Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Dark prince    24/01/2014    2 recensioni
Coppia: Jean/ Marco (Principalmente)
< < Ma no, fotografo altro, no modelli. > >
A quelle parole Jean annuisce, come ad aver capito che tipo di studi facesse Marco.
< < In Germania ci sono cose e luoghi bellissimi da fotografare! > >
E a quel punto... il corvino lo guarda, diventando quasi serio, anche se le sue guance si erano colorate di rosso.
< < Jean.. potrei farti un set fotografico.. nudo? > >
< < ....Che? > >
Ed incredulo il biondo si ritrova ad arrossire, imbarazzato.
Avvertenze:Le immagini alla fine non sono mie.Posterò sempre o la fonte o l'autore.
Buona lettura!
Genere: Fluff, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Armin Arlart, Eren Jaeger, Jean Kirshtein, Marco Bodt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La pioggia battente si poteva udire anche a finestre chiuse, come se assorbisse tutti i rumori presenti in mezzo alla strada.Non c'erano le persone che chiacchieravano o che passeggiavano;solo quello di vaghe macchine che veloci correvano sull'asfalto, incappando a volte nelle pozzanghere che ormai si erano formate.
Jean, guardando attraverso il vetro della porta nota che la sfortuna era dalla sua, visto che sia lui che Reiner stavano finalmente per uscire dall'ospedale.
Ormai avevano solo le fasciature come ricordo e le ferite erano iniziate a guarire come si doveva, il medico gli aveva anche avvertito di continuare le dovute cure a casa ... che con forte probabilità qualche segno sulla loro pelle sarebbe rimasta.
Ma era un cosa superficiale alla fine, dei piccoli segni di certo non avrebbero disturbato la loro vita.
Dal corridoio si sentono rumori di passi, dovevano essere almeno due persone a giudicare a orecchio e questi sembravano proprio avvicinarsi alla loro stanza.. e infatti pochi minuti dopo ecco il suono ormai riconoscibile di quella porta cigolante aprirsi.
I presenti in camera si voltarono per vedere chi fosse ma loro sospettavano in parte che proprio Marco e Bert si sarebbero presentati per riprenderli e riportarli al casa.
I ragazzi salutano i compagni ormai in via di guarigione, avanzando ancora un pò nella camera e subito Reiner fa cenno al proprio ragazzo di avvicinarsi, alzandosi da quel letto ormai vestito e senza più quel bruttissimo camice addosso, prendendo le ultime cose e l'altro restava a guardarlo, limitandosi a prendere lo zaino quando fu pronto.
Invece Marco esita un pò a presentarsi proprio di fronte a Jean, quasi temesse che la sua presenza fosse di troppo, che il suo atteggiamento diventasse invadente, sopratutto che l'idea di andarlo lui stesso a prendere il biondo e poi accompagnarlo alla sua dimora.
Ma Jean si acciglia nel non sentirlo parlare e si rivolta verso di lui, finendo di trafugare nel cassetto di quel piccolo comodino che l'ospedale donava ai pazienti per mettere le loro cose nel periodo di ricovero.
A sentire lo sguardo su di sè, finalmente Marco si decide ad alzare lo sguardo e incontrare quello del biondo, notando subito la sua area un pò.. come dire, sospetta!
< < Spero.. che non ti dispiaccia che mi sono proposto per venire a- > >
< < Assolutamente no. > >
Lo blocca Jean senza che neanche finisce di finire la frase, e Reiner ascoltandoli e vedendoli, nasconde un sorriso sia divertito che... addolcito; Quei due gli ricordavano lui e Bert ai primi tempi, prima che formassero la coppia che ora erano e subito riceve uno sguardo curioso da parte del compagno.Lui risponde semplicemente scuotendo il capo, per poi fare cenno di andare.
Bert annuisce, dando un ultimo sguardo ai due.
< < Venite? > >
Jean alza lo sguardo, annuendo; Il moro aveva ripreso quella sua espressione gentile e rilassata, tipica di quel ragazzone ben alto 1.92 ma che in ogni suo gesto nascondeva premure poco virili, ma non toccava a lui giudicare.
