Fumetti/Cartoni europei > Angel's friends
Segui la storia  |       
Autore: Avery Silver    26/01/2014    5 recensioni
Vienimi a trovare anche sul mio blog: http://scrivendosottoallestelle.blogspot.it/ XD
Mi chiamo Raf ma credo che questo non sia il mio vero nome…
Io non sono un'angelo come tutti gli altri… ho strane visioni di vite passate che di notte mi invadono i sogni e di giorno mi strappano dalla realtà.
Ho paura… non so' cosa sta succedendo alla mia mente e… al mio corpo.
Le mie iridi diventano d'argento, i capelli si colorano di nero.
Io e la mia amica stiamo affrontando lo stage per Custodi.
Ma qualcosa non va.
I prof mi tengono d'occhio molto più degli altri…
C'è un demone, Sulfus… però nelle mie visioni lui si chiamava Keenan. E a quanto pare mi sento molto legata a lui…
Ma io nell'amore non ci credo… non in quel tipo di amore.
Ho paura di questo sentimento che crea così tanta meraviglia e distruzione…
Ma ogni volta che lo vedo… non posso fare a meno di pensare a come sarebbe baciare quelle labbra di corallo e perdermi in quegli occhi di topazio.
Un altro ragazzo è entrato nella mia vita… viene dal Dipartimento dei Meriteori…
E ho paura di quello che entrambi
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sorpresa | Coppie: Raf/Sulfus
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie '🔥 Midnight Sun, the lightning ⚡ shadow ⚫️⚪️ '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Qui potrai trovare il blog ufficiale della storia!

Cliccamiiii!!!!!!
 
Lost (Persa)
 
Quando qualcuno ha bisogno di te… solo una cosa devi fare… esserci.


Il Dio mi fissava.
Mi squadrava da capo a piedi con una nota ironica. La fronte aggrottata e le labbra leggermente imbronciate, come se non sapesse cosa mi passasse per la testa.
Ringraziai mentalmente Dio che tra noi due fossi io quella capace di leggere nel pensiero.
Si avvicinò di un passo ed io indietreggiai, mantenendo le distanze.
Alzò un sopracciglio, con aria divertita.
« Bella mossa...» mormorò con voce roca.
Non sapevo a quale mossa si riferisse di preciso. Se questa oppure quella di Giacomo che salvava Andrea.
Ma sinceramente adesso avevo problemi maggiori.
Tipo che ero in una stradina deserta assieme a uno che pericoloso era dire poco e che in più ero senza quel cavolo di bracciale.
Dai, guarda il lato positivo. 
Almeno hai la collana che ti ha regalato tua madre, no? mi consolò Fire.
Già… la collana era l'altro oggetto da cui non mi separavo mai, neanche mentre dormo.
« Non so di che cosa stai parlando...» replicai.
« Rilassati Angelo, non mordo. » disse, vedendo il mio nervosismo.
Mi sforzai di cacciar fuori una risata.
« Beh io di solito non mi fido di uno che conosco da un'ora, neanche. » dissi schiarendomi la voce.
Lui avanzò ed io indietreggiai lanciando un'occhiata nervosa dietro di me.
Riuscii a distinguere la rampa di un garage sotterraneo ma entrarci non mi sembrava poi una decisione tanto saggia.
« E di uno che conosci da un'ora e cinque minuti? » chiese sforzandosi di trattenere un sorriso.
« Anche peggio! » risposi continuando a indietreggiare.
Lui si fermò di colpo e mi fermai pure io.
« Beh in questo caso… » disse ridacchiando.
Cosa?
Scattò verso di me.
Al diavolo! pensai e scesi di corsa la rampa. C'erano sei file di macchine disposte a colonne da due e la cosa che mi stupì di più era che il parcheggio era mezzo pieno anche se non c'era nessuno!
Mi misi di fronte alla fiancata di una macchina, lasciando che il veicolo ci dividesse.
« Si può sapere che vuoi? » sibilai, spinta da un impeto di coraggio. Probabilmente era perché c'era qualcosa che mi stava proteggendo, finalmente.
« Io? Niente… » disse appoggiandosi al tettuccio dell'auto e mi guardò con la sua solita naturalezza.
« …ma vedo che sei irrequieta. Come se avessi paura di qualcosa... » disse squadrandomi.
« Non capisco… » mormorai.
« Neanch'io! » rise Sulfus.
Idiota.
Lui scattò a destra ed io mi affrettai a seguirlo, fermandomi quando si fermava lui.
Ora ero davanti alla targa e lui davanti al muso della macchina.
« Seriamente, che cosa vuoi? » chiesi spazientita.
Appoggiò le mani sull'auto e si protese sul cofano « Te l'ho già detto mi pare… » rispose.
« Ed io ti ho già detto che non so di che cosa tu stia parlando. » dissi mentre sentivo il sangue fluire sulle guance a causa della bugia.
Capitemi! Cosa avrei potuto dire? Che ero nervosa perché mi ero dimenticata di mettermi un bracciale e perché sono rimasta solo con una collana di cui non mi separavo mai? 
Mi avrebbe preso per pazza!
E poi lui era l'ultima persona a cui lo avrei detto…
Lui ghignò.
« Non sei brava a dire le bugie Angelo...» disse raddrizzandosi « …ogni volta che lo fai arrossisci. »
« Naaa… » dissi.
Era l'unica frase sensata che mi era venuta in mente.
« Okay… allora ti faccio un'altra domanda e voglio che tu mi risponda sinceramente. Non è difficile per te. » disse contraendo la bocca, ma ero abbastanza sicura che si trattasse di un sorriso che lottava per venire fuori. 
« Mi sembra che tu non stia facendo tutto con convinzione, come se qualcosa non ti tornasse… è vero? » chiese.
Prima che riuscissi ad assimilare per bene le sue parole lui si lanciò contro di me. Presa alla sprovvista, scappai verso la rampa del garage.
Riuscii a superare cinque auto prima che mi afferrasse per un braccio. Mi fece girare e mi sbatté contro una delle colonne di cemento che teneva su il parcheggio.
« Allora? » 
Gli lanciai un'occhiata che avrebbe fatto impallidire Hitler in persona ma lui non ne fece una piega e continuò a tenermi per i polsi.
Feci un respiro profondo per calmare il mio cuore che stava per esplodere per la paura e per… qualcos'altro.
« No, c'è qualcosa che non mi convince… » confessai sussurrando.
« E… » mi incitò Sulfus. 
I suoi occhi si erano addolciti, adesso sembrava ci fossero delle sfumature dorate in mezzo all'ambra liquida. Sembravano fatti di miele.
« E… perché ti interessa tanto? » borbottai infastidita.
Lui alzò le spalle come se non importasse.
« Non si risponde a una domanda con un'altra domanda. »
« Primo: ti ho già risposto. 

