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Autore: ImAFeather    21/01/2014    8 recensioni
[...]E gli occhi parlano più di mille parole dette, sussurrate o urlate; più di mille gesti fatti, gettati o pensati; perché sono occhi, fanno parte dell’uomo, ma non sono controllati da questo… sono come i diamanti scalfiti, solo, da loro simili.
E Beth sapeva che con gli occhi non si può mentire, non si può ferire; ma sapeva, anche, che con gli occhi si può amare, si può morie.
Eppure, doveva ammetterlo, sapeva che ciò che fa innamorare il mondo sono le parole, dolci suoni che compongono eterne melodie.
E sapeva anche che... quelle parole... pronunciate dalle sue labbra... erano state il colpo mortale.
E allora Beth disse addio a quell'ultima scheggia di cuore che le era rimasta; perchè adesso lo sapeva che era completamente, e irrimediabilmente, suo.
| Alec è un musicista. E potrebbe essere nient'altro. Ma non è così.
| Beth è un'artista. E potrebbe essere nient'altro. Ma non è così.
N.d.a. Non è la solita storia d'amore se d'amore vogliamo parlare!
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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»Chapter 17

 

Only to divide us… a shy smile  As Ink On Paper

 

 

Era ormai arrivato sabato - o meglio era arrivato quel sabato – quello in cui Beth sarebbe andata alla festa di James.

Era passata, ormai, una settimana dall’inizio della scuola, e tre giorni dal messaggio di James che con – ‘ ti aspetto sabato a casa mia 8.30 p.m.’ – l’invitava ad Arthur’s Villa per la sua festa di compleanno.

Erano passati, quindi, tre giorni durante i quali Beth cercò un regalo da potergli fare, ma con scarsi successi.

Se c’era una cosa che Beth Smith odiava era dover fare regali, non sapeva mai cosa scegliere poiché in lei nasceva, sempre, il dubbio del se sarebbe piaciuto.

Inoltre non conosceva così bene James da sapere quali fossero i suoi gusti; così, alla fine, optò l’ ‘High Voltage’ in vinile degli AC/DC; avendo sentito come suoneria del suo telefonino proprio una canzone di quell’album.

 

Sabato era arrivato con una lenta agonia, e Beth non voleva proprio andarci a quella festa. Il motivo non era preciso, ma dentro di se sentiva una sensazione strana. L’aveva promesso a James, però, e Beth Smith era una di quelle persone che mantiene la parola data.

Erano le 8.oo p.m. e Beth uscì di casa. Il vestitino blu scuro risaltava il colore dei suoi occhi, ma non gli rendeva grazia. Con i soliti anfibi – un po’ troppo rovinati – e il parka di sempre – quello verde militare che le regalarono lo scorso compleanno – Beth camminava per le strade vuote della città diretta, con una strana sensazione alla bocca dello stomaco, verso Arthur’s Villa.

Casa di James si presentò molto diversa dall’ultima volta in cui vi aveva messo piede, nel giardino inglese non vi si vedevano molti fiori, ma tante candele, la casa in mattoni era illuminata da luci.

Beth si sentì a disagio, non sapeva fosse una serata formale.

Bussò al campanello e, per sua fortuna, ad aprire la porta fu James.

Questi appena la vide sfoderò un grande sorriso, e l’accolse in casa.

Beth voleva scappare.

Il soggiorno di Arthur’s Villa era gremito di persone eleganti e raffinate, James - al suo fianco - era in smoking nero.

<< mi dispiace non sapevo fosse una serata formale… >> - cercò di scusarsi Beth, ma James con un - << sei bellissima >> - la interruppe, e quest’ultima arrossì.

Mentre Beth dava il suo cappotto al cameriere arrivò Julia – la madre di James – in un elegante abito nero che le ricopriva morbido le curve.

<< oh cara, è un piacere vederti! >> - disse a Beth che sorrise, poi rivolata a James - << James figliolo, presenta Beth a tuo fartello >> - poi si rivolse a Beth - << è tornato da poco da un viaggio >> - e James con un - << beh, non è un tipo da queste cose, sarà in camera sua, o nascosto da qualche parte >> - rispose alla madre.

E Beth avrebbe tanto voluto essere in camera sua, o nascosta da qualche parte.

Julia portò via con se James, scusandosi con un ci sono tante persone che vogliono vederlo e Beth rimase sola.

Si sentiva un pesce fuor d’acqua.

Si allontanò dalla sala e prese a gironzolare per la casa.