Alla fine il gruppo decide di uscire insieme da quella prigione, salutandosi solo prendono gli ombrelli per coprirsi dalle gocce di pioggia, separandosi per andare alle rispettive vetture non dimenticandosi di salutarsi con una stretta di mano e dei sorrisi sinceramente contenti, soprattutto da parte di Marco che notava il tedesco come rinato.

Durante il tragitto ascoltarono della buona musica, discutendo anche su questo alle volte visto i loro gusti molto diversi, ma entrambi evitano l'argomento dell'appuntamento, almeno fino a quando Jean nota che erano giunti sotto casa sua e prima di scendere e allontanarsi definitivamente da Marco lo guarda, lasciando diventare le sue guance di nuovo rosse.
< < Per stasera passo... a prenderti I- > >
Il corvino era stato colto alla sprovvista e quando si rende conto di COSA stesse parlando.. si agita, rischiando anche di balbettare appena apriva bocca.
< < Vengo io! C-cioè; Hai la spalla ferita e non devi sforzarla! > >
Jean per alcuni secondi si ammutolisce, sbattendo le palpebre varie volte, per poi scostare lo sguardo; Si porta una mano davanti alla bocca, tossendo nervosamente.
< < Non è che la macchina devo sollevarla!
Ma va bene, vieni tu a prendermi... > >
A stento si ricorda di respirare Marco che subito sorride a quelle parole, mentre sentiva una felicità immensa riempirgli l'anima.
< < Ad ora di cena allora ti passo a prendere. > >
Ed ecco un'altro cenno del capo da parte del biondo, che si volta per guardare i posti dietro individuando la sua borsa e subito si allunga con il busto e con le mani per poterla prendere... ma Marco notandolo in difficoltà cerca di aiutarlo, facendo il gesto di allungare anche lui il braccio sinistro ma ormai il Jean già aveva fatto e quando questo si volta si ritrova.. a sfiorare il naso proprio naso con quel del corvino.
I volti erano vicinissimi, poteva sentire il fiato di Marco solleticargli le guance, riscaldandole anche e poi... e poi si incanta a guardare quei occhi scuri, molto più scuri dei suoi che gli ricordavano la notte più profonda.
Ma un lampo fa sobbalzare entrambi, frantumando quell'incanto e Jean prendendo la sua giacca si copre il capo, salutando con un gesto semplice Marco scendendo poi dalla vettura per fare una corsa verso il suo portone e poi su, in casa sua.
E il corvino resta a guardare lui fino a quando non sparisce dalla sua vista e con il cuore un pò tremante accende la vettura, per poter tornare alla sua dimora anche lui.

Jean appena rientra in casa nota uno strano silenzio, almeno fino a quando non entra in camera... dove lancia una sottile e sottovoce bestemmia nel notare il casino da lui stesso lasciato; Getta a terra la borsa, portandosi una mano dietro al capo, carezzando con forza i capelli.
< < Non è colpa mia! Questa volta ho fatto il bagno e lavato i piatti! > >
A sentire quella voce si volta di scatto e nel notare Eren poggiato contro lo stipite della porta sbuffa, tornando a fissare i suoi vestiti sparsi a terra, decidendosi infine di incominciare almeno a toglierli da terra.
< < Hai fatto la brava cameriera, ottimo. > >
Jean risponde con la sua melodiosa e acida voce trasportando i vestiti da terra sul letto, per avere una base dove piegarli ma sapeva già che a metà dell'opera si sarebbe annoiato e avrebbe gettato tutto a casaccio nell'armadio.
Dal canto suo Eren resta ad osservarlo, avvicinandosi per dargli almeno un'aiutino;Insomma, il compagno era appena uscito dall'ospedale, doveva comportarsi da bravo bimbo almeno il primo giorno.
Ma il biondo sospettoso lo guarda, poggiando le ultime magliette sul materasso.
< < A cosa lo devo? > >
Rotea gli occhi verso l'alto Eren, guardando poi il tedesco.
< < Sei convalescente, su! volevo solo darti una mano. > >
Sospettoso, sospettoso l'osserva Jean che stava per aprire bocca e dire qualcosa di suo come una malevole risposta ma si blocca, guardando il compagno.
< < ....Stasera puoi dormire da Mikasa o Armin? > >
Ora sul volto di Eren vi era chiara confusione e infatti il sopracciglio inarcato dava conferma del suo stato emotivo.
