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Autore: Chemical Lady    26/01/2014    1 recensioni
Crossover delle tre serie CSI: Las Vegas, Miami e New York.
La stanza era silenziosa, totalmente scura se fatta eccezione per una lamina di luce che sembrava provenire da sotto ad una porta.
Le faceva male la testa, ogni osso del suo corpo come se si fosse improvvisamente presa una brutta influenza.
Era confusa, spaventata, ma non sola.
Sentiva qualcuno muoversi accanto a lei di tanto in tanto e, a quei fruscii, seguiva un mugugno acuto, femminile e sofferente. Non poteva scoprire chi ci fosse lì, con lei, poiché i polsi e le caviglie legati le impedivano di spostarsi, ma quella persona non doveva passasela meglio di lei.
In un certo senso, il pensiero di avere qualcuno accanto la rinfrancò. Almeno non era sola, aveva una speranza di scappare. Solo, come?
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Greg Sanders, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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But something tells me I'm not alone
But lovers hold on to everything
And lovers hold on to anything
I chased your love around a figure 8
I need you more than I can take
You promised forever and a day
And then you take it all away
http://www.youtube.com/watch?v=rNpBahr49mA )


Parte Prima: To Drown 
Capitolo Quarto. 
 
 
 
 
 
Dodici anni prima,
Contea di Miami Dade.
Casa Caine.
 
Melrose entrò nella sua stanza lentamente, guardandosi attorno prima di sospirare e sorridere. Stringeva fra le mani un foglio di carta che valeva molto di più di qualsiasi pezzo da cento dollari, valeva anni di sudore, sacrifici, impegno….
Appoggiò quel foglio, ancora arrotolato e sigillato da un piccolo nastrino di raso rosso, e si sfilò il cappello e la toga blu, appoggiandoli su di una sedia ordinatamente. Era difficile realizzare che ce l’aveva fatta, che aveva raggiunto quell’importante obbiettivo e che l’aveva fatto con almeno un paio di anni di anticipo rispetto al normale.
Forse perché era davvero brillante come tutti le dicevano, o forse perché essere figlia di Horatio Caine ti da già una garanzia di partenza.
Con dei geni del genere, era difficile non realizzarsi.
La sua gemella Madison era felice per lei, ma nonostante questo un po’ invidiosa. Si era laureata per prima, ma sicuramente l’avrebbe presto raggiunta.
Si sedette sul letto prendendo un quadro vuoto e il rotolo, poi stese il figlio e lo mise dentro alla cornice, osservandolo solo a lavoro ultimato.
Melrose Caine, laureata in Antropologia Forense e Scienze dell’Investigazione.
Suonava dannatamente bene, così bene che pareva irreale….
Suo padre bussò lievemente alla porta e lei gli diede il permesso di entrare con voce trillante e allegra.
“Sei pronta per uscire?” le chiese con un sorriso, sedendosi accanto a lei sul letto.
La rossa scosse piano il capo “A dire il vero, no. Contavo di cambiarmi ma…. Stavo contemplando la laurea con sguardo adorante, poi penserò a cosa fare.”
Lui ridacchiò prendendola il quadro dalle mani e osservandolo attentamente, con sguardo fiero “Suppongo che questo vada appeso al piano di sotto dove tutti possano vederla per bene. Tu cosa ne pensi?”
“Perfetto, direi.” si limitò a dire alzandosi e aprendo l’armadio, “Ora viene il difficile…. Scegliere cose mettere.”
“Penso che qualsiasi cosa andrà bene per il tuo fidanzato” sottolineò il tenente facendo sospirare pesantemente la figlia “Quando me lo presenterai?”
“Mai, visto che non ho il fidanzato.” gli rispose lei, con tono ovvio.
Lui non aggiunse altro se non un’occhiata eloquente prima di uscire, che lei però non colse perché era troppo impegnata a fingere indecisione sui vestiti. Cercare di far fesso Horatio Caine era decisamente fuori dalla sua portata, forse fuori dalle possibilità di chiunque a dirla tutta, ma lei ci provava lo stesso.
Prese il cellulare dalla borsa inviando un sms frettoloso prima di prendere un vestito bianco intero ed infilarlo velocemente. Lasciò i capelli liberi così come piacevano a lui e truccò velocemente gli occhi ceruli prima di afferrare un paio di scarpe col tacco alto e la borsa. Scese le scale velocemente fino ad arrivare in sala dove Horatio aveva già attaccato la laurea. Sorrise appena, prima di rivolgersi al rosso, seduto sul divano con un giornale fra le mani e lo sguardo attento “Papà, io esco. Non aspettarmi alzato e impedisci a Madison di mettere sottosopra camera mia.”
“Ho avuto un’illuminazione improvvisa” disse alzandosi di scatto e lasciando il giornale sul cuscino del divano, prima di afferrare gli occhiali da sole “Devo tornare alla scientifica, forse è presto per chiudere il caso Nerdarl.”
Melrose sgranò appena gli occhi “Vai al lavoro? Ora?” lui annuì “Con chi lavori al caso?”
Solo a quel punto il rosso alzò gli occhi in quelli della giovane e, improvvisamente, capì. Sorrise appena, afferrando il cellulare e componendo un numero “Con il capo e Callight….”
La ragazza, che non si era accorta di nulla sospirò “Vado o faccio tardi!” si avvicinò lasciandogli un bacio sulla guancia “Ciao papà!”
“Guida piano.”
Il rosso si portò il telefono all’orecchio, osservando la figlia uscire dal vialetto di casa in auto, dalla finestra.
-Donner-
“Megan, ci troviamo alla scientifica ora.”
-Horatio? Perché ora? Sono appena arrivata a casa e mio marito…-
“Potrei aver risolto il caso Nerdarl.”
-Perché non chiami Callight e Speedle? Ci stai lavorando con loro-
Lui sorrise appena, infilandosi gli occhiali da sole e afferrando le chiavi di casa “Callight la avverto subito. Mentre Speed non credo sia reperibile stasera….”
-Come non reperibile?!-
“Diciamo che gli ho dato libera…. La serata.”
 
