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Autore: Miss One Direction    24/01/2014    21 recensioni
- No, ragazze, no! Non lo voglio conoscere! - urlai in preda alla disperazione.
- Tu lo conoscerai e basta! - risposero in coro.
- E se poi è un secchione, asociale, con gli occhialoni, i brufoli, i peli e passa le giornate a mangiare schifezze e leggere libri di fantascienza che si capiscono solo loro? - chiesi terrorizzata, rabbrividendo al solo pensiero.
- Tu non stai bene ma non fa niente. Lo conoscerai, vi metterete insieme e vivrete felici e contenti - esclamò Daniela, con aria sognante.
E poi ero io quella che non stava bene...
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- No, ragazzi, no! Non la voglio conoscere! - urlai, preso dalla disperazione.
- Non fa niente, la conoscerai e basta! - urlarono loro a tono.
- E se poi è una racchia con i brufoli, gli occhialoni, asociale oppure una snob con un carattere orribile? - chiesi terrorizzato, schifandomi al solo pensiero.
- No! È bellissima, dolcissima... forse un po' strana, ma perfetta per te quindi, caro il mio Harold Edward Styles, dimostra di avere le palle e conoscila! - alzò la voce Louis, afferrandomi per le spalle.
E poi ero io quello strano...
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TRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=RVqNKUOLIAQ
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Canzone consigliata: Living Not Dreaming - Jai Waetford
 
 
 
 
– Potrei, gentilmente, scoprire dove mi stai portando? -.
– Te lo giuro - rispose Harry, guardandomi esasperato. - Mio cugino di sei anni è meno logorroico di te -.
Alzai gli occhi al cielo, stufa di sentirmelo ripetere in continuazione da tutti. Il ragazzo accanto a me mi guardò di nuovo, notando il mio strano ed improvviso silenzio. - E non mettere il muso -.
- Non sto mettendo il muso! - risposi di scatto, accigliandomi. - Voglio sapere dove stiamo andando; non mi sembra di avertelo chiesto così tante volte -.
Tornai a guardare fuori dal finestrino, cercando di ignorarlo, prima che avvertissi il suo "Venticinque volte" sussurrato. Mi morsi un pugno, cercando di calmare il fastidio che mi stava provocando, mentre le note di 'Get Lucky' si diffondevano intorno a noi.
Avevo letto decine di libri su fughe romantiche improvvisate, con l'aria dal finestrino che sfiorava la guance della protagonista mentre il suo ragazzo le baciava la mano; io, invece, stavo ricevendo solo raffiche di vento in faccia, con capelli indomabili come risultato, e il "mio ragazzo" esasperato sul sedile accanto. C'era decisamente qualcosa che non quadrava.
Socchiusi gli occhi, non riuscendo a tenere lo sguardo legato a un qualcosa in particolare al di fuori del finestrino, prima di lasciar viaggiare la mente attraverso la possibile destinazione in cui Harry mi stava portando. Mi sembrava di aver già visto quella strada, ma non riuscivo proprio a capire in quale occasione: forse voleva portarmi a pranzo fuori, o forse aveva intenzione di portarmi in qualche posto imboscato per potermi saltare addosso liberamente e stuprarmi. La seconda ipotesi mi sembrò subito esagerata, ma era una semplice conseguenza della mia curiosità ormai senza freni.
Il monologo interiore in corso nel mio cervello venne bruscamente interrotto dalla presenza della grande e morbida mano di Harry sulla mia coscia, dettaglio senza un'apparente motivazione logica. - Cosa stai facendo? -.
 Spostò lo sguardo dalla strada solo per pochi istanti, il tempo necessario per permettermi di notare la sua espressione leggermente confusa. - Niente, perché? -.
- Stai invadendo i miei spazi - risposi prontamente, tenendo lo sguardo fisso su quella mano ancora ben posizionata sulla mia gamba.
Scoppiò a ridere, trovando la mia considerazione alquanto esilarante, smettendo pochi istanti dopo a causa dell'assente coinvolgimento da parte mia in quella situazione a dir poco spassosa: il rossore sulle guance e le decine di filmini mentali che in quel momento mi stavano attraversando la mente mi stavano letteralmente trattenendo da qualsiasi azione.
