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Autore: Trizia_B    21/01/2014    3 recensioni
L'amore come lo conoscevano,o come avevano sempre creduto di conoscerlo non era niente in confronto a ciò che avrebbero vissuto insieme. Erano semplicemente due anime destinate a incontrarsi.
TRATTO DAL 5° CAPITOLO :
“Harry !” disse voltandosi.
Il piccolo gli correva incontro con un sorriso che gli illuminava il volto e i riccioli che si muovevano da una parte all’altra per via della corsa.
-è bellissimo- si ritrovò a pensare il più grande, scacciando in un attimo quel pensiero.
“Sai non è mio solito correre dietro ad un ragazzo, ma per te ho deciso di fare un’eccezione” sentenziò Harry una volta raggiunto l’altro facendogli l’occhiolino. Aveva il fiato corto, decisamente troppo per aver corso quei pochi metri, pensò Louis.
“Ti ho cercato per tutta la scuola, ti stavi forse nascondendo da me?” continuò con un finto tono accusatorio.
“E perché mai dovrei ?” sorrise Louis.
TRAILER DELLA FF --->> https://www.youtube.com/watch?v=_TxsbcuThJU
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 28
 
La giornata stava volgendo ormai al termine, i lampioni si erano accesi lungo le strade e la loro luce tenue e calda invadeva la piccola stanza d’ospedale in cui si trovava Harry. Fuori il freddo aveva scoraggiato anche i più impavidi, costringendoli a rintanarsi in qualche bar, o semplicemente a rientrare nelle loro case.

La stanza era buia e spoglia. Un lettino posto vicino alla finestra, lasciata libera dalle tende verde mela, un comodino alla sua destra e una poltrona, sulla quale fin troppe persone avevano aspettato impazienti che i loro cari si rimettessero. I muri erano bianchi come la neve che ricopriva le strade, e freddi come il cuore del povero Harry.

Rannicchiato su se stesso, sotto le calde coperte di quello scarno lettino d’ospedale, singhiozzava ininterrottamente ormai da due ore. Aveva saltato la cena, nonostante le suppliche di suo padre, che dopo aver capito il bisogno di solitudine del figlio, aveva abbandonato la stanza, lasciandolo solo ai suoi pensieri, e ai suoi sfoghi.

-Perché?-

Quella domanda che tanto l’aveva assillato nei mesi precedenti, era tornata forte e impetuosa all’interno della sua testa. L’aveva ripetuta così tante volte all’interno di essa, che adesso usciva anche dalle sue labbra, dura e sentita, proprio come un mantra. Come una nenia, una condanna alla quale non ci si può sottrarre.

Ci aveva creduto, Harry. Aveva realmente creduto che se nella vita ti comporti bene, aiuti il prossimo e non chiedi mai di più di ciò che realmente ti serve, allora un giorno verrai ripagato.

Ci aveva creduto quel giorno, quando recatosi in ospedale per l’ennesima seduta di chemio, il dottor Cowell gli aveva sorriso abbracciandolo. Quando le labbra carnose e leggermente screpolate del medico che l’aveva seguito durante tutta la sua malattia, avevano pronunciato quelle parole meravigliose.

-Sei guarito Harry, le cure hanno funzionato-

E allora aveva pianto, Harry, aveva pianto di gioia, insieme a suo padre e allo stesso medico. Si erano abbracciati tutti e tre con gli occhi lucidi e con il cuore ricco di emozione e speranza.

Quando gli avevano detto di essere malato, non aveva pianto. Lui lo sapeva. Sapeva che quel essere così magro e perennemente stanco non erano cose normali per un ragazzino di appena quindici anni. Sapeva che perdere i sensi dopo aver giocato a calcio con il tuo migliore amico non è una cosa che capita a tutti. Lo sapeva, perché aveva già conosciuto quel male. Aveva visto sua madre spegnersi piano piano sotto i suoi occhi di bambino, aveva visto le sue guance incavarsi lentamente, mese dopo mese. Aveva visto i suoi occhi verdi, tanto simili ai suoi, chiudersi giorno dopo giorno.

