JUST A DREAM?
15. Tutto grazie
all’amicizia
“Ciao…”
“Come stai?” domande inutili.
Perlomeno
in quel momento. In un incrocio alla fine di quattro vie, otto ragazzi, divisi
a due a due si guardavano.
Osservavano
gli occhi, lo sguardo dei loro amici… o almeno speravano fossero ancora così.
Tante
erano le occhiate che si lanciavano, tanta e evidente era l’ansia che li
invadeva sempre più.
Ma
di parole neanche l’ombra. Tacquero. Almeno per quanto riguardava le ragazze.
I
ragazzi invece non comprendevano bene la situazione, tuttavia in fondo capivano
che c’era qualcosa che non andava, ma alla fine qualcuno doveva pur parlare no?
-
Su ragazze perché non vi parlate?- iniziò per primo Tom, lanciando sguardi
eloquenti agli altri compagni che parlarono dopo di lui.
-
Sì, sono ore che non vi vedete…- continuò Gustav, sempre più convinto di non
poter far niente per smuovere le giovani.
-
Già, e poi dobbiamo anche andare a mangiare… sapete ho una certa fame!- disse
Georg massaggiandosi la pancia. Non sapeva cosa dire, perciò si era inventato
la prima cavolata.
-
Dai su, siete amiche no?- concluse Bill, sorridendo incoraggiante alle quattro,
mentre quelle era come se non ci fossero.
Belli
incoraggiamenti. Ma i ragazzi non riuscivano a capire bene quello che stessero provando le ragazze. Bill aveva ragione, erano
ancora amiche, ognuna di loro lo sapeva, o meglio, lo sentiva dentro di sé.
Ma
la cosa che non sapevano era come parlarsi ancora, di nuovo, come sempre, dopo quello che era accaduto.
La
situazione alla fine le aiutò. Erano in una strada deserta, con un silenzio che
valeva più di 1000 parole.
Karla,
Bea, Ilary e Fede si guardarono prima negli occhi, e poi senza esitare, tutte insieme corsero, l’una verso l’altra, abbracciandosi.
Un
abbraccio non di chi perdona.
Un
abbraccio non di chi chiede scusa.
Un
abbraccio di chi aveva ritrovato un sorriso.
Quello
che solo le vere amiche ti sanno dare.
-
Ragazze, sono stata una stupida ad aspettare a parlare- ruppe il ghiaccio
Beatrice, stringendo forte le altre, che ricambiavano con ardore.
-
Ma no, io lo sono stata, come sempre…- proseguì Federica, mentre il solo
pensiero di poter tornare a scherzare come prima la rendeva al settimo cielo.
-
Smettetela di prendervi le colpe, tutte e quattro lo siamo state…- affermò
saggiamente Karla, sorridendo alle altre.
-
Vero, ognuna di noi ha fatto la sua parte… da idiota- concluse Ilary,
pronunciando quell’“idiota” quasi ironicamente, a tal punto che scoppiarono tutte a ridere.
Una
risata che riempì le vie di quell’incrocio.
Che
riempì i negozi semi chiusi per la tarda ora.
Che
riempì la città.
Che
riempì le orecchie dei passanti, che contagiati, si misero a ridere anche loro.
Ma
soprattutto una risata che riempì il loro cuore, tornato a battere a ritmo
dell’amicizia.
Della
loro amicizia.
-
Ila, come osi dire a noi “idiota” quando qui in mezzo
l’unica che lo è davvero sei tu?- disse in preda alle risate Karla, che non
seppe resistere ad una delle sue battutine.
Era
bello poter scherzare di nuovo con chi ti è sempre stato accanto.
Era
una sensazione fantastica.
Tutte
risero, tranne la piccolina, che fece finta di essersi offesa
, incrociando le braccia e limitandosi a rispondere con un sarcastico
“Uff…”
Le
ragazze non erano le uniche a ridere. Anche i Tokio
Hotel erano improvvisamente in preda alle risate, ma il motivo chiaramente
ancora si ignorava.
Le
quattro, osservandoli incuriosite, si avvicinarono a loro, per capire cosa avessero tanto da sogghignare.
