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Autore: suinogiallo    02/06/2008    0 recensioni
Il gruppo si arrestò di fronte all’enorme statua di pietra che raffigurava Azmiotecul, uno dei Grandi Antichi che i popoli primigeni di quelle lande adoravano. Ai piedi della statua un altare in marmo bianco raffigurava una giovane donna nuda distesa di schiena su di un ceppo con le mani e le caviglie legate a dei paletti infissi nel terreno.
In quella posizione, alquanto scomoda, il torace e l’addome della ragazza formavano un piano quasi perfetto sul quale gli officianti del culto potevano celebrare i loro riti ed i sacrifici al dio. Sacrifici che, a dar retta agli antichi scritti erano invariabilmente umani.
(versione riveduta)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo VIII
A Seas
        Il piccolo villaggio di Seas era poco più di quattro baracche sistemate in croce intorno ad una strada che sopravviveva solo grazie alla pesca e ai traffici con gli altri piccoli villaggi vicino.
Un forte odore di pesce avvolse Obert e gli altri non appena scesi dalla barca ed aver messo piede sul molo. Di fronte a loro potevano vedere l’unico magazzino che sorgeva nel villaggio e che raccoglieva tutto il pescato per seccarlo e venderlo poi ai mercanti locali e a quelli che venivano a comprarlo per rivenderlo poi negli altri mercati.
- Come d’accordo noi torneremo a Flatline – esordì Soda guardando sia Butch che Gobert – e vi aspetteremo alla locanda –
- Si – annuì Obert – il Bosco del Peccato Originale non dovrebbe trovarsi molto distante da qui, per cui, se non avremo problemi dovremmo raggiungervi pochi giorni dopo il vostro arrivo –
- Speriamo di trovare delle cavalcature – si lamentò Butch guardandosi intorno – questo posto mi sembra cosi povero che a malapena potranno venderci un vecchio cavallo prossimo alla fine –
- Se non ne troveremo qui, devieremo verso Necodupolos – disse poi Soda – è una grande città e li troveremo una cavalcatura decente –
- Bah – sbuffò Gobert non proprio felice dell’idea di dover cavalcare. Nani e cavalli non sono mai stati un binomio felice. Ma c’era anche un’altra cosa che non lo rendeva particolarmente allegro.
Sapeva che i mezzelfo del Bosco del Peccato Originale erano restii a qualsiasi incontro, compresi quelli con altri membri della loro stessa razza e l’idea di lasciar andare da soli Deadlight e Obert non l’entusiasmava molto.
Si era affezionato a quella mezzelfa cosi minuta e dall’aspetto cosi delicato. Dire che la considerava quasi come una figlia sarebbe forse esagerato, ma, ci si avvicinava molto e, il sapere che avrebbe affrontato quella missione cosi pericolosa solo con l’aiuto di Obert che, per carità, tanto coraggio e tanto impegno ma abilità pari a zero, non lo rendeva per niente tranquillo.
- Cosa c’è Gobert? – gli domandò Soda vedendolo agitato.
- Perché dobbiamo tornare a Flatline? – gli domandò – Non possiamo andare anche noi a Bosco del Peccato Originale con Obert e Dead? –
- Il manufatto è andato perso – gli rispose – e forse adesso è nelle mani di Roscoe, ho bisogno di parlare con una persona nella gilda dei maghi di Flatline –
- Non ti preoccupare Gobert – lo tranquillizzò Deadlight – io e Obert ce la caveremo – poi si voltò a guardare il guerriero che soprapensiero stava guardando il villaggio alla ricerca di un posto dove passare la notte.
- Bah – sbuffò di nuovo – d’accordo – poi voltandosi verso Soda – sbrighiamoci allora – e dopo essersi salutati si diressero ognuno verso la propria meta, Obert e Deadlight verso l’unica taverna del villaggio, Gobert e gli altri verso il limitare del villaggio dove, a detta di un pescatore, c’era qualcuno che aveva dei cavalli da vendere.
 
            La taverna aveva un nome decisamente consono a quello che era, Tana del Topo.
