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Autore: Layla    24/01/2014    1 recensioni
Lui sta per sedersi a un tavolo quando la porta si apre violentemente e due rapinatori entrano nel locale puntando la pistola su di noi.
“Consegnaci l’incasso!”
Mi urlano, io corro al ricevitore di cassa, prelevo i soldi e schiaccio l’allarme, poi consegno tutto ai banditi che iniziano a far passare i clienti.
Arrivati a Tom lui si rifiuta di collaborare e tenta di disarmare uno di loro.
È questioni di attimi, il rapinatore – troppo teso ed eccitato, forse un eroinomane – perde il controllo e gli spara. L’altro impreca e lo trascina via, lasciando Tom steso a terra.
Dovrei aspettare l’ambulanza, ma i miei piedi si muovono da soli e con un unico movimento mi inginocchio accanto a lui e gli premo la mano dove è stato colpito.
Mi concentro e una leggera luce scaturisce dalla mia mano, fortunatamente nessuno lo nota e io continuo fino a quando non sento tutti i tessuti e gli organi tornare normali e la pallottola svanire completamente.
Genere: Generale, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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4)Affezionarsi sì, affezionarsi no.

 

La mattina dopo mi sveglio grazie al pianto di Ava.
Piccola rompicoglioni, tale e quale a suo padre!
Sto iniziando a delirare anche io se considero quel coso vivo e soprattutto figlio mio e di Tom.
“Povera me, come sono messa. Adesso vediamo cosa ha questa.”
La ninno un po’, non si calma, forse ha fame.
Vado in bagno e riempio il biberon di acqua e poi glielo do, si calma all’istante e io tiro un sospiro di sollievo. Oggi starà da Tom, non c’è santo che tenga!
Mi lavo, mi vesto e scendo a fare colazione, con il mostro in braccio; devo avere un’aria terribile perché nemmeno Izzie si azzarda a fare una battuta, tace e mi guarda un po’spaventata.
“È qui anche oggi?”
“NO, oggi, cascasse il mondo starà da Tom. Un giorno per uno mi sembra un patto equo.”
Faccio colazione di malumore, ingurgitando i cereali senza nemmeno sentire davvero il sapore: sono stanca e di malumore.
Quel congegno meccanico mi sta ricordando la gente che mi ha abbandonato qui senza nemmeno farmi sapere perché o con qualcuno a proteggermi: in un certo senso mia madre ha ragione.
Ma cosa posso farci?
Non posso urlare al cielo sperando che mi sentano.
“Izzie, mi faresti un favore?”
“Dimmi.”
“Mi terresti d’occhio Ava, la bambola, mentre io salgo a prendere il kit e lo zaino.”
Lei annuisce.
“Spero non si metta a piangere quando sono da sola, mi fa soggezione.”
Io alzo gli occhi al cielo e salgo in camera mia a recuperare le cose che mi servono per questa noiosa giornata scolastica.
Dabbasso trovo mia sorella che scruta la bambola, mezza curiosa e mezza spaventata.
“Non mangia, tranquilla.”
“No, è che non mi piace sentire il pianto dei bambini. Mi manda fuori di testa, come se io fossi la peggiore persona del mondo per averli fatti piangere.”
“Io ho paura di romperli, sono talmente piccoli e…fragili!”
Rabbrividisco.
Mi metto lo zaino sulle spalle, prendo Ava e la borsa e poi io e Izzie urliamo un saluto a nostra madre, che ricambia dal piano di sopra.
Andiamo a scuola senza dirci granché, io sono assonnata, lei quasi terrorizzata da Chuckie, la bambola assassina.
Arrivate a scuola, va dalle sue amiche e io entro con la bambola in braccio e per fortuna non sono l’unica. In un angolo vedo una cinesina in classe con noi che insulta un messicano,scuotendo la bambola. Probabilmente sono partner e non stanno andando d’accordo.
Strano che Tom non si sia ancora fatto vedere…
All’improvviso sento un “bu!” alle mie spalle e quasi Ava cade per terra.
“Ma sei scemo?
