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Autore: Valeia_    26/01/2014    6 recensioni
Lui era un ragazzo con mille pensieri per la testa, un passato oscuro alle spalle e il desiderio di cambiare.
Lei era una ragazza con mille problemi per la testa, ma non ne lasciava trasparire nessuno nascondendosi dietro a sorrisi finti.
Le loro strade erano destinate ad incrociarsi.
Ce la faranno a superare gli ostacoli per porre fine ai loro problemi, finalmente insieme?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Un bel giorno la Follia chiese ai suoi amici
Amore, Timidezza, Curiosità e Rabbia di giocare con lui a nascondino.
Il primo ad essere trovato fu la Curiosità,
curioso di scoprire chi sarebbe stato preso per primo.
Il secondo fu la Rabbia, che sbraitò arrabbiato per aver perso.
Il terzo fu la Timidezza, che arrossì per essere stato trovato dalla Follia.
Quest'ultima non riusciva a trovare l'Amore da nessuna parte,
così con un bastone in mano cominciò a cercarlo in un roseto.
D'un tratto senti un urlo: l'Amore piangeva, perché il bastone della Follia
aveva colpito i suoi occhi.
La Follia, in preda al panico, chiese scusa insistentemente all'amore,
e gli promise che lo avrebbe sempre accompagnato per farsi perdonare.
Da quel giorno l'Amore è cieco, e la Follia lo accompagna sempre."





 
4 mesi dopo.



Era notte fonda quando ricevetti la telefonata.

"-Pronto?- risposi al cellulare con voce impastata dal sonno, con ancora gli occhi chiusi.
-Charlie sono io, Harry. Ho una notizia fantastica.- disse Harry evidentemente entusiasta.
Nonostante fossero passati 4 mesi da quando non sentivo il moro dagli occhi color caramello, la prima cosa che pensai fu "mi rivuole con sè."
Il mio cuore fece una doppia capriola, e attesi con ansia una sua replica.
-Il dottore ha detto che ricovereranno Valerie domani. Le faranno tutti i controlli, e diranno quando potrà tornare per il parto!- esclamò agitato Harry. La piccola nuvoletta di speranza che avevo su una possibile chiamata di Zayn non volo via.
Anzi, si fece piccola piccola e tornò a nascondersi affianco al mio cuore ancora a pezzi.
-è fantastico Har. Prenoto subito il primo volo per Londra.- dissi sinceramente felice per loro.
-Okay, lo dirò a Val. Tu come stai?- chiese il riccio, cambiando improvvisamente umore.
Sospirai, è presi ad attorcigliare una ciocca di capelli biondi attorno al dito.
-Me la cavo. Sai, mi sono diplomata.- dissi, senza peli sulla lingua.
Era accaduto tre giorni prima. Avevo passato tutti e sei i mesi lontana da tutti, segregata in casa a studiare, non ero uscita nemmeno una volta, non avevo arredato casa di nonna, lasciandola così come lei l'aveva lasciata, non avevo fatto amicizia, ero solo riuscita a riallacciare i rapporti con Noah e Tim, miei vecchissimi amici. L'esame era andato bene, e non avevo avuto la minima titubanza fino alla fine.
Stare a Los Angeles da sola mi aveva insegnato a contare su me stessa, a fidarmi di me, mi aveva resa indubbiamente più forte e intraprendente, ma dentro rimanevo la ragazza spezzata che ogni notte sogna il ragazzo che le ha rubato e spezzato il cuore, e piange stringendo il cuscino al petto.
-Scherzi vero? E non ci hai avvertiti? Racconta dai!- disse Harry stupito.
-Anche se vi avessi avvertiti non sarebbe cambiato nulla. Tu e Valerie non sareste venuti per proteggere il bambino; Ellie, Niall e Liam stanno dando il massimo per gli ultimi esami; Louis e Annabel sono in vacanza a Barcellona da due settimane, e.. lui non sarebbe di certo venuto. Avevate tutti un motivo valido.- risposi schietta al riccio, alzandomi dal morbido letto matrimoniale della nonna e dirigendomi in cucina a prendere un bicchiere di succo d'arancia.
-Beh ma..- cominciò Harry, ma lo interruppi sul nascere. Non c'era nulla da aggiungere.
-Tranquillo Harry. Ve l'ho già detto: mi basto da sola, e ho affrontato l'esame a testa alta, ho preso il diploma e ho già inviato il mio portfolio all' Art Accademy. Voi invece? Gli esami?-
-Oh, io non me ne preoccupo più di tanto. Valerie mi ha aiutato un sacco, e quello che mi è entrato in testa della mia tesi è rimasto ben fisso li. L'esame è domani comunque, alle undici comincia Ellie, subito dopo Niall e due ore più tardi ci sono io. Liam invece lo ha già fatto, ed è andato alla grande.- aggiunse prendendomi in contropiede
-Uh, non lo sapevo. Però sarò lì a sostenervi. Ma Zayn?- chiesi cercando di mantenere la voce ferma.
-Zayn non lo si vede da un mese a questa parte. Ha l'esame domani alle 9 credo. Non risponde alle chiamate, e quando lo fa risponde telegraficamente con un si o un no. So solo che studiare per lui non è mai stato così difficile da quando..-
lo interruppi bruscamente, non volendo sentire quelle parole.
-Ho capito, Harry. Non c'è bisogno che me lo ripeti ogni volta che parliamo.-
-Ma Charlotte, devi affrontare queste parole: a Zayn manchi. Manchi come l'aria che respiri, manchi come..-
-Ciao Harry, a domani.- Chiusi la telefonata senza attendere una sua risposta, sfoggiando tutto il mio dolore.
Per andare avanti non dovevo più guardarmi alle spalle, ma parlare con i miei migliori amici su Skype o per telefono era sempre più difficile. Continuavano a dirmi quando Zayn stesse male senza di me, e boiate simili.
Se a Zayn mancassi sul serio, mi scriverebbe o qualcosa del genere, e di certo non mi avrebbe abbandonata a me stessa in America, non mi avrebbe fatta salire su quell'aereo quattro mesi fa, non mi avrebbe lasciata.



