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Autore: mirandas    16/01/2014    3 recensioni
"Beh, Beatrice mi ha detto, che Lucia le ha detto che la Madonna le ha detto di dirle mentre era con Rachele…sì, insomma, mi manda Beatrice!" (Estratto dal capitolo 2)
Chi, leggendo la Divina Commedia, non ha mai pensato che gli svenimenti del nostro amato fiorentino fossero leggermente fittizzi? Per Dante, Beatrice passa in secondo piano di fronte alla fascinosa guida, anche se ci vorrà un po' di tempo: esattamente la durata di un periglioso tour fra inferno, purgatorio e paradiso. Buona lettura a tutti!
Genere: Comico, Parodia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dante Alighieri, Un po' tutti, Virgilio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chiedo scusa per il terribile ritardo con l'aggiornamento. Date la colpa ai professori che cominciano l'ultimo giro di interrogazioni alla fine del quadrimestre -.- . Coooomunque, per farmi perdonare, il capitolo è un po' più lungo (almeno credo, non sono stata a controllare ma a me sembrava lungo mentre lo scrivevo xD) ed aggiornerò il decimo canto sabato o domenica, sperando di farcela! Grazie a tutti per le belle recensioni che ho ricevuto in questa settimana di "niente" e continuate a seguirci, mi raccomando! Buona lettura :)


Canto IX
 
Virgilio
 
Nonostante le parole incoraggianti di poco prima, a mano a mano che i minuti passavano, la mia euforia si stava spegnendo. Dei nostri rinforzi non c’era alcuna traccia e l’unica cosa che mi rimaneva da fare era ripensare agli eventi precedenti. Il bacio. Il nostro primo bacio. Cosa diavolo mi era saltato in testa di compiere un gesto simile?! Avevo messo a rischio il nostro rapporto di amicizia solo per la mia sciocca curiosità! Tutto per colpa sua! Sì, era colpa sua. Maledetto lui e le sue labbra morbide, maledetto lui ed il suo naso aquilino da rapace intellettuale e maledetto lui e la sua pucciosità! Quelle dannatissime labbra erano state il vero problema. Per troppe volte le avevo potute osservare a sua insaputa, notare la loro morbidezza, il loro roseo colore, il profumo del suo alito…Come faceva  un uomo a sapere di menta!? Al pensiero sperai di non essermi fumato troppe foglie d’alloro durante la gioventù. Ecco, lo sapevo che non dovevo dare retta a Seneca e Agrippa! Forse sapevo troppo di arrosto? Ma a Dante piaceva l’arrosto? O preferiva il pesce? O era vegetariano? In quel caso l’aveva sicuramente gradito.
Perso in questi pensieri utili e costruttivi, osai finalmente alzare lo sguardo verso Dante (perché, lo ammetto, l’avevo abbassato). Il bel bussolano era tanto pallido da sembrare un funghetto allucinogeno, con quella sua tunica rossa. Nel notare il suo pallore, il mio imbarazzo scomparve lasciando posto alla preoccupazione per il mio protetto.
Perso com’ero nei miei pensieri, non avevo considerato che il povero fiorentino era ancora sconvolto (ma da cosa?! Dai diavoli o…dal bacio?).
“Fatti forza, Dante, dobbiamo vincere questa sfida! A meno che…nah, la cavalleria avrà sicuramente incontrato traffico sulla statale. Ma che palle però! Il Boss poteva anche prestargli la Ferrari per stavolta!” Al contrario delle mie previsioni, invece che ridere per le sciocchezze insensate che avevo appena detto, lo vidi sbiancare ancora di più. “Dante? Va tutto bene?” Quando non mi rispose, decisi di prenderlo per le spalle per sorreggerlo, in caso volesse tirarmi un altro brutto scherzo e svenire proprio all’entrata di quella maledetta città. Mi pentii immediatamente del mio gesto altruista quando lo vidi arrossire di botto e mordersi quei due morbidi cuscinetti. (No, no, no, no, no. Virgilio. Calmati. Calma. Respira. Uno. Due. Tre. Ce la puoi fare. Quello di prima è stato solo un gesto avventato, non significa niente, né per te né per lui e...perché mi sento improvvisamente deluso?!).
Nel frattempo Dante parve riprendersi abbastanza per arretrare di un poco e segnalare che stava bene. “Scusami, maestro. Ero sovrappensiero e…sono un po’ preoccupato. Per caso qualcuno è mai sceso fin qui, compiendo il nostro stesso percorso? Cioè, voglio dire…tu ti ricordi la strada, vero?! Non è che i nostri rinforzi si sono persi, giusto?!”
Accidenti, e adesso come facevo a spiegargli che solitamente qui fricchettoni degli angeli non si abbassavano a scendere fino all’Inferno o che non ero esattamente certo di starlo conducendo nella strada giusta, visto che Dio non era solito fornire mappe o gps?! Decisi di tranquillizzarlo, confidando nel senso dell’orientamento del nostro salvatore divino. “Raramente qualcuno compie il mio stesso cammino, sebbene io sia già stato qui una volta quando quella brutta zoccola di Eritone che è riuscita a controllarmi a distanza per portarle un peccatore del cerchio di Giuda. All’epoca ero morto da poco, quindi provai un’immensa paura nel momento in cui giunsi nel luogo più basso e tenebroso dell’Inferno, ma stai pur certo che non mi scorderò mai la strada che percorsi allora. Perciò, tranquillizzati, Dante, siamo sulla strada giusta. Siamo rimasti bloccati solo perché quei maledetti diavoli non ci fanno entrare nella città, ma presto arriveranno i rinforzi e riusciremo a continuare, anche se dovessimo combattere…o meglio, noi scapperemo nella speranza di non essere uccisi, almeno nel tuo caso, visto che io sono già morto…” Ben presto, però, notai che la sua attenzione non era più rivolta verso di me. “Ehm, Dante, mi stai ascoltando?” Provai a schioccargli le dita davanti per riscuoterlo, senza successo. “Insomma! Io sono qui a rassicurarti e tu non mi stai nemmeno a sentire! Dante, giuro che se non mi rispondi entro cinque secondi…!” Il fiorentino, con mia grande sorpresa, si limitò ad alzare il braccio e ad indicarmi con volto terreo, gli occhi spalancati e lo sguardo vacuo, un punto in alto, alle mie spalle. “Ah-ah, divertente, guarda che non ci casco. È il trucco più vecchio del mondo, Mecenate me lo faceva sempre…” Ma quando udii grida acute e stridenti, purtroppo a me familiari, mi resi conto che Dante non mi stava affatto prendendo in giro. E quando lentamente mi voltai, sperando fino all’ultimo istante di avere torto per la prima volta nella mia vita, rimasi agghiacciato nel vedere che ancora una volta avevo tratto le giuste conclusioni: eravamo nella merda.
 
