crediti
a @ljpssmile
a tutte voi, grazie
Chapter
thirteen.
-
Secondo
te quella è Lily Payne? –
La
voce di una bambina
mi fa sollevare gli occhi dal libro che sto leggendo e abbassare il
volume
dell’iPod.
-
Non
essere sciocca Annabeth, ti pare Elizabeth? Guardala, è
brutta, non ha neanche
un filo di trucco e sta leggendo! –
Le
ultime parole
della ragazza affianco a lei escono più forte del dovuto e
arrivano nitide al
mio orecchio.
Non
riesco a non
ridere.
Secondo
questa
specie di scimmia depilata, piastrata e con le unghie laccate di viola
non puoi
essere una cantante se leggi e non ti trucchi.
Mi
sa che prendere
la metropolitana per andare al concerto non è stata proprio
un’idea fantastica.
-
Cazzo…
- impreco sottovoce, guardando le mie gambe, o meglio le mie cosce. O
meglio
ancora lo spazio che occupano nel sedile di plastica.
-
Non
va
bene, non va bene per niente… - continuo, e mi viene voglia
di tirare fuori il
metro dalla borsa e misurarmi la circonferenza di quegli arti, e
comincio a
pizzicarmi il grasso.
Alla
festa di Ed un
cameriere mi aveva gentilmente fatto notare che non mi serviva
un’altra tartina
date le mie “ehm..misure che Coco Chanel non avrebbe
gradito” e da allora ero
in dieta ferrea che comprendeva acqua, acqua e tea.
Il
tutto
naturalmente all’insaputa dei miei coinquilini che non
avrebbero approvato la
cosa sostenendo che ero perfetta così com’ero,
magra ma non troppo.
-
Qualche
problema? – mi chiede la ragazza/scimmia di prima.
-
Nessuno,
grazie – le rispondo sfoderando il mio miglior sorriso da
“vattene perché già
ti vorrei uccidere”.
-
Mi
sembrava che ti stessi guardando la pancia con aria
disperata… e se fossi te lo
farei anche io… - conclude ridacchiando, - Non
fraintendermi, non sei grassa ma
hai quei due o tre chiletti che ti fanno sembrare più goffa,
non so se afferri
il concetto
-
Afferro,
ora scusa ma… -
-
Sono
Cynthia, taglia 38 scarsa. Tu sei una 42 scommetto, e il tuo
nome… -
-
Non
sforzarti, sono Elizabeth Payne e 42 sono le cifre finali del numero
del mio
avvocato, che presto chiamerò se non te ne vai. Anzi, ti
risparmio lo sforzo e
me ne vado io. – mi alzo, rossa e furiosa.
-
E
si
vede che è una 38 abbondante, scimmia – le dico
dal marciapiede, con gli occhi
lucidi.
Che
poi nemmeno io
lo so perché mi viene da piangere, è che sto
diventando debole e odio essere
debole.
Odio
quando le
parole mi possono ferire e non solo sfiorare, come facevano prima, odio
quando
mi ritrovo a guardare le altre ragazze e pensare che vorrei essere come
loro,
odio che non riesco più a gridare e anzi, mi chiedono sempre
di ripetere le
cose perché parlo sempre più piano, odio essere
insicura e odio l’odiare tutto
questo.
Odio
il fatto che
Harry sta abbattendo tutti i miei muri.
Odio
il fatto che
so che se questa volta cado non riuscirò a raccogliere i
pezzi e a fingere un
sorriso perché mi sta togliendo anche la capacità
di fingere.
Odio
l’amore, se
questo è amore.
Vorrei
solo sedermi
sul divano e appoggiare la testa sulla sua spalla, entrambi tenuti al
caldo da
un’enorme coperta, io che leggo un libro e lui che cerca di
distrarmi.