- Questo è 'invadere gli spazi'? Seriamente? - chiese, stupito, con un sorrisetto appena accennato sulla bocca.
- Sto solo dicendo che a qualcuno potrebbe dare fastidio - risposi prontamente, cercando di non concentrarmi troppo (e di conseguenza iniziare a farfugliare) sul così piacevole calore sprigionato dalla sua mano a contatto con la mia coscia.
Volsi lo sguardo verso di lui, non sapendo bene quale reazione aspettarmi, prima di notare un ghigno alquanto divertito sulle sue labbra.
Non dovrebbe arrabbiarsi, o prendersela perché mi sto comportando da suora? Perché sembra che se la stia godendo?
- Sappiamo entrambi che tu non fai parte di quel 'qualcuno' - ribatté prontamente, stringendo dolcemente la presa.
Chiusi gli occhi, poggiando il capo contro il poggiatesta, quasi paralizzata. Harry aveva il potere di mandarmi completamente fuori controllo senza nemmeno provarci, motivo per cui la mano in quel determinato punto rappresentava un allarme rosso: se si fosse avventurata leggermente più su, non sarei stata più cosciente delle mie azioni, di questo ne ero più che certa.
Iniziai a respirare, senza darlo troppo a vedere, con la bocca, mentre lui cominciò a torturarsi il labbro inferiore con i denti.
Ecco, appunto.
- Harry, puoi accostare? - chiesi improvvisamente.
Si girò di me per un mezzo secondo, pensando che quella richiesta avesse un'altra motivazione dietro, e, nel momento in cui notò quanto fossi rigida sul sedile, si mise subito a cercare una piazzola di sosta. Una volta fermi, mi tolsi la cintura di dosso il più velocemente possibile, e mi posizionai a cavalcioni su di lui; Harry, in risposta, non perse un secondo a posizionare le mani sul mio fondo schiena e stringerlo leggermente. Gli sfiorai le guance e  la mascella con le unghie, prima di lasciare una serie di baci umidi su tutto il viso: la tensione sessuale presente in quell'auto era tale da poterla quasi tagliare con un coltello. Sentii il respiro accelerato di Harry sulla pelle, che mi fece salire diversi brividi lungo la spina dorsale, prima che iniziassi a guardarlo intensamente ovunque senza un apparente motivo. Avrei potuto osservare ogni suo dettaglio per ore, senza stancarmi mai; ai miei occhi sembrava talmente perfetto, senza nemmeno provare ad esserlo, da poter oscurare ogni cosa al di fuori di sé stesso. Avrei voluto tenerlo accanto per sempre, poter godere del semplice privilegio di poterlo ammirare quando più avessi voluto.
Socchiusi le palpebre, sfiorandogli le labbra socchiuse con le mie, prima di mordergli dolcemente il labbro e lasciare che altri brividi mi scorressero per l'intero corpo.
- Dio... - sussurrò, attirandomi ancora più vicino. Sorrisi, contagiandolo subito dopo, e gli accarezzai la nuca leggermente.
Il momento di ipnosi non mi allontanò dal desiderio di voler scoprire dove avesse deciso di portarmi; motivo per cui, nell'istante in cui si allungò repentinamente per far scontrare le nostre labbra, lo bloccai con dei riflessi che non sapevo nemmeno di avere. Non appena si rese conto di avere il viso in trappola nella mia mano, con le guance schiacciate dalle mie dita e le labbra tese all'infuori, cambiò espressione: sbatté le palpebre più volte, quasi indignato di esser stato rifiutato, e aggrottò le sopracciglia. Gli scoppiai a ridere in faccia e: - Niente baci finché non mi confessi dove stiamo andando - spiegai, facendogli assumere un'ulteriore espressione, molto simile a quella di un cucciolo.
- Ricattatrice - mugugnò, facendomi ridere ancora di più.
Mi risistemai sul sedile del passeggero, per poi riallacciarmi la cintura, prima che Harry sporgesse il labbro all'infuori e rimettesse in moto. - Confessa, e questa gran punizione finirà ancor prima di cominciare - lo spronai, continuando a fargli sporgere le labbra all'infuori facendogli pressione sulle guance.