Potevi farmi cadere la bambola.”
Lui si gratta la testa, distratto dall’entrata del gruppo delle cheerleader.
“Sì, scusa. Che lezioni hai?”
“Biologia.”
“Ce l’ho anche io, andiamo.”
Io sospiro.
“Ai suoi ordini!”
Gli rispondo sarcastica, il mio cuore invece batte troppo velocemente. Non volevo un legame con Tom, eccomi servita al contrario!
Entrambi ci rechiamo all’aula di Biologia, Tom fa lo scemo con la bambina sollevando tutti gli “oh!” ammirati di quelle oche delle mie compagne.
Odiose.
Non capisco come facciano a farsi abbindolare così da una cazzata del genere, fortunatamente l’arrivo del professore le fa smettere e purtroppo attira la sua attenzione su di noi.
“Voi due siete una coppia mal assortita e cosa ci fa quello lì?”
Indica la bambola.
“È un progetto che ci ha assegnato la professoressa Jenkins.”
“Quella vecchia stramboide, non è nemmeno capace di sorteggiare coppie che funzionino!
Tutti gli anni è sempre la stessa storia, come se quei due avessero la minima possibilità di mettersi insieme!”
Borbotta sottovoce, facendomi arrabbiare.
Cosa diavolo insinua quel vecchio matto?
Come si permette?
Senza che Tom se ne accorga fulmino il professore con un’occhiataccia.
“Visto il regalino che Malone e DeLonge hanno con sé ho deciso che oggi ci vedremo un bel video. Adesso vado a prendere il televisore, vedete di non demolire l’aula mentre sono fuori.”
La classe tira un sospiro di sollievo e ci ringrazia con una muta occhiata di gratitudine.
Poco dopo il professore rientra, inserisce una cassetta nel vecchio videoregistratore e poi spegne le luci.
Sono vicina a Tom. Al buio.
L’elettricità che c’è di noi si sente a kilometri di distanza, mi sorprendo che qualcuno non cada fulminato anche solo standoci vicino.
Lentamente, durante il filmato, Tom si avvicina sempre di più a me e alla fine mi avvolge un braccio attorno alla spalla.
Basta questo a darmi una scarica elettrica e credo l’abbia sentita anche lui, eppure nessuno dei due ha il coraggio o la voglia di spostarsi.
Rimaniamo così, ognuno si gode la presenza dell’altro come può e, come ho già detto, questo non va affatto bene.
Sono un’aliena, non posso lasciare che lui sappia il mio segreto, anche se è ammirabile come non  mi abbia chiesto più nulla dalla volta che sono scappata dal bagno.
Forse ha cambiato strategia.
Forse vuole farmi diventare sua amica in modo da non costringermi con le cattive a rivelargli perché lui sta bene quando dovrebbe essere tre metri sottoterra, con la madre che viene a piangere ogni giorno sulla sua tomba.
Rabbrividisco a questa prospettiva e involontariamente il suo braccio mi stringe di più a sé, per di più la mostricciattola non si sveglia, non piange , non fa niente; dorme tranquilla e beata nella culla che c’era nel kit.
Quando c’è bisogno di lei non serve, merda!
Finito il filmato Tom si stacca – come se fosse la cosa più naturale del mondo stare abbracciato a me! – e si rimette al suo banco con nonchalance.
Siccome ho educazione fisica gli mollo la bambina e me ne vado, da una parte felice e dall’altra spaventata a morte dalla piega che hanno preso gli avvenimenti.
Cosa diavolo ha in mente?
E perché ho il sospetto che – io lo voglia o no – lui saprà la verità su cosa sono e chissà, magari anche da dove vengo.
Paura.

 

Il resto della mattinata trascorre tranquillamente, più o meno.
Ogni tanto la mocciosa si mette a piangere e devo uscire dalla classe per calmarla.
È difficile per me avere a che fare con un esserino che se frega se tu stai seguendo o meno una lezione e vuole tutta la tua attenzione.
Il pomeriggio spero se la prenda Tom, io sono un po’ stanca.
