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Autore: darkronin    21/01/2014    2 recensioni
Seguito di Preludio.
Quali tracce ha lasciato Loki dietro di sé? Chi sono i suoi alleati? E fin dove sono arrivate le sue arti magiche e i suoi infiltrati?
Il nuovo ed eterogeneo gruppo di Vendicatori avrà qualche alleato o solo politici pronti a dar la caccia a tutti i superumani? Forse avrete la risposta...
- - - Crossover Avengers-X-men col Marvelverse più in generale (come dovrebbe essere in realtà)
- - Altri personaggi principali rispetto a quelli della fic precedente (in cui erano secondari o appena presentati): Antman, Wasp, i Fantastici4 – nella seconda parte anche Tempesta, Angelo, Namor, T'Challa, gli agenti dell'Atlas (tutti), Visione.
- Altri personaggi secondari aggiuntivi rispetto alla fic precedente: i Guardiani della Galassia, Bucky, Quick Silver, Quentin Quire, Agente Sittwell, Yo-yo, Hellfire, Phobos, Sebastian Druid, Sole Ardente, Agente O'Grady, Gatta Nera, Abigail Brand, Norman Osborne (era ora), Sentry, Dottor Strange, Victor Von Doom, Fratello Voodoo, Hellstorm, Scarlett, Magik, il nuovo Club Infernale (Kilgore, Kensington, Enduque eVon Katzenelnbogen)
+ Riferimenti a: Ultimate Universe, Civil War, Dark Reign, Secret Warriors
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nick Fury, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'ira degli eroi'
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34. Lo spacca-meteore






Quando anche Tony atterrò in una nube di fumo nero e una pioggia di scintille, Ororo diede il via al suo piano, guidando e coordinando i presenti ancora in grado di affrontare la mutante, mentre Kurt, con solo lievi ferite, si affrettava a raggiungere Wasp per aiutarla a portare in salvo quel che restava di Tony e della sua armatura.
Namor si gettò nella mischia accanto a Rogers, anch'egli ormai in evidente difficoltà. Urlando il suo tonante Imperius Rex, coprì la fuga delle sue guardie e dei suoi familiari, a cui aveva ordinato di trovare rifugio in mare. In uno scontro diretto di quel tipo non avrebbero avuto alcuna possibilità di sopravvivere e non sarebbero stati di alcuna utilità: non appena il casco si fosse scheggiato e avesse perso la tenuta, sarebbero morti asfissiati. Pur provato dal calore, riuscì a fronteggiare Rogue abbastanza a lungo da consentire a Rogers di ritirarsi per prendere fiato. Ma la mutante era un concentrato di poteri altrui di cui faticava a riconoscere la provenienza: la pelle diamantina di Emma e metallica di Piotr, i raggi ottici di Ciclope e i raggi X di Refrax, le sfere di plasma di Shiro e di Carol, la capacità di Remy di caricare di energia cinetica gli oggetti inorganici e la capacità di teleportarsi di Nightcrawler, la resistenza e l'invulnerabilità di Logan così come la manipolazione dei metalli di Magneto e l'intangibilità di Kitty Pride. Tutti poteri che andavano a sommarsi al suo dono innato di assorbire memorie e poteri altrui e a quello secondario, acquisito, del volo e della forza sovrumana che la rendevano, di per sé, capace di tenergli testa se non anche di sopraffarlo: in quel momento era la mutante più potente sulla faccia della Terra ed era fuori controllo. Per quanto tutti loro potessero essere forti, quella combinazione di poteri era unica e, apparentemente, inviolabile.
In suo sostegno arrivarono subito anche Henry Pym e Ben Grimm. Insieme si adoperarono a colpirla, in un modo o nell'altro, sperando di fiaccarla, distrarla o trovare una falla nella sua corazza o disattivare il bracciale che probabilmente ne alimentava l'ira. In condizioni normali, nessuno di loro si sarebbe spinto a tanto, ma era un caso disperato: Rogue sembrava divertita da quel diversivo o, forse, assorbita dalla sfida che quei tre assieme potevano rappresentare.