I muri di fango e pietra sembravano volersi tenere su solo per fare un dispetto a qualcuno mentre la porta di ingresso era stata sostituita anni prima con quattro tavole inchiodate alla bene e meglio che, di giorno, venivano tenute appoggiate contro il muro.
Probabilmente la notte veniva presa e messa davanti all’ingresso a far finta di essere una porta.
- Davvero un bel posto – sussurrò Deadlight lanciando un occhiata all’interno della taverna – credi che le pulci siano comprese nel prezzo della stanza? –
- Spero le mettano a parte, cosi possiamo evitare di prenderle – ironizzò Obert sentendo un certo tanfo provenire da dentro la taverna. Sudore, sporcizia, l’odore di qualcosa che stava cuocendo, forse una zuppa di cipolle o di cavoli, non riusciva a decifrarlo bene in mezzo a quei miasmi che gli stavano aggredendo l’olfatto. Solo a sentirlo lo stomaco gli si era chiuso e la fame era svanita.
Per un attimo fu quasi indeciso se andarsene a dormire da qualche altra parte, anche sotto le stelle, poi però si ricordò che comunque non avevano più ne cibo ne altro e che comunque dovevano comprare dei rifornimenti.
- Coraggio – mormorò più a se stesso che ad altri e seguito dalla mezzelfa entrò nella taverna attirando quasi subito gli sguardi degli avventori seduti ai tavoli o appoggiati al bancone intenti a chiacchierare con il taverniere, un mezz’orco che stava pulendo con uno straccio lurido un bicchiere.
Il chiacchiericcio che avevano sentito prima di entrare scomparve di colpo sostituito dal rumore di acqua che scorreva.
Con la coda dell’occhio Obert vide un rivolo di acqua che filtrava da sotto un muro e scompariva in una fessura delle assi di legno che rivestivano il pavimento.
Bene, perlomeno c’è l’acqua corrente, si ritrovò a pensare tra se mentre lentamente si dirigeva verso il bancone. Cavoli quanto è grosso, si disse poi vedendo il gigantesco mezz’orco che, smesso di pulire, o forse sarebbe meglio dire sporcare, il bicchiere, aveva iniziato a seguirli con lo sguardo.
Alto oltre due metri, pesante probabilmente un paio di quintali, con due braccia che avrebbero potuto stritolare un toro, il viso a metà strada tra quello di un orco e quello di un brutto esemplare di essere umano era attraversato da una cicatrice che andava dalla fronte fino al mento quasi a volerlo dividere in due.
- Abbiamo bisogno di due stanze e di rifornimenti per dieci giorni di viaggio – iniziò a dirgli.
- Ci sarebbe la possibilità di farsi un bagno? – domandò invece Deadlight.
Bontà divina, si voltò verso di lei Obert cercando di non mettersi a ridere.
D’accordo, Dead era una ragazza, e probabilmente aveva voglia di farsi un bagno per levarsi di dosso la polvere che avevano accumulato nel loro viaggio sottoterra, ma come poteva pensare di poter trovare una tinozza e dell’acqua pulita in quel posto.
Improvvisamente la taverna venne scossa da un unico, incredibile e poderoso accesso di risa.
- Credo di no – sussurrò Deadlight rendendosi conto che la sua richiesta era decisamente fuori luogo.
- Ho una sola stanza – rispose improvvisamente il mezz’orco – per i rifornimenti dovrete attendere due giorni, dovrò farli venire da fuori Seas, vuole anche del sapone per il bagno?  –
- Uh?!? – quasi gorgogliò Obert sentendo parlare il mezz’orco.
Non che ne avesse mai incontrati, ma dava per scontato che fossero del tutto incapaci di parlare correttamente e che il loro quoziente intellettivo fosse pari allo zero.
- D’accordo – annuì dopo qualche secondo – può procurarci anche delle pozioni di guarigione? –
- A Seas non c’è un mago, ma posso richiederle ad un villaggio vicino dove c’è un guaritore – gli rispose riprendendo a pulire il bicchiere – potrei vedere di grazia il vostro oro? –
- Ce…certo – sussurrò non riuscendo ancora a collegare quel corpo gigantesco e quel volto cosi brutto a quelle parole cosi normali e, lentamente gli mostrò un numero di monete d’oro probabilmente sufficienti per pagare quanto richiesto.
