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Autore: _Whatever_    25/01/2014    1 recensioni
Tutto inizia a Sheffield nel lontano 2003, ma alcuni rapporti sono destinati a durare per molto tempo.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Turner, Alexa Chung, Matt Helders, Miles Kane, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Don't Forget Whose Legs You're On'
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Margaret tornò a concentrarsi sui dischi; c’era della roba interessante tra cui spulciare Alex nella stessa stanza con un’acustica tra le mani la spaventava, quindi voleva almeno provare a fingere che non esistesse.
Alex intanto stava torturando le corde di quella povera chitarra.

“Nice try, you cannot turn away but nice try
Turned your legs to little building blocks…”

A questi versi già poco chiari si aggiunse una serie di mugugni fatti solo per accompagnare l’accordo di chitarra.
Alex li aveva sussurrati, ma non c’era molto rumore a coprire la sua voce e Margaret ovviamente aveva sentito chiaramente quelle frasi.
Appoggiò l’album che aveva tra le mani, St Jude dei Courteeners e si voltò lentamente verso Alex, che intanto aveva chiuso gli occhi, probabilmente per concentrarsi sull’idea che lo aveva raggiunto nelle ultime ore.
Margaret sentiva l’impellente bisogno di tirargli una sberle, ma riuscì a trattenersi e quando gli fu di fronte, si schiarì semplicemente la gola. Alex aprì gli occhi all’improvviso, perché non si aspettava di sentire un rumore così vicino e si ritrovò davanti Margaret con le mani sui fianchi che lo guardava come se lo volesse vedere prendere fuoco da un momento all’altro.
“Che c’è?” Chiese Alex a metà tra l’impaurito e il divertito.
“Lo chiedi pure?” Rispose Margaret, che intanto aveva iniziato a battere il piede nervosamente, come aspettandosi una spiegazione.
“Cosa ho fatto adesso? Ho provato una cosina che mi frulla in testa da un po’ di tempo.”
“Intanto togliti quel ghigno demente dalla faccia.”
Alex non obbedì al comando, ma appoggiò la chitarra contro lo scaffale vicino e si avvicinò a lei.
“Altrimenti?” Era esattamente di fronte di lei e la guardava negli occhi. Lei aveva abbandonato le braccia lungo il corpo e il piede aveva smesso di muoversi nervosamente.
Aveva sgranato gli occhi per la reazione di Turner e adesso era immobile, stava aspettando qualcosa, ma non sapeva nemmeno lei cosa.
“Tutto bene da queste parti? Avete trovato qualcosa di interessante?” La commessa li aveva raggiunti.
Alex si girò verso di lei e la incenerì con lo sguardo. Margaret indietreggiò di un passo e riprese a respirare.
“Dov’è Miles?”
“Ha ricevuto una telefonata e non mi sembrava il caso di restare di là, ma se vuoi me ne vado eh.” Rispose la commessa inacidita da un simile atteggiamento.
“Lascialo stare guarda, non lo fa apposta ad essere acido, è il tempo.” Intervenne Margaret prima che Alex e la commessa si mettessero a discutere.
Uscirono dal negozio quasi venti minuti dopo; venti minuti in cui Alex si tenne a debita distanza da Margaret e dalla commessa. Le due ragazze restarono nel reparto musica e Cassie, la commessa, consigliò parecchia roba interessante a Margaret, che uscì dal negozio con almeno tre ore di musica e senza il pensiero della tensione che si era creata con Alex dopo il suo accenno alla chitarra.
Decisero di tornare a casa perché la temperatura si era abbassata notevolmente e cominciavano ad accusare la stanchezza dopo un pomeriggio di sfrenato shopping.
Appena entrati in casa Miles annunciò che si sarebbe andato a fare una doccia.
Pauline era andata a trovare sua sorella e non sarebbe tornata in poco tempo.
Margaret si abbandonò sul divano e si sfregò le mani.
“Ho le mani gelide.” Disse senza pensarci.
Turner si tolse la giacca e la raggiunse sul divano, si sedette di fianco a lei e dal nulla le prese le mani tra le sue, caldi, grandi.
“Cosa stai facendo?”
“Niente, sto cercando di non farti saltare le dita dal freddo, Margaret.” Rispose Alex senza guardarla negli occhi, ma concentrando il suo sguardo sulle loro mani unite, come mai forse erano state in tutti gli anni da cui si conoscevano.
