Capitolo 21: Sulle orme
(bagnate) di Romeo
E |
rano
ormai le 0 e 35 quando Rip Kirby arrestò gli arti inferiori di Alan Asuka di
fronte alla villetta unifamiliare degli Haneoka. Il giovane detective aveva
camminato sul marciapiede scorrente lungo il lato opposto della strada e ora
non doveva far altro che attraversare la medesima per varcare il cancelletto
aperto del cortile (era infatti raro che lo chiudessero, dal momento che Seika
era da sempre una città abbastanza tranquilla).
Dick
Tracy fece eseguire un bel respiro profondo, dopodiché gli apparati
optoelettrici[1] vennero puntati contro la
silenziosa abitazione. Le finestre del primo piano (a differenza di quelle del
piano terreno) avevano le persiane spalancate, ma nessuna di esse era
illuminata.[2] La strada si presentava assolutamente
deserta e tranquilla.
“Tutto
tace, oltrecortina” rapportò Chandler “la nostra famiglia modello si è già
coricata!”
“Siamo
ancora in tempo per fermarci, signore!” puntualizzò il capo dell’Immunitaria.
“Niente
da fare, Eddy” ribatté quello della Cerebrale “oramai non si torna più indietro!”
“Ci
sono momenti in cui bisogna saper osare” ribadì, con voce flebile, il capo
della Neuro “carpe diem!”[3]
“Ben
detto, Phil” approvò Watson, con viva soddisfazione “avanti, Kirby!”
“Aspettate
un attimo” intervenne, titubante, il Coordinatore Harper “e se facessimo invece
una telefonata?”
“Decisamente
inopportuno, signore” obiettò sempre Watson “innanzitutto, data l’ora, si
allarmerebbero. E poi, se non rispondesse proprio lei - cosa che ritengo alquanto improbabile - potrebbe non venire
affatto all’apparecchio!”
“Ma
dico, non penserete di suonare semplicemente il campanello, a quest’ora della
notte, come se niente fosse…?!” saltò su Tracy.
Philip
Marlowe sospirò: “Abbiamo prima una carta da giocare. Rip, fagli fare il giro
della casa: può darsi che la signorina sia ancora sveglia!”
“D’accordo!”
rispose il capo della Motoria, tornando ad azionare gli arti inferiori. Durante
il percorso, lo staff organico avvertì chiaramente una certa precarietà di
equilibrio…
“Gli
tremano le gambe!” osservò Harper.
“Già…
troppa adrenalina” confermò Marlowe “ridurre la pressione, Cardiaca!”
“Ricevuto!”
rispose Tracy.
Con
le ginocchia che dicevano “Giacomo, Giacomo” e i piedi che sembravano di
piombo, il novello Romeo riuscì ad arrivare esattamente sotto la finestra della
sua Giulietta. Alzò la testa, ma la speranza di vederla illuminata sparì immediatamente.
“Niente
da fare” sospirò Harper “anche miss Coda Sacra si è già trasferita nel mondo
dei sogni!”
“Magari
degli incubi…!” sogghignò Watson.
Marlowe
scosse invece la testa: “No… dite quel che volete, ma sospetto che Lisa Haneoka
non stia affatto dormendo. Anzi, ne sono certo!”
“Forse
hai ragione, Phil” ammise Chandler “magari, proprio in questo momento, quella
poverina sta inzuppando il cuscino di lacrime!”
Il
capo della Cerebrale rispose con un gesto scettico, ma il collega della Neuro venne
punto sul vivo da quella considerazione: “Beh, non lasceremo che pianga fino a domattina!
Rip…”
“Pronto!”
“Trova
qualcosa di leggero da tirare sui vetri della finestra!”
“Capito.
Vediamo un po’…”
Kirby
fece estrarre di tasca ad Alan la sua fedele mini-torcia elettrica e, dopo
qualche minuto, il piccolo detective raccattò un pugno di sassolini. Tornato poi
sotto la finestra della ragazza, il giovanotto calibrò il movimento del braccio
e lanciò con decisione la prima pietruzza contro la medesima. Si avvertì il
lieve rumore prodotto contro il vetro, ma nessuna conseguenza successiva. Altri
due tentativi ulteriori non furono più produttivi.
“Non
va” disse Kirby “ci vuole qualcosa di più grosso!”
