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Autore: Maiko_chan    17/01/2014    16 recensioni
Un "nuovo" ninja arriva a Konoha.
Dovrà integrarsi nel gruppo dei nostri eroi portando non pochi scompigli e, a un passo dalla guerra contro l'Akatsuki, la nuova risorsa sarà indispensabile. Tra intrighi, nuovi personaggi e un'amore perduto - o no? -, la storia principale sarà abbastanza sconvolta anche se la seguirò a grandi linee.
Prima fanfic, mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate.
[Estratto dall'ultimo capitolo]
Concentrati e mantieni la calma, Minoru.
Sentì un fischio quasi impercettibile e, ancor prima che Pakkun gli intimasse di muoversi, lui scattò verso il punto da cui era partito. Si abbassò, schivando un proiettile esplosivo che deflagrò dopo qualche secondo, ma lui era già addosso all’uomo che l’aveva lanciato. L’individuo, preso alla sprovvista, indietreggiò, estraendo un kunai. Minoru fu più veloce di lui, piantando l’arma nel suo petto, all’altezza del cuore. Kihou cadde a terra, esalando il suo ultimo respiro.
Meno uno.

{NaruHina + SasuSaku & Others}
[Storia ABBANDONATA]
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio | Coppie: Hinata/Naruto
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Naruto Shippuuden
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Capitolo 10




Ricordati Hinata: per riuscire a manipolare l’elemento vento devi immaginare che il tuo chakra si divida in due parti che confluiscono l’una contro l’altra, generando schegge affilate di chakra.

Una goccia di sudore cadde dalla sua fronte, andando ad infrangersi contro il dorso della sua mano affusolata. Osservò con sguardo vacuo la goccia scivolare finché non la vide raggiungere il pollice, staccandosi da esso e infrangendosi sul suolo. Teneva le mani chiuse davanti a se: nel pugno creato con entrambe le mani, risiedeva una foglia che, senza ottenere grandi successi, cercava di tagliare con il proprio chakra. Le copie da lei create non se la passavano meglio.

In due settimane, erano riuscite a creare solo taglietti di ridotta lunghezza nonostante il costante impegno. Hinata e le sue copie - non molte, circa una dozzina-  aprirono le mani trovando, con loro enorme sorpresa, un taglio che percorreva più della metà della foglia. La Hyuuga fece scomparire le sue copie, riuscendo ad accennare un sorriso prima di cadere pericolosamente verso il suolo. Ma l’impatto con esso non avvenne, venendo presa al volo da un paio di braccia che la strinsero con vigore cullandola in un abbraccio. Si aggrappò inconsciamente al corpo caldo che la stringeva, trovandolo estremamente invitante. Scorse dei capelli color grano prima di perdere conoscenza, vinta dalla stanchezza.

Avvertendo questa differenza, il ragazzo la strinse con più forza, attento però a non farle del male. Sorrise di riflesso, mentre la osservava aggrapparsi alla sua giubba da jonin. Volse il suo sguardo ai dintorni, soffermandosi sulla figura di un albero con una generosa ombra ai suoi piedi. Si diresse verso di esso, camminando spedito. Appoggiò la ragazza sul tronco, cercando di sistemarla più comodamente possibile. Quando fu soddisfatto del suo operato - dubbiamente riuscito- si concentrò sulla sua figura. I lineamenti delicati del viso la facevano assomigliare ad una bambola pregiata ma lui sapeva che la piccola Hinata non era affatto fragile. Una ciocca di capelli mori le scendeva disordinatamente su un occhio e lui, non potendo sopportare un tale affronto alla sua bellezza, non poté far finta di nulla. Goffamente e con una buona dose d’imbarazzo, si avvicinò al suo candido volto scostando con un fluido movimento delle dita l’impertinente ciocca corvina. Indugiò sulla pelle della sua guancia, lasciando i suoi polpastrelli a saggiarne la morbidezza. Ritrasse la mano di scatto, quasi scottato dal contatto avuto, con un velo rosato sulle sue guance.