Ora sono qui a Londra, nella mia terra, nel posto che mi mancava da morire, e che mi mancherà il doppio una volta tornata a casa.
Prendo il mio bagaglio a mano e comincio a trascinarlo con me per tutto l'aeroporto, passo i controlli ed esco dall'uscita principale.
Il cielo è azzurro e stranamente limpido, il sole splende e c'è una leggera brezza estiva.
Tolgo il foulard dal collo e lo accartoccio mettendolo in borsa, sposto le ciocche cadute sul mio viso e lascio cadere liberi i capelli sulle mie spalle, così da rendermi presentabile.

Sono le 7 del mattino, il che significa che tra 3 ore la mia migliore amica affronterà l'ultimo esame prima del diploma.
Sorrido all'idea della faccia che farà, quando mi rivedrà fisicamente dopo quattro mesi. Il patto era quello infondo, tornare per il diploma e la nascita della piccola di Valerie e Har. Si, una bellissima bambina. Me lo sento, con gli occhi verdi e i capelli rossicci, il prototipo naturale della ragazza più bella del mondo.
Valerie era stata costretta dalla madre a lasciare la scuola quando le disse di essere incinta.
Ricordo ancora la sua chiamata su FaceTime, quando sussurrò con voce spezzata e occhi spenti

"Non credevo che deludere mia madre ancora mi avrebbe fatto male, ci ero abituata. Ma quando mi ha vista col pancione ho visto nei suoi occhi la delusione, il suo disprezzo nei mie confronti. Avrei preferito morire in quell'istante, poi però un giovane e forte uomo mi si è avvicinato da dietro, mi ha stretto la mano e ha sussurrato un "va tutto bene." È bastato quello, Charlie. È bastato quel piccolo gesto e quelle tre parole a farmi sorridere di nuovo. Sono la persona più fortunata del mondo, ma solo quando Harry è con me e la bimba.
A proposito, è una femminuccia! La chiameremo Hope."

