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Autore: BieberSweat_    20/01/2014    11 recensioni
-okay. Numero preferito?- gli domando giocherellando con le sue dita guardandolo.
Arriccia il naso senza ancora guardarmi.
A tavola abbiamo più riso che mangiato e parlato. Ora stiamo più ridendo che parlando e camminando.
Okay, in sintesi ridiamo sempre. 
Qualcuno che mi ricorda da quanto non ridevo?
Ci siamo promessi di fare i seri adesso e provare a conoscerci.
-593- mi sorride afferrando il labbro inferiore tra i denti. Oh no, ragazzo mio, tu non può.
-da uno a dieci?- gli domando alzando le braccia. Sbuffa.
-devi chiedermi perchè!- sbotta facendomi zigzagare tra un tombino. Piego la testa.
-perchè?- sospiro allungando il passo.
-vieni 5 minuti con me che tra 9 mesi saremo in 3- dice quasi serio. Mi blocco e lo guardo. Santa Madonna, lui si che è simpatico.
 
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Posteggio la mia nera metallizzata range rover affianco a un marciapiede del piazzale della scuola, insieme ad altre macchine.
Lanciando sguardi in giro mi accorgo che ancora nessuno è uscito, così sfilo una sigaretta dal pacchetto di Malboro rosse appena comprato. Non fumo quasi mai, sto cercando di smettere, ma a volte il bisogno è davvero troppo. 
Cerco di sbrigarmi prima che Jude esca, non voglio che mi veda fumare. E appena finirò coprirò l'alito di fumo con una gomma alla menta dal metodo infallibile.
Esco dalla macchina poggiandomi di schiena alla portiera da cui sono appena uscito. Infilo una mano in tasca alla ricerca dell'accendino mentre mi osservo intorno da sotto i miei rayban scuri. Noto qualche sguardo di qualche genitore su di me. Faccio una smorfia infastidita quando mi accorgo che quello che cerco molto probabilmente è nell'altra tasca, così prendo a rovistare in quella di destra posteriore dei miei pantaloni mimetici a vita bassa e larghi. 
Sospiro quando riesco a trovare l'aggeggio. Premo tra le labbra la sigaretta e furtivamente avvicino le mani ad essa cercando di far innescare il meccanismo.
Sento dei vari schiamazzi dietro di me i quali mi costringono a voltarmi. Porca puttana, stanno uscendo. Alzo gli occhi al cielo sbuffando. Tolgo la sigaretta dalle labbra e mi volto ancora. La vedo uscire a testa bassa, camminata veloce. Poi appena alza lo sguardo sembra notare subito me. Il suo sorriso misto a confusione e sorpresa mi fa sorridere di rimando e alzo una mano facendole cenno di venire da me.
Una spallata mi fa balzare in avanti e reggermi al cofano della mia macchina.
La sigaretta finita a terra faccio in tempo a raccoglierla velocemente e infilarla in tasca, ma l'accendino non si fa trovare. Mi volto verso il coglione che mi ha spinto e mi accorgo di un gruppo di si e no cinque ragazzi che scherzano dandosi spintoni.
Ma siete liceali o bambini di 5 anni?
Scuotendo la testa, cerco ancora l'accendino e quando lo trovo mi chino per raccoglierlo, ma due converse blu scuro mi coprono la vista.
-che stai facendo?- mi domanda. Alzo lo sguardo verso il suo viso notevolmente più in alto rispetto al mio e le sorrido. Raccolgo l'accendino e glielo mostro.
Mi guarda stranita. -fumi?- continua poi con un sorrisetto curioso.
Arriccio le labbra e scuoto la testa deciso. 
-pfff, io fumare? Figurati. No, no, l'ho solo trovato qui per terra quando sono sceso. Volevo chiedere di chi fosse, infatti- questa è l'arte del teatro, mi ladies.
Alzò le sopracciglia ammirata e lanciò qualche sguardo in giro.
-chiedi a loro- il suo dito punta alle mie spalle. Mi volto.
Ammazza, proprio loro. Il gruppo degli spintonatoridevastacoglioni.
-giusto- le dico poco convinto mentre mi avvicino a quei tipi. Rimane a guardare.
-hei!- esclamo per attirare la loro attenzione. Uno smette di spintonare un altro e mi guardano. Belle facce da culo.
-che c'è amico?- mi fa uno grande quanto un l'armadio per arrivare a Narnia.
D'istinto gonfio il petto. Che sia chiaro: sono io il macho qua.
-ho trovato questo... ehm... lì vicino alla mia macchina. E' vostro?-
Il mio piano è infallibile. Nessuno dirà che è suo, così dirò a Jude che c'ho provato e me lo terrò come è giusto che sia.
Rettifico, era infallibile. Fino a quando uno di loro non esclama un -hei, amico grazie! Ecco dov'era!- e me lo strappa di mano dandomi una pacca sulla spalla. Si allontanano e io rimango li impalato con ancora la mano protesa in avanti e la bocca dischiusa.
Jude mi abbraccia da dietro dicendomi qualcosa che non capto al momento e mi trascina in macchina.
Mi volto a guardarla sul sedile del passeggero. 
-che c'è?- mi chiede riprendendo fiato.
Faccio qualche gesto esasperato e da schizofrenico con le mani per poi calmarmi e mettermi alla guida.
Fanculo, il mio accendino!
C'ho rimesso un accendino per la mia performance.
Jude in compenso non smette mai di parlare e io mi sforzo di sorridere.
-dove stiamo andando?- questa domanda mi risveglia dai pensieri e dal mio mutismo nei suoi confronti.
'È.solo.un.accendino.' continuo a ripetermi per tranquillizzarmi.
-ti sono venuto a prendere- dico abbastanza dolce.
-e perché?- 
-perché volevo e perché esco da scuola prima di te- le strizzo un occhiolino.
Si limita ad un -okay-.
-quindi mi stai portando a casa?- mi domanda stavolta con una strana nota nella voce.
Annuisco. -ti dispiace?-
-a casa mia?- domanda ancora. Faccio una smorfia e la guardo.
-preferisci la casa del postino? O di topolino? Scegli te- le dico con sarcasmo.
In cambio ricevo uno scalpellotto sulla nuca.
-ahio- mi lamento.
-mi dispiace se mi porti a casa mia, sì- dice accendendo la musica e muovendo braccia e testa alla prima canzone che sente.
-perché?-
-perché tu non sei con me- continua a muoversi.
La strada per casa sua la conosco bene, quindi arriviamo in poco tempo e senza che lei mi indicasse indirizzi o vie varie.
-allora rimango- affermo parcheggiando. Sorride e prende una bretella della cartella che ha interposto tra le gambe per tutto questo tempo cercando di caricarsela in spalle mentre apre la portiera. 
-hei, ma che fa- 
Le prendo il braccio in tempo e la attiro contro di me per poter scontrare le labbra in un breve bacio a stampo interrompendo e al contempo rispondendo alla sua domanda. 
-non mi avevi ancora salutato- dico scendendo con un sorriso beffardo sulle labbra.
