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Autore: cristal_93    20/01/2014    3 recensioni
[Prequel alla storia Una speranza per il futuro, prende spunto sia dal videogioco che dai brevi episodi della serie animata] Leah, una giovane apprendista sensitiva, è in viaggio nel mondo dei Pokémon. Arriva a Borgo Tesoro, e appena scopre che quella è una comunità di soli Pokémon, decide di esplorarla sotto le mentite spoglie di un Espeon di passaggio. Le sue capacità psichiche, però, sono notevoli anche per il Pokémon che ha scelto di impersonare, difatti attirano l’attenzione di un team di giovani esploratori...
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: N, Nuovo personaggio, Piplup
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Videogioco
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Apro questo nuovo capitolo chiedendo scusa per i continui aggiornamenti delle mie storie, ma io e Html non andiamo molto d’accordo, e mi causa qualche problema. Buona lettura e spero che vi piaccia ! 


Leah proseguì per il sentiero con tranquillità, ondeggiando di tanto in tanto il corpo e improvvisando anche dei movimenti di danza. Era davvero eccitata, e se fosse stata un tipo impulsivo e frettoloso si sarebbe messa a correre di gran carriera senza badare a ciò che la circondava, ma per fortuna non era così, e anche se si sentiva carica di energia da scoppiare, impose a sé stessa di mantenere il controllo e di gustarsi ogni secondo di quello che stava vivendo, come aveva sempre fatto, del resto.
Per lei era una specie di quiete prima della tempesta: abituata com'era a stare all'erta  perché il pericolo poteva sempre essere dietro l’angolo, si godeva ogni istante di pace che le capitava, ma al tempo stesso non abbassava la guardia e non si faceva trovare impreparata di fronte alle avversità.
Leah sapeva sempre trovare il lato positivo in ogni cosa, e persino dalla sua vita da emarginata dalla società, in continua fuga, e in perenne lotta contro il resto del mondo, aveva saputo trovare un sacco di cose positive, e per di più aveva imparato molte cose utili che, anche ora che stava, per così dire, in “pace”, potevano tornarle davvero comode, come ad esempio quel suo modo di vivere la giornata e assaporare ogni singolo minuto che le veniva offerto.
Sapeva  essere anche molto paziente, e raramente le era capitato di perdere la testa.
D'altra parte, quella di impazzire era un’altra delle cose che più la terrorizzavano, prima ancora della sua fobia per gli spettri, ma solo al secondo posto rispetto alla sua paura di perdere Vaporeon, che era più forte di qualsiasi cosa.
Se fosse stata una semplice umana, dare in escandescenza non l’avrebbe preoccupata poi tanto, ma il destino aveva voluto farla nascere con incredibili poteri psichici, troppo grandi per essere gestiti da una persona sola; di conseguenza, perdere la testa per lei avrebbe significato anche perdere il controllo sui propri poteri, con conseguenze imprevedibili. 
Per sua fortuna, le era capitato solo due volte di impazzire sul serio, di quella pazzia che ti rende cieca, insensibile a ciò che ti circonda, che ti ruba il controllo del tuo corpo, e che ti fa riprendere solo dopo un po' di tempo,lasciandoti pieno di dubbi e domande.


 La prima volta che era successo fu quando era a malapena una bambina, ma se lo ricordava perfettamente, come se fosse successo solo il giorno prima: si trovava in un piccolo villaggio. Era buio, pioveva, e lei stava scappando. Non aveva perso tempo a voltarsi neanche una volta: sapeva che la stavano inseguendo.
I tuoni squarciavano il cielo, illuminando di tanto in tanto la strada, ma lei non aveva seguito una via precisa, era solo voluta scappare il più lontano possibile, voleva che i suoi inseguitori la lasciassero in pace.
Era piccola, vestita di stracci e scalza, e non aveva nessuno al mondo. Aveva continuato a correre, ma al’improvvisola strada si era interrotta, e lei si era ritrovata davanti ad un vicolo cieco.
Non aveva perso tempo e si era voltata subito per cercare un’altra via, ma aveva agito troppo tardi, e in un attimo era stata circondata da un gruppo di persone, che l’avevano accerchiata, impedendole qualsiasi via di fuga.
 Li aveva guardati terrorizzata, incapace di muovere anche solo un singolo passo.
Qualcuno di loro aveva alzato le braccia, e le aveva chiesto con gentilezza di calmarsi, che non c’era nulla da temere, e che non aveva motivo di essere spaventata, poi le si era avvicinato lentamente e l’aveva invitata a venire via con loro, promettendole che l’avrebbero trattata bene e che l’avrebbero aiutata.
Anche da piccola, però, Leah era sempre stata molto intelligente per la sua età, e aveva notato subito che le facce di quelle persone, illuminate a sprazzi dai lampi nel cielo, erano state tutto fuorché rassicuranti, e per questo si era spaventata ed era caduta a terra, trascinandosi al’indietro fino a sbattere contro il muro, e implorandoli di andarsene.
Forse fu perché la sua vocetta esile era a malapena udibile in mezzo al frastuono dei fulmini, forse fu perché l’avevano deliberatamente ignorata, ma fatto sta che quei tizi si erano avvicinati sempre di più, continuando a rassicurarla con sorrisi falsi, e più la distanza  era diminuita, più Leah aveva sentito la paura crescere.
Le sue suppliche erano cadute  nel vuoto, e alla fine uno di loro, forse stufo di provarci con le buone, l’aveva afferrata rudemente per il braccio e aveva cercato di trascinarla via con la forza, cosa che avrebbe potuto fare senza problema alcuno, vista la corporatura esile della bambina, ma quello che seguì, nessuno avrebbe potuto prevederlo.
Leah aveva cacciato un urlo tremendo, e insieme a quello, un’immensa ondata di energia l’aveva pervasa.
I suoi occhi si erano illuminati di un’intensa luce viola, e le era bastato alzare lo sguardo per scaraventare via tutte quelle persone. Purtroppo, non era finita lì: lo stesso tizio che era riuscito ad afferrarla si era rialzato quasi subito, e dopo averle urlato “Mostro!” le era letteralmente saltato addosso per catturarla.