Rimase sorpresa dalla quantità di cibo e champagne che vi era quella sera, e dall’eleganza delle persone che discutevano con grazia.

Stava esplodendo.

E all’improvviso una strana voglia di urlare la sopraffece, tanto che l’affogo con un calice di champagne.

Si girò in cerca di un volto familiare, consapevole che non lo avrebbe trovato, eppure tra quella folle le era sembrato di scorgere due pozzi neri. Guardò di nuovo, ma nulla.

Non era la prima volta, da quella notte a Londra, che Beth lo vedesse negli occhi e nel volto di chiunque, di un passante, di un suo amici o di uno sconosciuto.

Scosse la testa. Eppure quella sensazione, strana, che provava solo in sua presenza, era lì, proprio sotto la pelle.

 

***

 

Cosa ci fa qui?

Alec non riusciva a capirlo. Perché era in quella casa?

Aveva incrociato gli occhi di Beth mentre scendeva le scale, ed era sicuro fosse lei. Se ne convinse.

Ma non riusciva a capire cosa ci facesse lì, in quella sala.

Scosse la testa.

Eppure la sua immagine in quel vestino blu, non riusciva proprio a togliersela dalla mente.

Sorrise, aveva quegli anfibi neri che le aveva visto più volte ai piedi. Come la sera del ballo.

Ed era bella, più di tutte le altre volte.

Sospirò.

Poi una mano gli si appoggiò sulla spalla, e una voce gli disse - << ehi! finalmente ti ho trovato >> - si girò e vide suo fratello, sorrise - << James, ti serve qualcosa? >> - James annuì e disse - << ti devo presentare una persona >> - sul volto di Alec comparve un’espressione confusa che il fratello cancellò con - << ti ricordi di quella mia amica di cui ti ho parlato? >> - il ragazzo dagli occhi neri annuì, e i due fratelli si incamminarono in cerca di quell’amica.

Quando James la trovò, Alec si girò e affondò – come tutte le altre volte – negli occhi blu di Beth. Lo sapeva che la ragazza di prima era lei.

Ma conosceva suo fratello? Cosa…?

Alec la guardò in modo intenso e con un’espressione confusa, la stessa che poteva leggere sul volto di Beth.

James lo presentò come Alec, e quando stava per dire il nome di Beth, Alec lo interruppe con un - << ci conosciamo >> - detto a denti stretti e con gli occhi fissi in quelli della ragazza, James rimase un po’ perplesso e guardò il fratello in cerca di spiegazioni che ricevette con un - << andiamo nella stessa scuola >> - e Alec potè scommetterci che in quegli occhi blu vi vide un lampo di delusione.

Non riusciva a capire il perché, ma il sapere che l’amica di cui James gli aveva parlato così tante, troppe volte e in un modo che, pensandoci, non era molto ‘amichevole’, lo infastidiva.

Cosa doveva fare… doveva combattere contro suo fratello?

Alec si riscosse da certi pensieri scuotendo la testa.

Insomma per cosa devo combattere? Si disse ripetendosi che per lui Beth non significava era nulla.

<< beh le presentazioni – se così possiamo chiamarle – sono state fatte, vi lascio… piccioncini >> disse Alec in tono aspro.

 

 

Cosa? Piccioncini…?

<< ma… >> stava per ribattere Beth, ma Alec le aveva già voltato le spalle ed era andato via, lasciandola lì… con quella parola a ronzarle in testa, e un vuoto dietro di lui che, Beth potè giurare, era più profondo dei suoi occhi.

Una strana sensazione a quelle parole, tutte quelle che le aveva rivolto – indirettamente – guardandola diritta negli occhi, l’attraversò. Lasciando in lei i residui di un sentimento che non capiva cosa fosse… Insomma era geloso?

Scosse la testa. E si disse che non c’era motivo per esserlo, ed era stata sciocca a far sì che quel pensiero le avesse, anche solo, sfiorato la mente.

<< lascia perdere, è fatto così… >> la risvegliò James, Beth fece un sorriso tirato.

<< dai vieni, ti presento alcune persone >> e senza neanche il tempo di farla rispondere la trascinò – letteralmente – via.

 

Quanto tempo è passato? Un’ora, o forse di più, o forse di meno?

Si chiese Beth stanca di tutto. Di quella sera, di James, delle persone che non smettevano di sorriderle in modo strano, di quegli occhi neri che si sentiva addosso, ma che – dannatamente – non vedeva da nessuna parte.

