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Autore: elena_98g    23/01/2014    0 recensioni
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Amo lui. E quel libro. Quel libro che mio fratello Josh mi ha regalato per Natale. E' qualcosa di magico.
Con quel libro ho capito veramente che cosa significa la parola 'amare'. Amavo e amo tutt'ora il mio ragazzo, poi però è arrivato lui, e mi ha cambiata.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il suono di un carrellino e due voci ci interruppe. La simpatica cameriera Jasmine stava venendo verso di noi accompagnata da un simpatico cuoco un i baffi arricciolati sulle punte. Appena lo vidi mi scappò una risata, fermata subito da una gomitata nello stomaco di Richard. Cercai con gli occhi Alexia, che, con il fiuto femminile aveva già capito che c’era stato qualcosa tra di noi. Non mentii, accennando un sorriso. Subito sentì la voce di Richard che mi chiamava, seguita dal simpatico cuoco di origini, anche lui, francesi. Accellerai il passo per non sembrare la ‘lenta della situazione’ e subito mi misi a fare amicizia con il cuoco. “Paul. Paul McGuire. Francese, non che cuoco personale per le cucine di questo palazzo da quasi dieci anni. Sono onorato di poterla conoscere. Nelle cucine abbiamo parlato molto di lei.” “Ehm.. Grazie, ne sono onorata.” “Non c’è di che.” A questo punto, si chinò in un inchino, lungo quasi quanto una vita, e, quando tornò in posizione eretta, accennò un sorriso e a quel punto feci un piccolo inchino anche io. Non sono abituata a queste riverenze e tutta quest’eleganza. Però mi piace. Penso che mi troverò bene qui. Con tutta l’eleganza del mondo Ric mi spostò la sedia per pranzare. Io mi sedetti, un po’ meno elegante. I vestiti non sono poi così tanto comodi come sembra. Il pranzo passò tranquillo, appena finito, Ric si alzò tranquillamente dicendomi di seguirlo. Giro della casa. Emozionante. Durante il viaggio di visita, Ric mi ha spiegato, finalmente, come sono andate veramente le cose. Mi ha trovata, svenuta, quasi in fin di vita nel suo giardino e ho dormito per ben tre giorni. Sarà difficile addormentarmi stanotte. Molto difficile. Principalmente, non ho ascoltato niente di quello che mi diceva. Più che altro stavo ammirando le sue labbra muoversi con una sintonia che accompagnava le mani, fino a quando non sentì le parole ‘stanza riservata a te’. Wow. Ho sempre desiderato una stanza del genere. Un letto matrimoniale appoggiato sulla parete opposta alla porta, situata sul lato lungo. Sulla destra della porta un bellissimo armadio in legno di ulivo con delle decorazioni di grottesche in rilievo sopra. Lucido come pochi, rifletteva tutto il calore che le finestre e il focolare, sul lato corto, accanto alla finestra davanti alle poltrone e il divano blu mare di velluto con delle decorazioni in rosso smeraldo. Dall’altra, una bellissima finestra, seguita da una terrazza-giardino, molto ampia e piena di fiori profumati e piante di ogni tipo. Era bellissima, sulla parete sopra il letto, un bellissimo dipinto di un mare o una spiaggia per rimanere in tema. Le lenzuola e la coperta, partivano da un blu scuro al centro fino, sfumandosi, ad arrivare ad un azzurrino chiaro quasi bianco. Corsi al centro della scala e, per guardarla tutta, feci una giravolta su me stessa. “E’ bellissima” Dissi, con un filo di voce. Richard era appoggiato al muro con le braccia incrociate sul petto e mi guardava con un sorriso malizioso. Era molto più sexy in quella posizione. “Qui passeremo le notti più belle” disse lui, poi si allontanò, lasciandomi sola in quella stanza che, tutto ad un tratto era diventata vuota. La