- La stanza è al piano di sopra, non potete sbagliare, è l’unica – gli disse porgendogli una grossa chiave di ferro arrugginito – vi farò portare l’acqua ed il sapone –
- Grazie – sussurrò prendendo la chiave, poi, insieme a Deadlight si incamminò su per le scale che portavano al piano superiore.
 
            La stanza aveva una porta e quello era già un buon segno. Almeno non avrebbero dovuto dormire con un occhio aperto per paura di veder entrare qualcuno nottetempo ed il cigolio che fece quando l’aprì lo tranquillizzò ancora di più.
Ruotando sui cardini faceva tanto di quel rumore che si sarebbero svegliati anche se fossero caduti nel sonno più profondo.
Aperta la porta ebbero la prima vera sorpresa del giorno. Certo, non era il massimo in fatto di eleganza, ma almeno era pulita ed in ordine e le coperte sui due letti sembravano essere prive di ospiti indesiderati.
In una stanzetta attigua poi trovarono una tinozza e delle pezze di tessuto per asciugarsi, oltre a tutto il necessario per i bisogni corporali.
Su di un tavolo c’era poi un candelabro a tre braccia con delle candele montate ed il necessario per accenderle.
- Questa si che è una sorpresa – commentò Obert iniziando a togliersi la corazza – non è certo la Locanda della Spada, ma almeno le lenzuola sembrano pulite – poi si sfilò gli stivali e si lasciò cadere su di un letto mandando un mugolio di piacere – mi sembrano anni che non dormo su di un letto comodo –
- Già – gli fece eco Deadlight togliendosi il mantello e posando la corta spada che portava alla vita contro il muro – e vedrai che dopo un bel bagno starai anche meglio –
- Un bagno – la guardò quasi con aria sognante distogliendo però quasi subito lo sguardo. Non sapeva se lei lo avesse già notato ma la stanzetta attigua dove era la tinozza non aveva porte.
- E poi una bella cena – continuò Deadlight andando anche lei a sdraiarsi sul letto accanto a quello dove era Obert – chi lo sa quando potremmo permetterci ancora queste comodità – si voltò a guardarlo incuriosita.
Obert non le aveva mai dato l’impressione di qualcuno nato in un villaggio e costretto sin da piccolo a lavorare la terra, senza altra cultura che quella popolare. Anzi, sapeva leggere e scrivere, e conosceva anche bene la lingua dei dotti e dei ricchi oltre che qualche runa antica, segno che comunque doveva aver studiato.
Non gli aveva mai parlato del suo passato e quando lei gli aveva fatto qualche domanda aveva sempre evitato di risponderle trovando qualche scusa. Lo stesso Olsen sapeva solo che lo aveva trovato sotto una tettoia affamato ed infreddolito, ben vestito e con uno spadino che sarebbe andato bene per qualche cerimonia ma non certo per procurarsi da vivere facendo il guerriero.
- Cosa c’è? – le domandò improvvisamente guardandola.
- Nulla – si affrettò a rispondergli continuando però a guardarlo – mi stavo solo domandando da dove vieni, ormai sono alcuni mesi che ci conosciamo, ma non mi hai mai detto dove sei nato e cosa facevi prima di incontrare Olsen –
- Sono nato nei territori del sud – le rispose voltando lo sguardo e fissando il soffitto sopra di lui – a Trendel, la capitale, ma questa è una cosa di cui non mi va di parlare –
- Stai scappando da qualcuno? – gli domandò poi continuando sempre a fissarlo. Non gli piaceva che avesse dei segreti con lei – Hai ucciso qualcuno e stai scappando dalla legge? – dopo quanto era successo nella grotta lei gli aveva raccontato per quale motivo era stata cacciata da Bosco Sacro, era stata sincera con lui, gli aveva detto che aveva ucciso un uomo per difendersi – Perché non vuoi parlarmene? – un dubbio le si insinuò nella mente. E se stesse scappando invece da una donna, da una moglie. Era giovane, ma comunque in età da matrimonio – Sei sposato? – le scappò cosi, bruscamente e con poco tatto.
