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Autore: psychoE    19/01/2014    2 recensioni
Cercava la soluzione per essere felice, ma le sue speranze per lei erano quasi nulle.
Tutto ciò la rendeva triste, una ragazza triste e sola.
Lei era Ellie.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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~Ellie's point of view~
Forse era stato tutto quel vapore a deviarmi.
Forse la sensazione di relax.
Forse quello sguardo penetrante.
Forse quelle labbra invitanti.
O forse era ciò che volevo fare.
Cercavo una risposta mentre stavo accoccolata a Brian, avevamo appena finito di fare ciò di cui probabilmente mi sarei pentita...o forse no.
“Dovremmo uscire” mormorai con poca voglia.
“Mh” fece, continuando ad accarezzare la mia schiena nuda.
Il suo tocco leggero sulla mia pelle mi faceva rabbrividire e allo stesso tempo rilassare. Cosa mi stava facendo quel ragazzo?
“Andiamo” continua dopo avermi dato un bacio sulla fronte.
Mi prese per mano e uscimmo insieme dalla vasca, faceva a dir poco freddo, così presi velocemente un asciugamano e me lo avvolsi attorno. Lui fece lo stesso, avvolgendolo però attorno alla vita.
Si passò una mano tra i capelli bagnati, mi morsi un labbro involontariamente dopo averlo guardato.
“Non mi consumare, eh” disse ridacchiando.
Sorrisi e, dopo aver raccolto i vestiti, uscimmo dal bagno.
“E se ti togliessi l'asciugamano?” mi bloccò Brian, guardandomi con una smorfia maliziosa sul viso.
“Non ci provare!”
Sorrise per poi cercare di prendermi, così iniziai a correre per il corridoio ridendo.
Mi prese, ma riuscii a tenermi l'asciugamano addosso. Mi tirò verso di sé cercando di srotolarlo ma lo tenevo ben stretto.
Finimmo petto contro petto, ci guardavamo intensamente e le nostre labbra erano ad una distanza pericolosa.
“Oh...” una voce ci fece voltare verso il piano di sotto.
Ci allontanammo in pochi secondi quando vedemmo Matt che ci guardava sconcertato.
Indietreggiai per entrare in camera mia, imbarazzata dalla situazione.
Dannazione, lui era il ragazzo della sorella di Michelle. Le avrebbe detto tutto!
Mi vestii velocemente, legando i capelli umidi in una coda.
Continuavo a camminare per la stanza, pensando a cosa sarebbe successo adesso. Non volevo rovinare la sua relazione, né tantomeno passare per una sgualdrina. E poi, cos'avrebbero pensato gli altri di me?
Sentivo gli occhi pizzicare, mi fermai quando vidi Brian entrare nella camera e venire verso di me. Istintivamente mi allontanai.
“Stai calma” disse continuando ad avanzare verso di me.
Scuotevo la testa, l'idea di Johnny, Jimmy, Zacky, Matt e tutti gli altri potessero giudicarmi male mi stava sovrastando.
“E' stato...è stato tutto uno sbaglio” balbettai, con la voce che tremava.
“No, non lo è stato. Lo volevamo entrambi.”
Abbassai lo sguardo, trattenendo le lacrime.
“Hey” continuò alzando il mio viso prendendomi il mento “Niente più lacrime da questi occhi fantastici, va bene? Matt non dirà nulla a gli altri, né tantomeno a Michelle, stai tranquilla. E non sa nei dettagli cos'abbiamo fatto”
Quelle parole mi risollevarono un po' di morale, gli sorrisi e lui mi fece una carezza.
“Puoi spiegarmi dove hai trovato quei vestiti?” chiesi poi, notando che nel frattempo si era cambiato.
“Tengo qualche paio di pantaloni e qualche maglia per emergenza, qui”
Probabilmente lui conosceva quella casa più di me, era divertente.
Tornammo da Matt che era stranamente sorridente, mentre io mi vergognavo non poco.
“Bene, ero venuto qui per vedere come stava Ellie, Zacky mi ha detto di Set”
Sobbalzai e il mio umore si capovolse.