E l'avevo lasciata parlare per ore e ore. Non aveva notato i lacrimoni che mi erano venuti agli occhi per i troppi ricordi legati e lei e al suo amore, non aveva notato la paura stampata sul mio viso stanco, segnato da occhiaie e guance scavate, la paura di aver perso tutto ormai, la paura di non avere più un motivo per il quale rimanere legata a questa terra.

Chiamo un taxi, e dopo tanto tempo dall'ultima volta, pronuncio le parole "Mi porti a Mel Street 22", la via di casa di Ellie. Ho già venduto casa mia, quindi non ho dove altro andare.
Harry sarà nel panico più totale, Valerie stata sclerando per il ricovero. Sicuramente meglio Ellie.
Il viaggio dura un'ora a causa del traffico e della lontananza dell'aeroporto. Pago il conducente, prendo il bagaglio dai sedili posteriori e corro sui bei tacchi 12 fino alla porta bianca di legno massiccio.
La osservo, ne accarezzo la superficie e penso a quando Zayn un giorno mi spinse addosso a quella porta per poi lasciarmi un bacio sulla punta del naso, e sussurrarmi un "ti amo" dei suoi.
Sento i brividi attraversarmi la schiena. Il caldo sole riscalda il suolo londinese, facendomi quasi sudare nella mia T-shirt nera dei Rolling Stones. Gli skinny jeans chiari e aderenti e i tacchi neri senza rialzo mi danno sicuramente un'aria fresca e allegra, tutto il contrario di quello che sono realmente. Ma in fondo, l'obbiettivo era quello.

Busso decisa alla porta, e mi mangio le unghie per l'attesa struggente di un minuto. Quando Ellie apre la porta, la prima cosa che noto è che la persona che ho davanti non è Ellie.
Al posto suo c'è un ragazzo alto, biondo, con gli occhi color del ghiaccio. Faccio un sorriso a 360 gradi e gli salto letteralmente in braccio.
Lui mi sostiene con le braccia sotto il mio sedere e fa una giravolta su stesso.

"ALLY!" Urla, richiamando l'attenzione della persona che stavo cercando.
La bella Ellie gli si catapulta alle spalle, e osservo rapita i lunghissimi capelli scuri che adesso le arrivano fin sotto il sedere, il vestitino panna e le ballerine nere che la fanno sembrare una nana in confronto a Niall.
Mi sgancio dal gigante biondo e stritolo la nanetta mora.

"Non puoi capire quanto ci sei mancata" sussurra nell'abbraccio Ellie, facendomi sorridere. Poi pianta i suoi occhi nei miei, e percepisco che il suo è uno sguardo indagatore, lo sguardo di chi la sa lunga. Il mio sorriso va spegnendosi, e ci ritroviamo a fissarci serie, senza spiccicare parole. "Tutti potranno anche vederti bella, solare e felice. Ma non la tua migliore amica."
Quelle parole mi colpiscono come un proiettile dritto al cuore. Come ha fatto? Ho messo dieci chili di fondotinta e correttore per non mostrare il mio viso pallido e stanco. Ho messo l'eye-liner e il mascara per non mostrare i miei occhi spenti. Poi mi rendo conto.
Quella che ho indosso è una maschera, una maschera utile solo con gli sconosciuti.
"Ti ricordo quando eri realmente felice, sempre sorridente e con la risata cristallina pronta per essere sfoggiata. Ti ricordo con Zayn.-a quelle parole sento il cuore sprofondare di qualche centimetro, e distolgo lo sguardo da quello di Ellie per un attimo.- Eravate il ritratto della felicità. Ora cosa siete? Siete diventati l'ombra di quel che eravate."
Sospiro pesantemente, e trovo rifugio nelle forti braccia di Niall che era rimasto per tutto il tempo dietro di me ad ascoltare.
Mi volta, e mi stringe al suo petto accarezzandomi lentamente la schiena.

Non piangere. Non piangere. Non piangere.