Per distrarsi, volse lo sguardo verso gli altri ragazzi aguzzando la vista per scorgere i loro movimenti. Erano discretamente migliorati in quelle due settimane, e ormai tutti avevano più o meno capito come manovrare il loro elemento. Sospirò affranto, osservando la scarsa potenza delle tecniche riprodotte. Si osservò -o meglio, osservò le sue copie- sbracciarsi, urlando loro di metterci più impegno. Rise guardandosi, sembrava un bambino troppo cresciuto che faceva le bizze. Si passò una mano fra i capelli, sghignazzando, mentre tratteneva un altro scoppio di risa. Sorrise, era da molto che non rideva in quel modo. Poco importava se a scatenarle fosse stata la sua goffaggine, che in tutti quegli anni non era mai scomparsa nonostante la sua esperienza. Si distese accanto al corpo di Hinata, che ancora non dava segni di ripresa, e alzò lo sguardo osservando le fronde dell’albero che si muovevano per via della leggera brezza. Inspiegabilmente, da quando era tornato a Konoha, sentiva che quella era la sua casa.

“E chissà se troverò la persona che ha cambiato la mia vita” pensò mentre guardava di sfuggita la figura dormiente di Hinata.   
***


Minoru sbuffò, spazientito, mentre tamburellava le dita sull’asse di ferro alle sue spalle. Accanto a lui, Fuyumi rimaneva accovacciata a terra, giocherellando annoiata con i sassolini sparsi ai suoi piedi. Ad un tratto, Minoru vide avvicinarsi una persona che, correndo, stava alzando un gran polverone.

-Finalmente è arrivato… - borbottò a mezza voce, ma con un tono di voce abbastanza alto da essere udito da Fuyumi che alzò il capo, abbozzando un sorriso.
Non accadeva tutti i giorni di vedere Minoru arrabbiato o quantomeno irritato, lui che era sempre così paziente.

-Alla buon ora, Konohamaru! –
Il Sarutobi, ansimante per l’assurda corsa, non degnò di uno sguardo l’irritato Minoru aprendosi in un enorme sorriso. Prese un gran respiro, cercando di regolarizzare la sua respirazione.

-Pronti per il mio fantastico tour di Konoha?!- urlò loro, entusiasta.

-Lo saremmo stati anche un’ora fa, Sarutobi.- ribatté gelido Minoru, guadagnandosi un’occhiataccia dallo stesso Konohamaru.

-Che intendi dire, teme?!- ringhiò fra i denti il ragazzino, appoggiando le mani sulle sue ginocchia, piegandosi per arrivare all’altezza del viso di Minoru che era leggermente più basso di lui.

-Esattamente quello che ho detto, Sarutobi. Adesso, se non ti dispiace, vorrei che ci sbrigassimo così che io e Fuyumi potremo riprendere il nostro allenamento.- spiegò il ragazzo, per nulla impressionato dalla presa di posizione di Konohamaru.

Tra i due iniziò una guerra di sguardi, fulminandosi a vicenda sotto gli occhi di una perplessa Fuyumi che ancora non capiva per quale motivo non iniziassero quel benedetto tour. Sospirò affranta, chiedendosi perché i maschi fossero così ottusi.

-Minoru… - sussurrò quasi impercettibilmente, ma venendo comunque udita dal ragazzo.

Bastò un semplice cenno da parte sua per far in modo che Minoru si calmasse immediatamente, sorridendole rassicurante. Scosse un paio di volte la testa, puntando poi i suoi occhi color nocciola sulla figura di Konohamaru che ancora teneva un cipiglio deciso. Lo trafisse con lo sguardo ma, appena sentì un sospiro rassegnato provenire dalla sua destra, si paralizzò per un attimo. Accennò un sorrisetto, che non sfuggì a Fuyumi la quale arrossì abbassando lo sguardo.

-Muoviti Sarutobi, facci fare questo giro. –

Con una nuova luce negli occhi, Konohamaru si rimise in posizione eretta urlando loro un “Seguitemi!” e riprendendo a correre senza aspettare gli altri due. Fuyumi sorrise imbarazzata a Minoru, il quale accennò un ghigno soddisfatto.

