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Autore: _Sparks_    19/01/2014    5 recensioni
–Rimani.- Sussurrai ancora. Mi guardò per un instante poi portò le mani dietro alla mia nuca avvicinando le sue labbra alle mie e baciandomi con foga. Anche se c’era la trapunta a separarci potei sentire il calore che emanava il suo corpo. Per un momento mi lasciai trasportare da lui, che mi adagiò piano sul letto baciandomi con dolcezza ma anche con passione. L’intensità di ogni suo singolo bacio, di ogni sua carezza mi fece perdere completamente il controllo ed in poco tempo la mia maglia volò a terra e mi lasciai baciare, sulle labbra, sul collo, sul petto. Lo baciai con dolcezza e lasciai scorrere le mie mani sotto la sua maglietta. Poi riacquistai il controllo e mi allontanai da lui per controllare la porta. –Non ti preoccupare.- Mi disse riprendendo a baciarmi ed il giro ricominciò, mi lasciai trasportare ancora dal calore dei suoi baci. Lanciai un’altra occhiata e lui si fermò e mi sorrise. –Sono sempre io, ricordi? Se entrano sparisco e ritorno cinque minuti prima.- Il suo sorriso diventò malizioso. –Non lo sapranno mai.-
TRAILER:http://www.youtube.com/watch?v=rMMMIJfs1LI&feature=youtu.be
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Intorno al tavolo della cena regnava il buonumore, forse perché, invece di far calare la stanza in un silenzio funebre, finalmente sorrido e le urla della piccola Loren rendono il tutto più bello. Ma previdi che l’atmosfera sarebbe cambiata presto.
-Vorrei parlarvi di questa estate.- Dissi. La mamma mi guardò masticando un pezzo di carna. Mio padre si voltò verso di me e mi sorrise.
-Certo. Che ci dici?- Chiese.
Feci un respiro profondo e cominciai a parlare. –Ho parlato con il mio professore di letteratura inglese a proposito di un programma di scambi culturali in Inghilterra. Lui organizza questi viaggi e seleziona lui stesso gli studenti adatta ed io sono stata una delle prescelte. Mi ha detto che c’è una famiglia ad Oxford disposta ad ospitarmi. -Non mi aspettavo che l’avrei detto così rapidamente e tutto d’un fiato. Quelle parole erano sospese sopra il tavolo, mentre i miei genitori si fissavano confusi.
-Lo so, è una cosa improvvisata- Continuai. –Ma ci ho pensato molto. Ho sempre voluto viaggiare e , lo sapete, ho davvero bisogno di andarmene un per un po’…da qui.-  Nessuno si mosse o disse qualcosa, così presi un altro respiro profondo e continuai a parlare. –Non vi costerà nulla. Ho vinto un biglietto aereo al corso del professore di letteratura inglese e sarei ospite in questa famiglia. Praticamente tutto gratis.- Senza accorgermene ripetei le parole del professore ed era come se lui fosse qui ad incoraggiarmi.
-Oxford?- Chiese mia mamma che non riuscii a mascherare la preoccupazione.
-Già, si trova vicino Londra, al sud dell’Inghilterra.- Chiarii, nel caso quella parte le fosse sfuggita.
-E’ lontano.- Le sorrisi e scrollai le spalle.
-E’ proprio questo il punto, mamma.-
-Assolutamente no.- Sospirò e cambiò posizione. –Cosa ne sai di questa famiglia?-
Mi avvicinai al bancone per prendere il materiale informativo che ci avevo appoggiato sopra qualche ora prima e lo portai a tavola. Disposi le foto e la lettera sul tavolo in modo tale che i miei genitori potessero vedere bene.
-Manca solo la vostra firma.- La mamma prese il modulo e lo esaminò.
-Tra quanto partiresti?-
-Due settimane!-
-E’ un po’ all’ultimo minuto.- Papà era decisamente silenzioso. Non sapevo da che parte stava ne cosa pensava, così lo guardai implorando il suo sostegno.
-Quanto staresti via?- Domandò mio padre, così non mi aiutava per niente. Questa parte non gli sarebbe piaciuta per niente.
-Dieci settimane.- Sussurrai abbassando lo sguardo per paura di vedere la rabbia nei loro visi.
-Dieci settimane? Ma è tutta l’estate!-La mamma allontanò la sedia dal tavolo ed andò in cucina. Papà mi guardò e io ricambiai con occhi supplichevoli.
-Per favore, papà.-Bisbigliai. Sentii l’acqua scorrere in cucina.
-E’ un sacco di tempo.- Disse lui, abbastanza forte perché la mamma lo sentisse, e me la immaginai piegata sul tavolino che annuiva con veemenza. –Comunque.- Continuò-Sembra davvero un ottima opportunità.- La mamma tornò al tavolo con un espressione mista tra il panico e la rabbia, come se non riuscisse a credere che mio padre abbia osato esprimere la propria opinione senza consultarla. Ma mio padre non cedette. –Ha sempre desiderato viaggiare, da quando era piccola. Questo è un buon modo per vedere il mondo, conoscere una cultura diversa. -Pronunciai in silenzio un ‘’grazie’’ a mio padre quando la mamma non distolse lo sguardo.
La mamma posò il bicchiere sul tavolo, forse con troppa forza. Si sedette ed osservò papà dall’altra parte del  tavolo. –Stai davvero prendendo in considerazione di far vivere nostra figlia di sedici anni in un paese straniero con delle persone che non conosciamo?-
-Il professore dice che questa esperienza  migliorerà tantissimo la mia pronuncia. Mi aiuterà a sviluppare l’orecchio per la lingua. Probabilmente due mesi non basteranno per imparare bene l’inglese correttamente, ma quasi.-
-Non lo so.- La mamma guardò prima me o poi papà, lui guardò prima me e poi lei: eravamo ad un punto morto.
-Essere selezionati è un grande onore.- Aggiunsi. Meglio se la mamma non sapeva che il posto era rimasto vacante. Era curioso sentirmi perorare la mia causa con tanto ardore, considerando quanto moco mi interessava all’inizio, ma all’epoca c’era ancora Louis e per viaggiare in giro per il mondo non avevo bisogno di nessuna autorizzazione scritta.
-Mamma questa è una cosa che devo fare per me. La devo fare.-
Mia madre non volle guardare nessuno dei due, così restammo tutti e tre seduti in silenzio, spostando il cibo da una parte all’altra del piatto e cercando di ignorare la foto della famiglia felice sul tavolo davanti a noi.
 