So che adora queste cose e credo che non se lo aspettasse nemmeno.
La prova è infatti che scende qualche secondo dopo di me, come per realizzare, e, mentre percorriamo il vialetto insieme, la guardo e mi accorgo del lieve rossore sulle sue pallide guance.
Non vedo l'ora di baciarla ancora e ancora e ancora.
Davanti alla porta, annaspa a cercare le chiavi e nel frattempo io mi godo la scena ridendo dallo stipite in legno duro.
-le chiavi sono le sue acerrime nemiche, signorina Kylepas o ha solo intenzione di fare notte per approfittare di me?- la sfotto raddrizzandomi e facendomi più vicino.
Alza lo sguardo e non è di certo uno dei migliori che mi rivolge.
-Simpatiaportamivia, stupiscimi- sbotta lanciandomi addosso la cartella aperta.
Inarco il sopracciglio alla sua posa da donna saccente, ovvero lei con le braccia al petto che picchietta irritata la punta del piede per terra.
Ma le ragazze non hanno un certo periodo del mese che hanno un certo caratterino per colpa di una certa cosa? Ah, già. Il mar Rosso.
Faccio spallucce e comincio a controllare dove siano scappate perché secondo Jude tutte le cose hanno un paio di gambe.
-hai diecimila tasche nello zaino, perché le metti proprio dove ci sono anche i libri?- trovo un braccialetto, la tessera dell'abbonamento del pullman, una o due matite, un assorbente, la calcolatrice, il comp- MOMENTO, MOMENTO, MOMENTO.
Jude ha davvero il ciclo, allora?
Alzo lo sguardo verso di lei e la vedo persa a guardarsi in giro come se fosse annoiata.
- Simpatiaportamivia, non le hai ancora trovate? Strano, sembri un ragazzo dalle mille sorprese- mi prende in giro.
-lo siamo in due. Ecco spiegato tutto il tuo veleno- canzono sorridente facendo svolazzare l'assorbente davanti ai suoi occhi tutto contento di aver risolto il problema.
Da un'occhiata all'oggetto annoiata, ma quando realizza realmente di cosa si tratta sbarra gli occhi e si avventa su di me.
-razza di animale ficcanaso, mettiti le mani nelle tasche la prossima volta che devi rovistare tra la mia roba!- me lo strappa di mano dandomi una serie di ceffoni in testa e pungi sul braccio mentre mi riparo con le braccia divertito.
-ma se me l'hai chi-
-NON INVERTARTI NULLA, ESISTE UN GIRONE PER QUELLI COME TE ALL'INFERNO, SALLO- mi urla puntandomi un dito contro.
Sbuffo e mi sistemo il ciuffo. 
-spero che tu non me l'abbia rovinato se no il mare Rosso te lo faccio uscire dal naso, maledetta psicopatica- le sorrido stronzo.
Di risposta alza il dito medio per poi cercare nuovamente le chiavi.
-ricordami di farmene una copia- affermo indicandole quando finalmente le trova.
-quando avrai le chiavi di casa mia, sarà quando te la venderemo, se mai questo possa succedere- dice entrando nell'abitazione con nonchalance e buttando a da qualche parte in giro lo zaino.
Ridacchio e le urlo in un orecchio che ho fame mentre me la prendo in braccio.
-lo sai che Susan non mi prepara quasi mai il pranzo, vero?- mi informa calma quando la butto con me sul divano. 
-adoro quella donna, anche se l'ultima volta aveva preso le sembianze di una piovra accaldata- ridacchio al pensiero di quella sera. Jude socchiude gli occhi e scuote il capo come per dimenticare quei momenti e questo mi fa ancora più ridere.
-tu ci stavi pure. Le davi la via sbarrata!- si lamenta Jude tirandomi una specie di gomitata. 
Siamo messi in una posizione scomodissima dalla quale tra l'altro rischiamo anche di cadere dal divano come due mele dall'albero.
-ma tu non sai quello che dici- la ripresi avvicinandomi al suo viso. Dovevo ancora liberarla dalla mia stretta, è intrappolata come un cotechino. 
-lo sai che mi stai facendo male?- mi dice alzando lo sguardo verso il mio con un sorriso fetente.
Ricambio e la lascio cadere a peso morto sul tappeto ricevendo un brontolio come risposta.
-daaaaaai, voglio la pastaaaa!- mi sdraio a terra affianco a lei e comincio ad urlarle ancora nelle orecchie e scuoterle un braccio. Mi viene però da ridere a vedere la sua faccia schiacciata contro il tappeto.
-la mia ragazza è un bulldog inglese storpio- rido e lei si unisce a me. -esattamente quello che cercavo-
Si alza con il sorriso ancora sulle labbra e la imito.
La seguo anche in cucina e anche nei suoi movimenti. 
Quando si allunga per prendere una scatola di qualcosa dalla credenza esclamo.
-stai prendendo la pasta, vero?- la guardo severo. Mi lancia uno sguardo bloccando le sue azioni.
-sto prendendo una pistola- dice severa quanto me.
-e a che ti serve?- sorrido.
-ad azionare il tasto del fornello- mi indica uno dei cinque tasti neri ai bordi del fornello.
-se è difettoso basta cambiarlo! Se vuoi ci penso io- continuo questa conversazione assurda.
-perché invece non ti occupi di apparecchiare la tavola?- mi indica tutti i posti dove posso trovare quello che mi serve e apre una scatola di pasta.
Saltello accanto a lei. -grazie, mi amor- le stampo un bacio sulla guancia e apro il cassetto delle posate. Forse con troppa euforia in corpo, infatti, l'ho spalancato con così tanta forza che metà argenteria è schizzata fuori punzecchiandomi da qualche parte e producendo un rumore assordante all'impatto con il marmo per terra.
A Jude scappa un urletto.
-Jude, le tue posate mi attaccano!- strillo nascondendomi dietro di lei. Alza gli occhi al cielo. 
-Justin, raccogli- mi ordina puntando il dito verso il mio macello mentre mi fissa inerme.
Le lancio un'occhiataccia. -fino a prova contraria sei tu il cane, non io- sbotto accasciandomi per racimolare gli oggetti di ferro sotto lo sguardo intimidatorio di Jude.
-dovresti ammaestrarle. Sono selvatiche- mi lamento sottovoce.
-forse dovrei ammaestrare quella scimmia che mi ritrovo come ragazzo- mi punzecchiò spingendo il ginocchio contro la mia spalla in modo da farmi sbilanciare.
-ahah, non ci provare! Ho un cucchiaino in mano e non ho paura di usarlo! Ripeto, non ho paura di usarlo!- gesticolo verso di lei con la mia 'arma' e tutto quello che ottengo è un capitombolo a terra.
Jude scoppia a ridere sguaiatamente. Corrugo la fronte arrabbiato e dalla mia posizione a pancia in su e gomiti che mi sollevano le tiro un piccolo calcio nella piega del ginocchio che la crollare davanti a me.
Scoppio a ridere sguaiatamente e alla fine lei si aggiunge a me.