< < SI, potrei.. ma perc- OH OH OH! > >
Oh oh oh? a sentire quelle sorte di... versi Jean lo guarda, alzando le spalle.
< < Ti stai immedesimando in babbo natale?? guarda che è da un mese che è passato! > >
Il moro scuote con forza il capo, avvicinandosi a lui, scrutando con i suoi occhi verdi quelli del biondo.
< < ...Vuoi portare Marco sopra? > >
Cazzo... come aveva fatto a capirlo?
< < Di che blate- > >
Eren sorride sornione e furbo, un'espressione quasi intelligente che poco gli si addiceva (A detta di Jean)
< < Andiamo, al primo appuntamento già vuoi portarlo su pe- > >
Una mano si posa sulla boccaccia del ragazzo e quella mano apparteneva al biondo.
< < Non farti strane idee e sopratutto così maliziose! > >
Con un veloce gesto Eren toglie la mano di Jean dalla sua bocca, tornando ad ispezionare il suo viso.
< < CEEERTO! come no.. e perchè mi hai chiesto di andare via? > >
Jean tentenna nel rispondere e per distrarsi inizia a piegare alcuni dei suoi indumenti.
< < Per restare un pò da soli. > >
< < Anche in un parco puoi restare solo. > >
Eren poggia una mano sul proprio fianco, dosando il peso del corpo su una sola gamba mentre l'altra la distendeva di poco, e la sua espressione continuava diventava sempre più divertita.
< < Probabilmente pioverà e nel parco non ci potremmo stare, fa freddo e la gente fissa troppo! > >
Ecco, dopo quelle valide motivazioni non poteva ribattere il moro che si rende conto di non poter ribattere.
< < Ok Ok, vado a chiamare Mikasa per chiedere se posso andare da lei. > >
Jean sente i passi del compagno dirigersi fuori dalla stanza e prima che l'altro sparisca del tutto dalla stanza gli parla, senza neanche alzare il capo per guardarlo.
< < Grazie. > >
< < Figurati. > >


Tic toc, tic toc.
Il suono dell'orologio lo stava snervando ed era quasi tentato di togliergli le batterie per farlo tacere per sempre.. ma poi ci ragiona su, dicendo che non era decisamente il caso di fare un gesto tanto spropositato.
Marco vagava come un'anime in pena per casa, mentre finiva di indossare gli abiti scelti per uscire quella sera.
Ecco che tornava quella sensazione di agitazione che gli aveva fatto rovesciare anche la tazza di caffè che si era preparato e per fortuna non gli era caduto addosso;Aveva solo combinato un macello a terra.
In parte ringrazia questa sua disattenzione; il caffè poteva renderlo soltanto ancora più nervoso.
Quando passa davanti allo specchio lo sorpassa ma subito dopo torna indietro, osservando il suo volto, sfiorandosi con la punta dell'indice la cicatrice poco visibile.... ricordandosi la lente a contatto solo in quel momento!
Core in bagno per metterla, facendo in un lampo visto che era abituato e anche perchè aveva una certa fretta visto che doveva andare a prendere il tedesco.
Con una veloce occhiata guarda sul tavolino basso del salone per individuare le chiavi della sua macchina, trovandole quasi subito; Usava raramente le macchine un tipo come lui preferiva bici e tram ma con quel tempo non era cosa.
Appena trovate le chiavi le prende, infilandosele nella tasca del jean, prendendo il suo cappotto per infine scendere e correre in macchina.
Si, stava letteralmente correndo e nella sua mente la frase " è tardi" lo faceva sembrare ad un bianc oniglio.
Sobbalza Jean quando il suono del citofono irrompe nella sua casa, rompendo quel silenzio che si era creato e sopratutto facendo perdergli qualche anno di vita ma.. guarda subito l'orologio, accorgendosi che erano le 20.30 e quella era ora di cena e quindi... quello che aveva suonato era sicuramente Marco.
Va a rispondere ma appena prende la cornetta del citofono tra le mani questo gli casca, facendo varie capriole in volo fino a schiantarsi a terra e il biondo con un balzo lo prende, neanche fosse un gatto che aveva visto un topo.. ma questo gesto sconsiderato gli fa urtare la fronte contro lo spigolo del muro e si ritrova ad imprecare a denti stretti.