Vorrei
arrabbiarmi
con lui, vorrei gridargli che lo odio e che non ho bisogno di uno
stupido riccio
che mi dica che mi ama e vorrei che capisse che lo odio sì,
ma ho bisogno di
lui come dell’aria che respiro perché con lui io
inizio a vivere, inizio a
ridere e non mi fermo più, con lui non ho paura
né del buio né di me stessa,
con lui mi ritrovo e rinasco, sempre.
Vorrei
essere
perfetta per lui.
-
Elizabeth?
- mi giro verso la
voce.
-
Che
ci
fai qui? Non dovresti essere già all’hotel?
–
Ditemelo
che è una
congiura.
Io
penso a lui e
guarda un po’, compare per la prima volta dopo una settimana
e dopo un party
strepitoso da dove ne ero uscita come
un’altra persona proprio davanti a me, e accompagnato
da…
-
Io
sono
Anne, piacere – dice la madre di Harry, con un sorriso
identico a quello del
figlio, - E lei è Gemma, la sorella di questo ragazzo qua
– conclude
abbracciandomi.
-
E
così
è questa la ragazza per cui mi tormenti da secoli?
– dice piano Gemma
all’orecchi del riccio, ma non così piano
evidentemente, e quando lui se ne
accorge stringe i denti e le pesta un piede.
-
Non
so
di cosa tu stia parlando, sorellina… - aggiunge una risatina
nervosa, e la
scena è così comica che scordo la cretina della
metro (anche se forse l’avevo
già lasciata nei suoi occhi verdi quando li avevo
incrociati) che scoppio a
ridere.
-
Scusate,
io sono Elizabeth ma chiamatemi pure Lily… In effetti sono
un po’ in ritardo ma
sono forse arrivata puntuale almeno una volta nella mia vita?
–
Scuote
la testa e
mi prende la mano, sempre con quel sorriso che fa resuscitare i morti.
-
Andiamo, Alice – e si
incammina.
-
Non
so
cosa tu abbia bevuto durante le vacanze ma io mi chiamo sempre Lily,
Beth o
come ti pare, ma Alice ancora no… - gli faccio notare.
-
Ma
intendevo che sei ritardataria come Alice nel Paese delle Meraviglie, e
io devo
fare come il Bianconiglio e ricordarti continuamente
l’ora… - e lo dice così
convinto che non oso ribattere, ma solo ridacchiare e non smetto fino a
che non
suona il cellulare.
-
So
di
essere in ritardo, so che il concerto inizia tra meno di due ore, so
che ti
faccio diventare ansioso e no, non mi hanno rapito o stuprato o
riconosciuto,
sto arrivando, lo so che mi vuoi troppo bene! – comunico in
fretta al mio
manager.
-
Era
il
tuo agente? – mi chiede Gemma, ottenendo un sospiro di
risposta.
-
Ma
voi
non dovevate andare da qualche parte? – esclama Harry,
spingendole dalla parte
opposta a quella dove dobbiamo andare noi e si stacca da me per
rimproverarle
per qualcosa che non ho sentito, rosso in viso.
Quando
scioglie la
presa per avvicinarsi a loro mi sento improvvisamente incompleta.
P.o.V
Harry
Stupida
madre,
stupida sorella, stupido io che mi sono lasciato beccare mentre provavo
allo
specchio il discorso da fare a Lils.
Le
riprendo subito
la mano, noncurante se le dia fastidio o meno perché voglio
godermi questi
ultimi attimi con lei prima che tutto cambi, in peggio o in meglio non
lo so.
Le
riprendo la mano
e finalmente trovo quel pezzetto di puzzle che mi mancava.
Lascio
scorrere lo
sguardo su di lei e mi sento bene, mi sento a casa.
I
capelli corti un
po’ disordinati, il maglione largo e i jeans stretti, il
sorriso più bello che
abbia mai visto sul viso della ragazza che ho capito essere quella che
cercavo
da una vita.
-
Sei
dimagrita un sacco – le faccio notare, contrariato. In una
sola settimana avrà
perso minimo tre chili.