“Mi sono stancato!” sbottò Pym quando la mutante svanì nel nulla al suo ennesimo assalto: in principio aveva provato a infilarsi nei circuiti del bracciale ma l'aveva trovato stranamente inattivo: qualcosa la spingeva a proseguire su quella strada nonostante tutto. Il bracciale doveva essere stato solo l'innesco e, una volta attivata la particolare miscela di poteri, la confusione nella mente della donna aveva fatto il resto, autoalimentando quella follia.
Pym si ingigantì, quindi, al punto da sfiorare l'architrave. La brezza notturna, che filtrava dal soffitto crollato durante il combattimento che si era svolto fino a quel momento, gli scompigliava i capelli. Se non fosse riuscito a pestarla come una formica, da quell'altezza, almeno avrebbe avuto una panoramica più ampia e ne avrebbe desunto uno schema. O, almeno, avrebbe avvertito gli amici delle sue mosse.
Insieme alla brezza, però, avvertiva anche una strana sensazione, per niente piacevole: i peli gli si drizzarono e una paura immotivata lo scosse nelle viscere.
Non fece in tempo a domandarsi di cosa si trattasse che sentì il loro capo improvvisato inveire contro uno di loro.
“T'Challa ti aveva detto di non farlo!” urlò Tempesta dal soffitto su cui era volata, passando inosservata. La Pantera era stata altrettanto silenziosa e invisibile. E aveva trasgredito agli ordini della sua amata che ora era furibonda: aveva gli occhi azzurrini velati di quella strana patina biancastra che non prometteva nulla di buono. “Sei in pericolo!” sbottò mentre gli strali si radunavano sopra di loro. Ma T'Challa fece spallucce e non si mosse di un soffio, continuando a studiare la scena all'interno della sala distrutta.
Ecco cosa stava accadendo: il campo elettrico si stava condensando in un fulmine pronto a colpire l'obiettivo al momento giusto, col suo miliardo di volt a una velocità di 160.000 chilometri orari, l'aria si stava scaldando rapidamente fino a raggiungere una temperatura sei volte superiore a quella della superficie solare. Da lì a pochissimo, l'aria avrebbe rimbombato e chiunque si fosse trovato nel percorso della saetta sarebbe morto bruciato all'istante. O ne sarebbe rimasto shockato, come minimo: c'era gente sopravvissuta ai fulmini, ma Henry era un uomo di scienza e non ci teneva a sfidare inutilmente la sorte affidandosi a credenze popolari su fulmini che non colpiscono mai due volte lo stesso punto e leggende metropolitane di fortunati superstiti.
Capito l'errore, quindi, Ant-man si affrettò a rimpicciolirsi e trovare rifugio da qualche parte per evitare la scarica elettrica che era in arrivo. Ben non ne sarebbe stato scalfito e Namor sapeva di doversi ritirare al momento opportuno.
Il colpo arrivò, roboante come solo un fulmine può essere, subito dopo l'ultimo attacco congiunto portato da Namor e da Ben. Il lampo accecò tutti i presenti con la sua violenza intrinseca. Il terremoto dovuto all'onda d'urto successiva fece barcollare chiunque fosse ancora in piedi. Il fulmine scaricò tutta la sua potenza distruttiva sulla mutante impazzita e imperversò nella sala per diversi, lunghi, istanti. Un lasso di tempo durante il quale i presenti trattennero il fiato, soggiogati dalla potenza della natura.
Quando quella furia scemò, Ororo fece in modo che una brezza leggera dipanasse la coltre di fumo che si alzava dal punto d'impatto.
Ma, nonostante la potenza del suo attacco, Rogue era ancora lì, senza nemmeno un graffio o una bruciatura. E aveva uno sguardo vuoto e vacuo ma anche rancoroso che appuntò immediatamente sull'amica. Ororo la vide stirare un ghigno crudele e nei suoi pugni vide scintillare la luce di un potere che non le apparteneva. Fece appena in tempo a registrare un movimento tra le macerie con la coda dell'occhio che un proiettile argentato si fiondò sulla ragazza, ringhiando e distogliendola dai suoi intenti.
