Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: _AppleJack_    15/01/2014    1 recensioni
Distretto 12.
17 anni dopo la fine della rivolta.
Capitol City ieri, Capitol City oggi, Capitol City domani.
Nuovi personaggi, nuova storia, ma soprattutto: Nuovi Hunger Games.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


 
 
CAPITOLO DICIASSETTE





Il treno è fermo, sto aspettando che Kelan ritorni, ma non mi è permesso scendere. Siamo fermi da circa un’ora e secondo quello che mi ha detto Eris dovrò rimanere qui per ancora un po’. Ormai so a memoria tutto il treno, talmente sono le volte che l’ho fatto a piedi. Non sono abituata a stare nei posti chiusi. In più si aggiunge la voglia di tornare a casa e cercare di dimenticare tutto quello che ho vissuto in queste terribili settimane. Ripenso a quello che mi ha detto Douglas. Al fatto del branco di lupi che potrà correre libero in un bosco vero. Chissà se andranno d’accordo con Ame. Il pensiero di rivedere anche loro mi fa aumentare la voglia e la frenesia di tornare a casa. Ma poi ripenso a quello che farò una volta arrivata. Sono da sola ormai. Peeta e Katniss si saranno a mala pena resi conto della mia assenza e Haymitch, non c’è più. Raggiungo il vagone con la mia camera ed entro per farmi una doccia. Quando esco mi metto dei vestiti comodi e morbidi, per poi sdraiarmi sul letto e guardare il soffitto. Non mi accorgo che il tempo passa e fuori dalla finestra si inizia ad intravedere un luna piena molto lucente. Finalmente li sento tornare e ci rimettiamo in marcia verso il mio distretto. Sento dalla camera di Kelan la doccia aprirsi e dopo un po’ lo vedo arrivare in camera mia. Si sdraia affianco a me “ Dicono che arriveremo domani mattina intorno alle dieci” io annuisco piano e mi giro per appoggiare la mia testa sul suo petto. “ Come è andata? È stata dura?” chiedo piano, “ No, mi hanno fatto una specie di festa, mi hanno fatto vedere la mia foto appesa nel palazzo del sindaco e si sono congratulati tutti. È stato divertente, specialmente vedere le facce ammirate dei miei amici” lo guardo e noto un sorrisino poco accennato affiorare dalle sue labbra rosse. Non so cosa aspettarmi dal mio rientro, sicuramente non ci sarà nessuno che si congratulerà con me, mi guarderanno con occhi diversi rispetto a prima, pieni di rammarico e tristezza. Ma niente ammirazione. Ci diamo la buona notte e cadiamo in un sonno agitato. Il mio sogno è un susseguirsi di immagini terrificanti e incubi, non fanno che assillarmi tutta la notte. Le facce dei tributi caduti, Austin che mi sfida con delle zanne al posto dei denti e mi urla che è tutta colpa mia se non è tornato dalla sua famiglia. Io che urlo a mia volta per non sentire quello che mi dicono. Vedo tutte le loro facce, arrabbiate. Ce l’hanno con me. Bisbigliano in continuazione che dovrebbero esserci loro al mio posto. Che io non meritavo di tornare a casa. Che se io fossi morta nessuno avrebbe sofferto tanto, mentre loro avevano delle famiglie. Vengo svegliata da Kelan che mi scuote violentemente pregandomi di svegliarmi. Appena apro gli occhi lo vedo con gli occhi pieni di lacrime e quando si accorge che sono sveglia mia abbraccia forte accarezzandomi la testa. “ Non farlo più hai capito?” mi prega sommerso dai singhiozzi. Io non capisco, non fare più cosa. Ma poco dopo lo vedo rilassarsi e sdraiarsi al suo posto. “ Cosa hai sognato Kelan?” chiedo una volta che mi sono riposizionata sul suo petto caldo e muscoloso. “ Ti ho vista mentre correvi con i lupi che c’erano nell’arena, sembravi felice, eri davvero contenta. Ma poi arrivavo io sotto forma di ibrido e li uccidevo tutti, fino a quando non facevo fuori anche te. Mi sono svegliato di soprassalto perché ti ho sentita urlare e quando ho provato a svegliarti te non mi rispondevi. Credevo di averlo fatto veramente.” Stiamo in silenzio per un po’ fino a quando io non mi decido a chiedergli quello che mi sta assillando da quando ho scoperto di essere sua sorella “ Mi crederesti se ti dicessi che ho i sensi..” non riesco a finire la frase perché la sua mano blocca il flusso delle mie parole. Lo guardo in faccia con gli occhi sbarrati e lo vedo mimare con le labbra “ Non qui” allora anche lui lo sa, ma non ha voluto dire nulla per timore di essere controllati o ascoltati. Decido di dargli ascolto e rimettermi comoda. Dopo un paio d’ore veniamo sbrandati dalla mia cara Stilista un po’ pazza e iperattiva “ Allora siamo quasi arrivati e abbiamo un sacco di lavoro da fare. Verrete entrambi presentati come vincitori, poi tu Gio farai un piccolo discorso dove li ringrazierai. Da quello che