Scosse la testa.

Aveva bisogno d’aria.

 

Il giardino della casa di, non più solo, James, ma anche di Alec, a quanto pare, era enorme.

Sospirò. Alec è fratello di James. James è fratello di Alec.

Sospirò, nuovamente. Com’è possibile?

Insomma non avevano nulla in comune… si, erano entrambi bei ragazzi… James era alto e muscoloso, dai capelli castani – quasi miele - e gli occhi azzurri, era gentile e simpatico, un perfetto ragazzo insomma; ma Alec, Alec era…alto – quasi quanto il fratello – aveva il fisco asciutto, i capelli castano quasi neri, e gli occhi proprio neri, ed era strano, affascinante e misterioso, e dannatamente sexy; pensò, mordendosi il labbro per l’ultimo pensiero.

Sbuffò.

Dal modo in cui Alec l’aveva guardata e dal tono in cui aveva pronunciato quelle parole sembrava proprio che credesse che tra lei e James ci fosse qualcosa, ma no… non era così.

Per quanto James potesse essere un bel ragazzo, erano solo amici.

Poi, però, c’era Alec, e quello strano legame che li ‘univa’.

Erano amici? No. – Conoscenti? Forse. – Qualcosa in più? …no. – Non erano nulla, ecco!

Alec ed io non siamo nulla, si sussurrò.

 

Faceva freddo, e Beth in quel misero vestino blu, che tra l’altro le lasciva scoperta la schiena, sentiva freddo. Si strofinò le mani sulle braccia.

Fece per rientrare dentro, ma si pentì subito di quella scelta quando vide la quantità di gente che sostava dentro.

Si girò e vide un’altra porta, che non sapeva dove portava, ma in quel caso era la sua ancora di salvezza.

La stanza era buia nonostante l’enorme finestra – quella di fronte all’entrata – che illuminava solo la parete di destra.

Quella - di parete - era vuota, delle altre non avrebbe potuto dire lo stesso, poiché non riusciva a vederle.

Non sapeva perché, ma non si sentiva sicura in quel posto, era come se ci fosse qualcuno.

<< c’è qualcuno? >> sussurro.

Ma nulla, niente.

Sospirò.

Si avvicinò alla finestra e rimase a bocca aperta, la visuale era stupenda. Una scheggia dell’enorme giardino si estendeva dinanzi ai suoi occhi.

Sorrise. Ma quel riflesso – nel vetro – durò poco… qualcuno la spinse contro il muro – quello dietro di lei.

Dalle sue labbra uscì un gridolino che soffocò in gola quando vide di chi si trattava. Lui.

<< Alec >> sussurrò

<< ripetilo >> disse anche lui in un sussurro

<< c-cosa? >> gli chiese, ignorando il brivido che la percorse al suono di quella voce bassa e roca così vicina.

<< il mio nome >> Beth rimase in silenzio, indecisa sul da farsi, e senza avere il coraggio per farlo.

<< t-ti prego >> quasi la supplicò avvicinandosi così tanto da scambiarsi l’aria.

<< Alec >> disse, allora, assaggiandolo con le labbra.

Alec non potè non guardare quelle labbra che tanto aveva agognato.

I due ragazzi si guardarono negli occhi, e si dissero tutto ciò che, forse, non avevano il coraggio di dirsi a voce,

<< Beth…>> - iniziò allora lui, sussurrandolo quasi sulle labbra di lei – o era solo l’immaginazione di Beth? - << cosa ci fai qui? >>

La ragazza rimase un po’ stranita a quella domanda, poi rispose con quel fare insicuro - << il compleanno di tuo f-fratello >> - Alec con un - << già… >> rise sarcasticamente. E all’improvviso una strana sensazione mai provata prima colpì Beth. Sussultò. Si può svenire per una risata? Si chiese.

<< … il compleanno di mio fratello… da quando lo conosci? >> - le chiese duro, e Beth aggrottò le sopracciglia, ma con - << più o meno da dicembre, credo >> - gli rispose, Alec quasi come un eco lontano sussurrò - << dicembre >>.

Insomma cosa vuole da me? e perché cazzo non si allontana?

<< ti piace? >> - le chiese con un fare altezzoso e duro che lasciava intendere che una risposta già la sapeva, e che – secondo lui – era pure positiva, Beth si innervosì, chi si crede d’essere? così in modo aspro << non sono cose che ti riguardano >> gli rispose, Alec sorrise sornione e si allontanò leggermente.

