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Autore: Andy Grim    07/06/2008    2 recensioni
Mi ero ripromesso di non pubblicare questa storia finché non ne avessi ultimato la pubblicazione su MANGANET... ma leggendo la recensione di Kitthex sulla mia one-shot "Le dimissioni di Asuka Junior" (ispirata a questa stessa serie) è scattato qualcosa che mi ha spinto ad esaudire il suo desiderio di leggere qualcos'altro di mio e dunque rieccomi qui! Può darsi che Kitthex non bramasse affatto di leggere un secondo racconto su Saint Tail e ancora meno una storia come questa! Ho già pubblicato su EFP un lavoro analogo basato su Lamù e non so se abbia incontrato molto successo (ho avuto solo 12 recensioni abbastanza lusinghiere, ma un numero di letture in calando nella sequenza dei capitoli). Per carità, il lettore è giudice e mi rendo anche conto che si tratta di un genere forse troppo originale (ho infatti già deciso di NON pubblicare altre demenzialità di questo tipo)! Chi preferisse qualcosa di più "normale", può entrare nella sezione su Candy Candy e leggersi "Un compagno per Flanny Hamilton". Per ora non vi è altro, ma spero, nel prossimo futuro, di potervi offrire altre opere (le idee non mi mancano, lo sbuzzo un po' di più)! Riguardo alla storia qui presente, si propone di illustrare le lotte interne del co-protagonista di KST nella sua perpetua caccia alla coduta ladruncola di Seika, nonché le continue schermaglie amorose con le rivali in amore di quest'ultima. Ai lettori che fossero contemporaneamente dei fan di Uruseiatsura e di Kaitou Saint Tail potrebbe interessare il confronto diretto fra le equipes organiche di due esemplari umani (Ataru Moroboshi e Alan Daiki Asuka) che più diversi di così non avrebbero potuto essere. Buon divertimento... o almeno me lo auguro!
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 22: Rasentando il superamento del limite

Capitolo 22: Rasentando il superamento del limite

 

*M

i chiedo se sono veramente un imbecille…!* pensò il povero Alan mentre sentiva la morsa di freddo che lo attanagliava, mano a mano che l’umidità della pioggia penetrava in profondità nelle sue viscere (ormai, anche i suoi capi di vestiario più interni erano completamente inzuppati). Invano la sua proverbiale intelligenza (stimolata dalla sezione di Watson) e il suo innato buon senso (stimolato da quella di Parker) gli suggerivano - non poterglielo ordinare[1] - di mollare con quell’assurdità e di tornarsene di corsa a casa per farsi innanzitutto un bagno caldo… malauguratamente, la sua famosa caparbietà (saldamente impugnata dalla sezione di Marlowe) lo teneva inchiodato al suolo, con la testa piegata in alto e gli occhi sbarrati a fissare quelle due maledette persiane, nella sempre più vacua speranza che si riaprissero!

Se non che, al passare dei minuti e all’aumentare dei brividi, il nostro eroe cominciava sempre più a convincersi di essere proprio un completo cretino!

Valeva veramente la pena di rischiare la salute per una ragazza che gli aveva, a quanto pare, dato il benservito al primo piccolo malinteso? E questo - si badi bene - dopo essersi divertita a fargliela in barba per tutto quel tempo!

Aveva un bel ripetersi che Lisa era molto bella, che era molto simpatica, che era molto altruista (aiutando le vittime di tutti quei raggiri)… ma, ogni volta che il tenace Philip Marlowe “backuppava” tutti questi punti a suo favore nell’elaboratore emotivo, arrivava il fiscale James Watson a reinserirgli il “virus” che faceva riapparire quella domanda maledetta: “Se la figliola gli voleva quel bene che dichiarava nei panni di Seya, come mai - non appena rimessi quelli di Lisa - ricominciava a prenderlo in giro (detective sbarbatello, sbruffoncello, non prenderai mai Seya, ecc…) e a litigare con lui?

Non sarebbe stato più semplice assecondare il sentimento più forte che il suo cuore stava provando in quei giorni per la bionda nipotina del primo cittadino? Dopotutto, il contatore dei Coefficienti Relazionali parlava molto chiaro: Lisa/Seya stava ancora a quota 847 (fascia affetto), mentre Rina stava invece a quota 1400 (fascia amore)!

Eh, sì… sarebbe proprio stato più semplice. Notevolmente più semplice. Ma c’era il fatto che Alan Daiki Asuka, per le cose troppo semplici, aveva sempre avuto un’innata diffidenza!

Inoltre - si affretterebbe ad aggiungere Marlowe, a beneficio dei nostri amici lettori - è vero che quello per Rina Takamya era attualmente un sentimento intenso, ma quello per Lisa Haneoka (in arte Seya) era, senza ombra di dubbio, un sentimento profondo!

Rassegnarsi a perdere quella spumeggiante ragazzina (e, con lei, la donna meravigliosa che si faceva inseguire nottetempo, acconciata con quella affascinante coda di cavallo) era un passo che la Neuro asukiana non era assolutamente disposta a compiere… o almeno non prima di essere assolutamente certa che la loro controparte haneokiana avesse deciso irrevocabilmente di farglielo lasciare!

