Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: himsavedme    22/01/2014    3 recensioni
Lui: Giovane poliziotto.
Il più famoso della città.
In tutti i casi acciuffa sempre i criminali, anche i più temuti.
Astuto. Furbo. Intelligente.
Un grande cuore.
Bello come il sole, occhi caldi, castano chiaro, sorriso da smorzare il fiato.
Conosce una ragazza: Natalie, detta Lily. Sarà il vero amore?!
Lui ha solo 19 anni, lui è Justin Bieber.
Lei: Non ama nessuno oltre il suo pitubull, nonché compagno di avventure, Zac.
Ottima bugiarda.
Intelligente. Furba. Ricercata.
Inafferrabile.
Provocante.
Senza pietà.
Bella come il sole, occhi freddi come il ghiaccio, capelli neri come la notte.
Di giorno è Lily, la dolce ragazza della porta accanto.
Di notte è Nat, spietata criminale.
Conosce Justin, un dolce ragazzo. Sarà amore?!
Lei ha solo 19 anni, lei è Natalie Morrison.
Di giorno, ottimi amici.
Di notte, nemici a sangue freddo.
Chi vincerà?!
Genere: Azione, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caitlin, Christian Beadles, Jeremy Bieber
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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LEGGIMI SONO IMPORTANTE ANCHE IO!

Probabilmente sentirete gli angeli che cantano l'alleluia, e hanno ragione.
E' dall'estate scorsa che non aggiorno, ma ho cambiato scuola, ho dovuto studiare parecchio e onestamente tra la stanchezza e gli impegni non avevo né la voglia né le idee per continuare. In questi giorni poi mi è anche venuta l'influenza e sono stata malissimo, ma siccome oggi sto meglio e non ho nulla da fare, mi sono detta perché non aggiornare?
Non ho scusanti, lo so e mi dispiace almeno quanto dispiace a voi per questa luuunga attesa.

Cooomunque vi ringrazio immensamente per le 6 recensioni nel precedente capitolo, e le visualizzazioni, nonostante non mi sia fatta vedere, non sono calate, anzi.
Spero che continueremo così, anche perché, come vi ho già detto, non manca molto alla fine.

Per qualsiasi cosa vi lascio il mio account twitter.
Scusatemi ancora davvero.

Ora vi lascio immaginare come sta andando tra i nostri personaggi, qualcuno è nei guai eheheh chissà come andrà, vi lascio scoprirlo.
Vi informo che questo è un capitolo di passaggio, nel prossimo le cose si scalderanno un po'.
Chiedo scusa per eventuali errori, non ho riletto.
Buona lettura.



 
- It's time to fight -


 


