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Autore: believeinmuffins    21/01/2014    2 recensioni
Molti lo chiamano destino, io lo chiamo "ciò che mi aspetta"!
Ed ho constato che la maggior parte delle volte, inizialmente, è esattamente l'opposto di ciò che desideravo, o forse no?
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: PWP | Contesto: Contesto generale/vago
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Quattro.

 

Le lacrime cominciarono a rigare il mio viso appena entrai in casa, avevo camminato per mezz'ora con i tacchi e avevo i piedi distrutti.
Mi accasciai per terra appoggiandomi al muro e tirando su con il naso iniziai a slacciare le scarpe e di tanto in tanto mi pulivo il viso dalle lacrime con il dorso della mano.
Mi alzai in piedi e mi diressi verso camera mia camminando piano per non svegliare Bob.
Prima di entrare in camera la porta del bagno in fondo al corridoio si apri, ed uscì un Bob completamente assonnato.
"Annie.." disse venendo verso di me e strizzando gli occhi per mettere a fuoco nella penombra "Sei tornata" sentenziò affiancandomi.
"A quanto pare" sussurrai abbassando lo sguardo e aprendo la porta della mia camera.
"C'è qualcosa che non va?" mi chiese appoggiandosi allo stipite della porta con la spalla. Entrai sospirando e appoggiando la borsa sulla sedia.
"Non ho nulla che non va" mi guardai in giro in modo da non sentirmi più di tanto osservata e pregando che la lucina dell’ abat-jour che avevo acceso appena entrata, non mi illuminasse tanto il viso in modo da far vedere che avevo pianto.
"Anzi, si..l'unica cosa che non va sono io. Non per farmi compatire, ma è così, mi sento uno schifo e in questo momento vorrei solamente sdraiarmi su questo cazzo di letto.." dissi facendolo "..magari con una bella canna e anche una bottiglia di Jegermeister, ma sarebbe comunque tutto inutile."
Sbuffai portandomi le mani sul viso e sfregando gli occhi che mi bruciavano.
"Annie, riposati e se vuoi domani ne parliamo" non mi ero accorta che si era avvicinato e seduto accanto a me sul bordo del letto, lo guardai e soffocai una piccola risata.
"Non c'è nulla di cui parlare, voglio solo rimanere sola. Ora, se te ne vai, sono quasi le 3 di mattina e vorrei dormire perché domani devo andare in bar." dissi duramente voltandomi verso il muro.
Lo sentii alzarsi e sospirare, non disse niente, uscì dalla camera spegnendo la luce e socchiudendo la porta e mi pentii all'istante per come l'avevo trattato.
Chiusi gli occhi ancora umidi di lacrime e dopo alcuni respiri profondi mi calmai e riuscii ad addormentarmi, con la speranza che il giorno successivo sarebbe stato migliore.
 