Il salotto era illuminato solo da una lampada e da fuori non arrivava nemmeno l’illuminazione artificiale dei lampioni e Margaret era molto stanca, era stata una lunga giornata e in casa regnava il silenzio. Appoggiò la testa sulla spalla di Alex e chiuse gli occhi: non aveva nessun controllo sui suoi gesti. L’aveva fatto senza pensarci e senza volerlo si addormentò.
Alex rimase immobile, perché capì dal respiro lento e regolare della ragazza quello che era successo.
I capelli di Margaret gli facevano il solletico sulla guancia e non sapeva come fare con le mani: erano ancora unite, ma aveva paura che lasciandole lei si sarebbe svegliata.
In quel momento Alex iniziò a sperare che il telefono non iniziasse a suonare nella tasca dei suoi pantaloni, che uno starnuto non si palesasse come qualche ora prima in cucina, che Miles non tornasse dal bagno annunciando il suo ritorno a voce alta. Provò a ricordarsi l'ultima volta in cui lui e Margaret erano così in pace e gli venne in mente solo quel breve momento in riva al fiume, l'estase prima, mentre ascoltavano musica dall'ipod di Margaret.
Miles tornò dalla doccia con i capelli bagnati, ma già pronto per uscire.
Sarebbe andato a cena da sua zia e poi aveva programmato una serata con i suoi amici di sempre. Miles notò subito il silenzio irreale in salotto e non lo ruppe, perché per prima cosa pensò che Turner avesse trovato il coraggio almeno di baciarla, ma dovette accontentarsi solo di una Margaret dormiente vicino ad Alex.
Sorrise vedendo quei due, calmi solo quando uno dei due era incosciente.
Alex sorrise di rimando, senza sapere neppure perché.
Miles non ci pensò due volte e andò in camera sua a prendere un foglio, di quelli seri, di quelli che avrebbe usato se avesse frequentato l'università, e una matita. Tornò giù e notò con piacere che Margaret stava ancora dormendo nella stessa posizione in cui l'aveva lasciata.
Si sedette sulla poltrona di fronte al divano e ignorò l'espressione interrogativa e confusa di Alex. Iniziò a tratteggiare i contorni delle figure e Alex capì a quel punto cosa stava facendo.
Non poteva ribellarsi, perché non voleva svegliare Margaret, ma lanciò occhiate di eloquente disapprovazione al suo migliore amico.
 In poco meno di dieci minuti Miles aveva fatto uno schizzo piuttosto accettabile e Alex si era arreso e si faceva ritrarre senza però guardare Miles direttamente, perché era in imbarazzo.
Era quasi ora di cena e Miles doveva uscire e non voleva svegliare Margaret per salutarla, anche se forse il giorno dopo non sarebbe riuscito a salutarla, allora scrisse due righe dietro il disegno che lasciò sul tavolino di vetro davanti al divano e andò a finire di prepararsi. Si sistemò i capelli, si fece praticamente una doccia con il profumo e scelse le scarpe. Tornando in salotto trovò Margaret seduta sul divano da sola.
Si era appena svegliata e non aveva ancora notato il disegno: era un po' intontita e confusa.
"Dov'è Alex?"
"E’ al telefono" rispose sbadigliando. Miles si sedette di fianco a lei sul divano, dove poco prima c'era Alex. Prese il foglio e glielo porse. Lei afferrò il foglio confusa, ma quando l'immagine fu a fuoco nella sua testa, sorrise spontaneamente.
"È bellissimo, Miles!"
"Voi siete bellissimi." rispose Miles sottovoce. Margaret non sapeva cosa rispondere a quest'affermazione così seria.
"Esci stasera?"
"già."
"Non puoi venire a cena con noi?"
"No. I miei casini con voi li ho già combinati e non mi va di fare altri danni. Dovete stare un po' da soli."
"O forse non dobbiamo affatto."
"Io non so cosa vi passi per la testa e probabilmente non lo sapete nemmeno voi due, quindi la mia presenza stasera non è solo inutile, è del tutto inappropriata."
"Miles, ho paura.""Di Alex? Ahahaha, ma è innocuo."