Fu questione di un istante: allungò il collo nella mia direzione e, in un battito di ciglia, mi rubò un bacio talmente lieve da non farmene quasi rendere conto. Spalancai la bocca, indignata, prima di sentire la sua risata cristallina rimbombare in tutta l'auto. - Sei un imbroglione! -.
- Un imbroglione e una ricattatrice - commentò, continuando a sghignazzare. - Che duo improbabile che siamo, eh? -.
Ripartimmo all'istante, ma, dopo qualche minuto passato a cercare di mantenergli il muso, ci bastò un semplice sguardo d'intesa per scoppiare a ridere ancora più forte di prima. Mi coprii il viso con le mani, non riuscendo a smettere, con la risata compulsiva di Harry come sottofondo. Il dolore alla pancia successivo mi sembrò uno dei più piacevoli che avessi mai provato fino ad allora.
Continuammo a cantare a squarcia gola per tutto il resto del viaggio, non preoccupandoci minimamente di poter sembrare ridicoli ai veicoli che ci avrebbero sorpassato. Le risate successive ad ogni canzone mi fecero capire quanto io e Harry stessimo iniziando a sentirci a nostro agio l'uno con l'altra, e al solo pensiero sentii il cuore battere ad una velocità impressionante.
Non riuscii a rendermi effettivamente conto di quanto tempo passò, ma, nella frazione di secondo in cui notai con la coda dell'occhio un luogo fin troppo conosciuto, non riuscii a trattenere un piccolo grido. - Brighton?! -.
Sentii Harry ridere accanto a me, ma la sua risata mi arrivò alle orecchie come ovattata, mentre non riuscivo a distaccare gli occhi da qualsiasi cosa ci circondasse. Da quando io e le ragazze ci eravamo trasferite in Inghilterra, Brighton era diventata una vera e propria destinazione irrinunciabile non appena la temperatura sembrava volerci dare una tregua da maglioni e cappotti, per quanto il clima inglese permettesse davvero di farlo. Mi sembrò quasi di avere davanti agli occhi tutte quelle corse per la spiaggia ridendo, le ferite ai piedi per quella ghiaia a cui non ci saremmo mai abituate e i continui, ma mai abbastanza, giri sulla Brighton Wheel. 
Voltai lo sguardo ovunque, cercando di portare alla memoria ogni cosa, prima di rendermi conto di essere ormai fermi in un parcheggio. Mi girai verso il riccio accanto a me, chiedendogli negli occhi cosa diamine ci facessimo lì a Novembre.
- Ogni volta che ho bisogno di staccare un attimo dalla routine Brighton si rivela sempre il posto perfetto - rispose sorridendo, per poi mordersi il labbro in attesa di una mia reazione.
A stento lo lasciai finire di parlare che mi fiondai su di lui alla velocità della luce, stampandogli un bacio che non avrebbe mai avuto bisogno di altre spiegazioni, prima di scendere di corsa dall'auto e togliermi le scarpe. Corsi più velocemente possibile, a piedi nudi contro un terreno freddo fino all'inverosimile, ma non mi importò: il vento contro la pelle e quell'odore salmastro nelle narici bastarono a farmi provare una libertà interiore tale da potermi far quasi spiccare il volo. Riuscivo a percepire le scarpe battere contro le cosce durante la corsa, Harry cercare di starmi dietro nonostante il passo leggermente più lento, e un improvviso dolore sotto i piedi non appena la superficie passò da cemento a ghiaia, ma tutto sembrò fermarsi nell'esatto istante in cui una piccola rimanenza di onda dalla temperatura quasi congelata entrò in collisione con le mie caviglie. Chiusi gli occhi d'istinto, lasciando che un brivido mi percorresse l'intera spina dorsale, prima di respirare a pieni polmoni più volte. I capelli iniziarono a danzare col vento, come se avessero vita propria, e allargai le braccia come a formare una "T" per godere a pieno quella sensazione di libertà più naturale e profonda a cui avrei mai potuto pensare in quel momento. 