-Andiamo Fuyumi, seguiamo quel dobe. –
***

 
I ramoscelli sparsi sul terreno si spezzavano sotto il suo peso, creando un suono stridulo che a chiunque avrebbe fatto accapponare la pelle soprattutto se, come lui, si trovavano in una foresta. Ma l’uomo non si impensierì udendo quei suoni, continuando a camminare apparentemente senza una meta, attraversando quel bosco con passo sicuro, non preoccupandosi di coloro che avrebbero potuto risiedervi.

Non lo preoccupava la prospettiva di uno scontro, sicuro che nessuno avrebbe potuto nuocergli. Al contrario era più che certo che chiunque avrebbe incontrato sul suo cammino non sarebbe mai stato un pericolo per lui e non sarebbe sopravvissuto allo scontro. L’avrebbero potuto definire un arrogante; lui non avrebbe dissentito.

Dopo un paio di metri, svoltò a destra e si fermò dopo pochi passi accanto ad un albero per potersi sistemare meglio il pesante sacco che portava sulle spalle. Avanzò con sicurezza per un tempo a lui indefinito finché non intravide una parete rocciosa ricoperta da rampicanti con dei singolari fiori arancioni. Rallentò il passo e, appena fu davanti ad esso, lasciò cadere il sacco a terra iniziando a comporre velocemente una serie di sigilli. Appoggiò una mano infusa di chakra sulla parete, la quale iniziò a tremare. I rampicanti iniziarono a muoversi e aggrapparsi alla mano dell’uomo che però non ne era affatto intimorito. Un scossone più forte dei precedenti scosse la parete che iniziò a slittare, ripiegandosi su se stessa. L’uomo ritirò la mano, rimettendosi il sacco sulle spalle. Davanti a se si aprì un varco che mostrò un lungo corridoio illuminato da delle torce, conferendogli un aspetto spettrale. Avanzò al suo interno senza alcun timore e non si voltò neanche quando la parete dietro di lui si chiuse, togliendogli l’ultima possibilità di tornare indietro.  Camminò lungo quello che sembrava un vero e proprio labirinto, ma senza esitare ogni volta che si trovava davanti ad un bivio. Destra, sinistra, sinistra, destra.

Proprio quando iniziò ad accusare un po’ di stanchezza davanti a se si erse un portone su cui era raffigurato un enorme serpente. Spinse con forza un anta dell’enorme portone, che si aprì con mille cigolii. Avanzò spavaldo ma appena vide una figura nascondersi nell’oscurità, si inginocchiò di fronte ad essa aspettando ordini.

-Vedo che sei tornato, finalmente-  sibilò la figura nascosta nell’ombra.
L’uomo tremò sotto lo sguardo tagliente di quell’infernale figura, costringendosi però a non sottomettersi completamente a quell’uomo.

-Ho avuto più problemi del previsto, Kabutomaru-sama -  

L’aria parve scuotersi al solo pronunciare quel nome, satura di Sakki che emanava Kabutomaru. L’uomo-serpente parve assottigliare ancora di più gli occhi, sibilando parole senza significato, almeno secondo l’uomo ancora inginocchiato.

-Non si ripeterà, non preoccuparti – sibilò la sua figura, facendo sudare freddo l’uomo.

-Ora posa il sacco e vattene-

L’uomo, senza più nascondere la propria paura, posò il sacco davanti a sé ed indietreggiò senza alzare il capo. Dopo un ultimo inchino si dileguò, scomparendo dietro il grande portone.

Kabutomaru avanzò lentamente, soppesando ogni suo passo, raggiungendo la sacca appoggiata a terra poco prima dal suo sottoposto. “Uomo inutile” pensò, mentre si accovacciava trafficando febbrilmente con la corda che impediva alla borsa di aprirsi. La aprì dopo poche manovre, non era stato applicato nessun tipo di sigillo. Scoprì cosa conteneva; era un ragazzo, morto. Un cadavere.

L’uomo-serpente si lasciò andare ad una risata sibilante, facendo poi un cenno. Dall’ombra emersero due ibridi, entrambi avevano attivato il segno maledetto al secondo livello. Le due figure si inchinarono di fronte al loro padrone, chinando la testa.

-Ordini, Kabutomaru-sama-

Le voci sovrapposte delle due figure crearono un effetto acustico inquietante; le pareti rimbombarono, creando un eco che le rese più cupe del loro abituale timbro di voce.

