Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: Hirriel    26/01/2014    7 recensioni
They say hope begins in the dark, but most just flail around in the blackness, searching for their destiny.
The darkness, for me, is where I shine.
(Richard B. Riddick)

Judal non si aspettava niente da quel viaggio nel sud d’occidente; Kougyoku si doveva sposare e lui la doveva accompagnare, punto. Non sarebbe dovuto succedere proprio nulla di anormale a parte gli occasionali bisticci e il fastidio arrecato dall’insopportabile caldo del territorio. Senonché gli rotolò davanti una piccola ragazzina con le guance paffute e gli occhi torbidi.
Il suo nome? Lilith.
E la quantità di problemi che portò fu indirettamente proporzionale alla sua altezza.
INTERROTTA
Genere: Dark, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judal, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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5. Certamente nessuno dei due regge l'alcool
 
Era importante.
 
Era qualcosa di estremamente importante. Così importante da non poterlo dimenticare, neanche volendo.
 
Eppure era successo. Lilith l’aveva dimenticato.

«Ju-»
 
«E poi, vedi, ecco, mi annoio così tanto! Sono stato a Imuchakk, Reim, Sindria, Sasan e avrei potuto andare anche ad Artemyra, ma non mi ci avvicino neanche a quel posto… penso che a te piacerebbe. Comunque, ho persino fatto un giro a Partevia quando ancora esisteva –non che fosse niente di che, anche quella era noiosa. E io odio le cose noiose. Sono stato ovunque. I vecchi mi hanno mostrato tutto. E io odio odio odio-»
 
«Ju-da-l!»
 
«Cosa vuoi?»
 
«L’ho dimenticato.»
 
«Cosa?»
 
«…Se lo sapessi me lo ricorderei.»
 
Ci fu un breve momento di silenzio, nel quale Lilith fu quasi sicura di riuscire a sentire le rotelline del cervello del Magi mettersi lentamente in moto, cercando di dare un senso alle parole che aveva appena detto.
 
«E allora perché mi dici che l’hai dimenticato?»
 
Un’altra manciata di secondi passò e nessuno dei due proferì parola, la ragazza si accorse solo dopo suddetti secondi della posizione in cui si trovavano: completamente stravaccati per terra, lo sguardo perso nel vuoto, le spalle contro il tronco di un albero non bene identificato, appoggiati l’uno all’altra –per la cronaca, era sicura che se uno dei due si fosse mosso anche solo di poco, avrebbe rotto il perfetto equilibrio che avevano raggiunto, facendo stramazzare tutti e due al suolo (da cui non si sarebbero rialzati).
 
«È la domanda più stupida che potessi farmi.» dichiarò dopo un po’, decisa che quella fosse la cosa più giusta da dire.
 
«Non è vero.» sentì il giovane girare il capo verso di lei, probabilmente per lanciarle un’occhiataccia ma, essendo più bassa, la testa della bruna era appoggiata contro la sua spalla e dunque tutto ciò che Judal poté vedere fu una chioma di capelli crespi e rovinati. «È solo che non sai come rispondermi.»
 
«Convinto tu.» se avesse avuto la forza di arrabbiarsi l’avrebbe fatto ma era troppo concentrata a osservare un particolare mucchio di foglie e tentare di metterlo a fuoco per preoccuparsi del ragazzo accanto a lei.
 
«… Aspetta un attimo.» di scatto alzò la testa e raddrizzò il busto, tentando di mettersi in piedi e provocando –come previsto- l’inevitabile caduta di Judal.
 
«Ehi piccola, cosa pensi di-»
 
«Quelle foglie…» combatté contro se stessa per un po’, la mente le comandava di alzarsi ma le gambe restavano caparbiamente ferme, incapaci di sorreggerla. Quando riuscì finalmente a stare eretta mosse qualche passo traballante verso il mucchio di foglie che aveva puntato. E ci cadde sopra di peso. 
 
Un forte giramento –probabilmente dovuto dal sangue che defluiva dal cervello, impedendole di vedere qualsiasi cosa se non macchie nere- le aveva fatto perdere l’equilibrio. Ma, di nuovo, era troppo distratta per preoccuparsene «Morbide!» senza pensarci due volte si rotolò di schiena e poi di nuovo sulla pancia, affondando il viso in quelle che ora le sembravano le foglie più comode del mondo.
 
«…» passarono parecchi secondi prima che Judal parlasse «Tu… non hai nemmeno idea di quanto sei ubriaca.» non sapeva che espressione avesse in viso Magi, probabilmente la più esilarante che avesse mai visto ma non fece in tempo voltarsi verso di lui perché di colpo una folata di vento la investì. Non seppe dire da dove arrivasse, inizialmente sembrava scaturire dal terreno, poi dagli alberi intorno a sé, poi poté giurare che provenisse dal cielo; aumentava, diventava sempre più intensa e viva finché fu come se un vortice l’avvolgesse, facendole sferzare i capelli sul volto per poi buttarli all’indietro. Foglie e rametti secchi si sollevarono da quel miscuglio di sabbia e terriccio che era il suolo e le volteggiarono attorno, in un caleidoscopio di colori e un fruscio quasi ipnotico. Senza neanche accorgersene si mise seduta ad ammirare tutto quel volteggiare, incantata, completamente rapita. Fu sicura di star per svenire.
 
Poi di colpo tutto si placò e come sembravano aver preso vita le foglie si fermarono, adagiandosi pigramente sull’erbetta secca. 
 
Lilith si voltò lentamente verso Judal e vide quest’ultimo con il braccio leggermente alzato, la mano che stringeva la sua bacchetta di metallo. Stava ridendo come un pazzo.
 
«…Sei stato tu?»
 
«Dovresti vedere la tua faccia!» riuscì a dire il ragazzo tra una risata e l’altra, le lacrime agli angoli degli occhi. Era bello quando rideva, per una volta sembrava sincero «Anzi…» boccheggiò, fermandosi un attimo e guardandola con gli occhi sbarrati «Dovresti vedere i tuoi capelli!» esplose di nuovo in risatine che ne tirarono fuori altre e altre ancora.
 