Appena Tim Speedle sentì il campanello suonare si riscosse dai suoi pensieri controllando l’orologio appeso alla parete.
Si alzò con calma arrivando alla porta del suo appartamento e aprì alzando un sopracciglio “Sei in ritardo” disse, mentre si faceva da parte per permettere alla rossa di entrare. Lei scrollò le spalle, sorridendogli appena.
“Cosa vuoi che siano dieci minuti, se paragonati alla durata del universo?” gli disse appoggiando la borsa sulla poltrona, prima di voltarsi verso di lui e trovarlo subito dietro di se. Gli appoggiò entrambe le mani sul petto mentre lui appoggiava le sue sui fianchi magri della giovane “Tu sei arrivato in ritardo la sera del mio Prom. Bella guardia del corpo mi aveva affibbiato papà…”
Lui sorrise “Beh ti ho difesa tutta la sera, no?”
“Ci ho messo un anno a farmi dare un bacio, dopo quella sera, Tim. Ergo sei tremendamente in ritardo rispetto a me…”
“Ho recuperato mi pare….” Si chinò verso il viso di Melrose, appoggiando le labbra sulle sue mentre le mani scivolavano sulle reni, per permettergli di stringerla di più. Mel gli portò le braccia attorno al collo, aderendo al suo petto, ma il suono un una campanella li fece separare “Il forno.” le disse, lasciandola andare e dirigendosi verso la cucina.
“Non ci posso credere, hai davvero cucinato per me?” constatò ridacchiando la rossa, prima di prendere posto alla tavola imbandita “Wow, sono davvero stupita…. Vino invecchiato, candele…. Hai fatto le cose per bene stavolta”
“Io sono sempre serio.” le disse appoggiando un piatto al centro del tavolo e facendola ridere “Cosa c’è?”
“Hai fatto la pizza?”
“Ho scongelato una pizza, diciamo.” le disse imbarazzato, facendola ridere di più “Hey lo sai che sono una frana hai fornelli.”
Lei gli prese la mano “Sei davvero tenerissimo.” sussurrò guardandolo negli occhi “E onestamente questo è tutto quello che voglio per festeggiare la mia laurea.”
Lui sorrise di rimando, stringendole la mano prima di indicare con l’altra la pizza “Diamoci dentro prima che si raffreddi.”
Presero posto uno accanto all’altra e la giovane si perse un attimo a contemplare il tramonto sull’oceano. Poteva intravederlo da una finestra.
Poi le sovvenne qualcosa.
“Stasera potevi venire tu da me” gli disse, prendendo una fetta di pizza “Papà è andato a lavoro…”
Speed aggrottò le sopracciglia “Come mai?”
“Ha detto che ha avuto un illuminazione su quel caso… Quello della ragazza morta al Potions.”
“Il caso Nerdarl?” chiese poi, stupito, e lei annuì “Strano che non mi abbia chiamato.”
“Come mai?”
“Lavoro con lui al caso…”
La rossa sgranò appena gli occhi “Scherzi?”
“No.”
La ragazza ci pensò su un istante, prendendo un sorso di vino “Ha detto che chiamava Megan e Cally. Perché loro hanno il caso aperto con lui…”
“Beh, Megan non lavorava al caso con noi. Ne ha chiuso uno stasera.”
“Ma cosa significa allora tutto questo?”
Speed la guardò, seriamente divertito, prima di addentare la pizza.
“Che forse siamo nei guai.”
 