Angelo, le ali metalliche spianate in formazione d'attacco, si era scagliato sulla donna con tutta la forza di cui disponeva e Ororo faticava a ricordare un momento in cui l'avesse visto così agguerrito. Nemmeno quel giorno all'istituto...
No, un momento. Quel ringhio basso e sordo, quegli occhi iniettati di sangue, il volto sfigurato dalla rabbia... Quello era di nuovo l'Angelo Nero, come era stato ribattezzato alla scuola dopo il suo exploit contro Elisabeth Braddock.
Nel caso fosse riuscito a distrarre Rogue quel tanto che bastava per far intervenire nuovamente Kurt (sul cui intervento e potere d'azione, ormai, la regina dei venti aveva delle riserve) si sarebbero dovuti ingegnare per fermare anche Warren. Il giovane Worthington aveva ceduto alla sua personalità oscura probabilmente in seguito allo spavento portato dalla scarica elettrica da lei generata. Col biondino, però, non si poteva giocare nuovamente la stessa carta. Stava ancora riflettendo su come uscire da quel pasticcio quando l'ombra alle sue spalle, nera e silenziosa come la notte sopra di loro altrimenti serena, le si affiancò facendole prendere un mezzo infarto “Se Warren non dovesse fermarsi...” le disse T'Challa appollaiandosi al suo fianco “Ci penserò io...” disse sguainando le spade tribali che, come re del Wakanda, doveva sempre avere con sé.
“Vuoi... uccidere Warren?” alitò Tempesta, inorridita
“Tentare.” precisò “E' l'unica soluzione che sia stata proposta per farlo rinsavire: il ragazzo guarisce in fretta...” replicò lui indicandole un microschermo incassato in uno dei guanti. “Tecnologia Wakandiana...” precisò notando lo spaesamento di lei “Mi sono semplicemente connesso ai nostri satelliti come tu faresti con uno smartphone...”
“Dove le hai trovate queste informazioni?” domandò stupita e guardinga.
“Un sistema di raccolta dati parallelo a Cerebro, simile a Echelon...” rispose lui, candidamente, senza rendersi conto di cosa ciò volesse dire per la sua interlocutrice: i segreti di tutti i mutanti (in particolar modo quelli protetti da Xavier) potevano, con quella tecnologia, essere resi di pubblico dominio. Nelle mani sbagliate i mutanti sarebbero finiti in chissà quali guai. Anche se non era colpa diretta dell'uomo al suo fianco (non sapeva nemmeno se quel sistema era Wakandiano o dello S.H.I.E.L.D.), Ororo non poteva fare a meno di pensare che il suo amato potesse aiutare, con quelle conoscenze, le persone sbagliate. Gli rimproverava, in parte, il fatto che avesse ceduto a un mezzuccio simile. Ora che il ghiaccio era rotto e che le cose, tra loro, sembravano essere tornate sui binari da cui avevano deragliato anni addietro, avrebbero dovuto affrontare nuovamente l'argomento, non appena l'allarme momentaneo fosse passato.
Sotto di loro, intanto, Rogue parava con facilità ogni colpo che un inferocito Warren le scagliava contro e sembrava divertita dall'autonomia che le sue ali metalliche avevano nel tentare di infilzarla. Kurt, che attendeva paziente il momento di intromettersi in quella lotta che avrebbe visto una sola vincitrice, se fossero andati ancora avanti a lungo su quella strada, si accorse di un movimento alle sue spalle. Tra le macerie, Woo e il suo seguito si muovevano con circospezione.
“Dov'eravate finiti?” sibilò irritato, non potendo certo biasimarli per aver tagliato la corda -avendone l'occasione, l'opportunità e i mezzi- da una situazione tanto spinosa che non li riguardava neanche di striscio.
Temugin gli riservò un'occhiata glaciale, mentre il Gorilla (ora vestito di un completo cachi, adattato alla sua stazza, e armato fino ai denti) gli rispondeva con la tranquillità con cui avrebbe risposto a una domanda sul tempo atmosferico “Siamo andati ad accertarci che Venere e Namora stessero bene...”
