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Autore: AnnaGori    03/06/2008    1 recensioni
Una lotta sconsiderata della polizia contro un mostro, una lotta contro il tempo, che rischia di tirare in ballo sentimenti pericolosi e di riaprire ferite non del tutto rimarginate... Ma la giustizia vince su tutto... A tutti i costi!
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Una giornata pesante

Era stata una giornata piuttosto pesante…

Appena salite le scale, Anna infilò la chiave nella nuova toppa in ottone… Le due mandate da aprire le dissero che Luca, il suo coinquilino, non era ancora tornato.

Si chiuse la porta alle spalle, lascio cadere le chiavi nello svuota tasche sopra la scarpiera, si tolse le scarpe e, come ultima cosa, ripose pistola e distintivo nel cassetto del tavolino dell’ingresso.

Subito Micia, la gattina sua e di Luca, la venne a salutare, strusciandosi tra le sue gambe con la coda ritta e i baffi lunghissimi, in attesa di un po’ di meritate coccole per questa sua accoglienza.

Anna però non si curò troppo di lei, si abbassò, le fece una carezzuola salutandola e andò a poggiare la sua vecchia e ormai consunta giacca di pelle.

Non aveva ancora acceso la luce… Dalle tende del balcone luci di macchine di autisti distratti e ansiosi sfrecciavano illuminando l’appartamento, in zona acquedotto di Roma, che in quel momento era abitato solo da ombre veloci e furtive, da una Micia delusa e da una donna, un agente scelto di polizia, che si abbandonò stanca sul divano.

Prese dal tavolino un piccolo aggeggio, un quadratino di metallo con tante piccole linguette di diversa misura e con a lato una manovella: prese a girarla.

Dal piccolo carillon che teneva in mano uscirono lievi note sfocate di una canzone, forse la più triste e allo stesso tempo romantica che conosceva: ta, da, da, da, da… ta, da, da, da, ta, da, da, da, ta, da, da, da , da… Love Story… Si alzò… Prese l’accendigas e diede vita alla giovane fiammella di una rossa candelina di Natale.

Un bagliore tenue, soffice come la neve, fece un po’ più di luce nel salotto, e Anna potè vedere, all’angolo vicino alla finestra, il piccolo albero di Natale, un po’ misero quel anno, seppur attorniato da alcuni pacchetti dalle sfavillanti carte.

Tra quelli c’era il regalo suo e di Luca per Nicola, il ragazzino, loro vicino di casa, che, costretto a vivere con la nonna, ogni tanto faceva loro visita.

Luca si era veramente tanto legato a quel giovane amico…

Era stata una giornata piuttosto pesante: la scomparsa di un bambino e il ritrovamento, poche ore dopo la denuncia di scomparsa, di un esile corpicino senza vita, quasi sicuramente seviziato da un mostro a cui stavano dando la caccia da parecchio tempo.

Si sentiva frustrata, tremendamente frustrata…

Brutti ricordi… Momenti del passato, ferite che ancora ogni tanto si riaprivano, riversando nella sua vita tutto il male che aveva patito: dalle violenze inaudite del patrigno, alla rabbia verso sua madre che non era riuscita a trovare il coraggio di difendere la sua ingenuità di ragazzina.

E nel vedere quel pacco regalo, una Play Station un po’ stantia che sarebbe stata per quel bambino come la luce dopo il buio, la faceva riflettere su quanto fosse a volte ingiusto il suo lavoro.

Ma era quello che si era scelta.

Aveva deciso, dopo i fatti di tanti anni prima, che non avrebbe permesso, nei limiti del possibile, che a qualcun altro accadesse di soffrire quanto e come era successo a lei; ma in quel momento era tutta un’utopia… Sì, perché purtroppo la vita di un poliziotto è fatta anche di questo: di vittorie sì, di soddisfazioni, ma anche di sconfitte, di “troppo tardi” che spesso fanno male più di un proiettile.

Ed ora era lì, sul suo divano, con la testa estremamente pesante, e con una gattina, la sua gattina, implorante coccole e intenta nel fare quelle che Anna è solita chiamare “fusa a ripresa”!

“Ma sì dai… Un po’ di carezze te le meriti…” iniziò a scivolare con la mano il soffice manto.

Sentì d’improvviso gli occhi pesanti… Si abbandonò, o piuttosto, non fece in tempo a rendersene conto, che Morfeo la prese tra le sue possenti braccia, accompagnandola in sonni strani, di fantasmi e sangue… Agitati…

“Anna…” una mano fredda le stava accarezzando dolcemente la gota accaldata.

“Anna… Svegliati…”

Aprendo gli occhi, vide affianco a lei, accucciato sul tappeto, incessantemente acclamato da Micia, Luca.