-Lasciami pure qui.- Dissi, anche se eravamo ancora a due isolati dalla libreria.
-Perché qui?- Mi chiese Ronnie, accostò al lato della strada e si fermò quando indicai il tendone blu del negozio dell’agenzia di viaggi.
-Ah.- Sembrò triste. –Aspetta, vengo con te.- Iniziai a discutere, ma poi pensai che potrebbe essere terapeutico per lei vedermi comprare il biglietto, capre che questo viaggio volevo farlo davvero, perché sembrava che l’idea di trascorrere due estati diverse per la prima volta dopo tre anni, non le andasse per niente.
Quando aprii la porta di vetro, sentii lo stesso rumore di campanelle di quando qualche cliente entrava in libreria. Io e Ronnie ci sedemmo su due sedie, le uniche dell’ufficio. Una donna giovanile, con degli occhiali a punta e capelli raccolti in un acconciatura in vecchio stile si sedette davanti a noi. Riuscii a malapena a vederla dietro al mega monitor del computer.
-Salve. Devo comprare un biglietto aereo di andata e ritorno per Oxford, Inghilterra.- Infilai la mano dentro lo zaino ed estrassi il mio programma di viaggio. Lo sfoglio fino a quando non trovai il buono. –Vorrei usare questo.- Lo feci scivolare sulla scrivania e ricordo l’espressione soddisfatta sul viso del professore, che quella mattina aveva fatto quando gli ho consegnato il modulo compilato e firmato dai miei genitori. La donna prese il buono e lo girò e spostò sulla scrivania davanti a lei.
-Certamente! Quando desidera partire?- era un po troppo pimpante e, quando rivolse la sua attenzione allo schermo, Ronnie alzò gli occhi al cielo.
-Il 20 Giugno.- Le dita dell’agente di viaggi cominciarono a volare sulla tastiera. Ogni tanto si fermavano, mentre consultava lo schermo e poi riprendeva a scrivere velocemente.
-Dammi qua, fammi vedere.- Ronnie prese la mia copia del mio programma e cominciò a sfogliare,  fermandosi di tanto in tanto per mostrarmi delle foto che le piacciono, come le spiagge e i tramonti che l’Inghilterra offre.
-Guarda qui!- Esclamò e spinse il programma verso di me. –Guarda questi mercatini, tutte queste ceramiche e queste cibarie! Non è giusto, a te neanche piace fare Shopping.-
L’Agente di viaggi si schiarii la voce e mi lesse gli orari di partenza tra cui scegliere.
-Ti ci porto io all’aeroporto.- Intervenne Ronnie
-Prendo il volo delle 12.15- Dissi all’agente, e lei riprese a picchiettare sulla tastiera.
Ronnie riprese a guardare le foto del mercatino all’aperto.
-Guarda questi cappelli. C’è scritto che sono intrecciati così bene che possono resistere anche all’acqua.-  Anche se era seduta accanto a me senza neanche una cicatrice, per un attimo la immaginai distesa sul lettino d’ospedale con sopra un lenzuolo bianco, il fragile corpo sfregiato e pieno di tubi. Ad interrompere il mio bruttissimo ricordo fu il rumore della stampante.
-Davvero?- Mi guardò con gli occhi sgranati, come se mi volesse rimproverare del fatto che non avessi ascoltato.
-Che ne pensi? Mi starebbero bene i cappelli? A certe persone non stanno per niente bene.- Non riuscivo nemmeno a fissarla, anche se lo facevo da minuti.
-Si, ti starebbero bene.- Mi sentì impallidire.
-Ecco a lei.- Mi disse l’agente sorridendomi allegramente e porgendomi una busta sottile e decorata con vari pesciolini. Mi augurò di fare buon viaggio ed io la ringraziai.
-Ora che abbiamo fatto una cosa per te, facciamo una cosa per me. Andiamo da Niall.- Disse e mi trascinò lungo l’isolato, fino al ristorante.
 
