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Autore: Stray    05/06/2008    7 recensioni
"Passa la storia, passano anche gli uomini che l'hanno scritta. Ma questa sabbia non vedrà mai il mare: quello che vi abbiamo scrito, non verrà mai cancellato del tutto..."
Ishvar, una guerra, l'inizio di tutto.
Quello che la Storia non ha riportato, ma che non si può dimenticare.
Genere: Generale, Introspettivo, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Maes Hughes, Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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“Aria, com’è dolce nell’aria scivolare via dalla vita mia

Aria, respirami in silenzio,

non mi dire addio, ma solleva il mondo.

Aria, abbracciami…

Volerò, volerò volerò volerò…

Volerò.”

Gianna Nannini, “Aria”

Oxygen

La seconda volta è diverso.

La seconda volta sembra che la fame di lui e la paura di lei siano entrambe passate. La seconda volta Roy stende il mantello per terra, prima di aiutarla a stendersi.

La seconda volta la guarda negli occhi perché non ha paura di ciò che potrebbe leggervi dentro.

Resta a guardarla, mentre lei gli sfiora la bocca con le dita – sorride appena, ma quel sorriso è esattamente ciò che cercava, ciò di cui aveva bisogno.

La seconda volta si spogliano quasi del tutto, perché sentire la pelle contro la pelle è la cosa più importante, perché il contatto è la cosa più importante – la tocca ed è viva, rimane viva, al contrario di ogni altro essere vivente in quel desertostomaco contro stomaco, le gambe intrecciate come le radici degli alberi secolari, solo due centimetri d’aria da respirare nella distanza tra le loro labbra.

La seconda volta, quando la bacia sul collo, la devozione concentrata del gesto la fa rabbrividire, e non sa se per il freddo o per qualcos’altro che non sa definire.

La seconda volta lui traccia l’areola scura sul suo seno con un dito, come se stesse disegnando un cerchio alchemico di cui non conosceva l’esistenza, un segreto appena svelato, più grande di tutte le teorie dell’universo, più grande della chimica, della scienza, della magia di un elemento che si trasforma in un altro.

La seconda volta la plasma con le sue mani, quasi a volerla riprodurre all’infinito - non c’è abbastanza Riza nel mondo, nel suo cuore, nella sua vita – e mentre la sente respirare sa che non è il frutto della sua fantasia, il movimento del suo petto, l’alzarsi e l’abbassarsi sempre più veloce, l’aria che entra ed esce ed entra ancora. Entra ed esce, e lui è lì pregare che non smetta mai di respirare, e soffia nella sua bocca la sua paura più stupida e più violenta.

La seconda volta se ne fregano, se possono scoprirli, ma entrambi soffocano i propri lamenti contro il corpo dell’altro, tra il collo e la spalla – un lembo, un centimetro di pelle che sembra esistere solo per assolvere a quel compito.

La stringe a sé, anche quando è tutto finito, e stranamente è la seconda volta, ma potrebbe essere l’ultima di una serie infinita, potrebbe essere stato così da una vita: lei e lui, e le sue braccia attorno alla vita, le mani tra i capelli sudati, il rito del dopo di una coppia sposata da vent’anni.

Ma se apre gli occhi avrà la certezza di non trovare un cane ai piedi del letto, né lo scricchiolare di una culla dalla stanza a fianco, né l’ombrello nel vaso vicino alla porta.

Perciò li tiene chiusi.

E ad occhi chiusi aspetta che succeda qualcosa, qualsiasi cosa, perché pensare che un momento di perfezione come quello possa durare ancora è impensabile, quando non dovrebbe nemmeno esistere nel mezzo di quel deserto, tra le rovine di una casa bombardata, eppure…

La seconda volta i minuti sembrano ore, dilatati all’inverosimile, per farli durare un po’ di più, nel futile tentativo di deformare le regole del tempo.

Nell’immobilità totale – come se trattenere il respiro significasse trattenere l’attimo perfetto, ingoiarlo, dissetarsi, sfamarsi di esso e non lasciarlo scivolare via – può solo chiederle, sussurrando piano nel suo orecchio:

“Ferma il tempo: esattamente qui.”

Esattamente qui, tra amore e morte.

Duuunque… chi è che aveva chiesto un po’ di romanticismo? ^^ Eh eh… non ho saputo resistere!

Alla faccia dell’ “avvicinamento decisamente interessante”, vero Shatzy? XD

A proposito, ho presente la fanart che dicevi, in effetti mi sono immaginata la scena quasi allo stesso modo, ma non ci avevo pensato… si vede che il mio subconscio è entrato in azione e mi ha fatto questo bello scherzo! ^^ Comunque ci sono una marea di fanart meravigliose (quasi tutte in bianco e nero: nulla di più azzeccato) di loro due sul campo di battaglia, magari più avanti ne posto qualcuna…

Ah, una considerazione sul titolo: il tema dell’aria è venuto fuori in maniera piuttosto spontanea (quando scrivo il cervello va per conto suo, e non ho idea di cosa verrà fuori finché non clicco “salva con nome” e non rileggo tutto… mah!), ma ben presto si è rivelato cruciale per il capitolo: dietro questo “avvicinamento” che entrambi temono abbastanza palesemente, c’è secondo me una paura folle della morte, soprattutto da parte di Roy, ma non la propria bensì quella dell’altro. Per questo ho pensato che il respiro, l’atto stesso di respirare, sintetizzasse bene questa paura: la prima cosa che si fa davanti ad un ferito è accostarsi alla bocca per sentire se inspira ed espira. Un gesto che compiamo miliardi di volte in ogni nostra giornata, diventa sintomo di vita, qualcosa di non così scontato e prevedibile.

Ma c’è un altro significato dietro al titolo: in questa raccolta mi sono accorta di essere molto “sensoriale”, di descrivere molto l’atmosfera, le percezioni (il caldo, l’arsura, la luce). Bene, mi sono anche accorta di vedere la loro relazione come una boccata di aria fresca, nell’immobilità bollente di Ishvar. Ma questa è una visione del tutto personale.

Aggiornerò anche domani, devo seguire un ritmo errato se voglio finire entro la fine di Giugno! ^^”
Per cui, a prestissimo, un bacione a tutte e grazie come sempre per i commenti! ^^

  
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