***

Eddy Parker ricollocò rabbiosamente al suo posto il ricevitore del comunicatore intersezionale. Non poteva credere all’incoscienza dimostrata dalla direzione organica!

“Sono pazzi, là sopra” gridò, all’indirizzo di un suo collaboratore “è già la terza volta che gli dico che dobbiamo andarcene, se non vogliamo che Alan si buschi una polmonite… e loro niente…!!”

“Forse, capo, è il caso che ci torni lei, in Centrale Operativa!”

“Ed è ciò che farò. Dov’è arrivata la temperatura interna…?”

“Un attimo fa era a 38 e 4, signore!”

“Dannazione!! Livello presenza virale…?”

“Per ora li stiamo tenendo a bada… ma, se l’organismo continua ad esporsi a questo freddo e a questa umidità, si moltiplicheranno di parecchio!”

Il capo dell’Immunitaria scosse rabbiosamente la testa: “Argh…!! Questo è contro tutte le più elementari regole del buon senso. Vado a dar loro una scossa!!”

“Capo…”

“Sì, Jonas?”

“Faccia in modo di convincerli alla svelta: il livello di energia è calato in modo preoccupante e stiamo per entrare nella fase critica!”

Il capo-sezione annuì: “Sì… sicuramente!” e si affrettò a risalire verso la zona cefalica.

 

***

Anche se Philip Marlowe non aveva azzeccato perfettamente le sue previsioni per quella sera, lo scetticismo di Jimmy Watson non era per contro del tutto giustificato.

Mentre infatti il suo cacciatore stava a macerarsi sotto il temporale, l’ambita preda non si trovava propriamente a contemplarlo dietro le imposte, ma comunque non stava nemmeno cullandosi beatamente in braccio a Morfeo… rimaneva invece supina nel suo caldo lettuccio (quel calore che Parker - come anche qualcuno più in basso di lui[2] - avrebbe ora sicuramente apprezzato) tenendo le mani fra la nuca e il cuscino e gli occhi spalancati nel buio. Lo scosciare della pioggia, così piacevole da avvertire a letto in condizioni normali, le penetrava sotto la pelle come se potesse sentire il freddo che avrebbe provato il “suo detective” se fosse rimasto veramente lì fuori… e i rombi dei tuoni la facevano sussultare ben più della paura che ne aveva sempre avuto fin da piccola, come se si sentisse sicura che ogni saetta sarebbe finita immancabilmente a scaricarsi sul corpo del ragazzo!

Aveva un bel dirsi che il suo avversario non poteva trovarsi ancora in giardino… che un ragazzo acuto e positivo come lui non avrebbe certamente commesso la mattana di sorbirsi un’innaffiata del genere solo per far colpo su di lei!

Questo le diceva ripetutamente la sua Cerebrale… mentre l’Emotiva si sentiva obbligata a far presente che, d’altra parte, l’amore rende le persone un po’ cretine (specialmente quelle di sesso maschile…!)[3] e che non era così inverosimile l’ipotesi che il “ragazzo speciale” avesse mantenuto fede al suo proposito, contro tutte le regole del buon senso!

*Se davvero è rimasto là fuori, si prenderà un malanno…!* pensò, per l’ennesima volta, rivoltandosi nel letto e sbuffando al fastidioso contatto delle ormai numerose pieghe del lenzuolo *Ma no, è impossibile… nemmeno uno stupido come lui, lo farebbe!!* cercò di convincersi rivoltando nuovamente il cuscino, già umido di sudore.

*D’altronde, se fosse veramente andato a casa, vorrebbe dire che ha solamente fatto lo sbruffone… e dopo essersi anche consolato con Rina! No, non lo sopporterei…!* si disse ancora, rivoltandosi un’altra volta.

Trasalì per lo scoppio di un tuono molto forte e continuò a torturarsi le meningi: *Già… e allora cosa speri, Lisa? Che sia veramente rimasto in giardino, a prendersi un accidente?! È questo che vuoi?*

Un altro rombo di tuono… dopo altre tre o quattro elucubrazioni del genere, la povera Lisa non ce la fece più. Accese la luce, balzò fuori dalle coperte e si avvicinò alla finestra.

*Tanto lo so che è tornato a casa… in questo momento starà ronfando come un tricheco e io me ne sto qua, a preoccuparmi per quel salame…!*

Dopo qualche altro secondo di esitazione, la ragazza si decise ad aprire le ante e a sbloccare le persiane…

“Ah… Alan, Alan…” sospirò, aguzzando la vista per discernere qualcosa nel giardino, completamente immerso nelle tenebre.

Improvvisamente, un tonfo, seguito da un gemito, la fece sussultare.

“ALAN…!!!”

***

Il capo della Sezione Immunitaria era piombato in Centrale Operativa, più che mai deciso a convincere la Triade Decisionale[4] a far muovere il loro ormai influenzato assistito verso la via di casa, sempre che fossero ancora in tempo! Chiaramente, la possibilità di arrivarci a piedi era fuori discussione, ma avrebbero potuto chiamare una macchina della Centrale.