-
Ehm… scusate se interrompo, ma perché ridete?- chiese Federica.
-
Già, guarda caso la stessa cosa che mi chiedo anche io, come anche Bea
suppongo- continuò stranamente indagatrice Karla, mentre Beatrice annuiva
riducendo gli occhi a fessure. Solo Ilary sembrava contenta di quel fatto.
-
Dai, fateci ridere anche a noi! Ops, ok sto zitta…- capì subito Ila, essendo
guardata con occhi parecchio minacciosi dalle altre tre.
-
No, no niente tranquille- rispose sicuro Gustav, trattenendo il respiro per
sembrare più convincente possibile.
-
Sì, è come dice lui- confermò Tom, mentre Karla lo fissava come per dire “tanto
prima o poi te lo farò dire, anche con le forze” il che mise non poca paura al
povero chitarrista.
-
Più che altro, vi siete chiarite vero?- domandò per cambiare discorso Bill,
anche leggermente preoccupato.
-Sìsì
amiche come prima…- risposero in coro, e ognuna dentro di sé pensò “Anche più
di prima…” in fondo si sa, dopo vari ostacoli e discussioni le relazioni si
rafforzano. E forse stava succedendo quello anche a loro.
-
Ok, tutto bene quel che finisce bene… ma ora andiamo a
mangiare? Vi prego!- esclamò supplicante il bassista, mentre faceva
un’espressione da cucciolo affamato.
-
Va bene, va bene! Sei proprio stressante Georg… in
televisione non mi sembravi così!- disse esasperata Karla, scuotendo la testa
per il comportamento del ragazzo e suscitando ennesime risate nel gruppo.
-
Sì, comunque sono d’accordo con Georg - asserì Bea, dando forse un po’ di
conforto al bassista.
-
Io no! Non sono d’accordo!- si impuntò la bassetta, un
pochino imbarazzata.
-
Come no! E perché?- si lamentò sbalordita Fede facendosi da portavoce per tutti
gli altri.
-
Perché questo è solo l’inizio… e io sono troppo felice. Perciò voglio dirvi
grazie.- dichiarò un po’ imbarazzata Ilary. A tutti sfuggì un
sorriso sul viso.
Gustav
guardò Bea e la prese per mano, Georg mise una mano sul fianco di Federica, Tom
dopo un bacio a fior di labbra si strinse a Karla, mentre Bill e Ilary si
guardarono negli occhi per poi stringersi anche loro.
Si
incamminarono, ognuna felice di essere al fianco del suo idolo di sempre. E
chissà se questo fosse durato davvero per sempre.
Sarebbe
stato bellissimo, magnifico, e tutto quello in cui speravano non sarebbe
rimasto solo un sogno.
Continuarono
a camminare lungo le vie del centro di Roma, tutte ancora illuminate,
nonostante fossero le 2.00
I
negozi si succedevano, ma di posti in cui mangiare neanche l’ombra. Dopo circa
un quarto d’ora finalmente si cominciavano a percepire odori invitanti. Cibo!
-
Ce l’abbiamo fatta, fermiamoci qui è una pizzeria a
taglio, meglio di niente!- affermò Gustav con estrema sicurezza. E a quel punto
c’era qualcosa che non andava.
-
E tu come fai a sapere che li c’è scritto “pizzeria a
taglio”?- domandò astuta Karla. Lo aveva iniziato a sospettare da quando li avevano sorpresi a ridere. Il biondino nascondeva
qualche sorpresa.
-
E’ vero! Non avevate detto che nessuno di voi sapeva l’italiano?- chiese Ilary,
riscoprendosi per la prima volta interessata a cosa stava succedendo.
-
Ah ah… beccati!- trillò compiaciuta Bea, puntando il dito contro i quattro.
-
Ecco perché prima ridevano! Avevano sentito tutto ciò che avevamo detto!-
concluse, senza sbagliare Fede.
In
realtà soltanto Gustav conosceva l’italiano, come dopo spiegò alle ragazze, e
che prima aveva riferito ai suoi amici tutto quello che aveva sentito. Del loro
gruppo solo Bill stava cercando di imparare quella lingua. Gli altri due se ne
fregavano proprio.
