CPITOLO 11
Alle sedici e trenta, puntuale Xander entrò nell’ufficio di Willow. La ragazza lo aveva sentito quando era arrivato, pochi minuti prima perché si era messo a chiacchierare allegramente con la sua segretaria, Lory. Xander lo faceva sempre e lei aveva sospettato che l’amico nutrisse un certo interesse per la ragazza; tuttavia, ogni volta che glielo aveva chiesto, Xan aveva negato senza nascondere un po’ di fastidio per la domanda. Lory, invece, in sua presenza aveva mostrato spesso imbarazzo: non essendo arrivata nella compagnia da molto e non avendo una grandissima confidenza col suo capo, Willow, aveva scambiato quel giovane alto e muscoloso per il suo ragazzo e non sapeva mai come comportarsi con lui. Willow non l’aveva mai contraddetta quando la segretaria le diceva che c’era il suo fidanzato al telefono e si trattava sempre di Xnder. All’inizio, i due amici si erano divertiti molto a tener su quell’equivoco, facendo credere più di una volta alla giovane che stavano facendo sesso nell’ufficio della programmatrice/sistemista, ma poi il gioco era finito e Rosemberg semplicemente non aveva voluto precisare né il tipo di rapporto che aveva col carpentiere, né i suoi gusti sessuali. Infondo, lì alla compagnia nessuno sapeva che era gay e lei non vedeva proprio perché doverglielo dire, visto che era un fatto strettamente personale e intimo. Le uniche due a conoscere questo piccolo particolare, erano Molly Feder e Georgie Grend, due sue colleghe e amiche che, per puro caso, una sera avevano incontrato lei e Kennedy in un nigth vicino la baia, frequentato notoriamente solamente da gay sia uomini che donne. Quella volta, in realtà, lei e Kenny stavano facendo un sopralluogo, alla ricerca di un vampiro che stava facendo strage da quelle parti. Buffy era andata all’uscita secondaria per intercettarlo, eventualmente, mentre loro erano entrate per stanarlo. Dovevano mischiarsi alla folla e così avevano preso un cocktail e si aggiravano guardinghe per le sale del locale. Avevano iniziato a chiacchierare e, come sempre, Kennedy le aveva manifestato il suo affetto baciandola. In quel momento si erano scontrate accidentalmente con Molly e Georgie che, dapprima erano rimaste pietrificate e decisamente in imbarazzo, essendo state “beccate” lì. Poi, però, una volta che Will aveva sorriso loro e si era mostrata gentile e a suo agio, le due si erano lasciante un po’ andare e si erano rilassate. Un attimo dopo Will aveva presentato loro Kenny, dicendo che era la sua ragazza. Prima di allora, Willow era uscita qualche volta con quelle due, ma soprattutto nelle pause pranzo o per discutere di lavoro. L’argomento sesso non era mai venuto fuori, non c’era sufficiente confidenza. Quindi, scoprire che anche la rossa faceva parte della comunità gay di San Francisco era stata una vera sorpresa. Will era riservata a lavoro e sulla sua vita privata non si era mai sbottonata tanto; per questo le due colleghe quando l’avevano riconosciuta erano impallidite: avevano pensato che fosse capitata lì per caso o per sbaglio e fossero state viste da lei in atteggiamenti inequivocabili. Per fortuna si erano sbagliate. Da quel momento, le quattro erano uscite spesso insieme, ma né Will né Kennedy avevano parlato del loro “secondo lavoro”, né di stregoneria e roba affine. Poi, quando la rossa aveva lasciato Kennedy, le uscite serali con le due colleghe erano cessate: Willow non avrebbe mai voluto sentirsi il terzo incomodo. Tuttavia, nei momenti liberi lì in ufficio, spesso si fermava a fare quattro chiacchiere con Molly o con Georgi o magari con entrambe; oppure andavano a prendere qualcosa insieme alla tavola calda lì vicino.