È esattamente come tutte le altre, si disse Alec, e quel pensiero gli lasciò un amaro in bocca.

Cosa si aspettava? Nulla, Alec non si aspettava nulla, ma… c’era sempre quel ma che era capace di fronteggiare tutti i possibili pensieri che riguardassero lei.

E poi c’erano le sue labbra, così vicine, così… e la voglia di baciarla che aveva sempre, anche solo guardandola, lo investì.

<< già… >> le disse scuotendo la testa, e fece per andarsene, ma quella parola lo immobilizzò lì, sul posto; Beth sussurrò un flebile no, e bastò, basto per far tornare Alec sui suoi passi. Quelli che erano lì, a pochi centimetri da Beth.

Le sorrise, ed era un sorriso malizioso, di quelli che ti fanno ardere gli occhi di uno strano fuoco.

Alec e Beth erano a pochi sospiri di distanza.

Beth tremava impercettibilmente.

Alec le si avvicinò ancora di più, le mani ai lati della sua testa – contro il muro – le labbra vicino al suo orecchio.

Poi con la sua voce – roca e bassa – più sensuale del solito le disse sospirando nel punto dietro l’orecchio – vicino all’attaccatura dei capelli - << meglio così >>.

Beth fu percorsa da una scossa di brividi, mai provati prima. Sospirò, così piano che Alec non la sentì.

Poi il ragazzo dagli occhi neri le sposto con le dita callose una ciocca di capelli dal viso, e la guardò così intensamente negli occhi che Beth si sentì cedere.

Cosa mi succede? Si chiese, ma senza ottenere una risposta.

All’improvviso tutte le sue certezze – quelle su di lei, su Alec, sul loro non essere nulla – svanirono, lasciando solo Alec a pochi centimetri dai suoi occhi e a qualche millimetro dalle sue labbra. Le sue labbra che desideravano ardentemente assaggiare quelle di lui.

E l’aria, d’un tratto, divenne troppo calda, impregnata di sospiri silenziosi, parole morte in gola, e desiderio. Il desiderio di potersi sentire sotto le dita, dentro le ossa.

E poi una certezza, quella che quel nulla che insistevano così tanto a sostenere non era vero. Perché quel nulla avrebbe significato indifferenza, e tra loro l’unica aria che stentava a passare non era per nulla fredda.

<< Beth >> venne sussurrato silenziosamente dalle labbra di Alec, che la ragazza credette di averlo sognato.

Ed erano di nuovo uno negli occhi dell’altro.

Nero nel blu.

Blu nel nero.

E parvero non stancarsi mai, di affondare, sprofondare e sentirsi – in un modo, fino ad adesso, loro sconosciuto – vivi.

E poi le labbra di Alec sempre più vicine; il labbro di Beth fra i denti; gli occhi di Alec fissi sulle labbra di lei; quelli di lei ovunque, ma non sulle sulle labbra di lui; e l’aria sempre meno; il desiderio sempre di più. E le labbra di Alec che quasi sfiorano quelle di Beth, e lei che di scatto girò la testa.

Alec che rimase fermo, immobile.

Cosa è successo?

Nessuna ragazza prima di allora l’aveva mai rifiutato, e non sapeva se, ora, quella strana sensazione di vuoto nello stomaco era il risultato di un rifiuto o del suo rifiuto.

 

Cazzo!

Beth aveva rifiutato Alec, ed ora ancora a pochi centimetri da lui e con la testa girata verso la finestra cercava di trovare una spiegazione al suo gesto.

Si disse che non era solo una stupida, ma anche una bambina. Insomma cosa mi è preso? Sapeva, o meglio credeva, di aver fatto la cosa giusta. Alec era più grande di lei, ed era bello, e chissà quante ragazze aveva baciato, e con quante era stato.

Beth si sentì una bambina piccola che si avventurava in un sentiero troppo ripido per i suoi piccoli piedi.

Aveva baciato, sì o no, qualche ragazzo – e non recentemente – e non si sentiva all’altezza di poterlo baciare. Si sentiva ridicola, e sapeva che se lo avesse baciato, lui ne sarebbe rimasto deluso.

Beth non credeva di esserne in grado. Non credeva di saper baciare.

Non si era mai sentita così in imbarazzo. Non sarebbe riuscita a guardarlo nuovamente negli occhi.

Alec guardò la ragazza che gli era di fronte e anche se avesse voluto non ci sarebbe riuscito ad arrabbiarsi, per quel rifiuto.

