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Autore: Alyss_    24/01/2014    5 recensioni
Nidhoggr è stato sconfitto... Ma sarà veramente morto?
Il Male e il Bene si susseguono in un ciclo eterno, così come la pace e la guerra; e ora, soltanto delle armi leggendarie, forgiate nella notte dei tempi, possono impedire il ritorno delle Tenebre, quelle che si annidano nel cuore di ognuno.
Un essere millenario complotta contro i Draconiani, e vuole una sola cosa: vendetta.
La battaglia riprende, e stavolta, solo i cuori più puri saranno in grado di affrontarla.
Dal terzo capitolo [Nel Buio]:
Il sangue dei demoni scorreva in quei canali portatori di vita, pompato dal cuore possente, alimentato dall’odio e dal rancore, mentre calda linfa vitale dal colore della lussuria scivolava tra le zanne d’avorio, macchiando quel bianco candido, splendente ma letale.
Una coppia di ali maestose si spalancò, mentre i muscoli si stendevano di nuovo dopo millenni, e gli artigli affondavano in profondità nella roccia.
Un ruggito devastante, antico canto di un dolore profondo, echeggiò nella grotta. L’unico, fragile ostacolo che si interponeva tra lui e la tanto agognata libertà venne distrutto, lacerato come carta sotto i potenti colpi.
[...]
L'Angelo era tornato.

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Dedicata a Ginevra Gwen White e al suo geniale Cervello
Genere: Dark, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
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Capitolo Cinque - Perdersi Nei Sogni

L’oscura viverna nera e la splendente dragonessa bianca stavano l’uno innanzi all’altra, separati solo da pochi metri di vuoto: la terra attorno a loro era nuda e arida, priva di arbusti e di qualsiasi tipo di forma di vita. L’anima straziata di lei ululava, mentre avvertiva nel petto un dolore sordo e lacerante: lì, una volta, cresceva una delle foreste più rigogliose di tutta la sua terra ed ella vi aveva passato numerose ore a cogliere i suoni della natura e a meditare immersa nel verde; vedere quel luogo ridotto in quello stato…
La dragonessa era pronta ad attaccare, i muscoli tesi come prima di uno scatto, la coda che oscillava appena, per bilanciare un eventuale perdita di baricentro dovuta ad una fiammata a sorpresa; al contrario, la serpe alata pareva tranquilla. Quel muto fronteggiarsi si protraeva oramai da troppo tempo, ed ella decise di porvi fine.
« Cosa vuoi da me, Nidhoggr? Io e te non abbiamo più nulla da condividere. ».
La voce gelida della figlia dei draghi risuonò forte e chiara, echeggiando numerose volte, prima di scemare in un silenzio persino più assordante del precedente.
Nidhoggr sorrise.
« Unna… Davvero le lusinghe di mio fratello hanno questo ascendente su di te? Ti sei davvero lasciata ingannare così? ». Il tono di lui grondava sarcasmo, e mentre parlava aveva iniziato a strisciare intorno alla Custode della Bianca Fiamma come se volesse avvolgerla tra le sue spire, e la purificatrice seguiva i suoi movimenti soltanto con gli occhi, mentre il resto del suo corpo rimaneva perfettamente immobile.
« Ciò che davvero mi stupisce è che io mi sia fidata di te. Dovevo capirlo subito che eri così. » ringhiò alla fine Unna.
I tratti serpentini del rettile nero si indurirono; un vento sibilante spazzò la piana desolata, sollevando sbuffi di polvere sottile che divisero per qualche secondo i due.
« Così come? » chiese infine Nidhoggr. « Così determinato ad ottenere ciò che mi spetta di diritto? »
« Soltanto perché sei il fratello maggiore il titolo di Guardiano non è automaticamente tuo! Gli Anziani valutano quello che c’è nel cuore dei candidati! »
« E nel mio cuore cos’hanno trovato?! » ruggì la viverna, spalancando le ali. « Cos’hanno trovato, eh?! Sono rimasti spaventati dal mio potere?! Non vedi ciò che il vostro tanto amato Thuban ha fatto a me, come mi ha ridotto?! ». Si alzò in volo, così che gli sfregi che deturpavano la sua corazza nera fossero ben visibili.
Unna deglutì. « Thuban… Ha commesso un errore. »
« E quindi?! Io non potrei aver commesso un errore?! » urlò l’ex drago, avvicinandosi pericolosamente a lei. « Io non ho diritto ad una seconda chance?! »
Gli argini si ruppero, e tutti ciò che il cuore di Unna conteneva si riversò fuori, come un fiume in piena.
« Tu non sei pentito di ciò che hai fatto, tuo fratello sì! »
« Questo nessuno può assicurarvelo! »
« FAI SILENZIO! »
Persino le correnti si placarono; tutti si ammantò di una quiete innaturale, quella che precede la tempesta. Ogni parola che pronunciò Unna era intrisa di potere, mentre i suoi occhi perdevano il confine tra iride, pupilla e cornea, illuminandosi completamente di viola per qualche effetto arcano.
« Potrai pensare di ingannare gli altri, Nidhoggr, ma non ME! Io sono la Custode della Bianca Fiamma di Draconia, tutto ciò che è vivente si inchina al mio cospetto! » un tuono squarciò il cielo, e quasi immediatamente una saetta si abbatté sul terreno, creando una crepa che divise i due contendenti. Anche se le sue ali spalancate erano immobili, Unna levitava sopra la serpe alata, avvolta da un’aura di magia bianca. « E tu, che fai scempio di tutto ciò in cui crediamo, pensi di poter abbindolare ME! Tu, pensi di domare ME, colei a cui la Natura deve pagare lo scotto! Le tue parole false oramai non hanno più alcun effetto, Nidhoggr! Nel tuo cuore alberga l’odio, non potrai MAI essere un Guardiano! ».
Quelle parole scatenarono la furia della viverna, che con un ruggito devastante si avventò contro Unna, e i due si avvolsero in un abbraccio mortale.