La parte più difficile era stata dirlo a Zayn. Zayn era suo fratello, il suo migliore amico, il suo compagno di vita. Come avrebbe potuto dirgli che se ne stava andando via, che l’avrebbe abbandonato. Avevano fatto tanti di quei progetti insieme. Sognavano di girare l’Europa con lo zaino in spalla, iscriversi in una qualche università dove ci sono un sacco di confraternite Hipster e vivere insieme fino a che solo la morte gli avrebbe separati. Che ironia. La morte era arrivata, ma, non c’era stata nessuna gita in Europa, nessuna vita in confraternita, forse non avrebbe neppure finito il liceo. Quando gli aveva spiegato la sua situazione, il moro l’aveva abbracciato come solo a lui era concesso fare. Zayn era un tipo introverso e molto diffidente per natura. Ma con Harry, aveva trovato il suo posto nel mondo, con lui aveva trovato il suo porto sicuro in cui rifugiarsi quando il mondo diventava troppo stretto. L’aveva tenuto stretto per tutta la notte, rassicurandolo e amandolo come solo lui sapeva fare. Il mattino seguente il riccio aveva espresso la sua decisione di non sottoporsi alle cure mediche. Non voleva fare la parte del martire. Solo, aveva visto come la chemio aveva ridotto sua madre, quella splendida donna, forte e bella, ridotta uno straccio incapace perfino di alzarsi dal letto per andare in bagno da sola. Allora non c’era stato nessun abbraccio da parte del suo migliore amico, ma bensì un pugno in pieno viso. Quella fu la loro prima vera litigata. Si erano urlati contro, se l’erano date di santa ragione, e alla fine, Harry si era ritrovato con il naso sanguinante e il cuore ricco di orgoglio e Zayn con la mascella contusa e il cuore ricco di speranza.

Erano andati insieme a parlare al medico, avevano attraversato le porte scorrevoli di quell’edificio tanto odiato dal riccio, e si erano seduti ad aspettare sui divanetti verdi, fuori dall’ufficio del dottor Cowell.

Dopo la felicità iniziale da parte del medico, per via della decisione di Harry di sottoporsi alle terapie, l’uomo si fece estremamente serio, esponendo tutte le possibilità che si ponevano davanti al ragazzo.

Lo informò che essendo giovane, e visto che la malattia era stata scoperta per tempo, le probabilità di guarigione erano molto alte, al contrario i precedenti casi di cancro in famiglia non erano un buon segno, ma il medico era fiducioso, e così il suo entusiasmo contagiò anche i due giovani.

Gli propose infine un nuovo tipo di trattamento, che a detta delle statistiche stava avendo molto successo nel campo oncologico. Si sarebbe dovuto recare un paio di volte a settimana in ospedale per un ciclo di chemio e i restanti giorni li avrebbe potuti trascorrere tranquillamente a casa sua. Il risvolto negativo, però, era che essendo un ciclo molto forte, subito dopo la seduta, il suo corpo si sarebbe indebolito notevolmente per almeno un paio di giorni. E questo ebbe modo di scoprirlo, e odiarlo, già dopo la prima seduta. Entrava arzillo e pimpante dentro il reparto di oncologia infantile, e ne usciva distrutto, come una pezza da piedi. Fortunatamente c’erano sempre stati, suo padre, Gemma e Zayn a occuparsi di lui e questo lo faceva sentire meglio nella metà del tempo.
Un giorno però, qualcosa d’inaspettato accadde, e fu in quel preciso momento che odiò il suo essere malato, fu quel giorno che sentì veramente il peso della sua condanna.

Due occhi chiari come il cielo d’estate senza nuvole, due occhi azzurri come i mari dei caraibi, due occhi belli come solo quelli di un angelo possono essere.

Ci aveva anche pensato, Harry, per un secondo. Forse quelli erano gli occhi di un angelo sceso in terra dal paradiso. Un angelo venuto a prenderlo per portarlo via, forse era giunta la sua ora. Poi però si era destato da quella fantasia così utopistica, e aveva realizzato, che quello non era un angelo, almeno non il suo. Quell’angelo dai capelli castani e gli occhi color del cielo, non sarebbe mai potuto appartenere a lui. Non avrebbe osato sporcare le sue ali con il nero del suo dolore e del suo male, no. Eppure ogni volta che incrociava i suoi occhi, senza che quel ragazzo se ne rendesse minimamente conto, lui tornava a vivere, vivere davvero.