Lilith gonfiò le guance e, tuffando le dita nella sua stessa chioma, capì perché il moro stesse ridendo così tanto. Se avesse avuto la forza sarebbe impallidita di fronte alla quantità di nodi misti a sabbia e rametti secchi che aveva nei capelli.
 
Con un gemito si lasciò cadere di nuovo per terra, guadagnandosi l’ennesimo giramento di testa –che per la cronaca cominciava a pulsare dolorosamente. Lanciò un’altra occhiata al Magi. Stava ancora indossando quel sorriso derisorio ma non le prestava più attenzione; fissava il terreno con uno sguardo un po’ ebete, imbambolato a pensare chissà cosa.
 
«Come hai fatto?»
 
Judal alzò la testa e le lanciò un’occhiata attraverso i ciuffi della sua lunga frangia «Cosa?»
 
«Come hai fatto a… far venire il vento e…» gesticolò, contorcendo il viso e tentando di creare una frase di senso compiuto «farlo muovere come volevi tu e… quella roba.»
 
In risposta ricevette uno sbuffo «Si chiama magia, piccola, pensavo avessimo appurato che essendo io un Magi fossi capace di cose del genere.»
 
«Ma quante altre cose puoi fare? E ci sono persone che riescono a fare quello che hai appena fatto tu?»
 
«Quell’incantesimo era parecchio semplice,» biascicò il moro in risposta «È la base del quinto tipo di magia. Anche se non è la mia specialità sono riuscito a evocarla facilmente… ed è ovvio che ci sono altri capaci di fare magie, esiste persino una scuola di nome Magnostatt a nord-ovest da qui… credo. Dove sei vissuta fin’ora, piccola?»
 
«…Fantastico.» sussurrò meravigliata, tornando a guardare le stelle che si potevano intravedere attraverso le fronde degli alberi. 
 
Era come se qualcosa di sconosciuto si stesse aprendo davanti ai suoi occhi, Lilith era quasi curiosa di capire cosa fosse, di vedere per intero il grande disegno che ora riusciva solo a scorgere a fatica. Era esaltante, eppure le arrecava anche un certo senso di timore, ogni qualvolta Judal parlava di quelle cose provava un misto di curiosità unita a repulsione; avvertiva che c’era troppo, troppo da sapere e scoprire, qualcosa che avrebbe fatto crollare tutte le sue convinzioni, il suo mondo, e non era sicura di essere pronta ad affrontarlo.
 
«Eeeeeeeehi Lilith.» bhe, di sicuro non avrebbe potuto farlo da ubriaca «Lilith Lilith Lilith.»
 
Con un gesto infastidito schiaffò il bastoncino che Judal stava usando per pungolarle ripetutamente –e fastidiosamente- la guancia «Eh sì ci sono ci sento cosa vuoi.» chiese, accorgendosi di colpo che l’alcool la faceva parlare molto più velocemente.
 
«A cosa pensi?»
 
«Alle alici sott’olio.»
 
«Alici? Ti piacciono?»
 
«Sì!» si alzò di scatto e il mondo riprese a girare come una trottola «Sono la cosa più buona del mondo… maaa… qui sono sempre schifose e non so perché costano tanto… a Magdas non avevano un prezzo così alto, sarà perché era una città che si affacciava sul maree?»
 
In risposta ricevette mugolii confusi e poco interessati. Le diede fastidio.
«Insomma,» biascicò in tono lamentoso «mi devi ascoltare quando parlo quando sto con te mi sembra sempre di star parlando al veto… cioè al vento. Hai la concentrazione dei bambini!» dopo l’ultimo commendo si guadagnò un buffetto abbastanza doloroso sulla fronte «Ahio!»
 
«Attenta a come parli,» il moro le fu più vicino e in modo quasi non curante le diede una spinta giocosa con la spalla «e poi ti ho detto che mi annoio facilmente.»
 
«Mi stai dicendo che quello che dico è noioso?»
 
Una luce divertita illuminò quegli occhi vermigli «Qualche volta…»
 
«Ehi!» Lilith diresse un pugno contro il braccio del Magi ma lo mancò clamorosamente, suscitando l’ilarità del ragazzo e, ben presto, anche lei cominciò a sorridere come un’idiota. Tutto era così sfocato e confuso, ormai aveva perso le speranze con lui e con se stessa.
 
«Ah, piccola.»
 
Era importante. 
 
Lilith sapeva essere una cosa davvero importante e non riusciva a togliersi l’enorme fastidio che l’essersela dimenticata le arrecava.
 
«Mh?» 
 
C’era una microscopica parte del cervello di Lilith che le stava urlando qualcosa. Come un campanello d’allarme, una vocetta fastidiosa che le ricordava che non si sarebbe dovuta trovare lì, che doveva assolutamente ricomporsi, stare insieme a Judal ubriaco mentre lei stessa era ubriaca non era proprio ciò che si definiva saggio. Ma la ragazza la scacciò noncurante, non si ricordava neanche come erano arrivati a quel punto.
 
Cioè, in realtà se lo ricordava abbastanza bene, ma davvero non avrebbe saputo dire come avesse fatto la situazione a degenerare a tal punto.
 
«Continuiamo a…» il ragazzo gesticolò un attimo, cercando la parola giusta. Quando la trovò schioccò le dita «giocare?»
 
«Giocare…? Ah, okay, era il tuo turno.»
 
«No-non ho mai… tagliato i miei capelli.»
 
Lilith strabuzzò gli occhi «Cosa?! Bugiardo! E quella frangia cosa ci fa lì?»
 
«Bhe, i capelli davanti sì, ma questi qui-» prese la lunga treccia che giaceva per terra e la mostrò alla piccoletta, tutto impettito «mai!»
 
«Ma comunque li hai tagliati quindi non devo bere.»
 
«Invece sì, intendevo quello, daaaai.»
 
«No.»
 
«Sì.»
 
«No. E poi dove sono finiti i boccali?»
 
Judal aprì la bocca per ribattere, probabilmente un altro “sì”, ma si bloccò; si guardò alle spalle «Non lo so.» borbottò confuso, alzandosi e barcollando verso l’albero su cui prima erano appoggiati, per poi girare su se stesso e scrutare tutt’attorno.
 