Kennedy era venuta raramente da lei, in ufficio, quando stavano insieme: lavoravano praticamente per lo stesso capo, ma in settori diversi e a quattro piani di distanza. Lory non si era mai accorta degli sguardi che intercorrevano fra di loro, o del fatto che Kennedy ricercasse un contatto fisico col suo capo ogni volta che poteva. Pensava semplicemente che fossero molto amiche, visto che non era un mistero che vivessero nella stessa casa con altre ragazze. A dire il vero, Lory pensava che anche Xander Harris vivesse con loro, ma non l’aveva mai chiesto, pensando che non fossero affari suoi.
Xander la sentì irrigidirsi di colpo, poi lei si
ritrasse dal suo tocco:
.
Disse. Willow accantonò per un momento la tastiera e alzò il telefono che
comunicava direttamente con la scrivania di Lory:
Scesero al parcheggio nel seminterrato del palazzo. L’aria era più calda, ma ancora non era afosa come fuori di lì. Xander aveva parcheggiato, come ogni volta che andava a prenderla, al suo posto auto, il numero 124. Il ragazzo fece scattare le sicure della auto col telecomando dell’antifurto e Willow entrò in macchina buttando la propria borsa sui sedili posteriori, insieme alla sua giacca. Poi si allacciò la cintura e attese silenziosamente che Xander la raggiungesse. Il carpentiere arrivò subito dopo e depose la propria roba accanto alla sua, poi attese alcuni istanti e finalmente entrò. La macchina si avviò subito verso la rampa di uscita del parcheggio.
Ancora nessuna risposta.
Xander era stanco di quel silenzio e dell’atteggiamento strano della sua amica e, se fino a quel momento aveva tentato di controllarsi, ora ne aveva abbastanza.
< La pianti di fare la stronza e mi dici cos’hai?
E’ da stamattina che sei strana. Hai detto che né Tara né Kennedy c’entrano. E
allora che c’è? Ce l’hai con me? Che ti prende? >. Domandò, con tono
altrettanto duro. Ma la rossa non aveva intenzione di rispondere. Fece una
smorfia di disappunto, dopodiché riprese il proprio cammino verso il
bagnasciuga, sorpassando il suo amico semplicemente girandogli intorno, visto
che lui non voleva spostarsi di lì. Xander, però, le lasciò fare solo qualche
passo, dopodiché la prese da dietro, se la caricò senza sforzi su una spalla e
s’incamminò verso l’oceano, incurante delle proteste della ragazza:
< Ah, ah, Willow, attenta a quello che dici o
vengo lì e ti tengo la testa sotto finché non sputi il rospo! >. L’ammonì
Xander, ironico ma serissimo nella sua minaccia. La rossa lo capì e si
trattenne. Nuotò fino ad un punto dove toccava, poi iniziò a camminare,
movendosi pesantemente a causa dei vestiti zuppi d’acqua. Raggiunse Xander e
cominciò a picchiarlo sul petto coi pugni, più forte che poté:
Willow riemerse ancora:
A quel punto fu Willow a sbottare, guardandolo in
cagnesco:
< E così il problema è questo… >. Disse Xander, piatto.
< Sì, Xan. E non so come fare! Sento che prima o poi dovrò parlargliene, ma… so esattamente quale sarà la sua reazione, quando lo verrà a sapere: anche quando andavamo al college insieme… vuoi sapere per cosa fu la nostra prima litigata, il pomeriggio in cui Glory le succhiò il cervello? >.
< Per cosa? >.
< Tara disse, in un lapsus, che aveva paura che io stessi solo vivendo una fase della mia vita, stando con lei, e prima o poi sarei tornata a interessarmi di un qualche ragazzo! >.
< Ma non è vero! >.
< Be’, raccontandole che sono stata a letto con te… non ci crederà mai! >. Commentò Tristemente. Poi ripensò a quell’episodio isolato di due anni prima
***
Era un giorno speciale, l’anniversario della
distruzione di Sunnydail e quindi della morte di Anya. Buffy era partita tre
giorni prima per andare ad un convegno, accompagnata da Giles che ne aveva
approfittato per fare un viaggetto a Minneapolis. Kennedy anche era fuori città
per lavoro, mentre Dawn aveva chiamato verso l’ora di pranzo per avvisarli che
quella notte sarebbe stata a casa del suo attuale ragazzo, Robert. Xander e
Willow si erano ritrovati soli e avevano deciso di andare a mangiare una pizza,
poi d’infilarsi in qualche pub e di bere fino a ubriacarsi. Almeno, queste
erano le precise intenzioni di Xander, come tutti gli anni quando arrivava quel
giorno. La strega voleva solo fargli compagnia: non voleva certo sbronzarsi. Ma
era stata una giornata dura per entrambi e non erano riusciti a farsi forza
l’un con l’altro, quindi si erano scolati sei birre a testa, ma solo dopo aver
fatto otto giri di tequila alla fragola e due gin-tonic ciascuno. Avevano
concluso in bellezza, scolandosi un paio di bicchieri di whisky.