sua presenza la riempiva. Certo è, che quella frase era molto strana. “qui passerai le notti più belle”. Spero solo che si veda un bel cielo dalla terrazza. Sola nella mia camera, decisi di farmi una giratina nel parco da sola. Così, per pensare. Dopo una mezz’ora buona di tentativi per provare a trovare il corridoio giusto per uscire dal palazzo, ce la feci. Soddisfatta di me stessa, passai dalla cucina a prendere un cupcake appena sfornato alla cioccolata e nocciole. Ci vuole il dolcino dopo pranzo. Avvertì Paul che sarei uscita e, in tutta fretta, corsi verso la porta che dava sul giardino. Mai sentita così libera; il profumo dell’aria pulita, i fiori, la natura. Tutto era perfetto. Presi una sorta di sentiero che si formava sul prato. A metà del sentiero mi girai un’ultima volta verso il palazzo per vedere la strada. “Speriamo di ricordarla..” Suggerì io, con un filo di voce. appena superato qualche curva, mi ritrovai davanti un cadavere. Gwendolyn, forse? Gwendolyn, la ragazza del mio libro, era stata lasciata qua, a marcire da Raphael? O forse l’aveva nascosta Richard per non affrontare i giudici? Un senso di nausea mi avvolse. Non avevo mai visto un corpo morto in stato di decomposizione. E la cosa non era affatto gradevole. Alla fine vomitai anche perché, come una perfetta idiota rimasi lì, per non so quanto tempo, a fissare un corpo morto. Dopo aver vomitato, tornai in casa con una faccia abbastanza sconvolta e, ignorando tutti quelli che mi si presentavano davanti, andai dritta nello studio di Ric. Orami era già pomeriggio inoltrato e doveva essere in casa. Nello studio non c’era. Lo cercai ovunque, poi Alexia mi rivelò che si stava facendo un bagno nella vasca termale che teneva in casa. Andai dritta nella stanza, quando, prima di bussare alla porta mi fermai. Poteva fare di tutto da solo in quella stanza. Forse era meglio aspettare finché non sarebbe uscito. L’attesa fu dura, ,a finalmente sentì che la maniglia della porta si stava aprendo. “Finalmente!” Esclamai con tutta la voce che potevo avere. “Ric, dobbiamo parlare. Seriamente. Voglio che tu mi dica tutta la verità su quello che è successo l’altra notte. Sono stata in giardino oggi pomeriggio e mentre pensavo ho trovato un corpo. Un corpo morto, e ho anche vomitato. Penso sia di una certa Gwendolyn, ed è morta perché il ragazzo che amava tanto l’ha uccisa trafiggendola con un coltello! Ricordo tutto, e voglio tornare a casa..” “Dici davvero? Devi giurarmi che non è una cavolata, non voglio finire in prigione per niente!” Ah-ah e quindi avevo indovinato.. Il forte Richard padrone di una villa immensa ha paura per andare in prigione e vuole sapere tutta la verità, come me. “Sono serissima. Sapevi che c’era stato un’assassinio?” “No, probabilmente il corpo è stato in qualche modo nascosto da quello che tu chiami Raphael. Io non te l’ho detto..” “Cosa?” Dissi io, prima che potesse finire il discorso. “Che ho un fratello. Ho un fratello che vive in Francia con il fidanzato di mia madre. Uno ricco, molto ricco. Ha tre ville, due di queste grandi quasi il doppio della mia, una casa in riva al mare e..” “Si, puoi andare avanti con il discorso di tuo fraello? Ora come ora non mi interessano le vostre imprese familiari.” “Si, certo, perdonami. Dicevo.. Ah si, stavo dicendo che un certo Raphael è mio fratello, e che doveva venire qui, a trovarmi. Mio fratello mi ha avvisato della partenza poche settimane fa, quindi dovrebbe essere già qua. So che aveva una relazione a distanza con una londinese che aveva conosciuto quando venne, qualche anno fa, con tutta la famiglia a trovarmi.. Solo che adesso il nome mi sfugge..” “Stai