Leah a quel tempo non aveva idea di cosa significasse una simile parola, ma aveva percepito il gesto dell’uomo come una minaccia, e di nuovo il suo corpo aveva agito per lei: aveva alzato le braccia al cielo e poi aveva colpito il muro alle sue spalle con i palmi delle mani, riversandoci la propria energia e portandolo così alla distruzione.
Non ricordava molto bene quello che successe mentre il muro crollava: forse i suoi poteri la protessero, forse i calcinacci semplicemente non la colpirono; ad ogni modo, quando era riuscita a tornare padrona di sé, aveva scoperto di essere circondata dai detriti, e intorno a lei non c’era più nessuno, solo un cumulo di macerie da cui ancora si alzavano nuvolette di polvere, che la poggia aveva trasformato ben presto in fanghiglia.
Era rimasta a lungo a contemplare quelle rovine , poi, come se le avesse viste per la prima volta , si era guardata le mani con gli occhioni spalancati. Aveva iniziato a tremare, sempre di più, finché alla fine la consapevolezza di quello che aveva fatto l’aveva colpita in pieno. Si era messa le mani tra i capelli, era caduta in ginocchio ed aveva urlato al cielo tutta la sua angoscia, piangendo disperata, lasciando che la pioggia la investisse.
 Aveva urlato finché non aveva perso la voce, e allora era crollata a terra, piegata su sé stessa, ed era rimasta lì, immobile, per un tempo incredibilmente lungo.
Dopo qualche istante, però, da dietro le rovine del muro alle sue spalle era spuntato il musetto di un Eevee, anche lui bagnato come un pulcino, e le si era avvicinato quatto quatto.
Lei non lo aveva degnato di uno sguardo, né aveva dato segno di essersi accorta della sua presenza. Ciononostante, il cucciolo le era arrivato molto vicino, l’aveva annusata e poi aveva strusciato il corpicino contro quello immobile e gelato della bambina. Lei non aveva dato segno di vita neanche così, e aveva continuato a fissare il vuoto.
Il piccolo Pokémon l’aveva osservata in silenzio, poi si era intrufolato tra le braccia ed era rimasto lì con lei, senza muoversi. Dopo due giorni di assoluta immobilità, Leah finalmente aveva abbassato lo sguardo, incrociando gli occhioni dolci di Eevee, che le aveva sorriso e poi aveva iniziato a strofinarsi contro di lei. Leah, sorridendo, l’ aveva stretto a sé.
 
Quella era stata la prima volta che aveva capito che non tutto il male viene per nuocere: in quell'occasione aveva conosciuto il dolore e la paura e aveva scoperto i propri poteri, di cui per lungo tempo aveva continuato
ad avere timore, ma in compenso aveva ottenuto qualcos'altro: un amico per la vita , qualcuno che si prendesse cura di lei e che non la facesse sentire sola e sperduta.
Questo aveva trovato in Vaporeon, la prima volta che lo aveva incontrato,  quando ancora era un Eevee.
Dopo essersi ripresa, Leah aveva scoperto di essere in grado di capire quel cucciolo tanto dolce, che era stato paziente ed aveva aspettato che si rimettesse, senza forzarla, e rispettando il suo silenzio.
Non l’aveva abbandonata, neanche quando Leah lo aveva messo in guardia raccontandogli di che cosa fosse capace di fare la bambina che gli stava a fianco : lui non l’aveva giudicata, e poi le aveva detto che era stata solo spaventata e aveva cercato di proteggersi, quindi la sua era stata legittima difesa, e che non aveva niente di cui rimproverarsi.
Le aveva promesso anche che da quel momento in poi non avrebbe più dovuto preoccuparsi, perché ci sarebbe stato lui a proteggerla da ogni pericolo.
Era rimasto con lei, sempre, e i due erano diventati prima amici, poi inseparabili compagni ed infine fratelli.Erano cresciuti insieme, si erano sempre aiutati l’uno con l’altro, avevano condiviso tutto. Nonostante le rassicurazioni di Vaporeon, comunque, Leah si era ripromessa di usare le sue capacità il meno possibile, perché non voleva più che accadesse ciò che era successo in quel villaggio , e un po’ per quello  e un po’ perché non si erano  trovati in situazioni pericolose, per qualche tempo Leah non aveva più perso il controllo.
Qualche anno dopo che lei e Vaporeon erano diventati amici, però, successe di nuovo : lei e l’amico erano a spasso per il bosco, e si erano imbattuti in un gruppo di bracconieri, che aveva appena accerchiato e ferito un piccolo gruppo di Pokémon.
 A vedere quelle povere creature ridotte in quello stato, Leah non ci aveva visto più : era uscita allo scoperto, seguita a ruota da Vaporeon, che a quel tempo si era già evoluto.
Il Pokémon inizialmente aveva cercato di farla desistere dal suo intento, ma alla fine neanche lui aveva sopportato la vista dei suoi simili che subivano le angherie degli esseri umani, e le si era affiancato.
Quegli uomini , alla vista di una bambina vestita di stracci e della sua piccola guardia del corpo, erano scoppiati a ridere, ma non li avevano considerati troppo a lungo, ed erano tornati alla loro occupazione.
Avevano già lanciato la rete per prendere quei Pokèmon tutti in una volta, loro avevano urlato e chiuso gli occhi, aspettando il momento in cui quel’intreccio di fili metallici li avrebbe imprigionati.
Ma così non era stato: Leah si era messa davanti a loro, e li aveva protetti con una barriera psichica generata all'istante, su cui la rete si era scontrata, distruggendosi poi in mille pezzi di metallo fumanti.
Gli umani avevano guardato quella bambina con evidente perplessità, ma uno di loro si era ripreso in fretta , e con il cannone speciale  che aveva in mano aveva sparato verso di lei una nuova rete. 
Leah aveva deviato anche quella, ma a quel punto la sua rabbia era stata tale che la sua energia era esplosa: non aveva solo distrutto le macchine che quegli umani avevano in mano, ma aveva devastato anche buona parte della foresta.
Quella volta non ferì nessuno, ma gli umani, terrorizzati, erano scappati via.Leah li aveva guardati allontanarsi, ma quando si era rivolta ai Pokémon per vedere se stessero bene, anche questi si erano tirati indietro spaventati da morire, e quando poi lei si era avvicinata ancora di più, erano fuggiti.