Quando
erano usciti dal locale, erano talmente tanto sbronzi che il barista aveva
dovuto chiamare un taxi per assicurarsi che nessuno dei due guidasse. Walter,
il barista, li conosceva come clienti abituali perché, di tanto in tanto, tutta
la gang andava a festeggiare nel suo pub. Così aveva pagato lui il tassista,
poi aveva preso i documenti di Xander e, pensando che i due abitassero insieme,
li aveva spediti all’indirizzo scritto sulla sua patente. Effettivamente era la
stessa strada, abitazioni vicine, ma non la stessa. Non era importante,
comunque. Il tassista li aveva portati a destinazione mentre loro ridevano,
sghignazzavano e dicevano cose senza senso. Li aveva aiutati a scendere e aveva
messo loro le chiavi di casa in mano, poi se n’era andato. Xander e Willow,
abbracciati da un lato per sostenersi a vicenda e aiutarsi a camminare, avevano
imboccato il piccolo viale di casa del ragazzo, avevano salito i tre gradini
della veranda rischiando di cadere a ogni passo, ed erano arrivati davanti alla
porta della villa. Xander aveva dovuto fare svariati tentativi, prima di
riuscire a infilare la toppa con la chiave. La porta si era aperta tanto
improvvisamente che i due erano ruzzolati a terra ridendo come due veri idioti.
Voleva
da lei un po’ di quella forza, voleva un po’ di quella sua decisione, di quel
coraggio tutto speciale che gli si leggeva chiaro negli occhi verdi, sinceri e
dolcissimi anche nel baratro del dolore. Voleva da lei consolazione, non solo
comprensione: quella già ce l’aveva da tempo. E voleva consolarla a sua volta,
rendendosi conto benissimo che il cuore della sua più cara e vecchia amica non
aveva mai smesso di piangere e di gridare di dolore per la morte dell’unica
persona che le aveva davvero dato serenità e felicità. Per la morte di Tara e
per tutto quello che ne era conseguito.
Forse
fu per questo che la baciò. Prima con delicatezza, sfiorandola appena e
lasciandola stupita, confusa, ma non contrariata. Poi sempre più con passione,
sbattendola addosso alla parete di fronte e stringendola a sé disperatamente.
Dopo
alcuni momenti di titubanza e di smarrimento completo, Willow cominciò a
ricambiare i suoi baci, le sue carezze, con la stessa intensità, con la stessa
disperazione. Gli si avvinghiò con le gambe attorno alla vita e lui la sostenne
facilmente, visto che pesava quanto una foglia per i suoi muscoli abituati a
ben altri sforzi. Si diressero, senza pensare, infondo al corridoio, nella
stanza di Xander, e si lasciarono andare sul letto morbido, continuando a
baciarsi e a carezzarsi ovunque, con la stessa frenesia di toccare la pelle
nuda, con la stessa brama di ricevere quella consolazione che non sembravano
essere riusciti a trovare neppure nell’oblio dato dall’alcool. Perché l’alcool
nemmeno quello gli aveva concesso, se non per poche ore. Si spogliarono
rapidamente, pezzo dopo pezzo, e si ritrovarono a rotolarsi nel letto, nudi,
toccandosi e baciandosi ovunque, senza riserve né falso pudore. Willow l’aveva
leccato su una spalla, sulla guancia, sul collo: sapeva di sale e di whisky. Il
sapore delle cause del loro comportamento attuale, infondo. Un sapore
agrodolce, comunque indimenticabile. Quando Xander era entrato in lei, delicatamente
ma con decisione, Willow aveva provato inizialmente una sensazione da tempo
dimenticata, poi i suoi sensi si erano acuiti e il piacere, ma soprattutto
l’affetto reciproco, le aveva regalato lunghi istanti di pace e soddisfazione.