"Ma adesso corro a ripassare, ho un esame tra qualche ora!" Urla infine correndo nel salotto la nanetta. Scoppio a ridere, e incontro nuovamente gli occhi di Niall che mi osservano curiosi.
"Lo sai vero che tra poco Zayn ha l'esame?" Mi chiede, e noto il suo tono curioso.
"Lo so, e ci sto appunto andando." Dico convinta, sollevando il mento e incrociando le braccia al petto.
"Seriamente?"
"Oh, si. Siamo adulti ormai Niall, e Zayn ha bisogno dei suoi amici."
"Però in quattro mesi lo abbiamo avuto per noi si e no in una decina di uscite in gruppo."
"Ma sei con lui, o contro di lui? Spiegami. Anzi, non spiegarmi nulla, vado a salutare gli sposini." Dissi infine leggermente infastidita dalle sue accuse, riferendomi poi a Harry e Valerie.
"Dico solo che ti ha fatta soffrire come un cane, e non capisco perché tu ora senta il dovere di sostenerlo."
Sputa Niall prendendomi alla sprovvista. Rimango un attimo li impalata di fronte ai suoi occhi gelati, e penso seriamente di stare facendo una cazzata. Poi però mi rendo conto che tutto quello che voglio e chiudere con classe questo capitolo della mia vita, così torno in me e sorrido al biondo.
"Meritiamo tutti una seconda possibilità."


*****



"Chi è?" Risponde la voce metallica di Harry attraverso il citofono.
"È bionda, simpatica e bella e il suo nome fa rima con Carly."
"Oh cazzo cazzo cazzo. VALERIE, C'È CHARLIE" urla il riccio sfondandomi i timpani. Scoppio a ridere, e quando il cancello scatta incontro Valerie gli occhi fuori dalle orbite, che agita le braccia dal portone, e le mie risate aumentano a dismisura.
Le corro incontro e prima di abbracciarla osservo quella mongolfiera che si ritrova al posto della pancia.
"Amore mio!" Mi salta al collo la rossa, stringendomi in un abbraccio alquanto pietoso per colpa dell'ingombrante pancia che si ritrova.
"Sei ingrassata un botto, lo sai vero?" Dico fingendomi seria, causando la risata di Valerie che mi trascina con se dentro casa.

Non è cambiato nulla, a parte una piccola culletta rosa che intravedo dalla porta aperta della camera da letto dei due.

"Guarda un po' chi è tornato strisciando."
Mi volto verso il ragazzo più dolce del mondo e gli salto praticamente in braccio come ho già fatto con Niall.
"Mi sei mancato da morire babbuino." Sussurro al suo orecchio, mentre mi godo il dolce profumo dei suoi riccioli.
"Anche tu, piccola peste." Sorrido, e a stento trattengo le lacrime. Harry mi ricorda troppo Zayn, e per una frazione di secondo penso a come dovrei salutare il moro quando lo vedrò, tra dieci minuti.
"Vieni con noi in ospedale dopo gli esami?" Chiede Valerie ricomparendo alle mie spalle con un biberon rosa. Annuisco, incapace di eliminare il sorriso da ebete dal mio viso.
"Vedo che ci state dando dentro con il rosa." Scherzo, indicando la culla e il biberon.
Harry sgrana gli occhi con fare teatrale e fa in giro su se stesso, indicando tutto quello che non avevo ancora notato: delle bavette e due ciucci sul tavolo, un miliardo di body e vestitini sul divano e le scarpine comprate da Harry all'inizio della gravidanza, appese alla maniglia di una porta. Tutto questo ovviamente nelle più belle sfumature del rosa.
"Dici?" Scoppiamo tutti e tre a ridere, poi Valerie fa una smorfia seguita da una serie di lamenti.
"Ehi, tutto okay?" Le chiedo massaggiandole lentamente la schiena. Lei mi fa un sorriso tirato e annuisce.
"Questa non è una bambina, è una giocatrice professionista di Football."



Non sono pronta.
Non ce la posso fare.
Non ho il coraggio.