La bambina era rimasta paralizzata in quella posizione con la mano ancora protesa lì dove un attimo prima c’erano quei Pokémon e invece non c'era più nessuno.
Quando si era resa conto che erano scappati perché erano stati terrorizzati da lei, era corsa via , e aveva cominciato a piangere. Vaporeon, che era rimasto fermo al suo posto per tutto il tempo, si era messo a rincorrerla e a chiamarla a gran voce, ma lei lo aveva volutamente ignorato ed aveva continuato a fuggire persino da lui.
Vaporeon non si era arreso, e alla fine era riuscito a saltarle addosso, facendo rotolare entrambi giù per un pendio erboso. Lei aveva continuato a lottare per toglierselo di dosso e scappare, ma Vaporeon, a quel punto, aveva perso la pazienza, e le aveva dato uno schiaffo. Leah lo aveva guardato sconvolta, come se al posto del suo amico ci fosse stato un perfetto estraneo: era la prima volta che la picchiava. 
Certo, fino a quel momento avevano sempre lottato per gioco, ma erano sempre state scaramucce da bambini, non erano mai arrivati a farsi del male serio.
Lo schiaffo che le aveva dato, invece, non era stato per dispetto, e lei lo aveva sentito bruciare.
Si erano guardati per un istante interminabile, poi lei era scoppiata di nuovo a piangere. Vaporeon, senza dire una parola, le aveva leccato la guancia, lì dove l’aveva colpita, poi l’aveva abbracciata; quando poi Leah si era calmata, le aveva asciugato dolcemente gli occhi e aveva strofinato il musetto contro il suo visino.
Non l’aveva mai sgridata, anzi, non ne avevano praticamente più parlato, ma comunque non l’aveva lasciata, e aveva anche cercato di venirle incontro. Leah  aveva ringraziato il cielo per l’immensa fortuna che le era capitata, e si era chiesta  cos'avesse fatto per meritare di avere un amico fantastico come lui al suo fianco.
Da quell'episodio, comunque, aveva imparato ad essere paziente e a mantenere la calma, e non aveva più avuto ricadute di alcun tipo.
Ora, mentre percorreva quel sentiero in mezzo alla foresta, come sempre si augurò di non dover incontrare avversari che l’avrebbero spinta al limite. Non era tanto la paura di perdere in sé a preoccuparla, più che altro era perché avrebbe preferito non dover essere costretta a fare del male a qualcuno senza volerlo. Detestava quel lato dei suoi poteri, e non voleva che la gente pensasse di lei come ad un mostro.
Per sua fortuna aveva acquisito un maggiore controllo delle sue capacità, ma neanche così era completamente sicura di sé.
 Nonostante tutto,  ogni tanto si ritrovava a ringraziare il fatto che quei poteri fossero capitati a lei: non li conosceva ancora del tutto, questo era vero, ma almeno aveva deciso di usarli per fare del bene; era certa che altri, come quegli  individui che l’avevano aggredita da piccola, chissà che uso avrebbero potuto farne.
Gli alberi, intanto, continuarono a incorniciare i lati del sentiero su cui la fanciulla camminava, e lei iniziò a pensare che quella foresta non avesse fine. Di tanto in tanto vide alcuni Pokémon selvatici rincorrersi tra i rami, o appesi a questi, e altri addormentati contro il busto di alcuni. Li guardò sorridendo, e proseguì la sua strada.
Era finita in quella foresta non molto dopo aver lasciato Borgo Tesoro, ma non sapeva ancora se quello poteva essere o meno uno dei Dungeon di cui le avevano parlato quei Pokémon all' Emporio Kecleon.
A parte qualche bisticcio con alcuni Mankey che aveva incrociato sulla strada, non aveva ancora avuto incontri particolarmente preoccupanti. In compenso aveva trovato parecchi alberi carichi di Baccarancie, e ne aveva fatto una buona scorta. Mentre proseguiva, si perse un attimo a ripensare a quello che le avevano raccontato i Kecleon , a proposito dell'aumento di Pokémon cattivi e Dungeon misteriosi: non avevano approfondito ulteriormente l’argomento, e a lei non era venuto in mente di fare ulteriori domande a proposito della distorsione del Tempo, che era la causa principale di quel’improvviso accrescere di Pokémon e Dungeon.
Una distorsione nel Tempo… la ragazza  non avrebbe saputo dire come potesse essersi causata, ma di sicuro era qualcosa in cui era implicata la presenza di fenomeni particolari.
Scosse la testa: pur essendo molto intelligente, c’erano argomenti che restavano al di fuori della sua portata, e quello  era uno della categoria.
L’elemento Tempo, però… di scienza non se ne intendeva, ma la sua passione per le leggende dei Pokémon l’avevano portata alla scoperta dell’esistenza di un Pokémon Leggendario che incarnava il Tempo stesso : Dialga, si chiamava.
Leah ne aveva sentito parlare, ma non aveva avuto occasione di vedere una sua effigie.
Sapeva però che era un colosso di notevoli dimensioni, e di una potenza smisurata. Sarebbe stato bello poterlo vedere dal vivo… a patto che la condizione non fosse doversi scontrare con lui. Ad ogni modo, si ritrovò a pensare , se c'è veramente una distorsione temporale, è molto probabile che in qualche modo anche  lui…  
Un’esplosione in lontananza la distrasse dai suoi pensieri, e una colonna di fumo si alzò all'orizzonte. I Pokémon intorno alla ragazza si spaventarono e scapparono via, ma lei rimase ferma al suo posto.
Non perse tempo a decidere sul da farsi: fissò intensamente gli alberi sulla linea dell'orizzonte e si teletrasportò immediatamente ai piedi di questi ultimi.
Ora era a pochi passi da dove era avvenuta l’esplosione, ma non perse la calma : chiuse gli occhi e lasciò fluire la propria energia psichica intorno a sé, stendendola per un raggio di dieci metri, e così riuscì a percepire cosa c’era al di là di quei tronchi: delle presenze, sicuramente di Pokémon, e anche numerose.
Si concentrò di più, e riuscì a identificare cinque tracce psichiche particolarmente forti che ne stavano circondando altre due, molto più deboli, e che a quanto pare erano state messe con le spalle al muro, visto che rilevava qualcosa di non vivo e piuttosto esteso dietro di queste.