-
Magari…
- commmenta lei, malinconica.
-
Eri
già
bellissima così, non hai bisogno di diete o cazzate del
genere, ficcatelo in
questa testolina bionda e se osi anche solo pensare che hai bisogno di
dimagrire io… io… - cerco di terminare la frase
ma lei si volta e mi sorride,
un sorriso così bello che cazzo, non riesco a capire
più niente.
-
Com’è
andata con la tua famiglia? – mi chiede, e io la fermo e la
guardo negli occhi.
-
Senti
Lily ti devo dire una cosa. –
Ok
forse non
l’avevo proprio pensato così.
Ma
aggiungici dei
fiori, le stelle e un bacio rubato, un abbraccio caldo e un discorso
commovente
e siamo lì ecco.
E’
che è il momento
giusto, lo sento.
E
non importa se
sto andando in paranoia, se mi stanno sudando le mani o se non
è come l’avevo
programmato, è così forte quello che sento, e
vorrei proprio viverlo così,
mentre andiamo a fare una cosa che amiamo, mano nella mano, con il
nostro
sorriso più bello in volto e con le parole che non escono,
che si ripetono ma
che alla fine riesco a dire.
La
voglio così, la
mia vita, a ripeterle ogni giorno che amo il suo essere disordinata e
ritardataria, che voglio che capisca che è bellissima e
proverò ad essere
abbastanza per lei anche se non sono abbastanza neanche per me stesso.
-
Ti
senti bene? – mi solleva il viso preoccupata.
-
Sisi,
è
che, ecco, ho pensato molto ad una cosa e… -
-
HARRY!
–
Non
ci credo.
Ditemi
che me lo
sto immaginando.
-
Harry,
dovete venire subito –
Non
me lo sto
immaginando, purtroppo.
-
Liam…
-
-
Harry
vi stanno cercando, sono furiosi e… -
-
Liam,
STAVO CERCANDO DI DIRE UNA COSA IMPORTANTE A ELIZABETH – dico
alzando le nostri
mani intrecciate, sperando che capisca, e infatti cambia subito
espressione.
-
Non
importa riccio, me la dirai dopo, okay? – mi convince lei,
dandomi un bacio
nella guancia.
-
Okay…
-
mormoro io, guardandola correre verso l’hotel ormai in vista.
-
Glielo
stavi per dire? – domanda Liam, appoggiandomi una mano sulla
spalla e
sorridendomi comprensivo.
-
Era
il
momento perfetto Leeyum… -
-
Quello
che ho imparato, Haz, è che non esiste un momento perfetto.
Se renderai felice
una persona ogni momento è quello giusto . Ora andiamo, che
abbiamo delle fan
da accontentare. Fate largo gente, arrivano i One Direction! –
P.o.V
Elizabeth
Un’ora
e mezzo dopo circa
Sono
agitata.
Sono
riuscita a non
far sentire ai ragazzi la canzone, che è quello che volevo.
Sono
agitata e ho
paura.
Nessuno deve sentirla,
è la mia dichiarazione,
è il mio cuore trasformato in parole, sono io.
Sono
agitata e ho
paura e se non andrà niente nel verso giusto?
E
se a nessuno
piacerà la Elizabeth senza difese attorno a sé?
Io
non so se sono
ancora capace di rialzarmi e fare finta finta di niente, di ritrovare
la strada
se la perderò.
-
Amorino?-
-
Lolly,
puoi venire qua? – gli chiedo.
-
Certo
cucciolotta, cosa c’è? Ma che bel vestito!
– approva Olly, il mio unico e vero amore.
-
Abbracciami
e basta, per piacere – sussurro, con le lacrime che si stanno
facendo strada
verso il mio volto.
-
Non
piangere biscottino, non so che cos’hai ma andrà
tutto bene, te lo promette il
tuo uomo, e se non andrà bene possiamo sempre sposarci
davvero e trasferirci in
Alaska, ok? – mi consola.