mi hanno detto oggi è anche la giornata di riposo per la gente che va in miniera e anche una festa che non mi ricordo. Solitamente fate una festa paesana giusto?” Cerco di fare mente locale sulle possibili feste e poi mi si accende la lampadina “ Si oggi è la festa del carbone, si fa sempre in novembre per ringraziare tutti quelli che vanno nelle miniere. Si fa al giacimento perché solo la gente che vive li ha qualcuno che lavora in miniera.” Lei fa dei movimenti strani con le mani come per voler scacciare una mosca “ Si beh dato che coincideva con il vostro rientro a casa hanno voluto fare una festa per tutti e si terrà in piazza. Ha pagato tutto Capitol City quindi ci sarà cibo a sufficienza per tutti e decorazioni fantastiche. Non so bene come ci si vesta per questa festa quindi vi ho preparato qualcosa di semplice e ‘ povero’” non appena finisce di parlare posiziona sul letto un vestito rosso scuro largo e fatto con un tessuto pesante, come ha detto lei, povero. E questo mi piace. Per Kelan invece un paio di pantaloni neri e un maglione dello stesso colore del mio vestito. Ci prepariamo velocemente e usciamo dalla camera. Vado a posizionarmi su un divanetto con una vetrata che mi permette di vedere fuori il paesaggio scorrere velocemente. Appena vedo comparire il distretto dodici mi si dipinge un sorriso in faccia. Finalmente. Ci vogliono venti minuti buoni prima che il treno si fermi e mi permettano di uscire. Io e Kelan ci teniamo per mano lungo tutto il tragitto fino al palazzo del sindaco. Ci fanno fermare dietro a un grande portone e ci dicono di aspettare. Guardo mio fratello che mi rivolge un sorriso di incoraggiamento. Sento la voce del sindaco amplificata grazie al microfono. Fa un breve discorso sui nostri Hunger Games, ringrazia la Capitale per aver mandato così tanto cibo per questa festa e annuncia con grande orgoglio, se come no, i vincitori di quest’anno. Le porte si aprono e Eris ci spinge in avanti. Nessuno applaude. Ovvio, la gente non lo fa mai nel nostro distretto, ormai dovrebbero saperlo. Ci guardano e basta. Riconosco tutti. Le famiglie e i bambini del Giacimento. Katniss e Peeta in prima fila che si tengono per mano e mi salutano con un piccolo accenno della mano. Il Macellaio, i miei compagni di scuola. Le ragazze di città che mi sorridono, come se adesso fossi abbastanza importante per attirare la loro attenzione. E poi la vedo, la famiglia di Austin. Che mi guarda e sorride con le lacrime agli occhi. Sento qualcosa di umido scendermi dalla guancia e non riesco a fermarla. Avevano ragione i miei incubi. Non toccava a me di tornare. Io non ho nessuno qui pronto ad accogliermi, non più. Kelan inizia a fare il discorso che si era preparato prima sul treno. A me lascia da ringraziare il distretto e dire quanto io sia contenta di essere tornata a casa. Quando finiamo di parlare il sindaco annuncia l’inizio della festa e anche la fine delle riprese per la diretta. Io mi allontano subito e vado ad abbracciare Katniss e Peeta. Ci abbracciamo forte senza aver timore di nascondere le lacrime. “ Sei stata bravissima piccolina. Ce l’hai fatta è questo che conta. Ora cerca di dimenticare il più possibile.” Mi sussurra Peeta all’orecchio. “ Come faccio. Sono morti tutti. Anche Haymitch!” piango io appoggiata a loro. La mia unica famiglia. “ No Gio, non lo è. L’abbiamo portato nella tua vecchia casa nel bosco. Siamo riusciti a salvarlo in tempo.” Io mi stacco e li guardo sbarrando gli occhi. Loro annuiscono e si portano un dito alle labbra. Capisco che non devo dirlo a nessuno. Sorrido per fargli intendere che ho capito cosa mi volevano dire e mi volto per permettergli di vedere Kelan. Loro sorridono e si presentano. Non li ho mai visti così, sono diversi, quasi sereni. Abbiamo tante cose di cui parlare. Una volta finite le presentazioni prendo mio fratello per mano e lo porto a conoscere tutti i miei ‘amici’. Mangiamo qualcosina e io lo trascino a ballare le canzoni che mi insegnavano le famiglie del Giacimento. Sono tutti balli popolari, infatti si vede chiaramente che le famiglie di città non ne conoscono neanche una. Sono quelle danze che si insegnano ai bambini in inverno per tenerli caldi e non fargli capire che è l’unica cosa che possono permettersi. Dopo tanto tempo mi concentro solo su di me.  