La debole percezione di quelle due presenza portò Leah a pensare che fossero ferite, e che non avrebbero resistito a lungo. Riaprì gli occhi, e senza esitazioni saltò sull'albero. Quando riuscì a vedere oltre i rami di questo, sotto di lei scoprì quella che ormai era una battaglia agli ultimi atti: le cinque forti presenze che aveva percepito appartenevano a cinque Shiftry, e tutti avevano un’aria piuttosto arrabbiata; i due invece che erano al limite delle loro forze erano un Piplup e un Chimchar, ed entrambi erano pieni di ferite ed evidentemente esausti.
 << Non ne avete ancora abbastanza?! >> urlò uno degli Shiftry, agitando le braccia. Chimchar strinse i denti e mosse aticosamente un passo in avanti.
<< Non… non ci arrenderemo mai ! >> affermò coraggiosamente. I Pokémon d’Erba scoppiarono a ridere, poi uno di loro generò una raffica di vento che spedì Chimchar contro una parete di roccia.
<< Chimchar !! >> urlò il suo compagno, occorrendo in suo aiuto.
 << Avete invaso il nostro territorio senza permesso e per di più ora avete il coraggio di fare gli sbruffoni?! I pivelli come voi dovrebbero starsene a casa, invece di giocare a fare gli esploratori >> disse un altro Shiftry, e i suoi compagni risero. Piplup li guardò con disprezzo.
<< Diventare…esploratore…. >> sussurrò Chimchar, cercando di rialzarsi.
 << Chimchar, stai bene? >> disse Piplup preoccupato. Chimchar lo ignorò e si rivolse agli Shiftry, cercando di farsi capire il più possibile.
<< Far parte di una squadra di esplorazione… è sempre  stato… il mio sogno più grande. Non… non ho intenzione di mollare proprio adesso! >> disse con tutte le forze che aveva. Le sue parole, però, fecero sghignazzare ancora di più i loro nemici.
 << Bisogna riconoscere che il fegato non ti manca ragazzino, ma dai l’impressione di essere più bravo con le parole che con i fatti, e non credere che ti basterà fare bei discorsi per evitare i nostri colpi! >> e come un solo Pokémon scagliarono i loro attacchi Raffica verso i due ragazzi.
Piplup alzò un braccio, Chimchar cercò di tirarsi su per schivarlo, ma proprio un secondo prima che quel vento li travolgesse, questo  andò a infrangersi su una barriera energetica,  che respinse l’attacco e lo rispedì ai mittenti, che furono colti alla sprovvista e finirono tutti e cinque a gambe al’aria.
 << Un attacco Barriera?! >>  esclamò uno dei Pokémon d’Erba.
 << Non è possibile, non dovrebbero essere in grado di produrre una tecnica del genere!! >> ribatté un altro, ancora più incredulo. I due amici si guardarono con evidente perplessità: non era stato nessuno di loro a innalzare quella barriera, ma allora chi… ?
Chi ha detto che sono per forza stati loro?” disse una voce nella mente di tutti. I presenti iniziarono a guardarsi intorno per capire chi avesse parlato, ma Leah non li lasciò ad arrovellarsi  e ruppe subito gli indugi: sbucò dall'albero e saltò al centro dello spiazzo, atterrando proprio a metà tra i Pokemon d’Erba e i due esploratori. Tutti i Pokémon furono sorpresi dalla quella comparsa, specialmente i due ragazzi, che non avevano la più pallida idea di chi fosse quel Pokémon sconosciuto che li aveva appena salvati.
Leah si voltò appena verso di loro e li rassicurò con lo sguardo, poi tornò a guardare gli Shiftry, e i suoi occhi divennero di ghiaccio.
 << In cinque contro due… non mi sembra una cosa molto leale >>.
 << E tu chi diamine saresti, ragazzina? >> urlò uno Shiftry, mentre i suoi compagni saltarono velocemente in piedi.
 << Sei una loro amica, per caso? >> sbottò un altro. Leah scosse la testa.
<< E allora vattene e non immischiarti in faccende che non ti riguardano ! >> urlò ancora lo Shiftry di prima, e insieme alla sua minaccia scagliò contro la ragazza un attacco Energipalla.
<< Attenta!! >> urlarono Piplup e Chimchar. Leah non mutò espressione, e restò immobile, ma quando l’attacco arrivò quasi a sfiorarla,  con un potente colpo della coda lo deviò verso gli alberi, provocando un’altra esplosione.
 << Io non prendo ordini da nessuno >>, disse in modo glaciale, e intanto sentì scorrere l’energia dentro di sé. Al solito, i nemici scoppiarono in una fragorosa risata.
 << A quanto pare oggi è la giornata dei pivelli sbruffoncelli. Hai deviato il nostro attacco, ma non ti conviene montarti troppo la testa. Non ti rendi conto della tua situazione, vero ragazzina? >> disse uno Shiftry.
 << Già >> aggiunse un altro. << Tu sei un Pokémon Psico, e per di più sei da sola; noi  siamo Pokémon Buio, e siamo in cinque. Se non vuoi farti male, fai la brava bambina e torna a casa dalla mamma >>. Leah non si spostò di un millimetro, e iniziò a muovere la coda avanti e indietro.
 << Fa' come vuoi, noi ti avevamo avvertito! >> e tutti insieme lanciarono un attacco Palla Ombra. Ancora una volta, Leah non mutò espressione, ma i suoi occhi si illuminarono, e le cinque sfere andarono a infrangersi contro una nuova barriera psichica, e di nuovo l’attacco fu rispedito al mittente.
Stavolta i cinque Pokémon riuscirono a schivarli, ma iniziarono a inquietarsi. Leah non gli diede il tempo di reagire: i suoi occhi si illuminarono ancora di un’intensa luce violacea , poi alzò le zampe anteriori al cielo e tra lo stupore di tutti gli Shiftry si ritrovarono a galleggiare per aria a cinque metri da terra.
I Pokémon d’Erba erano talmente sconcertati che iniziarono a dibattersi come matti, ma la presa psichica della ragazza era incredibilmente forte, e non gli lasciò tregua.
