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Autore: RedMarauder    23/01/2014    31 recensioni
Il suo sorriso, quel sorriso che riusciva a farla arrossire ogni volta, lo stesso sorriso che le rivolgeva ora, era spietato, disarmante...bello.
Troppo bello. Ma lei era troppo orgogliosa per ammetterlo, per mostrarsi debole. Hermione Granger doveva avere sempre il controllo della situazione. Sempre!
- Attenta a giocare con il fuoco, Granger. E' pericoloso!-
- Perché?- rispose, alzando il mento - Potrei scottarmi?-
Di nuovo quel sorriso. - Sì, ma il problema è che..potrebbe piacerti!-
Tanti cari saluti al suo controllo e alla sua tempra morale. Come poteva resistere quando quegli occhi la guardavano in quel modo? Così profondi, così intensi..così perfetti! Valeva la pena lasciarsi andare. Valeva la pena affondare le mani in quel fuoco, nel fuoco dei suoi capelli. Valeva la pena scottarsi!
Infondo, ad essere sincera, non era poi così male perdere il controllo!
Genere: Comico, Erotico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Ginny, Weasley, Harry, Potter, Hermione, Granger, Ron, Weasley | Coppie: Angelina/George, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny, Luna/Neville
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Capitolo 24
Fatto il Misfatto
 
 
 
 
 
 
 
Il mattino dopo, Hogwarts fu svegliata dai raggi di sole. Il cielo era azzurro e la tempesta era passata. Hermione pensò che fosse un invito a scacciare i demoni dai propri pensieri e godersi quella giornata. Dormire con Fred, aveva avuto i suoi aspetti positivi. Gli incubi erano spariti, così come i cattivi pensieri.
Fred aveva ragione, come Ginny e anche Silente. L’amore bastava a sconfiggere il male. Non poteva fermare la guerra, ma non le avrebbero portato via anche la possibilità di scegliere e di amare. Avrebbe lottato fino alla fine. Vincitori o vinti, non avrebbe mai rinunciato ai suoi sentimenti. L’amore era la ragione per cui doveva lottare. Fred era la sua ragione. Non glielo avrebbero portato via.
Hermione si girò su un fianco e per poco non cacciò un grido di terrore. Una mano corse subito a tapparle la bocca. La faccia di Lee si aprì in uno sguardo allegro e sorridente.
- Shh, Granger sta calma, sono io..- sussurrò.
Hermione si premette una mano sul cuore e cominciò ad ansimare. Tanti buoni propositi, per poi rischiare di morire di infarto per colpa di un idiota.
- Lee, ma che diavolo stai facendo?- mormorò lei fra i denti, la rabbia sempre più divampante nelle sue vene.
Lui sfoderò un sorriso. – Scusami, è che stavo cercando gli appunti di Fred sulle Merendine Marinare. Di solito li tiene sotto il cuscino..- sussurrò.
Hermione, ansimando ancora un po’ per lo spavento, tastò il materasso sotto il cuscino e trovò un foglio di pergamena. Lo sfilò e lo passò a Lee, che sorrise grato.
- Grazie..ehm, buonanotte!- esclamò. Poi la sua testa sparì e le tende del baldacchino si richiusero.
Hermione sprofondò sul cuscino, con il fiato corto. Chiuse gli occhi per un momento e cercò di calmarsi. Se quello era un buongiorno, allora sì che sarebbe stata una grande giornata.  Hermione sentì il braccio di Fred avvolgerla e stringerla.
- Chi era?- borbottò, la voce ancora roca per il sonno.
- Lee..- sbottò Hermione a denti stretti.
Sorridendo, Fred la strinse a sé, avvicinandola. – Possiamo dormire ancora un po’, se vuoi..-
- No, preferisco alzarmi. Voglio vedere se Ginny sta bene!- disse, girandosi verso di lui.
Fred aprì gli occhi e annuì. Hermione si avvicinò a lui e sfiorò le sue labbra con un bacio.
- Ci vediamo disotto..- mormorò Fred.
Hermione annuì e sgattaiolò fuori dal suo letto. Nella stanza delle ragazze, Lavanda e Calì erano già sveglie e si stavano vestendo. Le rivolsero un sorriso complice, quando la videro entrare in pigiama e scalza. Un leggero rossore colorò le guance di Hermione, mentre ricambiava il sorriso. Lisa rientrò poco dopo di lei, già vestita e con le guance rosse. A giudicare dalla boccetta di inchiostro e dalla piuma, Hermione dedusse che fosse stata alla Guferia a scrivere una lettera.
- Buongiorno- la salutò Hermione.
Lisa le rivolse un sorriso timido e abbassò la testa.
- Scendi con noi?- chiese Lavanda.
Hermione annuì. Finì di vestirsi e seguì le compagne di stanza giù per la scala a chiocciola. In Sala Comune, vide Harry e Ginny abbracciati sul divano. Ron era seduto accanto a loro e stava leggendo una lunga lettera.
- Buongiorno!- esclamò Hermione.
Ginny alzò la testa e le sorrise. – Dormito bene?-
- Benissimo. E tu?-
- Niente incubi..- mormorò Ginny, stringendosi a Harry.
Hermione le sorrise, per poi scambiare uno sguardo di intesa con Harry. Negli occhi verdi del suo migliore amico volteggiava un dolore che mai avrebbe voluto vedere. Il suo migliore amico, il Bambino Sopravvissuto. Il ragazzo che avrebbe dovuto affrontare una guerra. Il peso dei suoi incubi tornò ad oscurarle i pensieri. Quanto tempo mancava? Quanto sarebbero cambiate le loro vite?
Harry colse subito il suo stato d’animo e le sorrise. Hermione ricambiò incerta quello sguardo incoraggiante, ma le ombre nei suoi pensieri non svanirono del tutto. Si ritirarono in un angolo, dove lei poteva vederle e percepirle. Erano lì, sempre presenti, minacciose quanto la guerra stessa.
- Salve gente!- esclamò George, saltando gli ultimi due gradini con un balzo.
Fred arrivò sbadigliando dietro di lui e sventolò la mano in segno di saluto. Hermione allungò una mano e afferrò la sua. Il sorriso di Fred portò luce fra le ombre. Nel loro angolo nascosto, i pensieri bui si mossero irrequieti e si ritirarono ancora di più nell’oscurità. Per un momento, Hermione dimenticò le sue preoccupazioni.
Tutti insieme, decisero di scendere in Sala Grande per la colazione. L’umore degli studenti era migliorato e forse lo si doveva al sole, che aveva deciso di brillare nel cielo azzurro, non più nascosto dalle nuvole.
- Che cosa fai oggi?- le chiese Fred.
Hermione scambiò un rapido sguardo con Harry. Sapevano che Ginny avrebbe studiato in Biblioteca assieme alle compagne del suo anno. E loro avevano bisogno di parlare.
Si avvicinò all’orecchio di Fred e sussurrò. – Ho bisogno di rimanere sola con Harry e Ron!-
Fred intravide il volto stanco e preoccupato di Harry e annuì. – Sì, penso che sia una buona idea!- mormorò.
Hermione sorrise e lo baciò. Aveva bisogno di sentirlo vicino. Aveva bisogno del suo coraggio e della sua allegria, della sua capacità di sorridere anche nei momenti più bui. Fred ricambiò il bacio, accarezzandole la guancia.
- Tu cosa farai?- chiese Hermione.
- Me lo stai chiedendo in qualità di fidanzata o di Prefetto?- chiese Fred, curioso.
Hermione sospirò. – Prefetto..
Fred sfoderò un sorriso vispo. – Io e George..-
- No! Ho cambiato idea. Fidanzata!- rettificò Hermione.
Fred scoppiò a ridere. – Passerò del tempo in compagnia del mio adorato gemello per dare vita a qualche nostra brillante idea!-
- Non mi piace comunque..- borbottò Hermione.
Sorridendo, Fred le sfiorò la guancia con un bacio e poi si alzò. – Ci vediamo a pranzo!-
- Fred..- supplicò Hermione, con un sussurro.
Lui sorrise. – Tranquilla Granger! Non ci arresteranno!-
Per niente rincuorata, Hermione lo guardò uscire insieme a George. Poco dopo, Ginny li salutò e andò a prendere Delmezia, per poi dirigersi in Biblioteca. Hermione, Harry e Ron si scambiarono un’occhiata e si alzarono.
Il sole aveva scaldato i prati attorno a Hogwarts, ma il vento non prometteva il calore di una primavera sempre più vicina. Camminarono in silenzio per un po’, fino a raggiungere il Lago Nero. Sulle sponde, Harry si fermò e si arrampicò su una pietra. Ron si sistemò su un masso accanto e Hermione rimase in piedi, davanti a loro. Guardavano tutti e tre il Lago, ognuno immerso nei propri pensieri.
- Sta peggiorando..- mormorò Harry, a un certo punto.
Hermione si girò verso di lui. Lei e Ron non avevano bisogno di fare domande. Sapevano di cosa stesse parlando Harry. I sogni. Le visioni. Voldemort.
- Devi chiudere la mente!- esclamò Hermione, seria.
- Ci sto provando. Ma non funziona!- protestò Harry.
- Devi riuscirci! Harry non puoi permettergli di avere acceso alla tua mente!-
- Hermione mi sto impegnando, davvero! Ma sembra sempre più..arrabbiato! Non riesco a gestire quella rabbia, non riesco a..-
Si interruppe, prendendosi il volto fra le mani. Ron aprì la bocca per dire qualcosa, ma poi ci ripensò. Allungò una mano e strinse la spalla di Harry. Hermione sospirò, a corto di parole. Come potevano mettere fine a tutto questo? Come poteva aiutare Harry? Non c’era un modo. C’era solo il buio dell’oscurità che avanzava.
Non parlarono molto. Riguardarono insieme le informazioni che avevano ottenuto a Grimmauld Place, parlarono dell’arma, della guerra e dell’esercito di Voldemort. Misero in piedi qualche teoria, ma erano discorsi vuoti, discorsi di tre ragazzi stanchi e sofferenti. Non avevano niente su cui lavorare, non avevano piani da escogitare. Non avevano indizi e non avevano risposte. Per un po’, fra loro regnò solo il silenzio. Hermione sedette accanto a Harry e gli prese la mano. Non poteva fare altro. Le parole non sarebbero servite a niente. Mentre guardava il vento increspare il Lago, Hermione venne assalita da una profonda rabbia.
Era tutta colpa di Voldemort. E non era giusto. Aveva portato orrore e sofferenza. La sua sete di potere avrebbe cambiato le loro vite per sempre. Erano troppo giovani per affrontare tutto questo. Il peso del mondo gravava sulle spalle di un ragazzo di quindici anni. Doveva andare davvero così? Perché non potevano essere come tutti gli altri? Perché Harry non poteva essere un adolescente come tutti?
La rabbia le ribollì nelle vene. Strinse il pugno della mano libera, conficcandosi le unghie nel palmo. Dolore. Solo dolore. Oscurità e sofferenza. Era ciò che li aspettava. Ma c’era una luce. C’era la luce della speranza. La luce dell’amore.
- Harry?- lo chiamò Hermione.
Il ragazzo alzò lo sguardo su di lei. Anche Ron le rivolse l’attenzione.
- Qualunque cosa accada, non dimenticare mai chi sei. Mai. Non dimenticare le persone che ami e che ti amano!- disse lei.
Harry la guardò in silenzio per un momento, poi rispose. – Questo non ucciderà Voldemort –
Hermione annuì e rivolse lo sguardo verso il lago. Poi mormorò: - Ma terrà in vita te!-
 