E forse chissà era stato un segno del destino a farli inciampare l’uno sull’altro il primo giorno di scuola, forse era stato il destino a far si che i loro occhi e le loro mani si incontrassero davvero. Forse era il cielo stesso che gli stava dando un segno, che gli voleva indicare la strada da seguire. Ma no, Harry, aveva smesso di credere al destino e ai segni del cielo. Aveva smesso quando le sue preghiere di bambino innocente, non erano state esaudite, aveva smesso quando sua madre era stata sepolta sotto terra. Eppure qualcosa dentro di lui, il ricordo dell’amore di Anne, forse, non gli permetteva di trasformarsi in un essere cinico e senza speranza. Così aveva sperato,Harry, aveva sperato di guarire un giorno, per poter anche solo parlare a quell’angelo dagli occhi celesti che adesso, grazie a quel piccolo incidente sulle scalinate della scuola, aveva un nome. Louis.

Louis, Louis, Louis.

Era diventato un’ ossessione ormai. Non faceva che pensare a lui. Ai suoi occhi, alle loro mani intrecciate, al suono quasi femminile della sua voce, al profumo che emanava la sua pelle, e al suo modo di vestire.

Aveva preso una decisione però, e a costo di soffrire, l’avrebbe rispettata. Aveva messo in mezzo anche Zayn. Gli aveva parlato della sua ossessione per il castano, e gli aveva chiesto di aiutarlo, di impedirgli di andare da lui, di impedirgli di trascinarlo in quel circolo di dolore, quale era la sua vita. Non avrebbe mai potuto perdonarsi, se un giorno Louis avesse sofferto a causa sua. Non poteva permettere che quegli occhi tanto belli si riempissero di lacrime amare a causa sua. Così gli era stato grato, infinitamente, quando, quelle volte in cui era stato debole, quelle volte in cui aveva osato avvicinarsi troppo, Zayn l’aveva riportato con i piedi per terra, lontano dal suo angelo. Cosa mai avrebbe potuto offrirgli ? amore, certo, ma a quale prezzo ? un giorno sarebbe morto e a Louis, sarebbero rimasti solo i cocci del suo cuore infranto da raccogliere. No. Non l’avrebbe permesso.

Quel giorno però, quel giorno in cui il medico gli aveva detto quelle parole, quelle che aveva tanto aspettato, senza crederci mai per davvero, l’unica cosa che aveva in mente, erano gli occhi di Louis. Le sue labbra, il suo profumo. Così non ci aveva pensato due volte a fiondarsi su quel pezzo di paradiso che era Louis Tomlinson, in quel bar, davanti a tutti, incurante delle conseguenze, conscio solo del suo amore verso quel ragazzo, che gli aveva dato la forza di sperare, sperare di guarire un giorno, per lui. E quel giorno era arrivato finalmente, tra le sue braccia.

 
 
A distanza di mesi, adesso, Harry si sentiva un mostro.

Si sentiva un mostro, non perché la malattia era tornata, più cattiva e avanzata di prima. Si sentiva un mostro, perché lui lo sapeva. Conosceva troppo bene il suo corpo, e i momenti di debolezza che l’avevano caratterizzato nei giorni prima di Natale, erano stati un chiaro segnale di allarme. Un allarme al quale non aveva voluto dar retta. Troppo egoista. Aveva la vita che sognava, aveva Louis, finalmente, e non voleva più stare senza di lui, non adesso che aveva scoperto cosa significasse essere amati da lui. Era un qualcosa che ti toglie il fiato. L’essere parte della vita di Louis, era tutto ciò che Harry avesse mai desiderato anche a livello più inconscio. Forse era per questo, che per Natale, gli aveva regalato quel diario, forse per questo gli aveva scritto quelle frasi tanto dolci, ma che avevano un retrogusto amaro, il sapore di un quasi addio. Perché sapeva, e voleva ripulirsi la coscienza, perché aveva infranto il suo voto. Aveva trascinato Louis nel suo mondo, e adesso, lo stava per lasciare, stava per abbandonarlo, l’avrebbe distrutto, e questo stava già distruggendo lui, anche più del cancro che si portava dentro.

