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Autore: agfdetre    25/01/2014    1 recensioni
I venti migliori giovani scalatori equini si contendono, in un mese di durissimi allenamenti, quattro posti all'interno della Summith Quest: la spedizione che porterà per la prima volta dei pony sulla montagna più alta d'Equestria.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Spike
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Trenta gradi sotto zero: Il grande sogno
Capitolo 2
I primi quattro giorni passarono abbastanza velocemente, con continui allenamenti nello stadio di Canterlot e nelle palestre della suddetta città. La sveglia era quasi sempre all’alba, accompagnata da decine di chilometri da percorrere correndo, a volte anche con delle zavorre sulle spalle. Nel mentre Spike era riuscito a conoscere alcuni dei membri della squadra. C’era Tod, dalla chioma bionda, sempre molto riflessivo e calmo; Joey, che avrebbe potuto definirsi il “Pinkie Pie della montagna”, e tanti altri. Chi più forte chi più gracile, chi più coraggioso chi più titubante…e poi c’era Sammy.
Sammy Betz aveva scalato la prima volta a soli quattro anni, per prendere l’aquilone che era rimasto impigliato tra i rami di una possente quercia. Si era rotta una zampa in quella prima esperienza, ma aveva capito quale fosse la sua vera passione: il suo stesso nonno era stato un grande scalatore quasi al pari del leggendario Cap Cicero. Sammy era una delle due femmine del gruppo, ed era una dei pochissimi elementi che avesse mai scalato effettivamente; il migliore del gruppo era sicuramente Cameron: lui aveva il posto pronto in squadra, e lo sapevano tutti. L’altra femmina si chiamava Bryn e anche lei era già arrivata in vetta a qualcosa che fosse diverso da un albero o il tetto di casa sua. Era sicuramente la più prudente di tutti, e colei che controllava meglio l’equipaggiamento. Poi c’erano quelli che al massimo si erano arrampicati sui capanni, come lo stesso Spike. Avevano sicuramente meno possibilità di tutti, ma lui in particolare non lo dava a vedere.

“Voglio vedervi tutti a letto entro le nove! Domani si va al Crystal Empire!”

 Urlò Cicero attraverso il corridoio dei dormitori; poi soddisfatto si avviò verso la sala riunioni.
Spike si trovava in stanza con altri due suoi compagni. Uno era un tipo di cui non si sapeva il vero nome, ma era conosciuto come Schiacciasassi per la sua grande determinazione in ogni cosa che faceva, e nel farla non si fermava davanti a niente e nessuno. L’altro era il giovane dalla chioma rossa acceso, e dall’aria molto timida. Era a mala pena riuscito a scoprire come si chiamava , ma per il resto se ne stava rannicchiato sul letto a riposare.

“HEI NANEROTTOLO TI VUOI MUOVERE? NON ABBIAMO TUTTA LA SERA!”

Urlò Schiacciasassi battendo lo zoccolo così forte sulla porta del bagno quasi da sfondarla. Perry, il timido pony dalla folta chioma rossa, schizzò fuori dal bagno prima che gli potesse arrivare un bel colpo “amichevole” sulla nuca. Schiacciasassi ridacchiò soddisfatto e chiuse la porta del bagno dietro le sue spalle.
Spike era seduto all’unica scrivania della stanza.

Ehi Twi, come va? Sono Spike
Lo so…certo non è il modo migliore per salutarti dopo quasi due settimane, ma comunque. Sono stato convocato dalla principessa per un progetto di massima importanza. Non posso dirti ancora nulla riguardo ad esso (sono ordini reali) ma volevo comunque dirti che sto bene.

Arrotolò la pergamena e con una fiammata la spedì alla destinataria. La piccola nube di fumo verdastro schizzò fuori dalla finestra.

“Whoah, come hai fatto?”

Spike si girò, ritrovandosi Perry a fissarlo con occhi increduli.

“Uh…è una mia abilità. Spedisco le lettere in questo modo”

“Forte…”

Il ragazzino si buttò a pancia in su sul letto.

“Sono stanco morto: se continuiamo così non so per quanto reggerò ancora”

“E’ perché sei un gracile puledrino indifeso!”

La voce di Schiacciasassi arrivò ovattata dal rumore della doccia e dalla porta chiusa. Perry sbuffò seccato.