No… Basta… Smettila…

Con una zampata lei riuscì ad allontanarlo; quando gli artigli fendettero il vuoto, la dragonessa spalancò le fauci e vomitò sul nemico una cascata di fiamme bianche e viole, che parvero riempire tutto lo spazio che li circondava, bruciando il terreno anche a dieci passi di distanza.
Nubi temporalesche correvano per il cielo, fattosi nero e ripetutamente squarciato dai lampi, e quello sembrò il preludio dell’Apocalisse.

Basta…

Nidhoggr si avvitò su se stesso, schivando il torrente infuocato che fendette l’aria dove pochi secondi prima si trovava lui, e ricambiò con una vampata di fuoco nero; i due inferni cromaticamente opposti si scontrarono nel cielo, creando milioni di lingue di fiamma che piovvero sul terreno come comete infuocate, lasciando lunghe abrasioni sulla crosta terrestre.
Unna avvertiva lo spasmodico desiderio di sentire la carne della viverna lacerarsi sotto i suoi denti, voleva annientarlo, farlo soffrire e ferirlo. Si scagliò su di lui, le zanne letali pronti a scattare, e chiuse le fauci sull’ala avversaria, affondando i denti e stringendo le mascelle più forte possibile. Nidhoggr reagì con un violento colpo di coda, che la fece desistere; con un repentino scatto della testa, però, la Custode riuscì a portare con sé parte della membrana alare del nemico.
Ruggendo, egli precipitò a terra, tra lapilli che ora parevano sgorgare direttamente dal cielo.

Smettetela… Per favore…

La dragonessa ruggì trionfante, e il suo grido di vittoria venne parzialmente coperto dall’ennesimo tuono. Un secondo urlo risuonò nella piana: Nidhoggr si era rialzato, l’ala destra lacerata e grondante di sangue nero stava già ricrescendo, e in pochi secondi la viverna poté dispiegarla e innalzarsi di nuovo nel cielo.
Unna aspettò che stesse per impattare contro di lei per scartare lateralmente, spiegando completamente le immense ali bianche e salendo ancora più in alto, forzando al massimo i suoi muscoli, così in alto che sul suo muso si formarono piccole scaglie di brina.
Sentiva la presente della serpe alata alle sue spalle, e seppe che l’aveva quasi raggiunta; allora fece aderire le ali al corpo, e si lanciò in picchiata contro il suo nemico, prendendolo alla sprovvista. I due si scontrarono e iniziarono a precipitare in una confusione di ali, zanne e artigli; impattarono al suolo con un boato tale da generare un’onda d’urto che spazzò il terreno per centinaia di metri.

Basta! Lasciatemi in pace! Ve ne prego, basta!

L’incontro dei mastodontici corpi con il suolo scavò due fosse differenti, da cui riemersero ansimando e ricoperti di graffi, ma con l’odio ancora impresso negli occhi. Stavano per lanciarsi nuovamente l’uno contro l’altra, quando più ruggiti si levarono alti nel cielo. Si voltarono, e videro le sagome di cinque rettili alati, che splendevano in quell’inferno buio come gemme: i Guardiani erano accorsi.
Nidhoggr digrignò i denti, iroso, scorgendo in testa al gruppo suo fratello; la rabbia nei confronti del sangue del suo sangue era talmente tanta che dovette sfogarla in qualche modo, lanciando un grido che sgorgava dal profondo della sua anima ferita.

Smettetela! Basta, per favore, lasciatemi stare!

Unna chiuse gli occhi, e quando li riaprì essi avevano riacquistato i loro colori naturali.
« Vattene, Nidhoggr. » gli intimò.
La viverna sapeva che non avrebbe avuto possibilità, per quanto forte, contro i sei draghi più potenti di tutta Draconia; riconoscendo di essere stato sconfitto, la serpe alata lanciò un’ultima minaccia, prima di dissolversi in una nube nera: « Tornerò. »
E sparì.
Quando l’immagine del suo nemico scomparve dal suo campo visivo, Unna avvertì una fitta alla testa, e chiuse gli occhi nel tentativo di domarla.