“Due imbecilli in cucina”:
Prossimamente su tutti i grandi schermi!



Jude's Pov


Il mio sguardo è fisso sullo stesso specchio che riflette la stessa immagine da più o meno mezz'ora. Un sonoro sbuffo lascia le mia labbra.
-mamma, emergenzaaaaa, emergenzaaaa!- strillo stile sirena ambulenza battendo la testa sul lavandino.
Mia mamma compare tutta affannata sulla porta dopo all'incirca una dozzina di secondi. 
-Jude?- mi domanda sconvolta. Alzo lo sguardo. La mia fronte avrà assunto sfumature carnevalesche tendenti al viola, al blu, al verde, al giallo e al rosso oramai. Un tocco di eleganza da aggiungere alla mia collezione di me stessa!
-mamma.tu.mi.trovi.carina.?- sillabo fissandola intensamente negli occhi, come se si trattasse di dirmi se avesse realmente una relazione con Justin.
Mamma si scappa un sorriso penoso per le mie condizioni. -ti ho sempre trovata una bella ragazza, ovvio. Lo direi anche se fossi uno di quei cessi che vedi poche volte in giro!- si avvicina accarezzandomi la testa come un cagnolino. Grugnisco.
-diamine, tu sei di parte. Quindi se ti chiedo se posso andare bene per uscire con un ragazzo tu cosa dici?- 
Non ho nessun altro al mondo che mi possa dare consigli, ho perso i contatti con l'umanità.
L'unica ancora di salvezza è mia madre. 
All'improvviso i movimenti dolci e comprensivi che pochi secondi fa beavano il mio cuoio capelluto si bloccano. Il suo viso si fa cupo.
Ingoio un grosso grumolo di saliva.
-direi che sei ancora in punizione, quindi, stasera non uscirai- mi impone puntandomi un dito contro. La mia fronte si corruccia mano a mano che il suo sguardo si indurisce.
-non puoi farmi questo! Non ho ucciso nessuno, porca puttana!- urlo alzandomi dalla sedia che mi ero procurata. Se stasera non mi fa uscire non potrò più continuare a difendermi con la scusa che non ho ucciso nessuno.
Opto per cercare di convincerla correggendo alcuni particolari, non fondamentali.
Ad esempio, il fatto che ho un appuntamento con Justin Bieber che infondo non è così importante.
-non ho più nessuno al mondo e finalmente adesso che una ragazza- perché no, tramutiamogli il sesso, tanto una bugia in più o in meno che cambia? -mi chiede di uscire per berci qualcosa e per conoscermi, tu devi ripetermi che sono in punizione? Che razza di madre sei? Non una di quelle che vuole la felicità della figlia, di certo. Mi sento uno schifo dopo quello che ho fatto, lo so, non dovevo.- un'altra ancora che cambia? -Ma io son- ero davvero innamorata di lui.- sono tutte bugie bianche, alla fine, sono per il bene di qualcuno. Tipo il mio. -Non potevi cambiare nulla e se la tua soluzione a quello che ho fatto è tenermi imprigionata in casa togliendomi un'esistenza sociale, beh, l'unica cosa che posso dirti è che puoi anche tenerteli tutti i tuoi complimenti. Sei mia madre, non ho voglia di offenderti, non ho nemmeno il tempo. Stasera esco con o senza il tuo consenso. Mi preparerò, sarò bellissima e andrò fuori con la mia nuova amichetta per ricostruire tutto quello che hai distrutto tu!- mostrerò chi porta gli occhiali in questa casa! (?) -Quindi, ora... lasciami passare che devo andare a cambiarmi...- mi alzo fiera e determinata come non mai a varcare la porta del bagno/soglia della vittoria, ma la sua mano mi blocca. Mi vuole accompagnare in camera perché teme che inciampo nel tragitto maldestra come sono, no?