Non
appena Alan la ebbe in mano, alla Sensitiva parve subito un po’ troppo pesante…
ad ogni modo, Chandler non fece commenti.
“Mi
raccomando” consigliò Watson a Kirby “tiralo un po’ più forte…!”
Prima
che il collega della Neuro potesse intervenire, il capo della Motoria aveva
azionato nuovamente il braccio destro di Alan… e stavolta bisognò ammettere che
il risultato fu decisamente migliore: almeno a giudicare dal fracasso del vetro
infranto!
“NON
COSÌ FORTE, IMBECILLE…!!!” esclamò Marlowe, esasperato.
***
Non
trascorsero che pochi secondi, prima che la luce nella stanza di Lisa si
accendesse… in quel frattempo, Alan era rimasto pietrificato al suo posto,
mentre il ritmo cardiaco gli saliva vertiginosamente, a dispetto degli sforzi
di Tracy e di Marlowe. La tentazione di nascondersi, se non quella di abbandonare
il campo, era stata forte e la sola sensazione di fare in qualche modo la
figura del ladro colto in flagrante, aveva permesso al ragazzo di controllare sufficientemente
il panico!
Le
ante della finestra vennero spalancate e la versione “a riposo” di Saint Tail
si sporse, guardando subito verso il basso.
“Alan…!!!”
esclamò, strabuzzando gli occhi, incredula.
Con
la gola che pareva rivestita di carta vetrata (tutta l’umidità si era riversata
al di fuori, come giudicavano i capelli, subito appiccicatisi alla fronte)
rispondere, per lui, fu piuttosto faticoso: “Buonasera, Lisa!”
“Ma
che ti prende?! Sei impazzito, per caso…??” gli chiese la ragazza, cercando di
non alzare troppo la voce.
“Può
darsi” rispose l’altro, sollevato nel constatare di non avere ancora perso il
suo senso dell’umorismo “anzi, non ho molti dubbi, in proposito!”
“Ma
guarda… io, invece, non ne ho affatto!!” ribatté la sua ladra preferita, ancora
indecisa se sentirsi spaventata o furibonda. Un improvviso bussare alla porta,
interruppe però questa importante riflessione.
“Lisa…
Lisa...! Tutto bene, tesoro…?”
La
ragazza trasalì immediatamente, ma cercò - stringendo pugni e palpebre - di
mantenere il controllo. Fece ad Alan un cenno di attesa e si affrettò ad aprire
la porta, quel tanto che non consentisse a sua madre di accorgersi del vetro
rotto.
“Mamma…!”
“Tesoro…
ma che succede…?” chiese, allarmata, la signora Eimi.
“Niente,
niente…” rispose la figlia, con le gote piuttosto rosse, ma riuscendo a
mantenere la voce ferma “…avevo sete e ho fatto cadere per terra la caraffa
d’acqua!” Lisa ringraziò l’abitudine di tenerne sempre una in camera da letto, in
modo da evitare di dover scendere in cucina per dissetarsi (fin da piccola,
aveva sempre detestato l’acqua del rubinetto).
“Tutto
qui? Ti sei fatta male…?” insistette la madre, ancora leggermente preoccupata.
“No,
no, sta’ tranquilla… mi dispiace di avervi svegliato!”
“Non
ti preoccupare… fammi entrare, piuttosto, che vengo a pulire!”
“Ma
no, mamma, ci penso io! Torna pure a letto!”
“Sei
sicura? Non vuoi che ti aiuti?”
“Ma
no, no: ci penserò io, domattina. Buonanotte!”
“Buonanotte,
cara!” la signora le diede un bacio in fronte e si ritirò.
Lisa
chiuse la porta e soffiò tutta l’aria fuori dai polmoni. Proprio quel che ci
voleva per concludere la serata!
Sentì
poi il rumore della porta della camera dei suoi che si chiudeva e la voce della
madre che rassicurava il marito. Non appena tornato il silenzio, Lisa si
affacciò nuovamente al davanzale. Quasi subito, vide Alan sbucare da dietro un
albero per tornare a piazzarsi sotto la finestra. Capendo che il suo beneamato
segugio si era nascosto, emise un sogghigno di soddisfazione: per una volta, anche
il grande Asuka Jr. aveva avuto un po’ di fifa!
“Tutto
a posto…?” chiese lui sfoggiando, suo malgrado, un tono preoccupato.
