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Autore: coldcoffee    21/01/2014    8 recensioni
Da dove inizio? È difficile decidere, ma credo che sia meglio se parto da quando sono iniziate le cose strane, il che è parecchio tempo fa, quando ancora mi consideravo un comune mortale con difficoltà sociali (Sì, ho detto “mortale”, buffo, no? Io non lo sono).
Comunque, me ne stavo tranquillo nell’ultimo banco della fila alla porta dell’aula di Scienze, sforzandomi di leggere la lavagna, cosa non facile data la mia dislessia. Nel frattempo giocherellavo con qualsiasi cosa mi ritrovassi tra le mani, non riuscivo mai a stare fermo e staccare la spina, a causa della mia iperattività. I miei voti erano pessimi, me la cavavo solo col Greco Antico, inspiegabilmente. Nessuno capiva perché, visto che ero il primo della classe lì e l’ultimo in tutte le altre materie, solo mia mamma sembrava sapere da dove provenisse quell’inclinazione, ma a me aveva detto solamente che avevo preso da mio padre. Già, quell’idiota. Ero certo che fosse un coglione, perché ci aveva abbandonati appena ero nato e non si era fatto più vivo. Che razza di uomo è uno che fa così? Ben presto avrei capito che non era un uomo. Ma ci arriveremo più tardi.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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                        {III}                          

Capisco di essere impermeabile
 
Quando realizzai che la cena era a base di cheeseburger, mi sentii in paradiso. Cosa c'era di meglio? Insomma, essendo abituati alla robaccia che servivano alla mensa quel panino sembrava essere molto, molto appetitoso. Proprio mentre stavo per addentarlo, notai che tutti si alzarono e buttarono una parte della loro cena nel braciere. La cosa mi sembrava stupida, ma siccome molte cose di quel posto erano strane, decisi di seguire la massa e gettai un po' del mio cibo come gli altri.
In seguito Ed mi spiegò che era un'offerta agli dei, tipo un rituale. Dopo tutto quello che era accaduto la cosa non mi toccò più di tanto.
Quando tutti finirono di mangiare, Chirone si alzò dalla carrozzina e si mostrò per quello che era, ovvero per metà stallone bianco. Okay, quello mi spiazzò. Non è normale vedere un disabile tirare fuori delle chiappe da cavallo, o no?

– Buonasera ragazzi. Sono felice di presentarvi tre nuove reclute, dato che ieri sera non ho potuto tenere la riunione. Uno di loro è già stato riconosciuto. Niall, per favore, alzati in piedi.

Il mio migliore amico, tutto rosso in viso, andò accanto al centauro, cercando di sfoggiare il suo “sorriso nervoso”. Sembrava sentirsi a disagio e non potevo biasimarlo. Avere parecchie paia di occhi puntati addosso non era una cosa carina. C'era anche Argo, uno degli addetti alla sicurezza, che aveva tanti occhi. Con questo intendo dire che li aveva dappertutto, anche sulle mani e sulla lingua. Quando si dice essere osservati. Ridacchiai a quel pensiero idiota e ascoltai Chirone che presentava Niall a tutti, sottolineando chi fosse sua madre. Quando ebbe fatto, chiamò Ed. Lui si alzò e prese il posto che prima era occupato dal biondino.

– Eroi, lui è Ed, è arrivato ieri. Oh, guardate, è un figlio di Dionisio! – Esclamò, quando sulla testa del ragazzo dai capelli rossi comparve dell'uva. Ora era palese capire che fosse figlio del dio del vino. Non sapevo perché, ma pensavo che fosse davvero azzeccato per lui.

Infine, fu il mio turno. Ero molto ansioso, avevo paura di non essere riconosciuto. Odiavo avere addosso quella pressione, mi sentivo l'unico idiota che non sapeva chi fosse suo padre. Iniziai a pregare dentro di me, chiedendo un segno, «Papà? Ci sei? Non farmi fare una figuraccia, fai apparire un simbolo anche a me. Per favore». Con mia sorpresa, una voce mi rispose: «Tutto a suo tempo, figliolo». È inutile dire che provai e provai a parlargli di nuovo, ma non ricevetti nessun'altra indicazione. Infatti, come temevo, non accadde nulla. Ora tutti sapevano chi ero e mi sentivo comunque uno sfigato, quindi mormorai a mio padre «Oh, grazie tante per l'aiuto». Ma mentre me ne tornavo mogio al mio tavolo, un ragazzo urtò una caraffa d'acqua che si rovesciò proprio addosso a me. Ero già pronto ad essere schernito da tutti che non mi accorsi dell'espressione stupita che avevano gli altri finché Niall non disse qualcosa tipo “Sei impermeabile?” ed io realizzai che c'era una pozza intorno a me, ma io ero totalmente asciutto e brillavo di azzurrino. Spalancai gli occhi e guardai Chirone.

