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Autore: psychoE    15/01/2014    3 recensioni
Cercava la soluzione per essere felice, ma le sue speranze per lei erano quasi nulle.
Tutto ciò la rendeva triste, una ragazza triste e sola.
Lei era Ellie.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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**Questo capitolo è interamente narrato dal punto di vista di Brian**

 
Ero tranquillamente seduto ad un tavolo del Johnny's, la mia ragazza era di fianco a me e stavo sorseggiando una Guinnes, cosa potevo volere di più? Eppure non mi bastava.
C'era qualcosa che mancava, una sensazione di vuoto mi circondava, un vuoto che non riuscivo a colmare nemmeno con la birra, Michelle o le mie amate Marlboro.
“Zacky mi ha mandato un messaggio, dice che sta arrivando insieme ad El” annuncia Jimmy, anche lui con in mano una birra.
“Ma questa tipa deve esservi sempre attaccata al culo?” chiese Mich con un'aria quasi scocciata.
“E' nuova di qui, non conosce nessuno a parte noi. Non fare la stronza.” affermò Johnny, rispondendole a tono.
“Mh, sarà. Tesoro, usare quella ragazzina per farmi ingelosire è stata una cosa dolcissima!”
Le sorrisi, lasciandomi baciare e portando un braccio dietro la sua schiena.
“Vedete di non procreare qui, eh!” scherzò Matt, facendo sì che noi due ci staccassimo.
Poco dopo sentì delle voci di ragazzi.
 
Hey, hai sentito? Set si è portato una ragazza nel privé.”
“Davvero? Era bona?”
Piercing al labbro, occhi verdi, capelli rossi e un davanzale da paura! Anche se non mi sembrava tanto convinta di rimanere con quello”
 
