quei due nomi.

-c-cosa centrano?! N-non avrà detto loro qualcosa, vero?! – esclamò agitandosi

-sta calmo! –disse Naoya – è solo che mi sembrate molto amici…e mi chiedevo se sapessero qualcosa… -

Takahiro sembrò calmarsi tutto d’un tratto. Sospirò pesantemente.

-sospettano… - ammise infine – ma non si azzardi a coinvolgerle! Devono essere lasciate fuori da tutta questa storia… -

-… -

-…-

-da come parli, sembra che tu le voglia proteggere –

-si sbaglia –tagliò corto Takahiro –loro sono molto importanti per me, e non vogliono che si preoccupino –

-beh, se era questo il tuo intento, non ci sei riuscito tanto bene- sbottò Naoya

Takahiro si morse il labbro, ma non ribatté. Sembrava parecchio esausto.
Rimasero così, seduti per terra per un po’, senza dire più una parola. Naoya cercava di rimettere insieme i pezzi di pseudo rivelazioni che gli stava dicendo Takahiro, mentre quest’ultimo sembrava stare decisamente male. Non sembrava dolere delle botte al volto, ma continuava a pigiarsi il petto, come per alleviare qualcosa. Fece finta di non essersene accorto e notò, a pochi metri dal ragazzo, alcune sigarette ormai spente, buttate per terra, accanto al cestino.
Così gli venne come un lampo nella mente. Si avvicinò piano a Takahiro, in modo da non sembrare troppo irruento, com’era accaduto quella stessa mattina, e gli afferrò delicatamente la mano che teneva premuta sul petto.

-…che sta facendo?! –domandò Takahiro colto alla sprovvista

-voglio solo controllare, vedi di non agitarti –rispose cercando di sembrare calmo

Il ragazzo, forse ormai rassegnato all’idea di avere un professore così invadente, si lasciò sbottonare la camicia più di quanto non lo fosse già, e cominciarono a notarsi subito dei segni di bruciatura recentissimi, sparsi un po’ ovunque.
Naoya rabbrividì all’istante, mentre Takahiro sembrava tranquillo e per nulla interessato dall’evento. Poi però, visto che il professore sembrava voler dire qualcosa, lo allontanò con uno scatto e si riabbottonò in fretta la camicia.

-ha visto abbastanza-

-…è…orribile – si limitò a dire Naoya -…e ancora non vuoi essere aiutato?! –

-mi creda, ci finirebbe male pure lei, se le chiedessi aiuto… - sospirò il ragazzo – è meglio lasciare le cose così, come sono ora –

-….-

-tanto quando concluderò la scuola non li rivedrò più… -

-…-

Naoya non resisté più.
Per tutta risposta, si alzò con veemenza da terra, spaventando leggermente Takahiro, che, impressionato dal gesto improvviso, rimase a guardarlo senza un perché apparente. Notò che aveva stretto i pugni forte contro la giacca. Provò a domandargli cosa stesse succedendo, quando il professore, si accucciò nuovamente per recuperare la propria borsa e lo guardò storto per qualche istante.
Poi, senza dire una parola, corse fuori dal bagno, lasciando Takahiro solo, di nuovo.

Il moro, nonostante tutto continuò per un po’ a fissare la porta del bagno pensando di rivederlo comparire. Ma passato qualche minuto si rese conto che se ne era andato davvero.
“Si dev’essere stufato…”pensò tra sé,”forse è meglio così…”.
Già, era davvero meglio per tutti, se quel professore strampalato fosse stato alla larga da tutte quelle faccende. Oltre ad essere invadente, era anche parecchio irritante.

-…certo che poteva almeno salutare… -borbottò a bassa voce, appoggiando la testa alle ginocchia

Rimase così per un po’, a pensare da solo, nuovamente.
Ormai si era pure abituato al dolore provocato dalle bruciature e sentiva che era l’ora di tornare a casa, prima che si accorgessero di lui.
Cercò di farsi forza nelle gambe, e, anche se con un po’ di fatica, riuscì ad alzarsi, sorreggendosi con un braccio sul lavandino accanto. La prima cosa che fece fu quella di guardarsi allo specchio. Vedeva un ragazzo sciupato dalle percosse, pallido e trasandato. Era in uno stato tremendo, lo riconosceva persino lui. Si sfiorò la guancia gonfia e poi, sospirando, cercò di sistemarsi meglio la divisa stropicciata. Non ricordava nemmeno più dove aveva lasciato la cartella.

Proprio mentre si accingeva a cercarla, ecco che dall’ingresso del bagno, ricomparve Naoya, col fiatone dovuto ad una probabile corsa.
Per la fatica, si appoggiò al muro. Takahiro si voltò stupito di vederlo ancora lì, nascondendo la propria felicità di non essere del tutto solo. Notò che il professore aveva una borsetta di nylon in una delle mani.

-vedo che per fortuna ti reggi in piedi…- esclamò Naoya sorridendo leggermente rasserenato

Takahiro cercò di contenere la sua gioia, con una smorfia ironica.

-ovviamente. Gliel’ho detto che non era nulla –

Naoya alzò gli occhi al cielo come se avesse saputo perfettamente cosa gli avrebbe detto il ragazzo.
Si avvicinò a Takahiro e allungò il braccio con la borsa che sembrava contenere qualcosa.

-prendi! –disse

-che cos’è?- domandò nascondendo la propria curiosità

Prese la busta in mano e ci guardò dentro: vi erano un bel po’ di creme, pomate, cerotti e bende di varie misure. Frugò per bene esterrefatto e poi, sempre più colpito, guardò Naoya aspettando spiegazioni.

-sono riuscito a prendere qualcosa! –spiegò –ti sarei grato se non ne facessi parola con nessuno! –

Takahiro annuì.

-…ma non è illegale rubare dall’infermeria?! - esclamò

-per questo, devi tenere la bocca chiusa, Nishijima kun! –sorrise nervosamente naoya – comunque…ci dovrebbe essere tutto l’occorrente per quelle bruciature…visto che presumo tu non voglia recarti in ospedale… -

Il modo rimase in silenzio, senza sapere cosa dire.
Naoya sorrise leggermente compiaciuto, poi guardò l’ora dal cellulare.

-è tardi, dovrei essere a casa già da un pezzo, proprio come te! –disse – tra poco passano a pulire, cerca di non farti trovare, specie con tutta quella roba, intesi? –

-s-si… - balbettò Takahiro abbassando lo sguardo

-bene… -

Si scambiarono qualche sguardo.
Naoya, in seguito, si decise a parlare -ci vediamo, Nishijima kun! – lo salutò
Poi si voltò, uscendo nuovamente dal bagno.
Ma pochi istanti prima che girasse l’angolo del corridoio, Takahiro si decise a dire qualcosa, rincorrendolo per circa due metri.

-….g-grazie sensei! –esclamò inchinandosi profondamente

-…-

Naoya lo guardò colpito da quel gesto. Sorrise dolcemente e, senza voltarsi, allungò il braccio verso l’alto e lo agitò, salutandolo nuovamente senza dire una parola.








NOTE:

ONIGIRI: è uno spuntino tipicamente giapponese, composto da una polpetta di riso bianco, con un cuore di salmone (sake), tonno (tsuna) o altro e vari condimenti possibili come l'umeboshi, il sesamo, ecc
OBENTO: Il bentō (お弁当 obentō) è una sorta di vassoio contenitore con coperchio di varie forme e materiali contenente un pasto, in singola porzione, impacchettato in casa o comprato fuori, comune nella cucina giapponese.
  
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