– Incredibile, Harry, tuo padre è Poseidone. Uno dei Tre Pezzi Grossi, era un'eternità che non ne vedevamo uno.

– Oh. Ecco perché l'Idra mi ha chiamato “figlio del dio del mare” e perché mi è sempre piaciuto stare sott'acqua e... wow. – Blaterai, più sorpreso di tutti. – E' incredibile.

Alcuni mi squadrarono come se avessi qualcosa che non andava, altri con timore. Era come se nel giro di qualche secondo fossi diventato il ragazzo più popolare del campo, immaginai che mi vedessero come un raccomandato o roba del genere. Del tipo: “guardalo, si crede figo perché suo padre è il dio del mare”, ma io non la pensavo così. Era più come sentirsi improvvisamente qualcuno, non un normale ragazzino sfigato. Come se le cose iniziassero ad avere un senso. Anche il centauro aveva i muscoli del viso molto tesi, però. Immaginai che non fosse un buon segno, ma decisi di non preoccuparmi troppo. Semplicemente rialzai la caraffa ormai distesa sul tavolo e me ne tornai a sedere finché Chirone non sciolse la “riunione” e tutti ci alzammo diretti ai rispettivi dormitori.
Ed era scosso e un po' triste di essere da solo in casa, come me. L'idea non era per niente allettante, in effetti. Gettai tutto ciò che possedevo sul letto e poi uscii a cercare Niall. Avevo bisogno di parlare col mio migliore amico.

– Ehi, biondino – Lo chiamai sottovoce. – Devo parlarti, andiamo a sederci da qualche parte? – Proposi, speranzoso.

– Okay, muoviamoci.


L'unico posto che trovammo deserto fu l'arena e ci accasciammo su un gradone di pietra fredda ed umida. Adoravo passare del tempo con lui, pensai, osservando il cielo.

– Harry, come sempre non ti smentisci mai, eh? – Domandò, facendo una smorfia.

– Che vuoi dire?


– Sei sempre stato più bravo di me in tutto. Non fraintendermi, ma io già sapevo che tuo padre non era una divinità minore, non era possibile, con la tua personalità. Cioè, mi meraviglio che tu sia sorpreso. – Balbettò, un po' imbarazzato.

Io sgranai gli occhi, incredulo. Era geloso? No, impossibile. Non era da lui. – Ma... che significa? Sei invidioso o roba così? Non posso crederci, davvero.

– Dico solo che per una volta avrei voluto essere io quello al centro delle discussione, si parla sempre di te. Di me dicono solo che sono l'amico di Harry. E' brutto stare nell'ombra di qualcuno.

Non ci avevo mai riflettuto. Io non ero uno popolare, ma la gente mormorava, qualche figura l'avevo fatta e c'erano anche un paio di ragazze che mi venivano dietro, a pensarci bene. Forse si sentiva lasciato in disparte, ma non era affatto così.

– Amico, mi dispiace. Non mi piacciono queste attenzioni, dico, hai visto come mi guardavano male? Forse sono maledetto oppure porto sfiga, che ne sai? – Lui rise sonoramente, come faceva di solito. Risi anch'io, era impossibile non esserne contagiati.

– Sai, per me tu sei un grande. Potevi anche essere figlio di Bob, per me era uguale, sei il mio migliore amico, Niall, tu sei fantastico. Mi hai guardato le spalle un sacco di volte e poi io non me andrò, sarò sempre qui a romperti i coglioni. Siamo una squadra, dopotutto.