Quegli occhi color miele mi fissavano sbarrati, increduli.
Le sue labbra a forma di cuore erano schiuse, incapaci di muoversi.
Nessuno dei due fiatava, nessuno si muoveva, solo il silenzio e la confusione nella mente dei presenti, eccetto nella mia.
"Justin" sussurrò appena la ragazza al suo fianco, ma il silenzio era così acuto che si sarebbe sentita perfino una goccia d'acqua espandersi sul pavimento.
"Justin che succede?" continuò confusa, appoggiando lentamente la mano sopra la spalla del ragazzo che si riprese solo in quel momento.
Boccheggiò per qualche secondo girando la testa verso Selena, ma mantenendo lo sguardo rivolto a me, come per accertarsi di non avere le allucinazioni.
Lei lo strattonò appena e finalmente l'attenzione si rivolse a lei.
"Selena, è tardi, forse è meglio se ci vediamo domani." senza troppi complimenti l'accompagnò alla porta sotto gli sguardi stupiti e divertiti, soprattutto il mio, dei presenti.
La sua ragazza tentò di fare resistenza per capirne di più, ma Justin la mandò letteralmente fuori salutandola con un velocissimo bacio sulla guancia.
Dovetti mordermi le guance e coprirmi la bocca con una mano per non scoppiare a ridere difronte a quella scena.
Justin chiuse la porta e lentamente si voltò verso di me.
Gli rivolsi un grande sorriso sfacciato, soddisfatta di avergli rovinato la serata con la sua nuova ragazza.
Non mi sentii più un gattino indifeso come il giorno precedente, anzi, mi sentii una tigre pronta a combattere per difendere il proprio territorio.
Per 'territorio', non parlavo di Justin, non volevo più combattere per qualcuno che non voleva essere vinto da me; combattevo per la mia felicità, per la mia libertà che mi era stata tolta e che avevo intenzione di riprendermi.
Ora basta lacrime, basta coi viaggi nel passato, ora si gioca.
Siccome il salame difronte a me non aveva intenzione di spiccicare parola, ne approfittai per parlare con il piccolo Jaxon che era rimasto immobile e silenzioso per tutto il tempo.
Mi abbassai sorridente al suo livello proprio quando mi arrivò un messaggio.
Lo aprii e notai che fosse da parte di Jeremy:"Natalie, scusa il disturbo ma Justin non risponde al cellulare quindi vorrei informare te: io e Erin abbiamo dei problemi con il lavoro e torneremo a casa tardi. I bambini mangiano più o meno a quest'ora perché vanno a letto presto. Se per te non è un problema, potresti preparargli la cena? Lo avrei chiesto a Justin, ma come ti ho detto, quel salame- risi per il soprannome che gli aveva affibbiato, lo stesso che gli diedi io- non risponde. C'è della pasta avanzata nel forno, basta scaldarla. Offriti pure. Grazie, un bacio x".
Velocemente digitai la risposta: "Nessun problema ".
Proprio quando Justin stava per aprire bocca per farmi la banale domanda: 'che cosa ci fai qui?', lo interruppi rivolgendomi a Jaxon e Jazzy che ci aveva raggiunti da poco.
"Bambini, cosa volete mangiare stasera?" chiesi sotto lo sguardo scioccato del fratello maggiore.
"Uhm..." i piccoli pensarono e risposero in coro "pizza!".
Trattenni una risata e risposi "No, ma sapete cosa si mangia?" chiesi euforica, in modo che pensassero a chissà quale 'prelibatezza'.
Non aspettai una risposta e dissi malinconicamente "Pasta."
Subito i loro visi si rabbuiarono e valanghe di lamentele uscirono dalle loro labbra.
Mi alzai per appendere il cappotto che tenni addosso per tutto quel tempo e intanto dissi "Dai non è poi così male, poi ceniamo insieme e ci divertiamo di più."
Sorrisero alla mia affermazione e insieme ci dirigemmo verso l'enorme cucina, ma qualcuno mi afferrò un polso, fermandomi.
A quel tocco una scarica di brividi mi percorse la schiena, ma non ci diedi troppo peso.
Voltandomi mi trovai difronte Justin. Avevo il suo sguardo freddo addosso che mi passava da parte a parte, ma non avevo intenzione di litigare, così gli sorrisi caldamente.
"Si?" chiesi gentilmente aspettando una sua reazione.
Lasciò il mio polso ma la sua espressione si rabbuiò ancora di più, era infastidito e quella situazione mi fece divertire ancora di più, così sorrisi più apertamente, aspettando.
"Che cosa ci fai qui?" chiese scandendo bene ogni parola.
Tipico, lo sapevo.
"Sono la baby sitter dei tuoi fratelli. Tuo padre me l'ha chiesto, io ho accettato." risposi tranquillamente.
Imprecò a bassa voce, e di nuovo mi trattenni dal ridere.
"Tu..." cercò di mettere insieme una frase "n-non puoi. Non puoi stare qui. Non puoi." disse.
Era evidente che non mi voleva in casa, ma sarebbe stato divertente metterlo in difficoltà.
"E per quale, sicuramente valido, motivo?" chiesi appoggiando una mano al fianco e senza smettere di sorridere.
Ci mise qualche secondo a rispondere.
"Perché no. Perché lo decido io."
Nemmeno lui stesso credeva alle sue parole. Era alquanto patetico.
"Fino a prova contraria, è stato Jeremy ad assumermi, e di conseguenza solo lui può cacciarmi. Non capisco questo tuo accanimento contro di me." risposi onestamente.
Lo vidi esplodere dall'interno.
"Perché sei una criminale." quasi urlò.
Si sarebbe aspettato che scoppiassi a piangere?
Si sarebbe aspettato che sarei uscita in lacrime da quella casa?
Si sarebbe aspettato che avrei fatto ciò che voleva lui?
Qualunque cosa si aspettasse, si sbagliava.
"Ah si? Una criminale?" domandai alzando un sopracciglio "Allora guarda Justin" dissi indietreggiando per arrivare nel punto in cui si trovavano i bambini.
Mi abbassai al loro livello, in mezzo ai due.
"Com'è che potrebbe fargli del male questa criminale?" scandii bene l'ultima parola.
"Così?" chiesi, per poi allungare le mani su Jaxon e fargli un po' di solletico.
Smisi dopo pochi secondi e tornai sullo sguardo perso di Justin.
"Così?" chiesi di nuovo e facendo lo stesso con Jazmyn che si contorse dalle risate.
"Oppure così?" questa volta iniziai a muovere le mani su entrambi i bambini che si distesero a terra.
Smisi, ma non ebbi il tempo di muovermi che entrambi mi saltarono addosso sopponendomi alla stessa tortura.
Iniziai a ridere a crepapelle, e mentre mi contorcevo sul pavimento, notai un sorriso accennato sulle labbra di Justin.
"Basta, basta! Mi arrendo, avete vinto." dissi senza più fiato.
Mi ripresi velocemente e diedi un bacio sulla testa di entrambi e mi alzai.
Justin aveva ripreso il suo sguardo freddo.
Mi piazzai difronte a lui.
"Nemmeno tu credi a ciò che hai detto. Non so perché tu voglia mandarmi via. Forse perché mi vedi come una minaccia per la tua nuova relazione, ed è vero. Però non è di me che devi temere, devi preoccuparti di ciò che provi ancora per me. Non provare nemmeno a negarlo Justin, è inutile, entrambi sappiamo che non ti sono indifferente. Comunque, per un motivo o per l'altro, sta di fatto che sei diventato, indiscutibilmente, patetico." scandii bene l'ultima frase, in modo che non se la scordi mai.
Non si mosse, non aprì bocca, semplicemente rimase immobile, confermando ciò che dissi due secondi prima.
Mi allontanai riprendendo il sorriso.
Afferrai le manine dei bambini e prima di dirigermi in cucina gli chiesi sfacciatamente gentilmente "Mangi con noi?".
Si limitò a fulminarmi con lo sguardo e si allontanò salendo le scale.
Feci spallucce, poco interessata alla sua assenza e, finalmente, andammo a mangiare.
"Prepariamo insieme la tavola mentre intanto scaldiamo la pasta."
Mentre apparecchiammo tutto, ripensai a ciò che era appena accaduto e il fatto che gli avevo sbattuto la verità in faccia.
Piccola vendetta.
1-0 per me, Bieber.