 
La scuola finii in una giornata calda e afosa e, mentre tutti se ne andavano al lago portandosi dietro cibo, musica e tovaglie da picnic, io passai il pomeriggio in coda con un sacco di persone sudate all’ufficio passaporti al centro di Chicago. Quattro ore più tardi, con il passaporto nelle mani, scesi al treno alla stazione di Evanston e mi trascinai verso casa. All’incrocio, lanciai un occhiata alla strada e vidi il ristorante dei genitori di Niall.  Dopo che Ronnie aveva finito di imitare la signora dell’agenzia di viaggi, aveva buttato le braccia al collo di Niall e aveva scherzato dicendo che sarebbero rimasti soli, per tutta l’estate. Niall mi aveva promesso che mi avrebbe fatto un cd con le migliori canzoni del momento.
-Eccoti qua. Credevo ti fossi dimenticata.- Niall sorrise quando mi vide spingere la porta per entrare. Il ristorante era completamente diverso e Niall, a quanto pare, ne aveva approfittato per mettere uno dei suoi cd a tutto volume.
Scrollai le spalle. –Come potrei dimenticarmi di pizza e musica gratis?- Finse di avere il broncio.
-E dire che credevo fossi venuta solo per vedere me.-
-Te?- Lo guardai con uno sguardo confuso? –No. Tu non centri niente, Sono qui per la pizza e per i CD.- Sorrisi.
-Sei cattiva.- Fece un passo indietro e poi mi prese entrambe le mani, proprio come faceva Louis prima che chiudessimo gli occhi per poi riaprirli in qualche altro posto.
-Sei contenta?-
-Si. Molto.-
-Sentiremo la tua mancanza.-
-Anche voi mi mancherete.- Diedi un occhiata al ristorante. –Ma sarà bello fare qualcosa di diverso, capisci?-
-Capisco.- Erano dieci anni che Niall mi sentiva parlare di viaggi per il mondo e dalla sua espressione capii che era sinceramente entusiasta di vedermi finalmente partire. –Bè, visto che sei qui solo per scroccare pizza e musica, andiamo a fare rifornimento.- Mi prese per mano e mi condusse dietro il bancone.
-Tieni, prendi questo, l’ho fatto questa mattina.- Mi passò un CD e lo girai e rigirai per leggere le tracce.  Sembravano belle, musica fantastica, cantanti canadesi, storie d’amore finite..
-Tra noi non è finita.-
-Certo che no, ma sai..-
Finsi uno sguardo truce e la stanza restò in silenzio tra la fine di una canzone e l’inizio di un’altra. Ripresi a camminare proprio quando dall’impianto audio arrivarono le note di un pianoforte e iniziò una melodia romantica. Niall si ferma vicino ad un tavolo e poi ritorna al bancone e prende un cd per poi farlo partire nell’impianto audio di tutto il ristorante.
-Volevo parlarti di una band che suonerà alla caffetteria la prossima settimana.- Cercai di ascoltarlo, ma tutta la mia concentrazione era alla melodia e alle parole che si diffondevano in tutto il ristorante. Suonava familiare e quando iniziarono le parole, anche se dovevo ascoltare Niall che mi raccontava di questa band di cui era tanto entusiasta, mi ritrovai invece a tendere l’orecchio per sentire la canzone.
 