Leah li osservò impassibile, poi piegò all’indietro la coda, la caricò d’energia, e colpì i nemici con un’ondata di potere, che li spedì in orbita, e di loro si videro solo cinque puntini scuri all'orizzonte.
Restò a osservarli finché non sparirono definitivamente, poi si voltò verso i due ragazzi, che la guardavano come fosse un fantasma. Leah sorrise, poi gli si avvicinò.
 << Tutto a posto, voi due?>> chiese con il tono più dolce che avesse. Piplup non rispose ma strinse il compagno a sé e si mise in posizione d’attacco. Chimchar provò ad imitarlo ma non ci riuscì.
 << Tranquilli, non ho intenzione di farvi del male >> disse Leah, continuando ad avvicinarsi.
Piplup, però, non sembrava intenzionato a fidarsi.
 << Piplup… forse sta dicendo la verità… penso… che se avesse voluto ferirci lo avrebbe già fatto… non     credi? >> disse Chimchar a fatica. Il Pokémon Pinguino guardò la ragazza con malcelata diffidenza, poi si arrese. Leah si avvicinò senza più esitazioni e lo aiutò a stendere Chimchar per terra, poi frugò nello zaino e trasse fuori due Baccarancie che diede subito ai due Pokémon.
 Loro le mangiarono velocemente e si ripresero in fretta, soprattutto Chimchar, che saltò in piedi e  prese a pugni l’aria.
 << Mi pare di capire che stai decisamente meglio >> disse Leah sorridendo, mentre Piplup sospirava.
 << Certo che si, mi sento veramente in forma! >> disse l’altro, compiendo anche una piccola capriola in aria che però si risolse in un brusco atterraggio sul sedere.
Piplup alzò gli occhi al cielo e sospirò di nuovo, Leah invece ridacchiò. Chimchar si tirò su arrossendo per l’imbarazzo.
 << Sei proprio quella che si dice una testa calda, vero? >> lo prese in giro la ragazza.
 << Diciamo pure così… >> mormorò il piccolo scimpanzè, tenendo lo sguardo basso. Solo allora Leah notò che i due Pokémon avevano addosso degli strani accessori: Piplup portava al collo un fiocco rosso, mentre Chimchar aveva una strana bandana grigia. Quello che più attirò l’attenzione della ragazza, però, fu il ciondolo che Chimchar portava al collo:una pietra circolare con uno strano disegno riprodotto sopra.
Si volse verso il Pokémon per chiedere spiegazioni, ma in quel mentre uno strano rimbombo irruppe nel’aria.
<< Un fulmine a ciel sereno? >> si chiese stupita Leah alzando il muso verso il cielo che però era privo di nuvole.
 << Ehm…veramente… >> fece Chimchar, arrossendo.
 << ….è lo stomaco di Chimchar che reclama da mangiare >> concluse Piplup, mentre il suo compagno emise un profondo sospiro e si buttò a sedere per terra. Leah allora trasse dallo zaino la mela profumata che le avevano regalato i Kecleon e la divise a metà.
 << Tenete, è per voi >> e gliela porse. I due Pokémon la presero con incredulità, ma mentre Chimchar non indugiò per niente e divorò la sua porzione come se non mangiasse da giorni, Piplup si limitò a fissarla stupito.
 << Che c'è, non hai fame? >> gli chiese Leah.
 << Eh? Ah…sì.. >> si riscosse lui, ma mangiò la sua parte più lentamente del compagno. Leah sorrise soddisfatta, e quando anche Piplup finì, Chimchar le prese una zampa con le mani e le disse con entusiasmo:
 << Grazie mille per averci aiutato. Come ti chiami, signorina? >>
 << Leah >> rispose lei, poi contò mentalmente: uno, due….
 << Leah? >> disse Chimchar, confuso. << Nome strano per…>>
 << …per un Pokémon , si, lo so >> lo interruppe lei, sbuffando. Stranamente, Piplup non disse niente,
e anche se si mostrò sorpreso, Leah non poté fare a meno di chiedersi come mai non avesse reagito come l'amico.
 << Vabbé, non importa. Io sono Chimchar, comunque, lui è Piplup, e insieme noi siamo… >>,  saltò al’indietro e sollevò un pugno al cielo in segno di trionfo << …il Team Poképals, una squadra d’esplorazione !>>. Piplup lo guardò con gli occhi semichiusi, e sospirò pesantemente. Leah se ne accorse e gli chiese:
 << Come mai non fai anche tu come lui? >>
<< Non ci tengo. E Chimchar è fin troppo entusiasta. Tende sempre a prendere tutto sottogamba, e non riflette mai prima di agire. Se si fermasse un attimo a ragionare invece di essere sempre così impulsivo… >> rispose il Pokémon d’Acqua con amarezza. Leah gli fece un sorriso di condoglianza, poi si rivolse ad entrambi:
 << E’ da molto che siete in squadra insieme, voi due? >>.
 << Er…no…a dir la verità è solo da una settimana >> ammise Chimchar. << Ho incontrato Piplup per caso: era disteso sulla sabbia ed era privo di sensi. Quando è rinvenuto, ha cominciato a blaterare su Pokémon parlanti e sul fatto di essere un umano… >>.
 << Un essere umano?! Tu….tu non sei un Pokémon ?! >> lo interruppe Leah, guardando Piplup con occhi sgranati.  
<< Si, ma secondo me ha solo preso una gran botta e si è immaginato tutto, a me è sempre sembrato un Piplup in tutto e per   tutto >> continuò Chimchar, facendo un gesto di sufficienza con la mano. Leah lo ignorò e si rivolse al’altro Pokémon.
<< Sei davvero un umano?…. >> chiese in un sussurro. Piplup fece un debole cenno di assenso. Leah sbatté le palpebre e si ritirò leggermente indietro.
<< Oh andiamo, non vorrai dirmi che tu gli credi veramente! >> sbottò Chimchar. La ragazza si voltò a guardarlo con gli occhi che fiammeggiavano.
 << E tu no? Se sei suo amico a maggior ragione dovresti crederci, non credi? >> disse con durezza. Chimchar ammutolì e si fece piccolo piccolo. Leah lo ignorò di nuovo e rivolse ancora la sua attenzione verso Piplup.