«Ecco vedi non possiamo più bere.» Lilith non provò neanche a sembrare dispiaciuta. Era tutta colpa di quel gioco, come era venuto in mente al Magi di giocare a quella stupida sfida dove si doveva dire qualcosa che non si aveva mai fatto e se l’altro l’aveva fatto doveva ingurgitare un bicchiere d’alcool?
Ecco, sì, era quasi certa fosse stata quella la proposta che quel pomeriggio il moro era venuto a farle; era piombato nella bottega di Halima… ma la vecchia non c’era, e doveva aver cominciato a darle fastidio come suo solito, convinto che la ragazza non volesse parlargli solo perché il giorno prima l’aveva lasciata da sola nell’oasi.
Ed era anche per quello, insomma, Lilith aveva impiegato un’ora a uscire dal boschetto solo per scoprire che il paesino stava dalla parte opposta, così aveva dovuto fare dietro front, addentrandosi di nuovo nella boscaglia e cercare una maledetta uscita che la riconducesse in città. Era arrivata a sera inoltrata e, neanche a dirlo, Halima era alterata. Dopo che la bruna le ebbe spiegato che era stato il Magi a rapirla «per fare… ehm, due chiacchiere», si era infuriata.
 
Insomma, avevano passato una tranquilla serata a suon di urli e imprecazioni.
 
Però quello non era l'unico motivo per cui non voleva parlare con lui, lei non voleva averci nulla a che fare fin dal principio! Judal era destabilizzante come un fulmine in una tempesta; anche se poi se ne andava nell’aria restava quell’elettricità magnetica e l’eco del rombo assordante rimbalzava nello spazio attorno a lei, distorcendo tutto, costringendola a rivolgere i pensieri a lui e a lui solo.
 
Comunque, era riuscita a convincere il Magi ad andarsene dal negozio promettendogli quel gioco a dir poco sciocco e… non era sicura cosa fosse successo dopo. 
Scosse la testa, cercando di ricordare cosa avevano fatto ma rimediò solo un forte giramento «Ugh…» gemette, massaggiandosi le tempie
 
«Che succede?» le chiese Judal, sedendosi di nuovo accanto a lei con un leggero tonfo –dopo essersi arreso nella ricerca del boccali- e passandole un braccio attorno alle spalle.
 
«Credo… credo di dover tornare a casa.» borbottò Lilith, la testa cominciava a farle davvero tanto male e il ricordo delle alici non era più così buono, il suo stomaco faceva rumori parecchio inquietanti.
 
«Cosa? Nooo!» Judal la tenne forte, impedendole di sgusciare via dalla sua stretta «Non andartene!» si lagnò, cercando di impietosirla.
 
La ragazza si divincolò «Lasciami…» ma non sembrava molto convinta. Era debole e stanca, non riusciva neanche più a parlare bene e le palpebre erano maledettamente pesanti. Inoltre se fosse tornata da Halima in quelle condizioni aveva l’impressione che sarebbe successo qualcosa di molto, molto brutto –e poi sarebbe davvero riuscita ad arrivare o sarebbe crollata prima? Lì c’era tanta pace… magari restare non sarebbe stata una cattiva idea…
Un improvviso bruciore allo stomaco la distrasse dai suoi pensieri «Odio bere.» dichiarò senza troppi giri di parole, massaggiandosi la parte dolorante. Ora il solo pensare all’alcool le procurava un terribile senso di nausea «Non berrò maaai più!» non si ricordava neanche se aveva mangiato qualcosa prima di venire nel boschetto o se aveva preso l’eroica (stupida) decisione di ingurgitare quel liquido velenoso a pancia vuota.
 
Era così concentrata sul suo nuovo problema –era sicura sarebbe presto diventato fonte di malumore- che si accorse solo dopo un po’ che Judal l’aveva lasciata e le si era accucciato davanti, cominciando ad accarezzarle i capelli.
Lo guardò, indecisa se urlargli di lasciarla o colpirlo direttamente, ma il viso del Magi la bloccò: aveva le sopracciglia aggrottate in un’espressione frustrata e confusa, quasi come se stesse facendo qualcosa di estremamente importante e complicato; guardava male ogni nodo che le sue dita incontravano come fosse un ostacolo insormontabile e alquanto molesto e aveva le guance arrossate –probabilmente per il troppo alcool e il caldo umido di quel posto. Quel colore vermiglio, unito al senso di insoddisfazione che il Magi palesava, lo facevano quasi sembrare un bambino. Prese una ciocca annodata e cominciò a districarla, mordicchiandosi il labbro inferiore.
 
Era importante, quella cosa.
 
Era sicura di essersi raccomandata con se stessa di non scordarsela.
 
Eppure il ragazzo che aveva davanti rendeva tutto così terribilmente, dannatamente e irrimediabilmente confuso. La cosa peggiore era che non era sicura di voler uscire fuori da quel confuso stato di estasi.
 
Judal si lascò sfuggire un verso infastidito, sporgendo leggermente il labbro inferiore in una smorfia infantile e Lilith, senza neanche accorgersene, si avvicinò di più a lui, come ipnotizzata; d’improvviso non riusciva a non guardare la sua bocca. 
Il ragazzo dischiuse nuovamente le labbra e esalò un sospiro stanco. Era… quasi carin- «I tuoi capelli fanno paura.» farfugliò arrabbiato «Hai anche la forfora, quand’è l’ultima volta che li hai lavati?»
 
Lilith arrossì e borbottò qualcosa, scostando la testa.
 
Era così frustrante.
 
 «Voglio dormire.» concluse senza troppe cerimonie. Si stese e si girò dalla parte opposta, cercando di ignorare il Magi che ridacchiava; per essere un tipo che si annoiava tanto e per qualsiasi cosa, sicuramente si divertiva molto a infastidire gli altri. A lei avrebbe cominciato a dolere la mascella a forza di ghignare così spesso.
 
Passarono un po' di tempo in silenzio, la bruna che cercava una posizione più comoda e Judal, insolitamente silenzioso, si guardava intorno con un'espressione smarrita, cercando di far smettere quelle fastidiose vertigini che ogni volta spostavano lo spazio intorno a lui, provocandogli fitte dolorose alla testa. 
 