."No, Miles, non è Alex a spaventarmi. È quello che potrei volere a spaventarmi."
"Margaret, non ci pensare adesso. Goditi la serata e affronta una cosa per volta. L'unica raccomandazione che posso darti è quella di non fare cose che io non farei mai."
Margaret lo abbracciò di slancio, con gli occhi appena lucidi.
"Grazie. Per tutto. Sei veramente un tesoro."
"Non farti sentire da Alex, altrimenti gli piglia un coccolone. È geloso di me ahahahah."
Miles voleva smorzare un po' la tensione del momento e ci riuscì, perché Margaret scoppiò a ridere e sciolse l'abbraccio.
In quel momento ricomparve Alex in salotto.
"Ma tu non dovevi uscire dieci minuti fa?" chiese stranito dall'espressione particolare sul viso di Margaret.
"Turner, ma tu dov'eri quando distribuivano l'educazione? A fare la fila per la simpatia?" rispose Margaret di getto.
"Ahahahah però ha ragione, sono già in ritardo." Si girò verso Margaret e le diede un bacio sulla guancia, poi si alzò, passando di fianco a Turner gli assestò una pacca sulla spalla, e andò a mettersi il cappotto.
"Buona serata ragazzi" Urlò dall'ingresso e il rumore della porta che si chiudeva pesantemente annunciò loro che erano soli.
"Andiamo anche noi?" chiese Alex cercando di apparire rilassato.
"Devo preparare le mie cose, farmi una doccia e vestirmi. Ci metterò un po'."
"Ok."
 Margaret si diresse verso il piano di sopra e Turner prese possesso dell'acustica di Miles appoggiata vicino al camino. Margaret faceva tutto con estrema lentezza, anche se le sudavano le mani, perché voleva ritardare il momento in cui si sarebbe ritrovata sola con Turner.
Dopo l'episodio nel negozio di dischi una strana sensazione alla bocca dello stomaco l'aveva colta. Dal piano di sotto sentiva provenire spesso accenni a canzoni che conosceva. Turner stava giocando sporco. Suonava, non cantava, canzoni che sapeva che a lei piacevano, ma Margaret non pensava fosse una cosa intenzionale, mentre Alex invece rifletteva attentamente sulla scelta delle melodie.

Dopo quella che a lui parve un'eternità, Margaret lo raggiunse al piano di sotto. Trasportava il trolley con un braccio, mentre con l'altro reggeva il cappotto. Aveva deciso di indossare un capo comprato quel giorno. Era un tubino blu, semplice, con la cerniera sulla schiena  e sottili spalline di raso. I capelli erano sciolti e le coprivano le spalle. Mentre si preparava, Margaret aveva considerato l'idea di un semplice paio di jeans e una maglia anonima, ma era stato più forte di lei voler indossare quel vestito. Alex la osservò imbabolato per qualche istante e poi scoppiò a ridere.
Lui aveva passato quasi un'ora a suonare cover di canzoni che a lei sarebbero potute piacere, senza aver la certezza tra l'altro che lei lo potesse sentire, e Margaret con un semplice vestito e i capelli sciolti era più dolorosa di qualsiasi canzone suonata con un'acustica.
"Perché ridi?" chiese Margaret a metà tra l'imbarazzato e l'infuriato.
"Perché sono un coglione, ecco perché." rispose il ragazzo raggiungendola per andare a prenderle la valigia.
"Dove ti piacerebbe andare a cena?"
"Non lo so! Non ho nemmeno così tanta fame in realtà..."
"Vabbè, ora chiamo un taxi per andare in centro, poi decideremo"
"Non possiamo passeggiare?"
"Ma c'è la valigia! E poi poco fa ti sei addormentata in tre nanosecondi tipo." disse Alex sorpreso.
"Ma adesso mi sono ripresa e la valigia me la porto io, non ho bisogno del servo, grazie." rispose Margaret cercando di recuperare il suo trolley.
"Margaret siamo da soli nella stessa stanza da meno di cinque minuti e mi sono beccato già due risposte acide. A fine serata nono arriviamo vivi entrambi!" disse mentre l'aiutava a mettersi il cappotto.
Le porse il disegno di Miles che era rimasto sul tavolino.