Dopo aver avvisato Cait che sarei rimasta a casa Bieber, e dopo aver ricevuto come risposta 'Oddio oddio dopo devi raccontarmi tutto', mangiammo scherzando tutto il tempo.
Stavo bene con quei bambini, erano molto intelligenti e divertenti.
Erano come dei fratellini. I fratelli che non ho mai avuto, per questo ero affezionata particolarmente a loro. Per vederli sorridere scalerei l'Everest.
Insieme mettemmo tutto al proprio posto e ci dirigemmo nella loro cameretta per indossare i pigiami.
Jazzy era capace di infilarlo da sola, ma dovetti aiutare Jaxon.
Infilò la maglia, e mentre gli porsi i pantaloni, aspettando che infilasse una gamba alla volta, prese a correre ed uscì dalla camera, in mutande.
Mi voltai con un'espressione confusa verso Jazmyn che se la rideva.
"Devi rincorrerlo, oppure non se li farà mai mettere" disse tra un respiro e l'altro.
Senza farmelo ripetere, gli andai dietro, ma dovetti cercarlo visto il tempo che avevo impiegato per capire cosa stesse succedendo, quindi iniziai dal piano superiore aprendo tutte le porte.
Non ci riflettei nemmeno, ma aprii velocemente anche quella di Justin, trovandolo disteso sul letto mentre maneggiava col telefono, con addosso solo un paio di boxer.
Ringraziai il fatto che la stanza era abbastanza buia, quindi non notò le mie guance arrossate.
Mi soffermai a fargli uno scanner: gli addominali erano molto più accentuati dall'ultima volta che li vidi, ossia da quando stavamo insieme; le spalle erano più larghe e il collo più muscoloso.
Per non parlare di tutti i tatuaggi che si era procurato che lo rendevano ancora più sexy.
Ricollegai il cervello dopo non averlo neanche studiato tutto, ma era anche troppo tardi, visto il fatto che mi fissava divertito.
"Vuoi una foto? Così te la guardi anche a casa."  ridacchiò.
Beccata.
"Preferisco di no, grazie. E fai poco il modesto. Se fossi in reggiseno difronte a te avresti la bava alla bocca e una baguette tra le gambe." improvvisamente il suo sorrisetto era scomparso, e potei notare un certo rossore sulle guance.
"Sono solo venuta a vedere se c'era Jaxon, devo mettergli il pigiama."
Riportò il suo sguardo sul cellulare e rispose freddamente "E' sotto al tavolo in cucina."
Alzai gli occhi al cielo, infastidita dal suo comportamento infantile.
"Grazie." risposi atona.
Uscii e chiusi la porta.
Corsi giù in cucina e lo vidi proprio dove mi aveva detto Justin.
"Ha! Ti ho trovato piccolo mostriciattolo!" scherzai facendolo ridere.
Scivolai sotto il tavolo ma lui fu più veloce di me: uscì e riprese a correre.
Sarà la stanchezza, sarà la casa troppo grande e piena di ostacoli, sta di fatto che ci impiegai più di un quarto d'ora prima di riuscire a prenderlo, e giurai di aver sentito qualcuno cantare l'alleluia.
Perfino Justin era uscito dalla sua camera per godersi lo spettacolo insieme a Jazzy, entrambi ridevano come matti, e non li biasimo, doveva essere una scena divertente: una ragazza con le gambe lunghe, non riesce a raggiungere un bambino di sei anni che corre in giro per la casa in mutande mentre ride.
Ma in che famiglia sono capitata?




Justin's Point of View


Dopo la discussione con Natalie, entrai in camera mia sbattendo la porta.
Ero furioso e stressato.
La sua improvvisa ricomparsa, il fatto che ora lavorasse in casa mia e che mi avesse chiuso la bocca per ben due volte mi faceva ribollire il sangue.
Ma non avevo motivo di prendermela con lei, il coglione sono io.
Aveva fottutamente ragione quando disse che non mi è indifferente.
No, non lo è.
Ma non potevo farmi mettere piedi in testa in quel modo.
Da lì in poi, ogni qualvolta mi avesse fatto alterare, avrei reagito.
Vediamo quanto è lunga la tua faccia tosta, Natalie Morrison.



 
 


 
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