Sono fuori dal liceo, e sento come se fossi io a dover fare un esame. Vedo una ventina di ragazzi già incontrati durante l'anno scolastico di fronte ai cancelli rossi della scuola. La mia spavalderia e la mia intraprendenza sono andati a farsi fottere. E con loro, la mia educazione.
Ho una fottuta voglia di scappare, girare i tacchi e correre in aeroporto, sedermi al centro della pista di atterraggio e arrendere li con le braccia conserte l'arrivo dell'aereo che non ho ancora prenotato.
Poi però i miei occhi, senza accorgermene, incontrano una persona a me purtroppo molto familiare.
Il ciuffo corvino ora è più basso, l'accenno di barba ha lasciato il posto a una vera e propria barba scura ma corta, e la pelle ambrata è pallida, segnata da profonde occhiaie.
Indossa una canotta smanicata e larga con disegni viola e neri, un jeans chiaro a sigaretta e delle blazer grigie.
Lo osservo rapita dalla testa ai piedi. Non è mai stato così bello, quanto sciupato e visibilmente stanco.

Mi accorgo con qualche secondo di ritardo che tutti gli studenti stanno entrando nell'istituto, compreso Zayn.
Quando non lo vedo più, mi sento vuota. E non vuota come mi sentivo a Los Angeles tutti i santi giorni, ma vuota.. in un modo strano.
Come se adesso che ho incontrato il ragazzo che ancora amo con tutta me stessa, nonostante 4 mesi e più di distanza, la mia vita abbia perso tutto il senso che prima aveva. E questa cazzo di sensazione è brutta. Brutta davvero.
E sono stanca di sentirmi così.

Le mie stanche membra capiscono cosa ho intenzione di fare, e con tanto sforzo comincio a correre verso l'entrata. Chiedo all'inserviente in quale aula si sta svolgendo l'esame di Malik, e mi dirigo di corsa verso la stanza.
Senza pensarci due volte spalanco la porta.
Zayn è seduto su una sedia di fronte alla commissione dei professori, come durante il mio esame, solo che adesso con Zayn ci sono io.
Il mio cuore impazzisce quando il moro si volta per scoprire chi ha fatto quest'entrata plateale in aula, e incontra i miei occhi.
Lacrime inaspettate mi travolgono, ma non le lascio cadere sul mio viso. Zayn mi guarda con stupore, ma riesco a cogliere nel suo sguardo tanta tristezza e un mare di.. scuse. È come se mi guardasse con pietà, come se fosse realmente dispiaciuto.
Il presidente della commissione tamburella con le dita sulla cattedra per richiamare l'attenzione dell'alunno sotto esame.
"Ho interrotto qualcosa?" Chiede acido il vecchio professore. Quasi scoppio a ridere, mostrando a tutti il mio sorriso più sincero.
E non appena il moro sorride di rimando, sento che potrei svenire da un momento all'altro.
"Mi scusi, continuate pure." Dico, raccogliendo l'educazione che mi è rimasta.
Prendo posto tra le persone sedute dietro di Zayn, che stanno ripassando in silenzio le loro tesi.
Incontro gli occhi di Liam, e Improvvisamente ho una voglia matta di sorridere. così faccio, forse prendendolo di sorpresa, ma ricambia il sorriso. "Allora signor Malik, di cosa tratterà il suo esame?" Chiede scettico il presidente, incrociando le braccia al petto.
Mi sento sotto esame anche io, a cinque metri di distanza da lui. Zayn si schiarisce la voce, poi si appoggia allo schienale della sedia e rilassa le spalle.
"Dell'arte, in tutte le sue forme." Sorrido inconsciamente, e sento che anche lui sta sorridendo, fiero della sua scelta.
"Bene, cominci pure." Trattengo il fiato, e aspetto che Zayn inizi a parlare.
Passano una manciata di secondi o forse più di un minuto, ma è come se il tempo si sia fermato.

"Sapete, l'arte non è solo quel disegno che si fa durante l'ora di educazione artistica. L'arte è tutto un mondo a parte. Nel suo significato più veritiero, l'arte è l'espressione estetica dell'interiorità umana. Rispecchia le opinioni e i sentimenti dell'artista in tutti i campi della cultura, ma è anche un metodo di sfogarsi e di ritrovare la pace interiore. Alcuni filosofi e studiosi, invece, sostengono che esista un linguaggio oggettivo che, a prescindere dalle epoche e dagli stili, dovrebbe essere codificato per poter essere compreso da tutti, tuttavia gli sforzi per dimostrare questa affermazione sono stati finora inutili. L'arte si sradica in tutti i campi della cultura, quali la scienza, la letteratura, la filosofia, la storia, e tutti gli altri.."