 
 
 
July, 12 2013.
Contea di Miami Dade
Ore  02.03 am
 
-La faccenda è grave Horatio, i tre rapimenti sembrano collegati e quanto mi dici…. Il modus operandi è lo stesso anche lì da voi a Miami.-
Caine teneva in una mano il biglietto che i rapitori avevano lasciato accanto al telefono dell’ingresso di casa di sua figlia e nell’altra sorreggeva il cellulare all’orecchio “Temo proprio che sia così, Mac. Come procediamo ora?”
-Con Russel di Las Vegas mi sono già accordato. Abbiamo pensato di ricontrollare tutti i casi delle ragazze, cercando incongruenze e magari punti in comune. Ci aggiorneremo il prima possibile, naturalmente.-
“Non mancherò di certo io…. Farò di tutto per riportare la madre a mio nipote” di alzò in piedi “Vado a dare la bella notizia alla squadra: dobbiamo esaminare dodici anni di casi.”
-A presto, Caine.-
Rimise il cellulare in tasca non appena staccata la chiamata e camminò rapidamente sino alla sala ricreativa, dove si era radunata tutta la sua squadra “Niente!” sbottò scocciato Erick buttando la cartellina sul tavolo e guardando incazzato Ryan e Walter “Come è possibile?! Avete esaminato la scena e non avete trovato niente?!”
“Nessuna arma eccetto quella di Mel, che comunque non ha fatto fuoco. Niente impronte da nessuna parte, niente tracce di alcun tipo.  Niente” rincarò Walter, irritato “Questo figlio di puttana è più pulito di un di ipocondriaco!”
“Almeno noi eravamo lì!” Ryan aggredì Delko, punto sul vivo “Tu dove diavolo eri?! Non hai sentito la chiamata dalla radio della polizia?!”
“Signori…” tutti e tre si voltarono verso Caine, zittendosi immediatamente “Nonostante la scarsità di prove…. Non siamo soli”
Ryan alzò un sopracciglio “In che senso ‘non siamo soli’, Horatio?”
“Nel senso che anche un paio di colleghe di Las Vegas e New York sono sparite.”
Callight si drizzò sulla sedia “Vuoi dire che…. Abbiamo un collegamento con loro?”
Lui annuì “Ricordate Harper Kessler? È venuta a trovarci due volte, sia con  Brown e la Willows che l’anno scorso, con Raymond Langston. Lavora a Las Vegas ed è un famoso perito Profiler.”
“Quella bella bionda, magra, alta…. Affascinante ragazza del Nevada? Come dimenticarla” sorrise furbescamente Erick, smettendo appena Caine lo fulminò con lo sguardo.
“Lei e un’altra giovane sono state sequestrate con lo stesso modus operandi e alla stessa ora di Melrose…. Dobbiamo ricontrollare ogni caso, ogni fascicolo. Se trovate anche la più piccola sbavatura o sospetto, allora segnatelo da parte. Riporteremo ogni scoperta a Las Vegas.”
“Io partirei dal caso del traffico di donne che ha riguardato tutti e tre i distretti” disse Wolfe, facendo un passo avanti “Ricordo che era una gran brutta faccenda, spero davvero che non c’entri nulla.”
“Lo spero anche io” disse Walter preoccupato, “Ricordo le foto di tutte quelle povere ragazze….”
“Vado a prendere tutto” disse Delko, facendo per uscire, ma Caine lo bloccò.
 “No tu no, Erick. Voglio che tu vada a ricontrollare da capo casa di Melrose. Vedi se trovi qualcosa in giardino o in strada, non abbiamo controllato per bene se c’erano eventuali tracce di pneumatici.  Così potrai continuare a far battute non divertenti, ma quanto meno noi non ti sentiremo.” Delko abbassò gli occhi, mentre il rosso si concentrava con Ryan e Walter “Voi iniziate da quel caso.”
Cally lo guardò, determinata “Io cosa posso fare, Horatio?”
“Devi farmi un favore personale, poi potrai venire ad aiutare i ragazzi.” Il rosso le appoggio una mano sulla spalla, mentre uscivano dalla saletta “Ho già chiamato Alexx e lei è disposta a tenere Tim con sé, per qualche giorno.”
La bionda annuì “Vuoi che lo porti da lei?”
“Mi faresti un grande favore, io voglio analizzare per bene quel bigliettino. Inchiostro, cartoncino…. Sono sicuro che ci possa essere qualcosa.”
La bionda annuì, “Andrà tutto bene, Horatio.”
“Ne sono certo.”
La guardò allontanarsi in fretta, prima di portare le mani sui fianchi. Alzando gli occhi verso l’orologio dell’ingresso, vide che s’erano fatte già le due e un quarto.
Doveva sbrigarsi.
 