dicendo che potrebbe essere stato lui.. A uccidere lei?” “Spero proprio di no, però è l’unico che consce alla perfezione il palazzo, scorciatoie e gallerie sotterranee. Devi assolutamente ricordarti, nei minimi dettagli, tutto ciò che ti ricordi, senza dire che vieni dal futuro, non ti crederebbero mai.” Mi si spezzò il cuore quando Richard accusò suo fratello. Io e Richard camminammo fino a camera sua, quando mi resi conto che con i capelli bagnati e con la mano che si passava tra i capelli era veramente bello.. E sexy. Come non amare un tipo del genere? Quando tornai sul pianeta terra, mi resi conto che lui era li, che mi stava facendo l’occhiolino. A quel punto sorrisi e me ne andai. Attraversai tutti i corridoi, da sola con la paura matta che qualche topo mi salisse dentro la gonna, dato che vedevo a mala pena il pavimento. Andai diretta nella mia stanza, dove trovai i miei paio di pantaloni, la maglia e le pantofole che avevo quando sono svenuta. Molto probabilmente c’era anche il mio cellulare. Chissà, se avessi fatto delle foto e seppellito il cellulare potevano essere utili se casomai fosse ritrovato. Mi guardai allo specchio e alla fine decisi di togliermi l’abito che Alexia mi aveva fatto mettere la mattina stessa. Fu un’impresa, ma alla fine ce la feci. Non ho mai avuto una soddisfazione più grande di quella di indossare un paio di pantaloni al posto di una gonna larga un metro. La schiena mi faceva malissimo, mi pulsava di dolore da quasi non riuscire a stare più in piedi. La testa pulsava, troppe informazioni in una volta sola. Mi misi a sedere sul letto e, come un sacco di patate, mi addormentai. Non so quanto dormì. Penso di avere stato anche la cena isto che l’odore di thè, della pasta fresca, la crema e la cioccolata si stava diffondendo in tuta la casa. Un sogno svegliarsi in questo modo. Era ancora molto presto, quindi decisi di restare ancora un po’ a letto. Mi riaddormentai. Passò quasi tutta la mattina, quando mi svegliai sudata con il trucco sbavato, un’altra volta. Avevo sognato, di nuovo, la voce del presunto assasino Raphael che uccideva la sua vittima. Sentì dei passi avvicinarsi al mio letto. Mi alzai di scatto. Richard era venuto a svegliarmi e mi aveva portato la colazione a letto. Che gentiluomo! Ringrazia con un sorriso, volevo quasi girarmi dalla parte opposta, invece mi sono messa seduta e ho salutato Richard come Dio comanda. Se lo meritava. Dopo un sacco di complimenti e coccole ci siamo ritrovati nel suo studio a lavorare su come poter risolvere questa situazione. Doveva chiamare la polizia? O la qualcun altro per indagare sull’accaduto. Alla fine, dopo una lite, si è deciso a chiamare i poliziotti, che sarebbero arrivati nel pomeriggio. Ad un certo punto, mentre io ero comodamente seduta su una poltrona davanti alla scrivania a leggere un libro, noto Richard che si innervosisce sempre di più. Sembrava un bambino sudato che continuava a correre, adesso non era più così tanto sexy e affascinante. “Jen, devo dirti una cosa.” Alzai appena gli occhi dal libro che stavo leggendo, mentre lui continuò. “Jen, da quando sei arrivata te ti sono sempre stato accanto, anche quando dormivi da svenuta.Ti ho visto respirare, e qualche volta inclinavi l’angolo della bocca come in un sorriso. Ti ho raccolto le lacrime, una mattina ti ho trovata mentre piangevi, e la cosa mi ha dispiaciuto molto. Ti amo Jen, e voglio passare il resto della vita con te.” No no, aspetta, lui si è dichiarato o ho sentito male io? “Eh?” Risposi io, con la faccia incredula. “Ti amo, e voglio passare il resto della vita con te.”
  
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