Mi stiracchiai sonoramente e sbuffai togliendomi le coperte, aggrovigliate, di dosso. Andai in bagno cercando di non andare a sbattere contro qualcosa, mi sciacquai il viso più volte con l'acqua fredda e poi lo affondai in un asciugamano.
Mi diressi verso la cucina dove trovai Bob, che leggeva il quotidiano locale bevendo, ogni tanto, qualche sorso del suo caffè latte.
Un senso di colpa mi invase e abbassando lo sguardo lo superai sistemandomi vicino ai fornelli dove la moca del caffè fumava ancora.
Recuperai una tazzina e ne versai dentro quello che rimaneva e ci aggiunsi due cucchiaini di zucchero.
Mi girai verso Bob appoggiandomi al piano con la mano libera e la parte bassa della schiena.
Bevvi un piccolo sorso cercando le parole adatte per cominciare un discorso.
Non mi sono mai aperta tanto a lui, nonostante mi abbia cresciuta e si sia sempre preso cura di me, anche nei momenti in cui, la persona essenziale avrebbe dovuto essere mia madre. Ma quello era un tasto dolente, meglio non pensarci.
Spostai piano la sedia accanto alla sua e mi ci sedetti sopra, appoggiando la tazzina sul tavolo e me rigirandola piano tra le dita facendo muovere il caffè all'interno. "Mi dispiace per ieri sera" dissi piano.
Sapevo che stava aspettando un mio intervento, avevo reagito male e non se lo meritava.
"Fa niente - disse - ma se ne vuoi parlare, io sono qui" disse prima di finire in un sorso, il caffè latte che rimaneva nella tazza. Ripiegò il giornale su se stesso appoggiandolo sul tavolo e si alzò recuperando la tazza per lavarla.
"Veramente, ho reagito male, non avrei dovuto. Tu non centri niente."
Si girò verso di me subito dopo aver riposto la tazza al suo posto, lavata e asciugata.
"Annie - iniziò - non sono arrabbiato, mi dispiace per qualsiasi cosa sia successa" disse appoggiandomi una mano sulla spalla sorridendomi leggermente.
Sospirai e ricambiai il sorriso abbassando il capo sulla tazzina ancora stretta tra le mie mani.
Bevvi l’ultimo sorso di caffè e subito dopo aver depositato la tazzina nel lavandino lo raggiunsi in soggiorno. Si era seduto sulla sua amata poltrona posizionandosi gli occhiali quasi sulla punta del naso, per continuare a leggere il giornale.
“Senti, se vuoi sta sera possiamo ordinare giapponese e mangiamo assieme” dissi appoggiando le mani sui fianchi e stringendomi nelle spalle.
Si girò a guardarmi attraverso gli occhiali, mi fissò per un attimo e poi acconsentì, rendendomi, quella mattina, più serena.
 
Il cellulare suonava ininterrottamente da due minuti sulla scrivania, disturbando il mio relax mattutino.
Mi alzai dal letto contro voglia e recuperai l'arnese che continuava a fare casino. Il numero del bar lampeggiava sullo schermo: 3 chiamate perse.
Strano, era appena mezzogiorno e sarei dovuta andare al lavoro appena alle due. Stavo per richiamare io ma chi mi cercava non mi diede un attimo di tregua, richiamando all'istante.
"Pronto?" risposi stranita, solitamente Matt mi avrebbe scritto un messaggio o chiamata con il suo numero, mai con il numero dell'ufficio del proprietario.
"Pronto, parlo con la signorina Annabeth Richards?" la voce maschile gracchiò dall'altra parte del telefono facendomi sussultare.
"S-si, sono io!"
"Oh bene, volevo comunicarle che dovrebbe venire un pò prima sul lavoro oggi" dichiarò duramente.
"Si certo, ma come mai?" chiesi, non capivo cosa voleva questa persona da me, ma appena realizzai fosse il signor Moritz il mio cuore iniziò a battere all'impazzata. "Dovrei parlarle del suo rendimento di questo periodo, ha fatto molte assenze, lasciando al signor Reed straordinari su straordinari." mi rimproverò.
Stavo andando in panico, e ora, cosa dovevo fare?
"I-io mi dispiace.." beh, alla grande Annie, questa sì che è una risposta!
Alzai gli occhi al cielo maledicendomi mentalmente.
"Se c'è qualcosa che posso..."
"No, mi dispiace. Io esigo rispetto e non ho tempo e soprattutto soldi da perdere con gente che se ne approfitta come lei. Poteva pensarci prima, le consiglio di trovarsi un lavoretto part-time se ha poco tempo o almeno avere la decenza di avvisare prima. Buona giornata signorina Richards." disse lasciandomi senza parole. "Ah si, venga a ritirare le sue cose nel pomeriggio. Arrivederci."
Rimasi con il telefono in mano, a fissare lo schermo che si era ormai oscurato.
Brava Annie, ora non hai più neanche un lavoro.
Proprio ora doveva mettersi a tormentarmi la coscienza?
Mi sedetti sul letto immobile pensando alle parole del signor Moritz. Mi aveva licenziata.
"Oh cazzo!" imprecai portandomi le mani sulla fronte chiudendo gli occhi.
E adesso?
 