Le mani di Harry sui miei fianchi avrebbero potuto riportarmi alla realtà in un'altra occasione, eppure non successe: quella stretta così delicata, ma allo stesso tempo decisa, non fece altro che aggiungere ulteriore magia al momento. Mi morsi il labbro sorridendo, ancora con gli occhi chiusi, prima di urlare a pieni polmoni la frase più banale, ma allo stesso tempo più adatta, che avrebbe mai potuto attraversami il cervello in quel momento: - Jack, sto volando! -.
Sentii la risata cristallina di Harry farsi strada nel vento, trasportando anche la mia, e passammo non so precisamente quanto tempo in quella posizione così apparentemente strana agli occhi degli altri, eppure così maledettamente naturale ai nostri: un Jack e una Rose dei poveri nel loro momento più iconico, ma senza nave abbandonata al suo destino, probabili passeggeri dall'occhio curioso o possibili vertigini pronte a rovinare tutto. 
La presa passò nell'arco di un istante dai miei fianchi al di sotto delle ascelle, e mi sentii sollevare in aria talmente velocemente da non riuscire nemmeno a rendermene conto inizialmente; nel momento in cui mi uscì un piccolo urlo sorpreso, tutto iniziò a ruotare e mi ritrovai a girare come una trottola con ancora le braccia spalancate e una risata fin troppo rumorosa. Mi lasciai andare dopo i primi due giri, ignorando la massa informe che i miei capelli stavano diventando, e continuai a bearmi con un sorriso da bambina soddisfatta in volto quella sensazione insaziabile di libertà che il mio "Jack" non stava facendo altro che far aumentare: nonostante stesse seriamente lavorando di muscoli per "farmi volare", sentirlo ridere, e di conseguenza divertirsi, insieme a me fece scacciare qualsiasi possibile paranoia o pensiero negativo che avrebbe potuto impossessarsi prepotentemente del mio cervello.
Una volta tornata con i piedi per terra continuai ad avere una sensazione di capogiro ancora per un po', ma non mi importò: io ed Harry continuammo a tenerci per mano per non lasciarci cadere su quella ghiaia così fredda, ma terribilmente superflua in quel momento, e ridere fino a sentire lo stomaco supplicare pietà. E quando fui in grado di reggermi in piedi autonomamente lo baciai di slancio, allacciandogli le braccia intorno al collo. Sentii le dita dei piedi andarmi a fuoco per lo sforzo che stavo facendo pur di mantenermi sulle punte, ma nulla poteva mai essere paragonabile a quello che stava succedendo all'interno del mio intero organismo: il dolore allo stomaco per le troppe risate venne completamente sostituito da una sensazione ancora più bella, che mi fece salire un'adrenalina al pari di quella che si prova durante un giro sulle montagne russe. Passò dallo stringermi i fianchi ad accarezzarmi il viso con entrambe le mani e ricambiò il bacio con una dolcezza, ma al tempo stesso con una passione che non fui in grado di descrivere nemmeno nella mia mente.
Avremmo potuto spiccare il volo da un secondo dall'altro, ma a noi non importava.
Tutto intorno a noi sembrò sparire, così tanto da impedirci addirittura di accorgerci delle numerose goccioline d'acqua che stavano scendendo sempre più numerose e velocemente dal cielo. Sollevammo il capo insieme, trovandoci davanti a dei nuvoloni grigio scuro carichi di pioggia, ma continuammo a tenerci stretti e sorridere nella forma più pura esistente. Improvvisamente quella leggera pioggerella venne completamente sostituita da un vero e proprio acquazzone. Trovandoci completamente zuppi così alla sprovvista, non perdemmo un attimo ad afferrarci per mano e correre il più velocemente possibile alla macchina, ridendo come se non ci fosse stato un domani. Sentivo ogni singolo indumento appiccicato alla pelle e rischiai di scivolare moltissime volte, ma la presa salda di Harry riuscì a mantenermi in piedi fino alla macchina.
Una volta entrati continuammo ad avere il fiatone per alcuni minuti e, dopo aver volto lo sguardo l'uno verso l'altra, scoppiammo a ridere per l'ennesima volta. 