Nessuno dei due avrebbe saputo dire per quanto stettero così, la mente alterata a tal punto che non riuscivano più ad avere una concezione coerente del tempo. Lilith seppe solo di starsi addormentando quando sentì un soffio caldo vicino all’orecchio che la riportò per un attimo alla realtà «Lo sai che non è sicuro addormentarsi vicino a un ragazzo, ubriaca, in un posto dove nessuno può sentirti?»
 
Era importante.
 
Qualcosa di fottutamente importante.
 
La bruna non aprì neanche gli occhi; con una mano allontanò il viso del Magi «Ma io sono al sicuro, no?» sussurrò, già in dormiveglia «Ci sei tu…» voleva aggiungere qualcos’altro ma improvvisamente sembrò scordarsi come si parlava, la lingua si rifiutava di muoversi.
E proprio in quell’ultimo istante nella mente di Lilith ci fu un lieve barlume che si spense subito dopo, come la luce di una piccola candela su cui però si soffia immediatamente sopra, impedendole di espandere il suo bagliore e facendo sprofondare tutto nell’oscurità. 
 
“Il puzzle…” 
 
Ma poi fu troppo tardi: il corpo si era assopito prima che lei stessa se ne accorgesse e la cosa importante finì nel dimenticatoio da cui era appena emersa.
 
Judal dal canto suo restò immobile come una statua e non proferì parola. Di nuovo, non seppe quanto tempo rimase lì immobile a fissarla. Si aspettava che Lilith se ne uscisse con una battutina per negare ciò che aveva appena sussurrato o semplicemente sarebbe potuta arrossire... qualsiasi cosa! Invece niente, dopo un po’ di minuti il suo respiro di fece più lento e pesante, segno che doveva essersi addormentata completamente.
 
Il silenzio regnava sovrano, sembrava che il bosco stesso si fosse zittito per lasciarla riposare.
 
Senza quasi accorgersene Judal si chinò sul suo viso addormentato, le spostò una ciocca di capelli crespi e la osservò meglio. Gli occhi grigi –che per altro, in quel momento non poteva neanche vedere- erano l’unica peculiarità sul viso della piccoletta, il resto non era niente di ché, forse solo quelle guance da bambina erano singolari, ma in fondo si potevano vedere anche in altre ragazze. Non aveva dei bei capelli e delle occhiaie profonde e scure le solcavano la pelle, per non contare il fatto che era pallida come un cencio, segno che non si nutriva bene. Si avvicinò di più. Notò delle piccole lentiggini quasi invisibili sul naso e sugli zigomi e si meravigliò di non essersene accorto prima; Lilith aveva un sacco di particolari nascosti. Si avvicinò di più.
 
E di scatto si rialzò. 
 
Che diavolo stava facendo? Si mise una mano tra i capelli e sospirò frustrato, sentendosi un completo idiota.
 
Esitò ancora, lanciando un’altra occhiata a quel visetto addormentato ma poi si decise e cercò di mettersi in piedi barcollando pericolosamente. Quando riuscì a stare eretto senza che tutto il mondo ondeggiasse spiccò un salto e fluttuò sopra le fronde degli alberi. Colpì con la testa qualche ramo e per due volte dovette fermarsi a mezz’aria per districare i capelli dalle foglie che si impigliavano nella sua lunga treccia, ma alla fine riuscì a superare il boschetto salendo sempre di più nel cielo.
La temperatura cominciò ad abbassarsi, facendosi più fresca e piacevole e fu come una doccia d’acqua fredda dopo tutto l’alcool che aveva bevuto. 
 
Volò per un po’, evitando le nuvolette sparse, incrociando uno stormo di uccelli che si allontanò subito, terrorizzato dal vedere un essere così strano in cielo. Guardò i Rukh bianchi che si libravano pigramente qua e là, sbatacchiando placidamente le ali, raccogliendosi attorno a lui e poi allontanandosi, indecisi se seguirlo o no. Sorrise soddisfatto. Stava andando tutto a meraviglia, se le anime bianche esitavano voleva dire che il suo corpo si stava abituando ai Rukh neri proprio come voleva l’organizzazione.
 
Volò finché non cominciò a sentirsi stanco. Nonostante il magoi che sprecava nell’incantesimo gravitazionale fosse poco nelle condizioni in cui stava era abbastanza difficile mantenere la concentrazione ed evitare di colpire la cima di qualche albero. Decise che era meglio scendere; una ventata d’aria calda lo accolse man mano che si avvicinava a terra.
 
Sbuffò infastidito, la serata non era stata come si aspettava.
 
Quel pomeriggio era andato a trovare Lilith ed aveva già in mente di proporle quel gioco, solo che sapeva che la piccola non avrebbe mai accettato, così aveva divagato, girando per la bottega e osservando le varie cianfrusaglie, ignorando le molteplici minacce di morte che gli venivano lanciate contro. Alla fine la ragazza si era arresa e gli aveva chiesto cosa doveva fare perché lui togliesse le tende e Judal, da brava persona educata qual’era, aveva colto l’occasione al volo «Questa sera vieni al boschetto.» era stato perentorio «Porterò qualcosa da bere.»
 
«Non mi dire che per qualcosa da bere intendi ciò che penso perché davvero sarebbe una mossa squallida, pensi sul serio che mi prenderei la mia prima sbronza con un tipo come te-»
 
«Decidi piccola, o accetti o io resto qui e magari faccio anche la piacevole conoscenza di quella vecchia…» la interruppe il moro
 
«D’accordo d’accordo!» d’altronde la ragazza non aveva niente da perdere, insomma non partiva avvantaggiata? Judal avrebbe dovuto bere molto più di lei, sicuramente c’erano montagne di cose che il moro aveva fatto e lei no, lui si sarebbe ubriacato prima e lei avrebbe potuto svignarsela. Un gioco da ragazzi!
 
Con il senno di poi, era stata un’idea davvero stupida.
 
«Non ho mai… indossato un kimono.»
 
«Così non è giusto! È ovvio che nell’impero Kou li indoss-»
 
«Zitto e bevi, hai voluto giocare tu.» Judal, sbuffando, ingollò tutto il contenuto del bicchiere che aveva fatto comparire con la sua magia. Lo stomaco venne subito invaso da un piacevole tepore e un buon sapore gli inondò la bocca e la gola. Il Magi sorrise, il gioco era appena cominciato «Non sono mai stato a digiuno per più di due giorni.»
 