*Che
faccia tosta…!!* pensò Lisa. Poi gli disse: “Che fossi stupido lo sapevo, ma non
fino a questo punto! Cosa t’è saltato, in quella testa vuota? Mi hai fatto
prendere un colpo!”
Alan
sospirò e allargò le braccia: “Mi dispiace… ma a quest’ora non potevo suonare
il campanello!”
“Oh,
capisco… era molto più logico entrare dalla finestra, come un ladro! Del resto,
si sa: a inseguire gli zoppi, si impara a zoppicare!”
“Molto
spiritosa! Senti, Lisa… noi dobbiamo parlare!”
La
ragazza corrugò la fronte e gli lanciò uno sguardo glaciale.
“Noi
due non abbiamo più niente da dirci, Alan!” replicò, con voce piatta.
Il
detective deglutì, sentendo ancora la gola rasposa: “Ah, davvero?” scosse la
testa “Beh, io non ci credo! No… non credo proprio che tu possa… che tu voglia
scaricarmi così, dopo tutte le nostre… avventure… e dopo quello che ti ho detto
questa sera!”
Lisa
continuò a guardarlo duramente: “Ci dovrai credere, invece! Dimmi piuttosto
cosa dovrei pensare io, dopo quello che ho sentito da Rina!” la sua voce era
già un po’ meno ferma.
Alan
sbuffò, mentre Marlowe consultava freneticamente la sua Guida ai Rapporti Interpersonali, nella sezione L’Altro Sesso, al capitolo Risposte Disperate…!
“E
così” disse, finalmente, cacciando le mani in tasca “devo dedurre che, dopo
tutto quel che c’è stato tra noi… e dopo la promessa che ci eravamo fatti… tu
non abbia più fiducia in me… e preferisca invece credere alle parole della tua
rivale? La tua vera rivale, per
giunta…!” rimarcò.
“Alan”
gridò Lisa, battendo il pugno sul davanzale “guardami bene in faccia!!”
Il
giovane obbedì e non mancò di notare che quegli splendidi occhioni blu, dove aveva
evitato con tanta fatica di affogarci dentro, erano diventati di nuovo lucidi.
“Allora?”
gli chiese la sua fantastica avversaria “L’hai baciata oppure no…?”
Il
ragazzo masticò un’imprecazione. Ah, poter dire una bugia, una volta tanto… una
sola…!
“Sì,
è vero… l’ho baciata…!” rispose, fissandola, con voce tremula “Ma è così grave,
Lisa? È così… irreparabile da
rovinare tutto?!”
Lei
scosse la testa, restando in silenzio per un momento interminabile. Poi sbottò:
“Sei un idiota…!”
“Ma
Lisa…” discretamente punzecchiato da quell’epiteto, il ragazzo finì purtroppo
per dire una stupidaggine “…era solo un bacio, dopotutto!”
“Doppio
idiota!! Stupido e insensibile…!! Siete tutti uguali…! Ma voi maschi cosa
credete che sia, un bacio? Un gesto di cortesia, come una stretta di mano o una
pacca sulla spalla?! Un bacio sulla bocca è un rapporto intimo, Alan! Cosa credi che provi, una donna, quando vede l’uomo
che ama scambiare un rapporto intimo con un’altra? Eh…?!”
L’uomo che ama…! Nonostante la situazione, quelle parole scaldarono
il cuore del ragazzo come se colei che le aveva pronunciate avesse appoggiato
la sua mano calda sul suo petto nudo… non appena quel messaggio fu registrato
dall’elaboratore emotivo, il contatore del Coefficiente Relazionale si rimise
in moto, finché, quello assegnato a miss Haneoka, non raggiunse il livello di
847 punti… e si capisce: in meno di tre ore e nonostante tutto quel che era
successo, la sua deliziosa ladruncola gli aveva appena fatto una seconda dichiarazione!
***
Si
era alzato, all’improvviso, un vento fortissimo… contemporaneamente, la
temperatura era sensibilmente calata, ma i due ragazzi non ci avevano fatto
caso. Soprattutto Alan, che non sentiva affatto freddo, in special modo - come
si è detto - all’altezza del cuore.
