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Autore: AnotherrBreath    16/01/2014    0 recensioni
Cosa penseresti se tutto ciò che hai sempre trovato ridicolo, una sera te lo trovassi davanti? Cosa faresti se invece dell'acqua o del cibo, il sangue diventasse la tua fonte di vita? Cosa succederebbe se iniziasti ad uccidere persone? Come ti sentiresti se per colpa della tua natura, non riuscissi a stare con le persone che ami? Ce la faresti a sopravvivere? Ce la faresti a non morire una seconda volta?
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Viola aprì gli occhi e notò che era ancora notte. Sulla sua mano sentì qualcosa di pesante, guardò e vide il suo cellulare, spinse un tasto a caso per vedere l'ora e vide che non era passato tanto tempo da quando...
"Mi hanno sparato!" Disse con un nodo alla gola. Subito guardà verso il petto e notò il sangue secco sul giubbotto. Da quelle parti non le faceva male niente, a differenza degli occhi, che sembravano essere pesanti. La vista le se offuscò all'improvviso e senza pensarci si alzò. La testa le iniziò a girare e a far male. Si portò le mani sul volto, strofinando con forza tutta la faccia e subito sentì l'odore che la ricopriva. La gola le iniziò a bruciare tremendamente. Aveva sete, ma non di acqua. Raccolse alla cieca la borsa. La notte non la intimoriva più. Decise di avviarsi verso casa e mentre camminava si accorse del sangue sulla spalla sinistra. Risalì fino al collo, ma sentì solo le cicatrici. Le ferite si erano già rimarginate. Aveva paura, non capiva cosa le stava succedendo.
Entrò nel portone e prese l'ascensore. E lì per la prima volta vide il suo riflesso nello specchio, dopo essere stata strappata via dalle braccia della morte. C'era qualcosa di diverso in lei. Con le mani insanguinate iniziò a toccarsi i capelli, il viso, aprì ancora di più gli occhi e li osservò attentamente. Il loro colore era leggermente cambiato. C'erano delle sfumature rosse. La bocca piena di sangue, il collo, il petto, non si ricordava niente. Era tutto così confuso.
Uscì e con agitazione tirò fuori dalla borsa le chiavi di casa e velocemente la girò nella serratura, subito si precipitò dentro. Corse in camera sua, buttò la borsa per terra e immediatamente si chiuse in bagno. Doveva togliersi tutto quel sangue di dosso. Nonostante la gola le bruciasse ancora, si tolse tutti i vestiti, rimanendo nuda. Non si guardò nemmeno e si infilò subito sotto il getto d'acqua calda. Mentre l'acqua diventava rossa, Viola, poté osservare meglio la cicatrice al petto. Non si notava quasi per niente, ma non sapeva spiegarsi come fosse possibile che si fosse rimarginata così velocemente.
Cercava di ricordarsi più cose che poteva, ma l'ultima cosa che la sua mente le segnalava era quell'uomo che le sparava.
Dopo che si accertò di aver fatto scomparire ogni traccia di sangue dal suo corpo, uscì dalla doccia e si asciugò. Poggiò le mani sul lavandino e cercò mentalmente di fare il conto della situazione. Alzò il viso e in quel momento, con davanti a sé lo specchio, guardò la cicatrice del collo. Si avvicinò e la prima cosa che le venne in mente fu:
"Un morso? Non è possibile..."
Lo toccò e i suoi dubbi e le sue certezze aumentarono. In quel momento, i denti le iniziarono a fare male, sembrava che le stessero scoppiando o che qualcuno li stesse tirando con forza. Si coprì la bocca con le mani e dal dolore chiuse gli occhi. Era terribile. Istintivamente, tirò su il labbro superiore e trovò i suoi canini notevolmente allungati e appuntiti.
"N-non può essere!" Si allontanò dallo specchio, si rivestì velocemente e si mise il pigiama.
Dopo qualche secondo, sentì la porta di casa aprirsi. I suoi genitori erano tornati.
"Viola, ci sei?" Chiese sua madre.
"Si!" Rispose lei immobile in mezzo alla stanza.
All'improvviso, riapparve il dolore alla gola.
"Vivi? Posso dormire con te?" Marco, con i suoi piedini scalzi era corso fino alla porta della sorella, pronto ad avere un sì come risposta, perché non era la prima volta che dormivano insieme, e Viola non l'aveva mai rifiutato.
Viola si avviò verso la porta, con la gola che le andava a fuoco. Stava per aprire ma subito, l'odore del sangue di Marco gli invase le narici e il dolore aumentò.
"Non posso..." Disse la ragazza sforzandosi.