Come entrò in sala, fu accolto dalla voce irata del capo della Cerebrale, che stava chiaramente tampinando il collega della Neurologica.

“Ora basta, pazzo maniaco!! Lo vuoi capire che quella finestra non si riaprirà più?”

“Ancora un istante, James… un solo istante, ti prego!”

“Ma finiscila: quella fedifraga sarà già al quinto sonno! E tu stai procurando ad Alan un ricovero ospedaliero. Andiamocene di qua!!”

Ignorando il collega, Marlowe guardò disperatamente A1, il quale si limitò a scuotere la testa.

“Signore…” gemette.     

“No, Phil: basta così! La nostra carta l’abbiamo giocata. Ora dobbiamo pensare alla sua salute!”

La sua affermazione fu ribadita dalla voce di Parker, che si annunciò con un perentorio: “Signori: i dieci minuti sono scaduti da un pezzo!”

Lew Harper si voltò verso di lui: “Lo sappiamo, Eddy… è ora di andare. Stavo appunto per dare l’ordine” si avvicinò al comunicatore “Motoria da Centrale…”

“Parlate, Centrale!”

“Torniamo a casa. Chiami il commissariato col cellulare e facciamo venire una macchina!”

“Lo faccia mettere un po’ al riparo, prima!” consigliò Parker.

“Ah, giusto… ha sentito, Kirby? Lo avvicini al muro!”

“Ricevuto!”

Passarono alcuni secondi, ma nessun muscolo venne messo in funzione.

“Che succede, signor Kirby? Lo muova!”

La voce del capo della Motoria tornò a sentirsi, carica di tensione: “Signor Harper… non so… non ci riesco!!”

“Che diavolo significa…?!”

“I comandi, signore. Non rispondono… sono duri come sassi!!”

A1 si voltò preoccupato verso Parker, che subito rispose alla sua muta domanda: “Un intorpidimento!”

“Cosa…?”

“Troppa esposizione al freddo. Immobilità prolungata dei muscoli. Quasi tutte le energie impegnate a contrastare i bacilli influenzali!” rispose l’altro, meccanicamente.

“Ma… e che possiamo fare…?” domandò sempre A1, con acceso nervosismo.

“Dobbiamo scuoterlo… a tutti i costi” corse anche lui al comunicatore “Rip, mi senti?”

“Ti sento, Eddy!”

“Cerca di forzare i comandi! Usa tutta l’energia che ti è rimasta!”

“Eddy… non so se ce la faremo: mi rimangono solo 200 calorie…!”

“Cribbio…!!” replicò Parker, impallidendo “Attingi dalla riserva: te la sblocco subito!” aggiunse, commutando poi il canale sulla sezione di Blackie Wolfe. Pochi istanti dopo, le calorie disponibili per le funzioni motorie aumentarono significativamente.

“Ce l’hai, Rip?” domandò il capo dell’Immunitaria.

“Sì… adesso siamo a circa 700!”

“Bene. Vai, forza!”

“Un momento, Eddy… devo avvertirti che, se forzo i comandi degli arti posteriori, rischio di rendere precario il baricentramento… e, nello stato attuale, Alan non potrebbe certo mantenere l’equilibrio!”

Parker sospirò, ma dovette insistere: “Dobbiamo assolutamente rischiare, Eddy! Alan deve tornare al caldo fra meno di 7 minuti… altrimenti entriamo in ipotermia!”

A sua volta, Kirby impallidì: “Ho capito, ma… se Alan ci cade a terra, potremmo non avere più la forza per rialzarlo! E allora…”

Il collega si terse il sudore, che oramai gli colava dalla fronte. Certo, il rischio c’era ed era grosso; ma coi dati metabolici - e patologici - che gli giungevano aggiornati sul suo ricevitore da polso, Eddy Parker, primo e solo responsabile delle decisioni da applicare nelle situazioni di emergenza, non poteva esitare un attimo di più…

“Al diavolo, Rip… muovilo, ti dico: muovilo, muovilo!!!”

Il capo della Motoria eseguì l’ordine… ma, come aveva egli stesso temuto, dopo pochi incerti passi, il povero Alan barcollò e cadde a terra, dove ebbe appena il tempo di emettere un singolo lamento, prima di irrigidirsi come uno stoccafisso…

 



[1] Come avranno ormai capito gli eroici lettori di queste fanfic demenziali, le sezioni organiche di un individuo non possono dirigere le azioni del medesimo nel senso letterale del termine, poiché - a fare questo - è unicamente il suo spirito - o, se preferite, l’anima - e devono quindi limitarsi a stimolarlo verso le azioni più opportune.

[2] Chi indovina di chi stiamo parlando?

[3] Questa volta l’opinione dell’autore coincide perfettamente!

[4] Il consesso formato dai capi della Cerebrale e della Neuro, assieme allo stesso Coordinatore dell’organismo (vedi capitolo 8).

  
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