-Uccidete quell’uomo-
Glaciale e diretto.

-Sì, Kabutomaru-sama-

Le due figure scomparvero dalla sua vista lasciandolo solo in quella sala. Trascinò con sé il cadavere del ragazzo, aprendo un ulteriore porta varcando la soglia del suo laboratorio.
Una risata diabolica scaturì dalle sue labbra mentre le grida strazianti di un uomo rimbombavano sulle pareti del covo. I suoi sottoposti avevano eseguito i suoi ordini.
***

 
TenTen restava dietro al suo nuovo sensei, ridacchiando per l’imbarazzante situazione in cui si era cacciata la sua amica. Essere trasportate in braccio da Naruto per tutto il villaggio fino a Villa Hyuuga doveva essere altamente imbarazzante per Hinata che, troppo debilitata per il consumo di chakra, non riusciva a camminare sulle proprie gambe. Infatti era proprio così: la ragazza aveva assunto una colorazione tendente al bordeaux per l’imbarazzo. Sentiva gli sguardi di tutti puntati addosso e non aveva torto. Konoha era un villaggio tranquillo, i pettegolezzi non prendevano mai il largo, ma non era cosa di tutti i giorni vedere l’erede del prestigioso clan Hyuuga trasportata da un ragazzo, per di più lo stesso ninja da poco arrivato al Villaggio della Foglia che aveva scombussolato la natura tranquilla e pacifica del luogo. I passanti osservavano incuriositi quella scena, immaginando qualsiasi tipo di assurdità. La presenza di TenTen inoltre non veniva affatto accantonata. La migliore amica di Hinata si era fatta un nome quando il suo compagno di squadra, Rock Lee, aveva distrutto un intero ristorante dopo aver ingurgitato malauguratamente un bicchierino di sakè. Pare che mentre distruggesse il locale cantasse a squarcia gola i nomi dei propri compagni di squadra e del sensei. Vederla ridacchiare maliziosamente mentre lanciava sguardi saputi ai due ragazzi bastava a far nascere ogni tipo di pettegolezzo.

Non sarebbe comunque durato. Sparlare delle figlie di Hiashi Hyuuga alle sue spalle non era mai una grande idea, l’uomo non tollerava tali affronti al clan. Subirsi una chiacchierata privata con il capoclan Hyuuga non entusiasmava nessuno.

Naruto non faceva caso a ciò che gli succedeva intorno a lui, avere Hinata tra le sue braccia non lo faceva concentrare su nient’altro che non fosse le ragazza. Non si preoccupava né dei passanti né di TenTen alla sua destra, l’unica cosa che vedeva era la Hyuuga che teneva tra le sue braccia.

-Naruto-sama!-

-Capo!-

Gli urli rivoltogli lo fecero uscire dalla sua trance, costringendolo a rivolgere la sua attenzione ai tre ragazzini che gli stavano di fronte, scrutandolo sorpresi. Hinata, conscia di essere al centro dell’attenzione, arrossì ancora di più nascondendo gli occhi sotto la lunga frangetta corvina.

-Ciao, ragazzi. Come mai qui?-
Naruto esibì una risata imbarazzata che fece insospettire sia Fuyumi che Minoru, al contrario si Konohamaru che guardò l’Uzumaki come se fosse demente.

-Capo, perché hai Hinata-san in braccio?- chiese il piccolo Sarutobi, guadagnandosi un occhiata sdegnata da Minoru.

Il ragazzino alzò gli occhi al cielo seguito da Fuyumi che accennò un sorrisetto rassegnato. Anche se era da poco che conosceva Konohamaru aveva già capito che persona fosse: esuberante, testardo ma soprattutto senza tatto. Di alcun tipo.

-Oh… eheheh, Hinata ha consumato troppo chakra nell’allenamento è per questo che la sto portando in braccio- spiegò Naruto, mentre un leggero rossore imporporò le sue guance.
Konohamaru alzò un sopracciglio, scettico, ma scrollò le spalle, ignaro del sollievo avuto dall’Uzumaki per aver assistito al quel gesto.