 
 
 
 
 
 
In Biblioteca, Ginny fingeva di studiare.
Quella notte passata con Harry aveva scacciato gli incubi. Per un po’, avrebbe funzionato. Se lo sarebbe fatta bastare.
Grattò la pergamena con la piuma, ma il suo sguardo si perse in una goccia di inchiostro. Era caduta quando lei aveva sollevato la piuma. Aveva formato una piccola pozza sulla pergamena. Poi l’inchiostro si era infiltrato nelle venature della carta. Strie nere si erano allungate dal centro della goccia. Come un incubo. Come un’ombra che desiderava solo espandersi per soffocare la luce.
Sospirando, Ginny ripensò a quella notte. Ripensò a Harry. Ricordò le speranze alle quali doveva aggrapparsi con tutte le sue forze.
 
- Io non ti abbandonerò – mormorò Ginny.
- Arriverà un momento in cui sarà rischioso essere al mio fianco – le rispose Harry.
Ginny alzò la testa. – Non mi interessa!-
- Ginny..-
- No! Ascoltami – lo interruppe. – Io non ti lascio. Non mi importa, può venire a prendersela direttamente con me se vuole –
- Non essere ridicola – sbottò Harry, preoccupato e arrabbiato al tempo stesso.
- Tu non capisci, vero?- mormorò Ginny, con un mezzo sorriso. – Non hai scelta. Sono con te. Non mi interessa di Voldemort, non mi importa di quanto sia rischioso. Io e te saremo insieme. Qualunque cosa accada –
- Non voglio che ti uccida!- mormorò Harry, gli occhi improvvisamente lucidi. – Non voglio che ti capiti qualcosa, non potrei mai perdonarmelo Ginny!-
- E vale lo stesso per me, Harry!- esclamò lei, mettendosi a sedere sul letto. – Harry non potrei vivere senza di te. Non posso pensare di abbandonarti. Ha portato via i tuoi genitori, ti ha rovinato la vita. Non ti porterà via anche questo!- esclamò infuriata. – Non ti porterà via da me. Non glielo permetterò,  sono pronta a giurarlo sulla mia stessa vita!-
Non riuscì a fermare le lacrime. Doveva essere forte, doveva essere coraggiosa per Harry. Ma non ci riuscì. La rabbia e il dolore scacciarono il coraggio. Per la prima volta, Ginny si sentì come quando si era risvegliata nella Camera dei Segreti. Pericolosa. Debole. Posseduta da qualcosa che annullava il suo vero essere. Era colpa di Voldemort. Allora come adesso.
All’improvviso, Harry la afferrò e la strinse forte. E Ginny pianse. Il fiume del dolore infranse gli argini della sua forza. Cedette alla paura, senza vergognarsene. Scossa dal pianto, cercò riparo fra le braccia del ragazzo che doveva proteggere, a costo della sua stessa vita. Era ironico. Buffo e terrificante al tempo stesso.
- Ginny..- mormorò Harry.
La ragazza alzò la testa. Harry la guardò per un istante, accarezzandole le guance. Poi la baciò. Era un bacio carico di significati. Voleva chiederle scusa, per averla trascinata in un amore pervaso di paura. Voleva consolarla. Voleva farle sapere quanto la amasse. Ginny colse mille e più significati in quel bacio. E li ricambiò, dal primo all’ultimo. Si strinse fra le sue braccia, mentre la paura scivolava via dalla sua mente. Il cuore tornò a battere rapidamente. Il coraggio le incendiò le vene, scacciando ogni traccia di dolore e paura. Era di nuovo lei. La ragazza fiera e tenace. Combattiva. Forte. Lo era per lui. Harry era la sua ragione per combattere. Doveva proteggerlo. Doveva proteggere il loro amore.
Lentamente, Ginny si separò dalle sue labbra.
- Qualunque cosa accada..- mormorò.
Harry annuì. -..non vincerà. È una promessa, Ginny!-
- Ti amo –
Harry la strinse a sé, accarezzandole i capelli. – Ti amo – mormorò.
 
 
 
Ginny riemerse dai suoi pensieri. La macchia di inchiostro era ancora lì, sulla pergamena. Digrignò i denti e la schiacciò con il pugno chiuso. Strisciò con forza, fino a cancellarla. La pergamena tornò pulita. Strie opache di inchiostro avevano macchiato la sua pelle e offuscato il colore giallastro della pergamena. Ma la goccia di oscurità crescente non c’era più.
Coraggio.
Forza.
Amore.
Ginny Weasley era nata per combattere e per proteggere chi amava. Voldemort doveva preoccuparsi di un’altra minaccia. Non c’era solo Harry. No, c’era il Prescelto e le persone che lo amavano. Lo avrebbero protetto. Lei lo avrebbe protetto.
Non glielo avrebbe portato via. Mai.
 