 

***
 


Se prima le testate le riservavo al lavandino ora le sto donando di cuore alla porta.
Sono rinchiusa in bagno da circa due anni, quindici ore, quarantasei minuti e ventitré secondi.
Okay forse, non so contare egregiamente il tempo, forse, ma poco importa perché mi sembrano ore quelle che passano.
Sono quasi riuscita a convincerla! Insomma, chi non si sarebbe sentito atterrito dopo il mio discorso da standing ovation? 
Qualcosa doveva per forza esser andato storto se ora mi ritrovo incastrata in un bagno di tre metri per due che odora stomachevolmente di qualche incenso che avevo acceso sulla finestra per inalare il lato positivo che mi avrebbe spinto a prepararmi decentemente.
Missione fallita. E miserabilmente anche.
Non ho idea di che ore siano.
Non ho il telefono con me (altra proibizione di mamma stranamente) e non ci sono orologi in bagno.
Mi sono lavata, asciugata i capelli e vestita. Forse non come dovevo, ma sono pur sempre vestita.
Un paio di jeans stretti e scuri con qualche particolare decoro, un maglioncino ricamato in cotone bianco che mi è arrivato come regalo di natale da parte di mia zia e un paio di nike grigie e lilla.

| VESTITO |

Sono completamente struccata, i miei capelli sono pieni di punte rivolte verso l'alto e non ho la minima idea di come mettermi in contatto con Justin e con gli alieni.
Il primo è decisamente quello che più mi interessa al momento.
E in più sto per rimettere per colpa di tutto quell'odore di vaniglia misto a muschio delle Alpi o che cazzo ne so che potrebbe anche essere una sostanza allucinogena e forse tutto questo è solo frutto della mia malata mente, magari sono solo svenuta sul pavimento del bagno e non riesco a riprendere i sensi.
Però, perché le botte di prima contro la porta sembravano così reali?
Mi avvicino allo specchio e mi guardo un attimo. Poi mi tiro un ceffone.
-opporcommondo!- mi strofino la mano sulla guancia ferita mentre mi maledico in tutte le lingue morte che non riesco a pronunciare.
-sistemati la faccia, Jude. Almeno quello- mi convinco.
Magari Justin ti capita in bagno entrando dalla finestra su di un unicorno viola alato vestito come Zac Efron in 17again e ti porta nel mondo di Candy Crush così potrete vivere per sempre gelatinosi e caramellosi, penso mentre prendo la crema idratante e la spalmo sul viso. Aggiungo del fondotinta per coprire imperfezioni e della cipria un po' più scura rispetto al mio cereo colore naturale.
Scelgo un ombretto grigio chiaro brillantinato e lo spennello su entrambe le palpebre.
Poi impugno la matita e cerco di segnare una sottile linea verso le estremità dell'occhio senza accecarmi e senza cercare di emulare joker di Batman.
Quando mi ritengo abbastanza soddisfatta del risultato, afferro il mascara e lo applico sulle ciglia sia sopra che sotto.
BASTA, SONO BELLISSIMA. 
Mi liscio le punte dei capelli con la piastra e pulisco gli occhiali con un asciugamano.
Le lenti le ho lasciate in camera, mannaggia.
Sbuffo e ammiro me stessa allo specchio. Di macchie strane in fronte non ci sono traccie, grazie a Dio. Spruzzo del profumo sul collo e sulla maglia e mi ritengo pronta.
Pronta per uscire.
Su due punti almeno uno sono riuscita a raggiungerlo.
Missione scappa dal bagno: in corso.
-prima che non allaghi il bagno del mio pranzo è meglio che spenga questo incenso che sa di morto. Neanche stessi facendo un sacrilegio- 
Raggiungo la finestra e soffio sullo stecchetto acceso smorzandolo. Tossisco quando il fumo inizia ad addentrarsi nelle mie narici e gesticolo con le mani come per allontanarlo.
Meglio che apra la finestra, penso.
Dopo averlo fatto, mi sento decisamente meglio anche se l'aria fredda di dicembre mi raggela la pelle.
Di colpo spalanco gli occhi e abbasso lo sguardo.
Circa due o tre metri mi alzano da terra.
Accanto a me c'è il balcone di camera mia.
Qualche mattonella sporge dalla parete in stile vintage, aiutandomi a raggiungere il balcone.
Justin una volta era arrivato in camera mia per la portafinestra che da sul mio balcone, giusto?
Sorrido maleficamente e per poco non mi scappa una risatina lugubre.
Mamma stanotte non mi vedrà nemmeno tornare. La sua è guerra aperta.
Le uniche cose che riesco a racimolare sono lo spazzolino da denti, il dentifricio e la crema per il viso all'ananas prima di iniziare a scalare il muro di casa mia.