Arrivo a mensa con l’andatura e la vivacità di uno zombie, Izzie e Tom sono già seduti a un tavolo.
“Questo pomeriggio te la prendi tu, ok?”
Lui annuisce, divertito.
“Non è facile stargli dietro?
Pensavo che voi donne fosse programmate per curare i bambini. Tipo una lucina che va in modalità on non appena scoprite di essere incinte.”
Io lo guardo come se l’alieno della situazione fosse lui.
“Sei matto da legare e comunque io non sono stata incinta di questa.. cosa.”
Lui scoppia a ridere e Isabel lo segue a ruota.
“Non riesci proprio ad affezionarti ad Ava.”
“Tom, vuoi cortesemente spiegarmi qual è il senso di affezionarsi a una bambola che tra cinque giorni tornerà nell’armadio della Jenkins?”
Lui non risponde e ride, che voglia di prenderlo a sprangate!
Mangio in quello spero sia un dignitoso silenzio e noto che tra mia sorella e Tom c’è un bel feeling, quasi come se lei fosse la fidanzata di Mark.
Un momento…
“Izzie!”
“Cosa c’è?”
“Non sarai la ragazza di Mark Hoppus?”
Lei arrossisce di botto.
“Ehm, sì. Ci siamo messi insieme da poco.”
“Quando volevi dirmi?”
Le dico seccata.
“Il giorno in cui vi avrei scoperti a scopare nel letto di mamma e papà?”
Lei arrossisce ancora di più, se possibile.
“No, te l’avrei detto quando le cose si farebbero fatte più… stabili. Mark deve, ehm, liberarsi di una certa Josie.”
Almeno è stato sincero e questo è un bel segno.
“Bene.”
“Oh, non credevo che un cuore di ghiaccio come te avesse l’istinto della sorella maggiore protettiva.”
Io gli tiro una pedata sulla tibia, facendolo piegare in due.
“Adesso lo sai.”
Sorrido innocente.
“Sei matta.”
“Oh, ci tieni  proprio ad alzarti da questo tavolo in sedia a rotelle.”
Lui fa uno strano ghigno e non dice nulla.
Finito di mangiare prende la bambola e se ne va.
“Strano che non abbia fatto battute.”
“Forse non era in vena o forse gli piaci.”
Io rischio di soffocarmi.
“Io che piaccio a lui?
Impossibile.”
“Secondo me lo intrighi perché continui a nasconderti, i misteri sono eccitanti.”
Dice lei saggia e dentro di me si fa di nuovo largo la vocina maligna che  mi rimprovera di averlo salvato, ma non se l’avessi fatto che razza di essere sarei?
Un essere meschino e schifoso, temo che se non l’avessi salvato e l’avessi lasciato lì a morire non me lo sarei MAI perdonato. Sarebbe stato il mio rimorso fino all’ultimo giorno di vita, il mio incubo la notte, l’omicidio impossibile da rivelare.
Sarebbe stato un fantasma insepolto nell’oscurità della valle.
Senza pupattola al seguito le lezioni sono molto più piacevole da seguire,non rischio di essere oggetto di collera o biasimo o essere costretta a uscire.
Che pace!
Finite le lezioni non mi stupisce vedere Tom vicino alla mia macchina, sembra che ormai noi abbiamo un appuntamento fisso lì.
“Stasera mi occuperò io della bambina, vuoi salutarla?”
Io sospiro e accarezzo lentamente la fronte di Ava.
“Ti mancherà?”
“Onestamente, non lo so. Credo di no, però.”
Lui scuote la testa e se ne va e a me rimane un leggero e incomprensibile senso di delusione, aspetto Izzie e poi andiamo a casa.
Facciamo merenda e poi lei si chiude in camera sua a telefonare a Mark e io a fare i compiti.
Non sono tanti, in un’ora li ho finiti e rimango senza nulla da fare. Senza nemmeno pensarci – Isabel potrebbe entrare da un momento all’altro e sarebbe difficile spiegarlo cosa e come lo sto facendo – faccio levitare una palla bianca.