Vidi Gates tirare un'occhiataccia a Matt, che cambiò immediatamente discorso.
“B-Beh, comunque oggi facciamo un torneo a casa mia di Call of Duty con gli altri e mi chiedevo se volessi venire anche tu” si rivolse a me.
“Ti ringrazio ma-”
“Niente ma, riformulo la frase...tu oggi sarai a casa mia.” disse vedendo la mia indecisione.
“E' una minaccia?” chiesi ridacchiando.
Lo vidi sorridere, per poi annuire.
“E va bene” conclusi sospirando.
Ci salutò e rimasi nuovamente sola con Brian.
“Io dovrei tornare a casa, ti va di venire con me?”
“Scusa ma sono sfinita, vorrei riposarmi questa mattina”
“Sicura?
Annuii, sentivo gli occhi pesanti e avevo bisogno di dormire un po'.
Lo accompagnai alla porta nonostante avessi avuto voglia di chiedergli di rimanere.
“Ti passo a prendere alle tre”
“Va bene”
Mi sorrise e uscì, lasciando dentro di me uno strano vuoto.
Pochi secondi dopo, sentii bussare alla porta, così mi voltai e la aprii di nuovo.
“Ho dimenticato una cosa”
Non feci in tempo a chiedere di cosa si trattasse che posò le sue labbra sulle mie, lasciandomi un casto bacio che ricambiai. Quel vuoto che avevo sentito, si era già colmato.
 
Pochi minuti dopo rientrò mia nonna con delle borse della spesa.
“Ellie, tesoro, come ti senti?”
“Meglio, scusa se ti ho fatta spaventare ieri sera” mormorai abbassando lo sguardo.
“Non ti devi scusare, e poi c'era Brian con te, come potevo preoccuparmi?”
Le sorrisi, aiutandola a disfare le borse.
“Oh no! Mannaggia alla mia testa! Ho dimenticato di prendere il latte e il pane, che sbadata!”
“Vado io, nonna!”
“Sicura di sentirtela?”
“Certo”
Mi spiegò in breve dove si trovava il negozio, così uscii di casa e mi diressi là.
Dopo cinque minuti realizzai di essermi persa, dovevo ammettere di avere un terribile senso dell'orientamento.
“Scusi” feci picchiettando la spalla di un uomo voltato “il supermercato?”
Quasi non caddi a terra quando quella persona si voltò.
“Oh merda” biascicai, indietreggiando velocemente, ma subito fermata dalla mano di Set.
“Adesso vieni con me” affermò trascinandomi dietro un edificio, dopo avermi serrato la bocca.
Ero impotente, non sapevo cosa fare, la paura mi pervase nuovamente.
Mi buttò a terra, sedendosi a cavalcioni su di me.
“Il tuo amico non ti salverà un'altra volta, adesso ti do una bella lezione”
Conclusa quella frase, sfilò dalla tasca un coltello che mi fece sbarrare gli occhi.
Incise dei lievi ma dolorosi tagli sul mio collo, poi sulle mie braccia ed infine sotto la maglietta.
“Questo è quello che succede alle puttane come te”
Cercai di dimenarmi, riuscii a fargli cadere il coltello a terra ma lui si arrabbiò ancora di più.
Pugni, schiaffi, mi stordivano sempre di più. Ma io dovevo lottare, dovevo lottare per me stessa.
Ripresi l'arma da terra e gliela conficcai in una gamba, liberandomi così da quella posizione.
Iniziai a correre e più non posso, finché mi appoggiai al muro di una casa, allo stremo delle forze.
Proprio quando iniziavo a vedere tutto offuscato, sentii qualcuno nominare il mio nome: era Zacky.
“Ellie, mio dio” fece prendendomi sotto braccio.
“Set, mi sta seguendo, andiamo via da qui” soffocai con il poco respiro che avevo ancora.
Mi prese in braccio, chiusi gli occhi e li riaprii solo quando sentii di essere in un posto al chiuso.
Subito dopo mi accorsi di essere nel garage Haner.
“Cosa ti ha fatto?”