“Jimmy...” disse la donna al loro seguito dai lunghi capelli neri come la seta “Credo sia il caso di farla finire qui...”
“Credo anch'io” convenne l'ex-agente C.I.A. con un cenno di assenso del capo. Quindi, parlando come se si rivolgesse a qualcuno dei presenti, continuò “Bob, mi senti?” Dovette ricevere risposta da un auricolare o da un qualche congegno speciale da agente in incognito. Commentò con un paio di mugugni quindi disse “Sì... direi che è ora di usare lo spacca-meteore!”
“Cosa?” sbottò il gorilla “Di nuovo? Ma sei impazzito?”
“Ha fermato Hulk...” si giustificò il capo del gruppo Atlas
“Non l'ha fermato, Jimmy!” imprecò Ken cominciando ad allontanarsi da quel luogo “Lo ha solo irritato. Ricordi? Non spacca Hulk. Hulk Spacca! Non credo che Bob reggerebbe un altro colpo simile al disco...”
“Ha detto che vuole provare...” replicò Jimmy facendo spallucce
“Allora è il caso di sgomberare!” replicò Temugin
“Basterà l'intervento di M-11” rispose Woo, per niente preoccupato.
“E di M-21, tanto per essere sicuri, vero, Jimmy caro?” domandò sarcastica e retorica la donna in verde che considerava nettamente superiore il suo robot, classe M, di ultimissima generazione, nonostante M-11 avesse dato prova di non essere il residuato bellico che la sua categoria era in realtà e di poter competere agilmente con i ritrovati più recenti.
“Certo, Suwan. In due lavoreranno meglio!” convenne ancora l'ex-agente per evitare inutili polemiche. I due robot si materializzarono, probabilmente per mezzo del teletrasporto, da dietro le colonne e andarono a disporsi davanti ai vendicatori feriti.
“Io lascerei tutto il lavoro a M-21” replicò ancora la scimmia indicando il robot più lucido e dalle forme avveniristiche che sembrava levitare sospeso a mezz'aria “Se succede qualcosa a M-11 poi dovremo preoccuparci di fermare anche Namora... Tutto questo attaccamento alla tecnologia è snervante...Bob col disco, Namora con M11 che abbiamo riassemblato centinaia di volte...”
“Andrà tutto bene, vedrai...” lo rincuorò Woo che poi si volse verso Kurt “Devi venire via anche tu!” disse lasciando il giovane sorpreso e confuso. Da che parte stavano questi terroristi, questo esperimento mal riuscito di Vendicatori? D'improvviso si ricordò di Ororo e di T'Challa e alzò lo sguardo alla cupola sventrata “Va' a dire loro di mettersi al riparo...” lo invitò Woo senza voltarsi. Sorpreso da quell'autorizzazione, Kurt si smaterializzò sul tetto proprio mentre un silenzio assordante riempiva l'aria. Stava per succedere qualcosa. E un nome come 'spacca-meteore' non lasciava presupporre nulla di buono.
L'aria, carica dell'elettricità statica scaricata pochi minuti prima, si era fatta immobile. Il tempo sembrava essersi fermato e una profonda angoscia aveva attanagliato tutti, inspiegabilmente. Nessun suono sembrava avere la forza di propagarsi in quello strano silenzio irreale, né lo sciabordio delle onde del mare né il respiro affannato dei due combattenti volanti che, incuranti di tutto, continuavano ad affrontarsi.
“Attivate gli scudi!” ordinò Woo, un passo dietro i robot e dieci avanti alla gente che voleva proteggere.
“Prega che Bob abbia una buona mira... se lui ha sbagliato, centrando M11, e noi sopravviviamo, sarà Namora a farci secchi!” borbottò il Gorilla facendosi il segno della croce.