Tenta minuti dopo, sono madida di sudore e l'ansia che Zayn possa sbagliare o andare male in qualcosa mi mangia dentro.
"Un'ultima domanda, Zan." Dice il presidente.
"È Zayn." Lo correggo io, arrossendo subito dopo per la figura di merda. Il ragazzo in questione di volta, e ridacchia guardandoli negli occhi.
Sento che solo rivedere il suo sorriso dopo tanto tempo mi stia dando di nuovo la voglia e la forza di andare avanti, sento che i problemi che mi ritrovo non siano più nulla, perché lui mi sta sorridendo sinceramente felice.
"Zayn, errore mio. Cos'è per lei, l'arte?" Domanda scettico il professore, alzando un sopracciglio.
L'aula piomba nel silenzio più assoluto, e mi sento mancare per l'attesa di una sua replica.
"Per me l'arte è vita. L'arte è sinonimo di pace, di felicità e di sfogo. Come ho già detto, è una forma per l'artista di esprimere..-"
"Questo l'ho già sentito, Malik. Voglio sapere per te cos'è l'arte, sinceramente."

Ma che cazzo vuole questo? Se parla di nuovo mi alzo e lo aprendo a borsate in faccia.
La mia me interiore è furiosa, ma sono fottutamente d'accordo con lei. Zayn riflette sulla domanda, e guarda fuori dalla finestra alla destra della commissione di professori.
"Signore, lei è sposato?" domanda Zayn, cogliendo un po' tutti di sorpresa.
"Certo, da più di trent'anni ormai." Risponde fiero l'uomo, sistemandosi la cravatta con fare presuntuoso. Lo detesto.
"E come si sente quando sta vicino alla donna che ama, quando l'abbraccia, quando la bacia?"
Non capisco il senso delle domande di Zayn, e probabilmente nemmeno i professori presenti nell'aula. Però il presidente continua a rispondere, incuriosito dal moro.
"Mi sento.. felice, come se a un fatto tutto abbia preso una svolta stupenda nella mia vita." Sorrido, e lancio uno sguardo su tutti gli altri professori. Una donna in particolare sta fissando il presidente con fare sognante, con gli occhi a cuoricino e il sorriso stampato sul viso. I
l presidente di volta verso di lei, e le fa l'occhiolino. Ma che cazzo?
"Ecco, questo è quello che io riesco a provare solo quando disegno, e quando sono con la ragazza che amo."
Le mie orecchie hanno chiaramente sentito quelle parole, il mio cervello le ha anche registrate, ma il mio cuore.. il mio cuore non vuole ascoltarle.

"Perfetto, Zayn. Molto bene. È stato un piacere." Il ragazzo si alza dalla sedia e stringe la mano a tutti i professori, prima di voltarsi e venire verso di me. Mi guarda negli occhi con un sorrisetto sulle labbra, e il mio cervello subisce un forte cortocircuito per tanta perfezione messa insieme.
Mi tende una mano, e col cuore in gola la afferro come se fosse un'ancora, la mia ancora.
"Malik!" Lo chiama una professoressa, quella che prima osservava rapita il presidente.
Metto mentalmente nella lista delle cose da fare "dare fuoco alla macchina di questa tizia."
"Si?"
"La devi amare davvero tanto." Continua la donna, lanciandomi un'occhiata.
Mi sento morire, ma in senso positivo: il cuore ha preso a battere all'impazzata, galoppa in attesa di una risposta da parte di Zayn.
"E lei come lo sa?" Ribatte lui, col sorriso di chi è palesemente fottuto.
"La guardi come mio marito guarda me." Conclude lei, avvicinandosi al presidente.

L'uomo le lascia un bacio a fior di labbra, e le sorride. ma non è un semplice sorriso quello.
Ha l'aria di uno che sta sorridendo con le labbra, con gli occhi, con il cuore, con l'anima.