 
 
 
 
 
 
Harry era abbracciato a Ron e Hermione da quasi dieci minuti. Il vento frustava i loro visi e congelava le sue lacrime. Sentì sulla nuca il calore del sole e le sue narici respirarono il profumo di Hermione. Odorava di torta. Come Ginny. Come tutti i Weasley. E come loro due, da quando frequentavano un po’ troppo i Weasley!
Hermione aveva ragione. Lui era Harry Potter. Non Voldemort. Ginny lo amava. Aveva lei, e Hermione, Ron, Sirius, la famiglia Weasley, Lupin e Silente. Aveva altre persone al suo fianco, amici che non lo avrebbero mai abbandonato. Non poteva chiedergli di combattere per lui, ma poteva aggrapparsi alla speranza di una promessa.
La promessa dell’amore. La promessa della luce.
Sirius aveva ragione. Lui era Harry, solo Harry. Sceglieva di agire nella luce. L’oscurità sarebbe scomparsa. La sua cicatrice era leggenda. Era il segno del suo fardello. Ma non era una debolezza. Doveva trasformarla nella sua arma. Il fardello che portava doveva diventare la sua più grande forza. Avrebbe lottato. Fino all’ultimo respiro. Non gliel’avrebbe portata via. Ginny era tutto ciò che di più bello avesse al mondo. Non sarebbe scomparsa.
Lentamente, i tre si sciolsero dall’abbraccio. Harry si alzò in piedi e si girò verso Hermione e Ron.
- La guerra non è ancora cominciata – disse – Il mondo si sta preparando, ma Voldemort è ancora nascosto. E quando arriverà saremo pronti. Combatteremo. Me la vedrò con lui. Comunque vada, non gli permetterò di portare altra oscurità. Non gli permetterò di vincere!-
Hermione e Ron annuirono e si alzarono.
- Non sei solo, Harry!- esclamò Ron, appoggiando una mano sulla sua spalla.
Hermione sorrise e prese la mano a entrambi. – Ci siamo noi!-
- Hai un mucchio di persone dalla tua parte!- aggiunse Ron.
- Hai l’Ordine!-
- E l’ES!-
- Ma non contare troppo sui nuovi arrivati: sono tremendi con gli Schiantesimi!-
Harry scoppiò a ridere e li riabbracciò entrambi, di slancio. Quando si separarono, Harry parlò, guardando prima Ron e poi Hermione. – Non mi pentirò mai di aver condiviso quello scompartimento con te e di averti salvata da quel Troll!-
Hermione scoppiò a ridere. – Non vi ringrazierò mai abbastanza!-
Ron arrossì. – Forse dovrei essere io a dire che non mi scuserò mai abbastanza. Praticamente è stata colpa mia!-
Hermione sorrise dolcemente. – Mi avete salvata..-
Harry annuì. – L’hai messa in pericolo, per poi salvarla e per poi darla in pasto a tuo fratello! Questa è vera amicizia!-
Hermione alzò gli occhi al cielo, mentre Harry e Ron scoppiarono a ridere.
Tornarono al castello. Harry e Ron afferrarono Hermione per la vita e lei passò le braccia sulle spalle di entrambi.
Harry chiuse gli occhi per un momento, lasciandosi cullare dal vento. Sentiva la mano di Hermione sulla spalla e il braccio di Ron contro il suo. Erano con lui. Erano i suoi migliori amici. Una parte di lui, si sentiva in colpa. Quell’amicizia li aveva trascinati nella guerra. Ma sapeva che, senza di loro, non avrebbe mai avuto la forza di combattere. Erano la sua famiglia, la prima che avesse mai avuto dopo la morte dei genitori.
Insieme a Ginny, erano la sua ragione per continuare a lottare contro le tenebre.
 
 
 
 
 
 
 