Lo stesso era stato per Xander che, dopo Anya, non aveva più fatto l’amore con
nessuna.
A
quale prezzo però?
Il
costo di quella consolazione lo conoscevano entrambi, o almeno credevano che
così fosse. E furono pronti ad accettarlo pur di far cessare anche solo per una
notte il dolore sordo e martellante che colpiva costantemente le loro menti e i
loro cuori da anni.
La mattina seguente si svegliarono improvvisamente,
a causa del rumore della porta di casa che sbatteva nell’essere chiusa con poca
delicatezza.
I
due ragazzi ci misero alcuni istanti per schiarirsi le idee: avevano entrambi
un forte mal di testa e la loro memoria era annebbiata dalla sbronza colossale
della sera prima. Un’occhiata veloce alla sveglia digitale, sul comodino,
rivelò che erano quasi le dodici e trenta. Avevano dormito fino a tardi.
Non
ricordavano bene cosa fosse accaduto la sera prima, ma c’era poca possibilità
di errore, visto che i due al momento del risveglio stavano a letto, insieme,
nudi, avvinghiati. Entrambi, all’unisono,
schizzarono fuori dalle coperte, fissandosi stravolti e confusi.
Willow uscì dal bagno mezz’ora dopo e se ne andò a
casa, filando a rinchiudersi a chiave nella propria stanza, con la scusa del
mal di testa dopo sbronza. Ci rimase fino all’indomani e telefonò in ufficio
dicendo che non si sentiva bene e che quindi non sarebbe andata.
Si
vergognava così tanto per quello che era successo!
Come
aveva potuto tradire la fiducia di Kennedy?
Come
aveva potuto fare sesso con un ragazzo? Lei era gay!
E,
soprattutto, come aveva potuto fare sesso con Xander? Il suo migliore amico!
Avrebbe
dovuto consolarlo, farlo smettere di piangere, cancellare i suoi sensi di colpa
inutili e infondati. Non lasciarsi baciare, toccarlo ovunque, morderlo,
leccarlo e… oddio, non poteva nemmeno pensarci a quello che era successo dopo.
Era stata proprio brava, non c’era dubbio. Meno male che fino a quel momento
non aveva dovuto consolare davvero anche Buffy o Dawn, se no l’avrebbe fatto
piccolo il casino, pensò ironica e acida con sé stessa.
Aveva
fatto sesso con Xander…
Aveva
fatto sesso con Xander!
E
com’era stato? Le era piaciuto? Dannazione, non era quella la cosa importante!
Tra l’altro, certo che non le era piaciuto, visto che lei era gay. O invece
sì?… Non riusciva a ricordarlo, sapeva solo che, effettivamente, era stato
tremendamente consolante. Almeno fino a quella mattina. Si diede dell’idiota e
si sarebbe presa a schiaffi per quello che aveva fatto, ma tanto ormai non
poteva tornare indietro e cancellare tutto. E Xander? Come l’aveva presa lui?
Ora sicuramente avrebbe pensato che era una puttana egoista e non l’avrebbe
nemmeno più cercata.
Ovviamente,
a causa del panico forse, Willow si era sbagliata. Xander la cercò eccome: il
giorno successivo, presentandosi al suo ufficio e dicendo a Lory di non
disturbarli per nessuna ragione al mondo. La segretaria annuì e non passò
nessuna telefonata, né permise a nessuno di entrare nell’ufficio di Willow.
La
rossa, nel vedersi presentare l’amico lì i ufficio, rimase stupita. Il cuore le
andò in gola e un improvviso senso d’imbarazzo e di sete violenta l’assalirono
come lupi famelici. Xander non era andato lì per farle una scenata, come lei
aveva creduto inizialmente, ma per parlarle, per chiarire e chiederle scusa. Si
assunse ingiustamente tutta la responsabilità dell’accaduto, dicendo che era
stato un bastardo ad approfittarsi di lei in quel modo. Willow, allora, si
calmò e ribatté che non era solo colpa sua, perché anche lei aveva partecipato
attivamente alla cosa e non aveva pensato neppure per un momento di fermarlo o
di tirarsi indietro.