 
*Take me to another place, she said.
Take me to another time…
 
Sentii che il vuoto dentro di me si fece di nuovo grande.
-Eccolo.- Disse Justin, e per poco non lo zittii con un caloroso e secco ‘Sssst’
-Il batterista è…-
 
*Take me where the whispering breezes…
Can lift me up and spin me around.
 
Non potevo guardarlo, avevo paura che se avrei staccato le mani dal tavolo avrei perso l’equilibrio. Stava sventolando il CD ed era tutto infervorato, perciò capii che stava ancora parlando. E forse feci un gesto di approvazione o qualcosa di simile, eppure non sentii una sola parola di quello che diceva. Riuscivo solo ad ascoltare le parole della canzone.
 
*If i could, I would, but I don’t know how.
 
-Abby? Ti senti bene?-
Proprio nel momento in cui avevo smesso di ripensare agli errori commessi e non ero più arrabbiata con Louis per quelli che aveva fatto lui, cioè proprio quando avevo finalmente ritrovato il mio spirito combattivo e avevo deciso di cambiare ogni cosa, ecco che di nuovo risalirono la rabbia e la tristezza e, prima che io potessi fermarle delle lacrime iniziarono a cadere leggere sulla mia guancia e bagnando la custodia del CD.
-Resta qui.- Se ne andò e lo vidi dirigersi verso la porta d’ingresso e con una mano mise il catenaccio e con l’altra girò il cartello su ‘TORNO TRA DIECI MINUTI’. Allentai la presa sul tavolo e lasciai che mi si piegassero le gambe.  Mentre caddi a terra, tra i tavoli, strinsi le ginocchia a petto ed ascoltai la canzone. La scarica di adrenalina mi fece stringere le mani a pugno, era tornata, e quando aprii gli occi vidi che le mie unghie corte stavano imprimendo piccoli segni a forma di sorriso sulle mani.
 