Inizialmente avrei pensato fosse Ellie, ma i capelli rossi non coincidevano con la descrizione, quindi mi rilassai e continuai ad accarezzare Mich, che nel mentre si era seduta in braccio a me.
“Amore, devo andare in bagno, puoi alzarti?”
Lei annuì e così potei alzarmi, quando mi stavo avvicinando alla porta del bagno però, sentii un urlo.
Feci finta di nulla, ma quando riconobbi la sua voce, non ci pensai due volte ad entrare in quel privé schifoso.
Le mie aspettative erano – purtroppo – giuste: su quel letto c'era sdraiata Ellie, Set le aveva messo una mano davanti alla bocca per farla stare zitta, stava piangendo. La mia piccola stava piangendo.
Presi una bottiglia vuota che trovai lì di fianco e non esitai a spaccargliela in testa.
La presi subito tra le mie braccia, era talmente spaventata che cercò di staccarsi anche da me.
“Piccola, fermati! Sono io!”
La mia voce sembrava averla fatta calmare, rivolse il suo viso verso il mio. Mi guardava con uno sguardo spento, pieno di lacrime. Le sue guance erano zuppe, iniziava a tremare.
“Va tutto bene, ci sono io qui”
“M-Mi ha toccata”
Una strana rabbia mi pervase, avrei strappato volentieri gli attributi a quel coglione di Set.
“Lo so, adesso non lo farà più, tranquilla”
“V-Voglio andare a casa” mi mormorò con quella voce tenera anche se spaventata.
La presi in braccio e la strinsi forte a me, lei avvolse le sue esili braccia al mio collo e appoggiò la testa sulla mia spalla, sentivo ancora le sue lacrime scorrere.
Appena uscimmo dal locale, vidi Zacky che accorreva verso di noi e non appena notò Ellie, si avvicinò.
Le toccò un braccio per capire cos'avesse e quasi non mi scivolò dalle braccia dopo lo scatto che fece e l'urlo di seguito.
“Calma! E' Zacky”
“Cos'è successo?” mi chiese lui ancora perplesso.
“Set”
Lei si strinse ancora di più a me, era evidentemente scossa.
“Merda, giuro che lo faccio fuori” rispose, notai che il suo sguardo si era fatto più aggressivo e non sarei stato di certo io a fermarlo dal pestare quell'uomo schifoso.
“Stasera resto con lei, dillo a M-” mi bloccai subito, non riuscivo a nominare Michelle...davanti a Ellie “gli altri” conclusi, ricevendo una sua risposta affermativa.
Velocemente arrivammo alla mia auto, la feci sedere sui sedili posteriori ed entrai posizionandomi vicino a lei, chiudendo poi la portiera.
“Prima di partire, devi calmarti”
Il suo sguardo era perso, sapevo che le uniche immagini che aveva davanti erano quelle di Set.
“Le sue mani...” mormorò quando finalmente aprì bocca.
“Non ti toccheranno più” dissi per rassicurarla, non stavo scherzando.
Non mi rispose, continuava a tremare e a fissare il vuoto.
“Hey” le sussurrai poi, avvicinandomi al suo viso arrossato.
“Guardami, l'unico che può toccarti adesso sono io, va bene? E tu non hai paura di me, giusto?” continuai, posando una mano sulla sua guancia e osservando i suoi meravigliosi – anche se lucidi – occhi verdi.
Annuì col capo, finalmente sembrava iniziarsi a calmare.
“Respira” la invogliai, continuando ad accarezzarla.
Fece dei respiri profondi, socchiuse gli occhi e smise di tremare.
“Adesso andiamo a casa” dissi baciandole la fronte “E bei capelli” conclusi, vedendole sfoggiare un sorriso a dir poco fantastico.
Aspettai ancora qualche minuto e quando la vidi chiudere gli occhi e addormentarsi tra le mie braccia, la sdraiai e andai al posto del guidatore per poi partire.
La guardavo dallo specchietto, sembrava così fragile. Anche prima che succedesse tutto ciò, avevo notato della tristezza nel suo sguardo; i suoi sorrisi non erano sempre veritieri, probabilmente ancora non ne avevo visto uno sfoggiato con felicità. Forse era solo una mia impressione, ma ero quasi sicuro al cento per cento che qualcosa la stava rovinando dentro.
Arrivati a casa sua, la presi nuovamente in braccio e mi diressi verso la porta, bussando.
Mi aprì con velocità sua nonna, il suo volto sorridente cambiò non appena vide la nipote.
“Oddio, cosa le è successo?”
“Set”
Mi bastò nominare il nome di quell'uomo per notare la rabbia nei suoi occhi.
Era conosciuto in tutta Huntington Beach per essere un uomo vergognoso, prendeva ragazze per poi portarle a letto contro il loro volere, la polizia ancora non aveva fatto nulla.
Mi fece strada verso la stanza di Ellie, la poggiai delicatamente sul letto facendo attenzione a non svegliarla.
Tornai al piano di sotto, sedendomi ad un tavolo per raccontare alla signora Anne cos'era accaduto.
“Sono stufa di Set, domani andrò a fare denuncia” disse lei, in preda alla rabbia.
“Anne, non deve mettersi contro di lui, ci penseremo noi a sistemarlo”
“Va bene, ma se prova di nuovo anche solamente a sfiorare Ellie...”
“Ci penserò personalmente.” affermai duramente.
BRIAN!”
L'urlo proveniva dalla camera di El, in men che non si dica mi alzai e corsi verso la stanza, trovandola rannicchiata in un angolo del letto, aveva ricominciato a piangere e continuava a gridare il mio nome.
Mi precipitai vicino a lei, prendendola tra le mie braccia.
“Brian, Brian!” continuava a urlare.
“Ellie, sono io”
“No, tu non sei Brian”
Accesi la luce facendomi vedere, lei mi guardò e sorrise.
“Brian” mormorò appoggiando la sua fronte sulla mia.
“Hey, piccola”
Eravamo talmente vicini che sentivo il suo respiro sulle mie labbra, era affannato.
“Era solo un incubo”
La feci sdraiare su di me, accarezzandole la schiena.
“Grazie, Brian” mi disse prima di addormentarsi.
Anne si affacciò dalla porta, illuminando la stanza e notando entrambi tranquilli, mi sorrise e la richiuse.
 
