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Autore: Marichiaaa    17/01/2014    1 recensioni
《Tesoro sali in macchina, ci divertiremo nella nuova casa. A Londra ti farai dei nuovi amici.》
《Io...io non voglio venire.》
Ariel, 16 anni, bulimica. Ecco come uso definirmi. Mia madre mi chiamò Ariel per via dei miei capelli uguali a quelli della sirenetta...era sempre stato il suo cartone preferito.
Ogni mattina mi alzo e invece di ringraziare Dio per un nuovo giorno, ringrazio lei...per rovinarmi la vita ogni giorno di più. 
Lei non ha il diritto di rovinarmi la vita.
Genere: Erotico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: PWP, Tematiche delicate
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#ARIEL’S POV.
<< Esci da quel bagno, sono di nuovo in ritardo per colpa tua. >> Fanculo. Non sa fare altro che lamentarsi, non solo mi ha rovinato la vita…
<< Hai capito ragazzina? >> Bussava forte sulla porta, ma io ero troppo impegnata a rigettare la colazione per ascoltarla sul serio. La sua voce mi arrivava ovattata, non ero sicura delle parole che le uscivano dalla bocca. Quando finalmente riuscii a smettere di vomitare tentai di alzarmi in piedi tenendomi dal lavandino e mi guardai allo specchio. “Che cosa devo fare con te?” Pensai, forse un po’ ad alta voce, tanto da farmi sentire da mia madre furiosa. Decisi di uscire e lasciarle fare quello che doveva, non l’avrei sopportata un minuto di più.
<< Finalmente hai avuto pietà di tua madre >> La sentii dire appena feci scattare la serratura della porta. Stronza. Non esisteva buongiorno o buonasera a casa mia, soltanto l’essere indifferenti l’una all’altra.
Entrai nella mia camera e chiusi la porta a chiave. Accesi lo stereo e aprii l’armadio. Mi serviva qualcosa di diverso, qualcosa che non mi facesse passare per la ragazza nuova, per l’anonima della situazione. Mia madre nonostante mi odiasse si ostinava a comprare vestiti che decisamente anonimi non erano, forse si vergognava di com’ero e mi voleva cambiare. Presi l’ammasso di vestiti appoggiati sul fondo del mio armadio e cominciai a guardarli tutti. Mini abiti, gonne, shorts decisamente troppo short! Forse non ero ancora pronta ad un cambiamento radicale perciò optai per la mia solita maglia bianca attillata ma non troppo, in una sola parola anonima e l’abbinai ad uno short nero all’opposto. Misi le mie amiche converse bianche e un cardigan nero. Non ero ancora convinta del risultato. Ero troppo pallida, così passai un po’ di phard, truccai gli occhi di nero e misi un rossetto chiaro. Pettinai i miei lunghi capelli e mi avviai verso scuola.
 
#LOUIS’ POV.
Un altro giorno di tortura stava per iniziare, fortuna che c’erano loro, i miei migliori amici. Zayn, Harry e Niall, e Liam, miei fratelli non che compagni di squadra. Faccio gli ultimi due tiri dalla mia sigaretta, mentre i miei amici commentano ogni singola persona che passa. Sono assente stamattina, vorrei tanto essere nel mio letto. Ma qualcosa mi riporta in questo mondo, tra i comuni mortali.
<< E quella chi è? >> Dissi indicando una rossa con un culo da paura. << Guardate che culo. >> Lanciai un fischio, ma quella non si girò, si girarono tutte tranne che lei. Forse non era interessata. Ci fu una risata di gruppo
<< Ti ha proprio ignorata Lou. – fece Harry ridendo. – Che fai perdi il tuo fascino? >>  Il mio viso diventò viola. << Non dire mai più una cosa del genere idiota! >> E mi avviai dentro scuola lasciando gli altri indietro. Ero suscettibile di mio, ma quando si trattava dell’effetto che avevo sulle ragazze nessuno poteva contestarmi.
 