Era disattento a livelli assurdi ma finalmente riesce a rispondere e dice al corvino che stava per scendere; Il tempo di prendere la giacca.
Marco quando aveva sentito tutto quel caos e poi la voce quasi urlante del moro era stato tentato di chiedergli se era tutto ok, ma non aveva fatto in tempo.
Si limita a bisbigliare un si anche se probabilmente l'altro non lo aveva ascoltato, e resta lì, in attesa, poggiando la schiena contro il portone di ferro, guardando il cielo ancora annuvolato anche se la pioggia aveva smesso di scendere; non era la serata ideale per un'appuntamento, ma mai si sarebbe sognato di rimandarlo.
Ma lo scalpitare per le scale di qualcuno che scendeva lo fece destare dai suoi pensieri e voltare verso il portone che finalmente si apre e mostrano un Jean con dei capelli completamente arruffati.
E Marco lo guarda, lo fissa e lo scruta...
Iniziando a ridacchiare sotto lo sguardo incredulo di Jean.Lentamente si avvicina il corvino, allungando le mani per poter dare una sistemata a quei capelli, guardando infine il ragazzo.
< < Hai lottato contro un leone o cosa..? > >
< < Contro la mia giacca.. > >
Ma le parole di Jean escono come un sussurro imbarazzato visto la figuraccia che aveva appena fatto ed è proprio lui il primo ad avviarsi in macchina, in modo da mostrarsi intaccato da quella reazione anche se non era vera.
Marco lo segue subito dopo, avvicinandosi alla vettura che era già aperta e con le chiavi inserite e si infila dentro, guardando prima il volante e poi il biondo.
Per diverse volte.
TANTE VOLTE.
< < Cosa c'è ora? ho qualcos'altro fuori posto? > >
Incominciava a snervarsi ma la reazione del corvino lo lascia un pò titubante.
< < Onestamente io non so dove andare, cioè... non abbiamo deciso il posto.. > >
Pigolio.
Sembrava il pigolio lamentoso e colpevole di un pulcino quella frase detta da Marco che fanno sorridere Jean.
< < Ho io il posto addatto. > >
< < è pur sempre la tua città.. > >
Mormora con ovvietà Marco, ma il sorriso sul volto dell'altro non sparisce e anzi, aumenta.
Il ragazzo al posto guida non può fare a meno che mettere in moto e seguire le indicazioni dell'altro, che lo portavano sempre di più ad una stradina isolata e che andava in salita e un paio di volte.. aveva anche sbagliato strada il corvino, scusandosi ogni volta ma quella strada era piena di curve e incroci.
Ringrazia il cielo quando finalmente raggiungono la loro destinazione, trovando prima parcheggio, non accorgendosi del posto dov'erano fino a quando non scende dalla vettura e guardare il posto e i dintorni.
< < Titan.. reustarant..? > >
Sbatte le palpebre, incredulo nel leggere la insegna sopratutto visto che era così vistosa e luminosa, ma è il nome a lasciarlo... come dire; DI STUCCO.
Jean sembrava compiaciuto da quella reazione, come se era quella che si fosse imposto di ricevere o di potersi gustare da parte del ragazzo.
< < Questo locale è particolare perchè cucinano piatti da tutto il mondo! > >
< < Tutto il mondo.. ? > >
< < Si. Cinese, Italiano, americano.. > >
< < OH! mi sentirò a casa.. > >
Si guardarono per un pò in viso, ridacchiando poi all'unisono decidendo infine di entrare nel locale che fece sbarrare gli occhi per lo stupore a Marco ancora di più; l'interno era arredato con un'accozzaglia di stili di arredamento diversi, come anche gli oggetti che erano da ornamento; Si passava da un dragone cinese all'immagine di quello che gli sembrava... un tipico carretto siciliano.Almeno così si ricordava che si chiamasse.
I tavoli erano adornati con tovaglie e colori delle bandiere di Nazioni diverse, alcune anche ricercate visto che non si ricordata precisamente di quale fosse e meravigliato da tutto questo viene quasi portato da Jean al loro tavolo.