– Quando si dice "essere pisciati da Dio" - esclamò, scuotendo i capelli come un cane, ridacchiando. Non provai nemmeno a scostarmi dagli schizzi, dato il completo panno bagnato che ero diventata, ma non persi comunque l'occasione per scompigliargli quella massa di ricci ancora di più. - Ma è stato divertente, spilungone, ammettilo -.
- E chi ha mai detto il contrario? - ammiccò, rubandomi un bacio in una frazione di secondo tale da non farmene nemmeno rendere conto. Sorrisi, sentendo un calore fin troppo familiare alle guance, e abbassai lo sguardo con la speranza che non se ne accorgesse: se avesse provato a fare qualche riguardo al mio rossore, sarei potuta rimanere di quella tonalità per tutto il resto della giornata.
Spostai per una frazione il viso verso di lui quando si sfilò la felpa ormai zuppa di dosso e mi ritrovai inevitabilmente davanti ad uno spettacolo che mi mozzò il fiato in gola per qualche secondo: all'alzare le braccia per spogliarsi dell'indumento fradicio, anche la maglietta bianca a maniche corte sottostante si sollevò di qualche centimetro, facendo venire alla luce quegli addominali non perfettamente scolpiti in un blocco di marmo, ma comunque fin troppo definiti e perfetti. Non riuscii a sbattere le palpebre, continuando a mantenere lo sguardo fisso in quella direzione, finché la maglietta non tornò a coprirli e io iniziai a percepire sulla pelle persino più calore di prima.
– Hai freddo? - mi chiese all'improvviso, totalmente ignaro dei pensieri decisamente poco casti che mi stavano percorrendo il cervello in quell'istante.
Risposi con un istintivo "Eh?" che lo fece sorridere, e ripeté la domanda di nuovo pizzicandomi una guancia. - Per ora no, l'aria calda della macchina mi sta già asciugando per fortuna -.
Non feci in tempo a pronunciare le ultime lettere che la pioggia aumentò ulteriormente d'intensità, facendoci sobbalzare sui sedili.
– Non possiamo tornare a casa con questo tempo, sarebbe un suicidio – affermai, improvvisamente nostalgica del mio letto caldo.
Mi diede ragione annuendo e, dopo aver leggermente asciugato lo schermo del suo cellulare, lo impugnò a dovere e compose il numero di Louis.
– Diamine, non prende - mugugnò, provando a richiamare più volte, nello stesso frangente in cui provai anch'io. - Nemmeno a me, ma forse dietro prende -.
– Ho paura di chiederti come hai intenzione di arrivare ai sedili posteriori, visto come sta piovendo - chiese, alzando un sopracciglio.
- Sai, esiste un metodo molto utile, talmente tanto utile da essere uno dei più utilizzati al mondo. Vuoi sapere quale? - risposi sorniona, mettendomi già il posizione. Continuò a guardarmi incuriosito, e, dopo la mia risposta, ancora più divertito di prima: - Come gli antichi -.
Allungai la gamba verso il sedile posteriore mentre Harry scoppiò a ridere battendo le mani, portandosi anche me dietro, e cercai in tutti i modi di compiere l'operazione in modo rapido: ero perfettamente consapevole di star mostrando ogni singolo dettaglio del mio lato B a quello spilungone ancora ridente, e nonostante i pensieri poco casti di poco prima, mi sentii comunque in profondo imbarazzo. Nell'esatto momento in cui portai anche l'altra gamba dall'altra parte, un potente schiocco ed un improvviso pizzicore alle chiappe mi fecero battere la testa contro il tettuccio dalla sorpresa. Dopo qualche istante di confusione per l'intera situazione, girai lentamente il viso verso Harry, intento nuovamente a ridere per il colpo appena dato: mi aveva appena sculacciata, fatto prendere una botta in testa ed aveva persino il coraggio di ridere.
- Come hai osato?! - esclamai alzando la voce, prima di lanciargli una delle due Converse zuppe che avevo in mano. Scoppiai a ridere quando cercò di prenderla senza farla cadere e mi rispose con una linguaccia compiaciuta, da perfetto bambino che ha appena commesso una marachella.
Mi raggiunse sui sedili posteriori subito dopo, ma, a differenza dei miei movimenti  puliti e precisi, posizionò male un piede, che scivolò all'indietro, facendomelo finire addosso in una frazione di pochi secondi. Con una mano quasi perfettamente posizionata su una mia tetta.