Dante
 
Ero rimasto ad ascoltare il mio maestro mentre cercava inutilmente di rassicurarmi, ma ben presto avevo capito che questa volta nemmeno lui era certo di cosa ci saremmo dovuti aspettare. Smisi di ascoltarlo quando nominò Eritone. Per uno strano motivo, mi dava fastidio sentirlo pronunciare il nome di una donna. Soprattutto ora che mi aveva baciato. Già, per quanto ancora avrei dovuto attendere prima di dimenticarmi di quel gesto? Insomma, era chiaro che al mio maestro non interessavo in quel senso. Mi stavo facendo troppi disegnini mentali ed avrei dovuto smettere prima di diventare patetico. E poi, dopotutto, a me piaceva Beatrice…no? Allora le notti insonni, i sospiri di  adolescente e il desiderio di uomo adulto, le strette allo stomaco - come quando esageravo con la farinata - provate di fronte alla sua figura luminosa ed eterea non contavano più nulla per me? Quante volte allora avevo fantasticato, immaginando di poter essere un singolo raggio di sole per poter baciare quei capelli biondi, o un soffio di brezza leggera per accarezzarle il volto! E, curioso, mi chiedevo che effetto mi avrebbe fatto. Eppure adesso era così strano pensare in quel modo all' oggetto delle mie fantasie di ragazzetto; mai, pensando a lei, mi ero sentito così caldo, così arso neanche avessi avuto un fuoco acceso nel petto come in quel momento; ma forse ciò era dovuto al fatto che l’avevo vista una volta a nove anni ed una volta a diciotto? Nah…Ma nei meandri della mia mente una risposta cominciava già a formarsi. Fortunatamente, o sfortunatamente, non riuscii a proseguire oltre nel mio ragionamento. Intravidi diverse figure nella torre che avevamo visto appena giunti alla città di Dite. I miei occhi si spalancarono di colpo quando realizzai che cosa fossero quelle creature e all’improvviso ricominciai ad udire il mio maestro. Mi accorsi che mi stava chiamando a gran voce, preoccupato per la mia immobilità. All’ennesimo richiamo alzai leggermente il braccio per indicargli le tre figure che stavano volando verso di noi, incapace di proferir parola, sconvolto dalla paura, perché, da bravo classicista, avevo una mezza idea di che cosa fossero. Esse avevano un corpo seducente di donna ma i loro capelli erano serpenti sibilanti e minacciosi, ed erano ampiamente imbrattate di sangue, in parte fresco e lucido sulla loro pelle, in parte secco, cupo e incrostato sulle membra.
Quando finalmente si voltò, lo sentii imprecare a bassa voce. “Per tutte le sbrisolone del mondo! Sono le Erinni! Bene, facciamo le presentazioni. Dalla tua sinistra: Megera, Tisifone ed Aletto.” Detto questo tacque.
Le Furie nel frattempo si stavano dilaniando il petto con le unghie (molto stile Tarzan) e cacciavano grida acute come di aquile ferite. Quasi senza accorgermene, mi strinsi al mio poeta e rimasi sorpreso quando Viriglio mi circondò con le sue braccia asciutte e mi strinse al suo petto. Proprio mentre stavo per replicare imbarazzato che forse non mi serviva aiuto, le tre Erinni parlarono, indicandomi: “Ben presto Medusa arriverà e ti tramuterà in pietra, sciocca anima viva!”