Lui ci pensò su un minuto buono, poi sorrise e mi chiese chi fosse Bob. Gli spiegai che era un satiro con un brutto caratteraccio che puzzava di lattine. Al che lui rise ancora più forte e si scusò per quello che aveva detto, sottolineando il fatto che era felice di essere mio amico. Poi sentimmo dei rumori strani e decidemmo di darcela a gambe levate. Considerando dove ci trovavamo, era molto facile rischiare di essere bruciati o mutilati in qualche modo, quindi era meglio togliersi di torno alla svelta.
Ci salutammo e andammo a dormire. Purtroppo mi svegliai all'alba, in condizioni pessime. Sembrava che un lama avesse deciso di leccarmi la faccia. Avevo i capelli arruffati, gli occhi gonfi e mi sentivo le ossa rotte. Dato che non c'era verso di riaddormentarmi, sgattaiolai fino alla spiaggia e mi misi ad ascoltare il mare. Era una cosa che mi rilassava molto.
Infine mi convinsi a togliermi le scarpe ed entrai nell'acqua fino ai polpacci. Mi sentii molto meglio, più forte e rinvigorito. «Ehm, Poseidone? L'acqua mi fa quest'effetto sul serio o sono pazzo?», chiesi, incerto. Non ricevetti risposta e sbuffai. Quando si dice un padre assente. Ma chi volevo prendere in giro? Aveva sicuramente cose più interessanti da fare che stare ad ascoltare le domande del suo povero figlio adolescente.

Rientrando, guardai per bene la casa numero III, la mia. Era lunga, massiccia e bassa, con le pareti esterne di pietra grigia e porosa, costellate di frammenti di conchiglie e corallo. All'interno vi era un odore salmastro, le pareti luccicavano come il guscio di un'ostrica e c'erano sei letti a castello con le lenzuola di seta (il mio ormai ridotto ad una palla deforme, l'ho già detto che non sono molto ordinato?). C'era anche una fontana d'acqua salata, dono di mio padre, probabilmente. Inoltre notai dei vasi pieni d'acqua con anemoni e piante fosforescenti e degli ippocampi di bronzo appesi con dei fili al soffitto. La luce dell'alba la rendeva davvero magnifica.
Decisi di andare a farmi una doccia, perché anche se mio padre aveva il comando sull'acqua, puzzavo lo stesso. Quando ebbi finito, indossai dei jeans puliti e la maglietta arancione con su scritto CAMPO MEZZOSANGUE. Mi sentivo addirittura bene.
Misi le mie amate converse bianche e mi avviai verso la Casa Grande, deciso a chiamare mia madre. Sulla veranda c'era un tizio bassino con una camicia leopardata e dei tralci d'uva in testa intento a fare un solitario.

– Mi scusi, dov'è Chirone? Avrei bisogno di chiamare mia madre per avvertirla che non sono morto e...

– Ragazzo, sei quello nuovo, com'è che ti chiami? Henry Stole? Il figlio di quel vecchio pescatore, no? Già, un po' gli assomigli. Comunque, io sono il signor D.

Avrei dovuto sentirmi ferito da quel commento maligno, ma invece ero contento di assomigliare un po' a Poseidone. Insomma, era pur sempre un dio.

– Il mio nome è Harry Styles. Ma non dovrebbe incenerirla per aver detto una cosa del genere? – Chiesi, stupito.

– Fa lo stesso. E, nah, non può incenerirmi. Sono un dio. Comunque abbiamo mandato un satiro a casa tua madre, per avvertirla. Lei all'inizio si è spaventata e gli ha tirato una padellata in testa, ma poi hanno chiarito. Qui c'è il borsone con dentro la tua roba, oh, il gattino azzurro è adorabile. – Disse, schioccando le dita e facendo apparire una sacca enorme. Arrossii per il suo ultimo commento, afferrai le mie cose e me ne andai il più velocemente possibile. Nella frenesia urtai una ragazza che mi urlò qualche insulto in greco che capii alla perfezione. Mi scusai e lei mi incenerì con lo sguardo, come se avessi appena firmato la mia condanna a morte.

– Sul serio, mi dispiace. Sono Harry. E tu...? – Non feci in tempo a finire la frase che lei era già andata via. Per quello che ero riuscito a vedere aveva gli occhi grigi come il fumo e i capelli castano scuro, che teneva legati in una coda. Era carina, se non mi avesse dato del “tricheco spastico” e dello “stupido novellino”.