"Hai ragione, ma tu mi sei scoppiato a ridere in faccia, permetti che la cosa mi infastidisca, soprattutto quando mi sembra che non ci sia nessun motivo apparente? Non mi interessa perché l'hai fatto. Riniziamo da capo." rispose Margaret sollevando un dito quando Alex aveva provato ad intervenire sul motivo della risata.
"Hai preso tutto?" chiese Alex aprendo la porta d'ingresso.
"Credo di sì." Margaret non era sicura di voler uscire da quella casa.
Si sentiva protetta tra quelle mura, mentre per strada, da sola con Alex, la situazione acquistava un che di preoccupante. Una volta fuori, Alex insistette per portarle la valigia, ma lei si ribellò dicendo che non era un problema. Dopo questi convenevoli trascorsero vari minuti di silenzio.
"Alex, tu almeno sai dove stiamo andando?" Chiese Margaret quando si accorse che probabilmente stavano vagando senza meta.
"No. Ci sono stato qualche volta con Miles e stiamo andando verso il centro. Appena troviamo qualcosa che ti interessa ci fermiamo, ok?"
"Ok." rispose non troppo convinta Margaret.
La verità era che si stavano sul serio dirigendo verso il centro, ma non per la strada più comoda e corta, perché Alex voleva che la serata durasse il più a lungo possibile, così non aveva intrapreso il percorso più corto.
C'era un po' di tensione tra loro, era innegabile, ma era un po' fiducioso sul fatto che potesse allentarsi. Margaret camminava di fianco a lui chiedendosi dove stesse il senso di quella serata.
 Per tre giorni lui l'aveva ignorata, nonostante fosse stato lui a volerla in Inghilterra, poi le aveva detto che dovevano parlare e nel momento in cui ne avevano occasione stava zitto.
Senza contare l'episodio del negozio di dischi.
Guardava le vetrine dei negozi alla sua destra mentre rifletteva sull'assurdità di quella situazione e una vetrina tra un negozio di borse e una libreria catturò la sua attenzione. Sul vetro della facciata c'era una scritta in celeste: "Canopy 19" e sotto di essa erano esposti una miriade di cupcake colorati e tutti diversi tra loro.
Margaret si fermò a fissare quel tripudio di colori e Alex se ne accorse dopo qualche metro. Tornò indietro e capì cosa aveva colpito Margaret. Non aveva mai visto così tanti cupcake e così tanto colorati in vita sua.
"Secondo te è aperto?" dalla vetrina non si vedeva l'interno, perché la sala era laterale alla vetrina dietro la cassa non si vedeva nessuno e la luce era poco intensa.
"Non lo so." rispose Alex perplesso.
"Proviamo ad entrare!" disse Margaret come ipnotizzata.
"Margaret, ma è tardi, dobbiamo ancora cenare!"
"Sbaglio o prima hai detto che appena trovavo qualcosa di interessante ci saremmo fermati?!" rispose lei puntandogli un dito contro il petto.
"Vuoi sul serio cenare con dei dolci?" Chiese Alex rassegnato.
"Voglio questi dolci o li voglio ora. Chiamala cena se vuoi, io la chiamo sopravvivenza. La tua." scoppiarono a ridere insieme tranquilli, finalmente, dopo tutto quel silenzio teso.
Alex aprì la porta del locale e il trillo di una campanella fu il solo rumore che sentirono.
Fece passare Margaret e poi entrò anche lui. Non era un posto molto grande. C'erano dei tavolini addossati contro al muro di fronte al bancone.
Dietro al bancone nessuno, come non c'era nessuno accomodato ai tavoli.
"Papàaa, è entrato qualcuno, puoi venire a servirlo?" la voce di una ragazzina invase il locale, ma non riuscivano a capire da dove provenisse.
"Lucy puoi pensarci tu? Sto infornando delle cose per domani!" questa fu la risposta di un uomo adulto.
A quelle parole, una figura bassettina e sottile si mostrò dietro il bancone. Lucy era seduta per terra e stava sfogliando i suoi spartiti, perché di lì a poco sarebbe dovuta andare a lezione di musica e non aveva voglia di stare in piedi dietro al bancone, tanto più se il locale era vuoto, ma in quel momento dovette abbandonare i suoi spartiti per dedicarsi ai clienti.
Margaret prese subito l'iniziativa perché sapeva che Alex voleva farsi notare il meno possibile. "Ciao! State chiudendo o siete ancora aperti?"