-
Grazie
Olly Lolly, sei sempre il migliore - gli
dico con la voce soffocata dalla sua giacca elegante.
-
Di
niente caramellino, ti lascio all’irlandese che sta arrivando
– e se ne va.
Dietro
compare un
irlandese biondo, sorridente ma dall’aria stanca, con in mano
una bottiglia
d’acqua e un Twix.
-
Salve
bionda
– si accascia su una sedia
-
Salve
biondo – ripeto.
-
Ti
ho
portato questi – mi porge lo snack e l’acqua, ma
prendo solo quest’ultima.
-
Anche
il Twix – specifica, scartando la sua barretta al cocco.
-
Ho
già
mangiato un quintale Nialler, ora ho solo sete – rispondo,
sperando che non
stenta le proteste del mio stomaco.
-
Senti,
non so cosa tu stia facendo, ma non sono stupido, non mangi
più di qualche fetta
di pane dalla festa di Ed, se è per la cosa di Harry credevo
l’avessimo
superata, credevo che stasera tu dovessi fare qualcosa e finalmente voi
due
cretini vi accorgerete che… -
-
Non
c’entra niente Hazza, smettila – taglio corto,
scocciata.
Odio
parlare dei
miei sentimenti.
-
E
allora cosa? Chi? E non dirmi niente, perché quando ti
abbraccio posso contarti
le costole. – replica, serio.
-
Vuoi
fare davvero qualcosa per me? – gli chiedo.
-
Certo,
tutto quello che posso – risponde sicuro.
Sospiro.
-
E
allora chiudi quella porta, per favore, e controlla che non arrivi
nessuno.
Tutto questo trucco mi fa sembrare una prostituta e odio questo
vestito… - lo
prego.
What time is it? It’s concert time!
-
Via
libera, non c’è nessuno. Muoviti culo flaccido!
– mi dice a bassa voce Niall.
-
Non
riesco a correre, sono stanca! – gli rispondo, - E flaccido
sarà il tuo culo! –
-
Parrucchiera
in vista, parrucchiera in vista, nasconditi là, presto!
– mi fa cenni strani e
io mi sposto dietro una colonna. Solo per questo movimento mi viene il fiatone.
-
Cerchi
qualcosa? – chiede la donna a Nialler, che tutto rosso scuote
la testa e dice:
- Nossignora, proprio no, no
per niente!
–
Rido,
e appena mi
supera inizio a correre dietro al mio migliore amico, sentendo a
malapena il
suo urlo.
-Signorina!
I suoi
capelli! Il suo vestito! Non mi dica che ha tolto anche il trucco!
– e appena
capiamo che ci sta rincorrendo il biondo mi apre diverse strane porte,
e dopo
finalmente arriviamo dietro le quinte del nostro piccolo palco, sudati
e piagati
in due dal ridere, entrambi senza fiato.
-
Sto
per
collassare, aiuto – dico, cercando di riprendere fiato,
inutilmente.
Mio
fratello e gli
altri ci raggiungono.
-
Ma
che
cazzo avete fatto?!- chiede Louis, con la sua finezza da eterno Peter
Pan.
-
Siamo
scappati – risponde senza smettere di ridere
l’irlandese.
-
Sembrati
fatti – suggerisce Zayn.
-
Non
abbiamo rubato nessuna delle tue canne Malik – giuro, ancora
tentando di far
arrivare aria ai polmoni.
-
Che
cretini… - scuote la testa Harry, sollevandoci da terra
– Niall noi dobbiamo
cantare tra meno di dieci minuti e tu ti devi ancora cambiare, anche se
ti
preferisco così –
-
Grazie
Hazza, ma mi sono tolta i vestiti che mi avevano dato, per questo siamo
scappati –
-
Lei
non
è mia sorella – afferma Liam, e io gli salto in
braccio.