Secondo: non mi hai fatto una domanda. 
Terzo: non sono affari tuoi. » dissi cercando di liberarmi i polsi.
Lui non stringeva tanto da farmi male ma abbastanza forte affinché non potessi liberarmi.
Alla fine dopo svariati tentativi, rinunciai all'impresa provocando una risata a Sulfus.

 
« Mi lasci? » 
« No… » rispose spingendomi ancora di più contro la parete.
« Perché no! » sbottai infuriata.
Lui mi ignorò e fece vagare lo sguardo lungo il mio corpo fermandosi all'altezza del collo.
« Bella... » disse.
Abbassai la testa per vedere a cosa si riferisse.
« Che cosa? » chiesi. E poi mi morsi il labbro con forza.
Non avrei dovuto chiederlo, così sembravo troppo interessata! E poi ero ancora arrabbiata.

« La collana… ti sta bene. » rispose e un lieve rossore si diffuse sulle sue guance.
Perché?
Ma era così buio che potevo anche essermelo immaginato.
Annuii, non fidandomi della mia voce.
Sulfus mi unì i polsi e li tenne, con una mano sola, sopra la testa.
Mi prese il mento tra l'indice e il pollice e mi liberò il labbro dalla morsa dei denti.
Avvicinò il viso al mio, le sue labbra che mi accarezzavano la guancia.
Socchiusi gli occhi e il mio cuore saltò un battito.

La sua mano scese, accarezzandomi i fianchi finché non arrivò alla vita.
Mi afferrò e mi spinse di più contro il suo corpo, ancorandomi al suo petto.
La sua bocca sfiorò appena un angolo della mie labbra, delicatamente. 
Un’emozione travolgente mi tagliò il respiro e gemetti. 
Oh mio Dio!
Lui fece scorrere la mano più giù, accarezzandomi la coscia nuda e all'improvviso mi sollevo la gamba e la posò sul suo fianco.
Ero totalmente inerme.
 Le mani bloccate, il corpo intrappolato e la gamba sollevata.
Ansimai e appoggiai la testa contro il muro, chiudendo gli occhi.
Lui mi sfiorò le labbra con le sue e mi morse teneramente il labbro inferiore. Gemetti più forte, un gemito pieno di caldo desiderio e io gli morsi il labbro superiore in risposta.
Mi sentivo elettrica. Completamente in trappola, persa nel suo profumo, nei suoi muscoli che mi accarezzavano la pelle da sopra i vestiti. 
Volevo toccarlo.  Ne avevo bisogno.
Ma l'unica parte del mio corpo che potevo muovere erano le labbra.

Lui mi lasciò il labbro e, gemendo, lo leccò e fece scendere le labbra sul mento.
Basta!
Avevo aspettato abbastanza.
Incapace di trattenermi cercai le sue labbra con le mie.


Ma quanto sono stronza!!!
Buahahahah!!!
Questo capitolo mi sembra che non riprenda nessuna parte della storia, è una cosa inventata interamente dal mio cervellino diabolico. E lo dedico principalmente a Jihen che in pratica quasi tutte le recensioni mi ha scritto che aspettava con ansia il vero bacio.
Ringrazio immensamente Nik_is_a_Angel che ha preferito e seguito la mia storia.
Spero che ti sia piaciuta!
Ma spero che anche le altre abbiano gradito! ^-^
Oh beh... che altro dire?
CoMmEnTaTe!!!
Baci Katy S.
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Angel's friends / Vai alla pagina dell'autore: Avery Silver