Forse,
però, la stessa cosa non valeva per Lisa, che continuava a fissarlo con uno
sguardo triste e pieno di rancore. Alan, dal canto suo, avrebbe desiderato
fortemente stringerla fra le braccia per esprimerle fisicamente quello che non
riusciva ad esprimerle con le parole… ma il fatto di essere dabbasso non gliene
dava chiaramente il modo.
“Lisa…”
riuscì solo a balbettare “…allora tu… ancora mi…”
“No…”
fu la fredda risposta di lei “…no, io non ti amo più! Vattene…!!”
Un
tuono improvviso scoppiò fragorosamente, facendo saltare per l’ennesima volta
il galvanometro adrenalinico.
“Il
prossimo, lo installiamo digitale!” dichiarò senz’altro Timmy Murdock, il
fidato assistente della Neuro.
Era
stato certamente il trasalimento per il tuono a provocare la neutralizzazione
dello strumento, in quanto gli analizzatori della Sensitiva avevano consentito
alla sezione di Marlowe di sperare che le parole di Haneoka non riflettessero
il suo vero sentire. Almeno questo era quanto riferivano i dati provenienti dai
sensori ottici!
A
dispetto di quanto aveva detto prima di fuggire da quella pinacoteca e di
quanto aveva invece detto in quel momento, quello di Lisa non era affatto uno
sguardo d’odio. C’era tristezza, questo sì: c’era gelosia e risentimento. Ma non
odio.
Del
resto, un proverbio orientale dice che l’amicizia è come una lanterna: il vento
può agitarla, ma non spegnere la fiamma! E se fosse così anche l’amore?
***
“Vattene
a casa, Alan!” insistette la ragazza, mentre si faceva sentire il brontolio di
un altro tuono.
“No…!!”
il detective strinse la mascella “Senti, ho commesso un mucchio di sciocchezze,
in questi ultimi giorni, lo ammetto… del resto, mi conosci: non sono esattamente
un asso nel gestire le relazioni sentimentali! Ma credo che, la fesseria più
grossa che potrei commettere in questo momento, sarebbe quella di darti retta.
No, Lisa, io non me ne vado!”
D’un
tratto cominciò a piovere… le gocce s’infittirono con notevole rapidità, fino a
diventare un vero acquazzone. Non ci volle molto per abbassare di parecchio la
temperatura corporea dell’organismo e, ben presto, forti scosse dovute ai brividi
furono avvertite in tutte le sezioni.
“Sei
proprio sicuro di non voler tornare a casa…?” gli chiese la sua controparte,
con soffusa ironia.
“Assolutamente!”
la risposta fu del tutto categorica, per altro rimarcata dall’atteggiamento del
detective, che non fece il minimo gesto di portarsi al riparo, ma se ne rimase
lì, immobile come un palo, sotto il diluvio d’acqua…
Eddy
Parker, presente in Centrale Operativa, non disse nulla, limitandosi a lanciare
un’occhiata significativa verso il collega della Neuro, il quale gli rispose
con un cenno della mano, come per rassicurarlo.
“Vedrete
che adesso ci farà entrare.” disse a tutti.
Tuttavia,
la risposta della “padrona di casa” non fu esattamente corrispondente alle sue
previsioni. Dapprima, Lisa guardò l’ex-avversario con malcelato stupore, poi si
lasciò scappare un sorrisetto a metà fra l’ironico e il materno[4] e
infine sentenziò: “Buon pro ti faccia, allora. E buon bagno…!” detto ciò,
richiuse la finestra, imposte comprese. [5]
Gli
organici presenti in centrale si voltarono tutti verso il povero Marlowe che,
naturalmente, c’era rimasto abbastanza maluccio. Era chiaro, come denunciava
platealmente la sua espressione - fotocopia di quella del loro assistito - che
una reazione del genere l’aveva magari temuta, ma non se l’era del tutto
aspettata!
Naturalmente
nessuno dei suoi colleghi pensò di guardare anche la faccia di Watson, occupato
invece a dissimulare più che poteva il suo interiore compiacimento!
Dal
canto suo, il Coordinatore Harper emise un sonoro sospiro: “Signori, è andata
male” sentenziò “non rimane che tornare a casa e farcelo dormire sopra! Signor
Kirby…”
“Un
momento, signore” intervenne Marlowe, agitato “aspettiamo ancora un po’…!”
“Non
mi sembra il caso, Phil. Oltretutto si sta inzuppando dalla testa ai piedi!”