-E voi, ragazzi, dove state andando?- chiese TenTen, rimasta in silenzio fino a poco prima.
I tre ragazzi si guardarono fra loro, incerti.

-Konohamaru ha appena finito di farci visitare il Villaggio, stiamo cercando un posto per allenarci.- esordì Minoru, guardando con la coda dell’occhio Hinata che ancora sostava fra le braccia del suo niisan. Represse un sorriso, la ragazza cercava di rendersi invisibile ma non avrebbe mai potuto riuscirci, saltava troppo all’occhio. Quella ragazza gli era simpatica, assomigliava sotto certi aspetti alla sua Fuyumi.

Naruto parve pensarci un po’ su; per quanto ne sapeva lui, il campo n°3 era occupato solo dai suoi allievi quindi, a rigor di logica, sarebbe andato bene anche per loro.

-Penso che non ci siano problemi se vi allenate al campo n°3. Dopotutto Tsunade-baachan ha assegnato a me quel campo-

Minoru annuì seguendo il ragionamento del suo sensei e rivolgendo un occhiata a Fuyumi che annuì concorde. Salutarono con un cenno del capo le persone lì presenti, scomparendo nell’usuale sbuffo, lasciando lì Konohamaru il quale batté un piede a terra, incollerito. Quel teme di Minoru gliel’aveva fatta. Di nuovo.

-Vado anch’io, Capo. Ci si vede-

Il piccolo Sarutobi scomparve nell’ennesimo sbuffo, lasciando nuovamente soli TenTen, Naruto e Hinata. A quel punto a TenTen venne in mente una fantastica idea. Esibì un sorrisetto diabolico, stando ben attenta a non farsi notare dai due ragazzi. Sgaiattolò via, senza farsi notare, imboccando una strada secondaria, dileguandosi e lasciando soli i due ragazzi in balia dei pettegolezzi che stavano prendendo forma per le strade di Konoha.

-Ehi TenTen, come mai sei così silenziosa?- chiese perplesso Naruto, non udendo nessun rumore da parte della ragazza.

Si girò verso dove avrebbe dovuto trovarsi la ragazza, sgranando gli occhi appena vide che anche lei si era volatilizzata. Erano rimasti soli, lui e Hinata, ancora. Arrossì impercettibilmente al quel pensiero, in qualche modo riusciva a trascorrere molto tempo in compagnia della Hyuuga e questo non poteva che fargli piacere. Scosse la testa, non erano assolutamente pensieri che avrebbe dovuto fare in quel momento soprattutto data la presenza della ragazza che, dettaglio rilevante, era accovacciata tra le sue braccia. Sorrise rivolgendo la sua attenzione alla delicata creatura che sostava tra le sue braccia.

-Ehi, Hinata-chan, come ti senti adesso?-

Hinata tremò sul suo petto annuendo, ipnotizzata dal ritmico battere del cuore di Naruto. Il ragazzo sorrise, rassicurato, continuando a camminare verso l’abitazione della ragazza senza curarsi dei passanti curiosi.

Ancora una volta, per lui c’era solo lei in quel momento.

Svoltò a destra, ritrovandosi davanti alla suntuosa e raffinata Villa Hyuuga, scoprendosi un tantino seccato dalla velocità con cui l’avevano raggiunta. Tenere Hinata fra le braccia era una bella sensazione, un qualcosa che lui non riusciva però a definire. Decise di non pensarci, certo che lo scorrere del tempo avrebbe dissipato i suoi numerosi dubbi. Avanzò verso l’entrata dell’abitazione, notando nella ragazza un leggero cambiamento, come se sapesse che una volta varcata quella soglia sarebbe successo qualcosa.

Si avvicinò cautamente all’entrata, venendo immediatamente accolto da un uomo: era più alto di lui di un paio di centimetri e la sua figura irradiava freddezza e autorevolezza. Ma l’Uzumaki non si scompose, nella sua vita aveva già incontrato uomini come colui che aveva di fronte, non vedeva motivo per preoccuparsi.

Quanto si sbagliava.