Il sole convinse molti degli studenti a trascorrere quel sabato pomeriggio nei prati. Hermione preferì rimanere in Sala Comune. Era praticamente deserta e il silenzio era esattamente ciò di cui aveva bisogno. Passò il pomeriggio con Fred, stesa sul divano, con la testa sulle sue gambe. Hermione studiava, lui sistemava con George alcune idee. Il gemello era seduto sulla poltrona accanto a loro e si distraeva spesso per lanciare palline di carta verso Angelina, che studiava poco più in là con Alicia. Al quarto lancio, Angelina contrattaccò con una boccetta vuota di inchiostro, centrando George in fronte. Da lì la guerra fu interrotta.
Fred accarezzò i capelli di Hermione per tutto il pomeriggio. Lei fu immensamente grata per quel contatto. I discorsi di quella mattina e gli incubi della sera prima l’avevano indebolita. Aveva bisogno di conforto. Per qualche ora, aveva bisogno di sentirsi cullata e protetta. Poi sarebbe tornata a ruggire e mostrare le zanne.
- E se usassimo solo le radici?- chiese George, alzando la testa dai suoi appunti.
Fred annuì e aprì la bocca per rispondere, ma Hermione lo anticipò. – Dovete usare anche le foglie, o la pozione diventerà una brodaglia che potrete usare solo nel caso in cui vi venisse voglia di avvelenare Malfoy!- disse, senza staccare gli occhi al libro.
Fred e George rimasero a bocca aperta.
- Tu come lo sai?- chiese Fred.
Hermione spostò il libro e lo guardò con cipiglio scettico. – In questo castello esiste un luogo chiamato Biblioteca e dentro ci sono un sacco di libri!-
George sbuffò e tirò una riga sulla pergamena. – Come fa a sapere sempre tutto?- borbottò fra sé.
- Sembri Ron..- commentò Hermione.
- Granger non dirlo mai più!-
- Allora non lamentarti della mia intelligenza!-
- Ce la caviamo benissimo da soli, lo sai?-
- Sì ho notato..- sbuffò lei, divertita.
- Perché non la lasci?- sbottò George, rivolgendosi al gemello.
- Perché non cambi fratello?- chiese lei, guardando Fred.
Lui alzò le mani per fermarli e poi se le passò fra i capelli. – Smettetela, o mi verrà mal di testa! Sforzatevi per un attimo di piacervi e fingete di volervi bene!- scherzò, con un sorriso divertito.
George scoppiò a ridere. – Non ho bisogno di fingere, le voglio già bene!-
- Grazie, George!- esclamò Hermione, girando la testa per sorridergli.
George le sorrise e rimase in attesa, per poi farle un cenno con la mano.
Hermione aggrottò la fronte. – Cosa c’è?-
Lui sospirò. – Tocca a te..è buona educazione!-
Lei finse di non capire, poi sorrise quando lui sfoderò un’espressione offesa. – Ti voglio bene anche io, George!-
- Bene, ora che siamo tutti felici, chiudete la bocca!- intervenne Fred.
Sorridendo, Hermione tornò al suo libro. Le rappresaglie con George erano ormai all’ordine del giorno. Hermione adorava quei momenti. Sapeva che era un modo bizzarro di George per dirle che la accettava nella vita del suo gemello, quindi la sua. E Hermione poteva trasmettergli lo stesso. Aveva sempre ammirato i gemelli per il rapporto che li legava. Essere parte di quel legame era una sensazione difficile da descrivere. Non si sarebbe mai abituata a quel senso di appartenenza e al calore che saliva nel suo cuore. I Weasley erano sempre stati la sua famiglia nel Mondo Magico. E lo erano ancora, più di prima.
- So-Tutto-Io, come ci procuriamo delle radici di Bubotubero?- chiese George.
Hermione voltò pagina e rispose: - Entrate di nascosto nelle Serre..-
Il silenzio che calò dopo la sua risposta, la distrasse dalla lettura. Spostò il libro e vide Fred e George guardarla come se si fosse appena trasformata in un Avvincino.
- Che c’è? Infrangere le regole è un classico, per voi!- disse Hermione.
Fred inarcò le sopracciglia. – Su questo non ci sono dubbi, Granger. Sentirselo consigliare da te, invece, è un tantino insolito!-
- Togli “un tantino insolito” e mettici pure “impossibile”!- rincarò George.
Hermione sbuffò. – Allora arrangiatevi!- sbottò.
Sorridendo, Fred le accarezzò una guancia. – Mi rinchiuderanno davvero ad Azkaban per questo..- mormorò.
Hermione sorrise e sollevò la schiena per avvicinare il viso al suo. – Ti prometto che verrò a salvarti!- scherzò lei, prima di baciarlo.
- Siete più nauseanti del thé della Umbridge..- borbottò George, con una smorfia disgustata.
Ridendo, Hermione e Fred si separarono. Poi Hermione scivolò giù dal divano e posò il libro su un tavolino lì accanto.
- Vado alla Guferia. Non scrivo ai miei da una settimana..- disse Hermione.
Fred sfoderò un sorriso vispo e aprì la bocca per dire qualcosa, ma Hermione alzò una mano, e con sguardo severo disse. – No, non era una frase in codice. Vado davvero a scrivere ai miei!-
Le spalle di Fred si abbassarono per la delusione. – Guastafeste..-
- Tranquilla Granger, lo tengo buono io!- disse George, senza alzare gli occhi dalla pergamena sulla quale stava scarabocchiando un disegno dall’aria inquietante. Hermione decise di non voler sapere di che progetto si trattasse. Meno sapeva, meglio era!
Sorridendo, si chinò verso Fred, e sfiorò le sue labbra con un bacio leggero. Poi lasciò scorrere le labbra fino al suo orecchio e, sussurrando in modo che George non sentisse, disse: - Sarà una lettera breve..-
Mentre si allontanava da lui, vide Fred rivolgerle un rapido occhiolino. Sorridendo, Hermione uscì dal dormitorio e si incamminò verso la Guferia. Lungo la strada, incontrò Luna.
- Ciao Luna!-
- Hermione!- esclamò lei sorpresa, come se avesse appena appoggiato i piedi a terra dopo un viaggio sulla luna. – Sto andando alla Guferia per scrivere a papà!-
- Anche io sto andando a scrivere una lettera. Andiamo insieme?- propose Hermione con un sorriso.
- Buona idea! I Nargilli che infestano i gufi si allontanano se vedono più di una strega attorno a quegli animali!-
Hermione sorrise e trattenne un sospiro. Lasciò che Luna la prendesse sottobraccio e insieme si incamminarono verso la torre della Guferia. La stanza circolare era vuota. Gli unici presenti erano i gufi. Be’, e i Nargilli, guardando dal punto di vista di Luna!
Hermione chiacchierò con Luna, mentre entrambe scrivevano le lettere indirizzate alle famiglie. Nella sua, Hermione raccontò ai genitori degli ultimi Decreti, evitò accuratamente dettagli sulla guerra e su Voldemort, e parlò per un po’ di Harry e Ron. Non aveva ancora raccontato ai suoi genitori di Fred. Probabilmente, quel momento non sarebbe giunto molto presto. Meno dettagli conoscevano della sua vita nel Mondo Magico, meglio era. Più i suoi genitori entravano nella sua vita, più li rendeva un facile bersaglio per le forze oscure. Doveva nasconderli il più possibile.
Quando finì la lettera, Hermione si voltò verso Luna e la vide intenta a osservare il gufo che era appena partito con la sua posta, mentre spiccava il volo nel cielo al tramonto. Dopo aver scelto un gufo e avergli legato la lettera alla zampa, Hermione si affiancò alla ragazza. Una brezza fredda soffiò dall’apertura, e Hermione incrociò le braccia al petto per ripararsi. Guardò il sole calare sulle montagne. Il cielo era intriso di rosso sangue. All’orizzonte, nuove nuvole incombevano.
- Si avvicina una tempesta – disse Luna.
Hermione sospirò, pensando a quanti significati potesse avere quell’affermazione. Sì, arrivava una tempesta.
- Dobbiamo essere pronti..- mormorò Hermione.
In un modo che non riuscì mai a spiegarsi, Hermione seppe che Luna aveva colto il vero significato di quelle parole.
- Lo saremo!- esclamò la ragazza, con un sorriso sognante.
- Sai Luna, vorrei poterci credere..- sussurrò Hermione, guardandola.
Luna era lì, sorridente e distratta. Hermione avrebbe dato qualsiasi cosa, pur di poter essere così. Sognante abbastanza da poter sollevare via il peso del mondo e del male. Solare abbastanza da poter cancellare le ombre.
- Devi crederci – disse Luna. – E’ questo il segreto. Devi crederci veramente. Infondo, la magia è fiducia nelle proprie capacità. Puoi far volare gli oggetti, ma solo se sei convinto di poterlo fare!- concluse.
Hermione sorrise e annuì. – Sì, sono d’accordo. Forse hai ragione tu: dobbiamo solo esserne convinti..e sperare!-
Luna le sorrise raggiante e le accarezzò un braccio. – Io vado a cercare Neville!-
- Io resto qui – rispose Hermione.
Luna annuì e le rivolse un ultimo sorriso splendente, prima di andarsene. Hermione rimase sola insieme ai gufi. Il rumore dei rapaci la distrasse dai suoi pensieri. Quasi non sentì i passi alle sue spalle, ma ritrovò calore nelle braccia che la avvolsero.
- Lo sai che starsene immobili davanti a una finestra con questo vento non è saggio, vero?-
Hermione sorrise. – Non saprei. Pensi che sia meglio o peggio di correre sotto la pioggia?-
La risata di Fred le solleticò l’orecchio. – Vieni via, o dovrò scongelarti per poterti riabbracciare!-
Ridendo, Hermione si lasciò trascinare da Fred. Insieme, scesero dalla torre e tornarono nei caldi corridoi del castello. Incrociarono Sir Nicolas lungo la strada e dovettero sorbirsi l’ennesima lista di lamentele del fantasma. La sua ambizione di partecipare alla Caccia Senza Testa diventava sempre più un’utopia. Quando finalmente riuscirono a liberarsi del fantasma, Hermione e Fred ricominciarono a camminare. Erano quasi arrivati al dormitorio. Fred la afferrò improvvisamente per un polso e la trascinò via. Raggiunsero il ripostiglio segreto nel corridoio vicino al dormitorio.
Una volta entrati, Fred le prese il viso fra le mani e la baciò. Hermione si lasciò trascinare dal bacio, senza chiedere spiegazioni. Non avevano bisogno di parlare. Avevano dormito insieme, quella notte, per un motivo preciso. Fred lo sapeva, anche se non ne avevano parlato molto. E anche Hermione lo sapeva. Avevano paura, ma non erano disposti a permettere a quella paura di prendere il sopravvento. Volevano combatterla e sconfiggerla. Sapevano di poterlo fare. E le parole non avevano più spazio. Era arrivato il momento di spegnere i pensieri e la voce. Era arrivato il momento di ritrovarsi. Era sempre stato così. Hermione cercava protezione in quelle braccia calde e la trovava sempre. Era la sua via di fuga, il suo porto sicuro. Non poteva cercarla altrove. Fred era la sua risposta, la sua ragione.
L’amore scacciava gli incubi. La sua bocca scacciava i demoni.
Scivolarono sul pavimento di pietra, freddo e duro, eppure così perfetto in quel momento. Volevano semplicemente rimanere lì, abbracciati, vicini, inseparabili. Hermione pensò alla stanza dell’ala del sesto piano e alla loro piccola foresta nella Stanza delle Necessità. E quello sgabuzzino. La stanza dietro la soffitta di Fierobecco. I loro posti. I loro nascondigli. Cercavano riparo dove sapevano che nessuno potesse trovarli. Era l’unica scelta che avevano. Scappare, anche se per poco tempo. Isolarsi dal mondo reale.
Stretta fra le sue braccia, Hermione dimenticò la paura. Non c’era mai stato posto per la paura, con Fred. Mai.
Fred scese suo collo, baciandole dolcemente la pelle. Hermione respirò il profumo di cannella che irradiava dai suoi capelli. Strinse le mani sulla sua schiena, accarezzandolo. Aveva bisogno di lui, del suo calore, del suo corpo. Della sua bocca. Aveva bisogno di sentirlo vicino come non mai. E ci riuscì. Riuscì a trovare rifugio fra le sue braccia. Insieme ai vestiti, caddero le ultime ombre. Dimenticarono il perché di quella paura, dimenticarono gli incubi e le tenebre. Rimasero solo loro. Insieme. Come lo erano sempre stati. E le fiamme di quella passione bruciarono ogni cosa. Portarono via ogni demone. Perché non c’era spazio per qualcosa che non fossero fiamme e desiderio, follia e passione. Amore. Era l’unica cosa di cui avevano bisogno. Dovevano bruciare insieme, come ogni volta. Dovevano stringersi, lottare. Vincere.
 