 << Se sei un umano…come…? >>
 << …com'è possibile che io sia un Pokémon? Non ne ho idea: quando mi sono risvegliato su quella spiaggia ho scoperto di essermi trasformato in un Piplup, ma non ho idea né del come né del perché sia successo >> ribatté lui, come se raccontarlo gli scocciasse.
 << E…come sei finito su quella spiaggia? >> azzardò con cautela la ragazza.
 << Non ne ho la più pallida idea nemmeno su quello >> rispose il Pokémon in modo brusco. << La sola cosa che mi ricordo è che in realtà io sono un essere umano, ma non mi viene in mente né chi sono veramente né da dove vengo, e neppure come abbia fatto a finire su quella spiaggia >>. Leah agitò la coda con fare pensoso, poi guardò Piplup con perplessità.
 << Hai fatto… squadra con Chimchar perché speri di poter ricordare qualcosa? >> osò chiedere.
 << Per niente! >>  sbottò  lui. << Chimchar mi ha praticamente obbligato a seguirlo, e prima che me ne potessi rendere conto sono diventato parte della sua squadra d’esplorazione >>. Sembrava arrabbiato, e Leah, in fondo, non poteva biasimarlo. Guardò di traverso Chimchar, che agitò le mani e  cercò di difendersi:
 << Ho solo avuto modo di vedere le sue abilità e ho pensato che avremmo potuto fare squadra insieme finché non gli fosse tornato in mente qualcosa. In fondo, non è detto che i suoi ricordi non gli possano ritornare mentre è inseme a me, no? >> disse, cercando di sembrare convincente.
Leah e Piplup si scambiarono involontariamente un’occhiata, poi Piplup scosse la testa e si voltò dal’altra parte. Leah cercò di prendere in mano la situazione.
 << Allora…non è molto che voi siete esploratori, giusto? >>.
 << Infatti, è da poco, ma io ho intenzione di impegnarmi lo stesso al massimo, e un giorno diventerò l’esploratore più famoso del mondo! >> disse Chimchar, di nuovo pieno di entusiasmo. Leah guardò di sfuggita il punto dove un attimo prima c’erano gli Shiftry.
<< Questa è la vostra prima esplorazione? >>.
 << No… cioè… sì… più o meno. E’… possiamo dire che è la prima missione ufficiale…. finora ci hanno dato solo incarichi inutili e poco interessanti; ora invece abbiamo la possibilità di farci valere e di dimostrare a tutti di che pasta siamo fatti! >> rispose il Pokémon di Fuoco, battendosi il petto con il pugno.
<< Come avete fatto con quegli Shiftry poco fa? >> commentò Leah.  Chimchar smise subito di sorridere e s’incupì di colpo. Piplup guardò la ragazza con aria di rimprovero. Leah si accorse troppo tardi della gaffe appena fatta.
<< Scusascusa, mi è scappato. Non volevo essere odiosa, mi dispiace tanto >>.
 << Tranquilla, non me la sono presa. E’ solo che…hai detto una cosa giusta, ed è questo che mi dà fastidio >> disse Chimchar,,serio. Leah sbatté le palpebre, confusa.
<< Ho detto che voglio diventare il migliore di tutti… eppure ci siamo fatti prendere nel sacco come due pivelli… e lo siamo davvero, d’accordo, però…. >> aggiunse il Pokémon arancione, mortificato.
Leah gli andò vicino e gli mise una zampa sulla spalla.
 << Non ti devi abbattere così, Chimchar >>. Lui alzò lo sguardo e sbatté le palpebre.
 << La vita è piena di ostacoli, grandi o piccoli che siano, ma ciò non ci deve impedire di seguire i nostri sogni. Tu tieni molto alla realizzazione del tuo, vero? >>. Chimchar fece cenno di sì.
 << Allora non devi mollare alla prima difficoltà. Tu…devi rialzarti e continuare a lottare. Oggi hai subito una sconfitta, è vero, ma vedila in questo modo: se sei veramente determinato come affermi, allora fai tesoro di questa disfatta per essere poi pronto la prossima volta.
Sennò, se ciò ha intaccato seriamente le tue convinzioni, allora torna a casa e prenditi del tempo per rifletterci bene su, in modo da capire  se davvero vale la pena proseguire quel sogno.
Ad ogni modo, non pensare assolutamente che la strada per il raggiungimento dei tuoi obiettivi sia piana e liscia: incontrerai sempre ostacoli, buchi e precipizi, ma se ci crederai niente sarà impossibile per te, e un giorno potrai guardati indietro sorridendo, e penserai con gioia a tutto quello che hai passato per arrivare fino a quel punto, e che ha contribuito a fare di te ciò che sei.
Se ci credi, non devi arrenderti mai, per nessuna ragione al mondo. La scelta sta soltanto a te >> concluse la ragazza con un sospiro. Ora Chimchar la guardava con gli occhi che brillavano, era come qualcuno che aveva appena visto una dea reincarnata. Anche Piplup la guardò stupito, ma non con la stessa ammirazione del compagno. Leah temette di aver detto di nuovo qualcosa di inopportuno, ma prima che potesse aprire bocca, Chimchar si riscosse e batté i pugni.
 << Hai ragione, starmi a piangere addosso non serve a niente! Mi impegnerò di più, e la prossima volta non mi farò battere così facilmente! >>.
<< Bravo, questo è lo spirito giusto >> disse Leah, e di riflesso i due si diedero il cinque. Piplup continuò a guardarli perplesso, ma non commentò.
 << Bene, detto ciò… direi che possiamo continuare il nostro incarico >> aggiunse Chimchar, e recuperò lì vicino una borsa che prima Leah non aveva notato. La ragazza vide che sopra c’era uno strano simbolo in rilievo: ricordava molto una Pokéball, solo che era bianca, e il cerchio al centro era rosa, mentre ai due lati spuntavano due piccole alette gialle. Chimchar non si accorse di niente e se la mise a tracolla, poi fece per incamminarsi, quando d’un tratto gli balenò in testa un’idea.
 << Senti, Leah… >> disse alla ragazza.