"Si può sapere perché non rispondi?" mi urlò al telefono Sophie.
"Avevo da fare..."
"Si certo, deprimersi sul divano con il gelato e un film strappa lacrime non è un buon motivo per non rispondere!"
"Ma come.." cercai di parlare ma dedussi che Sophie era veramente incazzata; beh, come potevo biasimarla?
"Niente ma! Ti conosco! Vengo da te e ne parliamo, okay? A fra poco!" riattaccò senza lasciarmi parlare.
In compenso ero veramente davanti alla tv, stavo guardando uno dei tanti film strappa lacrime di Sparks abbracciata al vaso di un chilo di gelato al cioccolato. Guardai il vaso in questione e feci una smorfia pensando a quanto fosse buono ma al contempo non risolveva nulla oltre che a farmi ingrassare. Mi alzai dal divano e riposi il gelato nel freezer, sistemai i cuscini sul divano e mi misi a cambiare canale. Non c'era niente di decente quindi optai per guardare qualche video su mtv. Presi il cellulare per controllare l'ora ma per mia sfiga non notai i quattro numeretti bianchi in alto, bensì la foto che non avevo ancora cambiato.
Dylan sorrideva cingendo le mie spalle con un braccio e io ridevo appoggiata con la testa alla sua spalla e la mano sulla bocca. Sospirai e rimisi il cellulare sul divano accanto a me.
 
"I cant sleep tonight, wide awake and so confused."
 
La canzone attirò la mia attenzione riportando alla mente il ricordo che la scorsa notte avevo dormito malissimo pensando a Dylan che mi aveva sicuramente mentito. Se fosse stata sul serio sua cugina, perché non me ne aveva mai parlato?
 
"Eveything is in line, but I am bruised"
 
Sembrava che tutto andasse per il meglio quando invece non era così. Ero così confusa, che cos' aveva significato per me la scorsa notte?
 
"I need a voice to echo, I need a light to take me home."
 
Erano così credibili le tue parole, che cos' aveva significato per te la scorsa notte?
 
"I kinda need a hero, is it you?"
 
Lo credevo sul serio, eri l'unica persona oltre a Sophie che mi era stata sempre accanto nei momenti in cui cedevo e non ce la facevo più. Trovavo sempre la tua mano pronta ad rialzarmi e ora, eri tu che mi spingevi via da te.
 
Il campanello mi fece sussultare sul posto, mi alzai e mi diressi verso la porta.
Aprii senza chiedere chi fosse perché sapevo fosse Sophie. Me la ritrovai poco dopo sulla porta, entrò senza dire niente e si sedette sul divano accanto a me dopo essersi tolta le scarpe.
"Lo so che centra Dylan, ma perché? Se ti ha fatto o detto qualcosa giuro che.."
"Sophie, calmati." la bloccai.
Feci un respiro profondo e le raccontai tutto; della notte passata con lui, della sua scenata (se si può definire così) quando è venuto al bar e della sera prima, quando sembrava arrampicarsi sugli specchi e la prima scusa che gli era venuta in mente me l'aveva detta, pensando forse di non farmi del male.
"Quel ragazzo è cotto di te, Annie."
"Sophie! Ma mi hai ascoltata? Mi ha mentito, era con un altra, come può essere cotto di me?" sgranai gli occhi gesticolando mentre parlavo.
"Lo vedo da come ti guarda" disse con una scrollata di spalle.
"Okay, non ci siamo."
Mi alzai e andai in camera a passo spedito, mentre cercavo dei vestiti da mettere, Sophie mi aveva raggiunto e si era seduta sul letto.
"Non voglio che tu fraintenda quello che ti ho detto, ho capito come ti senti e.. lo so che non c'è alcuna spiegazione per quello che ha fatto, magari se vi parlate.."
"Si, bell'idea Sophie! E cosa gli dico? Non so neanche cos'è stato per me la scorsa notte, non posso piombare li e avere pretese su di lui quando in tutti questi anni non abbiamo mai parlato di una cosa del genere!"
Indossai una maglietta e un paio di jeans scuri e mi chiusi in bagno il tempo necessario per darmi una sistemata al viso e ai capelli. Tornai in camera e ritrovai Sophie dove l'avevo lasciata.
"Andiamo?"
Mi guardò alzando un sopracciglio, con tutto il discorso che avevamo fatto mi ero dimenticata della cosa più importante.
"Mi hanno licenziata." sbuffai "E non guardarmi così, non mi piaceva quel posto, aveva degli orari assurdi e ci andavo solo per Matt"
Mi guardò divertita dalle mie parole e quando feci caso a quello che avevo detto arrossii.
"Lo sai che ora è totalmente gay! Eravamo piccoli e stupidi, va bene?"
"Io non ti ho detto nulla, hai fatto tutto tu!" scoppiò a ridere e mi segui in soggiorno.
"Sono contenta che tu sia venuta, non so cos' avrei fatto quando la bilancia avrebbe segnato due chili in più"
 