< < Come hai fatto a trovare questo posto..? > >
No, doveva saperlo Marco perchè mai aveva visto qualcosa del genere nella sua America e sopratutto il luogo non era facilmente accessibile visto tutta la strada che avevano fatto!
< < I proprietari sono i genitori di Eren. L'hanno messo per via del loro continuo ospitare gente in miseria e straniera e puf! hanno creato tutto questo.. > >
E sorride Jean, godendosi ancora il viso di Marco illuminato da quella che poteva definire felicità.
< < Eren è il tuo coinquilino, giusto? > >
< < Si. Sebbene i suoi genitori abitano a Berlino ha voluto comunque trasferirsi in una casa a parte... e me lo sono beccato io. > >
Le borbotta quelle parole Jean e questo fanno sorridere il corvino che.. addolcisce la sua espressione; Non poteva farci nulla, quando l'altro si comportava in quel modo a lui ispirava.. dolcezza.
Ma per non farsi accorgere che lo stava spiando prende il menù, osservando rapito i vari nomi dei piatti, alcuni impronunciabili.. ma per fortuna sotto c'era la descrizione di cos'era e in che consisteva.
La loro diversità si notava anche dai piatti che prendevano ma che alle volte coincidevano anche.
Era un buffo mix.
Jean aveva preso molte cose piccanti e parecchio speziate e a base di carne, invece Marco si era orientato su sapori più delicati con verdure da contorno, oltre che non aveva resistito nel provare il thè verde giapponese.
L'ambiente rendevano il tutto molto rilassato, sembrava che tutti parlassero sottovoce e permetteva una certa intimità nel dialogo e questa cosa viene apprezzata ai nostri due ragazzi che chiacchierano su svariate cose, arrivando a discutere se il miglior pane sia quello francese o quello italiano.. e visto che erano in un posto del genere si fecero portare proprio quelle due cose.
< < Francese. > >
Mormora Jean, addentando un pezzo di pane Italiano, assaporandolo.
< < Italiano. > >
Ribatte Marco che era cresciuto con quel pane a causa delle origine della madre, ma comunque stava mangiando un pezzo di baguette.
Entrambi si guardano in viso e poi i pezzi di pane tra le loro mani.
< < Sono buoni entrambi. > >
E queste parole le dicono insieme, d'istinto, senza rendersene conto.
Jean ride, la sua risata difficile da udire come anche il sorriso rilassato da osservare e si porta una mano sul viso, massaggiandosi la tempia; Erano.. anni che non stava così bene.Si era sentito in attesa per tutto quel tempo e ora che ci faceva caso, non aveva più avuto quegli incubi.
Anche se erano passate più di due ore da quando si erano seduti in quel luogo, non aveva smesso di parlare con altro anche della cosa più sciocca.
Ma poi blocca la risata d'improvviso, tanto che Marco si spaventa un pò, pensando subito di aver detto qualcosa di sbagliato.
< < Non sei fidanzato, vero? > >
Per un'attimo un velo di disperazione aveva coperto gli occhi del biondo notando l'esitazione dell'altro.
Ma da parte sua...il corvino scoppia in una risata che non riesce a frenare subito.
< < Ovvio che no! altrimenti non sarei uscito con te!! > >
Il tedesco mentalmente si dà dell'idiota totale, sviando lo sguardo ora di nuovo a disagio per l'ennesima figuraccia, ma in suo soccorso arriva il cameriere con conto lo salva e approfittando della distrazione dell'altro paga lui tutto, mandando via con fretta l'altro... lasciando Marco con un'espressione allibita.
< < Infido traditore! > >
< < Alle volte lo sono.. > >
Ribatte, prendendo la giacca per indossarla, chiaro segno che se ne sarebbero andati e Marco lo imita.. tenendo quell'adorabile broncio di chi tentava di sembrare offeso.
< < La prossima volta pago io.. > >
La prossima volta...
Quelle parole fanno battere il cuore di Jean; Ci sarebbe stata una prossima volta.
Salutarono il garbato personale con un buonasera di rito, uscendo dal locale e per loro fortuna non pioveva, ma ad ogni modo si sbrigarono per salire in macchina per non essere sorpresi a qualche pioggia improvvisa.