A un mio comando la si illumina dall’interno di una luce bianca che poi comincia pigramente a scandire i vari colori dell’arcobaleno come in una vecchia filastrocca di cui ho dimenticato il resto.
“Rosso, arancione, giallo, verde, azzurro, indaco, violetto…”
Rosso come l’amore, arancione come l’amicizia, giallo come la gioia, verde come la speranza, azzurro come la felicitò, indaco come la serenità, viola come la morte.
Una sintesi impossibile di una vita perfetta.
All’improvviso la lascio cadere, quasi quasi mi aspetto che si rompa, ma è tornata una banale palla di gomma che non si distrugge per una caduta.
La faccio tornare al suo posto e mi giro a pancia sul letto, a guardare il soffitto.
Non lo ammetterei nemmeno sotto tortura, ma Tom e Ava mi mancano, più di quello che avrei creduto possibile.
Sto diventando sentimentale, vado a fare un salto di Johnny, con lui un bagno gelido nella realtà è assicurato e io non posso abbandonarmi a queste fantasticherie.
Prendo la borsa e urlo a mia sorella che esco.
Tom e Ava sono di nuovo lontano chilometri dai miei pensieri, così va già meglio.
L’appartamento di Johnny è il solito caos, lui è stravaccato sul divano a guardare la tv.
“Ciao, punk.”
“Ciao, pixie. Come mai qui?”
Io mi siedo accanto a lui.
“Avevo bisogno di un bagno di realtà.”
“E hai pensato a me, brava ragazza. Cosa succede?”
“Tom.”
Lui fa una smorfia strana.
“Cosa ha fatto?”
“Nulla di male, solo che sembra davvero affezionato alla bambola e da uno come lui non te lo aspetteresti. Pensavo fosse uno che sparisse alla p di padre e invece no, considera la bambola come se fosse davvero sua figlia e sembra così contento
Poi non è nemmeno così insistente e sembra approcciarsi a me con cautela, non so a che gioco stia giocando. Izzie dice che gli piaccio e che l’ho stuzzicato.”
Johnny si stiracchia pigramente sul divano, come invidio la sua indifferenza!
“Izzie ha ragione. Una ragazza che pur di non parlare con te scappa dai bagni attraverso la finestra attizza abbastanza.”
“Quindi è per quello che si comporta così, per farmi?”
“Per farti e sapere come hai fatto a guarirlo, la gente tende a parlare troppo dopo le scopate.”
Io sospiri amareggiata, mi ero quasi affezionata a lui.
“Grazie del bagno di realtà, ne avevo bisogno.”
“Figurati. Spero solo che tu non soffra o lui la pagherà.”
Io rimango a lungo in silenzio.
“Sai, Johnny, penso che alla fine – in un modo o nell’altro – sarà inevitabile dargli delle spiegazioni.”
“Sai come la penso e sai come agirò.”
“Come un buon guardiano, sono stata stupida a salvarlo.”
Lui mi guarda con gli occhi fuori dalle orbite, come se avessi detto una bestemmia irripetibile.
“Non dirlo mai più, tu non sei stupida e probabilmente se anche io avessi una ragazza umana di cui sono innamorato, avrei fatto la stessa cosa. Siamo alieni, ma anche umani con un cuore, non è quello che tu hai sempre sostenuto?”
“Sì.”
“E allora continua a sostenerlo e non sentirti stupida, sei molto più coraggiosa di altra gente.”
“Grazie, Johnny. Avevo bisogno di qualcuno che mi dicesse anche questo.”
Guardo l’orologio e mi accorgo che rischio di arrivare in ritardo per la cena.
“Beh, la Braveheart di Poway se ne va o altrimenti rischia di beccarsi delle lamentele perché non arrivata in orario per la cena.
Ti voglio bene, Jhonny.”
“Anche io te ne voglio, testa calda.”
Esco da casa sua più sollevata, lui ha sempre avuto lo strano effetto di calmarmi.
Riesco persino ad arrivare in orario per la cena e nessuno si lamenta, al contrario mangiamo tranquillamente senza essere interrotti dai pianti della bambina.
