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Autore: _Whatever_    17/01/2014    2 recensioni
Tutto inizia a Sheffield nel lontano 2003, ma alcuni rapporti sono destinati a durare per molto tempo.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Turner, Alexa Chung, Matt Helders, Miles Kane, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Don't Forget Whose Legs You're On'
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Margaret di certo non si aspettava una frase del genere, soprattutto dopo gli ultimi tre giorni.
Lo guardò con aria interrogativa.
“Sì, hai capito bene, dobbiamo parlare, o meglio, devo parlarti.”
La ragazza non rispose, ma si avvicinò ad Alex e, con un lento movimento per evitare di bruciarsi, prese la sigaretta che Alex si era acceso da poco.
Alex non oppose resistenza e la osservò fumare in silenzio: lei non lo guardava; fissava una siepe del giardino.
“E se io non volessi ascoltare quello che hai da dirmi?” La ragazza si volse verso Turner per guardarlo negli occhi mentre pronunciava queste parole.
La sicurezza che Alex aveva messo insieme qualche minuto prima stava vacillando.
“In fondo, Alexander, per tre giorni hai preferito tacere e vedermi impazzire per i tuoi atteggiamenti di merda. Cosa pensi di poter risolvere adesso?” Margaret si era avvicinata e lo guardava negli occhi, che dopo l’ultima frase della ragazza si erano sbarrati. Erano diventati ancora più grandi del solito ed erano smarriti. Era la sua ennesima provocazione. Lei non ci stava ad essere trattata così e non poteva sopportare che Alex si sentisse in diritto di farlo. Per quanto Alex si fosse incazzato con lei, non poteva minimamente permettersi di decidere qualsiasi cosa.
Ripensò allo sguardo vuoto della ragazza durante il pranzo: era triste, dispiaciuta, assente e in quel momento capì che probabilmente non ci voleva molto ad ottenere una possibilità di parlare tranquillamente.
“Margaret, mi, mi, a me dispiace. Scusa per questi tre giorni.”
Margaret restò in silenzio. Non le bastavano quelle sentite, ma semplici parole.
“Sono stato un coglione. Reagisco sempre male, anche davanti alle cretinate, è solo che con te nulla è mai una stupidaggine per me. Devo sembrarti uno psicopatico in realtà: Matt ti ha detto che sono stato io a volerti qui per questi giorni e poi non…”
“Al, fermati. Dobbiamo parlare, hai ragione, ma non possiamo andare via adesso.”
“Perché no?” Chiese il ragazzo, sorridendo perché era riuscito a tirare fuori le parole giuste.
“Perché non è educato. Io e Pauline abbiamo fatto la torta e non mi va di sgombrare così in fretta.”
“Allora ceniamo insieme questa sera.” Alex si era sciolto completamente.
“D’accordo.”
“E magari dormi nella meravigliosa camera di hotel che ti sto pagando, ma di cui non stai usufruendo.”
“Non te l’ho chiesto io però!”
“Non mi interessa, io te l’ho prenotata lo stesso.”
“Va bhè, vedremo. Rientriamo perché sto morendo di freddo.”
“Ieri sera eri meno vestita e non sembrava stessi morendo di freddo.” Osservò Alex.
“Sì, Alex, non c’è bisogno. Lo so che stavo bene con quel vestito ieri sera.” Scherzò la ragazza.
“Già, stavi molto bene.” Rispose serio lui. Lei non si aspettava un complimento serio e le guance le si colorarono leggermente di un rosa più intenso.
“Sei per caso arrossita?” Chiese Alex avvicinandosi per fingere di cercare qualcosa sul suo viso.
“No.” Mentì prontamente lei, mentre si dirigeva verso la porta per rientrare.
Alex sorrise impercettibilmente.

Il tè era pronto e Miles preparò le tazze da portare in salotto, mentre Pauline sfornò la torta.
Margaret si accomodò sul divano e Alex si sedette di fianco a lei, ma non troppo vicino. Nel salotto c’era solo un’altra poltrona, quindi, quando Miles li vide in silenzio sul divano, li raggiunse e si sedette in mezzo, pensando di far loro un favore.
Pauline appoggiò la torta sul tavolo e si accomodò sulla poltrona.
“Cosa fate oggi pomeriggio, ragazzi?”
Miles guardò gli altri seduti al suo fianco.
“Per me è uguale.” Rispose Alex.
“Io stamattina ho visto due o tre negozi in cui mi piacerebbe tornare.” Disse Margaret guardando Miles.
Kane non era di certo contrario all’idea di vagare per negozi. Durante il tour con Alex, gli era stato concesso solo visitare negozi di musica.
Con il programma pronto, finirono la merenda e Margaret andò a cambiarsi in camera.