- No! – le rispose rapidamente.
- Scusami – sussurrò poi lei. Tra loro non c’era nulla, erano compagni di avventura, facevano parte dello stesso party, ma nulla di più.
Certo, che provassero una certa attrazione l’uno per l’altra era ben chiaro a tutti ormai tranne che proprio a loro due. Sembrava quasi che avessero dei paraocchi e non riuscissero a vedere quello che per gli altri era lampante. Erano innamorati, ma nessuno dei due aveva ancora fatto il passo di dichiararsi.
- Non sto scappando da nessuna moglie – le disse – e neanche dalla legge – poi si mise a sedere sul letto – è solo che ancora non me la sento di parlarne –
- D’accordo – sorrise infine lei.
Un bussare alla porta li fece voltare tutti e due insieme e pochi attimi dopo videro il mezz’orco insieme ad un ragazzetto poco più che undicenne entrare nella stanza portando dei secchi con dell’acqua calda ed un pezzo di sapone.
- Bene – cinguettò allegramente Deadlight scattando in piedi – faccio io il bagno per prima – poi avvicinandosi ad Obert lo spinse con fermezza verso la porta – e quindi tu te ne starai di fuori ad aspettare, e non provare ad entrare fin quando non te lo dirò io –
 
            Quella sera a cena erano tutti e due molto più rilassati. Il bagno aveva portato via oltre alla sporcizia che si era accumulata sui loro corpi anche la stanchezza e questo, unito al fatto che finalmente dopo tanti giorni potevano cenare stando comodamente seduti a tavola, fece si che la tensione di quei giorni si allentò un pochino.
Solo allora si resero conto di quanto il fatto che ci fosse un mago che stava cercando un modo di imbrigliare il potere di Bal-Llur li preoccupasse.
Soda era stato molto franco con tutti loro, la possibilità di una guerra tra i maghi di Saspit e la Gilda non era cosi poco probabile e, se fosse davvero scoppiata non sarebbe stata solo una scaramuccia ma sarebbe stata qualcosa di decisamente molto serio e che avrebbe coinvolto non solo i maghi, ma anche le altre gilde che avevano dei trattati più o meno stabili con quella dei maghi, senza contare che anche nella stessa Gilda dei maghi non c’era un unione cosi salda e quasi sicuramente non tutte le sedi si sarebbero schierate contro Saspit, portando la guerra anche nel resto della regione.
Certo, se fossero riusciti a fermare Roscoe non era detto che la guerra non sarebbe scoppiata lo stesso, ma almeno avrebbero evitato l’ingresso in campo di una forza cosi potente come quella del dio dei morti. Inconsapevolmente si erano accollati sulle spalle un grave fardello.
Ma quella sera, davanti ad un tagliere stracolmo di arrosto e di verdure ed in mezzo alle risate degli altri clienti della taverna sembrava tutto cosi lontano e Deadlight e Obert si rilassarono mangiando tranquillamente e senza pensare alla missione che li attendeva da li a qualche giorno.
- C’è qualcosa che non va con il mio arrosto? – domandò improvvisamente il mezz’orco avvicinandosi al loro tavolo. Aveva notato che Deadlight non aveva toccato per niente la carne preferendo le verdure.
- Non mangio carne – gli rispose con un sorriso.
- E’ ottimo – biascicò Obert cacciandosi in bocca un altro pezzo di carne – mai mangiato nulla di cosi buono –
- Scusate la mia curiosità – continuò poi il mezz’orco – ma cosa ci fanno un guerriero ed una mezzelfa qui a Seas? –
- Siamo solo di passaggio – gli rispose Deadlight vedendo che il suo compagno era indaffarato a riempirsi la bocca di arrosto e non poteva rispondere – stiamo andando al Bosco del Peccato Originale, dobbiamo parlare con i mezzelfi che vivono li –
- Allora credo che siete in ritardo di un centinaio di anni o pressappoco – l’informò – non ci sono più mezzelfi in quel bosco, sono andati via da anni e nessuno ha più visto nessuno di quella razza da queste parti –
- E come mai? – gli domandò Deadlight.