Un po’mi manca, nonostante tutto quello che mi abbia detto Johnny, e non vorrei che succedesse, non amo affezionarmi a qualcuno o qualcosa che poi se ne andrà.
Guardo un po’ di tv con Izzie e poi saliamo nelle nostre camere, nella mia però c’è qualcosa di strano: seduto sul letto c’è Tom con la mostriciattola in braccio.
“Cosa ci fai qui? E se ti beccassero i miei?”
Lui alza una mano scocciato.
“Volevo farti salutare Ava prima di metterla a letto.”
“Tu sei matto come un cavallo, DeLonge. Devo ricordarmi di scriverlo nella relazione.”
Lui ridacchia sommessamente.
“Dai, non vuoi salutarla?”
Io mi avvicino cautamente – ho una paura folle che si svegli e denunci ai miei la presenza difficilmente spiegabile di Tom nella mia camera – e le accarezzo una guancia.
Non succede nulla e oso darle da un bacio sulla fronte, per fortuna continua a tacere.
“Fatto.”
“Non ti sto proprio simpatico, eh.”
Io non riesco a rispondere e lui si avvicina alla finestra, mettendo Ava nello zaino.
“Un giorno o l’altro ti farò cambiare idea su di me e avrò le risposte che cerco.”
Se ne va lasciandomi in preda a una sottile inquietudine, ho il sospetto che ce la farà e che quel giorno sarà molto difficile e brutto per me.
Mi butto sul letto, non appena mi ci sono distesa sento la porta aprirsi: è Izzie.
“C’era qui Tom?”
“Sì.”
“Che risposte gli devi dare?”
“Niente di importante, Izzie.”
Lei sbuffa.
“Io credo che lo siano, non si comporterebbe così altrimenti, e non capisco perché tu non me le voglia dire.”
“Perché davvero non è importante, è solo Tom che è matto.”
Lei si avvicina alla finestra.
“Non è che c’entra quello che è successo al Blue Monn?
Quel giorno c’era anche lui e dicono che se la sia cavata per un pelo, visto che la pallottola l’ha solo sfiorato, anche se non si capisce bene come.
Ci sono pettegolezzi che dicono che quel proiettile se lo sia preso eccome e che Dio abbia fatto un miracolo.”
“Non mi interessa. Voglio solo dimenticare quel giorno e quello che lui vuole non c’entra molto con il Blue Moon.”
“Se lo dici tu.”
Se ne va amareggiata.
E così parlano addirittura di un intervento divino per quello che è un atto di sventatezza di una giovane aliena innamorata. Divertente.
Quasi quasi scoppierei a ridere se fossi sicura che Izzie non mi potesse sentire, devo comunque comunicarla a John, questo lo farà sbellicare dalle risate.
Apro la connessione mentale con lui e gli racconto degli ultimi pettegolezzi ascoltati da mia sorella, non appena ho finito lo sento scoppiare a ridere di gusto.
“E così ora saresti Dio?”
Mi chiede divertito.
“A quanto pare. Dio è qualcosa a cui i terrestri pensano prima rispetto agli alieni, devi ammetterlo.”
“Sì, in effetti, sì. Però fa ridere immaginarti come un tizio dalla barba bianca, in tunica bianca e sandali!”
“Ehi, senza barba! Sono una ragazza, cazzo!”
Lui ride.
“Ok, senza barba. E adesso, Dio, va a dormire.”
“Va bene.”
Mi metto in pigiama e mi stendo a letto, la conversazione con Johnny mi ha fatto ridere e sorrido ancora mentre cado tra le braccia di Morfeo.
Per ora mi sembra tutto gestibile, forse ce la posso fare o forse è la calma prima della tempesta. Chi lo sa.
Per ora spero solo che Tom non si faccia ancora avanti con la storia delle risposte perché adesso anche mia sorella sembra interessata alla questione.
Spero di avere ancora un po' di tempo per rimuginare su cosa fare, non voglio perdere tutto!
Non ce la farei!

Angolo di Layla

Ringrazio staywith_me e DeliciousApplePie per le recensioni,

   
 
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