-e fermati! Oh, andiamo, stupida macchina gialla ti vuoi fermare? Hei, hei! Stoooop!-
Mi, molto praticamente, slancio sul veicolo che mi sta passando dinnanzi per l'ennesima volta indifferente.
Inchioda.
-oh, grazie a Dio, Gesù bambino, Maria, Giuseppe, il bue e l'asinello- sbotto entrando.
Sospiro e il tizio mi guarda.
-ma sei pazza? Ti stavo per investire!-
-sì, sono pazza, sai che novità. E inoltre sono anche in ritardo per il mio attesissimo appuntamento, quindi- mi avvicino con sguardo assatanato al tizio con il cappellino che al momento posso anche definire passabile e lo prendo per la collottola della giacca scura. -se ora non mi porti in 44 Narrow Street a Londra io giuro che potrei commettere qualcosa di molto- mi avvicino al suo viso terrorizzato. -molto- mi avvicino ancora. -molto- e ancora. -molto brutto!-
Annuisce velocemente appena lo lascio e lo vedo impugnare il volante e respirare a fondo.
 -stiamo aspettando che Babbo Natale ci passi sopra con la slitta e le renne o dici che possiamo partire?- sbotto innervosita tirando una pacca al poggiatesta del sedile del passeggero. 
-d-devo programmare i-il navigat-tore... u-un attimo- balbetta con mani tremanti mentre imposta la strada. Sorrido. 
Forse mi sono truccata davvero come Jocker e lo spavento!
Poi mette in moto.
Con un balzo finisco nel sedile in mezzo di quelli posteriori e cerco il mio viso nello specchietto retrovisore.
Mi guarda tenendosi distante. Mi volto con le labbra serrate.
-faccio per caso paura?- gli urlo in faccia. Scuote vivacemente la testa.
-n-n-nossignor-ra- bisbiglia con voce incrinata.
Non mi ha appena dato della signora, vero?
-ce l'hai un telefono?- chiedo sempre meno gentile.
Mi sembra di essere in un film, uao.
Annuisce e mi indica il cruscotto.
-non ci metto nulla, giuro- addolcisco la voce e lui si rilassa sul sedile.
Digito il numero di Justin (ho passato così tante ore ad impazzire perché avevo il suo numero che non ho potuto non impararlo a memoria, eh) e dopo due squilli risponde.
# Justin! Sei già partito? # la mia voce ha uno sbalzo di tono e sono costretta a raschiarmi la gola.
# sì, sto arrivando da te. Sarò lì tra c- #
# NO, ENNE O. Non presentarti a casa mia, sono su un taxi e sto già raggiungendo il posto. Muoviti, ciao! # attacco e rimetto il cellulare dove l'ho trovato.
-grazie mille!- strillo avvolgendo le braccia al sedile e al ragazzo.
Mi sorride. -di nulla, questo è il mi lavoro sign-
-PENSA A GUIDARE, IDIOTA!- sbraito facendolo sobbalzare.
Annuisce come prima e io mi metto composta sul mio sedile.


Dopo un'ora di viaggio finalmente raggiungo il ristorante e noto con piacere che Justin è già li.
Ma cos...?
-ciao, grazie!- non lo calcolo di striscio e scendo dalla macchina gialla senza dimenticare i miei cari oggetti.
-Justiiiiin!- gli salto in braccio mentre mi dedica uno sguardo alquanto confuso.
Mi prende al volo tenendomi per le gambe e mi schiocca un bacio sulle labbra.
-ehm...- mi guarda le mani. -...risponderesti ad alcune mie domande?- 
Annuisco con un sorriso che nessuno mi toglierebbe.
-okay, che ci fai con uno spazzolino, un dentifricio e una crema, senza giubbotto e a bordo di un taxi? Non che mi interessi particolarmente, solo volevo sapere se l'ospedale psichiatrico lo raggiungiamo adesso o tra qualche ora- dichiara puntando i suoi occhi nei miei.
Sorrido e successivamente spalanco gli occhi. -oh, merda, devo pagarlo!- 
Costringo Justin a mettermi giù e gli chiedo se per stasera potrebbe pagarmi più o meno tutto quello che dovrei pagare io, siccome sono sprovvista di portafoglio.
Paga il tassista e lo saluta.
Poi porta lo sguardo su di me. Gli sorrido nuovamente. Ricambia mentre infila il portafoglio nella tasca posteriore dei jeans scuri.
E' stranamente bellissimo. Indossa una camicia celeste dai bottoni neri, sbottonata sui primi tre, sopra un giubbotto di pelle nera, dei jeans neri lucidi e delle converse bianche.
Ho urgente bisogno di violentarlo.
-dovrei spiegarti alcune cose...- gli sorrido incoraggiante mentre mi prende sottobraccio. Scoppia a ridere.
-immagino di sì- mi soffia sulla pelle del viso. Si sta vantando del profumo del suo alito fresco e alla menta?
-intanto tienimi questi- gli porgo i miei tre beni e lui mi guarda accigliato.
-perché io?- mi domanda alzandoli. Gli punto un dito contro.
-sii un galantuomo!- esclamo procedendo a camminare dentro il bar-ristorante.
Ho già sentito parlare di questo posto, ma ho fatto comunque qualche ricerca su internet.

Un tempo dimora del capitano della darsena, il bar, in cui si accostano piacevolmente vecchio e nuovo, offre una notevole varietà di birre ed un’ottima lista dei vini, oltre ad un gustoso menù tradizionale inglese di alto livello. Garanzia di qualità per il locale è la firma dello chef, ossia Gordon Ramsey. Spettacolare la vista sul Tamigi dalla terrazza. 

Ed è stato quando ho letto 'Garanzia di qualità per il locale è la firma dello chef, ossia Gordon Ramsey' che ho capito che Justin è l'uomo della mia vita. Ne sono sicura.