*I’m melting into nothing…
 
Prima avvertii la presenza di Niall in piedi sopra di me e poi accanto a me sul pavimento e mi tirò a se in un abbraccio. Appena sentii il calore del suo corpo è come se mi ci abbandonassi dentro. La sua vicinanza, la posizione stessa, sembrava fin troppo intima e so che avrei dovuto staccarmi da lui, ma non ci riuscii. Avevo bisogno di questo contatto fisico. Così piansi e respinsi la sensazione della sua mano sulla mia schiena. Eravamo solo due migliori amici, e questo significava che probabilmente dovevamo stare seduti su quel pavimento ad ascoltare musica ed abbracciarci stretti.
Stavo giusto per dirglielo quando si allontanò da me e mi appoggiò il mento sul ginocchio. Quando ci guardammo negli occhi in quel modo, sembrava così diverso. Aveva la pelle bianca e le lentiggini erano evidenti e il suo sorriso così…tipico di Niall, così dolce, gentile e sempre disponibile. Qualcosa nella mia espressione cambiò perché improvvisamente si protese verso di che chiudendo gli occhi e avvicinandosi più di quanto avrebbe dovuto.
Sapevo quello che stava per succedere e non volevo che succedesse, ma non sapevo come avvisarlo. Ero intrappolata tra la sua bocca e il muro.  Girò così in fretta la testa, che quando le nostre labbra si sfiorarono successe tutto in modo goffo e quasi accidentalmente.
-Niall…- Il mio tono era accusatorio e lo fece rimanere male. Per rompere la tensione mi appoggiai pesantemente alla sua spalla e feci una risatina nervosa per poi dargli un pugno sul braccio. –Che stavi facendo, idiota?-
Se era possibile, la sua risata suonava ancora più nervosa della mia.
-Wow.- Disse abbassando gli occhi sul pavimento. –Immagino di aver capito male.- No riuscii nemmeno a guardarmi.
E adesso mi sentii malissimo per la mia migliore amica.
-Niall, non farei mai una cosa del genere a Ronnie.- Si allontanò da me e sentii il bisogno di dire qualcosa per alleggerire il suo senso di colpa.
-Non ti preoccupare, non è successo nulla. E poi…sono contenta di sapere che, dopotutto, non ero pazza. Finchè non hai cominciato a vederti con Ronnie, ho sempre pensato che avessi una cotta per me.- Niall mi guardò negli occhi.
-Certo che ce l’avevo.-  Tesi la mano e gli diedi un altro pugno sul braccio, fondamentalmente perché non sapevo cos’altro fare con le mani.
Scosse la testa. –Com’è possibile che non lo sapessi?- Domandò  io mi limitai a fissarlo, perché non avevo idea di cosa dire.
-Ti ricordi quella volta in prima media quando sono venuto a casa tua? I nostri genitori stavano giocando a carte e io e te abbiamo passato la serata nella tua stanza. Tu continuavi a dirmi che avevi una sorpresa per me.-
Gli sorrisi, ma in quel momento non mi ricordai niente di tutto ciò.
-Quando la stanza è diventata buia, mi hai detto di sdraiarmi sul tappeto ed hai spento la luce e ti sei sdraiata accanto a me.  Abbiamo passato l’ora successiva a guardare le stelline fluorescenti che avevi sul soffitto, inventandoci le nostre costellazioni ridendo fino a non riuscire a respirare. Mi hai raccontato come la sera sognavi di essere in un'altra parte del mondo, fino ad addormentarmi. Poi mi hai detto che volevi viaggiare e diventare una fotografa e progettavi di andare a vivere a Parigi.  Avevi intenzione di fare un corso di francese quell’estate e di andare a vivere lì dopo il diploma.-
-Suona come qualcosa che avrei poter detto.- Non riuscii a credere che se lo ricordi. Avevamo undici anni. Anche adesso che me lo ha raccontato i particolari sono così nitidi nella sua mente e sono solo confusi e vaghi nella mia.
-Come cavolo fai a ricordarlo?-
Rise sottovoce. –Quella è stata la serata in cui ho smesso di considerarti la mia migliore amica, solo la mia migliore amica.- Sentii gli occhi ed ispirai forte, lo guardai aspettando di sentirmi dire che stava scherzando, invece si limitò a sorridere e scrollò le spalle e mi guardò.
-Perché non me lo hai mai detto?-
-Non volevo rovinare le cose. Ho pensato che se doveva accadere, sarebbe accaduto prima o poi.- Scrollò di nuovo le spalle e mi guardò.
-Quindi cos’è che stai dicendo? E Ronnie?.
-Ronnie è incredibile, simpaticissima, bellissima. Ma non è te. Non è la mia migliore amica.-
-Non è giusto nei suoi confronti. La conosci solo da pochi mesi. Mentre noi ci conosciamo da sempre. Dalle una possibilità.-
-Lo so. Lo sto facendo. E’ solo che quasi non ci riesco a credere che stiamo insieme. Quando le ho chiesto di uscire la prima volta, onestamente non mi aspettavo che avrebbe accettato. Forse una parte di me sperava che ti saresti ingelosita.  Ma lei mi ha completamente spiazzato quando mi ha detto di si e sembrava pure presa.-
-Lo era. Lo è.- E, fino a quel momento pensavo lo fosse anche lui. Ripensai al giorno in cui eravamo nel bar dell’ospedale e mi raccontò del suo appuntamento con Ronnie. Mi ricordai lui stretto abbracciato al corpo di Ronnie tutto pieno di cicatrice, le sussurrava parole dolci all’orecchio e non aveva occhi per nessun’altra oltre che per lei. Poi mi ricordai che non c’era stato nessun ospedale. A parte Louis, solo io conoscevo la versione originale. La prima volta: Niall e  Ronnie sono usciti  insieme da soli. La seconda volta: Niall e Ronnie sono usciti con me e Louis.
La prima volta si è conclusa con l’incidente. La prima con un uscita a quattro al cinema. Quel giorno era successo qualcosa tra Niall e Ronnie, qualcosa che li aveva avvicinati, o forse era stato proprio l’incidente ad avvicinarli. Fatto sta che noi avevamo cancellato tutto. Lo avevamo rifatto. Lo avevamo cambiato. Forse Louis aveva ragione: mettere alla prova il destino, giocarci, magari non aveva nessuno effetto evidente, all’inizio, ma alla fine qualcosa ti si ritorce contro.
 