-
Lo imparerai anche tu l’italiano! Stanne certo!- mormorò allegra la castana al
chitarrista che sbuffò rassegnato. Quanto avrebbe penato neanche se lo
immaginava.
Chiarita
la “scoperta” si accomodarono in quella modesta pizzeria, prendendo un tavolo
abbastanza spazioso e ordinando le pizze affamati più
che mai.
Era
una fortuna per il gruppo dei Tokio Hotel, il fatto di
non aver incontrato nessuna delle loro fan urlanti, anche perché la maggior
parte di quelle sarebbero andate in discoteche e pub, da dove loro si sarebbero
tenuti alla larga.
Arrivato
il cibo, cominciarono a mangiare parlando del più e del meno.
I
ragazzi presi ad abbuffarsi di quelle squisite pizze mai mangiate così buone.
Le ragazze prese de 1000 pensieri e da 1000 domande.
Sul
fatto che proprio loro, incredibile ma vero, non solo avevano conosciuto i loro
idoli e quelli di miliardi di fans in tutto il mondo, ma erano sul punto di
intraprendere una qualche relazione con i componenti da loro amati.
Era
assurdo, più li guardavano e più non riuscivano a crederci. Fino a qualche
giorno prima tutto quello lo potevano vivere solo in un sogno.
Mentre
in quel momento era la realtà. E per loro la realtà più bella che gli poteva capitare.
Finito
di mangiare, chiesero il conto, mentre in men che non si dica le ragazze si
erano già volatilizzate, uscendo fuori dal locale e
lasciando i ragazzi seduti.
-
E chi dovrebbe pagare ora?- domandò confuso Georg.
-
Non ci arrivi?- proseguì ghignando Tom. Tanto lo sapeva che sarebbe andata a
finire così.
-
Dai, fai un piccolo sforzo… non è difficile…- disse ironico Gustav, mentre si
beccava uno sguardo agghiacciante da parte del bassista.
-
Eh, tipico, tocca pagare a noi! Che non si fa per una ragazza, eh?- concluse
Bill e insieme si alzarono per andare a pagare, dividendosi il conto che poi
neanche era tanto.
Ma
insomma, erano famosi, una band di successo, ricchi… e
si lamentavano anche di pagare una misera cena?
Raggiunsero
le ragazze, tutte soddisfatte del buon esito del loro piano prestabilito.
-
Brave, avete fatto pagare a noi, eh?- esclamò Tom tranquillo, per lui non era
stato nemmeno troppo fastidioso.
-
Lo sapevi Tom… e comunque tranquillo, mi sdebiterò un giorno…- affermò
maliziosa la più alta, dando un bacio al ragazzo.
-
Però a modo mio, ok?- chiese esaltato il biondo. Situazione divertente per i
suoi gusti.
-
Oh si mio caro… nessun problema.- rispose leccandosi
le labbra la giovane.
-
Allora perfetto!- sibilò eccitato Tom, giocando con il piercing.
Le
altre coppie li guardarono come per dire “Sono senza speranze” e cominciarono
ad avviarsi. Una volta raggiunti da Karla e Tom si
iniziò a parlare.
-
Ragazzi, sentite… ma voi dove alloggiate?- domandò incuriosita Ilary.
-
In un hotel qua vicino- rispose Bill incerto.
-
Come si chiama?- chiese Bea sperando in quello che tutte e quattro stava
pensando.
-
Mi sembra… “Hotel D’Inghilterra” tipo…- disse Gustav.
Ma
allora quello era il loro giorno fortunato! Le quattro si guardarono
sbalordite.
Di
solito era sfortunate e invece… bè, meglio cambiare no?
-
Ehi, tutto ok? Perché quelle facce?- domandò sorpreso il rasta, anche un po’
preoccupandosi. La sua irrequietezza se ne andò quando
le ragazze sorrisero felici.
-
Perché si da il caso che quello sia l’hotel della
mamma di Ilary!- esultò Karla, abbracciando il ragazzo con un gran sorriso
sulle labbra.
