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Autore: Conny Guitar    25/01/2014    0 recensioni
Un'evoluzione della vecchia "Di connessioni lente e cieli grigi".
è una sorta di raccolta dei miei scleri, che aggiornerò quando avrò qualcosa di cui lamentarmi. Perdonatemi!!!!
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Storia di Natale che arriva a fine gennaio... vedete voi.

Sono le 7.30 ed il pullman, malauguratamente, è arrivato (quasi) davanti a scuola. Scendo, fa un freddo porco. Ho un sonno epico, magari mi metto su una panchina a dormire come un clochard. Magari mi fanno l'elemosina. Magari mi danno fuoco. Essere al liceo e studiare inglese, spagnolo e russo mi piace molto, mi trovo bene addirittura con i compagni, ma... la sveglia è alle 5.30, i pullman fanno scioperi ogni tre per due, probabilmente finirò per fare una Babele. So anche il francese, un casino, aggiungici il dialetto...
E vogliamo poi parlare del nebbione perenne che colpisce questa città? La maledizione delle città con un fiume, se guardi fuori dalle finestre vedi appena gli alberi del parchetto davanti a scuola, peraltro spogli. Bella vista, per carità. Quasi da foto. Però alle 7.30 (la scuola apre alle 8, n.b.) non è divertente gelarsi il culo fuori perché quelle stronze delle bidelle non ci fanno entrare. Solo i professori, poverini, loro non possono certo raffredarsi troppo le regali chiappe. E, soprattutto, se hai alle calcagna una tua compagna Modà-dipendente che ti sta sempre appiccicata quando tu odi proprio questa caratteristica nelle persone, può diventare alquanto spiacevole. Lo so, sono una merda. Dovrei imparare la tolleranza. Tra il dire e il fare, però, c'è di mezzo il mare. La saggezza dei proverbi! Oppure, forse, anche il più tollerante tra gli uomini scapperebbe dopo aver sentito recitare vita, morte e miracoli non dei suoi santi preferiti, come De Crescenzo, ma dei Modà. Diciamo che De Crescenzo fa ridere.
Poi, non so voi, ma io ho la seccante abitudine, in pullman, di guardare la gente e pensare "quello è un secchione, quello ascolterebbe Gabry Ponte a tutto volume mentre io mi dedico ai Led Zeppelin, quella c'ha la faccia di culo". Devo smetterla. Basta, non si giudica un libro dalla copertina! Sì, ma certa gente sembra che viaggi con la scritta "Sono stronzo/a" in fronte. Di solito è un metodo che si affina con gli insegnanti. Il prof di russo ha stampato in faccia che è mister simpatia (ed è pure niente male!). Quello di italiano si vede da un chilometro che è un fuori di testa senza senso, pieno di idee da sessantottino rivoluzionario della poltrona. Quella di matematica ha uno sguardo che raffredderebbe il drago Smaug. Normalmente è una talpa, gira con due paia di occhiali, ma se si tratta di beccare chi parla o chi usa il telefono fa invidia alle Grandi Aquile. Che se poi smanetti con l'iPhone durante una verifica al secondo banco ti vede per forza, è una certezza matematica (oh-oh-oh, la battuta). Ma poi cos'è sta mania del cellulare-best friend? Non so, io non sento tutto questo bisogno di stare appiccicata al mio telefono. È un bell'aggeggio, per carità. Se perdi il pullman diventa indispensabile. Ma poi basta, cazzo. La vita reale. I miei genitori hanno passato l'adolescenza senza e sono cresciuti bene lo stesso. Adesso c'è gente che deve messaggiare pure in classe perché -io sei ore senza cellulare non ce la faccio-. Beata gioventù. Poi si lamentano se gli adulti dicono che le nuove generazioni vanno a puttane.
Il log-in automatico mensile di EFP è scaduto. Che palle, tanto lo sa che è sempre Conny Guitar a torturare i maroni con i fantasmi ed i suoi scleri. Ci metto mezz'ora a ricordarmi la password, eccheccazzo. Magari me ne lamento su spotted. Che trovate da nerd, le pagine spotted di Facebook. Che alla fine però sono anche originali. Non come quelle pagine con nomi di ragazzi tipo "Fabio", "Andrea", "Arturo", "Giovanni Maria". Ma che senso hanno? Le pagine più inutili di Faccialibro, il che è grave, considerato cosa ci trovi. Povero Faccialibro. Nato come una cosa privata per i pochi eletti di un'università, in poco tempo è diventato un macello di gente cerebrolesa sparsa in tutto il mondo. C'est la vie!
Mi hanno sbattuta in ultima fila. Maledetti professori. Così adesso non sentirò più un cavolo e non potrò più fare battute con il prof di russo. Però almeno sono vicina ad una mia compagna molto speciale. Stiamo scrivendo un poema epico sul prof di italiano. Ne spara talmente tante che a noi è venuta questa idea, ed ora ha fatto più cose di Chuck Norris, tra cui rubare l'anello di Gollum, assassinare Giulio Cesare ed impossessarsi della scopa di Harry Potter per volere della Moira, la preside. Spero solo che non ci scoprano, sta diventando una figata, tra un po' diventeremo famose. Abbiamo anche il vignettista, se non si è suicidato dopo aver scoperto di essere vicino di banco della sua peggior nemica, la Modà-dipendente.
Spero di non essere l'unica che passerà la prossima settimana in versione Mercoledì Addams. Stramaledetti professori che, poiché siamo sotto Natale, hanno deciso di riempirci di regali: compiti in classe, interrogazioni, addirittura fare i piccoli sceneggiatori inventandosi un dialogo tra Anna Karenina e Vronskij. In russo. Stavo per chiedere alla conversatrice come fare a non sfociare nel pornografico. Secondo me ha alzato troppo il gomito. Già ora c'ho la faccia di Lurch, se ancora devo vivere solo più per vulcani, Tolstoj e poemi epici al mio confronto il mostro di Frankenstein sembrerà un modello di Abertrombie ed anche tu trombi. La mia faccia, poi è in peggioramento dato che, come se non avessi abbastanza impegni a cui non mancare, m'è venuta l'influenza e vivo di spremute d'arancia. La colpa è di mia nonna, è lei che me l'ha attaccata mentre giravamo sotto mentite spoglie per andare a comprare il regalo di Natale per mia mamma. Che disdetta. Però se non ci fosse mia nonna non so dove sarei ora. Ne abbiamo fatte insieme una più del diavolo. E se non ci fosse lei, soprattutto, a chi chiederei consiglio per il regalo da fare a mia mamma? Che poi pure lei è sempre disperata, di solito è la prima a prendermi da parte e pormi la temuta domanda: -Costanza... che cosa regaliamo a tua mamma?-. Sette parole che mi fanno piombare giù dal pero e sbattere sonoramente il culo, finendo poi con lo stesso commento, all'unisono: -Quella là non esprime mai un parere!!!-. Potrei regalarle un manuale per imparare l'inglese o, in alternativa, l'elfico tolkeniano. Chi sa che non apprezzi.
   
 
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