"Perché?" Disse il piccolo di casa. Viola sentì la tristezza e la delusione nella sua voce.
"Devo studiare, mi dispiace."
"Posso dormire mentre tu studi." Insistette.
"Ma non dormiresti e ti darei fastidio e tu domani devi andare a scuola. Facciamo un altro giorno, ok?" Avrebbe voluto abbracciarlo e lasciarlo dormire con lei tutte le volte che voleva.
"Va bene..." Si arrese e si allontanò dalla porta.
Finalmente il dolore si placò, ma non del tutto.
"Devo pulire i vestiti." Si recò in bagno e iniziò a pulire il maglione, la maglietta e il giubbotto con l'acqua fredda. E quando ebbe finito, buttò tutto nel cesto dei panni sporchi.
Si buttò sul letto e l'ultima cosa che poteva riuscire a fare era dormire.
Si toccò di nuovo la cicatrice sul collo e cercò di ricordare.
"Non posso essere un..." Eppure non c'era altra motivazione.
Viola non era informata quanto il fratello sull'argomento, ma sentendo le sue storie, qualcosa l'aveva appreso. I vampiri si nutrono di sangue, hanno canini affilati e occhi che brillano e che cambiano colore. Tutto tornava ma non voleva crederci, magari stava dormendo, oppure era morta.
La ragazza si addormentò con questi pensieri, con dubbi su se stessa e su quella notte.

La mattina dopo, Viola si alzò e appena aprì gli occhi si ritrovò per terra, nel buio. La poca luce del sole che entrava dalle serrande, ma abbastanza per ferirla, le aveva dato fastidio e si era rifugiata dietro al letto per sfuggirne.
Piano si ritirò su coprendosi gli occhi con una mano e il suo viso venne illuminato dai raggi, che sulla sua pelle facevano male come coltelli affilati. Si alzò del tutto e aprì piano gli occhi. Faceva male ma riusciva a resistergli.
Fece un bel respiro e iniziò a prepararsi per la scuola. Qualsiasi cosa fosse successa doveva comportarsi come se tutto fosse normale.
Si vestì e si diede una pettinata ai lunghi capelli neri, stranamente più lucidi del solito.
Dopo essersi preparata, le aspettava un'altra sfida. Doveva scendere a fare colazione con i suoi genitori e Marco.
Uscì dalla sua camera e piano scese le scale. Sentì il loro odore entrargli fin dentro le ossa. La gola ricominciò a far male.
"Buon giorno! Studiato per oggi?" Chiese il padre mentre spalmava sul toast della marmellata.
"Si..." Se ne era naturalmente dimenticata.
Erano tutti seduti a tavola, Marco non aveva nemmeno guardato la sorella e silenziosamente mangiava il suo cornetto. Viola era l'unica in piedi e cercava di controllare la sua tremenda sete.
"Non ti siedi?" Chiese la madre guardandola sconcertata.
La ragazza piano si mise seduta vicino al fratello. Girò il viso verso di lui che con la coda dell'occhio la stava osservando. Il suo sguardo si posò sul collo pulsante di Marco. Piano si avvicinò, voleva assaggiarlo. Aveva sete e non riusciva a resistere al suo istinto.
"Viola, ma non mangi?" Chiese il padre guardandola in strano modo, compresa la madre.
Grazie a loro, Viola riprese il suo controllo e provò a mangiare qualsiasi cosa ci fosse a tavola. Prese un cornetto, dei toast, la torta avanzata della nonna, bevve il latte, l'aranciata e acqua, tanta acqua. Ma niente era riuscito a saziarla.
Si alzò dalla tavola e prese lo zaino e senza dire una parola si avviò verso la porta di casa.
"Sfrutta al meglio le tue capacità!" Le urlò la madre ancora seduta e confusa per l'atteggiamento della figlia.
"Ma che le è successo sta mattina?" Chiese il marito.
"Non lo so, sarà agitata per il compito." Marco era ancora seduto a fissare il vuoto. Anche lui aveva notato un atteggiamento strano dalla sorella.
Viola intanto camminava immersa nei suoi pensieri, mentre il sole non smetteva di darle fastidio.
Quando arrivò al cancello della scuola, miliardi di odori diversi le entrarono in gola.
"Non ci riuscirò mai così!" Disse tra sé e sé.
Piano avanzò tra i suoi coetanei, cercando di non avere l'attenzione su nessuno di loro.
Si mise in disparte per non creare problemi. Da lontano riconobbe il suo compagno di banco, o meglio, il ragazzo per cui aveva una cotta da anni. Il suo nome era Silvio, aveva la sua stessa età e a Viola era sempre piaciuto. Solo che non erano mai andati oltre al parlare ed era semplicemente un'amicizia scolastica e superficiale.