Usciamo per mano da quell'aula, entrambi con uno stupido sorriso a illuminarci il viso. Il mio cellulare prende a vibrare, e sullo schermo leggo "Harry il coglione."
Segno mentalmente che darò fuoco anche alla sua macchina.
"Che c'è?" Rispondo acida.
"Sono in ospedale, Valerie è in ospedale, ha le contrazioni, siamo in ospedale, parto cesareo il prima possibile, sto per svenire."

La telefonata si interrompe, e ne rimango così confusa che mi accorgo solo dopo qualche minuto che Zayn aveva appoggiato la testa alla mia per sentire cosa aveva da urlare tanto Harry. Ci lanciamo un occhiata, e senza aggiungere altro mi trascina nella sua macchina.


*****
 


Harry è seduto su una sedia a rotelle con del ghiaccio sulla fronte, la faccia da drogato e mormora parole incomprensibili. Gli corro incontro con Zayn al mio seguito, e mi chino di fronte al riccio.
"Che succede?" Gli chiedo con pazienza, non credo reggerebbe me che gli urlo in faccia come un'ossessa.
"Aveva le contrazioni e... quindi in ospedale.. cesareo d'urgenza.. prematuro." Butto a terra la borsa e prendo a correre verso l'infermiera più vicina.
"Che devo fare per entrare in sala? È la mia migliore amica, mi vuole durante il cesareo." Quasi urlo presa dal panico, mentre mi lego i capelli in una coda alta.
"Metti questo." Prende un camice da una cassettiera enorme bianca e mi aiuta a indossarlo. Senza che me ne accorga mi mette in testa uno stupido cappellino e mi apre la porta a vetri.
"La prima stanza sulla sinistra, dì che ti manda Marianne." Le sorrido grata e corro verso la stanza indicatami. Un energumeno di colore più alto di un armadio mi ferma per le spalle, e mi squadra dalla testa ai piedi.
"Mi manda Marianne" dico annaspando, senza fiato per le corse e per l'ansia. Annuisce, mi porge dei guanti di lattice e mi apre la porta. Senza fare caso a tutta la gente attorno a un lettino, cerco di mantenere la calma e mi avvicino alla ragazza sdraiata con lo sguardo di una drogata.

"Ehi." Le sussurro all'orecchio, poi le bacio la fronte e prendo ad accarezzarla i capelli. Muove lentamente la mano alla ricerca della mia, e l'afferro senza esitazione.
"Dov'è Harry?" Chiede con un filo di voce.
"In questo momento ha il tuo stesso aspetto." Gli dico riferendomi al volto da drogato. Valerie sorride, e vedo una lacrima rigarle il viso.
"Sh, va tutto bene." In realtà anche io ho le lacrime agli occhi. È incinta di 8 mesi, e purtroppo anche lei sa che ce ne vogliono 9 di norma. Continuo ad asciugarle le lacrime che silenziose le bagnano il viso stanco, e sento che presto piangerò anche io.
Ci siamo solo io e lei in quella stanza, io e lei contro il mondo intero.
Non mi curo dei rumori strani provenienti dai dottori in sala o dai macchinari, ma quando un rumore giunge alle mie orecchie è come se fossi appena rinata.

Un pianto, un dolce pianto è il colpo di grazia alla diga che conteneva le lacrime mie e di Valerie. Scoppiamo entrambe in un pianto liberatorio, lei con gli occhi chiusi e io con la smania di incontrare la meravigliosa creaturina appena nata.
Ed eccola, messa supina su un tavolo grigio, che agita due piccoli pugni. È sporca di sangue, urla e scalcia come una matta, ma penso di non aver mai visto niente di così bello.
"È una femminuccia." Dico, rubando le parole di bocca dall'ostetrica e dal chirurgo -o quello che è-. La donna pulisce alla bell'e meglio la piccolina con dei panni bianchi, la avvolge in una enorme coperta termica e la prende in braccio. Mi lancia uno sguardo fiero, e sorride.
"La prendi tu?" Mi chiede, avvicinandosi lentamente.
Annuisco tra le lacrime, e allungo le braccia alla donna.
La piccola palletta avvolta nella copertina rosa adesso si è calmata, ha la manina destra in bocca e gli occhi chiusi. Quasi rido per l'emozione, mentre la stringo al petto osservando ogni centimetro del suo viso.
Valerie ancora piange, e ha un sorriso che non ha paragoni. Senza aspettare un attimo di più torno affianco alla rossa, e faccio per mettergliela in grembo. La rossa scuote la testa, e mi blocca con la mano.