- Cosa volete che vi dica, non sono di certo passati di qui a dircelo – gli rispose – sappiamo solo che ad un certo punto la magia che difendeva il bosco è scomparsa e chi vi si è avventurato dentro ha detto che ha trovato solo i segni del loro insediamento –
- Non so se questa è una buona o una cattiva notizia – mormorò improvvisamente Obert – potrebbero essere dovunque, e questo renderà le cose più difficili a Roscoe, ma anche a noi – poi si voltò a guardare il mezz’orco che intanto si era leggermente allontanato dal loro tavolo per andare a vedere cosa volevano degli altri clienti – comunque, tornando a Flatline passeremo comunque vicino a Bosco del Peccato Originale per controllare –
- Non ti fidi? – gli chiese Deadlight.
- Ho imparato a fidarmi poco – sorrise di sbieco – e soprattutto di chi ti da qualche informazione che non sia richiesta e senza pretendere nulla in cambio –
- Che ne dici di andare a passeggiare un poco prima di dormire? – cambiò discorso – Hai mangiato troppo e rischi di dormire male –
- In effetti - rantolò vedendo ciò che rimaneva dell’arrosto, davvero molto poco, poi si alzò subito imitato dalla mezzelfa che, seguendolo, uscì dalla taverna dirigendosi poi verso il molo.
 
            La luna era alta nel cielo e le stelle sembravano davvero tante piccole gemme piantate in un drappo di velluto nero. Le acque del lago riflettevano la pallida luce increspandola con le sue piccole onde mentre le luci di alcuni sciabecchi al largo indicavano che gli uomini erano già a pesca.
Una leggera brezza soffiava dal lago verso l’entroterra rendendo fresca e gradevole l’aria.
Lentamente Deadlight si incamminò sul molo fermandosi al margine estremo a guardare il lago e la colonna alta fin oltre a dove lo sguardo poteva arrivare tenuemente illuminata da una blanda luminescenza che irradiava dalla sua superficie.
Obert si era fermato alcuni passi dietro di lei guardandola in controluce.
Prima o poi avrebbe dovuto svelarle il suo passato, raccontarle perché era andato via dalla casa paterna e dai suoi affetti più cari. E forse anche dirle quello che provava per lei.
Lentamente mosse un passo verso la sua figura. Forse quello era davvero il momento migliore per farlo, e con il cuore in tumulto mosse un altro passo iniziando ad allungare un braccio per metterle una mano sulla spalla e farla voltare verso di lui.
L’avrebbe guardata negli occhi e…
Un grido lacerò improvvisamente il silenzio della notte subito seguito dal clangore del metallo che cozzava contro altro metallo.
Un bagliore si levò improvviso a strappare il villaggio dalle tenebre.
- Orchetti – urlò un uomo correndo verso di loro – stanno attaccando il villaggio!! –
- Ma porca…- sbraitò portando la mano verso l’impugnatura della spada. Un attimo dopo si ricordò che l’aveva lasciata nella stanza alla taverna insieme al resto della sua armatura.
- Cosa facciamo? – gli domandò Deadlight guardando il bagliore che si stava levando da alcune delle capanne date alle fiamme.
- Dobbiamo procurarci delle armi e raggiungere la taverna – le disse iniziando a correre verso il villaggio.
 
            - Da questa parte – sentirono urlare qualcuno – si stanno dirigendo ai magazzini – urlò qualcun altro – non dobbiamo farceli arrivare – gridò un'altra voce.
Lo scopo dell’attacco notturno era ben chiaro.
Le scorte contenute nei magazzini, il pesce messo ad essiccare, l’unico sostentamento del villaggio.
- Dannazione – latrò Obert vedendo un folto numero di orchetti che si stava dirigendo verso i magazzini. Non c’era tempo per raggiungere la taverna ed armarsi.
- Prendi – gli gridò Deadlight passandogli una vecchia spada dal filo rovinato che aveva tolto dalle mani di un uomo ormai morto.
- Meglio che niente – rantolò rendendosi conto che al primo scontro serio probabilmente quella lama sarebbe andata in mille pezzi. Ma tra quella ed il dover combattere a mani nude, la scelta era abbastanza ovvia.