La campanella suonò e la ragazza entrò nella mischia, nella carrellata di studenti che cercavano di entrare nella piccola porta. Erano tutti troppo appiccicati e la gola di Viola chiedeva di essere saziata. Finalmente uscì dalla mischia senza azzannare qualcuno.
Entrò in classe e si mise seduta al solito banco al centro. Salutò i suoi compagni con la mano, senza alzarsi e aspettò il professore. Subito ci sarebbe stato il compito di matematica, sul quale non si era preparata. Il professore e Silvio entrarono insieme, uno posò la valigetta sulla cattedra e l'altro lo zaino sul banco accanto a Viola.
"Buongiorno!" Disse il ragazzo sorridente.
Lei ricambiò solamente un sorriso.
"Bene, se ci siete tutti, posso cominciare a consegnare i compiti." Il professore passava per i banchi e Viola cercava di controllarsi. Sentiva le vene di Silvio pulsare sotto la sua pelle e desiderava morderlo.
"Sei pronta? Non dovrebbe essere difficile per te, tu sei un genio in matematica." Disse prendendo il compito dal professore e guardando la ragazza accanto a sé.
Viola sfornò un altro sorriso, ma più forzato, e prese il compito.
Non riusciva a concentrarsi su quelle formule, l'unica cosa che voleva era il sangue.
"Sfrutta al meglio le tue capacità." Pensò a ciò che le aveva detto la madre per concentrarsi.
"Sfruttala al meglio..." C'era qualcosa di familiare in quella frase, qualcosa di già sentito.
"Secondo te quante possibilità ci sono che io prenda nove? Secondo me zero!" Silvio continuava a parlare invano.
"Seconda possibilità..." La testa di Viola stava per scoppiare.
"Viola? Va tutto bene?" Chiese il professore dalla cattedra.
"Posso andare in bagno?" Chiese la ragazza rimanendo con le mani sulla testa e senza alzare lo sguardo.
"Si... certo, vai."
"Ehi, va tutto bene?" Silvio le toccò un gomito e lei si alzò di scatto, dirigendosi verso la porta.
Si chiuse in bagno e rimase lì a pensare.
Le tornavano in mente alcune scene. Quell'uomo vestito di nero, comparso all'improvviso, che rompeva il collo ai due scippatori, il dolore sul collo, la voce che gli sussurrava e lei che mordeva il suo polso. Le veniva da piangere.
"I-io non sono un vampiro..." Sussurrò a se stessa.
"E' occupato qui?" All'improvviso bussarono alla porta e una voce femminile parlò.
"Vattene!" Urlò Viola in preda ad una crisi.
"Ok! Calmati!" La ragazza fuori dalla porta si allontanò e si spostò verso i lavandini.
La mora, senza controllo, uscì dalla porta e girò verso di lei la ragazza impaurita. Aveva sete e quella era la giusta preda, ma il momento e il luogo erano totalmente sbagliati.
"Non muoverti." Vide negli occhi della ragazza il terrore. Si avvicinò al suo collo, tirò fuori i canini ed inspirò l'odore succulento del suo sangue. Gli occhi di Viola diventarono più scuri, più rossi.
Prima che potesse morderla, Silvio entrò nel bagno.
"Viola, è tutto ok? Sono venti minuti che... Che stai facendo?" Silvio rimase a bocca aperta per la scena che si trovò davanti e la ragazza sfruttò l'occasione per scappare.
La mora si ricompose e guardò dritto negli occhi il ragazzo.
"Non lo so... Cosa mi sta succedendo?"

A fine scuola, Viola si ritrovò di nuovo sotto il sole tagliente e si accorse che faceva ancora più male rispetto a quella mattina. Non aveva parlato più con nessuno dopo l'accaduto nel bagno.
"Viola! Aspetta!" Silvio la stava inseguendo come un matto.
Era pericoloso per lui stare vicino a Viola, e lei lo sapeva ma non riusciva a scacciarlo.
"Dove si trova casa tua? Posso accompagnarti."
"Giù, in fondo alla strada." Rispose lei passiva.
Per tutto il tragitto non parlarono di nulla. Silvio voleva provare a dire qualcosa ma vedeva la ragazza troppo immersa nei suoi pensieri.
Quando arrivarono al palazzo di lei, il ragazzo la invitò ad uscire il giorno successivo e Viola non rifiutò.
Entrò in casa e si chiuse la porta alle spalle. Subito si maledì. Non era sicuro per entrambi ma lei era comunque una normale ragazza che aveva ricevuto un invito da parte del ragazzo che le piaceva.