Dopo
quella lunga discussione, i due decisero di rimuovere dalla memoria
quell’incidente, così avevano deciso di chiamarlo. Di far finta che non fosse
mai successo niente, di comportarsi fra loro come i vecchi amici d’infanzia di
sempre. Ma fu impossibile perché, alla fine del mese, il ciclo mestruale di
Willow non accennò a fare la sua regolare comparsa. La ragazza ne fu
terrorizzata e, senza esitare, lo disse a Xander. I due sforzarono di ricordare
e… no, quella famosa notte non avevano usato nessun contraccettivo. Willow non
ne aveva bisogno da anni, mentre Xander… be’, in realtà nemmeno lui ne aveva
più avuto bisogno. Così, quella notte, semplicemente avevano dimenticato
entrambi le implicazioni di quello che stavano facendo, come tutto il resto.
Andarono
nuovamente nel panico, ma poi una razionale Willow decretò che l’unico modo per
togliersi ogni dubbio era quello di fare il test di gravidanza. Lo acquistarono
e la ragazza lo ripeté tre volte: positivo. Sempre positivo. Rimase sconvolta e
chiamò subito Xander al telefono per informarlo: non l’aveva voluto presente
durante l’esecuzione del test. Nell’ansia di avere dei risultati concreti,
tuttavia, dimenticò di chiudere a chiave la porta del bagno. Entrò Buffy e la
sorprese con le lacrime agli occhi e il terzo test in mano, le confezioni degli
altri due nel secchio.
Ma
poi, una notte, durante una ronda inevitabile per la rossa senza destare
sospetti, un vampiro l’aggredì, scaraventandola in una vetrina di Jorge Avenue
e facendole sbattere violentemente l’addome. Willow sanguinò copiosamente e le
fu inevitabile perdere il bambino, questo le dissero al pronto soccorso, quando
Buffy e Xander ce la portarono, lasciando volontariamente in sala d’attesa il
resto del gruppo. I due amici piansero a lungo, disperandosi per quella
perdita. Poi finirono col rassegnarsi, ma la strega si chiuse in un ostinato
mutismo. Buffy allora chiamò Angel, gli confidò l’accaduto senza timori,
conoscendo quanto fosse comprensivo il vampiro, e gli chiese di ospitare Willow
per qualche tempo per farla riprendere, lontano da San Francisco. Angel
acconsentì ad aiutare la strega, adducendo come scusa ufficiale che gli serviva
una mano dalla strega più potente d’occidente per un caso difficile. Kennedy
sarebbe voluta partire con lei, ma, grazie a Dio, il lavoro glielo impedì. Così
Will partì, stando lontano da San Francisco e dai suoi amici, come dalla sua
ragazza, per tre mesi.Quando tornò, sembrava la stessa di prima anche nei
rapporti con Xander. Tanto lui quanto Buffy si era illusi che le fosse passata
davvero, che avesse digerito la cosa e se ne fosse fatta una ragione
esattamente come loro.
***
Solo ora, su quella spiaggia, Xander si rese conto che si era sbagliato. Willow non aveva mai smesso di pensare al figlio che non era mai nato e all’errore commesso quella notte di circa due anni prima.
Da anni non era stata più un modello di correttezza, anzi. Ma quella notte aveva decisamente toccato il fondo... di nuovo. Contemporaneamente aveva tradito Kennedy, tradito la propria natura, sfruttato il suo migliore amico - facendolo sentire pure in colpa, poi - e aveva sottolineato quanto fosse irresponsabile e stupida nel non prendere precauzioni di nessun tipo. Lei e Xander ne avevano pagato lo scotto, ma poi... chi ci aveva rimesso di più era la creatura che le stava crescendo in grembo. Aveva pagato gli errori della madre con la propria vita.