Nonostante i suoi occhi verdi e dolci fossero velati da una patina di stanchezza mista alla identica frustrazione provata prima da lei, le sorrideva con tenerezza, i capelli lunghi castani a incorniciare quel volto dai lineamenti precisi e scultorei.

“Che ore sono?” chiese Anna biascicando, le labbra rattrappite dal sonno.

“Le nove e tre quarti…”

“Oh, cazzo…” si lasciò sfuggire, “Dovevo preparare la cena!” disse raddrizzandosi, “Scusa, adesso mi sbrigo!”

“No, no… Per carità…Che già quando sei sveglia…” alluse lui, scherzando come sempre sul suo impedimento in campo culinario, “Ho preso qualcosa al giapponese qui all’angolo!”

“Grande… Ti devo una cena!” disse lei, alzandosi, dolorante per la posizione scomoda di stasi, dal divano.

“Sì… Basta che non cucini tu!!”

Anna non potè fare a meno di sorridere: quel giorno aveva proprio bisogno di un po’ di allegria.

Accese le lucette dell’albero e iniziò a preparare la tavola.

Tofu fritto, Sushi Gohan, Makizushi, Manjyu… Anna amava la cucina giapponese, e come lei anche Luca ne era ghiotto: ma quella sera qualcosa impediva loro di apprezzare i gourmet sulla loro tavola…

“Non ce la faccio… Mi dispiace… Ci ho provato… È più forte di me… ” si alzò Anna dal tavolo.

Luca si alzò a sua volta; sapeva che per lei era più difficile accettare quel insuccesso, e sapeva che doveva aiutarla ad accettarlo, proprio perché non sarebbe stato l’ultimo.

La seguì fino alla sua stanza e fu partecipe di un comportamento che aveva imparato a riconoscere come un momento di disagio: Anna stava girovagando a gran velocità per la sua stanza, freneticamente, incontrollabile ed irrefrenabile nel suo sfogarsi, prendendo qua e la indumenti sparsi e buttandoli sul letto, per poi riprenderli uno ad uno e ripiegarli con una precisione quasi maniacale.

Appena seppe di essere in grado di trattenerla, Luca l’afferrò per le spalle, la voltò e la strinse tra le sue braccia, sentendo i suoi singhiozzi silenziosi rimbombare contro il suo petto, soffrendo con lei, come soffre con te un amico nel momento di sconforto, percependo come anche sua l’ira e la voglia di prendere a calci il mondo che in quel momento li accomunava.

“Shh… Non piangere dai…” cercò di confortarla non appena sentì che l’impeto dell’amica di dimenarsi si andava affievolendo. “Non è stata colpa nostra… È successo…”

Anna sentiva quelle parole scivolarle nel cuore, slittando come a voler entrare senza riuscirci, come fossero state spalmate di burro… Non riusciva ad accettarlo… Sapeva che da qualche parte in quel momento una madre stava morendo di dolore per la perdita di un esserino di soli quattro anni, e la rammaricava ancor più il fatto di sapere cosa aveva patito quello scricciolo.

Non riusciva a fermare lacrime e sussulti, non riusciva a controllarsi. Molto male, sentiva il suo ego, insensibile, dirle.

Lentamente Luca la condusse a sedere sul letto, si distese accanto a lei e iniziò a carezzarle la spalla destra, dandole ogni tanto un bacio sulla testa.

Un bacio semplice, d’affetto, di comprensione, di condivisione, quasi di solidarietà, appoggiando le labbra tra i suoi folti capelli scuri e sentendo i suoi sospiri trasformarsi via via in lenti respiri, stabilizzati, ad avviso del lento addormentarsi di Anna.

Si sentiva stanco, anche lui, decisamente… Decise di restare lì: raggiungere il suo letto significava dispendio di energie di cui si ritrovava mancante.

Chiuse gli occhi, percependo l’avvicinarsi sinuoso, felino di Micia, e il suo salire sul letto e acciambellarsi ai loro piedi.

Quel calore di vita fu l’ultimo ricordo che lo accompagnò nel sonno quella sera.

E con esso la convinzione, prima di chiudere definitivamente gli occhi, che quel uomo, che si faceva chiamare ‘Il_Pifferaio_di_Hamelin’ sarebbe presto stato nelle mani della giustizia, la giustizia più crudele, quella dei carcerati.






Ehm... Seconda funfiction.... Adesso, devo ammettere, ci sto prendendo gusto!!!
Questo racconto è cominciato come lo svago di una giornata noiosa... Poi però ho continuato a scrivere... Lo inserirò a capitoli... E' tratto dalla fiction della TAODUE "Distretto di Polizia" . Spero vi possa piacere!!!!
vi saluto e come sempre, prima vi invito a recensire, poi vi mando un bacio immenso!
__AnnaGori__

  
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