Si sentiva un codardo, perché non era riuscito a parlargli, a spiegargli quello che gli stava succedendo. L’aveva allontanato, impedendogli di fargli visita dentro quella stanza asettica. Per un momento aveva anche sperato che il castano si arrabbiasse, che lo odiasse. Sarebbe stato meglio si era detto. Se l’avesse odiato anziché amarlo, avrebbe sofferto di meno quando sarebbe morto. Morto. Si sentiva esattamente così. Senza Louis, lui non era nulla. Senza Louis, non provava nulla, se non dolore. Solo con Louis riusciva a comprendere il canto degli uccelli al mattino, e il perché il sole nasce ogni giorno per poi tramontare ogni sera. Solo insieme erano amore, solo insieme erano vita. Immerso nel labirinto dei suoi pensieri, si addormentò, con i pugni ancora stretti al petto e le gambe piegate in posizione fetale.
 
 
Si ritrovò immerso in un bellissimo sogno. Doveva essere per forza un sogno, perché era sdraiato in un prato di girasoli, e il sole caldo estivo gli impediva di aprire gli occhi. Una mano gli carezzava dolcemente i capelli, e sorrise a quel contatto, consapevole che il proprietario, era il suo bellissimo angelo dagli occhi azzurri. La mano continuava a giocare dolcemente con i suoi ricci, arrotolandoli lungo le dita, per poi tirarli con delicatezza, ripetendo all’infinito l’azione. Harry pensò che se il paradiso fosse veramente esistito, allora avrebbe voluto che fosse così. Non si sarebbe mai stancato di quelle attenzioni, se fosse stato Louis a concedergliele.

Improvvisamente si sentì chiamare, una voce lontana continuava a chiedere di lui, si faceva sempre più vicina, fino a chè non lo costrinse a svegliarsi.

“Harry”

“Mmmh” mugugnò il riccio accoccolandosi sul petto del ragazzo che lo stringeva a se mentre con una mano gli accarezzava lentamente i ciuffi ribelli.

“Amore, svegliati”

Harry aprì finalmente gli occhi, ritrovandosi ad un soffio dal viso del suo ragazzo, che lo guardava con gli occhi languidi, senza sbattere le palpebre un secondo, incapace di mettere fine a quel contatto visivo.

“Lou, che ci fai qui ?” chiese riprendendo pieno possesso del suo corpo e della sua mente.

“Sono entrato poco fa mentre dormivi..ho aspettato che le infermiere finissero le visite e mi sono intrufolato dentro”

“Tu..tu, non saresti dovuto entrare, non..tu..” il riccio si sottrasse alla presa del castano indietreggiando quanto più lo spazio angusto di quel lettino gli permettesse.

“Harry, basta!”

Il tono di Louis era duro, ma incrinato allo stesso tempo.

“Harry, sono il tuo ragazzo ricordi ? non mi hai permesso di entrare per tutto il giorno, sono dovuto entrare qui di nascosto mentre dormivi, ti sembra giusto nei miei confronti?”

Il riccio abbassò lo sguardo colpevole, Louis aveva ragione, ma lui non ce la faceva, non ce la faceva a dirgli la verità, perché questa avrebbe comportato la fine di tutto, la loro fine.

“Harry, piccolo, ti prego parlami, così mi uccidi” il tono si era fatto implorante e caldo, cercò la sua mano e quando la trovò la strinse come se ne andasse della sua stessa vita.

Il riccio tirò su col naso prima di incastonare le sue iridi verdi in quelle turchesi del castano.
“Lou, io sto male..”

“Siamo in ospedale Harry, vedrai che si prenderanno cura di te”

“No, Lou, io…” prese un grande respiro, cercando di radunare tutte le forze che ormai non aveva e che non avrebbe avuto più, chi d’altronde avrebbe mai la forza di ammettere di stare morendo?

“Io sto morendo, ho il cancro”

E perfino Harry, fu in grado di vederlo, attraverso quegli occhi tanto chiari, il cuore di Louis che si sgretolava, in mille piccoli pezzi, piccole schegge rosse, taglienti come lame di rasoio, taglienti come quelle parole appena pronunciate.

“No..no..” no, continuava a ripetere il castano con gli occhi assenti, immersi in chissà quali pensieri, la testa lontana in chissà quale galassia.

“Lou, non fare così..andrà tutto bene..”

“Harry” parve ridestarsi dallo stato di trance.

“Harry, no,no,no! Tu, sei troppo giovane..tu..parleremo con il dottore si, ci parlerò io! Anzi ci vado subito”

La testa gli occhi e le mani a muoversi in scatti irregolari, come colti da spasmi, Loius era sotto shock.