 << Si? >>
 << Mi stavo chiedendo : ti andrebbe di venire con noi? >>. Quella richiesta lasciò perplessa tanto Leah quanto Piplup: lei sbatté le palpebre e assunse un’espressione confusa, lui strizzò gli occhi  e guardò il compagno come se fosse pazzo.
 << Chimchar, ma cosa dici? >> disse il pinguino. 
 << Perché no, scusa? Non ci vedo niente di male… >>
 << La conosciamo appena! E se ci avesse aiutato per poi tradirci quando meno ce lo aspettiamo?! >> insistette l’altro. Leah non reagì alle insinuazioni di Piplup, anzi, si ritrovò perfettamente d’accordo con lui.
In fondo, lei aveva passato la vita  a diffidare a vista degli sconosciuti, accettando la vicinanze dei soli Pokémon selvatici, oltre, ovviamente, a quella di Vaporeon, quindi perché quei due non avrebbero dovuto fare altrettanto con lei? Aveva pensato di rivelare loro che in realtà anche lei era un umana, ma a quel punto convenne che era meglio lasciar perdere.
 << Piplup, tu stai … >>
 << Chimchar, lascia perdere >> intervenne la ragazza. Poi si rivolse a Piplup.
 << Posso capire che solo perché vi ho salvato la vita non significa per forza che tu debba fidarti di me,
ma ti assicuro che non l’ ho fatto per ingannarvi, né per ricevere qualcosa in cambio. Ho agito così perché era la cosa giusta: eravate in pericolo e ho voluto aiutarvi. Non sentitevi in obbligo nei miei confronti: non vi chiederò di ripagarmi, state tranquilli >> e si apprestò ad andarsene.
<< No, aspetta! >> la richiamò Chimchar, parandosi davanti a lei. << Senti, ti chiedo scusa per la reazione di Piplup, ma… non è perché mi sento in debito nei tuoi confronti che ti ho chiesto di venire con noi.
Le tue parole, prima, mi hanno colpito profondamente. Sento che potrei imparare molto da te, e avrei tante cose che vorrei domandarti. Per cui..non devi sentirti obbligata, d’accordo, ma se venissi mi farebbe molto piacere >>. Leah lo guardò negli occhi e vi lesse la stessa tenacia e determinazione che gli aveva visto poco prima, quando aveva affrontato gli Shiftry.
Non era uno stupido desiderio infantile il suo, credeva sul serio a quello che aveva detto.  Spostò lo sguardo sul suo compagno : Piplup aveva voltato la testa, ma il rossore sulle sue guance portò la ragazza a pensare che forse si era reso conto di avere esagerato, e forse ora se ne vergognava.
Fece una smorfia : era abituata a subire trattamenti peggiori dalla gente, quindi non si sarebbe lasciata sconvolgere troppo dalla diffidenza di quel pinguino. E poi, aveva davvero voglia di seguire quei Pokémon nella loro avventura, era la sua occasione per capire come funzionava la vita delle squadre d’esplorazione, non poteva lasciarsela sfuggire.
 << Non serve che ti scusi, Chimchar: sono abituata a sentirmi dire cose peggiori. E poi, vi confesso che neanch'io in genere ho la tendenza a fidarmi troppo degli sconosciuti >>. Fece una pausa di silenzio.
<< Va bene, verrò con voi, e vi prometto che non vi causerò problemi >> disse poi, guardando ora l’uno ora l’altro, come in cerca della loro approvazione. Chimchar urlò << Evviva! !>>  e saltò in aria, Piplup si grattò la testa e fece cenno di sì, anche se guardò in basso. I tre allora si misero in cammino.

 
 << Mi sa che ci siamo persi!! >> si lamentò Chimchar poco più tardi. Leah e Piplup sospirarono all'unisono: erano partiti affidandosi a Chimchar perché era sembrato molto sicuro di sé sulla strada che dovevano prendere, ma a quanto pareva il Pokémon Scimpanzè aveva di nuovo agito da esaltato.
Durante il cammino la ragazza e Piplup non si erano considerati granché, ma quantomeno Piplup aveva smesso di guardarla in cagnesco, e le sole occhiate che gli aveva gettato non avevano avuto niente di ostile, anche se aveva distolto presto lo sguardo quando lei aveva ricambiato.
Chimchar aveva ridacchiato quando si era accorto che il compagno era arrossito, ma una sua occhiata furiosa lo aveva spinto a lasciar perdere. Leah non aveva chiesto quale fosse la destinazione, perché per lei saperlo non avrebbe fatto alcuna differenza, vista la sua scarsa conoscenza di quei dintorni, ma ora che Chimchar era nei guai si chiese se non fosse stato un errore, quella volta a Borgo Tesoro, rifiutare la mappa di Sunflora.
Chimchar cominciò ad agitarsi disperato, e ad un certo punto Piplup perse la pazienza e lo afferrò per le spalle.
 << Vuoi darti una calmata?! >>. Chimchar si paralizzò un attimo, poi si afflosciò a terra.
 << Hai ragione, scusami, non so che mi è preso…>>.
 << Lascia perdere. Piuttosto, cerchiamo di fare il punto della situazione >>.
 << Giusto! >> disse Chimchar, e con gran sollievo di Leah tirò fuori una mappa dalla borsa, che stese per terra in modo che tutti potessero vederla.
 << Allora: noi abbiamo attraversato la Foresta degli Aranci… >> cominciò, indicando un punto sulla mappa, <<…e la nostra meta è la Grotta Labirinto, che si trova ad Est rispetto alla Foresta >> e spostò la zampa in corrispondenza del punto indicato. << Però… lungo questo sentiero avremmo già dovuto scorgere delle catene montuose, e invece vedo solo alberi laggiù… >> aggiunse sconsolato, indicando una macchia di alberi in lontananza. Piplup si grattò la testa e prese a studiare la mappa con attenzione, mentre Chimchar si arrovellò il cervello per capire dove avessero sbagliato. Leah, invece, si mise a contemplare il cielo soprappensiero, finché fu colta da un pensiero improvviso.
 << Sentite >>, disse ai due  Pokémon, che sollevarono la testa di malavoglia << mi è venuta un’idea. Se pazientate qualche secondo… >> e senza aspettare risposte, si alzò in volo. Lassù lasciò spaziare il proprio sguardo fin dove le fu possibile, e quando riuscì ad ottenere un quadro chiaro della situazione tornò velocemente a terra.
