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Autore: cattivamela    19/01/2014    1 recensioni
Avete presente il filo rosso del destino?
Si narra, che ogni persona abbia legato al proprio mignolo un filo rosso, e che questo filo, sia legato al mignolo della persona della tua vita.
In poche parole, l’uomo della mia vita potrebbe vivere anche in Alaska, ma non importerebbe, perché in pratica “dovremo essere legati” da questo filo immaginario. E se, in teoria questo filo esistesse veramente? E che solo la sottoscritta riesce a vederlo?
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Adagiai con cura il corpo di mia moglie sul divanetto scuro della stanza infondo al corridoio di casa – o per meglio dire inferno – di mio fratello. Si sentivano rumori sempre più rumorosi. Udii uno schianto, tremò il pavimento, e del vetro rompersi. Allarmato ritornai indietro, chiudendo a chiave la porta. E mi arrestai sorpreso. Nel muro vi era un buco a grandezza di una persona, abbastanza massiccia, poco più lontano l’intruso e il protettore di mio fratello combattevano a suon di pugni, calci e spintoni. L’intruso spinse con forza Damide, facendolo schiantare contro un tavolinetto in legno.
“Arcal, ho bisogno del tuo aiuto.”
“Dimmi pure!” Egli si materializzò davanti ai miei occhi, sorridendo divertito.
Sospirai, sconsolato. “Sai benissimo di cosa ho bisogno, falli calmare. Non mi è mai piaciuto il modo di affrontare le cose di Booker.”
Arcal si guardò alle spalle, osservando i due protettori. Nel mentre, Damide aveva scagliato l’intruso contro il muro, creando altre crepe.
Il mio protettore si aggiustò la chioma bionda, facendo un lieve inchino. “Ai tuoi ordini, Zach.”
Si voltò lentamente “Bene, bene! Ragazzi, sapete che con la violenza non si risolve nulla?” Attirò l’attenzione, allargando le braccia in segno di pace. Prontamente, Damide sorrise arricciando il naso “Cosa sei venuto a fare qui, angioletto?” sputò con voce falsamente gentile.
“Sono venuto ad aiutarvi” Affermò, e dal suo tono di voce capii che stava sorridendo. Vidi gli occhi di Damide socchiudersi, come quelli dell’intruso, ed entrambi caddero nelle braccia di morfeo, o di Arcal.
Prontamente prima che il mio protettore potesse seguirmi verso la stanza dove rumori di lotta continuavano imperterriti, alcune cameriere senza nessuna sorpresa o sgomento iniziarono a sistemare il disastro che i due avevano combinato, e scossi la testa, amareggiato. Il suo modo non mi è mai piaciuto!
Cameron era steso a terra a pancia sotto, vicino a lui un ragazzetto mingherlino. Sbarrai gli occhi, preso dal terrore. Mio fratello Booker, gli occhi iniettati di sangue, teneva per la gola una ragazzina sospesa nell’aria attraverso una finestra rotta. Sentii la rabbia invadermi totalmente, e la paura per quella ragazza invadermi lo stomaco.
Oh no!
Ma prima che potessi dire qualcosa ad Arcal, lui già si era lanciato contro mio fratello, ma fu troppo tardi. Booker lasciò la presa, lasciando cadere la ragazza.
“No!” Urlai.
Arcal prese mio fratello per il colletto della camicia, sbattendolo brutalmente indietro a pancia in su sul pavimento, e immediatamente si fiondò giù dalla finestra rotta. Non mi preoccupai per le condizioni di mio fratello, soprattutto dopo quello che aveva fatto, e mi avvicinai cauto e veloce alla finestra. La ragazzina mora era tra le braccia del mio protettore, gli occhi spalancati fissavano il vuoto, ancora sotto l’effetto di Damide. Con un balzo ritornò su, adagiandola sul letto morbido dove fino a poco fa vi era mia moglie. Sospirai, sollevato, voltandomi per accertarmi delle condizioni di mio nipote, notando che la sua protettrice era china su di lui, poggiandogli la mano sulla fronte. Si voltò verso di me, quasi sentisse la mia domanda muta.
“Ha solo preso un brutto colpo.” Spiegò, riportando lo sguardo su Cameron.
“Cosa è successo?” sbottò improvvisamente, con voce bassa la ragazzina. Stava sbattendo velocemente le palpebre, confusa, si stropicciò gli occhi.
“Oh, nulla di grave. Stavi per cadere dal terzo piano, e farti molto male” Rispose Arcal, sfoggiando un sorrisino divertito, tipico da lui. Sospirai, sconsolato e mi avvicinai.
La ragazza lo guardò, scettica, stava per rispondere ma la interruppi “Oscurare la vista è un potere speciale della discendenza di Damide, il protettore di mio fratello.” Spiegai. Mi guardò direttamente negli occhi, sorprendendomi. Nel suo sguardo non vi era panico, paura, nessuna delle emozioni di shock che di solito si provava dopo un trauma, mi guardava, curiosa e determinata.