 
 
Cinque anni  prima,
New York City
Dipartimento investigativo.
 
 
Taylor nervoso  non era un bello spettacolo per nessuno.
Soprattutto per la sua squadra.
“Come mai il capo ha un diavolo per capello?” chiese Messer, spingendosi con la sedia a rotelle vicino all’agente di Maio e poi  porgendole una mano
Lei vi versò dentro un paio di caramelline al cioccolato.
Andrea e Lindsay si scambiarono uno sguardo e un sospiro prima di tornare a fissare il piccolo schermo della sala ricreativa, in cui le immagini di un arresto correvano veloci come la voce del cronista.
“Prima mi ha ripreso per una sciocchezza” disse scocciato Adam “Passo sempre come lo zimbello di turno solo perché sono l’ultimo arrivato ma, hey! È lei non è nemmeno una di noi! È uno sbirro!”
Andrea lo vide mentre la indicava e con un sorrisetto disse “Ma io sono brava, Adam. Faccio i miei turni e lavoro molto perché voglio diventare detective.”
Quello era anche il motivo per cui si trovava lì in quel momento.
Con la tragica morte di Jessica si era liberato un posto di primordine tra i detective, e lei aveva fatto domanda seppur non avesse che tre mesi di servizio alle spalle.
Aveva intuito, aveva aiutato molto nella cattura dei colpevoli e aveva reso giustizia ad Angel insieme agli altri.
Meritava una chance.
“Senza contare” aggiunse Messer “che nessuno con un po’ di cuore potrebbe prendersela con una ragazza con degli occhi grandi da Bamby come lei”
La ragazza sorrise soddisfatta mentre Stella entrava in saletta salutandoli.
“Stellam tu sai cosa prende a Mac?” domandò Lindsay.
La donna sospirò “Sì, e penso sia meglio che lo sappiate da me, che da qualche malalingua.” si guardò attorno come per assicurarsi che nessuno fosse in ascolto, e poi abbassando la voce disse “Flack non si trova.”
Andy sgranò gli occhi mentre Danny si drizzava sulla sedia accanto a lei, improvvisamente serio “Come, non si trova?”
“Cellulare staccato. A casa sua nessuno risponde al citofono.” sospirò “Vorrei solo sapere cosa gli sta succedendo…”
“La morte di Angel lo ha toccato nel profondo” constatò Lindsay, con tono triste.
Danny intervenì “Ma non è il genere di persona che metterebbe a repentaglio la sua carriera. Dai, è Flack! Donald Flack! È praticamente nato col distintivo appuntato sul petto…. Non ho mai conosciuto nessuno così dedito al suo lavoro come lui, Mac a parte.”
“Io so cosa gli prende.” Andrea era molto combattuta se parlare o meno, ma alla fine decise di fare la cosa giusta.
Stella la guardò senza capire “Lo sai?”
La morettina annuì “Di solito, il venerdì sera, visto che non lavoro, esco con le mie amiche e una tappa fissa è l’aperitivo da Barney’s, a pochi passi dalla casa di una ragazza con la quale ho studiato”
“Conosco quel posto” disse Stella pensierosa “è molto vicino all’appartamento di Don”
“Beh…. L’altra sera quando siamo arrivate mi sono molto stupida di trovarvi Flack.” tutti gli occhi ora, oltre che essere puntati su di lei, si sgranarono sino all’inverosimile “Era totalmente sbronzo, non è stato in grado nemmeno di dirmi perché non fosse di turno. So solo che grazie ad Erika e Sofia sono riuscita a trovare il suo portafoglio per controllare l’indirizzo e poi lentamente lo abbiamo portato a casa. E lì mi sono stupita ancora di più.”
Danny, ormai senza parole, trovò la forza per domandare “Come mai?”
“Vive in una topaia.” la mora sospirò “Insomma, non che mi aspettassi una villa ottocentesca, contando anche che il lavoro del detective paga bene ma non i lussi. Invece vive nella sua stessa spazzatura praticamente. C’era una casino pazzesco, la posta di due settimane fa ancora chiusa, bottiglie di alcool mezze vuote su ogni superficie piana. Non ho toccato nulla, eccetto la spazzatura che assieme alle altre abbiamo raccolto velocemente per dare almeno una vaga ripulita. Quando siamo uscite lui era collassato a letto, mi sono premurata che non avesse problemi poi me ne sono andata.” Si guardò le mani insicura poi mormorò, con voce piccola “So solo che da quel giorno non mi guarda più nemmeno negli occhi, segno che qualcosa si ricorda.”
Tutti erano ufficialmente senza parole.
Stella la portò con se nell’ufficio di Mac e lì la ragazza raccontò di nuovo tutto quello che aveva  detto ai colleghi.
Mac guardò un foglietto, sul quale era scarabocchiato un indirizzo e poi andò verso la saletta chiamando con se la morettina “Prendi Danny e vai a casa di Don, scoprite tutto quello che riuscite.”
“Mac?” il supervisore si voltò a guardarla “Pensi che sia. Pensi che sia per Jess?”
Lui sospirò prima di annuire lievemente e poi sparire nel corridoio.
E ad Andrea tornò su il senso di colpa lancinante che non la lasciava da alcuni mesi a quella parte. 
 