-Ragazzo, spero che tu abbia una spiegazione per ciò che vedo-

La sua voce, glaciale, non lo turbò: l’unico effetto ottenuto fu quello d’inarcare un sopracciglio. Hinata tremò tra le sue braccia, agitandosi e spalancando i suoi occhi perlati. Non capì il motivo di questo suo comportamento ma non si lasciò scoraggiare, stringendola maggiormente a sé, impedendole di parlare con questo sue gesto e irritando l’uomo che aveva di fronte.

-Sono il nuovo sensei di Hinata-chan, la sto riportando a casa in braccio perché ha consumato troppo chakra per il suo allenamento. Vede, lei non ce la faceva a stare in piedi così ho pensato di..-

-Dalla a me, subito.-
Naruto rimase interdetto per qualche secondo, sconvolto dalla freddezza dell’uomo, impuntandosi poi per come si era rivolto a Hinata.

-Posso chiederle chi è lei per parlarmi così?- chiese, imitando il tono di voce dell’uomo.

-Il padre.-
Il ragazzo, preso in contropiede, batté le palpebre più volte non collegando ciò che l’uomo gli aveva risposto con la domanda che gli aveva posto.

-C-come?-
L’uomo gli puntò addosso i suoi occhi e in quel momento Naruto notò il particolare pigmento di essi. “Oh, cavolo non ditemi che…”

-Il padre di Hinata, il capoclan Hyuuga, Hiashi Hyuuga.- disse l’uomo, calmissimo, aggiungendo al suo tono di voce un sottile sarcasmo che non sfuggì ad un imbarazzato Naruto.

-Oh, io non sapevo… non immaginavo…- incespicò tra le parole cercando di cavarsi fuori da quella situazione imbarazzante.
Hiashi non lo aiutò affatto, l’ostilità che emanava lo congelava sul posto.

-P-padre non si arrabbi, N-Naruto-sensei voleva solo aiutarmi..- a venire in suo aiuto fu inaspettatamente Hinata, che con le sue parole sembrò convincere il padre che nonostante tutto continuava a guardare male il ragazzo.

-D’accordo… Ragazzo adesso però gradirei che lasciassi a me mia figlia.-

-Certo, certo- si sbrigò a rispondere Naruto, conscio che quella situazione stava degenerando.

Hiashi allungò le braccia verso la figlia che venne delicatamente data al padre, il quale la strinse vigorosamente a sé scoccandogli un occhiata assai inquisitoria al ché la ragazza arrossì, colpevole.
L’Uzumaki rimase in silenzio, incerto sul da farsi. A salvarlo da una possibile chiacchierata con il capoclan Hyuuga  fu un AMBU che in quel preciso istante apparve accanto al ragazzo.

-L’Hokage vuole vederla immediatamente, Naruto-san.-
Il ragazzo, ringraziando mentalmente i Kami per quell’inaspettata ancora di salvezza, annuì con vigore ringraziando con un cenno l’AMBU che scomparve subito dopo.

-Io adesso devo andare, è stato un piacere conoscerla Hiashi-san. Hinata-chan noi ci vediamo domani, puntuale mi raccomando.-
Hinata annuì arrossendo e facendo insospettire ulteriormente l’uomo, che però non mostrò il suo disappunto.

-È stato un piacere anche per me, Uzumaki.-

Naruto fece un veloce cenno col capo, dileguandosi. Hiashi trasportò la figlia dentro casa, portandola fino in camera sua e depositandola delicatamente sul letto. Non era abituato a questo genere di premure verso le figlie ma non avrebbe negato, almeno non a se stesso, che in tutti quegli anni avrebbe voluto che tutti quei gesti fossero abituali come invece non avveniva. Il clan non permetteva certe debolezze.

-P-padre, i-io….- pigolò Hinata, non sapendo bene come continuare la frase.