Verso le otto del mattino seguente, sentii la sua mano accarezzare la mia guancia, facendomi provare una strana sensazione.
Ancora con gli occhi chiusi, accennai un sorriso e avvicinai la mia mano alla sua, incrociando le nostre dita. Che cosa mi stava facendo quella ragazzina?
Quando aprii gli occhi mi trovai quel ben di Dio davanti che mi guardava con una strana smorfia sul viso.
Mi soffermai guardando il suo sguardo contornato di rosso, solo allora mi accorsi di quanto avesse pianto il giorno prima.
“Buongiorno piccola, come ti senti?” le domandai con la voce ancora roca.
“Meglio...” rispose con tono poco convinto.
Le spostai un ciuffo rosso dal viso, per poi passare l'intera mano tra i suoi capelli.
“Vedo che hai seguito il mio consiglio...sei stupenda”
Ma che le stavo dicendo? Ero fidanzato, amavo la mia donna e facevo complimenti ad Ellie. Cosa mi stava prendendo?
Le sue guance pallide si arrossarono, la vidi abbassare lo sguardo.
“Non dovrei dirti queste cose” confessai portandomi una mano sulla fronte.
Lei sospirò e cercò di alzarsi, ma non volevo assolutamente lasciarla andare, così la tirai a me.
“Ho detto che non dovrei, ma lo faccio ugualmente”
Voltò il suo sguardo verso il mio, guardandomi intensamente con quei suoi occhioni verdi.
“Perché?”
“Perché mi va”
Ma che risposta era? Non capivo più nulla.
Ci fu qualche minuto di silenzio tra di noi, pensai fosse il momento giusto per chiederle una cosa.
“Posso farti una domanda?”
Lei annuì.
“Cos'hai lì dentro? Cos'è che ti sta logorando a tal punto da stare così male?”
Forse avevo toccato il punto dolente, lo capii dopo aver notato i suoi occhi lucidi.
“C-Cosa intendi?”
“Il tuo sguardo è triste, c'è qualcosa che ti sta facendo del male e...devo sapere”
C'era qualcosa che mi portava ad essere così curioso, ma cosa? Eppure sentivo il bisogno di capire come aiutarla, vederla stare male...aveva lo stesso effetto anche su di me.
“Che ti importa? Tra nemmeno un mese probabilmente neanche ci parleremo più” concluse sospirando.
“Perché dici così?”
“Tutti si stufano di me in poco tempo. Mi affeziono, si accorgono di quello che sono e mi abbandonano”
Ma se mi stavo affezionando a lei pur conoscendola da soli tre giorni!
“Io non me ne andrò” affermai deciso.
“Oh, sì che lo farai”
“E' una scommessa?” decisi di buttarla sull'ironico.
Di nuovo, puntò lo sguardo verso il mio.
“Se la vuoi intendere così...”
Quanta tristezza, quanta dannata tristezza si rispecchiava in quegli occhi.
Le poggiai una mano sulla guancia, accarezzandola con il pollice.
“Cosa ti hanno fatto?”
“Presa in giro, isolata, derisa. Di tutto e di più, semplice bullismo che ho preso troppo male, sai, a me il giudizio degli altri importa fin troppo...”
Davvero non potevo crederci. Avevo ormai capito che qualcosa le era successo, ma tutto quello che mi raccontò non era niente in confronto a quello che immaginai.
Lei voleva solamente trovare qualcuno come lei che non fosse la sua migliore amica, Denise.
I suoi genitori non si erano accorti di questo malessere. Ma dico, a me bastarono tre fottutissimi giorni per capirlo!
Ma io l'avrei fatta diventare ciò che voleva, dannazione se l'avrei fatto!
Passai un'ora ad ascoltarla e non mi stufai neanche un po'.
“E adesso direi di averti annoiato abbastanza”
“Mi...mi dispiace, El. Non pensavo avessi passato tutto ciò, ma te lo prometto: qui riuscirai a farti una nuova vita e ti aiuterò personalmente. Devi solo imparare a vivere come noi”
La vidi abbozzare un sorriso.
“Ti ringrazio, Syn”
Le spettinai i capelli e mi alzai di scatto, prendendola in braccio.
“Ma che fai?!” mi chiese lei perplessa, non aspettandosi quella mia reazione.
“Andiamo a farci una bagno per svegliarci!”
“Andiamo? Farci? Sei impazzito, forse?”
Ghignai per poi dirigermi verso il corridoio e in seguito nel bagno dove sapevo di poter trovare una vasca idromassaggio.
Frequentavo questa casa da anni, Anne era stata una nonna anche per me e per gli altri, l'avevamo convinta a comprare un'idromassaggio.
“Brian, lasciami giù!”
“Oh, non lo farò”
Accesi la valvola per scaldare la vasca e aspettai qualche minuto, nonostante Ellie continuasse a dimenarsi tra le mie braccia gridandomi parole poco carine.
Alla fine si arrese e si lasciò portare dentro l'acqua calda, sapevo che almeno quella l'avrebbe rilassata un pochino.
Mi alzai giusto un attimo per togliermi la maglia, vedendola arrossire violentemente.
“Che c'è?”
“Emh...nulla” balbettò, facendo formare sul mio viso un ghigno divertito.
Lei aveva addosso solo una maglia, ma sapevo che si sarebbe vergognata a toglierla davanti a me.
Tuttavia, la trascinai a me per un braccio e finì per appoggiarsi al mio petto nudo.
“Sei così...così...”
“Bello? Sì, beh, lo so”
Finalmente rise e io mi sentii gratificato.
Appoggiò un l'indice sulla mia fronte, facendolo scendere marcando i miei lineamenti.
Rabbrividii quando si fermò sulle mie labbra, accarezzandole.
Nemmeno io sapevo cos'avessi intenzione di fare, ciò che mi venne d'istinto però fu spostare la sua mano dal mio viso e baciarla.
Fu un bacio diverso, c'era qualcosa che prima non era presente, non riuscivo a capire cosa, però.
Feci aderire maggiormente il suo corpo al mio, circondandole i fianchi con le braccia. Presto mi fece posizionare tra le sue gambe ed entrai in lei lentamente, quasi per paura di farle male, cosa insolita da uno come me.
Mentre la sentivo gemere neanche mi passò per la testa l'immagine di Michelle, in quel momento volevo Ellie e niente mi avrebbe fermato da fare ciò che stavo facendo, sebbene fosse dannatamente sbagliato.






//ringrazio MaryShadyA7X e LivingForThem per aver recensito il capitolo precedente :)
  
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