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Autore: AD98    22/01/2014    2 recensioni
Una casa da sogno, una stupenda ragazza, soldi a palate, tutto sembrava filare liscio per Marcus finché...
Un horror che vi farà rimanere intrappolati nella storia.
Genere: Dark, Fantasy, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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.. Ancora in lacrime e sconvolto entrai in casa e corsi da mia madre, lei preoccupata mi chiese cosa avessi fatto. Io le risposi, tra un singhiozzo e l'altro di essere solo caduto. Dopo alcuni minuti sentimmo un urlo. Io e la mamma corremmo fuori, ma appena varcata la soglia, ci pietrificammo, in mezzo alla strada c'era il mio fratellone. Era in una pozza di sangue, irriconoscibile, mia madre dopo un attimo di smarrimento corse verso il corpo senza vita di mio fratello, ma mio padre la fermò, lei iniziò a piangere ed urlare. io ero ancora immobile sulla porta, mi sentivo incolpa, se invece di dire una bugia avessi detto tutto quello che avevo visto, forse le cose sarebbero andate diversamente.
Fine flashback

Venni riscosso dai miei pensieri dal suono del campanello. Guardai la sveglia sul comodino, si erano già fatte le 8:30, sorrisi, pensando che di sicuro alla porta c'era Taylor, la mia ragazza, eravamo fidanzati dal liceo, e pensare che quando ci siamo fidanzati nessuno avrebbe scommesso un centesimo sulla nostra relazione, siamo uno l'opposto dell'altra, lei era una cheerleader dalla chioma fiammeggiante e riccia, occhi grigi e pelle diafana e uno spruzzo di lentiggini sul naso, in più lei aveva molti amici. Io ero uno sfigato, non il solito sfigato che va bene a scuola, ma una persona che tutti evitavano perché considerato strano ed asociale, ero introverso e senza amici, oltre che caratterialmente siamo diversi anche fisicamente io, al contrario di lei sono perennemente abbronzato, ho capelli ed occhi neri e non sono molto atletico, anche se sono in forma.

Appena aperta la porta, come mi aspettavo, c'era Taylor con un sorriso gigante sulle labbra, non potei fare a meno di pensare che fosse bellissima. Le diedi un bacio un bacio per salutarla e, anche se eravamo fidanzati da quasi 6 anni, quel semplice contatto mi fece sentire le farfalle allo stomaco, quando ci staccammo mi accorsi che aveva portato la colazione. Ci sedemmo a tavola per mangiare e iniziammo a parlare del più e del meno, in sottofondo c'era la radio che stava trasmettendo una canzone della mia band preferita, gli Evanescence, Lost in paradise, proprio come mi sentivo in quel momento, perso in paradiso. All'improvviso la canzone venne bloccata, per un'edizione straordinaria del radiogiornale. Il giornalista, parlo del caso delle piccole Venturi, della loro scomparsa, avvenuta circa due settimane prima, dello sconforto dei  genitori che chiedevano a chiunque avesse preso le loro bambine di non fare loro del male, alla fine del riassunto della vicenda il giornalista, diede la notizia del ritrovamento delle piccole, avvenuto nel giardino dei vicini della famiglia, l'uomo e la donna erano ora i principali indiziati. Finita l’edizione straordinaria mi accorsi che Taylor aveva smesso di parlare, sconvolta probabilmente dalla notizia. Come pensavo, dopo qualche minuto di silenzio, mi rese partecipe del suo sbalordimento. Mi accorsi però di non riuscire a seguire il filo logico del suo discorso. Mi sentivo di nuovo strano e stordito. Davanti a me, divenne tutto nero, all'improvviso una forte luce mi costrinse a socchiudere gli occhi, quando mi fui abituato alla luce, mi accorsi di non essere più nella mia cucina, ero in una stanza a me sconosciuta, era spoglia, in alcune parti del muro la vernice era scrostata e sul tetto c'era una macchia gigante di umidità, sentì dei lamenti provenire dal lato opposto della stanza. Mi pietrificai, riconoscendo quegli occhi grigi che, gonfi e resi rossi dal pianto si guardavano in giro spaesati. Chiamai il suo nome, il nome della ragazza che amavo, ma lei non poteva pianto chiamare il mio nome, anche se era un sussurro a me sembrava che stesse urlando. Sentì un'altra voce, simile alla prima, ma, a differenza di questa la seconda era preoccupata, non era spaventata, né tantomeno terrorizzata. I contorni della stanza si offuscarono mentre, la seconda voce si avvicinava sempre di più. Sbattei gli occhi due, tre, quattro volte prima che il luogo in cui mi trovassi riprendesse i suoi contorni, ma non ero più nella lugubre stanza dove la mia ragazza piangeva spaesata fino a pochi minuti prima, ero di nuovo nella mia cucina, steso supino sul pavimento e, Taylor era davanti a me, vidi il suo viso distendersi un sorriso sollevato quando si accorse che avevo gli occhi aperti.”Stai bene Marcus?” mi chiese con una nota preoccupata nella voce. “Si” risposi incerto “Credo di si”.
Cercai di alzarmi ma Taylor mi fermò e mi disse di rimanere giù perche svenendo avevo battuto la testa. Io cercando di sorridere, ancora scosso dalla visione e, dal forte mal di testa, le rispose che ero svenuto solo  per un calo di zuccheri e che quindi  non c’era nulla di cui preoccuparsi. Lei, anche se molto titubante, mi aiutò ad alzarmi e a sedermi sul divano dove, era acciambellata Luna la mia cagnolina nera con una mezza luna bianca sulla schiena, da questo il suo nome. Quando la cagnolina si accorse di me, inizio a scodinzolare per attirare la mia attenzione. Taylor ancora preoccupata, mi chiese di nuovo se stessi bene, le ribadii di non preoccuparsi. Non potevo dirle delle visioni, altrimenti, anche lei, come gli altri, avrebbe pensato che fossi strano o, peggio, mi avrebbe preso per pazzo e, mi avrebbe lasciato. Dopo una decina di minuti Taylor si era calmata, così decidemmo di andare a fare un giro.
Fuori faceva estremamente caldo essendo il 25 agosto quindi, decidemmo di entrare in un bar a prendere una bibita ghiacciata. Quando entrammo ebbi una bruttissima sensazione, mi sentivo osservato ed inquieto ma, non ci feci molto caso, pensai fosse dovuto alla visione di un paio di ore prima.
Dopo 10 minuti che eravamo nel bar, la mia inquietudine non si era placata così, con la scusa del troppo caldo convinsi Taylor a tornare a casa. La sensazione di essere osservato mi seguì sulla strada verso casa.
   
 
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