Gettai la sacca sotto al letto e mi assicurai di nascondere il peluche in modo che nessuno lo trovasse. Era l'unico regalo che avevo ricevuto da mio padre, ma mia madre poteva evitare di mandarmelo, anche se ci tenevo parecchio (non so uno smidollato, intendiamoci, ma era l'unico ricordo concreto che avevo).
La giornata stava iniziando ed udii il corno, che in teoria doveva avere la funzione di sveglia. Tutti i semidei iniziarono a rendersi presentabili e poco dopo eravamo seduti ai nostri tavoli, buttando cibo agli dei e mangiando toast con burro e marmellata. Almeno avevo tutto lo spazio che volevo, anche se continuavo a sentirmi osservato.

– Semidei, stamattina ci sarà la solita sessione di allenamento, però vi dividerò in 4 gruppi che poi diventeranno 2 nella caccia alla bandiera di questo pomeriggio.
Allora, le case saranno divise in questo modo: Ipno, Iride ed Ermes, Apollo, Afrodite e Poseidone, Atena, Efesto e Dionisio, Demetra, Ares ed Ecate.
Le discipline andranno a rotazione, il primo gruppo si allenerà con l'arco, il secondo con la spada, il terzo andrà alla parete di arrampicata e l'ultimo farà pratica con i pegasi. Un'ora ciascuno, intesi? Dopo pranzo vedremo come organizzarci. Ho finito, potete andare.

Chiesi ad Louis che cosa dovevo prendere e lui mi rispose di mettermi l'armatura, l'elmo e di cercare di non farmi tagliare un braccio. Prospettiva allettante, no?
Comunque, nel giro di 5 minuti me ne stavo al fianco del figlio di Apollo (l'unico che conoscevo), intento a seguire la spiegazione di Chirone, che ci raccomandava di non ferirci gravemente e/o di non ucciderci. Poi ci divise in coppie e io finii contro un ragazzo moro dai lineamenti arabi, pensai che forse suo nonno era emigrato da non so che paese del medio oriente. Mi stavo imbambolando cercando di capire come facesse a sembrare bello anche con quell'orribile maglietta arancione e lui colse l'attimo tentando un affondo che mi fece cadere all'indietro.

– Amico, non ero pronto! – Mi lamentai, massaggiandomi la schiena.

– Devi sempre esserlo. Là fuori eri già stecchito. – Rispose, sorridendo e porgendomi una mano per rialzarmi. – Io sono Zayn, comunque. Figlio di Afrodite, ma non credo ci sia bisogno di sottolinearlo. – Scherzò, facendo l'occhiolino.

– Io sono Harry. Mio padre è Poseidone.

– Lo so, tutti lo sanno. Sei al centro dei gossip, fidati, le mie sorelle non fanno altro che parlare di te. Pare che stiano decidendo chi ha il diritto di provarci usando una specie di Love Calculator della morte. Stai attento, sono specializzate nell'essere molto affascinanti, ma ti basti sapere che il rito di passaggio per una figlia di Afrodite è di spezzare il cuore di qualcuno e loro ci sanno davvero fare.

Tutto quello che riuscii a dire fu: – Ah. – In effetti non sapevo se esserne felice o terrorizzato. Alla fine optai per la seconda, l'ultima cosa che volevo era una ragazza che assomigliasse ad una barbie. No grazie. Comunque estrassi Fobia e ben presto capii come usarla, ce l'avevo nel sangue. Schivavo ogni colpo ed intuivo le mosse di Zayn alla perfezione, infatti riuscii a disarmarlo ed a puntargli la spada alla gola. Oh, adoravo quel campo estivo.

– Complimenti, non ho mai visto una recluta senza addestramento cavarsela così bene, davvero. – Si complimentò Louis. – Vedo che hai conosciuto Malik, eh? Noi siamo buoni amici. – Puntualizzò dandogli una pacca su una spalla.

– Lou, ora che cosa dobbiamo fare? – Chiese quest'ultimo.

– L'arrampicata. Ah, Harry, come ti dicevo, la lava scotta parecchio. Uno della casa VI è stato due mesi calvo, perché si era bruciato i capelli. Non sai quant'è stato brutto spalmargli la crema tutti i giorni, era come mettere della maionese su un pallone da basket.

– Capito. Evitare il magma.