Willow ragionò su quell'ultima frase e capì i sentimenti del ragazzo perché, in un certo senso, era proprio un incesto quello che avevano commesso: da anni si consideravano fratello e sorella, perché facevano parte di quella famiglia allargata che era la Scooby Gang. E anche quando erano piccoli si erano sempre comportati come due veri fratelli. Willow era ignorata dai suoi genitori, mentre Xander... be', era meglio se veniva ignorato dai suoi, visto che quando non era così, ogni scusa era buona per offenderlo o punirlo di qualcosa che, probabilmente, non aveva fatto.
Lui veniva da una famiglia di ubriaconi.
Lei da una famiglia di gente fredda e insoddisfatta che faceva di tutto per non ricordarsi di essere una famiglia.
Il destino li aveva fatti incontrare all'asilo e da quel momento erano stati inseparabili. Poi erano cresciuti, era arrivata Buffy, erano stati catapultati in un mondo che sfiorava l'irreale e il loro legame si era stretto di più. Avevano passato guai su guai, apocalissi, litigi, problemi di ogni genere, momenti orribili per entrambi. Ma erano sempre stati insieme a sostenersi a vicenda e a scambiarsi reciproco affetto, rimettendosi sempre in piedi se i casi della vita li facevano scivolare per un istante.
Poi c'era stata quella notte e... il destino era un bastardo, ma loro gli avevano dato una gran mano.
< Già, invece, adesso, ci troviamo a sentirci in imbarazzo se solo ripensiamo a quei momenti... e abbiamo taciuto una cosa così importante a tutti. Non equivale ad aver distrutto ugualmente la nostra famiglia? Con la differenza che, a parte noi, nessun'altro lo sa! >.
< Abbiamo salvato il salvabile, Xander. E' per questo che Buffy mi ha spedita da Angel! >.
< Ah, già, Angel...! Non ti ha mai detto nulla? >.
< Non mi ha rimproverata, non mi ha costretta a parlare, mi ha tenuta lontana da Cordelia e gli altri in modo che non dovessi dare false spiegazioni. Ha semplicemente aspettato che fossi pronta per parlargliene, per sfogarmi. Dopo un mese che ero lì... avvenne. Mi aveva sentito gridare e piangere nel sonno: stavo sognando di Tara e di nostro figlio. Me lo sono ritrovato accanto che mi abbracciava per farmi calmare. Fu allora che gli raccontai tutto! >.
< E che ha detto? >.
< Niente. In realtà già sapeva, glielo aveva raccontato Buffy. Era per quello che mi aveva tenuta lontana dai suoi... però fu un sollievo per me, parlarne!... Mi presi del tempo per riposare e schiarirmi le idee. Quando tornai, fu facile fingere che tutto fosse tornato a posto. Fino... al ritorno di Tara!... Voglio dirglielo, Xander, non voglio segreti fra noi! >.
< Ma darle un colpo simile appena tornata... >.
< E' per questo che ho deciso di aspettare. Le ho aperto la mia mente e le ho permesso di vedere la mia vita dal giorno in cui è morta fino a quando ho incontrato Kennedy, ma ho evitato accuratamente di darle accesso anche alle immagini riguardanti tutto il resto. L'ho shockata confessandogli di aver ucciso Worren e Rack, se le dicessi ora anche di te... probabilmente desidererebbe non essere mai tornata in vita e non voglio darle un dolore così grande!... Non riuscirei mai più a riavvicinarla a me e... è stata dura vivere quando lei era morta. Ma mi sarebbe impossibile continuare senza di lei, ora che è nuovamente in vita, capisci? Cinque anni e non ho smesso neppure per un secondo di amarla e di desiderare di stare con lei, di toccarla, di sentire la sua voce. Ora che mi è stata data una seconda possibilità... sarò egoista, ma non voglio perderla di nuovo: non lo sopporterei. Ne morirei, stavolta! >.
< Capisco!... Prenditi tempo, allora e... se vorrai, glielo diremo insieme, affronteremo la cosa insieme!>.
< Insieme? >.
< Come sempre! >.
Solo allora i due si guardarono negli occhi. Stavano piangendo entrambi, ma nessuno dei due si era accorto dell'altro, finché non si erano guardati. Xander si sporse e la baciò in fronte, mentre Willow chiuse gli occhi nel ricevere quel gesto d'affetto. Ancora una volta, la loro vicinanza era stata di conforto. Nonostante tutto.