E all’improvviso aveva vogli di abbracciarla.

Le appoggiò due dita sotto il mento e le girò il viso verso di lui. Il suo cuore perse un battito, o così gli sembrò. Quegli occhioni blu erano così luminosi e lucidi che credette di non averne mai visto di occhi così belli.

E si guardarono di nuovo, come alla fine si riducevano sempre a fare.

Beth chiuse gli occhi.

<< Beth >> sussurrò, quasi come se farlo gli costasse fatica.

<< guardami >> ma lei scosse la tesa, poi – quasi supplicante e dolorante – le disse << t-ti prego >>

Beth, con una strana paura che le scorreva nelle vene, aprì gli occhi ed incontrò i suoi. Tremò. I suoi occhi erano di quanto più bello ci potesse essere al mondo. Neri e scintillanti come tizzoni ardenti. Cercò di abbassare lo sguardo, ma Alec non glielo permise.

E chissà, forse, perché era pazzo – e credeva davvero di esserlo – o per quello strano desiderio che divampava dentro di lui, ci riprovò. Lentamente. Le labbra quasi, di nuovo, a sfiorarsi, i respiri carichi di desiderio.

Perché Alec lo sapeva. Sapeva che Beth lo desiderava, forse non quanto lui desiderava lei, ma non gli importava. Perché lo leggeva nei suoi occhi, nello scintillio che faceva capolino ogni qual volta erano così vicini.

Ed Alec voleva solo sapere – spinto da una curiosità spaventosa – di che sapore erano le sue labbra… così rosse.

Ed erano, di nuovo, così vicini da scambiarsi i respiri.

Il buoi introno a loro, il silenzio spezzato dai loro pensieri silenziosi, la luna ad illuminare – anche se di poco – i loro volti, e la voglia di assaggiarsi. Finalmente.

<< Alec >> e questa volta non era stata Beth a pronunciare il suo nome.

Alec si staccò velocemente da lei, sentendo di nuovo il freddo nelle ossa, riconoscendo quella voce.

Poi dalla porta fece capolino James che con - << dai sui vieni, ti stiamo aspettando per le foto >> - lo invitò a seguirlo, e Alec con un fare quasi imbarazzato gli rispose - << arrivo. >>

Beth che per tutto il tempo non aveva fatto altro che trattenere il respiro si lasciò andare in un sospiro. James non l’aveva vista.

Alec era lì, fermo sull’uscio della porta, una mano nella tasca dei jeans sgualciti, un’altra nei capelli. Sospirava.

Si girò e punto i suoi occhi neri in quelli blu di Beth.

 

Alec era lì, Beth qui,

a dividerli solo

un timido sorriso.

 

 

_________________________________________________________________
Ink Droplets

 
Care lettrici,
in primis mi scuso per la lunga attesa, ma scrivere questo capitolo è stato più difficile del previsto. Chiedo venia!
E si… lo so, se prima non volevate uccidermi, credo che ora abbiate cambiato idea. Insomma era tutto perfetto – o quasi – e vuoi Beth, e l’intervento – inopportuno – di James, nada de nada.
Mi sembrava tutto troppo facile, e bho… non ci sono riuscita a scrivere un loro bacio.
Spero che – nonostante tutto – questo capitolo vi piaccia.
Ditemi cosa ne pensate, mi fa sempre piacere – lo ammetto xD.
Ringrazio chi ha iniziato a seguire la mia storia e messa tra le preferite.
Inoltre ringrazio queste persone per le recensioni lasciate:

TinyDancer
shadows_fantasy
elev
_miky_
DanceOfUnicorn

Lovehope_
Evanne991
TheBlueGirl
Nuna99
Marii95
Occhi di fuoco

E tutte le altre persone che non ho citato, ma non le ricordo tutte! Scusate!

!Vi voglio segnalare una storia, date un’occhiata ne vale la pena: Tutta questa benedetta passione (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2223978&i=1)

''Un nuovo progetto, un insieme di sensazioni. Elly quel giorno un incontro del genere non se l'aspettava di certo. Come non si aspettava di dover aver a che fare con la sua reazione in quel momento. Elly odia le presentazioni formali e adora il caffè. Dave... ha gli occhi azzurri.''

Questa bellissima storia, che vale davvero la pena di leggere, è della bravissima scrittrice elev.

P.s. date un occhiata al mio profilo troverete delle One shot, e se vi va ditemi cosa ne pensate.
Un bacio, la vostra

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