 
 
Fred aveva convinto Hermione a passare la notte nella Stanza delle Necessità e ci era riuscito piuttosto in fretta. Dopo cena, i due si erano volatilizzati ed erano arrivati nella loro foresta privata. I fiori evocati da Hermione splendevano ancora nel prato. Eterni. Perfetti.
Non avevano quasi parlato, per tutta la sera. Erano semplicemente rimasti in quel vecchio letto a baldacchino, abbracciati. Tra i baci e le carezze, si erano cullati a vicenda. Avevano fatto l’amore, tante volte, abbastanza da sfinirli e farli crollare in un sonno profondo. Ma Fred si era svegliato. A giudicare da un orologio appeso poco più in là, erano le tre del mattino. Si era girato silenziosamente, fino a sistemarsi su un fianco per guardare Hermione dormire.
Ho bisogno di tempo
La voce dei suoi pensieri parlò così all’improvviso che quasi si convinse di non averlo pensato davvero. Però era la verità. Aveva bisogno di tempo. Per stare con Hermione, per proteggerla, per avere un piano. Era il suo ultimo anno, il che significava solo una cosa: lei sarebbe andata a Hogwarts da sola, l’anno successivo. Senza di lui. Con una guerra incombente, fuori dalle mura del castello. Come poteva lasciarla sola? Non era pronto. Non era pronto a tutto questo. Aveva bisogno di tempo. Ma non ce l’aveva. Tutto quello che gli rimaneva, era estremamente prezioso. Non valeva nemmeno la pena di dormire. Era tempo sprecato.
Fred avrebbe voluto congelare quel momento. Loro. Insieme. Nel loro angolo privato e perfetto. Perché non poteva rimanere tutto così? Perché dovevano andare avanti? Con la prospettiva di un futuro migliore, a Fred non sarebbe dispiaciuto andare avanti. Ma con la guerra alle porte..be’, era tutta un’altra faccenda.
Delicatamente, Fred accarezzò la guancia di Hermione.
- Granger?- la chiamò piano.
Hermione strizzò gli occhi un paio di volte. Lentamente, mise a fuoco il mondo attorno a lei. Fred le sorrise e continuò ad accarezzarle la guancia.
- Che ore sono?- mormorò Hermione.
- Le tre, credo..- rispose lui.
- Perché mi hai svegliata?- chiese preoccupata.
- Ti amo – rispose Fred.
Hermione sfoderò un sorriso. – Ti amo anche io..ma dovevi proprio dirmelo adesso?- sbottò poi, con ironia.
Fred rise piano. – Sì, era davvero necessario!-
Hermione alzò gli occhi al cielo e si passò una mano fra i capelli. – Peccato, perché stavo facendo un sogno bellissimo!-
- E cioè?-
- Ero fidanzata con George..-
- Davvero divertente!- esclamò Fred, con un sorriso beffardo.
Hermione gli sorrise e si avvicinò. – Stavo sognando di prendere Eccellente in tutti i G.U.F.O. – confessò, arrossendo.
- Tu prenderai Eccellente in tutti i G.U.F.O.!- assicurò lui, avvolgendola fra le braccia e stringendosela al petto.
Hermione sospirò. – Non se continuo a passare le mie notti in bianco a causa tua!-
- Vorrei dirti che mi dispiace, ma non sarebbe vero!-
- Vorrei dirti che scambierei volentieri il tempo passato con te, con quello passato a studiare, ma sarebbe una bugia!- rispose lei.
Ridendo, Fred le sollevò il viso per baciarla.
- Sarai comunque la migliore!- le disse.
Hermione arrossì. – Ci proverò!-
- Pensa quanto sarà contenta mia madre: ti userà come modello di ispirazione per prendersela un po’ con Ron!-
- Fred..-
- Se lo merita! Noi abbiamo subito ogni genere di ingiustizia! Bill, Charlie e Percy sono stati il nostro incubo, la mamma li usava come esempio per convincerci a studiare di più. Poi è arrivato il turno di Ron, ma non poteva usare noi come modello, per ovvi motivi. E neanche gli altri tre, perché ormai Ron aveva già assistito alle ramanzine dedicate a me e George. Aveva bisogno di un’altra fonte, e quella fonte sei tu!-
Hermione arrossì un po’. – Dici davvero?-
Fred annuì. – Ogni estate, mamma passa la maggior parte del tempo a inseguire Ron e dirgli che dovrebbe imparare da te! Ti adora talmente tanto che a volte penso che voglia barattare uno dei suoi figli per te!-
Hermione scoppiò a ridere. – Non lo farebbe mai!-
Fred arricciò le labbra. – Prima forse non l’avrebbe fatto, ma ora che Percy se ne è andato..be’, scommetto che preferirebbe avere te in famiglia, piuttosto che quel cervello di gallina..-
Hermione gli lanciò uno sguardo di rimproverò. – Fred, è pur sempre tuo fratello!-
- Ma è un idiota!-
- Nessuno è perfetto..-mormorò lei, con un sorriso.
Fred sfoderò un ghigno. – Tranne me! E George, ma per la semplice fortuna di assomigliarmi!-
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Forse vostra madre darebbe indietro voi due, per prendersi me!-
- Ci sono momenti in cui potrebbe cedere all’isteria e farlo davvero! Pensa come reagirà quando le diremo della nostra storia!-
Fred sentì il corpo di Hermione diventare improvvisamente rigido. La ragazza lo guardò con un misto di panico e apprensione negli occhi nocciola.
- Granger, di cosa ti preoccupi? Ti ho appena detto che ti adora!- disse Fred, con un sorriso un po’ tenero un po’ di scherno.
Lei sospirò. – Sì, ma se non dovesse..- poi si interruppe, lasciando la frase in sospeso.
- Approvare?- concluse Fred. Hermione annuì incerta e lui le sorrise. – Approverà, stanne certa. All’inizio, forse, rimarrà sorpresa. Ha sempre sospettato che fra te e Ron ci fosse qualcosa. Poi se la prenderà con me..-
- Perché?- si intromise Hermione, perplessa.
Fred scacciò l’aria con la mano. – Perché lei deve sempre prendersela con me, troverà una ragione strada facendo!- rispose e Hermione scosse la testa, alzando gli occhi al cielo. – Poi capirà che facciamo sul serio e comincerà a cucinare una torta per festeggiare, mentre nei meandri della sua mente di madre inizierà a pensare ai parenti da invitare alle nozze..ehi! Potresti finalmente conoscere zia Muriel!-
Fred concluse il suo discorso con un sorriso e una pacca di incoraggiamento sulla spalla di Hermione. Lei rimase a bocca aperta, mentre un misto di orrore e sgomento prendeva il sopravvento sul suo viso.
Hermione boccheggiò un paio di volte, poi si schiarì la voce e guardò Fred come se avesse potuto incenerirlo con lo sguardo.
- Io e te non ci sposeremo!- disse, la voce ferma e lo sguardo furente.
Fred sospirò. – Sempre la stessa storia, Granger! Non puoi saperlo!- rispose, sorridendo.
- Weasley, comincia a fartene una ragione!-
- Comincerò a farmene una ragione quando mi dirai di no!-
- Ti ho appena detto di no!-
- No, perché non te l’ho chiesto! Perciò non puoi avermi risposto..fregata!- concluse, puntandole un indice contro e ammiccando, con un sorriso spavaldo.
Hermione rimase nuovamente a bocca aperta. Il tono sicuro e risoluto scomparve per cedere il posto a un mormorio sommesso e preoccupato.
- Vuoi dire che me lo chiederai..un giorno?- concluse, incerta.
Fred scrollò le spalle. – Non si sa mai. Forse sì, forse no..la vita è piena di imprevisti!-
Hermione sorrise, lo sguardo perso sul materasso. Non che non fosse bello vederla sorridere, ma Fred rimase un po’ spiazzato da quella reazione. Si era aspettato di tutto, tranne quella reazione tranquilla e pacifica.
- Ho detto qualcosa di divertente?- chiese, ricambiando con un sorriso incerto.
Hermione scosse la testa e tornò a guardarlo negli occhi. – Unicorni Rosa – rispose lei, ridendo piano.
Fred inarcò un sopracciglio. – Ti ha morsa un Doxy?-
- No, perché?-
- Stai delirando!-
Hermione alzò gli occhi al cielo e poi tornò a guardare Fred, arrossendo. – Ricordi quella storia che ho raccontato nella Stanza delle Necessità?-
- Quella sulla tua compagna di scuola e i capelli verdi?- chiese Fred.
Hermione annuì. – Ecco, da quando sono arrivata a Hogwarts ho iniziato a definire gli imprevisti con l’espressione “Unicorno Rosa”. Perché quella mia compagna di scuola diceva sempre che avrebbe avuto un Unicorno rosa. Ma poi sono stata io a vederli veramente. Certo, non rosa. Ma comunque, ho visto gli unicorni. E ho scoperto di essere una strega!-
Fred annuì. – Quindi, se ho capito bene, io sono il più gigantesco e sconcertante Unicorno Rosa che ti sia mai capitato!-
Hermione sorrise. – Miseriaccia Weasley, allora hai davvero un cervello lì da qualche parte!-
Ridendo, Fred la afferrò e la strinse a sé. – A volte funziona, a volte no! Tornando all’argomento principale: è così?-
Hermione sbuffò. – Sì!- rispose.
Sorridendo compiaciuto, Fred chiese: - E te ne pentirai mai?-
Lei sorrise e si avvicinò a lui, salendo lungo il suo corpo, fino a incontrare le sue labbra. Fred ricambiò il bacio con passione. Valeva più di una risposta. Rendeva piuttosto bene l’idea!
- No. Credo di aver fatto la scelta giusta, quando ho deciso di cadere fra le tue braccia – ammise Hermione, separandosi dalle sue labbra.
Fred le sorrise e le prese il viso fra le mani. – Be’, questa è fortuna. Sarebbe una seccatura dover ricominciare da capo per convincerti del contrario!-
Hermione inarcò le sopracciglia. – Sicuro?-
Fred finse di pensarci bene, poi sfoderò un sorriso malandrino. – No, dannazione, ricomincerei anche subito!- esclamò, facendola ridere. – Ammettilo, Granger, è stato divertente!-
Hermione ondeggiò con la testa. – Divertente, eccitante e stressante. A volte ho rischiato di ucciderti!-
Fred scacciò l’aria con la mano. – Dettagli su cui possiamo sorvolare. Ti hanno portata da me, comunque!- sottolineò con un ghigno.
- Che fortuna..-
- Granger!-
- Scherzavo..- mormorò lei, chinandosi per baciarlo.
Fred si lasciò cullare da quel bacio. Fortuna. E un pizzico di magia. Era davvero finita fra le sue braccia, ancora non riusciva a credere di essere stato così fortunato. Quella splendida creatura che lo stava baciando era davvero innamorata di lui. Era pura e semplice magia.
In quel bacio, Fred ritrovò il suo coraggio. Al diavolo la guerra. Erano solo ombre. Hermione era la sua luce, era la sua ragione per lottare. Non gli importava del futuro così oscuro che si parava davanti a loro. Avrebbero sconfitto le tenebre, per poi tornare a vivere nella luce.
Il tempo. Avevano tempo. Lo avrebbero ricavato in ogni istante vissuto insieme. Fred desiderò ardentemente di poter vivere il suo futuro con Hermione. La prospettiva della guerra non gettava più nuvole nel suo cielo fatto di speranze. Era il bello di una promessa. Promettendole quel futuro, avrebbe avuto una ragione in più per combattere, per cambiare quel destino.
Avremo tempo Granger..è una promessa!
 