Prende
una
bottiglia da un tavolino e me la porge, e ne bevo un sorso lunghissimo,
ma
qualcosa va storto.
Sento
l’acqua che
non va giù, l’aria che non entra e allora apro la
bocca a più non posso,
iniziando a tossire.
In
un attimo Liam mi
tira giù.
-
Lily
sputa, sputa tutto – e mi stringe lo stomaco in una morsa,
facendomi sputare
l’acqua e finalmente riesco a respirare.
-
Stai
bene? – mi chiede subito
-
Guarda
che disastro… meglio che vada a cercare uno
straccio… merda, combino sempre
casini… -
-
Ehi,
va
tutto bene, non è successo niente, ok? Ti è solo
andata in storto dell’acqua, è
meglio che tu abbia bagnato il pavimento che tu sia morta, no? Ora dai,
fai un
bel sorriso che tra poco tocca a te – mi abbraccia il riccio.
Mi
siedo su una
sedia e nel giro di cinque minuti tutto inizia.
I
tecnici si
zittiscono e sono dappertutto, il presentatore dice due parole e si
cominciano
a sentire le urla, i ragazzi escono tutti sorridenti e un poco nervosi,
pronti
a dare il meglio di loro.
Parte
la musica.
E
poi, in un
attimo, parto io.
Qualcosa
mi attira
verso terra ed è come se tutti i muscoli e le ossa non
riuscissero più a stare
su da soli, e io ho bisogno di aria ma dove è finita
l’aria, la voglio, ne ho
bisogno, e come se non bastasse mi sale l’ansia, si ferma
tutto e non capisco
più niente, i pensieri non ci sono perché non
riesco neanche a pensare.
Sento
una voce
nella mia testa, solo quella, e mi dice che non l’aria non
c’è più e che posso
lasciarmi andare, e sono così stanca che mi lascio
convincere, chiudo gli occhi
e cado all’indietro, nel buio.
-
Elizabeth,
mi senti? –
-
Lils
ti
prego, apri questi cazzo di occhi di merda e dimmi qualcosa con la tua
voce di
merda… -
-
Credevo
ti piacesse la mia voce – gracchio, piano.
-
Fanculo,
troia. Mi sono sentito morire. – sento due braccia che mi
circondano e dei
capelli che mi solleticano il collo, tanti baci su tutta la faccia.
-
Ragazzo
puoi staccarti un attimo? Ho bisogno di controllare alcune
cose… - fa una voce
profonda, che sembra appartenere ad un uomo del pronto soccorso.
-
Intanto
mangia questa – dice porgendomi una banana.
-
Non ho fame, grazie, ma
scommetto che tu ne
vuoi un… - mi rivolgo ad Harry.
-
Non
era
una proposta, la mangi. Sei svenuta per un calo di zuccheri, non credo
sia per
l’ansia, quanto mangi? – mi chiede l’uomo.
-
E’
dimagrita molto in questa settimana, signore – risponde il
riccio, a
tradimento.
-
Controllate
che la mangi, poi io e te dobbiamo parlare, signorina. –
-
Ma
devo
cantare, devo farlo per forza! La prego, HO BISOGNO di cantare questa
canzone.
E’ importante per me. – lo supplico.
-
Facciamo
così, se tu ne mangi subito un pezzo io ti lascio andare a
cantare, ok? –
Per
tutta risposta
metto in bocca quanta più banana possibile, ignorando la
nausea che mi assale.
-
Non
è
finita qui, non illuderti – mi risponde l’uomo,
mettendosi in disparte.
Qualcuno
dei
ragazzi inzia a parlare, ma io lo ignoro totalmente, prendo su una
chitarra e
cerco un foglio nella mia tasca.
-
Tieni
–
lo metto bruscamente in mano ad un Harry abbastanza sbalordito e mi
dirigo in
fretta verso il palco, dove lo stupido presentatore dice che oggi non
potrò
cantare.