"Chiudiamo alle 20.30, quindi siamo aperti ancora per un'ora. Cosa vi porto?"
Lucy non aveva tempo per dedicarsi in modo gentile a quelli che stavano disturbando la sua pace. Margaret osservò i dolci del bancone e non sapeva come scegliere e cosa scegliere.
"Puoi portarci un esemplare per dolce?" Alex intervenne, perché aveva visto Margaret in seria difficoltà.
"sì, certo!" rispose poco convinta Lucy a quella proposta così insolita. Suo padre preparava molti tipi di dolci e i due di fronte a lei non sembravano in grado di ingurgitare più di due cupcake a testa, ma non lo fece notare loro.
"Alex, ma sei pazzo!"
"Mi sembrava troppo difficile scegliere. Ho fatto prima."
"Devo prepararvi anche qualcosa da bere? Tè, caffè, tisane?" chiese Lucy concentrando la sua attenzione su Alex. Era lui. No, era impossibile, non poteva essere lui.
"Io prendo un tè verde." disse Alex guardandosi i piedi, perché aveva notato l'espressione incuriosita di Lucy.
"Per me un tè ai frutti rossi."
"Benissimo, accomodatevi dove preferite. Arrivo tra poco."
Scelsero il tavolo più lontano dall'ingresso.
Margaret si guardava attorno estasiata: era piccolo e accogliente e le pareti erano ricoperte di legno fino a una certa altezza. Sul resto del muro c'erano una marea di foto di bimbi che mangiavano i dolci. La luce soffusa rendeva l'atmosfera anche leggermente romantica, ma lei non riusciva a concentrarsi su queste cose, tanto era presa dall'osservazione del posto.
Alex intanto era andato in bagno e quando passò davanti a Lucy, notò che la ragazza stava leggendo degli spartiti.
Il titolo della canzone era fin troppo familiare, così si fermò di botto, si sporse un po' verso la ragazza e pronunciò delle parole che Lucy si sarebbe ricordata per parecchi anni.
 "Hai bisogno di una mano con quelli? Miles è più bravo alla chitarra di me, ma se hai bisogno di chiedere qualcosa, approfittane oggi."
Lucy era completamente immobilizzata: il tono della voce, l'espressione divertita sul viso di Turner, il nome di Miles pronunciato con così tanta tranquillità, quasi quasi la fecero strillare.
Alex raggiunse Margaret al tavolo.
"Potevi trovare un modo migliore per confermare i suoi sospetti piuttosto che procurarle un principio di infarto eh."
"Ma non ho fatto niente, le ho solo chiesto se avesse bisogno perché ho riconosciuto una canzone dei Puppets."
"Forse tu non sei consapevole dei tuoi gesti. Se fai così con una fan, questa rischia di rimanerci secca!"
"Ma cosa ho fatto di male?"
"Ti sei avvicinato, hai pronunciato il nome del tuo migliore amico, che sarà uno dei suoi artisti preferiti come minimo,  e le hai sorriso. Dentro di sè è implosa. Osserva il tremito delle mani quando ci porta i dolci."
"Ma io non l'ho fatto intenzionalmente."
"Eh vabbè. Hai regalato una serata particolare a una giovane fan!"
In quel momento li raggiunse Lucy con un vassoio pieno mi cupcake e fette di torta e una teiera con l'acqua calda, le tazze, le bustine e il limone. Mentre porgeva le tazze ad Alex e Margaret si sentiva un forte rumore di ceramica, perché la tazza sbatteva contro il piattino per colpa del tremito delle sue mani. Fortunatamente le tazze erano vuote.
Margaret non ci pensò due volte e prese la teiera prima che Lucy potesse fare danni seri.
Quando Lucy ebbe concluso di sistemare tutto, cosa che fece stando molto attenta a non guardare mai Alex, si ritrovarono invasi da cupcake.
Margaret avrebbe voluto buttarvicisi come i bambini che si tuffano nelle piscine piene di palline.
"Non so quale scegliere." disse Margaret passando in rassegna con lo sguardo ogni dolcetto.
"Lascia per dopo quelli più interessanti, ora dedicati a quelli più anonimi!"