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
Correva.
Il pavimento di pietra scorreva rapido sotto i suoi piedi. Le pareti del corridoio sembravano sempre più vicine, come se si stessero chiudendo, soffocando la pietra, soffocando lei. Eppure lei correva. Non aveva scelta. Qualcuno le dava la caccia, ma lei non era pronta a voltarsi e combattere. Poteva solo scappare. Ma a che scopo? Il corridoio si stava richiudendo su se stesso. Sarebbe morta comunque...corri...le pareti, sempre più vicine...non poteva scappare...continua a correre...poteva tornare indietro...no, dietro c’era solo l’oscurità, non poteva...doveva andare avanti...voltati...a cosa serviva? Non poteva combattere contro le tenebre...erano informi, fumo e oscurità, ombre senza carne né vita...combatti!...si girò...immobile oscurità...il corridoio smise di restringersi...era libera...no, prima doveva sconfiggere le ombre...strinse la bacchetta...l’ombra divenne reale...un viso bianco e pallido...veleggiava nell’oscurità, ...alza la bacchetta!...paura...un volto senza nome, un volto senza forme...bianco...due occhi rossi nell’oscurità...reagisci, ora!...una risata lontana, l’eco di un sogno non suo...e la paura, di nuovo quella terribile e incessante paura...tenebre...scappa!...non poteva...non poteva scappare...luce, aveva bisogno di luce...un grido profondo...scappa, scappa, adesso!...correva, di nuovo...l’ombra si mosse dietro di lei...qualcosa le afferrò il polso, stringendola forte...fumo nero e denso...odore di morte...liberati!...scalciò con tutta la sua forza...voleva gridare, ma che senso aveva? Nessuno l’avrebbe sentita...non c’era nessuno...due occhi rossi...un volto pallido...ombre, solo ombre...era sola, nelle ombre...svegliati!...quella paura...svegliati!...paura...cosa?...svegliati!
 
 
Hermione scattò a sedere sul letto, gridando. Ansimava forte, il sudore freddo le aveva imperlato la fronte. Scalciò disperata le coperte che la soffocavano. Si erano strette attorno a lei, attorno al suo braccio e alle sue gambe, come trappole di fumo..no, era solo un sogno!
Sta calma, respira!
- Hermione?- chiamò Lavanda.
La compagna di stanza arrivò rapida e scostò bruscamente le tende del suo letto.
- Hermione, oh cielo, stai bene?- chiese spaventata, portandosi le mani alla bocca.
Hermione, con il respiro ancora affannato, annuì. Si passò una mano sul viso, asciugandosi il sudore. Un brivido irrigidì i suoi muscoli. Sentiva sulla pelle le ombre, sentiva la paura. Sentiva quegli occhi guardarla. Occhi rossi..
No, sei sveglia! Respira!
- Un incubo!- ansimò Hermione.
- Vuoi qualcosa, un bicchiere d’acqua?- chiese Lavanda, accarezzandole la testa.
- N-no, sto bene! Torna a dormire, tranquilla!-
Lavanda la guardò ancora per un istante, aspettandosi forse che ricominciasse ad urlare, poi si voltò e richiuse le tende, rivolgendole un sorriso dolce che Hermione faticò a ricambiare.
Esausta e ancora spaventata, Hermione si lasciò cadere sul letto. Si passò le mani sul viso, asciugando le ultime tracce di sudore, poi rimase immobile a guardare il soffitto del suo letto a baldacchino. Aveva ancora paura di quel sogno, ma non poteva restarsene lì e allontanarlo. Doveva affrontarlo, doveva dargli un significato razionale.
Occhi rossi. Viso pallido.
Hermione non aveva mai visto Voldemort. Conosceva quei dettagli grazie alla descrizione accurata di Harry. Sospirando, annuì e mormorò fra sé. Sì, quella doveva essere la sua interpretazione di Voldemort. La nebbia di fumo nero. Abbastanza evidente, era la paura. La fuga, il corridoio che si stringeva. Paura, terrore. Hermione chiuse gli occhi, aspettandosi di rivivere quelle immagini orribili, ma non arrivarono. Si rilassò, continuando a respirare lentamente. Scacciò la paura, si aggrappò con tutte le sue forze al pensiero che, nel giro di poche ore, la notte sarebbe finita. L’alba portava speranza. Portava luce. Ma soprattutto, fu il pensiero di Fred a consolarla. Mancavano poche ore..poi sarebbe tornata fra le sue braccia!
 
