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Autore: arya_stranger    26/01/2014    0 recensioni
[MOMENTANEAMENTE SOSPESA]
Dal primo capitolo:
"Questa volta non era sicuro di farcela. Le frustate arrivavano una dopo l'altra, la schiena era ormai completamente coperta di sangue. Sua padre non avrebbe avuto compassione, non questa volta, l'aveva fatta troppo grossa. Ma non voleva cedere, non doveva cedere, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non dargliela vinta, era determinato, e nonostante la situazione fosse difficile, il suo cuore era riempito dalla consapevolezza della vittoria."
Lyan è il principe delle Terre di Nemunas, odia il re, suo padre e desidera la libertà. Combatterà un ardura lotta contro la sua stessa famiglia e affronterà un viaggio per portare a compimento la sua missione.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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18
Bentornato


 

Era tutta la notte che il re si rigirava nel suo letto, pensando e ripensando. Quel morbido materasso che sarebbe dovuto essere il luogo del suo dolce riposo era diventato da qualche tempo il posto in cui ragionava ed escogitava piani. Non ricordava chi avesse detto che la notte porta consiglio, ma il re ringraziò mentalmente quell’uomo.
Continuò a fissare la parete di fronte a sé, come se all’improvviso una mano magica vi potesse scrivere tutte le soluzioni ai suoi problemi, ma così non fu. La parete continuava ad essere del suo bianco sporco che con l’oscurità della notte risultava di un colore talmente scuro da essere confuso dal nero.
Qualcosa si mosse sull’altro lato del letto e si ricordò che la sera prima aveva mandato a chiamare una puttana per svuotare un po’ la mente, non che avesse funzionato. La donna, che ancora dormiva, si spostò andando più vicino a Reide, che infastidito le diede una spinta per farla tornare al suo posto. Non gli era mai piaciuto andare con le puttane, la riteneva una cosa squallida per un re, ma certo volte i bisogni umani erano più forti dell’orgoglio, e il re si concedeva qualche piccolo sfizio. La ragazza era sempre la stessa e ovviamente lei era sempre libera per fare compagnia al re quando ne avesse avuta la voglia. Non aveva più di venticinque anni, aveva i capelli lunghissimi che le arrivavano sotto il sedere di un lucido nero, che con la luce sembrava sfumare sul blu. I lineamenti marcati facevano risaltare i grandi occhi gialli, che a suo dire erano frutto di un incantesimo fattole da una sorta di stregone del deserto. Nonostante il re odiasse tutto quello che era magico, la storia dei suoi occhi lo aveva affascinato fin dal primo momento, e non gli era importato che questo implicasse la probabilità che nel deserto ci fossero degli stregoni che operavano la magia. Quegli occhi erano semplicemente magnetici e il re aveva subito scelto quella ragazza per allietare le sue notti. Non aveva chiesto da dove venisse, che origine avesse la sua famiglia o il suo nome, non erano cose di peso per il re quando si parlava di puttane, era sufficiente che fossero belle, e soprattutto brave.
Sotto il tocco del re, la ragazza non si svegliò, semplicemente assecondò il movimento della mano dell’uomo che la spingeva via, e tornò a dormire sul suo lato stringendosi maggiormente le coperte sotto il mento.
Reide tornò ai suoi pensieri e smise di curarsi della ragazza.
La sera prima gli era giunta una notizia, non vi erano ancora prove che fosse vera o solo frutto dell’immaginazione di un povero locandiere che aveva dannatamente bisogno di soldi, ma da quando quell’uomo era giunto a corte dicendo di aver visto il principe, Reide non aveva avuto un momento di pace.