 

***


La cena era stata, infatti, ottima. Avevamo ordinato un cornish pasties, per me, e del roast beef con verdure, patate arrosto e salsa al rafano, per lui. Justin insisteva a prendere la stessa pietanza, ma io non l'ho lasciato fare perchè volevo mangiare anche nel suo piatto e non volevo che ci fosse la stessa cosa, giustamente.
Per quanto riguarda il dolce, avevamo optato per una fetta di zuppa inglese in due, visto che mi aveva avvertito che saremmo andati in giro per i mercatini e c'era la possibilità di trovare bancarelle di dolci che non avrei potuto disprezzare affatto.
E così fu.
Comprai, chiarisco che per comprare intendo Justin ha sborsato fuori, un bastoncino di zucchero filato, una frittella alla nutella e dei marshmallow colorati.
Justin non mi ha più rivolto parola da quando ha visto due marshamallow e un boccone di frittella passare per lo stesso buco (cavità boccale) nello stesso momento.
Mi ha definita imbarazzante più di una volta. 
Mi ha prestato il suo giubbotto.
Mi ha tenuta per mano il 99% delle volte, tranne quando sono andata al bagno.
Mi ha baciata per il 98% delle volte, tranne quando sono andata al bagno e mentre mangiavo.
Mi ha aiutato a finire lo zucchero filato quando stavo per vomitarlo da dietro qualche bancarella.
Mi ha comprato una collana, che avevo scelto io, rimpiazzando quella regalatami da Julie.
Mi ha tenuto lo spazzolino, il dentifricio e la crema tutto il tempo senza vergogna verso la gente che lo guardava strano.
Mi ha fatta divertire e dimenticare i problemi.
Mi ha fatta sentire a mio agio.
Mi ha fatta sentire viva.

