Lo Hobbit si alzò dalla sedia su cui sonnecchiava e si avviò, con passo lento ma sicuro, verso la piccola scrivania ingombra di carte. Da quanto tempo ormai aveva deciso di riordinarla? Non lo ricordava… Infilò velocemente dei fogli nella sua borsa da viaggio, pronti per l’ultimo passo che gli restava da compiere.
Improvvisamente, da un vecchio libro che non sapeva nemmeno di possedere, scivolò fuori una busta ingiallita. Bilbo osservò la calligrafia scorrevole che riportava scritto il suo nome come destinatario. Aprì velocemente la lettera e una lacrima andò a macchiare il collo della sua camicia, quando riconobbe il proprietario di quella scrittura:
Caro Bilbo,
sono passati
moltissimi anni dall’ultima volta che ci siamo visti e forse
troppe cose sono cambiate. Eppure oggi, nella difficoltà e
nel dubbio, ho deciso di scriverti questa lettera, forse per nostalgia,
forse semplicemente per poter ricordare, insieme a te, il nostro
passato.
Non ti ho mai
confessato quale fu la mia prima impressione su di te: beh, devo
ammettere che mi sembrasti uno sprovveduto, un intralcio alla nostra
amata missione. Ma, in fin dei conti, devo ringraziare Gandalf, senza
la sua ostinazione, non ti avrei mai conosciuto e, credimi, la mia vita
ne avrebbe perso moltissimo.
Mi ricordo le
nostre avventure, quelle che tu volevi a tutti i costi evitare e che io
immensamente agognavo e che, ancora adesso, non smetto di cercare. E
nonostante tutto, e dispetto della tua apparenza, se non fosse stato
per te io non starei scrivendo questa lettera ma, e ora rido nel
ricordare, sarei diventato la squisita cena di un Troll! Non ti sembra
buffo, amico mio? Abbiamo rischiato tutti la vita in quella situazione
e ora ne sento nostalgia…
E se non fosse
stato per la tua intelligenza e il tuo coraggio, starei ancora marcendo
nelle buie prigioni del re degli elfi! Forse non lo
perdonerò mai… o forse mi piacciono gli elfi
più di quanto
non voglia ammettere io stesso! Sei stato tu a farmeli apprezzare sai?
Con le tue storie e la tua natura, sempre pronto al riso, quello che si
alzava giusto in tempo per andare a tavola e che faceva sentire una
nullità persino un nano come Thorin!
Non
l’avrebbe mai ammesso, ma anche lui ti ammirava, come tutti
noi, e ti amava. Tutti ti amavamo e continuiamo ad amarti!
Ma allora
perché non sono venuto più spesso a trovarti,
laggiù nella tua Contea? Difficile dirlo con precisione,
nemmeno io conosco con esattezza il motivo, so solo che
c’è qualcosa in me, come un vento impetuoso che mi
spinge all’avventura, un vento che tu stesso hai scatenato.
Io dovevo
andare, dovevo raggiungere la mia meta, dovevo riportare indietro lo
splendore del popolo di Durin e ricondurlo a casa. Dovevo riprendere
Moria! Lo so cosa starai pensando “pazzo di un
nano!”, eppure ti scrivo questa lettera proprio
perché so che potrai capirmi, solo tu riuscirai a
comprendere veramente il mio bisogno di avventure.
Ti conosco e
sono sicuro che anche tu, guardando dalla finestra ogni mattino, ti
senti stretto nel tuo piccolo mondo, sono sicuro che tutto
ciò che desideri, tutto ciò che sogni e poter
rivedere le montagne. Per questo ti scrivo, perché sai cosa
significa bramare un luogo più di qualsiasi gioiello.
Per questo ti
scrivo, amico mio, per condividere con te il mio trionfo, la mia gioia
e la mia libertà. Per questo,
dall’oscurità di Moria ti mando questa lettera,
pensando al sole che illumina la Collina e a te, seduto
sull’uscio di casa, fumando comodamente una pipa, e sogno la
luce che presto brillerà nuovamente nei saloni sotterranei
del mio popolo. Allora sarai tu a venirmi a trovare e così
potremo finalmente fare insieme anelli di fumo.
Balin figlio di Fundin, signore di Moria.
Bilbo si asciugò le lacrime e guardò la data della lettera, in cima al foglio: Moria 2994 terza era. Proprio quell’anno Balin era stato ucciso e la colonia dei nani fu distrutta. Bilbo prese la lettera, la ripiegò con cura e la infilò in una tasca interna. Ora poteva attraversare il mare più leggero.