Jean di nuovo deve fare da navigatore stradale a Marco, prendendolo anche in giro a volte ma era per celare il nervosismo; Si, era nervoso perchè appena arrivati sotto casa gli avrebbe chiesto di salire sopra da lui e questa cosa lo faceva alquanto agitare.
Ma una frenata brusca lo fa quasi finire sul parabrezza; Per fortuna che aveva la cintura di sicurezza ma questo non gli impedisce di guardare Marco in modo allucinato, ma per tutta risposta l'altro alza le braccia dal voltante indicandogli di fronte a lui.
E di fronte a loro c'era un Levi che aveva bellamente poggiato il piede sul parafango della macchina del corvino, con le braccia incrociate al petto e la sua allegra espressione da uomo incazzato con il mondo.
< < Eccessivo Levi, potevi finire sotto la macchina. > >
Erwin si avvicina al compagno, facendogli gesto di mettere giù il piede e con aria tranquilla guarda le persone nella macchina.. riconoscendo i ragazzi del pub.
Jean scende seguito da Marco; Uno incazzato perchè avevano rischiato di ammazzare qualcuno e l'altro preoccupato che questo facesse un'altra delle sue sciocchezze.
< < Ma che diamine!!! potevamo buttarvi sotto! > >
Erwin guarda prima Levi, per poi poggiare una mano sul capo del proprio ragazzo... premendo con tutta la forza per fargli chinare il capo come a scusarsi.
< < Ci dispiace. La nostra macchina ha avuto un'incidente e la nostra vettura è finita nel lago.. un e qui non prendono i cellulari, oltre al fatto che tutti i nostri documenti sono andati a fondo... abbiamo cercato di fermare altre macchine ma ci hanno ignorato. > >
< < Incidente??? > >
Marco preoccupato li guarda, ma sembravano stare bene.
< < Per evitare un cervo... > >
< < Potevi buttarlo sotto.. > >
La voce scocciata di Levi fa voltare tutti e tre verso di lui che guarda altrove, verso la boscaglia e un sospiro di Erwin fa capolinea.
< < Potreste farci il favore di accompagnarci in città? > >
< < E anche un posto per dormire visto che ci siamo. > >
Ecco che il nano parla di nuovo, cosa che infastidisce Jean.
Si, il ragazzo veniva chiamato così dal tedesco visto la bassa statura che aveva.
< < Levi.. > >
< < Ti ricordo che documenti, chiavi di casa e soli sono in macchina.. insieme alle carte di credito. > >
Ma Erwin doveva dire che aveva ragione Levi, la sua logica era impeccabile ma mai si sarebbe aspettato che quelli che erano due estranei li ospitassero a casa loro.
Ma non conoscevano Marco che si era subito proposto di ospitarli lui... mandando in frantumi il piano di un Jean che lo guarda con la bocca quasi del tutto spalancata.
Che cazzo di sfiga poteva mai avere???
Sbuffa senza neanche degnarsi di nasconderlo, guardando il corvino.
E questo si accorge della occhiata che gli porge.. e gli dispiace ma davvero non riusciva a lasciare quei tizi lì in mezzo al nulla e al freddo.
Levi poi non si fa pregare e sale subito in macchina, seguito poi da tutti gli altri e con un Erwin che disperato scuote il capo per l'atteggiamento del compagno.
In quella macchina.... regnava un silenzio un pò strano, rendendo l'aria tesa come una corda di violino;Almeno era questo che avvertiva Marco che di tanto in tanto si voltava verso Jean che ostentava a guardare fuori dal finestrino.
Forse aveva fatto una cavolata e aveva fatto finire la serata nel modo... non appropriato, ma poteva ancora rimediare.
Invece di prendere la stradina per accompagnare il tedesco, si dirige direttamente a casa sua... e questo suscita in Jean una sorpresa oltre che scetticismo.
< < Hai passato casa mia.. > >
< < Lo so. > >
< < Che vuol dire "lo so."!!?? > >
Stava di nuovo per dare i numeri ma il sorriso tirato di Marco misto alle guance lievemente porpora lo fanno accigliare.
E Marco lo guarda, mimando con la bocca delle parole, come a fargli capire cosa volesse.
" Vuoi lasciarmi da solo con quei due?"
