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Autore: Kere_Krawl    23/01/2014    0 recensioni
Kate e la sua famiglia si sono appena trasferiti nella ridente cittadina di Hiddenville, nell'imponente Eglantyne Manor. La casa, cirocondata dal verde, sembra un paradiso. Solo poi Kate scoprirà che c'è qualcosa, qualcosa di non umano, che intende fare del male a lei ed alla sua famiglia, e starà a lei a fermarlo.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Minacce
Il biglietto cadde dalle mani tremanti di Kate. << Ma cosa cavolo…>> esclamò Kate ad alta voce. Le parole caddero inutilmente nel silenzioso vuoto della stanza. Si avvicinò alla finestra: le parole ‘’per favore, andate via’’ si trovavano davvero sul vetro umido ed appannato della finestra. Storto, sghembo e scritto a piccoli caratteri, il messaggio era lì, vivido, reale, ad intimarle di andarsene da quella casa. Kate aprì la finestra e lanciò uno sguardo all’enorme prato aldilà della casa. Il campo era deserto. Un leggero spiffero autunnale le accarezzò una guancia, facendola rabbrividire. << Scherzi del cavolo. >> commentò Kate, scuotendo la tesa. D’un tratto un leggero mormorio le arrivò all’orecchio. Kate sobbalzò, guardandosi attorno, ma nella vecchia cucina non c’era nessun altro oltre a lei. Rimase ferma, l’orecchio teso, pronto a captare altri rumori. Stavolta il bisbiglio si fece più forte, come se avessero borbottato più persone insieme. Kate si guardò attorno, cercando ci capirne la provenienza: quel rumore sembrava provenire da ogni mattone, da ogni tegola e da ogni finestra di Eglantyne Manor. << Molto divertente e molto ben studiato, ma adesso direi che ora di smetterla. >> Aveva cercato di avere un tono sicuro di sé, tranquillo pacato, mentre invece quello che uscì dalla sua bocca furono parole veloci e spaventate. Per tutta risposta, il bisbiglio si fece più forte e deciso, ma stavolta Kate ne individuò l’origine: qualcuno stava bisbigliando parole sconnesse da dietro la vecchia porta della cucina. Jason, stavolta ti ammazzo, disse Kate tra se e se. Raggiunse velocemente la porta e la spalancò di colpo. << Brutto scemo, mi hai fatto quasi venire un… >> si fermò di colpo. Il corridoio era completamente deserto. << Ah. Ti sei nascosto? Molto bene…>> Kate cominciò a percorrere l’ingresso con passi lunghi e lenti, fermandosi a guardare in ogni angolo in cui suo fratello avr potuto nascondersi. Chiamava il fratello con voce dolce e volutamente acuta << Jason... vieni fuori… avanti fratellino mio, dove sei… >>. Prima fucilerò i suoi giochi del Nintendo, programmava intanto Kate, poi impiccherò la sua Wii. Ad un tratto Kate udì distintamente dei lenti e leggeri passi dietro di lei. Quel piccolo sgorbio di suo fratello aveva forse intenzione di farle un qualche stupido dispetto? Magari saltarle addosso e farla urlare di sorpresa? Molto bene, lei lo avrebbe anticipato, girandosi all’improvviso. << Allora… Vediamo un po’ dove potrebbe essere il nostro caro Jas… A-ah! >> esclamò, girando repentinamente su se stessa. Un’espressione interrogativa si dipinse sul suo volto: suo fratello era scomparso nuovamente. << Jason, senti, io ho da fare, o vieni fuori subito o mi lasci mangiare in… >> Tutto accadde nel giro di pochi secondi: sulle sue spalle ed i suoi fianchi piombarono due glaciali mani di pietra, che scaraventarono Kate contro il muro. L’urto le fece annebbiare la vista: non vide altro se non i confusi colori dell’ingresso ed un’ombra, che si abbassava su di lei e le diceva ‘’Tu e gli altri dovete andarvene.’’

 


Prese lo specchio dalla cornice argentata e lo portò al viso. Amava gli specchi. Erano così puri, così trasparenti. Così veritieri. Non potevano mentire: potevano solo riprodurre l'immagine che avevano davanti, in ogni suo minimo dettaglio. Non si sorprese perciò quando di fronte a se vide quella che sembrava l'immagine di una statua che resiste ancora, dopo il trascorrere degli anni. Rughe, occhiaie... Stavano iniziando a farsi vedere di nuovo. Pazienza, si disse. Ancora qualche giorno e tutto questo sarebbe finito. Avrebbe dovuto solo aspettare. Un'incontrollata risata di soddisfazione riempì la stanza: gioventù e bellezza eterna. Il miglior affare che avesse mai fatto. Un forte dolore allo stomaco cancellò la gioia momentanea. Cosa era successo? Cosa avevano fatto? Si alzò e si infilò il cappotto. Doveva andare ad Eglantyne Manor immediatamente: non poteva permettere che a quella famiglia succedesse qualcosa. O, almeno, non ancora.
 