ADESSO BASTA!

Tutto divenne nero.
 

***

 

Unna si svegliò con un grido. Aveva la vista appannata, la fronte imperlata di sudore, la veste appiccicata al corpo; gli occhi erano arrossati, la gola le bruciava e il respiro si era fatto affannoso. A fatica riconobbe i contorni del mobilio dei suoi appartamenti; quando il battito sfrenato del suo cuore si fu calmato riuscì a sedersi sul bordo del letto dov’era distesa fino a qualche attimo prima.
Le tempie le pulsavano e i palmi delle mani erano insanguinati per via delle unghie che si era conficcata nella pelle durante il sonno; le palpebre calarono sulle iridi stanche, e le lacrime impigliate nelle ciglia scivolarono lungo le guance pallide. Si prese il viso tra le mani.
« Basta… »
 

***


I tacchi di Nida si scontravano con il pavimento freddo, producendo un ticchettio simile a quello di un orologio. La bionda era inspiegabilmente nervosa, e aveva fretta di tornare nlle sue stanze, che erano poi quelle in cui si era risvegliata dopo la sua ‘morte’.
Cercò di non soffermarmi troppo sulle figure raffigurate sulle pareti del corridoio: la mettevano stranamente a disagio.
« Nida! »
Il cuore di lei ebbe un sobbalzo quando udì quella voce. Sapeva che era lui, e sapeva anche cosa voleva: da giorni ormai lo stava evitando, precisamente da quando Unna l’aveva spinta a riflettere, sull’orlo del dirupo che segnava la fine della città sospesa nel cielo. Non era ancora riuscita a mettere chiarezza in se stessa, e meno stava a contatto con lui meglio era. Fece un respiro profondo per calmarsi, poi si voltò, sul volto un’espressione fredda che nascondeva un’anima tormentata dai dubbi.
« Ratatoskr. » replicò. Quando lo guardò negli occhi avvertì una stretta allo stomaco e il suo cuore iniziò a battere più forte; solo il ferreo controllo che esercitava sulla sua mente le impedì di arrossire. Che le stava succedendo?
L’uomo la osservava con quelle iridi imperscrutabili e profonde allo stesso tempo, percorrendo tutta la sua figura con lo sguardo, come se cercasse imperfezioni in una copia.
« Se non ti dispiace... » disse Nida, che iniziava a sentirsi davvero a disagio « ...vorrei tornare nei miei appartamenti. »
Si voltò e fece per andarsene, ma lui le afferrò il braccio; quel contatto infuocò l’animo della donna, che deglutì a vuoto un paio di volte.
« Sì, mi dispiace. » le soffiò all’orecchio, facendola quasi sobbalzare.
« Allora dimmi che vuoi. » replicò Nida, ostentando una calma che non provava.
Ratatoskr assottigliò lo sguardo. « Sai benissimo cosa voglio. » sibilò, e sembrava davvero irritato. « Non fai che evitarmi da un po’ di tempo a questa parte. Perché? »
Ancora quella stramaledettissima domanda!
“Se lo sapessi sarei davvero lieta di risponderti!” avrebbe voluto urlargli la bionda, ma si trattenne, e si rifugiò dietro la sua maschera di compostezza.
« Non c’è nessun particolare motivo, a dire il vero. » mentì.
L’uomo le afferrò il mento con due dita, e stavolta Nida non riuscì a frenare il sussulto che le scosse il corpo: lui era vicino, troppo vicino, così vicino… Poteva sentire il suo fiato incresparle le ciglia. E i suoi occhi erano così belli...
Si allontanò, come scottata da quei pensieri, per poi voltarsi e percorrere quei pochi metri che la separavano dal legno della porta della sua camera quasi di corsa, per poi chiudersi dentro.
Ratatoskr rimase con la mano a mezz’aria per qualche secondo, per poi abbandonarla lungo il fianco. Il suo cuore era in subbuglio per la vicinanza della bionda, che ora si era barricata dietro quel misero uscio, rifiutando insistentemente ogni contatto con lui.
« Prima o poi dovrai abbassare la tua maschera, Nida. » sussurrò al nulla, prima di andarsene.

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Look at me!
*si prepara al linciaggio*
Ehm… Dai, ragazze, mettete via quei forconi e quelle torce… Suvvia, da brave… ^^’
Ehi, che volete da me?! Vi ho messo il momento Ratida, il più più di tutta la storia, finora u.u Dovreste pure ringraziarmi U_U
Ho scritto l’ultima parte ascoltando “Urlo e Non Mi Senti” di Alessandra Amoroso, e vi consiglio di leggerla con questa canzone di sottofondo: credetemi, merita davvero.
Meglio che sparisca, domani la prof di inglese mi interroga e io non ho ancora studiato >.<

Un besos,
D.

 

 

  
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