Sulla mia felicità, sul piacere di essere qui con Kelan e con un possibilità di rivedere Haymitch. La festa dura tutta la giornata fino a tarda sera. Quando ormai tutti sono sfiniti e con la pancia piena vedo la piazza svuotarsi. Prendo Kelan sotto braccio e lo accompagno nella mia vecchia casa davanti a quella di Katniss e Peeta. Appena entro trovo tutto come avevo lasciato. La mia giacca e le mie scarpe vicino alla porta dove le buttavo sempre, il tappeto sporco di terra e sangue. La tavola ancora apparecchiata con i piatti rotti e sporchi per la lotta di quando erano venuti a prendermi e l’ukulele appoggiato sul mobiletto. Accompagno Kelan nella sua stanza, quella che una volta era riservata agli ospiti e ci diamo la buona notte. Una volta che entro in camera mia mi tolgo il vestito velocemente, indosso una tuta che Eris ha lasciato insieme a mille altri vestiti e scendo piano senza fare rumore. Prendo la mia solita sacca e ci infilo dentro un po’ di roba da mangiare che trovo nella dispensa. Mi infilo le scarpe e la giacca ed esco senza fare rumore. Mi spiace lasciare così Kelan ma ho veramente bisogno di andare a vedere se è vero quello che mi hanno detto, e di respirare l’aria del mio amato bosco. Percorro la strada fino al Giacimento senza emettere un suono o lasciarmi dietro un’impronta. Passo davanti a varie case ma decido di non fermarmi adesso. Una volta che arrivo alla recinzione la scavalco e mi avvio di corsa verso gli alberi. Ricavo il mio arco dal solito tronco e una volta che sono abbastanza dentro lancio il mio ululato di richiamo. Dopo neanche dieci secondi sento quello gioioso e tanto familiare di Ame. Seguito da tanti altri. Con il sorriso stampato in faccia mi dirigo a passo svelto verso il richiamo dei miei amici e una volta arrivata nella piccola radura li vedo arrivare. Un branco intero di lupi, con in testa Ame e la lupa che c’era con me nell’arena. Inizio a corrergli incontro e quando siamo abbastanza vicini vengo atterrata da venti lupi che iniziano a leccarmi e picchiettarmi con i loro musi umidi. Mi fanno il solletico, per questo inizio a ridere fino a quando non mi fanno male le guance. Dopo vari minuti pian piano se ne vanno fino a quando non rimaniamo io e il mio migliore amico, ancora tutto contento di rivedermi. Mi tiro su e insieme ci avviamo verso la mia vecchia casetta. Una volta arrivata mi fermo davanti alla porta. Ame con il suo muso mi spinge come per incitarmi di farmi coraggio ed entrare. Ma non faccio in tempo a fare un passo che una figura alta e grossa sbuca dalla struttura e mi corre incontro. Lo riconosco subito. Lascio cadere l’arco e gli getto le braccia al collo senza nessun timore di nascondere le lacrime che mi scorrono sulle guance come fiumi. Quando mi accorgo che lui indossa solo una maglietta a maniche corte e che sta tremando dal freddo decido, a malincuore, di staccarmi e di andare dentro dove c’è un piccolo fuoco a riscaldare l’ambiente. Ci sediamo su un piccolo materasso e iniziamo a parlare. Scopro che i pacificatori l’avevano colpito con una pallottola nella schiena, e che dopo avermi portata via, l’avevano lasciato lì così, credendolo morto. Katniss aveva sentito gli urli ed era andata a chiamare aiuto. Quando era tornata mi aveva vista portare via inerme da un gruppo di pacificatori. Insieme ad alcuni ragazzi e Peeta l’avevano preso e portato dalla guaritrice del giacimento che aveva fatto miracoli ed era riuscita a salvarlo. Era rimato lì nascosto per un paio di giorni fino a quando non avevano deciso di portarlo qui per tenerlo al sicuro e lontano da occhi indiscreti. Mi racconta di come tutti i giorni arrivavano con del cibo delle medicine e con mie notizie. Di come anche loro si sono ripresi e fatti forza per aiutarlo e anche di come Ame si presentava tutti i giorni con un coniglio o un fagiano appena preso da fare sul fuoco. E bravo il mio lupacchiotto. Quando finisce il suo racconto decido di raccontargli tutto quello che è successo a me. Di Douglas, delle torture, dei miei sensi e di come si siano amplificati e anche di Kelan, insomma, tutto quanto. Lui ascolta senza mai dire una parola. Quando finisco si limita solo a dirmi “ Gio, credo di doverti molte spiegazioni.”    





Eccomi qui :3 
Scusate per il terribile ritardo ma non riesco a trovare un po' di tempo per aggiornare!
Sono riuscita a passare l'esame * Urrà per me* Ma ora, purtroppo, ci sono tutte le verifiche di fine quadrimestre da fare a scuola!
Prometto che finita questa settimana infernale ritornerò ad aggiornare con più frequenza. 
Ringrazio per le magnifiche recensioni che avete lasciato e per chi ha deciso di mettere questa storia tra le seguite e preferite. Grazie grazie grazie. Sappiate che ci tengo mooooltissimo a sapere cosa ne pensate, eventuali critiche, domande o quello che volete. 
Recensite :)
Al prossimo capitolo un Bacio G.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: _AppleJack_