Si era tormentato chiedendosi se fosse vero, e in caso se avrebbe dovuto subito indagare oppure aspettare che Lyan venisse da lui. Perché lui verrà, pensò il re. Ne aveva la certezza, Lyan voleva l’Elsa, e quella si trovava nei sotterrai il cui unico ingresso era all’interno del castello. Lyan sarebbe certamente entrato nellla sua dimora per accedere ai sotterranei.
In effetti il re aveva scoperto dove si trovasse una parte dell’Elsa, ma aveva deciso di lasciarla stare sotto la sua città, riteneva fosse il posto più sicuro e la maggior parte delle persone, anzi, tutte escluso qualche colto che aveva studiato attentamente tutte le vicende della storia delle Terre di Nemunas, non era a conoscenza dell’esistenza dei sotterranei. Quindi non aveva mandato nessuno a prenderla. Inoltre sapeva anche che a tempo debito Lyan gli avrebbe portato l’altra parte, risparmiandogli una grossa dose di lavoro che in caso contrario avrebbe dovuto sbrigare lui. Pensandoci bene era stata una fortuna che il suo ribelle figlio si fosse alleato con i nemici, partendo alla ricerca dell’Else. Così Lyan avrebbe ricevuto informazioni dalla regina di Dadasiana, avrebbe portato a termine la ricerca del manufatto e alla fine lui ne sarebbe venuto in possesso, in un modo o nell’atro, risparmiandosi molta fatica. Quel pensiero lo fece sorridere. Nonostante fosse un uomo intelligente preferiva avere già tutto accomodato, già tutto pronto, così che lui si dovesse solo occupare di ordinare a qualcuno di cominciare con i preparativi per i festeggiamenti della vittoria.
Approfittatore? No, lui preferiva definirsi un giocatore d’azzardo che rischiava il tutto per tutto, ma lui non perdeva mai.
Dalla finestra cominciarono ad intravedersi piccoli sprazzi di luce, che l’alba emanava sul suo regno. Il mio regno, si disse soddisfatto, e dopo aver vinto quella guerra il suo regno avrebbe incluso anche Dadasiana. Non vi era mai stato, ma i viaggiatori e i libri parlavano di un bellissimo impero governato da sempre solo da regine della stirpe più pura. Le sue terre erano narrate come inimmaginabilmente belle e ricche. Il re si immaginò a varcare la soglia del palazzo della regina, che si diceva fosse il palazzo più bello mai costruito. Si sarebbe trasferito là, non aveva dubbi, avrebbe abitato il quel luogo tanto raccontato.
Quando la luce che attraversava la finestra della sua stanza si fece più forte si alzò dal letto e si vestì. La ragazza ancora dormiva, ma non aveva intenzione di svegliarla, certo non per gentilezza, solo per il fatto che non gli cambiava nulla, per quando gli importava poteva stare anche tutto il giorno a dormire, l’avrebbe mandata via la sera dopo.
Uscì dalla camera e si diresse verso la sala del trono, aveva infatti indetto un consiglio straordinario per quella mattina. Se il locandiere aveva ragione, Lyan era già in città, aspettava solo il momento giusto per penetrare nel castello.
Giunse nella sala del trono senza fretta, la calma era sempre stata una delle sue più ammirate virtù.
Non c’era ancora nessuno, dopo tutto era presto, il consiglio non sarebbe cominciato prima di un’ora.
Si avvicinò al trono, lo carezzò con delicatezza e poi tirò un pugno sulla testata.
“Io sono il re, io comando!” gridò. Non c’era nessuno ad ascoltarlo, ma quelle parole echeggiarono per la stanza vuota.
Si sedette sullo scranno e prese un respiro. Voleva suo foglio davanti a sé in quel momento, lo voleva prostrato ai suoi piedi che con codardia gli implorava di risparmiargli la vita, ma aveva già fatto un errore del genere, ed essendo, come già visto, un uomo intelligente, lui imparava dai suoi errori, gli studiava attentamente e estirpava dal suo sbaglio ciò che veramente c’era di errato. Poi lo archiviava in una parte ben precisa del suo cervello, in modo da poterlo trovare subito, nel caso si fosse presentata l’occasione di ripetere quello sbaglio. A quel punto gli bastava ripensare alla prima volta e allora non lo ripeteva più.