Salì le scale e incontrò Marco. La fissava ancora arrabbiato per la sera prima.
"Come è andata a scuola?" Provò a chiedere lei.
"Bene, a te?"
"Bene." C'era un po' di tensione nell'aria.
Marco stava per sorpassarla per scendere in cucina, ma la sorella lo bloccò.
"Ti va di andare in camera tua? Magari giochiamo a qualcosa." Sorrise.
Senza dire una parola il piccolo risalì le scale e fece strada alla sorella. Entrarono e chiusero la porta.
La stanza di Marco era grande e molto colorata. C'erano un computer, scarso ma per lui andava più che bene, una televisione, delle miniature di dinosauri e qualche libro. Era però molto buia perché a lui piaceva stare con le serrande abbassate e con solo la luce della scrivania accesa. Per Viola questo era un punto a suo favore. Il sole in quella stanza non poteva colpirla.
"Mi dispiace per ieri sera. Ero stanca e agitata per il compito." Disse Viola buttandosi sul letto del fratellino, finalmente salva da quei coltelli.
"Non fa niente..."
"Come vanno le tue ricerche sui... vampiri?" L'unica persona più informata era suo fratello di sette anni e solo lui poteva aiutarla.
"Non cerco solo su di loro! Ma perché ti importa?" Marco si girò a guardarla e si mise seduto sulla sedia girevole.
"Così..."
"Ormai le so tutte a memoria." Disse fiero.
"Raccontami tutto quello che sai su di loro." Viola cercava un modo per farsi dire qualcosa ma sempre cercando di essere la sorella realista e con i piedi per terra.
"Sei strana Vivi." La guardò storto e poi cominciò a parlare.
"I vampiri non sono invincibili, comunque. Possono essere uccisi e hanno anche dei punti deboli." Continuò tranquillo.
"Ad esempio?" Viola si tirò su e rimase seduta a gambe incrociate.
"Ad esempio il loro punto debole è il sole e possono essere uccisi se gli viene conficcato nel cuore un palo di legno."
"E perché il sole?" La ragazza stava per sapere ciò che le serviva.
"Perché loro sono creature della notte e il sole non fa per loro, però ora hanno imparato a resistere anche a lui grazie al sangue che bevono."
"Quindi per resistere al sole devono bere sangue?" Le bastò pensare al sangue che la gola ricominciò a bruciare.
"Si, loro bevono e poi possono durare sotto il sole per un po'."
"Ma esisteranno dei vampiri buoni, che non bevono sangue dalle persone!"
"Sono rari. Sono cattivi e amano uccidere persone e non possono resistere al sangue."
Viola guardava il fratello senza parole. Per essere un minimo normale e non avere paura del sole, doveva uccidere una persona.
"Ma tu tanto non ci credi in queste cose..." Disse il fratellino giocando con un pupazzetto.
La sorella si alzò dal letto e prima di uscire dalla camera disse al fratellino che sarebbe tornata presto.
Uscì di casa e scese le scale saltando dei gradini ad ogni passo. La gola le bruciava, non poteva più resistere.
Era ancora giorno e naturalmente il sole riprese ad infliggere danni alla giovane. Corse verso il parco, dove era stata aggredita la notte scorsa. Le immagini le erano tutte chiare. Era tutto ovvio.
La gola prese a bruciare forte e Viola si infilò in mezzo agli alberi per non farsi vedere. Ci doveva essere sicuramente qualcuno nei paraggi.
Ad un certo punto un uomo che stava facendo jogging, si fermò proprio davanti a Viola per riposarsi un minuto.
La gola bruciava e lei non resisteva più, doveva bere del sangue a tutti i costi.
Piano, iniziò a camminare verso l'uomo che era girato di spalle. Si posizionò proprio dietro di lui e appena si tirò su, la ragazza l'aggredì al collo, senza pietà. Il signore cercò di urlare ma subito gli chiuse la bocca. Se lo portò in mezzo al parco, nel verde dove nessuno li poteva vedere.
Il sangue bollente e pulsante e ancora più buono perché in movimento, le placava il bruciore. Finalmente sentì il sole riscaldarla e non pugnalarla. Tutti i dolori erano scomparsi ma ormai era condannata, la sua anima non sarebbe più tornata indietro. Ormai l'oscurità era in lei e nessuno avrebbe riportato indietro la vecchia Viola.


Ecco il primo capitolo!
Non so come sia venuto, spero che comunque vi piaccia!
Lasciate una recensione per farmi sapere cosa ne pensate.
Grazie e alla prossima!
  
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