-
Scusate,
scusate davvero, ma l’emozione di vedervi era troppa e mi
sono sentita male, ma
dovevo farvi sentire una cosa – vengo interrotta dalle urla,
e sorridendo
continuo – questa che sto per cantare è una
canzone che ho scritta io, o
meglio, sono io. In tutti i miei difetti. Non ci so fare con le parole,
mi
dispiace, ma spero di riuscire meglio con la musica. Buon
ascolto… - concludo.
Si
abbassano le
luci.
Inizio
a suonare.
Hey, yeah yeah
I
hate you, don’t leave me
I
feel like I can’t breathe
Just
hold me, don’t touch me
And
I want you to love me
But
I need you to trust me
Stay
with me, set me free
But
I can’t back down
No,
I can’t deny
That
I’m staying now
‘Cause
I can’t decide
Confused
and scared
I
am terrified of you
Hey,
si si
Ti
odio, non lasciarmi
Mi
sento come se non potessi respirare
Stringimi,
non toccarmi
E
voglio che mi ami
Ma
ho bisogno che ti fidi di me
Stai
con me, lasciami libera
Ma
non posso tornare indietro
No,
non posso negare
Che
sono qui adesso
Perchè
non posso decidere
Confusa
e spaventata
Sono
terrorizzata da te
Lo
odio, quanto lo odio.
Lo
odio perché non riesco a stare senza di
lui, perché se per caso sparisse dalla mia vita non
riuscirei neanche a
respirare, come prima, lo odio perché ho bisogno di lui, io
che non ho bisogno
di nessuno.
E
non sono brava con le parole, e adesso sono
su un palco a cantare una stupida canzone perché non so come
altro fartelo
capire.
Mi
fa paura questo sentimento, è troppo grande
per me.
I admit I’m in and out of my head
Don’t
listen to a single word I’ve said
Just
hear me out before you run away
‘Cause I can’t take this
pain
I
hate you, don’t leave me
I
hate you, don’t leave me
‘Cause
I love when you kiss me
I’m
in pieces, you complete me
But
I can’t back down
No,
I can’t deny
That
I’m staying now
‘Cause
I can’t decide
Confused
and scared
I
am terrified of you
I admit I’m in and out of my head
Don’t
listen to a single word I’ve said
Just
hear me out before you run away
‘Cause
I can’t take this pain, no
Ammetto
che
sono fuori di me
Non
ascolti una singola parola di quello che ho
detto
Ascoltami
prima che tu corra via
Perchè
non sopporto questo dolore
Ti
odio, non lasciarmi
Ti
odio, non lasciarmi
Perchè
amo quando mi baci
Sono
a pezzi, tu mi completi
Ma
non posso tornare indietro,
No,
non posso negare
Che
sono qui adesso
Perchè
non posso decidere
Confusa
e spaventata
Sono
terrificata da te
Ammetto
che sono fuori di me
Non
ascolti una singola parola di quello che ho
detto
Ascoltami
prima che tu corra via
Perchè
non sopporto questo dolore
E
lo so cosa succederà
quando finirò di cantare questa canzone.
Tu
ti avvicinerai,
magari mi dirai che sia la canzone che la lettera sono belle, ma che
è meglio
se restiamo amici.
Ma
io non riesco a
essere solo una tua amichetta quando anche con un bacio sulla guancia o
un tuo
sorriso vado in pallone, quando sei l’unico che riesce a
farmi sentire viva, tu
mi completi, tu sei la mia cura.
E
io non voglio che tu
te ne vada, non voglio che tu mi lasci sola in questa buio.
