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Autore: Choking_On_This_Ecstasy    19/01/2014    5 recensioni
Matt scopre un lato di se stesso che non sapeva esistesse. Tutto grazie a un ragazzino che in poco tempo riesce a sconvolgergli la vita. MACKY, ovviamente. Con accenni di Brimmy.
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"Matt cercò di dire qualcosa, ma ogni parola gli moriva in gola ancor prima di poter essere pronunciata. Sentiva le lacrime premere per uscire, si pentì immediatamente di ciò che aveva fatto, era stato uno stupido, non era affatto pronto per una cosa del genere.
-Va tutto bene.- sussurrò Zacky vedendolo in difficoltà. Cercava il suo sguardo ma Matt teneva ancora gli occhi chiusi.
-…Scusa.- biascicò con voce appena udibile.
-Prima mi baci e poi chiedi scusa?- Zacky gli prese il viso tra le mani avvicinandolo di nuovo a se e unendo ancora le loro labbra, ma non ci volle molto prima che Matt si scostasse di nuovo."
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Matthew Shadows, Un po' tutti, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Non posso credere di averci messo meno tempo del solito per terminare questo capitolo! o.o
Beh, comincio col dire che sinceramente ho odiato scriverlo, mi ha un pò ricordato la mia situazione con mia madre, ma vabè...no one cares anyway.
Spero lo troviate decente e ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo vi assicuro che mi ha fatto davvero piacere, come sempre adoro i vostri commenti :3
Ora mi dileeeeeguo U_U
XOXO

 

32. Insomnia



Avrebbe passato un'altra notte insonne.
Continuava a sentirsi davvero uno schifo. Perchè i suoi genitori non potevano semplicemente essere felici per lui?
Singhiozzò appena asciugandosi gli occhi, poi spostò lo sguardo verso la finestra. Tante volte aveva pensato di andare via ma la sola cosa che glielo aveva impedito era il fatto che non avrebbe avuto un posto dove andare.
Suo padre non aveva nemmeno voluto delle spiegazioni, non ne voleva sapere nulla, e Matt pensò che se fosse scappato in quel momento a nessuno sarebbe importato.
Sua madre, invece, non aveva avuto il coraggio di dire niente, aveva solo quegli occhi vitrei e increduli e la delusione nello sguardo. Non lo aveva difeso neanche quando suo padre gli aveva messo le mani addosso, nemmeno in quel momento si era mossa. L'unica cosa che aveva fatto era stata uscire dalla stanza, lasciando così che suo figlio si sentisse per la prima volta, davvero, da solo.
Ora, la prima cosa che aveva pensato di fare era stata chiamare Jim. E lo avrebbe fatto, se non fosse stato per il fatto che quello che era successo poco prima glielo aveva impedito. Solo dopo aver composto il numero gli era venuto in mente che forse non era una buona idea chiamarlo. Magari gli avrebbe anche riattaccato in faccia. Gli venne la nausea al solo pensiero, non poteva sopportare il fatto che persino Jim potesse odiarlo per come si era comportato.
E di chiamare Zacky non se ne parlava, non voleva che sapesse. Almeno non ora.
Accettato il fatto di essere solo si era seduto a terra, ai piedi del letto, stringendo le ginocchia al petto.
Non ricordava da quanto fosse in quella posizione, ma doveva essere da molto visto che ormai fuori era buio.
Il silenzio nella stanza fu bruscamente spezzato dallo squillare del cellulare.
-Pronto?- tirò su con il naso.
-Ehi, sono io.- dall'inclinazione della voce di Zacky poteva immaginare che stesse sorridendo. Bastò questo a farlo sentire un pò meglio, sapere che stava sorridendo -Scusa per l'ora.-
Tolse il cellulare dall'orecchio controllando l'orario sul display: 23.30
-Non preoccuparti. E' successo qualcosa?- si asciugò velocemente gli occhi, cercando di mantenere un tono normale. Cercò di alzarsi nonostante il dolore (si, gli faceva male il culo a star seduto tutto quel tempo a terra) e si ficcò sotto le coperte poggiando la schiena contro la testata del letto. Così andava decisamente meglio.
-Volevo solo avvisarti che probabilmente non verrò a scuola per un pò. Almeno finchè-
-Ah, cazzo.- sospirò senza rendersene conto. Aveva ancora una fottuta voglia di piangere.
-Che c'è?- chiese immediatamente il più piccolo.
-E' che...- chiuse gli occhi passandosi una mano tra i capelli, grattandosi la nuca -Sarà uno schifo senza di te.-
-Allora vieni da me dopo la scuola.-
Matt sorrise -Non vedo l'ora.-
Rimasero in silenzio, l'uno ascoltava il respiro calmo dell'altro. Sarebbe rimasti così tutta la notte, solo per sentirsi un pò più vicini.
-Matt..- sentì sussurrare poco dopo.
-Si?-
-Se proprio vuoi parlarne con i tuoi...io, ecco..possiamo farlo insieme. Cioè..se ti va.-
Gli si strinse il cuore a sentire quelle parole. Fece una strana smorfia, era disgustato da se stesso, non faceva altro che rovinare tutto.
Ma non voleva che Zacky si preoccupasse, almeno per il momento lo avrebbe tenuto allo scuro di ogni cosa -S-si, certo.-
-Bene.- sorrise il più piccolo -Sai...non so cosa farei se non avessi te.-
Poteva immaginare le sue guance tingersi dolcemente di rosso mentre pronunciava quelle parole. E adorava quando lo faceva, adorava quando arrossiva. Trattenne le lacrime, cristo stava diventando una femminuccia.
Abbassò lo sguardo sulla mano libera che giocherellava con il lenzuolo, sospirando -Sei spaventato?- sussurrò appena.
-Come?-
-Tutto questo...non ti spaventa? Voglio dire..- si morse un labbro -A me si.-
-Parli del cancro?- anche la voce del più piccolo si affievolì.
Matt chiuse gli occhi deglutendo, come per attutire il suono di quelle parole.
Cancro. Non ci avrebbe mai fatto l'abitudine. Era come dire "morte", era come dire "sono qui, ma non ancora per molto".
Non voleva crederci.
-Sto cercando di farmene una ragione.- continuò Zacky -E dovresti farlo anche tu.-
Calò di nuovo il silenzio.
-Non credo di essere così forte.-
-Lo sei invece, solo che ancora non lo sai.-
Assurdo. Avrebbe dovuto essere lui a consolarlo, non viceversa. Si sentiva così inutile.
-Sii forte per me Matt. Per noi.-
Fece per rispondere quando sentì dei movimenti dall'altra parte del telefono, poi capì che probabilmente Zacky si stesse infilando sotto le coperte precipitosamente -Sta arrivando mia madre.- mormorò velocemente -Devo andare, mi uccide se mi trova ancora sveglio.-
Sollevò appena un angolo della bocca -Va bene. 'Notte piccolo.-
-A domani.- sorrise.