 
 
 
 
Aprile aveva portato nuove nuvole grigie e cariche di pioggia, venti gelidi e cattive notizie. Nonostante il ricatto di Hermione a Rita Skeeter e l’entusiasmo generato dall’articolo sul Cavillo, Harry dovette confrontarsi più volte con ciò che rimaneva del fronte di studenti che lo ritenevano ancora un bugiardo. La sua felicità, seppur tenuta in vita da Ginny, cominciava a traballare. Fuori dalle mura di Hogwarts, il Mondo Magico cominciava a subire le prime conseguenze di una guerra imminente. La gente spariva, i Mangiamorte fuggivano e il male incombeva. Hermione leggeva la Gazzetta del Profeta ogni mattina e, puntuale come un orologio, Fred gliela strappava di mano, ripetendo sempre la stessa frase: “Non permettergli di rovinarti la giornata”.
In parte, Fred aveva ragione e Hermione lo sapeva. Leggere la Gazzetta del Profeta era utile quanto cercare di convincere Piton ad assegnare punti a Grifondoro. Il giornale era ancora sotto il controllo di Caramell e del Ministero. Le notizie erano solo un ammasso di bugie e depistaggi per sviare i lettori dalla verità: Voldemort era tornato! Hermione vide i segni di quella consapevolezza farsi strada anche fra gli studenti più testardi. Nonostante questo, erano ancora in molti, troppi, a non volerlo accettare. Forse era più facile, pensò Hermione più volte. Era più facile fingere che fosse solo una montatura. Perché affrontare le tenebre, quando potevano semplicemente nascondersi dietro le rassicuranti bugie del Ministero?
Quella mattina, Hermione lasciò perdere la Gazzetta del Profeta. Fu un gesto così inaspettato, che Fred sollevò un sopracciglio. Hermione rispose con una scrollata di spalle e intinse un croissant nel suo latte. Il sogno di quella notte l’aveva scossa troppo nel profondo. Non aveva senso continuare a farsi del male leggendo la Gazzetta del Profeta.
- Mi stavi ascoltando, mentre ti spiegavo di quel locale a Diagon Alley?- le chiese Fred, con un sorriso dolce.
Hermione annuì e ricambiò il sorriso. – Che è il posto perfetto, ma non sapete come dirlo a vostra madre. Perché non provate con la verità?- chiese lei, con espressione ovvia.
Fred sospirò. – Ciao mamma! Ci siamo finalmente diplomati, i nostri M.A.G.O. sono stati pressoché inutili, per tutto l’anno abbiamo lavorato per realizzare i nostri sogni e alimentare i Tiri Vispi, stiamo per aprire un negozio di scherzi e pagheremo con i soldi della vincita del Torneo Tremaghi che Harry ha ceduto a noi, perché ha un cuore grande così!- canzonò, poi la guardò con un’espressione interrogativa e un po’ sarcastica.
Hermione sorrise. – No, hai ragione: trovatevi una scusa!-
Al fianco di Fred, George sbuffò. – Non esiste una scusa abbastanza plausibile!-
- Ditele una parte della verità!-
- Cioè?- chiese Fred.
Hermione sospirò e sfoderò quel suo tono saccente e autoritario. – Mamma abbiamo dei sogni e grazie al nostro impegno li abbiamo appena realizzati! Hai dei dubbi sui soldi? Se non vuoi sapere, non fare domande! Questa è la nostra strada, l’abbiamo trovata!- concluse, poi alzò l’indice e aggiunse. – Oh, potreste sempre usare Charlie. Lui lavora con i draghi: è un mestiere pericoloso, il vostro no!-
Fred soppesò quelle parole e si voltò verso George, che aveva un’espressione identica alla sua.
- Potrebbe funzionare!- mormorò Fred.
- Sì, Charlie è un ottimo diversivo. Potremmo infilarci dentro anche Percy!-
- No, scoppierebbe a piangere..-
- Giusto..andata per Charlie!-
- Magari risolviamo la cosa prima che arrivino i gufi con i risultati degli esami!-
- Saggia idea! Grazie Granger!- disse poi George, sporgendosi per guardarla.
Fred sorrise. – Sì, grazie Granger! Sei sempre la solita studentessa brillante e geniale!- disse, scompigliandole i capelli.
Hermione sospirò. – Molly cambierà idea su di me, se scoprirà che sono stata io ad aiutarvi!-
- Pensa se scoprisse di Harry e dei soldi!- aggiunse George.
- Meglio tenerla allo scuro di tutti i dettagli!- concluse Fred, prima di bere un lungo sorso di succo di zucca.
George si alzò e poco dopo Fred fece lo stesso. Hermione si girò a guardarlo. Ora che lui se ne stava andando, il pensiero di rimanere sola calò su di lei, permettendo alle tenebre di riemergere. Hermione le scacciò via e sorrise. Fred ricambiò il sorriso e si voltò verso George, per fargli cenno che lo avrebbe raggiunto. Tornò a sedersi accanto a lei e le accarezzò una guancia.
- Che cos’hai?- le chiese.
Hermione scosse la testa. – Niente!-
- Granger, il tuo talento nel mentire non è migliorato molto..-
- Ho avuto un incubo..- confessò lei, prima di potersene pentire. – Mi ha solo scossa un po’, ma sto bene!- assicurò.
Fred la baciò intensamente, come se fossero stati isolati nella Foresta e non in Sala Grande davanti a mezza scuola. Hermione si lasciò trasportare da quel bacio. Sentì le ombre scivolare via. Ricambiò con passione, mentre una nuova forza cominciava ribollirle nelle vene. Lentamente, le labbra di Fred sparirono, ma Hermione non si sentì affatto debole o vulnerabile.
- Va meglio?- le chiese Fred, con un sorriso divertito.
Hermione ricambiò il sorriso e cercò la sua mano. – Sì, adesso sì..- mormorò lei.
- Perché non sei venuta da me?- le chiese, quasi con tono di rimprovero.
- Non volevo svegliarti. E poi mi sono riaddormentata subito..- spiegò Hermione.
La verità era che aveva avuto talmente tanta paura di alzarsi, che era rimasta immobile sotto le coperte. Le sue gambe avevano tremato a lungo. Poi il sonno aveva vinto, e lei era scivolata in una dimensione tranquilla e priva di incubi.
Fred la scrutò per un momento, con sguardo sospettoso, cercando di captare una bugia. Hermione si convinse che lui l’avesse trovata, ma Fred decise di lasciar perdere. Le diede un altro lungo e profondo bacio.
- Ci vediamo dopo le lezioni!- disse, baciandola ancora una volta.
Hermione annuì sulle sue labbra. Era difficile separarsi da lui, soprattutto nei momenti in cui aveva così tanto bisogno di sentirlo vicino. Ma ormai il peggio era passato e lei stava bene. Lo spinse via, sorridendo.
- Sbrigati, o farai tardi!- esclamò Hermione.
Fred scoppiò a ridere. – E non è decisamente un Unicorno Rosa!-
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Potresti stupire Piton e arrivare in orario!-
Fred arricciò le labbra in una smorfia. – Tanto lui lo trova sempre un motivo per togliere dei punti a me e George!-
- Togline uno alla sua lista!- esclamò Hermione, spingendolo giù dalla panca.
- Va bene, va bene, Granger..vado!- sbuffò lui, lamentandosi.
Le rubò un ultimo bacio e poi si incamminò verso le porte della Sala Grande. Hermione scosse la testa sorridendo e finì la sua colazione. Harry e Ron la aspettavano fuori dall’aula di Trasfigurazione. Erano arrivati prima per esercitarsi negli incantesimi evanescenti. Hermione li raggiunse e aspettò con loro che la McGranitt aprisse le porte.
- Stasera voglio arrivare un po’ prima nella Stanza delle Necessità!- mormorò Harry.
- Perché?- chiese Ron.
- Voglio cercare nei libri un incantesimo per sistemare piccole fratture o per rimarginare una ferita. Potrebbero tornare utili, in caso di guerra!-
Hermione annuì. – Geniale, Harry!- commentò con entusiasmo.
Harry le sorrise e scosse le spalle. – In realtà, è stata Ginny a darmi l’ispirazione!-
- Be’, l’ho sempre detto che mia sorella è un passo avanti a tutti! A parte te, forse..- aggiunse Ron, indicando Hermione.
Tutti e tre scoppiarono a ridere e si avviarono verso le porte aperte dell’aula di Trasfigurazione.
Per tutta la mattina, Hermione riuscì a concentrarsi sulle lezioni. Lo studio la distrasse abbastanza da farle dimenticare i sogni tenebrosi di quella notte. Più le ore passavano, più l’incubo le sembrava lontano. A fine giornata, divenne solo un labile e leggero ricordo.
 