“Volta la testa, Dante, e tieni gli occhi chiusi.” Mi sussurrò all’orecchio il mio maestro. “Se Medusa si mostrasse e tu la guardarsi, quella ti tramuterebbe in pietra in un attimo e non potresti mai più tornare sulla terra.” Ma prima che potessi eseguire i suoi ordini, mi voltò lui stesso, con il viso contro al suo petto tenendomi stretta la testa con una mano, con l' altra mi cingeva le spalle, di modo che non vedessi altro che le pieghe confuse della sua tunica. Chiusi gli occhi e inspirai profondamente. Il forte odore di alloro del mio maestro mi riempì le narici.
A questo punto, potei capire ciò che accadde solo grazie all’udito. Entrambe le sponde della palude presero a tremare, colte dalla violenza di un forte vento che, a quanto pare, combinò un bel lupanare (Nota dell’autrice: bordello romano).
Virgilio, allora, mi scoprì gli occhi e mi lasciò andare: “Ora girati ed osserva con i tuoi occhi di aqu…ehm di falco sulla superficie della palude, là dove la nebbia è più fitta.”
A quel punto fui spettatore di  uno spettacolo a dir poco strabiliante. Le anime dei dannati vicino alla palude presero a saltellare come ranocchie per fuggire ad una figura che camminava in mezzo allo Stige con i piedi asciutti (e prima che me lo chiediate: no, non era Gesù!). Il tizio sventolava una mano davanti al suo naso, con una smorfia superschifata, come se fosse nauseato dall’aria che gli stava intorno e pareva esausto solo per quello.
Le sue fattezze delicate e le battute che Virgilio ogni volta mi raccontava, mi fecero capire che quella figura era un angelo. Ed a proposito del mio maestro, non appena mi girai per chiedergli spiegazioni, mi afferrò per le spalle e mi fece inginocchiare insieme a lui a terra. L’angelo ci guardò con un’aria di sufficienza e passò oltre, dirigendosi verso la porta che ci aveva dato tanti problemi ed aprendola con una piccola verga.
“Ridicole bestie puzzolenti e cornute. Ma come vi permettete di disobbedire al capo?! Non vorrete finire tutti come Cerbero a mangiare fango?” disse con una voce stucchevole. Mi sarei aspettato di meglio da un angelo del signore, magari una voce suadente come quella del mio maestro…(basta!!! Dante, calmati e smettila di pensare al tuo maestro!). Poi l’angelo si voltò e ci superò, di nuovo senza rivolgerci alcuno sguardo, aveva sul volto un’espressione seria e sovrappensiero. I diavoli indispettiti gli facevano boccacce e versi da dietro. Lui si voltò improvvisamente, fissandoli con sguardo truce. “Guardate che vi vedo!”. I diavoli scapparono a gambe levate e scomparvero dalla mostra vista.
Visto che ormai non potevamo sperare che ci cagasse, ci muovemmo verso la città e vi entrammo senza alcuna opposizione. Non appena fummo dentro, cominciai a volgere lo sguardo intorno a me, preso totalmente dalla curiosità più pura. Ma ero circondato solo da dolori, tormenti, tombe e fuochi. Di certo non l’avrei mai scelta come meta turistica.
“Maestro, che anime sono quelle che stanno sospirando?” sussurrai.
“Questi qui?” Fui un po’ sorpreso nel constatare che la mia guida non aveva risposto nel solito modo scocciato delle volte precedenti, c’era una nota diversa nella sua voce, era solenne sì, ma c’era altro. Forse era dolcezza? E se fosse cambiato qualcosa? (No, no e no! Accidenti, devi smetterla con queste fantasie…) “Sono gli eretici ed alcuni sono tutti insieme dentro un’unica tomba. Pensa che certe tombe sono arroventate. Vorresti una coscia di eretico per cena, stasera?” provò a scherzare. Ma vedendo che non reggevo lo scherzo, si limitò a sbuffare e a trascinarmi verso destra.
  
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