Okay, ammetto che mi ero bruciato i jeans. E la maglietta. E i calzini. E i peli delle braccia. E che avevo il mignolo della mano sinistra grosso e rosso come un pomodoro. Ma ero vivo (consiglio: non dare mai per scontata questa cosa) e, in compenso, ero arrivato in cima senza bruciarmi i ricci, che era la mia priorità principale.
Evito di descrivere altro, fidati, è meglio che tu non sappia che gridolini poco maschili mi ero lasciato sfuggire all'inizio quando una pietra bollente mi aveva mancato di due millimetri. A quel punto ero già esausto e completamente madido di sudore e dentro di me imploravo pietà, ma quando vidi quel meraviglioso pegaso color cioccolato non potei fare a meno di sentirmi felice. Louis ci spiego come montarli e ci raccomandò di essere gentili e di pulirli accuratamente.
Ad un certo punto dissi tra me e me – Certo che sei davvero bello. – e, con mia grande sorpresa ricevetti come risposta un «Grazie capo, io sono Mack. La striglia è meglio se la usi nell'altro senso, comunque». Feci come diceva e poi gli chiesi se si chiamava come il computer della Apple, e lui rispose che sua madre adorava Steve Jobs. Non indagai su come facesse la madre di un pegaso a conoscere il fondatore di quella marca di roba elettronica, non ero certo di voler conoscere la risposta.

– Ehm, Mack? Come mai riesco a capirti? – Chiesi, un po' dubbioso.

«Capo, sei figlio di Poseidone. E' stato lui che ha creato i cavalli dalla schiuma del mare, abbiamo un legame empatico, sai? E' figo poter parlare con qualcuno. Ah, Capo? Puoi darmi una carota? Sono gustose.» Mi rispose lui.

Io gli dissi di non chiamarmi “capo” e che più tardi gli avrei portato la verduta che mi aveva chiesto. Dovevo sembrare parecchio rincoglionito, perché Louis si avvicinò, domandandomi se andava tutto bene. Gli risposi che ero apposto. Poi notai che teneva le briglie di un bellissimo cavallo alato color grigio chiaro, con la criniera un po' più scura del manto.

– Come si chiama? – Domandai, alludendo a quest'ultimo.

– Kevin. Invece tu hai Mack, eh? Attento agli atterraggi, tendono ad essere un po'... turbolenti, ecco. Comunque per oggi basta così, domani proverai anche a fare un voletto, ora dobbiamo andare al tiro con l'arco. Su, mettigli la capezza. – Disse, porgendomela.

Io feci come mi aveva detto e nel frattempo il mio amico a quattro zampe (e due ali, ovviamente) si difese assicurandomi che sapeva atterrare benissimo e che era Louis a non saper cavalcare. Se un cavallo potesse assumere un'espressione imbronciata, ecco, lui lo stava facendo piuttosto bene. Comunque lo salutai con una carezza sul collo e seguii Zayn che sembrava essere uscito da un centro benessere, anziché da 3 ore di addestramento. A quel punto immaginai che avesse addosso qualche tipo di benedizione, il che era demoralizzante. Mi sentivo uno straccio e la parte peggiore doveva ancora arrivare. 


*****

Nota dell'autrice:
Eccomi ragazze! E non sono nemmeno in un ritardo mostruoso, il che fa buon sperare. Parliamo del capitolo.
Allora, per prima cosa arriva Zayn! Dovete ammettere che è perfetto come figlio di Afrodite, insomma, mi viene il dubbio che non lo sia anche nella realtà, lol. 
Poi scopriamo chi è il padre di Harry, questo già potevate immaginarvelo, ma dati gli occhi verdi del signor Styles la parte gli calzava a pennello.
In più c'è il primo cenno alla ragazza, che però scopriremo più avanti. :)
Ah, come scordarsi di Kevin? Per essere completa la storia aveva bisogno anche di lui, anche se non è un piccione, ahahahah.
Niente, mi auguro che il capitolo vi piaccia, così come il banner e la grafica. Per qualunque cosa non esitate a contattarmi.
Vi ringrazio moltissimo per l'aiuto che mi date e sono felicissima che qualcuna di voi abbia inserito la storia nelle preferite/seguite/ricordate.
Ora vi lascio, a presto, xx 


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