“Non prendertela troppo: è fatto così”

In quelle due settimane, era stato appurato da tutti che Schiacciasassi non era esattamente il tipo che contava sul gioco di squadra. Giovane e massiccio, ma con la forza di un rinoceronte e una volontà d’acciaio, Schiacciasassi era riuscito facilmente a farsi notare da Shining Armor, durante una delle sue piccole arrampicate nei colli rocciosi attorno al Crystal Empire. Nonostante il carattere, Schiacciasassi era quello che si poteva definire un vero alpinista: nato e cresciuto sulle montagne del Crystal Empire, aveva sempre avuto come unico obbiettivo quello di scalare qualcosa di sempre più alto, e quando gli si era data l’opportunità di colmare il suo desiderio, diventando forse il primo pony a raggiungere la vetta più alta del mondo, non ci aveva certo pensato due volte ad accettare. Ancora nessuno degli altri ragazzi l’aveva visto in parete, ma durante gli allenamenti, aveva dimostrato ampiamente la sua forza, sia fisica che di volontà. Era per questi motivi che, nonostante l’antipatia, quasi tutti i giovani scalatori dovevano guardarlo come qualcuno che rischia di entrare nella storia dell’alpinismo.
Spike si stiracchiò alzandosi dalla sedia davanti la scrivania e si distese anche lui sul letto, accanto a quello di Perry. Guardò di scatto l’orologio sul muro, vedendo che erano all’incirca le otto e mezza. Improvvisamente la porta fu scossa da delle poderose zoccolate, e Cap Cicero entrò velocemente nella stanza, lasciando impreparati i due.

“Dov’è Crowley?”

“Salve Cap”

La voce di Schiacciasassi arrivò da dentro il bagno: evidentemente quello doveva essere il suo cognome. Cicero si girò verso Spike.

“Bene, cercate di dormire: domani la sveglia è alle cinque”

Subito dopo uscì, chiudendosi la porta alle spalle. I due si guardarono leggermente spaesati, per poi darsi la buonanotte.
Cicero uscì dal dormitorio camminando tranquillamente, per poi dirigersi nell’ufficio di Shining Armor. Mentre camminava, era visivamente turbato da qualcosa, come se non sapesse cosa decidere.

“Ciao Cap”

L’alpinista rispose con un cenno del capo, mantenendo la sua aria di serietà, ma tuttavia scossa da quel pensiero. Shining Armor si appoggiò alla scrivania, porgendo al pony un lungo elenco di nomi, e Cicero sapeva bene cosa volessero significare. Era stato infatti stabilito che alla fine delle prime due settimane di allenamenti, sarebbe stata eliminata la metà degli scalatori, così da facilitare la selezione in seguito.
Nonostante potrebbe sembrare il contrario, Cicero era perfettamente sicuro di chi eliminare: stiamo parlando in fondo del più grande alpinista d’Equestria. Solo uno, su quei nove, lo faceva vacillare, ed era lui il motivo per cui la sua mente era in subbuglio da un’intera sera.

“Fai pure”

Armor gli pose una penna con la levitazione, e l’alpinista eliminò velocemente nove atleti, specificandone con grande maestria il motivo, e il capitano delle guardie reali non osò battere ciglio.

“D’accordo, l’ultimo chi è?”

Qui l’alpinista vacillò. Spike: quel maledetto drago viola aveva dimostrato di avere ottime capacità fisiche e una buona forza di volontà, almeno apparentemente. La razionalità aveva però contestato duramente: prima di tutto era un drago, di cui si conosceva dannatamente poco l’anatomia e la psicologia, e secondo era molto gracile. Sicuramente non un soggetto da portare sullo Spacca Ali, considerando, appunto, che non avrebbe potuto prevedere se quel coso fosse svenuto per qualche sua ragione fisonomica, magari raggiunti i 5.000 metri. Però era agile, aveva le mani, il che gli garantiva una presa maggiore e gli sembrava anche parecchio agguerrito.

“Allora?”

Cicero fissò lo sguardo incuriosito di Shining Armor, per poi avvicinare la penna al nome del drago viola.

“Lo sai? Ci avrei giurato”

Lo scalatore alzò per l’ennesima volta lo sguardo dal foglio

“Penso sia la cosa giusta da fare”

“Io no”

Armor lo fisso con uno sguardo ricco di significato, che fece cadere ancora più nel dubbio l’alpinista.

“Da quando questa spedizione è una democrazia?”

Berciò Cicero fissandolo male.

“Sono io l’allenatore, nonché capo spedizione, e decido io chi tenere e chi no”

Seguì un lungo sospiro.

“Mi spieghi perché hai tanto a cuore quel drago?”

“Proprio perché è un drago”

Cicero lo fissò con aria interrogativa.

“Ha grandi potenzialità, ha le mani e si è dimostrato forte abbastanza: non buttarlo fuori solo perché è un drago. Aspetta di vederlo sulla roccia per decidere”
Cicero, dopo qualche secondo di riflessione, decise che sarebbe stato meglio così, e diede un taglio preciso al nome di un altro puledro.

“Non sono convinto da quel drago”

Shining Armor lo ascoltò mentre recuperava il foglio.

“Voglio dire, si è agile, ma è gracile e non mi sembra motivato a mille”

Fissò negli occhi Armor.

“Non ha lo spirito o l’aspetto di un alpinista”

“Aiutalo e magari verrà fuori la sua bravura”

Cicero annuì, più convinto.

“Vabbè, buonanotte allora: ci vediamo domani alle cinque”

Lo scalatore ripercorse il tratto fino al dormitorio e si addormentò, pensando ancora a quel drago e a se sarebbe veramente valso qualcosa.
  
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