 
 
 
 
July 12 , 2013.
Ore 08.00 am.
Las Vegas,
Laboratori della polizia scientifica.
 
 
Capitava spesso di respirare un’aria pesante all’interno dei laboratori della scientifica, ma quella volta era tutta un’altra storia.
Hodges non faceva altro che controllare l’orologio  tamburellano le dita sul tavolo della saletta comune  e visionando ogni tanto qualche pagina di rapporto “Penso sia assurdo” sussurrò di punto in bianco attirando l’attenzione di tutti coloro che se ne stavano seduti davanti con lui in mutismo “Non possiamo starcene qui con le mani in mano.”
“Pensi che io stia bene in queste condizioni?” chiese frustrato Greg “Sto seriamente pensando di prendere l’auto e buttare all’aria tutta Las Vegas fino a che non trovo mia moglie! Ma se davvero sono coinvolte anche due agenti di altri due Stati chissà dove l’hanno portata!”
“L’unico che se ne sta con le mani in mano, poi, sei tu Hodges.” Decretò Brass, tenendo il capo contro il polso, mentre chiudeva un’altra cartellina, mettendola in cima alla pila di quelle visionate.
“Qui possiamo andare avanti giorni e giorni…” sussurrò sconfortato Moreno, scuotendo il capo mentre terminava di leggere quello che per lui poteva anche essere il millesimo rapporto. “Queste non sono nemmeno un decimo di tutte le cartelle di casi a cui Harper ha lavorato” disse, allungando una mano avanti e indicando la grande tavolata totalmente sommersa da documenti ufficiali.
Sara alzò gli occhi su di lui, mentre anche Morgan li raggiungeva con Nick al seguito.
Entrambi erano carichi di cartelle di vecchi casi “Eccone qui altri” disse Stokes “Abbiamo dato un’occhiatina preliminare in deposito e, se ricordo bene alcuni di questi casi, Harper ha subito delle minacce.”
Greg allungò una mano, afferrando una cartella senza degnare di uno sguardo Morgan “È come cercare un ago in un pagliaio. ”
“La lista è lunga” disse Sara, appoggiando i gomiti al tavolo “Insomma… Harper è sempre stata un osso abbastanza duro. Non è accomodante per nulla, e anche se ho sempre molto ammirato il suo temperamento fiero e deciso si è fatta parecchi nemici.”
“Si ma nessuno ha mai provato a farle del male.” Greg scosse il capo, osservando la foto di un uomo dal viso accigliato “A questo caso abbiamo lavorato insieme quasi cinque anni fa.”
“E se fosse una ripicca contro di te, Greg?” chiese Moreno esaminando una documento che parve destare di nuovo il suo interesse. “Sei finito anche in tribunale.”
“Dobbiamo sempre pensare oltre le quattro mura dei nostri laboratori” affermò Finlay, buttando il fascicolo al centro del tavolo “Non possiamo stabilire se è un fatto personale e questo lavoro è inutile. Nessuno può odiare tanto tre persone di tre città così lontane e portarle via la stessa notte, spendendo Dio solo sa quanti soldi per ingaggiare professionisti.”
Nick sospirò facendo lo stesso “E quindi?”
“Aspettiamo”
Greg si alzò di scatto, spaventando David e senza aggiungere nulla uscì velocemente andando verso l’ascensore. Nick scambiò uno sguardo con Sara prima di sospirare “Per me è frustrante starmene qui sapendo che Harp è in mano a chissà chi. Ma per Greg deve essere molto peggio” disse la Sidle, mentre anche Moreno si alzava con il cellulare in mano, deciso a chiamare chissà chi.
“Quando abbiamo perso Warrick mi sono ripromesso che mai avrei permesso a uno dei nostri di andarsene da quella porta dentro un sacco di plastica” Nick parlava piano, con una mano sotto al mento e lo sguardo vuoto “Non potrei mai perdonarmelo.”
Hodges abbassò il capo mentre Henry entrava nella stanza con in mano un vassoio di caffè, appoggiandolo poi sul tavolo “Novità?” tutti scossero il capo e lui sospirò sedendosi accanto all’altro tecnico.
Rimasero un istante in silenzio, meditando sulla gravità della situazione fino a che Morgan non scoppiò in un piccolo singhiozzo. Subito Finlay le fu accanto, permettendole di piangere sulla sua spalla.
 