Non riuscivo a parlare, mi sentivo apatica, non sapevo più cosa pensare.
La porta si spalancò e vidi Brian con Michelle in braccio, intenti a scambiarsi dei baci poco casti.
Quella visione fece a dir poco male, più male di tutto ciò che Set mi aveva fatto.
Zacky tossicchiò, attirando verso di sé l'attenzione dei due.
“Ugh, non pensavo ci fosse gente” disse Syn, alzando un sopracciglio. Subito dopo mi notò.
“Oh porca puttana”
Fece scendere Michelle e accorse verso di me, guardandomi scandalizzato.
“Cos'è successo?” chiese guardando delle piccole gocce di sangue sul mio collo.
“S-Set” balbettai, immersa nel dolore fisico e psicologico.
“Ha solo qualche taglietto, che sarà mai” esordì Michelle, provocando una mia occhiataccia.
Brian e Zacky stavano per replicare, ma io li bloccai.
“Ha ragione, non è nulla. Vee, mi accompagni a casa?” dissi decisa, alzandomi dal divano su cui quest'ultimo mi aveva posata.
“Va...va bene”
Mentre stavo uscendo, qualcuno mi fermò per il polso.
“Aspetta! Vuoi che venga con te?”
“No, continuate pure quello che stavate facendo e...scusate il disturbo”
L'unica cosa che vidi prima di abbandonare la stanza, fu il suo sguardo affranto.
Di tutte le ferite che avevo sul corpo, quella che mi aveva appena aperto nel cuore era la peggiore.
Zacky mi prese sottobraccio per aiutarmi a camminare e dopo pochi minuti arrivammo a casa.
Non parlai per tutto il tragitto, ero scossa da tutto ciò che era successo, sapevo di poter scoppiare da un momento all'altro.
Si può immaginare la faccia di mia nonna quando mi vide rientrare.
“Oh Dio! Come hai fatto a farti questo?”
Non le risposi, volevo assolutamente sdraiarmi dato che il mio corpo stava per cedere dal dolore.
Zacky le fece un cenno e lei si rimise a sedere, ma la sua faccia rimase spaventata.
Finalmente arrivai sul letto, appena mi appoggiai gemetti dal dolore.
“Porca puttana, Ellie, guardati”
Ciò che si celava sotto la mia maglietta era a dir poco spaventoso: graffi che si stavano rimarginando e lividi che la ricoprivano.
Vee andò a prendere del cotone imbevuto nell'alcol per poi tamponare le mie ferite.
“Fai piano, ti prego” mormorai con le lacrime che iniziavano a scendere.
“Resisti” fece prendendomi la mano, la strinsi forte.
Proprio all'ultimo graffio, iniziai a piangere a dirotto, quasi istericamente.
Subito mi abbracciò, stringendomi più forte non appena il mio pianto si fece più pesante.
“Ellie, devi tranquillizzarti, ci sono io adesso!”
“N-Non ho m-mai pianto c-così tanto in solo d-due giorni” singhiozzai, stringendo la sua maglia.
Iniziò ad accarezzarmi la schiena, ma la situazione non cambiò. Tutte quelle lacrime erano quelle che avevo tenuto dentro per tutti questi anni, a quel punto non riuscii più a trattenerle.
Feci dei respiri profondi, riuscendo finalmente a rilassarmi.
“Brava, adesso riposati...” sussurrò Zacky, mettendomi una coperta addosso.
Chiusi gli occhi, ma non mi addormentai. Lo sentii uscire dalla stanza e rimasi sola a pensare.
Indolenzita, mi alzai e aprii la finestra, appoggiandomi sul balcone.
Ovunque andassi, la vita mi si ritorceva contro. Perché doveva succedere proprio a me? Perché le persone si ostinavano a farmi del male?
Tutto ciò portava solo preoccupazioni a chi mi stava vicino. Servivo veramente a qualcuno? Eppure, nessuno aveva mai detto di avere bisogno di me.
Mi ero convinta che la mia vita ad Huntington Beach sarebbe cambiata, ma in soli tre giorni avevo combinato solo che casini.