«Bastardo, così pochi?»
 
«Non è colpa mia se sei una stracciona.»
 
… «Non sono mai stata su un’isola.» … «Non ho mai dormito in una bottega.» …«Non ho mai mangiato del pesce crudo.» «Nemmeno io!» «Davvero?» «Sì. Mi fa schifo!»…
 
A un certo punto la piccola aveva fatto l’affermazione più imbarazzante (per lei, s’intende) della serata:
«Non ho mai fatto sesso.» Judal sospirò e bevve l’acool, cercando di non ridere sguaiatamente davanti alla faccia scandalizzata di Lilith «Sul serio?!» chiese la ragazza «Stavo scherzando, non credevo veramente che non fossi più... ehm, quello!»
 
«Veniamo proprio da mondi diversi, piccola.»
 
Erano andati avanti così per quanto tempo…? Il Magi non se lo ricordava, solo veloci e confusi flash di domande sconnesse gli ritornavano alla mente. Colori, risate, suoni. Quando non avevano più capito cosa stessero facendo? Judal non se lo ricordava proprio. E doveva riconoscere che né lui né Lilith reggevano l’alcool.
 
Posò i piedi su un ampio prato e si stese sull’erbetta secca, sperando di riuscire a dormire, ma stava scomodo. Si rigirò per un po’ cercando di distrarsi fissando le piccole formiche che camminavano per terra, le stelle che splendevano in cielo, poi la falce di luna: la notte era così limpida che si riusciva a intravedere anche la parte scura del pianeta, la parte non illuminata dal sole… Lilith…
 
«No no no, assolutamente no!» gridò, dandosi uno schiaffo da solo, cominciando a rotolare per il prato. Rimediò solo che il mal di testa e la nausea aumentassero, così si fermò di nuovo, avvilito. Forse avrebbe dovuto parlarne con qualcuno di Al Sarmen, forse avrebbe potuto semplicemente richiedere una di quelle ragazze che gli avevano portato una volta e divertirsi un po’, era evidentemente frustrato da tutti quei viaggi nel continente, intrattenersi con qualche donna avrebbe solo migliorato le cose. E magari anche il suo interesse per quella piccola ragazzina si sarebbe attenuato.
 
Con un ringhio, si alzò da terra, non riusciva ad addormentarsi.
 
 
L’accampamento dell’impero Kou non era per niente sfarzoso, c’erano solo un po’ di guardie che giravano nei dintorni, un paio di edifici costruiti alla bell’e meglio, con quei tetti ricurvi che sembravano piacer tanto all’imperatore, e alcuni nobili che parlottavano sommessamente, talvolta prorompendo in forti risate; forse anche loro quella sera avevano alzato un po’ troppo il gomito. Era normale che fossero tutti molto tranquilli, d’altro canto non era un viaggio di guerra, bisognava solo scortare l’ottava principessa dell’impero, Kougyoku Ren, fino a Balbadd.
 
La principessa era una ragazzina di diciassette anni –che però, a parere di molti, con tutto quel trucco con cui si dipingeva il volto sembrava più vecchia- i lunghi capelli rossi tendenti al rosa erano legati in due code che le scendevano lungo i fianchi e sul capo aveva una strana acconciatura, tenuta ferma da un fermaglio alquanto sgargiante. Il più delle volte era silenziosa e osservava tutto con un cipiglio di superiorità e disinteresse, ma ormai persino i soldati sapevano che era solo una facciata, appena le si fosse presentato davanti qualcosa di piccolo carino, Kougyoku avrebbe fatto uno dei suoi sorrisoni da bambina, cominciando a lanciare urletti e esclamazioni; poi si sarebbe ricomposta, arrossendo come un peperone e avrebbe nascosto il viso dietro le lunghe maniche del suo kimono. Insomma, l’ottava principessa era una ragazzina frivola e romantica che cercava di fare la donna.
 
Il problema era quando non era così.
 
Prima di conquistare il dungeon con il Sacerdote, nessuno aveva fatto molto caso a lei, dato che era figlia di una prostituta con cui era andato l’imperatore non contava più di tanto, inoltre stava sempre nascosta in un angolino a piagnucolare.
Però, quando il Sacerdote, cioè il Magi, aveva preso interesse per lei e le aveva fatto ottenere quel grande potere che bramavano in molti era cambiato tutto. Quando combatteva Kougyoku si trasformava in un’altra persona: rideva e urlava, gli occhi spalancati, le labbra aperte in un ghigno inquietante, mentre chiedeva esaltata a Ka Koubun –il suo povero servitore- quanto fosse brava e forte.
 
In pochi l’avevano vista in quella situazione, dato che poco dopo aver conquistato il dungeon era stata promessa in sposa e non era potuta diventare generale. Ma coloro i quali avevano assistito a un suo combattimento non erano più riusciti a guardarla nella stessa maniera.
 
Però, a parte questo, ribadiamo che l’ottava principessa era una piccola ragazzina frivola e romantica che cercava di fare la donna.
In quel momento, era riuscita a sfuggire dalla rigida sorveglianza di Ka Koubun e si era nascosta sul tetto di un edificio ad osservare le stelle. Pensava all’uomo che avrebbe dovuto sposare, al re di Balbadd. Come sarebbe stato? Forte e coraggioso, sicuramente, d’altronde era un re! Magari anche intelligente e bello come il suo nobile fratello Kouen? Forse avrebbe avuto un lato timido che tentava di camuffare o qualche passatempo che riteneva imbarazzante eppure lo rendeva così carino... sospirò sognante.
 
«Vecchia befana!» Kougyoku quasi scivolò dalle tegole quando Judal le spunto davanti al viso, chiamandola in quel modo che lei tanto detestava «Che fai qui, invecchi a guardare il cielo?» chiese sfacciato il Magi.
«Mi hai spaventato!» la principessa si mise una mano sul cuore, guardando male il moro che ridacchiava soddisfatto.
 