“Mi dispiace” aggrottai la fronte, e accennai con lo sguardo a Booker, svenuto sul pavimento. “Non posso dirti che è una brava persona in realtà, ma posso affermarti che prima non era così.”
Spostò anche lei lo sguardo, che cambiò velocemente mostrandosi disgustato, e non potei biasimarla.
“Io sono Zachary De Franchi, e lui è il mio protettore, Arcal.” Sorrisi, avvicinandomi e porgendole la mano. Volevo dare fiducia a questa ragazza.
Lei ricambiò il sorriso, e qui notai la bellezza caratteristica dei Discendenti di Eros. “Sono Rain, piacere di conoscerla Zachary, nonostante le circostanze.” Mi strinse la mano, strappandomi una leggera risata. Sentii qualcuno mugolare alle mie spalle.
“Rain!” mi girai, incontrando gli occhi chiari di un giovane, il suo protettore immaginai. Quando si accorse che Rain, era adagiata sul letto, la sua espressione contratta si rilassò, le andò incontro e la strinse in un abbraccio.
Improvvisamente mi ricordai di mia moglie Hanna, chiusa nella stanza accanto, svenuta e senza la minima idea di tutto questo. Diedi un’ultimo sguardo a Rain, stretta nelle braccia del suo protettore, con la fronte aggrottata e un leggero sorriso sulle labbra. Avevo sentito parlare di un’altra discendente femmina, mio fratello ne aveva parlato, ma il piano era rimasto quello di sacrificare suo figlio, e mio nipote Cameron. In quel momento capii di aver già deciso.
“Rain” la chiamai, sobbalzò, facendo voltare il suo protettore che mi guardò in cagnesco – forse perché avevo interrotto il momento – “prendi Cameron, il tuo amico di là, e fuggite.”
Sembrò sorpresa, e finalmente vidi un’espressione diversa sul suo volto. “Non permetterò a mio fratello di uccidere mio nipote, nemmeno per l’immortalità.”
Arcal mi guardò, sorpreso “Arcal ed io vi aiuteremo a portare i vostri amici dentro la macchina. Ma dobbiamo fare presto.” Mi avvicinai al ragazzino mingherlino, prendendolo per le spalle, mentre Silver insieme al protettore della discendente prendevano Cameron. Li condussi all’uscita della villa, sotto lo sguardo dei servitori, ma poco mi importava. Adagiai il ragazzo nel loro Suv, li guardai infilarsi dentro la macchina, fare marcia indietro e ingranare, ma prima che potessero voltare l’angolo, la mano di Rain si alzò salutandomi.
Voltai le spalle, e velocemente iniziai a ritornare sui miei passi.
“Questa cosa vi costerà molto cara…” sentii mormorare.
Scrollai le spalle “Poco male. Io, tu ed Hanna adesso andiamo.”
“Dove?” domandò, al mio fianco.
“A casa.”
*
Mi svegliai di soprassalto, sentendomi stringere.
“Come stai?” Mi guardai attorno, sentendo il motore della macchina rombare sotto di me. Blaze, il protettore di Rain stava guidando, Silver al suo fianco si voltò, sorridendomi.  “Ce l’abbiamo fatta!” continuò , facendomi l’occhiolino.
Guardai a sinistra, e dall’altra parte della macchina, schiacciata come me nella portiera c’era Rain, che con quei occhi grandi e verdi mi osservava, con la fronte aggrottata.
“Cosa avete fatto?” sbottai, alterato.
“Ti abbiamo salvato il culo, e per colpa di quel cazzone di tuo padre Rain stava per morire!” Urlò Blaze, diventando rosso dalla rabbia, guardandomi attraverso lo specchietto.
Sentii la rabbia invadermi lo stomaco. “Cosa?” sibilai.
“Adesso basta.” Sbottò Rain, guardando un punto fisso davanti a se “l’importante è che siamo tutti fuori, vivi e vegeti.”
“Come è successo?” domandai, non capii bene a chi.
“Ho detto basta!” alzò ancora il timbro di voce, guardandomi. Incastrò le sue pupille dentro le mie per qualche minuto, mi sembrò di perdermi al loro interno, abbassò lo sguardo e si voltò verso il finestrino, osservando il paesaggio che sfrecciava.
E mi sentii felice, mi sentii sollevato. Ero fuggito, e lei mi era venuta a salvare.
 


Salve a tutti carissimi! Perdonatemi per l'attesa infinita, e intanto per approfittarne vorrei augurarvi buon anno in ritardo (molto ritardo) Spero abbiate passato bene le feste e che vi siate mangiati buonissime e tantissime cose. Il capitolo personalmente credo che sia una schifezza, e non so dirvi con precisione quando riaggiornerò la storia. 
Ringrazio ancora per le persone che mi seguono e che seguono questa storia, e volevo avvisarvi che ne pubblicherò un'altra (si, perché quando mi partono le dita non riesco più a fermarle) e che a breve (in giornata) sarà nel mio 'profilo'. Spero vogliate leggerla! 
Bacioni, e grazie! <3 
 

   
 
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