"Sei pazzo? E se finisco col riempirmi di quelli anonimi, poi non mi godo più quelli interessanti." rispose Margaret come se il suo fosse un ragionamento logico.
 Alex abbandonò l'argomento poco interessato e si concentrò sul suo tè. Margaret intanto aveva scelto un cupcake con della melassa bianca sopra e decorato con praline di cioccolato.
"Tu non sei una nostra fan. E con nostra intendo sia delle scimmie, sia dei Puppets. Vero?" Margaret si mise a ridere.
 "Quando mi hai detto che dovevamo parlare, non pensavo volessi affrontare questo argomento!"
"Scema! Stavo solo cercando di fare conversazione, però se vuoi parliamo subito di cose serie e roviniamo la leggerezza del momento..."
"No, no. Apprezzo lo sforzo di voler far conversazione. Dunque, vediamo...sono o no una vostra fan? La vostra roba mi piace, ma io le scimmie le conosco dal liceo. Ci suona il mio migliore amico. Posso essere fan del mio migliore amico?"
Alex non commentò il fatto che Margaret avesse specificato che nelle scimmie suonasse il suo migliore amico, come se invece Alex non contasse niente.
"E dei Puppets?"
"Dei Puppets sono ufficialmente una fangirl..." disse Margaret scoppiando a ridere.
Alex la guardò perplesso, poi capì di cosa stava parlando e sorrise poco convinto.
"Alex, era una battuta infelice, scusami."
"No, ci stava come battuta. Il problema è mio."
Margaret non aveva voglia di appesantire la situazione con commenti su quanto fosse vero che il problema fosse suo.
"E comunque, anche se non sono una fan tradizionale delle scimmie, alcune delle vostre canzoni sono tra le mie preferite di sempre."
"Ah sì? Quali?" chiese Alex sul serio incuriosito.
"Prova a indovinare." Chiese Margaret nascondendosi una parte del viso dietro la tazza di tè e guardandolo negli occhi.
Alex ricambiò lo sguardo come ipnotizzato e rispose senza smettere di fissarla.
"I bet, This House is a Circus e Only You Know."
"Capisco che pensi che io non sia una vostra fan, ma ho la discografia completa anche se vivo in Francia. Le canzoni che hai citato mi piacciono molto, ma non hai dato molto spazio anche alla roba esclusa dagli album." disse lei con tono di sfida. Alex si cacciò a ridere.
"Allora punto su Leave before the lights…too much to ask e… no buses. Ci ho preso almeno un pochino?" disse Alex prendendo una fetta di torta alle mele.
"Diciamo di sì." rispose Margaret tenendo il tono di sfida.
"Non me lo dirai mai, vero?"
"Piuttosto la morte! Ma solo perché sei tu a scrivere i testi e non voglio dirti quali mi hanno colpita di più." "Mi sembra legittimo."
"Non azzardi ipotesi anche sull'album dei Puppets?"
 "Non mi va di parlare di quell'album." rispose Alex guardando intensamente la fetta di torta che reggeva in mano.
 "Allora ti dico solo questo e poi non ne parliamo più: amo quell'album, traccia per traccia. Ero lì con voi quando ci stavate lavorando e non immagini nemmeno cosa significhi questo per un amante della musica. A prescindere da tutto quello che è successo, è sempre nel mio cuore, perché vi rappresenta perfettamente ed evidenzia il fatto che mai nessuno potrà mettersi tra voi."
Alex sorrise. Avrebbe voluto dirle che quell'album per lui rappresentava la prova evidente della strana cosa che lo spingeva ogni volta a voler risentire e rivedere Margaret.
"Se ti può consolare, sappi che tu sei al centro di quell'album." non voleva dirlo.
Non ci aveva pensato. Gli era sfuggito, ma Margaret non lo guardava con aria spaventata, come si sarebbe aspettato lui.
Lei guardò la tazza di fronte a sé e si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Era imbarazzata.
"Non ti sei truccata molto stasera." Alex non voleva che tornasse a segnare il silenzio e se Margaret era in imbarazzo si andava poco avanti.
"Già. Non mi andava di farti aspettare troppo al piano di sotto."
"Ma non mi stavo annoiando, potevi farlo tranquillamente."
"Ti rendi conto che sembra che tu mi stia dicendo che sarebbe stato meglio se io mi fossi truccata di più? Non è una cosa molto carina." Margaret aveva capito perfettamente cosa voleva dire Alex, ma il discorso gli era venuto fuori molto male.
