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Autore: BeatriceH    22/01/2014    1 recensioni
Sentì dei passi dietro alla porta, il suo cuore accelerò, e non sapeva nemmeno perché, forse perché non sapeva se avrebbe riincrociato lo sguardo del biondino, che per lei era una calamita potentissima, lo sguardo del ragazzo dei suoi sogni.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sentiva quelle dita stringersi sul suo braccio e le avrebbe volute staccare a morsi per tornare di sopra e riguardare quel viso meraviglioso.
-Perché?!” urlò rabbiosa arrivati a metà scale.
-Non hai il permesso di stare nella loro camera.- le rispose Paul trascinandola contro la sua voglia.
-Loro mi hanno dato il permesso!- Disse dando strattoni per staccarsi da quella sua presa ferrea.
-Li distrarrai dal loro lavoro, e poi sei solo una bambina-
Aveva sentito bene? Le aveva dato della bambina? Non ce la faceva più, voleva scappare, si guardò in giro in cerca di una via di fuga per nascondersi da quell'uomo che cercava di distruggere il suo sogno. Guardò a destra: niente. Guardò a sinistra: niente. Davanti aveva la porta dell'ingresso principale dell'albergo; l'unica via di fuga era tornare indietro sperando di riuscire a correre più veloce di Paul, e doveva decidere in fretta perché pochi secondi dopo sarebbe stata sbattuta fuori. Non fece in tempo a decidere, venne scaraventata fuori di colpo come un cane abbandonato entrato per sbaglio in quel luogo così estraneo per lui in cerca di cibo e poi cacciato a calci dalle donnette urlanti in gonna e tacchi. Si ritrovò con la porta chiusa a chiave alle spalle, si girò e vide il vetro opaco della porta davanti alla sua faccia; cercò di spiare attraverso le parti trasparenti e lucide che formavano una R e una H alzandosi sulle punte e appoggiando le mani tra il vetro e la sua faccia. Vide Paul che tornava di sopra a passi lunghi e veloci, era sicura che sarebbe andato dai ragazzi e avrebbe iniziato a urlare contro di loro dicendo che non dovevano lasciarmi salire con loro, che mi avrebbero dovuto lasciare dov'ero, che non dovevano cercare di nascondermi e tutte queste cose. Non voleva che si prendessero la colpa di qualcosa in cui centrava a anche lei. Doveva tornare su, e in fretta, ma non sapeva come. Sicuramente Paul aveva avvertito tutta la sicurezza di aumentare le “difese”, o forse no, forse pensava che quella “bambina” fosse tanto stupida da correre piangendo dalla sua mamma senza provare a tornare dalla persona che in pochi minuti le aveva fatto provare sensazioni che non aveva mai provato in tutta la sua vita. Mentre pensava ad un modo per entrare passeggiava sotto al lato dell'edificio dove si affacciava la finestra della loro camera passando lo sguardo su ogni singola finestra del terzo piano. Niente. Forse si erano già dimenticati di lei, ed avevano recitato tutta quella messa in scena per divertirsi alle sue spalle e sviare alla noia.

Cominciò a correre intorno all'edificio per trovare una porta di accesso, ma non trovò niente. Tutto il “culo” che aveva avuto prima si era trasformato in “sfiga” vera e propria. Scoraggiata si sedette di fianco al cespuglio dove tutto era cominciato osservò le sue cose ancora appoggiate sotto ai rami e pensò ad Alex. Chissà se Paul aveva sbattuto fuori anche lei o se era riuscita a scappare o nascondersi o se, ancora meglio, Louis gliel'aveva impedito. Decise di chiamarla: si tasto le tasche dei Jeans, davanti, dietro, le tasche della felpa, ma con un tuffo allo stomaco si accorse di non averlo più con se. Forse le era caduto quando era stata sbattuta fuori, o quando era nell'armadio, oppure nel letto di Liam. 

-Cazzo!- urlò con tutta la rabbia che aveva nel corpo e si mise in piedi in meno di un secondo. Non credeva alle storie da favola del principe azzurro che va a liberare la principessa o meglio nel suo caso del principe che scappa per incontrare la principessa. Doveva trovare un modo di entrare in quell'albergo, in fondo ci era già riuscita una volta, perché non avrebbe dovuto anche la seconda quando, forse, aveva l'appoggio dei ragazzi? Guardò la porta di fianco a lei: era grigia e di metallo, aveva una maniglia nera di plastica con una serratura. Era una di quelle porte di emergenza che se sono chiuse a chiave si aprono solo dall'interno attraverso il maniglione antipanico. Appoggiò la mano alla maniglia e fece pressione per aprirla: come si aspettava era chiusa. Una sensazione di profondo dispiacere la pervase dalla testa ai piedi: sentiva una mano grigia gigante afferrarla sulla vita strizzarla e cercare di farle vomitare l'anima; cercò di scacciarla con la mano come se fosse una mosca molto fastidiosa. Se solo avesse aspettato ancora un po' prima di aprire quell'armadio forse sarebbe riuscita a stare un po' di più in quella stanza e sarebbe riuscita a scambiare quattro parole con Niall.

Sentiva che quel giorno la fortuna l'aveva completamente abbandonata. Decise quindi di andare a dormire esattamente dove aveva programmato di farlo: nel suo sacco a pelo. Si accovacciò e ci si infilò: era esattamente come l'aveva lasciato. Chiuse gli occhi cercando di dormire, ma troppi pensieri di quello che era successo le giravano in testa cercò di pensare positivo, dentro di lei sentiva che quell'abbraccio non era stato solo per passare il tempo, che il suo nome uscito dalle labbra del ragazzo non era stato detto solo per “fare scena”. Morfeo le si scagliò addosso di colpo facendola entrare nella fase di dormi-veglia e attutendo i suoi sensi. Qualcosa sul vialetto si mosse nell'oscurità.

  
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