Gli occhi le pesavano terribilmente, ma Kate si sforzò di aprirli. All'inizio non vide niente: solo un'enorme macchia verde che le si estendeva tutt'intorno. Poi un'ombra calò su di lei. Ah no, non stavolta, pensò. Kate calò il pugno chiuso con tutta la forza che aveva sull'ombra, la quale si ritrasse lamentandosi. << Ma sei pazza o cosa? >> piagnucolò Mike Matthews, massaggiandosi la faccia. Kate sbuffò, riconoscendolo. << Io sarei pazza? Tu spii la gente mentre dorme ed io sarei la pazza? >> gli rispose lei, innervosita. << Ti stai dando troppa importanza, fanciulla. Ero venuto a prendere l'iPhone. >> disse Mike, indicando con un cenno della testa un telefono bianco in carica sul comodino accanto al suo letto. << Oh... In ogni caso, tu che ci fai qui? >> << Mia madre è l'infermiera che ti ha medicato. Credo sia giù in cucina, a parlare con tua madre. >> le rispose, indicando una fascia che Kate aveva lungo tutta la testa. << In più ho avuto la malsana idea che un po' di contatto umano ti avrebbe fatto bene. Ma, se le cose stanno così... >> Mike girò i tacchi e si avviò verso la porta, fingendo un'aria offesa. << No, aspetta >> Kate si sentì parlare, sorprendendosi della sua stessa audacia. << Resta qui... per favore. >> Mike sorrise e, con aria stupita, ritornò al letto e si sedette sulla federa gialla. << Allora... Che mi sono persa? >> << Niente di particolare... Lo sai, qui siamo nel bel mezzo del nulla. Da quello che sento dire in casa, credo che l'unico vero problema in questi giorni sia il trovare fiori gialli per festeggiare la fondazione di Hiddenville. >> << Fiori gialli? >> << Parlane con la tua padrona di casa, è lei che se ne occupa. >> << La Eglantyne? >> << Lei. Secondo me è fuori come un terrazzo, ma mia madre l'adora. >> Mike si alzò, iniziando a camminare sulle punte a parlare con un tono stridulo. << Quella signora Eglantyne... Così gentile, educata, generosa... Devo trovarle subito i suoi amati fiorellini! >>. Mike e Kate risero. << Voglio alzarmi...Sto morendo di sete >>. Kate tentò di issarsi sul letto, ma una fitta lancinante la colpì ad un fianco. << Credo sia meglio che tu resti a letto. E per un po' evita le scale. >> Kate lo guardò con aria interrogativa. << Scale? In che senso? >>. << Be', è lì che ti ha trovato tua madre. Ti eri spalmata in fondo alle scale. >> Kate ascoltò le ultime parole con aria esterrefatta. Scale? Lei si ricordava benissimo quello che era successo: qualcuno l'aveva sollevata di peso e l'aveva gettata in un angolo del corridoio. Come aveva fatto a raggiungere le scale? << Stoven? Stai bene? >> << Si, alla grande...>> rispose Kate, senza nemmeno guardarlo in faccia. Ma non era vero. C'era qualcosa che non tornava, qualcosa di sbagliato e strano. La porta della sua camera si aprì, lasciando entrare sua madre e una donna vestita completamente di azzurro, i capelli biondo platinato raccolti in una crocchia alla nuca. << Ah, ti sei svegliata! Bene, sono contenta. Ti senti meglio, cara? >>. << Si >> rispose Kate. << Lei è la mamma di Mike, vero? >> << Esatto >> rispose la signora, con un sorriso energico. << Clara Matthews. Ora credo sia meglio che io e Mike ce ne andiamo. Voglio che tu ti riprenda, cara. Non permetterò che tu ti faccia del male. >> Sorridendo, Clara Matthews si avviò verso la porta, fermandosi appena al di fuori, aspettando il figlio. << Be’, ci vediamo Stoven. >> la salutò Mike. << Ci vediamo >> lo salutò lei, con un cenno della mano. Non appena i due furono usciti, Johanna chiuse la porta. << Vado a preparare qualcosa per cena. >>
<< Mamma, aspetta. >>
<< Si, cara? >>   
<< Dove mi hai trovato mamma? Prima, quando ero svenuta intendo. >>
<< Eri in fondo alle scale. >>
<< Ed ero sola? C’era qualcuno oltre a noi due? >>
<< No, perché? >>
<< Niente. >>
Johanna uscì dalla stanza, chiedendosi cosa fosse venuto in mente alla figlia. Kate si gettò sul letto: che cosa stava succedendo? Rifletté e rifletté, ma nessuna delle risposte che le venivano in mente le sembravano valide a sufficienza. Alla fine però, gli occhi cominciarono a diventarle pesanti e, lentamente, si abbandonò al dolce abbraccio di Morfeo. 

 

  
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