Greg arrivò sul tetto della scientifica, avvicinandosi a Russel che osservava ispirato il cielo.
“Il sole bacia Las Vegas” gli disse senza nemmeno voltarsi a guardarlo, percependo chi fosse forse dal modo di camminare un po’ strascicato “Pensala così Greg…. Se piovesse sarebbe peggio no?”
“Pioggia o sole, i mia figlia ora è a scuola scortata da un agente, e dopo tornerà a casa  senza la mamma. Non doveva andare così.”
Il supervisore lo guardò, appoggiandogli poi una mano sulla spalla “Andrà tutto bene. Abbiamo a disposizione non uno, ma tre ottimi laboratori. Insieme, salveremo Harper e la ripoteremo da Bree.”
Greg sospirò, annuendo poco convinto.
Non sapeva quanto ancora avrebbe resistito prima di impazzire, ma incanalare tutte quelle emozioni gli risultava davvero difficile.
“Ti va di parlare?” domandò Russel con apprensione, prima di aggiungere “Non sei obbligato, ma credo che ti farebbe bene. Fino a ieri non vi parlavate quasi, oggi questo. Posso capire che tu sia confuso.”
“Non sono confuso.” Decretò con sicurezza Sanders “Sono un idiota.” Spostò lo sguardo verso l’orizzonte, guardando il deserto estendersi a perdita d’occhio attorno a loro. Si sentiva esattamente così, solo al centro di qualcosa di infinito, alla ricerca dell’irraggiungibile “Quando ci siamo sposati, ero convinto che saremmo invecchiati insieme. Come nelle pubblicità o nei film, insieme fino alla fine. Poi ho iniziato ad avere dubbi su dubbi e ho lasciato che la paura di aver preso decisioni sbagliate mi portasse lontano da lei. Volevo  parlarle, ma non l’ho fatto perché avevo paura di sentirmi dire che avevo perso la mia occasione.”
Il capo sospirò “Avrai il tempo di rimediare.”
“Questo non puoi dirlo.”
“Invece sì.” Insistette D.B. “La conosco e lotterà per tornare da te. Non esiste nulla che potrebbe impedire a quella donna di tornare da te, nonostante tu l’abbia delusa già due volte. Lo so perché si vede lontano un miglio che ti ama.”
Sanders si lasciò sfuggire un sorrisetto “Lo pensi davvero?”
“Sì, e non esiste niente e nessuno che possa impedirvi di ritrovarvi.” Passò accanto a lui, diretto verso la porta “Ora torno al lavoro. Tu rimani qui e rilassati un altro po’. Voglio rivedere la determinazione sgorgarti dagli occhi quando scenderai di sotto.”
Greg lo guardò sparire oltre la porta che conduceva al tetto, prima di avvicinarsi al parapetto per appoggiarsi.
Guardò di nuovo il deserto, trovandolo meno sconfinato.
Sì, avrebbe fatto di tutto per riaverla e nessun rapitore o detective lo avrebbe impedito.
 
  
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