Quella mattina si era alzato con lo stomaco completamente chiuso, non sentiva il bisogno di mangiare nulla, in quel momento mettere qualcosa sotto i denti era l'ultimo dei suoi pensieri. L'unico desiderio he aveva era uscire di casa il più velocemente possibile. L'assenza di suo padre, uscito presto per il lavoro, lo faceva sentire un pò meglio a dire il vero, forse un pò meno sotto pressione, ma non sarebbe comunque riuscito ad evitare lo occhiate di sua madre. Odiava il fatto che lo guardasse in modo diverso. In realtà non aveva neanche idea di cosa pensasse riguardo a quella situazione, di cosa pensasse di lui, ma il suo atteggiamento della sera prima era stato più che sufficiente per fare arrivare Matt alla conclusione che magari la pensava come suo padre, magari non lo reputava più neanche suo figlio. O forse era spavenatata dal fatto di dire la sua davanti a suo padre?
Qualunque cosa provasse sua madre, riusciva solo a sperare che alla fine almeno lei non lo avrebbe abbandonato.
Visto che non avevano mai toccato un argomento del genere prima d'ora capiva perfettamente la loro sorpresa, ma la reazione di suo padre lo aveva comunque lasciato senza neanche più un briciolo di fiducia nei suoi confronti. Era stato quello, più che altro, a distruggerlo.
La porta della sua camera venne aperta nel momento in cui, perso nei suoi pensieri, infilava con cura la cinta nei jeans scuri. Si voltò di scatto vedendo entrare sua madre con una di quelle enormi ceste per i panni. Deglutì; fanculo non si aspettava di vederla ora! Con le ginocchia che incominciavano a tremargli riportò immediatamente lo sguardo sui jeans finendo di prepararsi.
-Ti ho portato dei vestiti puliti.-
Non sapeva bene per quale motivo, ma...fu sorpreso e felice di sentire la voce di sua madre.
-Per favore piegali e rimettili a posto, non lasciarli in giro.-
Sembrava si stesse sforzando di far sembrare tutto così schifosamente normale.
-Va bene.- biascicò.
Quando la sentì uscire dalla stanza si sentì morire, non lo aveva neppure guardato in faccia. Non che lui si fosse sforzato di dire qualcosa.
Insomma...era nella merda.
Quando scese al piano di sotto, con lo zaino sulle spalle, la trovò in cucina. Non sapeva bene come comportarsi, tutto questo era assurdo, non poteva far finta di nulla come non poteva e non voleva dare troppo peso a ciò che era successo. Sperava che capisse che in fondo non era così sbagliato.
Quella situazione assurda rischiava di trasformarsi in qualcosa di immensamente ridicolo.
Matt si schiarì appena la gola attirando la sua attenzione, non avrebbe saputo fare altrimenti dal momento che tutte le parole che avrebbe potuto dire gli morivano in gola.
La tensione si toccava, si avvertiva così palesemente.
-Sto uscendo, vado a fare la spesa.- disse lei rovistando nella borsa e tirandone fuori le chiavi dell'auto -Ti serve un passaggio?-
Quello era il suo modo di sfogarsi. E Matt lo sapeva, lo faceva sempre: usciva di casa e cercava di spegnere il cervello per un pò perdendosi tra gli scaffali di qualche supermercato. Lo aveva fatto un milione di volte quando lui era molto piccolo e i suoi genitori erano soliti litigare. Chiunquealtro gli avrebbe urlato contro, se la sarebbe per lo meno presa con lui in qualche modo, sua madre invece...lei scappava.
Sapeva per esempio che la mamma di Jim quando aveva saputo dell'omosessualità di suo figlio, prima di riuscire ad accettarlo del tutto, aveva impastato e sfornato crostate e dolci per giorni interi, senza sosta, ricordava persino la sua cucina piena di muffin da riuscire a sfamare un esercito. Quello era stato il suo modo di affrontare la cosa, certo era un modo strano e insolito e ripensarci lo faceva sembrare addirittura buffo, ma poi lo aveva accettato, aveva accettato suo figlio e ora avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggerlo.