"No, no, non volevo dire quello. Sei splendida anche con poco trucco. Volevo dire che non c'era problema a farmi aspettare." Alex non si era accorto di quello che aveva detto. La consapevolezza delle sue parole lo raggiunse con qualche secondo in ritardo, mentre Margaret aveva sentito tutto molto bene e adesso era in imbarazzo per la seconda volta nel giro di pochi minuti.
Per tutta risposta Margaret si mise a guardare i tantissimi cupcake rimasti sul tavolo.
"Hai assaggiato solo le torte, non ti va di provare una cosa piena di coloranti e zuccheri per riempirti la bocca e farti evitare di dire certe cose?"
 "Reagisci bene ai complimenti mi dicono."
"Alex, mangia. Non ti sta arrivando abbastanza zucchero al cervello e dici cose senza senso." Margaret si stava alterando. Era a disagio e non le capitava spesso.
"Margaret, non è successo nulla. Rilassati."
"Sono tranquillissima. Vado a fumare una sigaretta."
"Mi spieghi cosa ho fatto di male? Ti lamenti, giustamente, se ti ignoro, ti infastidisci se mi scappa un complimento. Non ti va mai bene niente."
"Non sono abituata a te. Non ti capisco, non capisco cosa ti passi per la testa. Parli poco e quello che dici mi sembra assurdo."
"Ok, su questo puoi anche avere ragione, ma ciò non ti autorizza a trattarmi male se ti faccio un complimento. Ha senso provare a parlare con te?" chiese senza attendersi una risposta da Margaret. Si alzò, prese la giacca, andò a pagare il conto e uscì dal locale.
Margaret non credeva ai suoi occhi.
L'aveva sul serio lasciata da sola lì dentro e non era da Alex assumere un atteggiamento del genere. Stava esagerando, ma non lo faceva apposta, era a disagio con Turner perché non era più nella situazione di forza come invece era stata in passato.
 Ci mise qualche minuto a darsi una calmata, ma poi raccolse le sue cose, afferrò un altro cupcake dal vassoio e uscì. Alex la stava aspettando sotto la veranda perché aveva iniziato a piovere.
"Alex, scusami, non capisco cosa mi stia succedendo." Alex non rispose, ma portò la sigaretta alle labbra per un altro tiro.
"Smetto di essere acida, ci provo almeno." Gli porse il cupcake, come segno di pace e lui sorrise. Non poteva arrabbiarsi sul serio con lei. Ci aveva provato sul serio ad odiarla e forse per qualche mese, dopo l'episodio di Miles, ci era anche andato vicino, ma in quel momento, era impossibile. Avrebbe voluto risponderle che avrebbe preferito assaggiarlo direttamente dalle sue labbra, ma evitò, perché avevano appena discusso per quel motivo.
"Non ti toglierei mai la gioia di riempirti di coloranti e zuccheri. È tutto tuo."
"da quando stai attento a queste cose?" chiese Margaret addentando il cupcake.
Alexa aveva gli aveva fatto smettere di mangiare schifezze, ma la sola idea di pronunciare il nome della sua ragazza gli faceva venire la nausea.
 "Miles è fissato con il cibo sano. Beve come una spugna, ma non penso di averlo mai visto mangiare una patatina fritta." Pioveva ed erano bloccati sotto quella veranda.
"Sei fortunato ad avere un amico come Miles."
"Perché mi tiene a dieta?"
"No, perché è un ragazzo formidabile e perché tira fuori una parte di te che non pensavo ci fosse. ""A cosa ti riferisci?"
"L'altra sera al concerto sembravi a tuo agio sul palco, più di quanto ti abbia visto a tuo agio nei concerti con le scimmie."
"Miles è nato per fare questo mestiere. O mi adatto o sparisco di fianco a lui"
"Dovresti acquistare questa sicurezza anche nella vita di tutti i giorni."
"E chi ti dice che io non sia sicuro di me stesso? Semplicemente non mi va che la gente capisca quello che mi passa per la testa."
"Ci riesci benissimo."
"Se vuoi sapere qualcosa, non hai che da chiedere."
"Perché siamo a Liverpool insieme in giro da soli?" chiese di getto Margaret.