 
 
 
 
 
Hermione guardò la sua lontra volteggiare gioiosa per la stanza. Ci era riuscita! Aveva evocato un Patronus. La Stanza delle Necessità era illuminata dalla luce argentea di chi era riuscito ad evocarli. C’erano una lepre, un cavallo, un cane, una iena..il cervo di Harry, e tanti altri. Si rincorrevano per la stanza, lasciando scie di luce ovunque. Ormai quasi tutti ci erano riusciti. Neville non era riuscito a evocare un Patronus corporeo, ma i suoi scudi rimanevano vividi per molto tempo. I più piccoli, riuscivano a produrre solo degli scudi temporanei. Harry non se ne preoccupò più di tanto. I risultati ottenuti quella sera superavano di gran lunga le aspettative di tutti! Hermione osservò la sua lontra correrle intorno. Era bellissima. Si sentì al sicuro, come se lei la stesse veramente proteggendo. Era fuoriuscita dalla sua bacchetta per farle da scudo e proteggerla. Era la sua funzione. Non c’erano pericoli in vista, ma Hermione pensò comunque che fosse rincuorante averla accanto.
Il cavallo di Ginny per poco non la investì. La ragazza si scusò, sorridendole e salutandola con la mano. Dopo numerosi tentativi, un coyote saltò via dalla bacchetta di George, che cominciò a saltellare in preda all’euforia. Angelina scosse la testa e si passò una mano sul volto. Hermione la sentì mormorare:  – Ma perché a me?-
Harry stava aiutando alcune ragazze del terzo anno di Tassorosso che non riuscivano a rimanere concentrare. Un cane cominciò a inseguire la lontra di Hermione, in una sorta di gioco di caccia. Hermione alzò lo sguardo e vide Ron con la bacchetta puntata sul cane e uno sguardo metà sorpreso e metà spaventato. Hermione scoppiò a ridere e lui incrociò il suo sguardo, sorridendo.
- Miseriaccia, ci assomigliano!- commentò Ron.
Hermione annuì. – Litigano, ma si vogliono bene!- rispose lei.
Ron le sorrise e agitò la bacchetta. Il cane scomparve. Ron voleva esercitarsi a rievocarlo. Hermione pensò che fosse una buona idea, così lasciò che la sua lontra sparisse. Provò a rievocarla e quella apparve al primo tentativo.
Fred si avvicinò a lei e la abbracciò da dietro.
- Hai visto? Ci sono riuscito anche io!- esclamò Fred, indicando la iena.
Hermione sorrise. – E’ fantastica. Ti assomiglia!-
- Molto divertente, Granger!- commentò lui.
Hermione scoppiò a ridere e si girò. Avvicinò il viso a quello di Fred e lo baciò. Lei non poteva vederlo, perché aveva gli occhi chiusi, ma la sua lontra brillava più di prima.
- A cosa hai pensato?- le chiese Fred.
Hermione arrossì. – Io..a noi. Al nostro primo bacio dopo la festa!- ammise.
Fred le sorrise e accarezzò la sua guancia.
- E tu?- chiese Hermione.
Fred aprì la bocca per rispondere, ma quella risposta non arrivò mai. Un forte boato scosse la Stanza delle Necessità. Il lampadario ondeggiò e la luce delle torce fu percorsa da un tremolio. Hermione afferrò la mano di Fred, che la strinse forte a sé. Un altro potente boato fece tremare le pareti. L’ES si riunì in un gruppo compatto. Tutti alzarono le bacchette. Harry era davanti, in prima linea. Ginny si affiancò a lui e, con la mano libera, gli accarezzò una spalla. Fred alzò un braccio e spinse Hermione dietro di sé. La ragazza lottò silenziosamente per tornare al suo fianco, ma lui riuscì a resistere per un po’. Quando il terzo boato scosse la Stanza, Hermione ritornò davanti a lui. Fred le afferrò la mano libera e la strinse.
- Che cos’è?- mormorò Calì.
- Non lo so, ma non promette niente di buono!- rispose Alicia.
Il quarto boato aprì uno squarciò nella porta. Poi ci fu una potente esplosione, e nuvole di polvere si alzarono dalla porta appena distrutta. Pietre e pezzi di legno volarono in tutte le direzioni. Hermione si abbassò di colpo. Fred la strinse fra le sue braccia e la coprì con il suo corpo. Hermione sentì il gruppo tossire e riemergere da quella nube di polvere e detriti. Respirando a fatica, Hermione si alzò, sorretta dalle braccia di Fred.
Quando il fumo di polvere si diradò, davanti all’ES si parò una scena orribile. Un brivido di paura percorse ogni singolo studente presente nella stanza. Hermione strinse con più forza la mano di Fred.
Era finita.
Dall’altra parte dell’entrata appena distrutta, la Umbridge e la sua Squadra di Inquisizione guardavano le loro prede come predatori assetati di sangue. Il sorriso della Umbridge gelò il sangue nelle vene di Hermione. Quando la sua bocca da rospo si aprì, Hermione riuscì a sentire la soddisfazione e la sete di vendetta nelle sue parole.
- Prendeteli!-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dice l’Autrice:
 
 
 
 
**riemerge dall’ombra**
Sono ancora viva! Scusate il ritardo, ma in questi giorni sto lavorando tantissimo e ho davvero poco tempo per scrivere! In più, internet continua a darmi problemi -.-“ Ha ripreso a funzionare solo oggi!
Bando alle ciance, piccola nota su questo capitolo! Ho deciso di utilizzare la versione cinematografica della cattura dei membri dell’ES, anche se quella del libro, che vede Dobby protagonista, mi piace molto di più! Questa era un po’ più scenica, perciò alla fine mi sono arresa alla versione cinematografica!
Questo capitolo, come avevo già detto, all’inizio era un tutt’uno con quello precedente. Per questo sono un po’ più corti rispetto ad altri. Iniziano a esserci un po’ di descrizioni serie/drammatiche! Lo so, ma non temete! Il lato comico/romantico non mi abbandonerà! Il prossimo capitolo, vi anticipo, sarà quasi interamente dedicato a Fred e George! Capirete perché!
Che dire? Grazie infinite come sempre per la magia che mi regalate ogni giorno con le vostre recensioni e con i vostri incoraggiamenti! Sto conoscendo davvero delle persone speciali in questo fandom! Grazie per condividere tutto questo con me e per essere così magiche! Grazie a tutte quelle fantastiche persone che stanno recensendo/leggendo/seguendo/preferendo/ricordando la storia! Siete tantissimi, non penso nemmeno di meritarmelo! Spero di non deludervi mai! Prometto che mi impegnerò sempre al massimo!
Grazie infinite ancora e al prossimo capitolo!
Baci da Mielandia
Amy 
  
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