“Louis!” il riccio gli tirò uno schiaffo e il castano si fermò. Si fermò, ma continuò a fissare un punto oltre la spalla del riccio, chissà cosa vedeva in qual momento.

Iniziò a piangere, prima silenziosamente, solo qualche lacrima a rigargli il volto, gli occhi ancora sbarrati. Poi gli occhi si chiusero, così come i suoi pugni tra il  pigiama di Harry, sul suo petto, e il pianto divenne un grido di dolore, un urlo di disperazione e di negazione.

Il riccio lo accolse, come un padre con il proprio figlio, stringendolo e cercando di donargli quella forza che nemmeno lui aveva.

“Harry, io ti amo, ti prego, non lasciarmi” frasi sconnesse, ma una simile all’altra, una supplica, una preghiera.

“Non ti lascio, Lou, non oggi”

A quelle parole Louis, rispose con pugni dati a vuoto sul petto del suo ragazzo.

“Come puoi, prendermi in giro così, come puoi scherzare su questa cosa?”

“Lou” lo chiamò prendendo il suo viso tra le mani, costringendolo a guardarlo.

“Lou, scusa. Io, non avrei mai voluto che tu entrassi a far parte di .. questo.. tutto questo dolore, non sarebbe mai dovuto appartenerti. I tuoi occhi, i tuoi bellissimi occhi, non si sarebbero mai dovuti bagnare a causa di lacrime colme di dolore, non avrei mai voluto macchiare il tuo cuore con questo peso, perdonami se puoi”

Il castano represse un singulto, prima di rispondere. “Harry, non voglio nemmeno sentirle queste cose, tu, tu sei la cosa migliore che potesse capitare nella mia vita, i miei occhi, prima di incontrare i tuoi, erano dispersi, erano come vascelli senza rotta. Tu sei stato la mia bussola, mi hai mostrato la strada per tornare a casa, mi hai aiutato a vincere le mie paure, mi hai reso migliore, sei stato la mia ancora Harry, la mia ancora di salvezza. E il mio cuore, non è macchiato dal dolore, ma solo dall’amore che provo per te, e adesso smettila, perché tu non morirai, sei giovane Harry, e le cure hanno fatto passi da gigante, noi lotteremo, lotteremo insieme, noi non ci fermeremo finchè non ci arrenderemo. Ed io Harry, non mi arrenderò”

Il piccolo si lasciò cullare dal suono dolce e perfetto della voce di Louis, si strinse a lui, come se ne dipendesse della sua vita, e infondo era proprio così. Le parole del castano continuavano a echeggiare nella sua mente, nel suo cuore, nella sua pelle. Louis era tutto, Louis era da per tutto.

E così si fece convincere anche questa volta, anche questa volta credette a quegli occhi. Forse Louis aveva ragione, forse sarebbe guarito di nuovo, forse, insieme questa volta avrebbero vinto, vinto per sempre. Così chiuse gli occhi, ma questa volta non sognò il paradiso, perché aveva ripreso a lottare, aveva ripreso a sperare. Aveva di nuovo ripreso a vivere, come sempre grazie solo all’amore di un angelo dagli occhi celesti, il suo angelo, Louis.









**Saaalveee! allora che dire eccoci quà, il mistero, che mistero non è più, è stato svelato, alcune ci erano già arrivate, altre l'avevano solo ipotizzato, comunque non odiatemi, ma si Harry sta morendo, mi dispiace. comunque!!! accetto volentieri le vostre opinioni come sempre, ossia, come credete che andrà a finire ? Harry, ci abbandonerà o alla fine la vena di ottimismo e speranza di Louis contagierà anche me ? Mah! fatemi sapere che ne pensate, o anche come speriate che vada a finire, spero di non avevri deluso con questo capitolo.. se così fosse mi spiace ma prima o poi doveva arrivare! detto questo ringrazio chi ha aggiunto la storia tra seguite/preferite/ricordate e chi recensisce :** tanto amore per voi! e grazie perchè il prologo ha superatole le 1100 visualizzazioni ! WOW! detto ciò vi saluto e alla prossima mie belle lettrici.. vi lascio il link dell'altra ff.. miraccomando fatemi sapere anche che ne pensate di quella, perchè sarà solo grazie a voi se la inizierò o meno..! ora vi saluto vi mando un bacione .. come sempre -Pat**



LINK FAN FICTION ---->> 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2382194&i=1
 
   
 
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