«Alloraaa? Sei riuscita a scappare da quel quattr’occhi?» chiese Judal, riferendosi a Ka Koubun.  Si accomodò accanto a lei, fingendosi disinvolto ma la ragazza fu capace di notare il suo andamento barcollante; aggrottò le sopracciglia, sospettosa «Judal, in questi giorni stai uscendo sempre di più.» osservò «Quelli della tua organizzazione si stanno infastidendo, quando arriveremo a Balbadd non potrai andartene in giro in questo modo.»
 
«Ahh, che noia! Siete tutti dei rompi scatole, non c’è niente di male se impiego le mie giornate in qualcosa di divertente, invece di passarle con voi annoiandomi a mortee.» parlava con voce strascicata e a tono molto alto, Kougyoku capì che c’era qualcosa che… sgranò gli occhi «Puzzi d’alcool, sei ubriaco!»
 
«Solo un po’, prima stavo peggio.»
 
«Judal che ti è venuto in mente?! Dove s-»
 
«Silenzio, Kougyoku! Non sono affari che ti riguardano, poi ora sono qui, dov’è il problema?»
 
La principessa sospirò, stropicciandosi gli occhi. A volte quel ragazzo era proprio impossibile «...Va bene, allora è meglio che vada ad avvertire qualcuno, così scendi e ti facciamo riposare un po’.» fece per alzarsi ma il Magi le prese un braccio e la tirò di nuovo giù «Non ci provare.» disse perentorio «Piuttosto, ti stavo cercando.»
 
Kougyoku sollevò un sopracciglio in risposta «Davvero? Di che hai bisogno?»
 
Judal esitò, sentiva che stava per fare un enorme sbaglio ma tanto valeva provare a chiederlo a lei. Inoltre l’alcool gli aveva tolto le poche inibizioni che possedeva, era ora o mai più «Probabilmente tu non sai niente di queste cose, ne è la prova che stavi come una stupida a sospirare qui da sola sul tetto… ma… riguarda una ragazza.»
 
Silenzio totale.
 
Kougyoku pensò di non aver sentito bene. Completamente spiazzata, guardò il Magi che a sua volta contraccambiò, aspettando che la principessa dicesse qualcosa. Ma più lei stava zitta più Judal si sentiva in soggezione, quasi colpevole. Alla fine, non sopportando più quei due grandi occhi rosa completamente fissi su di lui, distolse lo sguardo.
 
E lui non distoglieva mai lo sguardo.
 
«EEEEEEEEEEH?!?!» la principessa gli fu addosso, prendendolo per la maglietta e cominciando a scuoterlo da una parte e dall’altra, ignorando le sue imprecazioni «Al nostro Judal piace una ragazz-»
 
«Sta’ zitta!» il Magi le tappò la bocca con la mano «Maledetta vecchia befana, non fraintendere! Non è che mi piace!»

«Mmmhm...Mhm?»
 
«Non ti capisco e giuro che se vuoi dire un’altra cosa stupida ti strappo la lingua, okay?!» se gli sguardi avessero potuto uccidere, Kougyuoku sarebbe morta almeno una trentina di volte. La principessa annuì docilmente, quindi Judal le tolse la mano dalla bocca ma- «È per questo che uscivi sempre aaah che carino! E lei com’è? Dov’è? Chi è? Dobbiamo subito dirlo a-» parlò così veloce che nemmeno lei capì cosa stesse dicendo.
 
«Kougyoku!» urlò il Magi, estraendo la sua bacchetta.
 
La ragazza alzò subito le mani in segno di resa, ancora sorridendo come un’imbecille «Le mie scuse, è che proprio tu fra tutti…»
 
«Se magari la smettessi con tutte queste blaterazioni insensate e mi ascoltassi capiresti! A me non piace Lilith.» ripeté il ragazzo, abbassando di nuovo la voce, pregando che nessuno li avesse sentiti «Volevo chiederti una cosa, ma ho capito che è stata un’idea davvero stupida, quindi ciao, me ne va-»
 
La principessa si aggrappò caparbiamente ai suoi pantaloni, tentando di impedirgli di saltare giù dal palazzo come si stava apprestando a fare «No, ora tu me ne parli!»
 
«Non voglio più!»
 
«Sei proprio infantile!»
 
«Chi è quella che mi sta attaccata ai pantaloni?» Judal tentò di muovere qualche passo in avanti ma si bloccò quando un altro giramento gli fece quasi perdere l’equilibrio e insieme a quello sentì un inquietante rumore provenire dalla stoffa dei suoi pantaloni; probabilmente se avessero tirato ancora un po’ si sarebbero scuciti «Vecchia befana, lasciami!»
 
«Prometti che se lo farò mi racconterai tutto!»
 
Un sorriso angelico si distese sul viso del ragazzo «Certo che lo prometto.»
 
«Cos’è quello sguardo da brividi? E non dire bugie, come se non ti conoscessi!»
 
«Non ti fidi di me?»
 
«No.»
 
Con uno sbuffo il moro si accovacciò di nuovo accanto alla principessa «Hai detto la prima cosa sensata di questa sera.»
 
Kougyouku venne presa dall’istinto di tirare fuori la lingua e fargli una smorfia ma si evitò di fare una cosa tanto immatura. Davvero, Judal tirava fuori la parte peggiore di lei «Allora, cos’è che volevi domandarmi?» chiese senza più riuscire a nascondere la sua curiosità «Se mai qualcuno mi avesse detto che un giorno avresti avuto bisogno del mio aiuto credo che lo avrei condannato all’esilio dichiarandolo un folle. Ma a quanto pare anche i miracoli esistono.»
 
«Aha, sei così divertente che mi viene da piangere.» il giovane a differenza sua non esitò a farle la linguaccia e la principessa non riuscì a trattenere dei piccoli risolini.
 
«Perché stai ridendo ora?!»
 
«Niente è che anche io stavo per…» ancora ridacchiando sventolò una mano come per dire che non era importante «Nulla, nulla. Allora questa ragazza si chiama Lilith, giusto? Qual è il problema?»
 