“Miles sarebbe un problema se io e Margaret cenassimo fuori questa sera?” Chiese Alex all’amico mentre lavavano le tazze e sistemavano i piattini.
“Come hai fatto a convincerla a venire a cena fuori con te dopo lo schifo che sei stato in questi tre giorni?” Chiese di rimando Miles, sinceramente sorpreso.
“Le ho chiesto scusa.”
“Ma bravo Alex! Stai crescendo! Quando spunta il prossimo dentino?” Miles iniziò a prenderlo in giro, ma Alex era serio.
“E probabilmente non viene a dormire qui stanotte.” Disse concentrandosi sulla tazza che stava asciugando attentamente.
“Alex…cosa hai intenzione di fare?” Miles era tornato serio di colpo.
“Voglio solo parlarle con calma.”
“Al, conosci il significato della parola parlare?” chiese Kane passandogli l’ultima tazza.
“Sì, idiota.”
“Vedremo.”
“Cosa c’è da vedere?” Margaret era comparsa sulla porta della cucina.
“Se non riuscirò a comprare almeno una camicia oggi!” Rispose Miles prontamente.


Margaret voleva usare i mezzi pubblici e Alex si fece convincere a usare la metro, anche se aveva paura dei fan, perché era stanco e voleva rilassarsi con i suoi amici.
Miles e Margaret non si risparmiarono alcun negozio degno di interesse. Alex sopportò senza lamentarsi quel supplizio.
Dopo almeno un’ora e mezza di camicie, gonne, vestiti, completi e cose del genere, Alex notò una piccola vetrina e l’insegna portava la scritta “Help!”.
Turner capì immediatamente che si trovava davanti a un negozio di dischi e non emise una parola per far capire a Miles che era intenzionato a entrarci; non voleva interromperlo, era impegnato a parlare con Margaret della possibilità di imparare a mettersi l’eyeliner . Gli diede una pacca sulla spalla e indicò il negozio dall’altra parte della strada.
Entrati nel negozio, tutti e tre si sorpresero perché era più grande di quel che sembrava da fuori. Sulla destra c’era il reparto dedicato ai dischi, vecchi e nuovi, mentre a sinistra c’erano alcune chitarre. Le pareti erano tapezzate di poster di artisti famosi, ma al contrario di quanto ci si potesse aspettare, la scena non era monopolizzata dai Fab Four. Un ricco catalogo di artisti osservava i clienti dall’alto.
Margaret si diresse immediatamente nel reparto dei dischi, mentre Miles e Alex non ci pensarono due volte ad andare a vedere cosa ci fosse nel reparto degli strumenti musicali.
La ragazza dietro la cassa stava leggendo un libro quando i tre entrarono e sollevò lo sguardo solo per osservare che tipo di gente si fosse degnata ad entrare in quel posto ormai dimenticato.
Il negozio era silenzioso e si sentivano solo le voci di Alex e Miles che parlavano e borbottavano di chissà che cosa nel reparto delle chitarre.
La ragazza dietro il bancone non ascoltava quello che stavano dicendo quei due e non voleva farlo, perché era presa dalla lettura, o meglio, rilettura,di Cime Tempestose, ma Miles la raggiunse al bancone. Lei si degnò di guardarlo, solo perché ormai non poteva più continuare a ignorarlo.
“Ciao, hai bisogno?” Disse la ragazza realizzando solo in quell’istante.
“C’è un mio amico di là e vorrebbe farmi sentire una cosa alla chitarra acustica. Possiamo usarne una un secondo?”
La ragazza, che aveva appena riconosciuto Miles e si doveva ancora un attimo riprendere, non riuscì subito a capire il senso di quella domanda, ma annuì.
“Grazie.” Rispose Miles facendole l’occhiolino.
La ragazza non ci pensò due volte ad approfittare della situazione.
“Il tuo amico di là e Turner?”
“Potrebbe.” Disse Miles ormai di spalle.
La ragazza seguì Miles immediatamente, aveva delle cose da dirgli.
“Ero al vostro concerto l’altra sera.”
Miles si girò.
“Ah sì?!”
“Già. Mi è piaciuto l’album.” Rispose la ragazza raggiungendolo davanti a Turner, il quale intanto aveva preso una chitarra.
“E’ la sintesi perfetta tra voi.” Alex a quel punto si girò verso Miles e la ragazza del bancone.
“Grazie.” Disse semplicemente Turner.
“Rendete meglio dal vivo però.” Aggiunse la ragazza distogliendo lo sguardo.
“Hai ragione.” Disse Margaret, che li aveva raggiunti.
Miles scoppiò a ridere, ma Alex le guardò con aria interrogativa.
“Cosa vuol dire scusa?” Chiese Alex guardando Margaret.
“Niente Al, lascia perdere.” Rispose Margaret facendo l’occhiolino alla ragazza del bancone.
“Quando fai un album da solista tu, eh?” La ragazza aveva ripreso coraggio e ora stava indagando sul futuro di Miles.
“Non lo so sinceramente.”
“No, tu devi farlo. La tua chitarra è fantastica e la tua voce è perfetta anche per un artista solista.”
Mentre la ragazza cercava di convincere Miles a intraprendere una carriera da solista e quest’ultimo si stimava per i complimenti, Alex seguì Margaret nella sala riservata ai dischi, con la chitarra in mano.
“Cosa stai facendo, scusa?” Chiese Margaret.
“Mi è venuta in mente una cosa e vorrei provarla, ma quei due di là mi infastidiscono.”
  
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