"Non voglio che mi veda così per la prima volta. Che impressione potrei farle?" Scoppiamo a ridere io, lei, le donne in sala e l'uomo che sta ancora probabilmente richiudendo il taglio cesareo di Valerie.
"Sta bene la mia bambina?" Chiede con un fil di voce Valerie, interrompendo bruscamente le risate degli altri.
"Non ho mai visto una bimba prematura così sana, signorina."
Valerie sorride, e in silenzio si asciuga le ultime lacrime sfuggite al suo controllo. Continuo a osservare la bambina, appollaiata al mio petto che riposa, ignara di tutto quello che hanno passato i suoi genitori e gli gli sta intorno mentre lei era al sicuro dentro di Valerie.
"Bevenuta Hope Elizabeth Styles."
Le lascio un bacio sulla testolina calda, e con mio stupore, la piccola apre gli occhi.

E posso dire con certezza di non aver mai visto un verde più bello di quello.



Adesso la bimba è nella culla termica, le stanno facendo tutti gli esami possibili per controllare che non abbia problemi.
Esco dalla sala con il sorriso stampato sulle labbra, e trovo tutti seduti sulle sedie blu della sala d'attesa con le mani tra i capelli e gli sguardi persi.

Appena, però, sentono il rumore della porta a vetri che sbatte, vengo assalita da Harry, Zayn, Niall, Liam, Louis, Annabel ed Ellie che mi guardano con gli occhi fuori dalle orbite e una faccia sconvolta.

"Stanno bene entrambe." Sussurro, stanca delle mille emozioni che mi hanno travolta durante le ultime due ore.
Tutti tirano un sospiro di sollievo, e Harry corre dentro la sala parto da Valerie. Saluto Louis ed Annabel, e mi siedo su uno dei sedili blu per tornare in me.
Chiudo gli occhi, e tiro un sospiro di sollievo anche io.
Quando li riapro, Zayn è di fronte a me con un tenero sorriso sul viso. Mi guarda dall'alto, poi si piega sulle ginocchia e mi osserva attentamente.

Descrivere quello che provo è letteralmente impossibile.
il moro allunga il braccio e mi accarezza una guancia. Io sorrido come una stupida, e spero con tutta me stessa che niente e nessuno interrompa questo momento.
Perché questo momento è magico, è il momento in cui quattro mesi di dolore e sofferenza scompaiono, è il momento in cui uno sguardo basta e avanza per far capire all'altro tutto quello che si prova.

E senza rendermene conto, le sue morbide e dolci labbra incontrano le mie in un bacio disperato e bramato da tempo, che sancisce la fine del dolore, e l'inizio della felicità.






 
Fine.




ebbene si, mie care ragazze, siamo arrivate alla fine.
Mi sento realmente realizzata, sapete?
Cazzo, ho scritto la mia prima FanFiction,
e per la prima volta l'ho portata al termine,
ho 72 persone che l'hanno messa tra
preferite-ricordate-seguite,
257 recensioni fino al capitolo 38
e si, sono felice.
Ho appena messo fine a un capitolo della mia vita,
praticamente.
Ben 39 capitoli in cui ho pianto, riso, sclerato con quei ragazzi
e vissuto la storia di Charlie.
Mi mancherà da morire.
ora scappo via, vi ho scocciate abbastanza per più di 4 lunghi mesi.
ricordatevi di passare dalla mia nuova FF in pagina, 
se non vi ho ancora stancate lol.
Ringrazio col cuore in gola tutte le fantastiche ragazze
che hanno amato come me
Charli
e, Valerie, Ellie, Annabel,
Zayn, Harry, Louis, Niall, Liam, 
nonna Des, 
la piccola Annie, Holly, Bridgitte, e chiunque altro.

Vi amo tutte.
Grazie.

Vallie xx



 
passate da:    http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2413169 ( And if i let myself go? di Theybecomewehappy) e leggete le sue storie, meritano davvero.

 
 
  
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