I’m
addicted to the madness
I’m
a daughter of the sadness
I’ve
been here too many times before
Been
abandoned and I’m scared now
I
can’t handle another fall out
I’m
fragile, just washed upon the shore
They
forget me, don’t see me
When
they love me, they leave me
Sono
schiava della follia
Sono
figlia della tristezza
Sono
stata qui già troppe volte
Sono
stata abbandonata e ora ho paura
Non
posso affrontare un’altra caduta
Sono
fragile, appena venuta fuori dalla riva
Loro
si dimenticano di me, non mi vedono
Quando
mi amano, mi lasciano
E
lo so, sono un casino.
Sono
una depressa del cazzo, a volte mi
assalgono quei momenti di tristezza che neanche Olly riesce a farmi
sorridere
di nuovo, ma è perché sono fragile, sono debole.
Ero
forte, un tempo, ma tu, maledetto riccio,
hai abbattuto i miei muri.
E
io ho paura.
Ho
paura di cadere di nuovo perché ho appena
imparato a rialzarmi e ho fin troppe crepe, e nessuno riesce a capirlo
del
tutto, e se lo capiscono mi abbandonano ai miei mostri, che mi mangiano
viva,
mi lasciano andare.
Lo
so, non sono abbastanza per te, tu meriti
il massimo.
I
admit I’m
in and out of my head
Don’t
listen to a
single word I’ve said
Just hear me out
before you run away
‘Cause I
can’t take
this pain
No, I
can’t take
this pain
I hate you,
don’t
leave me
I hate you, please
love me
Ammetto
che sono fuori di me
Non ascolti una
singola parola di quello che ho detto
Ascoltami prima di
correre via
Perchè
non sopporto
questo dolore
No, non sopporto
questo dolore
Ti odio, non
lasciarmi
Ti odio, per favore
amami
Non
sono sicura che questo sia amore.
So
che il mondo sembra migliore nei tuoi
occhi, e che li resterei a guardare per sempre, fino ad averne imparato
a
memoria ogni sfumatura.
So
che ti vorrei accanto a me ogni giorno,
vorrei svegliarti con uno schiaffo ogni mattina, perché
ammettiamolo, sei un po’
stupido, ma so che se fossi intelligente non proverei più
queste cose per te perché
amo quando dici cose senza senso, quando sembri un po’
bambino.
So
che vorrei essere la ragione dei tuoi
sorrisi che, credimi, sono la fine del mondo.
So
che vorrei fermare il tempo, quando siamo
insieme.
So
che questo è molto più che amore.
Una
volta mi hai detto che sono una stella, ma
non posso brillare senza di te.
Ti
odio, stupido riccio, ma ti prego, amami.
Tua,
Elizabeth
L’unica
cosa che ricordo di quello che è successo
dopo è un sorriso meraviglioso, due occhi che brillano e un
bacio.
-
Sei
davvero lenta a capire le cose,
ma ti amo. –
Amori
miei,
sono
qui, non so se vi ricorderete di me.
Non
so per quanto tempo sono sparita, non lo voglio sapere.
So
che vi ho deluso, e mi dispiace così tanto,
perché tutte le
persone che hanno letto questa storia mi hanno reso una ragazza
migliore.
Se
sono così è grazie a voi.
Io
non ho parole per dirvi quanto siete importanti, ma vi amo
quanto Harry ama Lily e quanto Lily ama Harry.
E’
finita per davvero, questo è il mio saluto, il mio addio
definitivo.
Il
titolo della storia significa, letteralmente, “ sono una
stella
“, ed è vero quello che dice Lils, io, voi, siamo
tutte delle stelle pronte a
brillare, solo che senza quella persona non riusciamo a farlo.
Voi
mi avete aiutato a farlo, e non potrò mai ringraziarvi
abbastanza.
Non
riesco neanche a scrivere un angolo lettrice decente,
figuriamoci un capitolo che farà schifo.
Vorrei
solo che capiste che siete fantastiche, che non dovete
stare male per nulla al mondo perché sto male pure io in
quel caso, e vorrei
che ogni volta che leggerete questo capitolo vi sentiate bellissime e
amate.
Siete
vita, grazie di tutto,
grazie per sempre.