Certo, avrebbero potuto scegliere di starsene in disparte. In fondo che c’entravano loro con quel villaggio?
Potevano rimanersene da qualche parte ed attendere che gli orchetti dopo aver razziato i magazzini se ne andassero.
Ed in quella situazione, praticamente disarmati sarebbe stata anche la scelta più logica.
Ma non sarebbe stata di certo la scelta di un guerriero.
E, con in mano la vecchia spada dal filo rovinato Obert si gettò nella mischia seguito da Deadlight a coprirgli le spalle con la sua magia e con un pugnale che aveva recuperato da un altro pescatore ucciso dagli orchetti.
 
            Lo scontro fu violento e sanguinoso.
La banda di orchetti era poco numerosa, una ventina di elementi armati di spade, ma sia il fattore sorpresa, sia il fatto che nessuno dei pescatori sapeva maneggiare decentemente un’arma aveva fatto si che nei primi momenti ben pochi orchetti erano rimasti uccisi mentre molti pescatori avevano riportato ferite più o meno gravi e qualcuno era invece morto.
Obert affrontò quasi subito probabilmente quello che doveva essere il capo della banda. Un orchetto decisamente più grande della media, protetto da una corazza fatte di lastre di ferro tenute insieme da lacci di cuoio ed armato con una spada d’acciaio.
Menò subito un fendente verso la gola del suo avversario che, parò il colpo con un piccolo scudo di legno, ricambiando a sua volta con un affondo che mancò di poco l’addome di Obert, iniziando poi a menare alcuni colpi particolarmente violenti e ripetuti che il guerriero parò con la spada o schivò con abilità.
Deadlight invece venne ingaggiata da due orchetti più piccoli del capo ed armati solo di corte spade di ferro e ne ebbe facilmente ragione con alcune frecce acide di Melf. La sua magia offensiva non era molto forte ma per quegli orchetti bastava ed avanzava.
Intanto i pescatori, ripreso un po’ il fiato, avevano iniziato ad organizzarsi e rapidamente si fecero di nuovo avanti affrontando il grosso degli orchetti anche spronati dall’arrivo tra le loro file del gigantesco mezz’orco che, armato con uno spadone spropositato iniziò a falciarli come se fossero grano da mietere.
- Obert – si voltò a cercarlo Deadlight. Aveva tentato di non perderlo mai di vista durante la battaglia, ma quando era stata ingaggiata dai due orchetti era stata costretta a concentrarsi su di loro perdendo cosi di vista il guerriero ed adesso che poteva non riusciva più a vederlo. Cosi come non vedeva più l’orchetto con il quale stava combattendo.
Con un urlo belluino il gigantesco mezz’orco gli fu improvvisamente accanto. Si era aperto la strada sterminando il resto della banda di orchetti e adesso stava guardandosi intorno alla ricerca di eventuali nemici superstiti.
- Orchetti – mugugnò tenendo la spada dritta di fronte a lui con una mano sola. Doveva pesare quasi quanto lei, pensò Deadlight osservando la grandezza dell’arma, eppure la teneva saldamente con una mano solo. Averlo come avversario non sarebbe stata una cosa molto piacevole – state bene? –
- Si – gli rispose continuando a guardarsi intorno alla ricerca di Obert – ma non trovo il mio compagno, stava affrontando il capo della banda, ma adesso non lo vedo più –
Lo aveva perso di vista, dannazione, e proprio nel momento in cui aveva più bisogno di lei.
Obert aveva tanta buona volontà, era anche abile nelle parate e nelle schivate, ma questo era del tutto inutile in un combattimento dove non ci sono regole e dove un avversario non esita un solo secondo a colpirti alle spalle. E lei lo aveva lasciato da solo.
 
            Un nuovo colpo dell’orchetto spezzò la lama della spada di Obert che, con un gesto rabbioso gli scagliò contro ciò che rimaneva dell’arma prima di gettarsi di lato per evitare un colpo di taglio che se lo avesse raggiunto lo avrebbe tagliato in due.
Quella era la fine.