Il parco era pieno di gente, bambini che correvano e giocavano sugli scivoli, coppiette che passeggiavano mano nella mano e gente che faceva jogging. Da quando eravamo uscite di casa, stavamo parlando del più e del meno. Era una bella giornata di sole quindi decidemmo di fare il giro lungo ed attraversare il parco.
"Lo sapevo che prima o poi tu e Bob avreste trovato un modo per andare d'accordo"
"Sì beh, non è poi così male." le sorrisi indicandole una bancarella con le caramelle.
"Eddai, lo so che le vuoi anche tu!" le presi la mano e la trascinai con me facendola ridere.
Comprammo un paio di caramelle e iniziammo a mangiarle strada facendo.
"Mi sembra un dejavu!" esclamò lei mettendosi in bocca l'ultimo pezzetto di una strisciolina frizzante.
"Certe cose non cambiano mai no?" le sorrisi rubandole il sacchetto.
"Forse" sussurrò bloccandosi di colpo.
"Forse cosa?"
"Niente!" esclamò prendendomi per un braccio e trascinandomi con lei verso la strada sulla nostra destra.
"Sophie?"
Non mi rispose quindi strattonai il braccio per staccarmi da lei, mi sistemai la borsetta sulla spalla e la guardai interrogativa. Abbassando lo sguardo indicò con il dito dietro di me, ma prima di potermi girare mi bloccò.
"Promettimi di non fare cose affrettate e di non metterti a piangere" sospirò guardandomi negli occhi.
Mi girai e capii di cosa, o meglio, chi stava parlando.
Mi affiancò senza dire una parola.
Ormai sembrava fosse diventata un abitudine vedere Dylan per caso.
Era con la bionda della sera prima e come ben sapevo non era affatto sua cugina. Iniziai a camminare nella sua direzione seguita da Sophie che mi sussurrava di non fare cazzate.
"Ciao Dylan!" dissi facendo ciao con la mano e avvicinandomi ancora di più a loro.
Lo guardai e gli sorrisi tranquilla, quando invece gli avrei voluto spaccare in testa qualcosa.
Spostai lo sguardo su di lei che mi guardò stranita e subito dopo guardò Dylan aspettando qualcosa da parte sua.
"Che bello vederti!" gli baciai la guancia continuando a sorridere.
"Ieri sera non mi sentivo tanto bene e sono andata via, allora.." spostai lo sguardo su di lei che mi guardava senza capire "Mi presenti tua cugina?"
La bionda fece una strana smorfia tra lo sconvolto e l'incazzato.
"Che cosa stai cercando di fare, Annabeth?" il modo in cui disse il mio nome per intero mi fece aggrovigliare lo stomanco.
"Non lo so, dimmelo tu!" non sorridevo più, lo guardavo senza far trasparire ciò che stavo provando dentro di me e anche lui mi guardava, sicuramente in attesa di qualche gesto avventato da parte mia, ma che non sarebbe mai arrivato.


Buonasera a tutti :)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, la storia sta prendendo forma e finalmente è come voglio io.
Enniente, alla prossima!
Un bacio,
Em.

  
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