«Non è proprio un problema, è solo una cosa che non capisco bene e tu sai quanto le cose poco chiare mi diano fastidio.» aggrottò le sopracciglia «Ho incontrato Lilith una settimana fa mentre passavo per il paesino qui vicino-»

«Ah, quindi è di lì! E dove abita? Passandoci sopra con il tappeto sono riuscita solo a intravedere l’emporio più grande…»
 
«Non… so esattamente dove stia.» il Magi si massaggiò le tempie, ormai il martellino doloroso si era trasformato in un vero e proprio mal di testa «Penso non abbia un posto fisso? È povera, vive per strada ma qualche volta va alla bottega di una ve-»
 
«Povera?» Kougyoku parve interdetta «E che interesse potresti avere da una persona del genere?» 
 
Judal fissò per un attimo la sua interlocutrice poi alzò lentamente un sopracciglio «E il fatto che sia povera dovrebbe importarmi perché…?»
 
«B-bhe,» la ragazza sentì le guance infiammarsi. Non ne sapeva il vero motivo ma d’un tratto si sentì in imbarazzo «Perché, insomma…» si agitò sul posto cercando di farsi venire in mente una risposta decente ma non ne ebbe il tempo perché il Magi scoppiò a ridere «Ecco, non sai cosa dire, quindi evita di sparare le solite cazzate che dicono a palazzo, sarà che conquistando quel dungeon sei diventata presuntuosa, vecchia befana. Povera o non povera Lilith è molto più interessante di tutte le persone che stanno questo schifo posto.» c’era un certo tono freddo e crudele nelle parole del ragazzo, un tono che fece suonare un campanellino d’allarme nella testa di Kougyoku ancor prima che lui continuasse a parlare «Se non sbaglio anche tua madre veniva dalla strada.»
 
Questa volta la principessa ebbe una buona ragione per diventare paonazza «Non ho alcuna voglia di parlare di mia-»
 
«Perché? Porta brutti ricordi, Kougyoku?» crudele, troppo crudele; il ghigno che si era dipinto sul viso del Magi non aveva più nulla di amichevole e il suo tono di voce canzonatorio nemmeno. C’erano state così tante altre volte, da piccoli, nelle quali Kougyoku aveva detto qualcosa di sbagliato o semplicemente Judal era di cattivo umore e d’un tratto adottava quell’atteggiamento ostile; sapeva esattamente che tasti premere per ferirla e non si faceva remore a dire ciò che pensava.
 
La principessa abbassò il capo, distogliendo lo sguardo «Io…» non voleva tirare fuori quel lato del Magi, non quella sera.
 
«Eeeh?» Judal le afferrò le guance, cominciando a pizzicargliele e tirandole su, cercando di piegare le sue labbra mo’ di sorriso «Non ti metterai a piangere ora vecchia befana! Ecco perché da piccola nessuno ti prendeva sul serio. Fatti valere, fatti valere! Mostrami quella risata sadica che hai tirato fuori quando mi hai mostrato lo strumento metallico dov'era racchiusa Vinea!» cominciò a ridere quando Kougyoku cercò di dire qualcosa ma farfugliò parole incoerenti, facendo involontariamente facce buffe.
 
E quel momento sconfortante passò come una folata di vento, una piccola nuvola che aveva oscurato il sole ma che presto si era disfatta, permettendo alla luce di splendere di nuovo. Kougyoku silenziosamente tirò un sospiro di sollievo.
 
«Comunque, è divertente infastidire Lilith, ogni sua reazione è esagerata e esilarante ma… in qualche modo, anche lei mi infastidisce, senza fare veramente qualcosa.» Judal continuò dopo un po’, sbadigliando e cominciando a sentirsi addosso una grande voglia di dormire. Meglio risolvere la questione alla svelta. 
Stette un po’ a pensarci «Mi… detesta abbastanza, questo è  ovvio, però so di starle anche simpatico o comunque di avere una certa empatia con lei. Poi mi insulta senza vergogna, dice cose che se non fosse lei l’avrei già ammazzata dieci volte, ma ha anche paura di me, glielo si legge negli occhi. Solo che quando è tranquilla mi parla normalmente, riesce perfino a scherzare, come se si dimenticasse della sua paura.»
 
Ci fu di nuovo silenzio, Judal guardò Kougyoku come si aspettasse qualcosa. La ragazza lo guardò stranita «E…?»
 
«E cosa?» domandò il Magi.
 
«Non mi devi dire altro?»
 
«No!» sembrava abbastanza sorpreso «Non sei stupita di queste cose?? Come può una persona provare tutto ciò contemporaneamente? È contraddittorio e insensato!» davvero il ragazzo pensava che Kougyoku avrebbe cominciato a urlare esclamazioni incredule e indignate? Accidenti, a volte si sentiva davvero una vecchia in confronto a lui «Judal, è completamente normale! Mi sarei preoccupata se fosse stato diversamente!» o forse lui era un bambino in confronto a lei «Non hai mai letto delle favole? Non conosci la complicata psiche femminile?» si mise le mani sul petto, chiuse gli occhi e sorrise. Al Magi diede i nervi, ponderò di darle una spintarella e farla cadere giù.
 
«Siamo contraddittorie! -continuò lei- Non vogliamo mostrarci deboli di fronte agli altri, ma in realtà abbiamo un animo puro e innocente e desideriamo solo aiutare chi ci sta vicino! Per questo nascondiamo i nostri veri sentimenti sotto mille maschere. Alcune volte mentiamo perfino a noi stesse, cercando di scacciare dei pensieri che sappiamo sbagliati. Facciamo ciò che dobbiamo  per il nostro paese, anche se a volte i nostri sogni, le nostre ambizioni, sono diversi!»
 
«Ora stai parlando di te stessa, vero?» si beccò un pugno in testa.
 
«N-non è questo il punto! È che probabilmente questa Lilith prova qualcos’altro, ma per una ragione o per l’altra è costretta a nascondere le cose anche a se stessa.»
 
Judal incrociò le braccia, immaginandosi una Lilith ‘con un animo puro e innocente’. Gli venne da ridere solo all’idea. 

«Lilith non è come tutte le altre, è scorbutica, volgare e non le importa cosa pensano gli altri di lei o del suo aspetto… però è divertente stuzzicarla, quindi credo che continuerò a farlo.»
 
«Mmm…» la principessa sorrise di nuovo «Un giorno vorrei incontrarla~ quanti anni ha?»
 