Chissà se con sua madre sarebbe stato lo stesso. O chissà, magari pensava ancora che sarebbe stata solo una fase.
-No.- riuscì a biascicare poco dopo ricordandosi a mala pena della domanda che sua madre gli aveva rivolto, perso com'era nei suoi pensieri contorti e un pò stupidi -Vado a piedi.-
-Va bene, ma cerca di non arrivare in ritardo. A più tardi.-
Nel momento in cui la sentì uscire di casa mosse qualche passo fino a lasciarsi andare su una sedia sedia accanto al tavolo, con lo suardo basso. Quasi trascinandosi. Lo zaino scivolò a terra, si sentiva uno zombie, le gambe sembravano non voler sostenere più il suo peso, tremavano. Gli occhi pizzicavano, la testa girava. Poggiò entrambi i gomiti sul tavolo portandosi le mani tra i capelli, tirandoli quasi fino a farsi male. Strinse le labbra screpolate e secche per via dei morsi con cui le aveva torturate quella notte. Voleva solo sfogarsi quel tanto che bastava per riuscire ad affrontare un'altra mattina infernale a scuola. E inoltre aveva il terrore che avrebbe vomitato ancora.
Si sentiva così odiato. Così...sbagliato. Eppure continuava a pensare di meritarlo, per quanto fosse ingiusto.
Il corpo fu scosso da alcuni singhiozzi mentre le guance venivano bagnate dalle prime lacrime.
Aveva l'impulso di alzarsi e smetterla di fare il bambino, ma non trovava neppure le forze per farlo.
In quel silenzio giurò di aver sentito il suo cuore fermarsi e ripartire così velocemente da rischiare di esplodere quando la porta d'ingresso venne aperta all'improvviso lasciando che sua madre irrompesse in cucina -Ho dimenticato il..- si fermò sulla porta, paralizzata, forse non stava neanche respirando.
Matt si alzò di colpo asciugandosi velocemente gli occhi con le maniche della grande felpa che indossava, evitando accuratamente il suo sguardo.
-...cellulare.- terminò la frase in un flebile sussurro.
-S-Stavo...io..- Matt tirò sù con il naso mentre questo si colorava deliziosamente di rosso. Fu difficile cercare di dare una spiegazione del perchè stesse piangendo, non riusciva neanche ad articolare una frase figuriamoci restare lucido davanti a sua madre che lo aveva sorpreso in quel momento quasi...intimo. Con la vista appannata dalle lacrime riuscì a vederla mentre posava la borsa sul tavolo tirando fuori dei fazzoletti per poi avvicinarsi a lui.
-Aspetta.- fece dolcemente asciugandogli il viso -Ecco fatto.- sorrise.
Aveva fottutamente sorriso.
-Mi dispiace.- mormorò Matt con voce incrinata. Chiedeva scusa per tutto, anche per ciò di cui non si sarebbe dovuto scusare.
-Ne parliamo dopo. Adesso ti accompagno a scuola, va bene?-
Annuì flebilmente e afferrò lo zaino seguendo poi sua madre in macchina. Sentiva il suo sguardo su di lui e fu invaso da una strana sensazione di vergogna. Si vergognava di aver pianto in quel modo davanti a sua madre, se prima era certa che suo figlio fosse gay ora doveva reputarlo una vera e propria checca.
-Quindi..non frequenti più quella ragazza tanto carina? Valary?-
Fece cenno di no con la testa e si voltò verso il finestrino pregando che non facesse altre domande.
Stettero in silenzio finchè l'auto non si fermò proprio davanti il cancello della scuola.
-Matt..t-tesoro..- lo chiamò sua madre prima che potesse scendere. Lui si voltò, con il cuore in gola -Comportati bene. Voglio dire..-
-Lo so.- la interruppe -Cerca di essere normale. Giusto?-
Non aspettò una vera risposta, aprì lo sportello e sparì tra gli studenti.
Aveva gia capito il significato di quella frase. Lei non voleva che le persone capissero che suo figlio fosse diverso, gli stava chiedendo in pratica di non essere quello che era.
Ed era un ragionamento che non faceva una piega, certo...tranne per il fatto che era tutto sbagliato.
  
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