Be’, è o no un uomo di grande intelligenza?
Si passò una mano sul viso, immaginando di avere delle occhiaie impresentabili sul volto per la notte passata in bianco. Comunque non se ne faceva davvero un problema, non gli importava dell’aspetto che avesse, era importante solo che incutesse in chi lo guardava quella sorte di timore che induceva ad un rispetto assoluto, che lui, da uomo clemente, avrebbe premiato. Chi però osava sfidare la sua autorità, sarebbe stato punito, senza eccezioni, tanto meno per un figlio traditore.
Si alzò spazientito dal trono, cominciando a camminare per la grande sala senza una meta precisa, per scaricare la tensione.
Sentì dei passi frettolosi provenire da fuori della sala e poi qualcuno aprì improvvisamente il portone. Comparì una guardia. “Vostra altezza” disse chinandosi, “è stato appiccato un incendio nella parte sud del giardino.”
Il re si voltò verso chi gli aveva appena dato la notizia con aria assente e poco interessata.
“E quale è la ragione di tutta questa urgenza?” chiese Reide. “Spengetelo e basta.”
“Signore, abbiamo preso il responsabile” annunciò.
“E chi sarebbe?” fece con finta aria di interesse. “Un contadino arrabbiato o un bottegaio squattrinato?”
“Vostro figlio signore.”
Sul volto del re si disegnò un sorriso soddisfatto. Il locandiere aveva visto bene, e suo figlio era finalmente tornato.
“E la ragazza, non è con lui?”
“No signore, c’era solo lui ad appiccare l’incendio. Non ha nemmeno opposto resistenza, capendo che non aveva scampo.”
Il re ricominciò a passeggiare nervoso. Suo figlio aveva un piano, ne era certo. Non si sarebbe mai fatto catturare con quella facilità. Per di più la ragazza non era con lui. Era lampante che avessero qualcosa in mente.
“Comunque i danni al giardino sono piuttosto gravi, e l’incendio non è ancora stato domato” proseguì la guardia.
“Il castello è al sicuro?”
“Sì, le fiamme non sono arrivate al castello, anche se l’incendio è stato appiccato molto vicino.”
“Bene” sussurrò. “E mio figlio adesso dove è?”
“È stato chiuso nelle segrete.”
“Molto bene. Portatelo qui da me.”
Tornarono altre tre guardie, due tenevano il principe per le braccia, ma lui non si ribellava. Lo fecero inginocchiare davanti al re. Quest’ultimo si avvicinò soddisfatto e gli girò intorno come gli animali feroci fanno con la preda. Gli ricordò quel girono di qualche mese prima in cui aveva mandato a chiamare suo figlio per annunciargli che si sarebbe dovuto arruolare. Era stato fatto inginocchiare per la sua insubordinazione ed era stato anche punito severamente.
Lyan teneva la testa alta, nonostante a quel punto la sua sorte fosse segnata.
“Bentornato figliolo.”

 


Angolino dell’autrice dispiaciuta:
Ciao. Lo so che è da tantissimo che non aggiorno, e mi dispiace davvero tantissimo. Come se non bastasse il capitolo è corto anche se tecnicamente ho avuto tantissimo tempo per scriverlo. Non ho passato tutto questo tempo con le mani in mano, semplicemente ho scritto altre cose per cui ero più ispirata, e ho trascurato un po’ l’Elsa.
Comunque adesso sono tornata con il diciottesimo capitolo che, anche se mi odiate, spero vi sia comunque piaciuto.
Vi ho detto che ho scritto altre cose, sono molo diverse dall’Elsa ma, anche se magari di solito non leggete cose del genere, mi farebbe piacere che leggeste quello che in questo tempo ho scritto e pubblicato. Perché è vero che voi seguite questa storia che è fantasy, ma sperimentare nuovi generi è sempre bello e per conoscere veramente la me scrittrice dovete leggere un po’ tutto quello che scrivo. Quindi se avete tempo e voglia, leggete pure. Facciamo che vi regalo un biscotto C:

Bianca.

P.s. Se non ve ne siete accorti, ho cambiato nick.

 

   
 
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