Woo lanciò un'occhiata al di là della sala, oltre i due mutanti, e fissò Peter e Christine che, dimenticati da tutti, faticavano ad allontanarsi dal luogo del disastro nonostante fossero vicini a una via d'uscita “Andate!” ordinò loro. La sua voce arrivò chiara e nitida, l'ordine perentorio e inamovibile. Peter afferrò Christine per un braccio e, a malincuore, la trascinò con sé, non prima di aver lanciato ai compagni un cenno di saluto. Era cosciente del fatto che nessuno l'avrebbe mai accusato di vigliaccheria ma era una persona divorata dal senso di colpa sin dal suo esordio come supereroe e quella scelta gli risultava insostenibile. Ma capiva anche che era l'unico che poteva scappare senza scatenare ulteriormente le ire della mutante, era l'unico collegamento rimasto con i Vendicatori rimasti a casa ed era l'unico la cui identità fosse totalmente segreta e tale avrebbe dovuta rimanere per il bene di tutti. Inoltre, aveva la responsabilità di una civile
“Quando vuoi...” disse il capo dell'Atlas, quando i due furono spariti, rivolgendosi all'auricolare nascosto.
Non ebbe nemmeno il tempo di finire che uno shock sonico stordì chiunque nel raggio di un chilometro. Il silenzio successivo sembrò essere più penetrante di quello che l'aveva preceduto. Quindi, sfrigolando isterico, un fascio di luce del raggio di un paio di metri si abbatté, senza preavviso, sulla zona del combattimento.
Se la violenza dell'impatto, la luce e la paura avvertiti durante la scarica di Tempesta aveva scosso qualcosa nell'animo di ciascuno, questo potente raggio mortale annichilì ogni pensiero e sensazione, lasciando l'animo esposto alla potenza dirompente di una forza ultraterrena e divina.
La stanza sembrò esplodere sotto il peso dell'impatto prima che il boato arrivasse a colpire con il suo fragore.
Lo spaccameteore era una forza davvero impressionante e imperversò sulla zona interessata per diversi minuti col suo pulsare luminoso.
Quando la luce si spense, come un fuoco che esaurisce il combustibile, Rogue era ancora là, in piedi al centro del cratere che l'impatto aveva creato, Warren giaceva svenuto ai suoi piedi. Secondo logica, avrebbe dovuto sprofondare fino a piano terra ma, era evidente, una qualche forza l'aveva protetta, deviando l'energia del colpo e rendendolo più facilmente sopportabile.
I presenti fecero appena in tempo a vedere l'espressione contrariata della mutante fuori controllo prima che questa si scagliasse contro la fonte di quella spaventosa energia. Un gong prolungato risuonò a lungo nel cielo mentre una miriade di luci si accendevano lungo una circonferenza, di dimensioni bibliche, che descriveva il perimetro di quello che Ken aveva definito, giustamente, disco e che ora si rivelava essere un'astronave in tutta la sua maestosa grandezza.
“L'avevo detto che Bob si sarebbe incazzato...” commentò il gorilla Ken mentre Woo impartiva rapidamente i suoi ordini “Venere... fermala! Namora, tu pensa al resto!”
“Basterà?” domandò Suwan alle loro spalle
“Ha fermato Hulk...” precisò Woo senza distogliere lo sguardo dal soffitto mentre una voce delicata e ipnotica si diffondeva nell'ambiente donando un senso di pace e tranquillità.
Rogue sembrò calmarsi all'improvviso e Namora ne approfittò: si avventò con ferocia sulla mutante, mandandola a sbattere la testa contro il pavimento già crepato “Dove, Bob?” urlò anche lei, tenendola stretta sotto di sé mentre lei si informava su come procedere. Come Woo dovette ricevere indicazioni tramite ricetrasmittente, perché, senza esitazione, afferrò il bracciale della donna e glielo strappò dal polso con violenza. All'istante, Rogue si accasciò al suolo priva di coscienza. La principessa dei mari si rimise in piedi e si spolverò le ginocchia con noncuranza. Nel silenzio che era improvvisamente calato, si avvertirono, improvvisamente e sorprendentemente vicine, le grida isteriche delle sirene delle forze dell'ordine che accorrevano sul luogo della sciagura.
“Ma...avevo controllato il bracciale e non...” stava protestando Pym.