#ARIEL’S POV.
“Oddio, perché quei buffoni mi hanno lanciato un fischio?” Pensai tra me e me. “Non è che ho esagerato?” Non ebbi neanche il tempo di rispondere a questa domanda che dovetti avviarmi in classe. Letteratura, che odio. Il prof fece l’appello e non appena mi vide entrare mi lanciò un occhiata un po’ ambigua. << Scusi chi è lei? Non appartiene a questa classe. >> Mi uscii una risata spontanea e lui aggrottò le sopracciglia. Mostrai lui il mio cartellino accuratamente sistemato nella taschina esterna della pinko nera e il professore rimase a bocca aperta.  << Si accomodi signorina Smith. >> Pronunciò quando si rese conto che la ragazza nel cartellino fossi davvero io.
Lezioni noiose, compagni noiosi, scuola noiosa. L’unica cosa che mi piaceva era il pranzo. Non per il mangiare ovvio, anche perché preferivo non rimettere a scuola. Qualcuno avrebbe potuto vedermi e sputtanarmi a vita. Amavo sedermi sui gradini di fronte al prato e fumare la mia sigaretta guardando il niente. Già poteva sembrare il niente, ma non lo era. Ero un po’come Leopardi che guarda l’aiuola e ci vede un mondo dietro. Io ci vedevo mio padre. Houston era troppo lontana da Londra e lui mi mancava così tanto. Fortunatamente aveva trovato una donna fantastica a cui legarsi sentimentalmente.
Persa nei miei pensieri non mi accorsi di qualcuno che si schiarì la voce. << Scusa, ma ci sei o ci fai? >> Mi voltai e vidi un ragazzo dai capelli castani e gli occhi azzurro oceano, Louis se non sbaglio. Louis e tutta la sua combriccola erano davanti a me, che stavano distruggendo il mio silenzio. << Che vuoi? >> Lo guardai per un secondo e mi rigirai verso il prato verde. << Io sono Lou…. >> Prima che potesse finire la frase lo interruppi. << So chi sei, falla breve…che cosa vuoi? >> Hey piccola sirenetta, da dove veniva tutta questa sicurezza? Forse era il mio nuovo look. << Hai le tue cose per caso? – Disse divertito l’idiota. – Sei nuova? >> Continuò lui. Ero davvero così irriconoscibile? << Frequento questa scuola da sempre, e tu mi hai sempre vista. >> Dire che lo lasciai interdetto è poco. I suoi amici dietro di lui non la smettevano di ridere per la figura di merda che aveva fatto Louis. << Senti carina, se hai sempre vissuto qui sai come funziona. – mi canzonò gesticolando come un ebete. – Non si dice di no a Louis Tomlinson, non si risponde male a Louis Tomlinson e se Mister Louis Tomlinson ti fa una domanda dovresti sentirti onorata. >> Il suo colorito diventava sempre più viola, e non riuscii a evitare di trattenere una risata. << Cosa del mio discorso non hai capito ragazzina? >> Fece lui col fumo che gli usciva dalle orecchie. Spensi la sigaretta con la mia scarpa e mi alzai in piedi. << Sono Ariel, Ariel Smith. >> Mi allontanai da loro, rivolgendogli un mezzo sorriso.
 
Altro giorno, altra lite con quella strega di mia madre e altro tempo passato a vomitare dopo la cena. Volevo mangiare, ma non potevo permettermi di prendere un solo kilogrammo.
<< Come siamo belle stamattina, sapevo che prima o poi quei vestiti ti sarebbero serviti. – Mia madre seduta con una tazza di caffè tra le mani mi squadrava dalla testa sino ai piedi. – Devi fare colpo su qualche bel ragazzo? >> Non avevo voglia di rispondergli ne di sentire le sue cazzate. Non mi sarei fatta vedere così se non avessi pensato che fosse uscita. Fasciata nel mio mini abito e nei miei stivaletti marroni, presi il giubbino di pelle e mi avviai verso la porta con la mia sigaretta della mattina. Sapendo già cosa mi aspettava.
<< Quante volte ti ho detto che non devi fumare in casa mia? >> Solita routine, niente di nuovo in quella schifo di vita.
<< Quante volte ti ho detto che non devi portare le tue avventure di una notte in casa quando ci sono io? >> La lasciai a bocca aperta. << Ci dovrebbe essere mio padre in quel letto, non quei morti di figa. >> Me ne andai sbattendo la porta e provando a ricacciare dentro che le lacrime che volevano uscire.
<< Hey rossa. – Non ti voltare, non ti voltare ripetevo a me stessa. Sapevo a chi apparteneva quella voce. A mister cadonotutteaimieipiedi Tomlinson. – Ti serve un passaggio? >> Mi voltai stupida me. << No. >> Dissi in breve. << Sali, non ti mangio mica. >> Fanculo anche a te Tomlinson pensai.
Salii in macchina con lui, ma non dissi una parola durante tutto il viaggio. Entrammo insieme a scuola visto che come sempre ero in ritardo. Non appena varcammo la soglia lui mi tirò da un braccio e mi portò con se nello sgabuzzino delle scope.
<< Non mi interessa quando, ne dove, tu verrai a letto con me e sarai tu a chiedermelo. >> Disse queste parole con tono serio e subito uscì di la dentro lasciandomi sola.
Io a letto con lui? Ma chi si crede? Non cadrò mai ai suoi piedi, mai.


SPAZIO AUTRICE. 
Mi scuso se questo capitolo è così breve è che avevo voglia di postarlo subito.
I prossimi saranno più lunghi I promise:)
Spero di ricevere qualche recensione, ma se così non sarà prometto di non buttarmi dal balcone.
A presto!! 
  
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