-Non importa, Hinata, ora pensa a riposarti-

La ragazza rimase colpita dalla dolcezza con cui le si era rivolto il padre, non era mai arrivato a tanto. Dopo tanti, troppi, anni finalmente suo padre dimostrava in qualche modo l’affetto che nutriva per la figlia, la quale era sempre cresciuta nel dubbio che il padre le volesse bene. Gli occhi le si inumidirono per la felicità mentre osservava il padre uscire lentamente dalla sua stanza, scomparendo nei lunghi corridoi di Villa Hyuuga.
***

 
Naruto camminava spedito dentro al palazzo dell’Hokage, dirigendosi verso lo studio di Tsunade. Ripensò per un attimo all’imbarazzante episodio avvenuto davanti a Villa Hyuuga, piegando le labbra in una smorfia. Si costrinse a non pensarci, grattandosi una guancia a disagio. Arrivò davanti alla porta del ufficio della Senju ed entrò, senza bussare. Tsunade lo trafisse con lo sguardo, pensando mentalmente che quel ragazzo non sarebbe mai cambiato. Sospirò, facendogli cenno di avvicinarsi. Punirlo non sarebbe servito a nulla in quel momento, si sarebbe vendicata a modo suo.

-Naruto ti ho convocato qui per informarti dei dettagli sulla missione di recupero del Tricoda-

L’attenzione dell’Uzumaki fu subito attirata dall’argomento, rimanendo comunque perplesso. La spedizione sarebbe dovuta avvenire tra una settimana, perché allora Tsunade-baachan l’aveva convocato così di fretta?

-Ma, non capisco, la spedizione è programmata per la prossima settimana, perché sono stato convocato così presto?-

-Semplice Baka: Jiraiya ha avuto nuove informazioni. A quanto pare l’Akatsuki ha intenzione di muoversi, appunto, tra una settimana. Con Jiraiya ho deciso di mandare la nostra squadra un paio di giorni prima del loro arrivo, è più prudente.- riferì la donna, congiungendo le mani.

-Perfetto, allora posso sapere chi farà parte della squadra?-

Tsunade sorrise, non era cambiato di una virgola. Quando c’era da combattere lui non si tirava mai indietro.

-La vostra squadra sarà composta da otto membri, te compreso: Kakashi Hatake, Yamato, Gai Maito, Shizune, Sakura Haruno, Neji Hyuuga e Ino Yamanaka. Vi ritroverete domani all’alba per partire verso il rifugio del demone.-
Il ragazzo sorrise, annuendo.

-Avrei una richiesta, Tsunade-baachan.-
La donna inarcò un sopracciglio, presa alla sprovvista. Fece un veloce cenno della mano, pronta ad ascoltare la sua richiesta.

-Vorrei portare con me anche Fuyumi e Minoru. E non accetterò un “No” come risposta, Tsunade-baachan.-
***





Salve a tutti! 

*silenzio tombale*

Ehm… qualcuno si ricorda di me? Lo so, lo so, sono scomparsa per un lasso di tempo infinito vi chiedo scusa. >.< Ho avuto moltissimi impegni, scuola e un paio di contest che devo ancora terminare. Ho avuto troppo da fare e così la voglia per scrivere il continuo di questa long è scemata piano piano. Ma, visto che stavo facendo passare decisamente troppo tempo, ho deciso di rimettere la testa a posto. XD Un ringraziamento speciale va a quelle persone che mi hanno mandato messaggi personale per informarsi dell’eventuale continuo della storia -loro sanno chi, non c’è bisogno che lo dica-. È anche merito vostro se ho deciso di pubblicare il nuovo capitolo così in fretta -e di allungarlo di un paio di pagine, giusto per dissipare meglio la vostra rabbia XD-.

Che dire, spero che questo nuovo capitolo sia stato di vostro gradimento visto che ho penato tantissimo per scriverlo. Ah, per chi è appassionato d’azione, dico di non preoccuparsi: tra poco si ballerà, ve lo assicuro! Quindi se volete continuare a seguire questa povera mentecatta, non posso che ringraziarvi e aspettarvi nei prossimi capitoli! E, se a qualcuno può interessare, tra poco dovrei pubblicare una mini-long che partecipa al Winter Contest [NaruHina] che posterò appena avrò saputo i risultati!

Come sempre ringrazio coloro che hanno recensito il precedente capitolo, e chi ha inserito la mia storia tra le seguite/preferite/ricordate. E ripeto: voi siete troppo buoni con me! *me piange a dirotto*

Ci vediamo al prossimo capitolo! ^^

Un bacione grande grande,
Naruhinafra.


Prometto, non sparirò di nuovo!
 
 
 
 
 
   
 
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