“Il bracciale la teneva circuitata nonostante fosse inerte” spiegò asciutta la cugina di Namor, caricandosi Rogue in spalla.
“Dobbiamo andare!” borbottò Ken avviandosi verso Namora e Rogue che già cominciavano a levitare a mezz'aria, illuminate da un dolce fascio di luce proveniente dallo stesso boccaporto che, pochi minuti prima, aveva scatenato la furia distruttrice.
“Ehi!” protestò Ororo pronta a dare ancora battaglia “Dove la state portando? Lasciatela andare!” Ma T'Challa la tratteneva per le spalle, impedendole di scagliarsi contro quello strano gruppo che li aveva appena salvati.
“L'alternativa è che ti cancelliamo la memoria, donna!” sibilò Temugin minaccioso, avanzando verso di lei. T'Challa si parò tra lui e la mutante, per difenderla. Il monaco stirò un sorriso canzonatorio “Possiamo farlo anche con te, Re T'Challa. E le tue infinite tecniche di combattimento non potranno nulla contro colui che padroneggia il chi” replicò vedendo il sovrano agguerrito.
“Jimmy!” protestò l'agente Khanata, sperando che il capo riportasse la disciplina tra le sue file e che le sue non fossero state promesse vuote. “Avevi detto che non sarebbe successo nulla!”
“E' vero...” confermò quello rimettendo il figlio del Mandarino al suo posto con una semplice occhiata ammonitrice “Il nostro intento era proprio parlare con voi. Sarebbe sciocco cancellarvi la memoria e dover ricominciare da zero. Tanto più, farlo sul sovrano del Wakanda, a cui siamo legati a doppio filo da antiche alleanze... Vi invito a salire a bordo del disco, c'è spazio per tutti. E le vostre ferite saranno rimarginate in un tempo nettamente inferiore rispetto all'arrivo di un qualunque paramedico...”
T'Challa guardò Ororo, pregandola con lo sguardo di fidarsi di lui. Quindi, insieme, guardarono Steve Rogers. Ora era lui l'unico che poteva prendere decisioni per la squadra.
Cap annuì “Voglio la verità...” specificò rivolgendosi a Woo.
“L'avrai, capitano...” commentò l'altro sorridendo enigmatico “... Sai meglio di me che non hai nulla da temere da noi. Vista la potenza sprigionata e l'alleanza che intercorre tra noi e Namor e T'Challa: se fossimo stati male intenzionati vi avremmo sistemati senza batter ciglio”
“Proprio così!” confermò Rogers
“Perfetto...” disse e con un cenno del capo diede il via libera a Bob perché li portasse via da lì.






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E finalmente siamo riusciti a mettere Rogue tranquilla. Chissà come la prenderà al suo risveglio. Dunque...visto come l'abbiamo neutralizzata? Come si neutralizza un Hulk se non si hanno batterie di sonnifero per elefanti? E senza tirarla troppo per le lunghe? Leggo Agenti dell'Atlas (il For Fans Only – Dark Reign)e trovo la soluzione. Rapida e indolore. XD (in realtà l'unico motivo per cui li ho introdotti...a parte che si fingono geni del male).
E, a proposito, cosa avranno mai da dire gli Agenti dell'Atlas ai nostri Vendicatori? Nulla che noi non sospettiamo già ma che loro ancora ignorano.
E avete notato che il grande assente non è intervenuto ma anzi è stato costretto a tagliare la corda. Cosa che, povero Peter, non farà che acuire il suo senso di inadeguatezza rispetto al gruppo. D'altronde, è la sua patologia, se non infierissi su quel fronte, sarei OOC...anche se vorrei tanto essere equa nei suoi confronti (poverino...).
Ecco, Peter sarà il protagonista del prossimo capitolo ;)
Presto sveleremo gli intrighi a cui sono soggetti i nostri eroi. E chi saranno mai i cattivoni che potrebbero fare un cattivo uso delle tecnologie di T'Challa...
ma non vi dico nulla (come se non lo sapeste già).
E vi rimando alla prossima settimana.
   
 
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