Me lo ritrovai sopra, improvvisamente arrossato quasi quanto me, prima di stamparsi di nuovo un sorriso sornione in faccia, accompagnato da un: - Mh, ci piace -, e una strizzata quasi impercettibile. Spalancai la bocca, divertita, di nuovo prima di lanciargli giocosamente l'altra scarpa; il tutto con lo scopo di non prestare attenzione ai pensieri poco casti che ormai stavano rendendo l'aria decisamente calda e "pesante".
Ci accoccolammo l'uno all'altra per stare più comodi e, una volta ciascuno, chiamammo i nostri rispettivi gruppi per avvertirli che non saremmo tornati a breve, date le condizioni meteo decisamente pericolose. Harry era riuscito a sfuggire a domande e dubbi raccontando di un presunto appuntamento con Clarissa organizzato da qualche giorno e della "sosta a casa sua" per via della pioggia, storia alla quale ero riuscita a percepire dei cori di incoraggiamento dei ragazzi dall'altra parte del telefono. Io, invece, avevo accennato ad un pranzo dai miei nella cittadina portuale di Whitstable, dove avevano deciso di sistemarsi per un po'. Sapevo che le ragazze non avrebbero indagato più di tanto, data la frequenza con la quale ero solita andare a trovare i miei genitori, e, una volta aver aspettato Harry in un parcheggio leggermente isolato, avevo lasciato la macchina lì e mi ero fatta "rapire" dal mio pseudo ragazzo.
Rimanemmo accucciati col rumore della pioggia di sotto fondo, in un silenzio che sembrava non appartenerci, ma insolitamente rilassante e accogliente. Gli presi la mano tra le dita e iniziai ad accarezzarla delicatamente come se fosse fatta di porcellana: ogni dettaglio mi sembrava così perfetto ai miei occhi, da non farla sembrare quasi reale.
- Ancora non ci credo che hai approfittato di ben due situazioni in meno di dieci minuti per toccarmi sia il culo che le tette - esclamai all'improvviso, interrompendo quell'aria così rilassante e nella quale sembravamo caduti in trance.
Percepii un sorriso sulla fronte e la sua stretta sempre più forte, facendomi rannicchiare ancora di più contro il suo corpo. Il calore iniziale all'interno dell'auto sembrava essere svanito nel nulla, per via dei vestiti praticamente asciugati addosso, e sentii dei brividi lungo la schiena più volte.
- Cosa posso dire? - rispose Harry, attirandomi più vicino a lui per scaldarmi. - Sono un buon intenditore io -.
Fu uno schiocco - e il bruciore - sulle chiappe successivo, provocato dalle sue mani, che portò entrambi a scoppiare a ridere per l'ennesima volta all'interno della sua macchina sotto la furia incessante della pioggia di Novembre. E in quel momento non riuscii a ricollegare nessun altro episodio o ricordo passato in cui avessi provato un senso di pace, felicità e appartenenza così intenso.
 





    
                                                                                              
                                                                    Thank you... for making me smile




Spazio Autrice: ed ecco a voi la vostra scrittrice preferita! SVolevo fare un'entrata trionfale ed eccomi qua con il capitolo n^ 12 a parer mio, il più divertente che abbia mai scritto. Lo so che è corto e non succede praticamente niente, ma è di passaggio e nel prossimo scoprirete perché Manuela e Harry stanno insieme di nascosto.
Prima delle domande volevo ringraziarvi di tutto. Di aver messo la storia tra le preferite/seguite/ ricordate, per avermi inserita tra i vostri autori preferiti, di scrivere recensioni così belle da farmi commuovere ogni volta che le leggo e di farmi capire che qualcosa almeno la so fare. Siete davvero speciali per me e mi avete dato un pizzico di sicurezza che pensavo di aver perso chissà quanto tempo fa.
Domande:
1) quale battuta vi piace di più?
2) se poteste cambiare qualcosa, cosa cambiereste? (riguardo tutto quello che volete)
Grazie ancora!
Peace and Love
Xx Manuela

 
   
 
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