I miei genitori non si erano neanche preoccupati di chiamarmi, di sapere come stavo, se mi ero trovata bene. Probabilmente, nemmeno a loro importava.
Denise mi aveva chiamata solo un paio di volte, sicuramente aveva di meglio da fare.
A quel punto solo un passo mi divideva dal finire tutto, un solo passo nel vuoto e sarei stata libera da tutti i dolori che avevo dentro. La voglia di farlo era immensa, ormai non avevo più un motivo per lottare.
Allungai un piede verso il vuoto, quando...



 
 
~Brian's point of view~
ELLIE!” gridai dopo averla vista con un piede rivolto verso l'esterno della finestra.
“Brian, va via” mormorò con voce a dir poco debole.
Mi avvicinai con cautela, cercando di non farmi sentire.
“Non lo fare” la pregai, sentendo la paura invadermi dalla testa ai piedi.
“Vattene” continuò con lo stesso tono.
“Scendi dal balcone”
“Non importerà a nessuno, esci di qui e lasciami andare”
Quanto cazzo mi fecero male quelle parole, mi bruciarono dentro.
“Per favore, Ellie”
La mia voce tremava, ero terrorizzato che potesse veramente buttarsi.
Scosse la testa, staccando anche una mano dal cornicione, a quel punto non pensai due volte a correre verso di lei per prenderla con me.
Si dimenò a tal punto tra le mie braccia da farmi cadere a terra e, di conseguenza, lei sopra di me.
“Voglio andarmene, lasciami!”
Premetti ancora più forte il torace contro la sua schiena, per nulla al mondo l'avrei lasciata andare.
“Non lo fare mai più” le sussurrai appoggiando la testa sull'incavo del suo collo.
“Io...non posso assicurartelo”
Con una mossa veloce la voltai verso di me, cingendole questa volta i fianchi.
“El, guardami”
Alzò il suo debole sguardo e incontrò il mio, non ero mai stato così serio in vita mia. Ma non riuscì a sostenerlo, presto riabbassò il viso.
“Fallo per me! O almeno, provaci, ti prego”
“V-Va bene”
Tirai un sospiro di sollievo e la portai sul letto, sdraiandola.
“Porca puttana” imprecò tenendosi una mano sul fianco.
“Che hai?”
Alzò fino a sotto il seno la maglietta e scorgendo numerosi lividi sulla sua pelle chiara.
Quasi non mi prese un colpo quando notai la quantità...Set le aveva fatto più male di quanto pensassi e io ero rimasto a scopare con Michelle.
Posai la mano sul più esteso, ma la tolsi non appena vidi comparire una smorfia di dolore sul suo viso.
“Fai piano”
“Io non...non credevo ti avesse fatto tutto ciò, non me ne sono accorto”
“A quanto pare eri impegnato a fare altro”
Questa volta fui io stesso ad abbassare lo sguardo, aveva ragione, eccome se l'aveva.
Ma ero Synyster Gates, uno stronzo di natura, neanche mi rendevo conto di far male alle persone in quel modo.
“Scusa” sibilai, arrossendo.
SYNYSTER GATES CHE SI SCUSA! Questo è un evento da segnare sul calendario”
La voce proveniva da Zacky, che ci guardava dall'uscio.
“Vaffanculo, Baker.”
Sentii Ellie ridere, subito la guardai mentre le si formavano quelle adorabili fossette vicino al suo sorriso. Gesù, se era bella.
Poco dopo, però, notai il suo labbro spaccato.
Nessuno si doveva permettere di sfregiare quel bellissimo viso che si ritrovava.
La rabbia stava crescendo sempre di più dentro di me, pensare a quel Set che la picchiava fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Subito mi alzai e mi diressi verso l'uscita, con l'intenzione di dare una sistemata a quel figlio di puttana.







//ringrazio Rinoa Heartilly Vengeance e LivingForThem per aver recensito il capitolo precedente e tutti i nuovi lettori (o lettrici) che hanno messo la fanfiction tra le seguite e/o preferite! Mi fa veramente tanto piacere :)
  
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