-okay. Numero preferito?- gli domando giocherellando con le sue dita guardandolo.
Arriccia il naso senza ancora guardarmi.
A tavola abbiamo più riso che mangiato e parlato. Ora stiamo più ridendo che parlando e camminando.
Okay, in sintesi ridiamo sempre. 
Qualcuno che mi ricorda da quanto non ridevo?
Ci siamo promessi di fare i seri adesso e provare a conoscerci.
-593- mi sorride afferrando il labbro inferiore tra i denti. Oh no, ragazzo mio, tu non può.
-da uno a dieci?- gli domando alzando le braccia. Sbuffa.
-devi chiedermi perchè!- sbotta facendomi zigzagare tra un tombino. Piego la testa.
-perchè?- sospiro allungando il passo.
-vieni 5 minuti con me che tra 9 mesi saremo in 3- dice quasi serio. Mi blocco e lo guardo.
-santa Madonna. Le leggi su facebook?- gli domando sbalordita. Scuote la testa.
-l'aveva usata un mio amico con un tipa- raggiungiamo un marciapiede e ci allontaniamo lentamente dal mercatino, dalle bancherelle e dal caos per avviarci lungo una via desolata e silenziosa.
-è scappata, no?- chiedo ovvia. Ride.
-sono andato al piano superiore e li ho visti in camera. Nudi. Uno sopra l'altro. E stavano facendo una sess- 
-non mi interessa- alzo una mano in alto in segno di finirla lì. -il concetto l'ho capito. Non ci sono più le donne di una volta!- sospiro rammaricata.
-è vero. Alte quanto un elefante, cosparse di peluria di animale o umana non lavata, capelli raccolti in nidi per rondini, baffi simili a quelli del duce. Giuro, il meglio- mi sorride.
-non hai capito il mio senso- roteo gli occhi incompresa.
Inaspettatamente due braccia mi stringono e sento il calore del corpo di Justin sulla mia schiena. Pelle d'oca ovunque. Sorrido per forza.
-l'unica cosa che ho capito è che mi basta la donna che ho adesso- bisbiglia al mio orecchio a voce bassa per poi avvolgere le sue calde e morbide labbra intorno all'orecchino sopra il padiglione. Ulteriori brividi vibrano lungo la mia schiena e un folata di calore mi riscalda interamente. 
-vacanza perfetta?- domando con poca voce cercando di sminuire la situazione. Gli sarei saltata addosso da un momento all'altro se non mi fossi calmata.
-mare!- risponde entusiasta. Annuisco e allungo una mano dietro la testa vista la nostra posizione.
-schiaffala, bro- batte il cinque e il pugno e mi stringe ancora più a lui.
-elenco delle ragazze con cui sei stato: nome, cognome, età tua e sua a quel tempo, pregi e difetti della femmina- ordino.
-parli come uno di quei presentatori di Discovery Channel. 'La femmina del kagu costruisce il nido sul terreno, fatto di piccoli rami, dove depone un solo uovo...'- mi prende in giro.
-il che cosa?- esclamo guardandolo stralunata. -sei appassionato di mammiferi?-
-ah, ah- scuote la testa. -non ・un mammifero, è un uccello ed è praticamente adorabile. Ha una cresta punk-metal che mi fa impazzire. L'ho visto allo zoo-
-mmh... interessante- ondeggio sui talloni mentre raggiungiamo un ponte deserto e buio.
-sì. Anche il pesce dagli occhi a barile è veramente interessante. Ha gli occhi sopra la testa per individuare meglio la preda e la sua-
-ricordami come siamo finiti a parlare del pesce con gli occhi sulla testa- dico guardandolo dritto negli occhi mentre allontano dolcemente le sue mani dai miei fianchi.
Ridacchia. -grazie al cielo non ricordo-
Volto lo sguardo verso il bordo del ponte e mi avvicino. Abbasso lo sguardo sporgendomi sul flusso impetuoso d'acqua che scorre sotto i nostri piedi. 
Justin mi affianca appoggiando i gomiti sul marmo freddo e guardando il panorama anche lui.
Questa strada di periferia ha una visuale perfetta e un contesto molto romantico per ammirare le bellezze della citt・à.
Londra, come la maggior parte delle belle città d'arte, è uno scenario mozzafiato di notte. Tutte quelle luci, quei colori, quei profumi, quelle case, quei negozi, quei monumenti, quei giardini, tutto. Sembra sempre qualcosa di magico.
Anche vie remote e sconosciute come questa possono avere un che di magnifico e speciale e penso proprio che io e Justin l'abbiamo appena trovato.
-non sono quasi mai a Londra- la mia voce esce troppo bassa, forse, infatti temo che non mi abbia sentito.
Ma poi risponde. -questa città è la mia vita, sono cresciuto qua con mia madre-
Annuisco. -lei vive ancora qui?-
Stavolta è lui ad annuire, ma subito dopo annuisco anche io non sapendo più che dire e abbasso lo sguardo. Non mi succedono quasi mai momenti come questi, però non so perchè ma non voglio domandare di sua madre.
Me ne parlerebbe lui, no? E comunque io ho parlato metà sera della mia, di come mi abbia fatto sclerare e salire il nazismo quando mi ha rinchiusa nelle toilette di casa (per far aumentare la mia agonia, penso che sapesse anche accendevo quella sottospecie di fumo tossico che ha appuratamente scambiato con del krokodil, che mi stava sciogliendo gli atomi), di come mi consideri ancora una sgualdrina, di come Justin debba entrare ogni futura volta in casa mia senza essere da lei o da mio padre visto, eccetera. Abbiamo parlato tanto stasera, in fin dei conti. O forse, io ho parlato molto.
-Justin, non hai freddo?- gli domando storcendo la testa. 
-puttana una capra, se ne ho- cosa centrava la capra?
Mi levo il giubbotto e glielo appoggio sulle spalle. 
-no,no,no,no- dice fermando i miei movimenti. Alzo lo sguardo sui suoi lineamenti illuminati dalla chiara luce lunare mentre lui aprendo il giubbotto a mo' d'ali di pipistrello racchiude sotto la giacca sia me che lui. -ci stiamo in due- sussurra a pochi centimetri dal mio viso. Lo spazio è davvero ristretto, ovviamente.
-volevo fare il Jack della situazione- dico sorridendo e senza smettere di guardarlo. I suoi occhi con questa diversa luce e prospettiva hanno un colore diverso. Non sono caramellati, ma verdi, quasi come i miei. E sono bellissimi.
-tu, Jack?-
Annuisco. -alla fine, il pezzo di legno riesce a tenere solo la balena arenata di Rose e quindi Jack si sacrifica per lei- 
Justin sorride. -tocca a me la parte della balena arenata, allora?-
Corrugo la fronte. -che la volevi dare a me? Attento a come ti esprimi- le mie labbra formano una linea dritta. Mi sorride e mi accarezza la guancia.
-sei adorabile- mi sussurra facendosi più vicino al mio viso. Il mio cuore accelera notevolmente. E' scientificamente testato.
-no, sono un illusa. Spero ogni fottuta volta che nel finale di Titanic Rose venga sbranata da uno squalo e Jack urli il mio nome per cercare aiuto- bofonchio abbassando lo sguardo triste. Justin ride.
-e poi basta?-
Alzo lo sguardo. -no, ovvio che no! E poi arrivo io dalla poltrona del divano a salvarlo portandolo con me in camera mia per curarlo... per bene. Mi sembra un buon finale per tutti, sì sì- confermo annuendo da sola. 
-a me non piace come finale- sbotta Justin inarcando un sopracciglio.
-scusami, ma qualcuno ti ha detto che potevi parlare?- chiedo retorica. Fa una smorfia.
Sorrido.
E'.così.dannamente.bello.e.mi.caga.pure.
-Justin, posso farti una domanda?-
Annuisce.
-perchè proprio io?- 
All'inizio, corruccia la fronte. Poi rilassa ancora il viso e mi guarda abbozzando un sorriso.
-adoro il tuo modo di atteggiarti, davvero, mi fai impazzire. Più ti guardavo a scuola e più mi convincevi. Non sei un'oca e fidati, di ragazze oche ne ho avute. Però sei carina. Sei bellissima, in verità, ma tu non lo vuoi includere mai nelle tue caratteristiche. Mi piace la tua risata. Quando ridi sono costretto a farlo anch'io. Mi tieni testa, non mi lasci quasi mai vincere. Sei testarda e cocciuta e mi va bene. Adoro quando giochi con i capelli o quando ti isoli nel tuo mondo. Giuro che resterei a guardarti per ore. In quasi tutte le situazioni, mi fai ridere e mi trasmetti felicità. Amo il modo in cui mi guardi, come ora. Ti prenderei, ti bacerei e farei l'amore con te, qui su questo ponte e adesso, poco mi importa di chi passa e di che ci vede. Mi piace il fatto che quando siamo tu ed io non esiste più nessuno, ci bastiamo solo per noi. Il tuo modo di pensare e di vedere le cose mi ricorda che nella vita non ci sono aspetti negativi. La giornata a scuola automaticamente cominciava bene quando ti incontravo. Non c'è stato un motivo preciso per cui mi sei piaciuta sin da subito e non c'è nemmeno stato un vero e proprio momento in cui mi sei piaciuto più del normale. Sei successa così, sei entrata nella mia vita come se niente fosse, l'hai rischiarata sugli angoli bui e ora non riesci più a spegnerti. Sì, perchè sai... è un po' impossibile spegnere un sole. E tu sei il sole dentro di me- 
Se prima credevo di aver esibito uno dei miei discorsi da standing ovation, questo è decisamente un eufemismo a confronti.
I miei occhi hanno brillato per l'emozione. 
E' il momento perfetto per un bacio di quelli da film questo.
I nostri visi si fanno sempre più vicini, quando uno strana melodia giunge all'orecchio di entrambi. 
Ci voltiamo perplessi.
-E’ il momento, guarda che laguna blu... ora devi muoverti e questo è il momento tuo...- 
Un signore senza tetto canticchia con in mano un banjo una canzone che riconosco.
La Sirenetta?
-ommioddio, un barbone è venuto a cantarmi 'baciala' de 'la Sirenetta' proprio quando sto per baciare il ragazzo che mi piace? IO LO DESIDERO DA UNA CAZZO DI VITA!- strillo battendo le mani tra loro mentre il signore continua la cantilena alquanto stonata strimpellando con le corde dello strumento.
Justin non sa che dire. La sua faccia è mista a confusione, sorpresa, rabbia e forse vuole pure ridere.
-Justin, amore mio, respira- lo incoraggio muovendo le mani dal basso verso l'alto e illustrandogli la respirazione corretta.
-penso che per stasera abbiamo visto abbastanza- parlotta da solo muovendo la testa in modo strano, da schizzofrenico.
-Shalallalalla, stringila! Non puoi nascondere che l'ami. Baciala! Shalallalalla, non parlare, ascolta la canzone che dice: baciala!-
Con un dito gli accarezzo la guancia volgendogli il capo verso i miei occhi.
Gli sorrido lievemente mentre faccio combaciare le nostre labbra in un bacio appassionato. Justin circonda i miei fianchi con le sue forti braccia e mi stringe a sé unendo i nostri bacini.
Quel contatto mi provoca infinite scintille nel basso ventre e avvolgo velocemente le braccia attorno al collo alzandomi sulle punte.
-Questa musica vi aiuter・ Coraggio abbracciala e dopo baciala. Baciala. Baciala. Stringila. Baciala. Coraggio baciala!-
Justin si stacca un po' bruscamente.
-hei, amico, dacci un taglio. Grazie davvero, bella scena, ma ora stop. Piuttosto preferisco il crostaceo che canta! Per・ non ho nulla contro di te, okay? Voglio solo farmi la mia ragazza in santa pace. Capisci che intendo, no?- ammicca tirando il labbro superiore verso di me.
Incrocio le braccia al petto. Che è serio?
Il tizio annuendo si allontana canticchiando qualcosa tipo Mulan.
L'attenzione di Bieber torna su di me.
-dove eravamo rimasti?- pronuncia con quel sorrisetto malizioso che mi manda in altri mondi le ovaie.
-a te che sbraiti addosso a quel povero signore. A me stava simpatico. E non ha rovinato nulla, anzi! Stava avverando il sogno della mia vita! E poi è sempre colpa tua. Non riesci mai a stare zitto!- sbotto alzando le braccia e facendo scendere dalle spalle la sua giacca. Justin mi guarda allibito.
-ah io? Mh, quindi adesso è colpa mia-
-lo è sempre! Non stai mai zitto! Ti lamenti sempre e mi vieni a dire che-
All'istante le labbra di Justin premono contro le mie per riprendere quello che avevamo sospeso. Il bacio diventa più urgente quando percepisco la sua lingua scivolare dentro la mia bocca.
Siamo così diversi eppure così simili.
Abbiamo pensato la stessa cosa nello stesso momento, ovvero come fare a zittirmi e vedo che ha capito come fare senza chiedermelo.