"Perché avevo bisogno di vederti" rispose tranquillamente Alex.
Margaret tirò fuori una sigaretta e Alex non le diede il tempo di cercare l'accendino, perché si avvicinò e le accese la sigaretta.
"Ok..." Margaret tirò una boccata dalla Lucky rossa.
 "Perché nel negozio di dischi hai suonato quella cosa?"
"Perché è da quando ti ho rivista la frase detta da Sara mi rieccheggia nella testa."
"Stupida Sara" sorrise Margaret.
"E stupida io ad averti scritto quella lettera."
"Perché? Pensi che sia stata la lettera a farmi venire voglia di vederti? Sopravvaluti la mia forza di volontà." Ora che avevano iniziato ad affrontare quel discorso era difficile abbandonarlo. Margaret fu scossa da un tremito per via del freddo.
 "Chiamo un taxi. Hai freddo, andiamo in hotel."
"Non vuoi andare a prendere qualcosa da bere?"
"Non ho voglia di bere e comunque possiamo sempre prendere qualcosa in hotel."
Alex non voleva farsi vedere in giro per Liverpool con una ragazza. Era terrorizzato all'idea che qualcuno potesse fotografarlo.
Il taxi li raggiunse dopo pochi minuti. Il tragitto in macchina all'inizio fu silenzioso.
 Alex guardava fuori dal finestrino e canticchiava qualcosa di incomprensibile. Margaret più rifletteva e più pensava di essere in una situazione assurda.
A un certo punto appoggiò la testa sulla spalla di Alex.
"Alex non abbiamo più diciannove anni."
"Io e te non abbiamo mai avuto diciannove anni Margaret."
Alex le prese la mano e intrecciò le dita con quelle della ragazza.
"Non ho freddo alle mani, Al."
"Lo so." Margaret sospirò rumorosamente, ma non ritrasse la mano.
"Non c'è modo per farti smettere, vero?"
"Smettere di fare cosa?"
"Di comportarti così."
"Temo di no. In passato ho pensato prima agli altri, sempre. Questa volta non riesco proprio."
"Le cose cambiano, so che sembra strano, ma non è così."
"Se non sono cambiate da luglio scorso, è improbabile che possano cambiare in futuro."
Margaret non seppe cosa rispondere.
 "E comunque appena becco Fray in giro, gli do un cazzotto." Margaret scoppiò a ridere.
Arrivati in hotel, Alex andò a prendere le chiavi delle camere e porse a Margaret uno dei mazzi. "Vuoi prendere qualcosa da bere?" Alex appariva tranquillo e stava cercando di mettere a suo agio Margaret.
"No, ho solo voglia di mettermi in pigiama e dormire." Alex sorrise in modo enigmatico.
"Perché fai quella faccia?"
"Perché sì. "
"Non avevi detto che per sapere mi bastava chiedere? Perché non mi rispondi?" Alex non rispose, ma si avviò verso l'ascensore, lasciando Margaret ad aspettare una risposta che non sarebbe mai arrivata.
In ascensore Margaret guardava Alex attentamente per capire cosa gli passasse per la testa. Alex da parte sua faceva finta di non notare lo sguardo indagatore della ragazza.
Arrivati al piano, Alex l'accompagnò davanti alla sua camera.
"Vorrei poterti dire grazie per la bella serata, ma mi trovo costretta a dirti mi dispiace."
"E per cosa?"
"Per tutto. Sono stata acida e non siamo riusciti nemmeno a parlare decentemente."
"Sono sempre più convinto che non riusciremo mai a farlo ormai."
"E allora perché sentiamo comunque il bisogno di avere uno spazio nostro?"
"Perché non l'abbiamo mai avuto, Margaret."
"Probabilmente hai ragione. Buonanotte Alex."
Margaret si avvicinò e gli lasciò un bacio sulla guancia, sulla quale indugiò qualche istante di più, probabilmente per fargli arrivare un po' di quella dolcezza che a parole non riusciva proprio a esternare con lui. Lui si beò di quel contatto così innocuo e innocente.
Da quando si conoscevano, a parte la serata a casa di Matt, c'erano stati veramente rari contatti tra loro, come se ne avessero paura.
"Buonanotte Margaret." Il ragazzo andò verso camera sua.
  
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