“Signore”
insistette, deglutendo, il capo della Neuro “quello di miss Haneoka è solo un
temporaneo moto d’orgoglio… sicuramente lo sta guardando da dietro le imposte e
vedrete che, fra non molto, le riaprirà. Ne sono convinto!”
“Ehi,
amico” intervenne il capo dell’Immunitaria “tu avrai anche ragione… ma se lo
stazioniamo sotto quest’acqua ancora per molto, al signor Alan verrà un
febbrone da cavallo!”
“Eddy
ha ragione” ribadì naturalmente Watson “forza, Rip, portalo a casa!” disse al
capo della Motoria, che aveva già azionato gli arti superiori per coprire
almeno la testa di Alan con la sua giacca.
“Casa
nostra è lontana” ribatté l’ostinato Marlowe “si bagnerà molto di più che non
stando fermo ad aspettare che Lisa lo faccia entrare dentro!”
“E
vabbé” rimpallò Parker “allora chiamiamogli un taxi o una volante col telefonino,
no?!”
“Ma
se, mentre aspettiamo la macchina, Lisa si decide ad aprire, che figura ci
farà?!” continuò Marlowe, imperterrito.
“Adesso
hai rotto, Phil…!!” sbottò infine Watson “Non credi di aver fatto troppi danni,
per stasera? Insomma, capo, gli dica qualcosa anche lei!”
Prima
ancora che A1 potesse rispondere, il capo della Neuro fece un ultimo disperato
tentativo: “Ma non vi rendete conto che, se molliamo adesso, Alan non capirà
mai chi ama veramente?! Se lo buttiamo definitivamente nelle braccia di Rina
solo perché Lisa, stasera, si è fatta prendere dalla gelosia, il nostro
assistito passerà il resto della sua vita tormentato dai dubbi!! E questi
dubbi, sappiatelo bene, non gli consentiranno affatto di amare la signorina
Takamya nel modo in cui lei stessa meriterebbe!”
Marlowe
aveva pronunciato le ultime parole fissando decisamente il responsabile della
Cerebrale che, forse per la prima volta, si trovò leggermente spiazzato dalla
forte motivazione del collega.
“Io
capisco tutto, Phil” disse Lew Harper, con voce pacata “ma, date le circostanze
(soprattutto meteorologiche), ho l’obbligo di dare maggior credito al suo
collega dell’Immunitaria. Non si dimentichi che il signor Parker è il diretto
responsabile della salute fisiologica di Alan!”
Il
capo della Neuro si rivoltò verso il Coordinatore dell’organismo, mostrandogli
uno sguardo ancora più deciso di quello prima rivolto a Watson: “D’accordo,
signore… ma io sono il diretto responsabile della sua salute mentale… e mi creda: è molto più
difficile curare una depressione, che non un’influenza!”
Dopo
averlo guardato a sua volta in silenzio, A1 si rivolse allora al capo
dell’Immunitaria: “Mi dica, signor Parker: quanto possiamo resistere, con
questo tempaccio, prima di correre rischi abbastanza seri?”
L’interpellato
si avvicinò al comunicatore intersezionale e si fece fare un veloce controllo
della situazione. Poi rispose: “Dai cinque ai dieci minuti, non di più!”
Harper
annuì e richiamò in causa il capo della Motoria: “Ha sentito, signor Kirby? Ce
ne andiamo fra dieci minuti. Nel frattempo, cerchi di riparare il corpo meglio che
può. E lei, signor Parker, attivi al massimo le difese virali!”
In
ultimo, si avvicinò al capo della Neuro e gli mise una mano sulla spalla:
“Bene, signor Marlowe: ho fatto come voleva. Ma spero proprio che lei sappia
quello che fa…!”
[1] Ovvero gli occhi.
[2] Non ho mai capito perché tutti i personaggi dei manga amino dormire con la luce della Luna o della strada che invade la stanza, ma devo ammettere che questa particolare abitudine è abbastanza funzionale per le storie!
[3] Dal latino: cogli l’attimo.
[4] Tutti responsi proveniente dalla Sezione di Gus Chandler, una delle migliori Sensitive dell’universo Manga!
[5] L’autore ritiene che tale risposta sia stata frutto di
un suggerimento telepatico da parte della Neuro della gentile Lady Orion!