 << Posso vedere la mappa? >> chiese, allungando la coda. I due gliela passarono senza dire niente, guardandola con espressioni così vacue che sembrava quasi che stessero dormendo in piedi.
 << Come…come hai fatto? >> riuscì a chiedere Chimchar solo dopo qualche minuto.
 << Uh? A fare cosa? >> rispose lei, alzando per un attimo lo sguardo dalla carta.
 << Quello! Come hai… gli Espeon non dovrebbero saper volare >> insistette Chimchar.
 << Ah, quello dici? Bé, in realtà è facile a dirsi : ho usato i miei poteri su di me. E’ un trucco semplice, lo fanno molti Pokémon Psico, che io sappia >> rispose vaga Leah, riportando la sua attenzione sulla mappa. Chimchar sbatté le palpebre stupito, e Piplup notò che gli occhi del suo compagno avevano di nuovo iniziato a brillare per l’ammirazione.
 << In ogni caso…. >> disse Leah. << Temo che abbia ragione Chimchar: ci siamo persi >>.
 << E tu come fai a dirlo? >> chiese Piplup, mentre entrambi si avvicinarono alla ragazza per osservare meglio la mappa.
 << Vi spiego: voi avete detto che la foresta che abbiamo appena sorpassato è questa, giusto? >> e indicò il punto sulla mappa. I due annuirono.
<< Ma una volta terminata quella, in teoria avremmo dovuto avvistare questa catena montuosa, sotto cui c’e’ l’ingresso della grotta di cui parlavate prima >>. Di nuovo cenno di assenso.
 << Ma così non è stato… >> riprese Leah, parlando più a sé stessa. << E penso di sapere dire il perché >>.
 << Puoi essere più chiara, per favore? >> borbottò  Piplup, impaziente. Chimchar lo fulminò con lo sguardo, ma Leah invece sorrise, poi prese un respiro profondo e batté le zampe.
 << Allora: come ho già detto, uscendo dalla foresta avremmo dovuto, quantomeno, avvistare quest’altopiano qua: “Monte Crespo”…>> lesse sulla mappa, << … e invece laggiù in lontananza riusciamo a distinguere solo il profilo di un altro agglomerato di alberi. Guardando dal cielo, ho avuto modo di notare che al centro di quel gruppo sorge anche un piccolo lago, e questo mi porta a pensare che sia la “ Foresta Inganno”, ovvero... >> e battè sulla carta, << …questa qui, molto più a Ovest di dove dovremmo  essere >> concluse compiaciuta. I due Pokémon guardarono la carta con sgomento, poi guardarono Leah, poi di nuovo la mappa, e infine si guardarono negli occhi.
 << …sei davvero sicura?… >> osò chiedere Chimchar.
<< Sì >> rispose Leah. << Ho anche scorto la nostra meta: in teoria sarebbero pochi chilometri verso Est rispetto alla nostra posizione, ma se ci mettiamo in marcia subito entro un’ora dovremmo esserci >>. A quelle parole, i due Pokémon crollarono a terra come se d’improvviso avessero perso ogni energia.
Leah li guardò confusa.
 << Eh…ragazzi? Non mi sembra di aver detto che dobbiamo andare ai confini del mondo >>.
<< Io però ho i piedi che bruciano… >> disse Piplup, massaggiandoseli.
 << Ci abbiamo messo ore per uscire da quella foresta, ma poi siamo stati attaccati dagli Shiftry e abbiamo perso  l’orientamento! >> ammise Chimchar con un sospiro.   Leah guardò l’uno e poi l’altro, poi guardò se stessa e si mise a pensare: teletrasportarsi era fuori discussione, sia perché non sapeva se avrebbero trovato o meno un altro gruppo di Pokémon pronto ad “ accoglierli ”, sia perché, per quanto fosse certa che quei due ne sapessero poco sul’argomento, un Espeon in grado di teletrasportarsi non era cosa comune, e già erano sconvolti perché  l’avevano vista volare. Volare….ma sì, era quella l’unica soluzione per non stancarli.
Ci avrebbero impiegato metà del tempo e per di più avrebbero potuto  sempre avvistare dal’alto eventuali trappole o agguati. Guardò per un attimo i due piccoli Pokémon : se li avesse sollevati insieme a lei non avrebbe  avuto troppi  problemi.
<< Forse ho la soluzione >> disse ad alta voce, e mettendo la mappa nello zaino. I due ragazzi sollevarono di colpo lo sguardo, e si rizzarono subito in piedi. Leah li guardò attentamente.
<< Prima di tutto: qualcuno di voi soffre il mal d’aria? >>. Loro scossero la testa.
<< Ok. Seconda cosa: stavolta vi devo chiedere davvero di fidarvi di me. Va bene? >>. Cenno appena accennato con il capo, soprattutto da parte di Piplup.
<< Molto bene. E allora…si parte! >> e in un attimo si ritrovarono tutti in aria.
 Chimchar prese ad agitarsi subito, Piplup guardò a destra e sinistra esterrefatto. Leah sorrise e poi puntò verso Est senza  esitazione: non  trascorsero che pochi minuti che si ritrovarono in vista delle montagne, e atterrarono davanti al'entrata di una caverna buia.
 << E’ questa , giusto? >> disse Leah, controllando sulla mappa.
 << Sì…penso di sì…>> disse Chimchar, ancora stordito per la rapidità di quel volo.
 << Allora andiamo. Oppure prima volete fare una pausa? >>  chiese Leah, preoccupata.
 << Nono, ora siamo qui e dobbiamo arrivare fino in fondo. Per cui…in marcia! >>  disse Chimchar con orgoglio, e si incamminò a grandi passi dentro la grotta. Leah guardò il Pokémon di Fuoco scuotendo la testa: o era pigro, o davvero il suo entusiasmo era più forte di qualsiasi cosa. Piplup sospirò pesantemente, e  la ragazza gli si avvicinò, aiutandolo ad alzarsi.
 <<  Chimchar penso che non ammetterà più di essere stanco, ma se senti che non ce la fai dimmelo, semmai ti aiuterò io >> si offrì. Piplup le sorrise con gratitudine, poi andarono dietro il loro compagno.
   
 
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