...Da quella frase poteva ben capire che lo aveva invitato a restare a casa sua e sorride con aria superiore.

Appena giunti alla piazza e parcheggiato la macchina, Marco fa a guida alla casa, grande per fortuna visto che aveva una camera per due persone in più, proprio quella dove avrebbe fatto dormire Erwin e Levi.
Il primo era stato molto garbato, ringraziandolo più volte oltre che a chiedergli il permesso di usare anche il bagno invece il secondo... faceva un pò come se fosse casa sua.
Fatto sta che una volta spariti nella camera Marco sospira di sollievo, avvicinandosi al suo armadio e cercando una maglia da pigiama per Jean; Erwin e Levi avevano detto che non ne avevano bisogno e lui non era stato molto ad indagare.
< < Tanti tizi proprio loro dovevamo incontrare.. > >
Sbuffa Jean appena uscito dal bagno con in mano la sua maglia che aveva usato per uscire, restando in piedi ai piedi del letto aspettando che il corvino gli desse un... qualcosa per pigiama.
Mentiva se diceva che non era agitato...
< < Casi strani della vita.. > >
E si volta il ragazzo per porgere la maglia appena trovata nel suo armadio.. non potendo fare a meno di avere un'espressione vagamente e piacevolmente sorpresa nel ritrovarsi l'altro senza maglia ma diamine, si pone un contegno.
< < Ah, il letto è tutto tuo.Dormo sul diva- > >
< < Scherzi vero?? al massimo ci dormo io. > >
Che? l'ospite dormire sul divano?? non scherziamo.
< < Mi devi un favore per aver pagato al ristorante. > >
Jean e colpito e affondato ma non demorde.
< < Questo è un'altro conto. O io sul divano o niente. > >
< < Allora dormiamo insieme sul letto visto che è matrimoniale. > >
< < Ho detto c-.... cosa? > >
Marco non ripete le sue parole e prendendo le sue cose va in bagno per cambiarsi, lasciando Jean con ancora la maglia da mettere... oltre che stava ancora cercando le parole per ribattere ma quelle non gli sarebbero mai uscite.
In fondo la serata che voleva doveva finire così, con loro due insieme.
Ma ora che si ritrova nel letto non fa altro che girarsi e rigirarsi, aspettando Marco che uscisse dal bagno; Quanto tempo ci impiegava?
Come letto nel pensiero la porta si apre, mostrando un Marco con un pigiama molto semplice, senza nessun disegno sopra in particolare, e si infila subito sotto le coperte, guardando Jean.
< < Posso spegnere la luce..? > >
< < Certo che puoi... > >
Il biondo di solito dormiva con una piccola luce accesa ma se al corvino dava fastidio chi era lui per impedirgli di chiuderla? nessuno...
E infatti poco dopo era tutto buio intorno a loro.
Ma il tedesco ancora non riesce a prendere sonno, anche se era stanchissimo, finendo di nuovo per voltarsi dopo una mezz'ora... ritrovandosi il volto di Marco di fronte al suo.
A fatica manda giù la saliva... e non potendo fare a meno inizia ad osservare quel viso, guardando le lentiggini, contandone alcune come per allietargli il sonno ma poi.. poi si sofferma sulle labbra e automaticamente il suo corpo si avvicina.
Si avvicina fino a sfiorare di nuovo quel naso.
Sentiva il suo profumo, un profumo dolciastro provenire dall'altro.
E poi..... sente delle morbide labbra sulle proprie, labbra che premono contro le sue e una mano carezzargli la nuca, sfiorandogli anche i capelli.
Non era solo il suo profumo dolce, lo era anche il sapore di quelle calde labbra che erano così morbide da tentarlo di morderle.
Lui non si era mosso, era stato il corvino a... baciarlo.
Marco guarda Jean negli occhi, staccandosi da quel contatto solo dopo pochi secondi, rosso in vico e con le mani tremanti per l'emozione.
< < Buona notte... jean. > >
< < .... notte. > >


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" Siamo uomini o soldati?
vittime o sacrifici?
Angeli o demoni?
Ci è concesso avere paura? abbassare solo per un'istante la guardia?
No, non credo.
Resteremo sempre vigili, fino a quando questi stanchi occhi non avranno più la forza di restare aperti."
  
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