«Avrà… la tua età…? Forse un po’ più piccola.» rifletté il moro, poi sembrò che un pensiero gli passasse per la mente. Ghignò malevolo «Aa, sai, ci sarebbe anche un’altra cosa… anche se credo possa essere risolto facilmente… » fece una pausa per enfatizzare il momento e incatenò a se gli occhi della principessa, che attenta e ignara lo fissava con insistenza, sperando davvero di potergli essere utile con dei consigli azzeccati. Judal realizzò che doveva essere una novità per lei parlare di cose del genere, non avendo amici sicuramente non si era mai soffermata a chiacchierare su argomenti frivoli o superficiali. Anzi, probabilmente non era abituata a chiacchierare punto. Soffocando un'altra risata, si chinò di più e lanciò uno sguardo eloquante, come se le stesse per dire una confidenza «Credo proprio che ci sia un'attrazine... fisica, se sai quello che intendo. Come potrei risolverla?»
 
Kougyoku non ebbe neanche il tempo di metabolizzare completamente le parole del Magi che sentì la faccia andarle completamente a fuoco. Come era solita fare nelle situazioni che la mettevano a disagio, nascose il viso dietro le maniche del kimono «N-n-n-n-n… N… NON mi dire queste cose! I-i-io che vuoi che ne sappia? Judal sei un maniaco come ti permetti-»
 
L'ilarità di Judal risuonò forte e chiara. Non c'era nulla da fare, il balbettio di Kougyoku era sempre divertente «E tu sei una verginella casta e pura! Cosa c'è? Ti imbarazza parlare di un po' di sesso?» tuonò ridendo di gusto «Guarda che presto dovrai concederti al tuo sposo! Se vuoi ti posso dare qualche consiglio, sai-»
 
«Ehi, chi sta urlando lì sopra? Principessa, siete lì?»
 
«KA KOUBUN! Judal dice cose inappropriate!!»
 
«Ah, io dico cose inappropriate?! Chi è che ha praticamente dichiarato di non aver nessuna voglia di andare in sposa a-»
 
«Non insinuare cose che non sai! Sei maleducato e sfacciato!»
 
«Vecchia befana!»
 
«Sacerdote, principessa, non urlate, sveglierete tutti quanti-»
 
Andarono avanti così per un bel po’ ma Judal alla fine riuscì a svignarsela e a risparmiarsi una strigliata da quel quattr’occhi servitore di Kougyoku. Nonostante fosse ruscito nel suo intento di infastidire quei due,  per qualche oscura ragione si sentiva ancora molto nervoso, quasi infastidito. Ormai era notte fonda, forse sarebbe dovuto tornare a dare un’occhiata alla ragazzina e poi dormire anche lui, la testa gli stava scoppiando.
 
Volò velocemente verso il boschetto e alla fine riuscì a intravedere il punto dove lui e Lilith si erano accampati per fare quello stupido gioco. Atterrò faticosamente, si riavviò un po’ i capelli e aprì gli occhi, aveva deciso di svegliare la piccola, giusto per darle un po’ fastidio.
 
Ma non la vide, da nessuna parte.
 
«Lilith?»
 
L’unica cosa che vide per terra fu un piccolo sacchetto di stoffa. Conteneva il puzzle della bruna.
 

Cosa c'era di meglio che bere una tisana a notte fonda, aspettando che una ragazzina tornasse? Halima aveva molte cose da dire al riguardo, sopratutto a proposito della ragazzina. Non sapeva se preoccuparsi o no, aveva avuto per tutta la sera una certa inquietudine ma capitava spesso che Lilith non tornasse alla bottega per una notte intera se non di più, e inoltre il giorno prima avevano litigato. Forse la ragazza voleva tenerle il muso e quindi era rimasta a dormire nella sua baracchetta... però c'era quel Magi che le girava attorno, Lilith avrebbe davvero fatto una cosa così avventata?
Sospirando, Halima si alzò per riempire il suo terzo bicchiere, sperando che il sonno cominciasse a farsi sentire. Aveva bisogno di dormire, non poteva passare tutta una notte in bianco per colpa di una brutta sensazione. Fece per prendere la brocca ma prima che le sue dita potessero chiudersi attorno al piccolo contenitore, sentì un forte rumore dal negozio. 
 
“Qualcuno è entrato?” pensò allarmata e, remore della brutta esperienza che lei e Lilith avevano avuto con quei tre uomini qualche tempo fa, cercò subito il bastone che usava per difendersi. Ma prima ancora che potesse avvicinarsi, un uragano sfondò quasi la porta del retrobottega. 
 
Quell'uragano aveva le fattezze di un ragazzo, un ragazzo molto attraente a dire il vero, se non fosse stato per i capelli troppo scompigliati, il fiatone e l'espressione furiosa in viso «Dov’è?!» chiese minaccioso.
 
Halima, colta alla sprovvista, non riuscì a reagire e rimase immobile a fissarlo, mormorando un semplice «Chi?»
 
Il moro ringhiò frustrato, alzando gli occhi al cielo «Chi secondo te?! Lilith!»
 
L'anziana signora aggrottò le sopracciglia, stava cominciando a capire chi aveva davanti, ma sperava davvero di sbagliarsi «È uscita un po’ di tempo fa, mi dispiace.»
 
Lui digrignò di nuovo i denti, mettendosi le mani tra i capelli «Lo so che è uscita, inutile vecchia, un po’ di tempo fa stava con me!» disse, facendole il verso «Voglio sapere se è tornata ma dalla tua stupida espressione direi di no. Bene, abbiamo un problema e, mio malgrado, tu mi aiuterai a risolverlo dato che la conosci più di me.»
 
«Tu sei…»
 
«Ah, vediamo quanto sei perspicace! Sì, sono il Magi Sacerdote dell’impero Kou Judal, tanto piacere.» parlò velocissimo, gli occhi che ardevano di rabbia e fretta «E ti avverto, ho un mal di testa di dimensioni cosmiche, ma soprattutto sono stanco quindi non potrei rispondere delle mie azioni. Lilith è scomparsa, dobbiamo trovarla, subito



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In ritardissimo, buon anno nuovo!
  
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