-
Ahhhhh è fantastico!- disse allegro il bassista.
-
Ilary, tua madre potrebbe farci dormire senza pagare, visto
che costa tantissimo?- domandò Fede guardando amorevole il suo Georg.
-
Non lo so, ora la sento…- e detto quello, si allontanò per telefonare alla
madre.
Intanto
gli altri attendevano con ansia la risposta, mentre parlavano delle loro
impressioni sull’hotel, davvero buono e uno dei migliori.
La
bassetta tornò e cominciò a riferire il tutto.
-
Allora ragazze, per il pagamento non ci sono problemi, non pagate, ma… di
stanze ce ne sono rimaste solo quattro disponibili, e per di più matrimoniali!-
tutti spalancarono gli occhi. Il pensiero di passare la notte con quei ragazzi
faceva salire le ragazze alle stelle.
-
Beh, qui le cose sono due; o si dorme maschio/maschio, femmina/femmina, oppure
maschio/femmina…- propose Gustav sotto suggerimento di Georg.
-
Io propongo maschio/femmina- disse deciso Tom, e Karla non seppe se pensare
“c’era da aspettarselo” oppure “stanotte mi sdebiterò…”
Anche
il bassista ripensandoci disse lo stesso.
-
Se per te va bene Ilary, possiamo dormire anche noi nella stessa stanza…- esclamò
Bill con quello che sguardo che solo lui aveva. Ilary si sentì mancare, ma si
contenne.
-
Ovvio! Ehm… cioè volevo dire… sì va bene anche per me!- concluse imbarazzata
più che mai e abbassando lo sguardo.
-
Dai Gusty manche solo te! Non fare il timidone…- lo
spronò Bea, sorridendogli apertamente. Per lei non c’erano problemi, le piaceva
stare in compagnia di quel ragazzo.
-
E va bene, vada per maschio/femmina- mormorò con le
guance rosse.
Decise
le camere, si diressero verso l’hotel, anche abbastanza assonnati.
Arrivati
entrarono, e mentre gli altri ammiravano quello stupendo hotel, Ilary si
avvicinò alla madre per spiegargli la situazione, naturalmente omettendo la
decisione del “maschio/femmina” e si fece dare le chiavi delle camere.
-
Ecco qua le chiavi – e le distribuì – siamo tutti al terzo piano.- spiegò la
piccolina.
Entrarono
in ascensore, abbastanza grande da poterli contenere tutti e otto.
Quell’albergo
era davvero molto grande e ben presto gli 8 ragazzi si resero conto che era
anche molto lussuoso. Nell’ascensore le risate facevano da colonna musicale a
quella magica serata, così magica che sembrava fosse un sogno. Ma non era così.
Le quattro ragazze per la prima volta nella loro vita poterono ritenersi
fortunate. Anzi, fortunate per loro era troppo poco, qualcosa di più le poteva
descrivere…
Un
qualcosa che non ha nome, che non si può descrivere a parole, ma soltanto con i
battiti del cuore.
Arrivati
al piano prestabilito si diedero la buonanotte, prima di entrare nelle
rispettive stanze.
<<CONTINUA… SOLO SE
RECENSITE!>>
Ragazzi, siamo tornate.
Ok,ok
lo sappiamo siamo imperdonabili per il ritardo, ma davvero voi non avete idea
di quanto sia difficile per noi (che siamo in 2) scrivere durante questi
giorni. È pressoché impossibile.
Vi preghiamo di
perdonarci, e di seguirci ancora, nonostante i nostri ritardi saranno sempre
più frequenti. Ci dispiace davvero moltissimo.
Ora non abbiamo neanche il
tempo di ringraziarvi tutte per le recensioni! Vi siamo davvero debitrici, un
grazie enorme a chi ha commentato, a chi ha messo la storia nei preferiti e a
chi ha letto!
GRAZIE davvero, ci
spingete ad andare avanti.
Ah per la cronaca… in
questo capitolo non succede nulla, perché nel prossimo ci saranno “Scintille”!!ahaha vi lasciamo sulle spine… ihih
Bacioni le vostre *PaMaO*