Red rimase incantata da quel viso che, per una volta, non era fasciato da un cappello nero o dagli occhiali ingombranti ed allungò le dita in una dolce carezza per poter fare subito sue quelle guance, quegli zigomi poco sporgenti e, soprattutto, le sua pelle.
“Buongiorno.”, disse allora Red.
“Buongiorno.”, rispose l’ altra. “Ho fame.”, continuò, lamentandosi e storcendo il naso.
“Hai sempre fame, Charlie.” Affermò la rossa, ridacchiando appena, senza farsi sentire.
Le due si guardarono per qualche secondo, dopodiché Red fece scivolare una mano su un fianco dell’ altra, con cautela, sotto le coperte, e percorse l’ intero profilo delle sue costole nude con la punta delle dita, provocandole una cascata fredda di brividi. Charlie mugugnò, si portò le mani alle tempie e ravviò i capelli all’ indietro, portandoli a cavallo dei padiglioni piccoli e arrossati. La mano di Red, prontamente, si avvinghiò ad una coscia della mora e, con uno scatto impulsivo, fece da perno per poterle salire addosso. Charlie si perse a sua volta in quelle iridi, spaesata, e quando realizzò che il naso congelato della rossa stava sfiorando il proprio collo, le cinse le mani dietro la nuca e rilassò le ginocchia, adesso nude dalle coperte e dalle lenzuola. Le dita di Red seminarono le loro impronte sulle ossa del bacino di Charlie e infine, con movimenti circolari e sicuri, il suo stomaco piatto.
“Anche tu hai fame?” Pigolò la più piccola, scuotendo la testa e sorridendo di fronte ai morsi controllati che le stampava addosso Red. Quest’ ultima, senza rispondere, marchiò la linea della gola di Charlie ed arrivò più giù, gli sterni sporgenti, per trovare riposo fra i due seni che slittavano sopra la scatola toracica. La mora sospirò con assenso, Red posò le labbra sulle onde, sulla pelle accaldata e sulle venuzze celate con un autocontrollo disarmante, con estrema dolcezza, come se fosse la prima che volte che faceva una cosa del genere. Con le mani, affondava nelle cosce della ragazza, attenta a non stringere troppo le falangi attorno alla carne diafana e pallida. Dalle labbra scure, allora, sorse la lingua, e la sua proprietaria divorò con una linea retta tutto quel petto, concludendo l’ azione con lo scoccare un bacio a Charlie e gioendo della sua smorfia dovuta al troppo zucchero presente in quel gesto.
Red si tirò sulle ginocchia e trascinò con sé la più piccola, che si aggrappò alla sua schiena tramite i talloni piantati nelle fossette di Venere appena visibili- e con lei attorcigliata al corpo uscì dalla camera per avviarsi verso la cucina, in cerca di qualcosa da far mettere sotto i denti al suo piccolo disastro.
Il caso volle che Joh, la bassista del gruppo, stesse proprio in quel momento versando il caffè alla sua Chelsea, a sua volta intenta a canticchiare una canzone fra i denti e che, appena viste le due ragazze nude entrare nella stanza, indietreggiò spaventata facendo finire il caffè sul tavolo. Chelsea si voltò distrattamente, sgranò gli occhi e si affrettò a coprirli.
“La dovete smettere con questa storia!”
A Diggio e Giulia.