Disarmato non poteva molto contro quell’avversario che, era del tutto fuori dalla sua portata.
In un secondo ricordò gli insegnamenti di Linna. Punto primo, se il tuo avversario è troppo forte, scappa. Punto secondo, se non puoi scappare, bara.
Vide la lama un attimo prima che gli calasse di punta verso il corpo e con una torsione del busto rotolò verso destra evitando cosi per un soffio di finire impalato a terra, poi, continuando a rotolare urtò il corpo di un orchetto morto e sentì sotto di se il freddo metallo di una spada.
Tenendo gli occhi fissi sul grosso orchetto che lo stava raggiungendo per dargli il colpo di grazia si portò la mano destra dietro la schiena stringendo le dita sull’elsa della spada sentendola viscida per il sangue. Non aveva molto tempo.
Il capo della banda era ormai quasi sopra di lui e lo stava guardando con una luce omicida negli occhi. Questa volta non avrebbe sbagliato.
Radunando tutta la sua forza in quel colpo sferrò un calcio dal basso verso l’alto che colpì l’orchetto tra le gambe, cavolo, anche se sono mostri anche loro devono avere qualcosa di delicato da quelle parti, e con un ghigno di soddisfazione si rese conto di aver indovinato.
L’orchetto lasciò cadere la spada portandosi le mani sull’inguine e ululando come un animale ferito. Quando era sceso per cena si era rimesso gli stivali e lo aveva colpito proprio con la punta rinforzata in metallo. Doveva fare davvero male, pensò cercando di non pensare al fatto che era stata una mossa scorretta. Il suo vecchio maestro d’armi lo avrebbe ripreso severamente per una cosa del genere. Buon vecchio Cedric, era sempre stato molto severo con lui, ma se lui avesse seguito meglio le sue lezioni forse adesso non si troverebbe a dover prendere a calci nella zone un’orchetto super sviluppato.
Ma non era quello il momento di lasciarsi andare ai ricordi.
Scattando in piedi si portò la spada avanti e con un colpo in cui riversò la sua rabbia colpì al collo l’orchetto quasi decapitandolo, scivolando infine a terra esausto.
- Dead! – gli venne in mente improvvisamente rimettendosi in piedi quasi di scatto. Sicuramente se la stava cavando meglio di lui, ma doveva comunque cercarla, e, pulendo l’elsa della spada alla meglio sulla maglia che portava per poter avere una presa più salda, si guardò intorno notando subito che la battaglia era finita e che la gente di Seas stava già organizzandosi per spegnere gli incendi. I magazzini e le loro scorte erano salvi.
 
            - Obert! – venne chiamato da Deadlight che appena lo vide gli corse incontro trattenendosi all’ultimo momento prima di abbracciarlo – Come stai? – aveva notato la grossa macchia di sangue che aveva sulla maglia.
- Non è mio – la tranquillizzò con un sorriso gettando poi via la spada. Con uno sguardo preoccupato vide il gigantesco mezz’orco arrivare poco dopo Deadlight con in mano una spada che dire enorme sarebbe stato dire poco.
- Grazie per l’aiuto che ci avete dato – si fermò a qualche passo da Obert guardandolo dall’alto verso il basso – questa è la prima volta che il nostro villaggio viene attaccato da una banda di orchetti, non capisco cosa volevano –
- Miravano ai magazzini – gli rivelò Obert riuscendo ancora a non capacitarsi di come quella specie di strano essere gigantesco potesse parlare cosi bene – probabilmente alle vostre scorte – poi si voltò a guardarsi intorno – avete subito parecchi danni –
- Se fossero riusciti a depredare i magazzini sarebbe stato peggio – mormorò poi il mezz’orco guardando Obert – tutte le nostre scorte sono li dentro, il pesce messo ad essiccare per i mercati, la farina e tutto il resto è dentro quei magazzini, ci avrebbero condannati a morire di fame se fossero riusciti ad impossessarsene –
- Erano decenni che gli orchetti non attaccavano più un villaggio – intervenne improvvisamente un vecchio pescatore avvicinandosi ai tre – c’è qualcosa che si sta muovendo nelle tenebre –
Un grido li fece voltare si scatto appena in tempo per vedere i corpi degli orchetti uccisi svanire in una fiammata bluastra.