 


 

MA-CHE-CAZZO-HO-SCRITTO?
NO, DAVVERO, QUESTO CAPITOLO E' UN'INTERA STRONZATA.
AVEVO QUASI PAURA A PUBBLICARLO..........................

NON UCCIDETEMI.
PER TUTTO.
PERO', PRECISO CHE SONO BEN 12 PAGINE DI WORD
QUINDI KISS MY ASS, PLS.

NO, DAI, VI VOGLIO TROPPO BENE.
SERIAMENTE.
QUANTE VOLTE DOVRO' RIPETERVELO?
SIETE LA MIA FELICITA'!

LE VOSTRE RECENSIONE MI CAMBIANO LA GIORNATA!
GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE,
E ALTRI TRILLIONI DI GRAZIE.
A TUTTE.


HO CANCELLATO UNA STORIA, MI PIANGE IL CORAZON.
MA L'HO FATTO PER IL BENE COMUNE.
O FORSE CI HO PROVATO.

ORA TORNERO' AD AGGIORNARE NORMALMENTE.
PROMESSO.

AGGIORNO A 10 RECENSIONI. :)))))

TUTTI STI RUMORS SU CIASTEN MI FANNO 
SALIRE IL CRIMINE.
LA STORIA DI LIL ZA (TI ODIO, ZIO, FRA, BRO, HIHI, SKS) E DELLA DROGA,
LA STORIA DELLA PAUSA PER SEMPRE, 
LA STORIA DEL RITORNO DEI JELENA
E POI OGGI NE HO TROVATO UNO NUOVO.

'JUSTIN BIEBER DIPENDENTE DI SIZZURP?
I GENITORI VOGLIONO MANDARLO IN REHAB?
TROVATA BEVANDA INCRIMINANTE NELLA SUA CASA.' 

LA MIA REAZIONE:


<3 | via Tumblr

RIDO PER SEMPRE.
LA VOGLIA A MILLE DI FICCARGLI UN PIEDE NEL CULO, MLMLML
IO NON CREDO A NIENTE.
IO CREDO A QUELLO CHE DICE LUI.

CERTO CHE, 
LUCE DEI MIEI OCCHI AMORE DELLA MIA VITA SOSTANZA DEI MIEI GIORNI,
POSTA QUALCHE TWEET, ECCHECCAZZO.

SCLERATE A PARTE, ME NE VADO.
DEVO INDAGARE SU COME RIMEDIARMI I TRE LIBRI DELLA COLLINS
DEGLI HUNGER GAMES.
(HO VISTO LA PARODIA AL CINEMA, E BEH... 
COME MANDARE A PUTTANE 9,90 € parte 1)

Ricordo che la nostra Jude è Acacia Clarks.


OKAY, CHICAS, VI LASCIO.
Faccialibro.
Twitterino.
Asketto.
ACCIMINCHIA, UN BACIONE! Xxxxxxxxxx

li shippo troppo, okay, me ne dovevo andare.
Qualcuno mi ha caPEETA?
LOL


Joshifer | via Tumblr

 

 

   
 
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