*La canzone in questione è: Phish If i could
La traduzione delle parole: 
Portami a un altro luogo, ha detto
Portami in un altro tempo

Portami dove le brezze sussurrando
Mi può sollevare e me girare intorno

Se potessi lo farei, ma io non so come

Sto sciogliendo nel nulla

*Angolo Autrice*
Salveeeeeee, ho finito il capitolo ieri sera e speravo di riuscire a metterlo, ma ovviamente la rete internet è saltata a causa del maltempo...
Anyway, questo era l'ultimo capitolo. Ho deciso di far finire la storia diversamente e di far cominciare il sequel con un pò di malinconia...
Non ho mai ucciso la protagonista di una mia Fan Fiction e mi sento tremendamente in colpa...
Ma se non lo avessi fatto non ci sarebbe stato un sequel, cosa che io voglio a tutti i costi visto che, per la prima volta da quando scrivo, so già come dovrebbero andare i fatti.
Comunque che dire di Niall....Louis aveva ragione e l'ultima frase (che ho preso dal libro) l'adoro...
Oltre al sequel, non so se continuare a scrivere ancora 'BLOOD' perchè non trovo più ispirazione, e inoltre mi sto buttando su un mondo nuovo, il mondo di Justin Bieber, sto cominciando a tradurre due storie (con il consenso dell'autore) e a scriverne una tutta mia che dovrebbe (dico dovrebbe perchè potrei cambiare la trama da un momento all'altro) 'FAKE WORLD'
Datemi un consiglio ragazze, sono a mare...
Comunque vi lascio sempre il link della mia fan fiction

BLOOD
potete scrivermi su twitter per qualsiasi informazione, sono @GiveMeASheerio
Ricordo che la fan fiction è ispirata al libro 'Stay' 

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-Sparks.

Tanti saluti,
_Sparks_
 

 
  
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