- Cosa vuol dire questo? – mormorò il mezz’orco voltandosi a destra e sinistra per osservare i fuochi che avvampavano rapidamente consumando in pochi secondi i corpi degli orchetti lasciando intatti però gli stracci e le bardature che indossavano. Con uno scatto rapido si portò vicino al corpo di uno dei mostriciattoli che ancora non aveva preso fuoco ma fece solo in tempo ad osservarlo per qualche istante prima che anche quello venisse avvolto da quelle strane fiamme fredde che lo ridussero in cenere in pochi attimi – Questa è opera di un mago! – visibilmente spaventato fece alcuni passi indietro facendo cadere la sua pesante spada.
- Probabilmente – commentò Obert avvicinandoglisi non riuscendo a credere a quello che stava vedendo. Il mezz’orco stava tremando come il più pavido dei bambini. Un bestione grande e grosso come lui che aveva paura di qualche cosa.
Ne doveva vedere ancora di cose, si disse.
- Prima, che bruciasse – farfugliò voltandosi a guardare sia il giovane guerriero che la mezzelfa – ho visto una runa accendersi sulla pelle dell’orchetto –
- Una runa?!? – esclamò Deadlight ripensando alla loro missione. Possibile che quell’attacco avesse a che fare con la guerra che stava per esplodere tra Saspit e la Gilda dei Maghi?
In silenzio si voltò a guardare Obert che, pensieroso stava guardando il mezz’orco. A cosa stava pensando?
Anche a lui era venuta in mente la stessa cosa? E se veramente c’era un mago dietro a quell’attacco, per quale motivo non aveva preso di mira una città con una sede della Gilda? Perché Seas?
In fondo non era altro che un piccolo villaggio di pescatori e, anche se si fosse trattato di una scorreria per procurare del cibo per un esercito, quanta roba avrebbero potuto razziare?
- Puoi descrivermela? – domandò improvvisamente Obert al mezz’orco ancora visibilmente spaventato – La runa intendo? –
- Si – mormorò chinandosi verso terra e raccogliendo un bastoncino, poi con pochi segni tracciò sulla terra una runa che il guerriero rimase alcuni istanti a studiare con interesse – sai cosa vuol dire? –
- No – ammise – ma so chi lo può sapere – poi voltandosi verso Deadlight – dobbiamo raggiungere Soda, se c’è un mago dietro tutto questo lui è l’unico che può dirci qualche cosa –
La mezzelfa si limitò ad annuire. Anche lei era rimasta spaventata da quell’evento. Sinceramente non aveva un buon ricordo dei maghi, certo, Soda non la spaventava, ma lui era un mago di quelli buoni, non ce lo vedeva proprio ad aizzare una banda di orchetti contro un villaggio di inermi pescatori. Ma Roscoe, il mago che per poco non la sacrificava a Bal-Llur, lui invece si che ce lo vedeva, e solo l’idea di doverlo incontrare di nuovo la spaventava.
Ma sapeva che non poteva di certo sottrarsi a quel suo destino. Obert aveva deciso di non rimanere con le mani in mano in quella situazione e lei non lo avrebbe mai mandato da solo. Anche se questo voleva dire rischiare la vita.
 
            Partirono da Seas due giorni dopo, non appena il gigantesco mezz’orco gli ebbe procurato i rifornimenti e le pozioni che avevano chiesto, e, dopo averlo salutato ed avergli promesso che sarebbero tornati a dirgli chi c’era dietro all’attacco che aveva gravemente danneggiato il villaggio, si misero in marcia, a piedi verso la più vicina città dove avrebbero potuto comprare dei cavalli.

 
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Quattro Chiacchiere Con L'Autore
        Tempi biblici per questo aggiornamento. Oltre un anno, ma alla fine è arrivato.
Nulla di dire se non scusarmi  per l'attesa, ringraziare tutti quelli che mi hanno letto ed augurarvi una buona lettura sperando che leggere questa storia piaccia a voi almeno quanto a me è piaciuto scriverla.

Hasta Luego
   
 
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