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Autore: WrongandRight    26/01/2014    4 recensioni
Follia nata dal nulla in una giornata di noia cosmica...Il direttore Hope Estheim ha segreti da nascondere, a quanto pare, ed i suoi amici si intrufolano nella sua vita privata, insoddisfatti della noia che pervade Gran Pulse e delle poche curiosità mondane propagate da Faceboook. AU, poiché posta dopo il XIII-2, in Academya, ma in un'ipotetica realtà che veda vivi e vegeti tutti i personaggi (e poi è principalmente demenziale, quindi più gente c'è meglio è!) e in cui sono presente tecnologie del mondo moderno (vedi FB). ^_^
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Nonsense | Avvertimenti: Spoiler!
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Salve salvino! Mi scuso profusamente per il mega ritardo del capitolo... Sembra incredibile a dirsi, ma sono riuscita ad ammalarmi due volte in un mese. Chissà, forse qualcuno mi ha fatto una fattura... Brrr.... Comunque, tornando alle cose serie, sono tornata! E vi ringrazio per aver seguito fin qui. Spero che questo capitolo possa essere un minimo sufficente per ripagare l'attesa.
Vi aspetto a fine capitolo per una piccolissima domanda/consiglio. xDD

Ricordo che i diritti dei personaggi appartengono alla Square Enix... Che se mi trolla con altri trailer tutti uguali del LR: FF XIII subirà la mia ira tra non molto...-_- ^_^


 


~Probabilmente il letto era la miglior soluzione~

 

Il suono della sveglia accanto al suo letto gli ricordò che doveva alzarsi.
Il suono della sveglia accanto al suo letto gli diceva che era una giornata pesante ed impegnativa, dato che segnava le 6:30.
Il suono della sveglia sul suo comodino non smetteva.

Perché non smette? Io l'ho spenta!

La choco-sveglia, così ribattezzata da Dajh dato che rappresentava un chocobo che al momento della suoneria beccava la testa ad un povero moguri sofferente, sembrava non voler accennare a spegnersi. E sì che il ragazzo aveva battuto la mano sulla testa del pennuto una decina di volte ormai... Soprattutto perché il volume aumentava esponenzialmente ad ogni giro e se non voleva finire mangiato dai vicini doveva fare qualcosa. Naturalmente non poteva distruggere un regalo dal suo prezioso e caro amico Sno....

Che diamine, certo che posso! In fondo lui mi ha cacciato in un sacco di guai in un giorno solo, quindi non vedo dove sia il problema.

Prese una delle katana della sua collezione in salotto e distrusse quell'arnese infernale. Ovviamente gli venne in mente solo dopo che la soluzione più semplice sarebbe stata quella di togliere le pile, ma l'espediente gli era servito da calmante. La giornata non sembrava promettere bene.
O forse sì.
Il messaggio che balzò ai suoi occhi rese immediatamente tutto più radioso.

<< Hope, come stai stamattina? Ieri ti ho visto preoccupato e stanco e quindi mi chiedevo se non sia il caso di rimandare il pranzo, così puoi tornare a casa a rilassarti. In ogni caso, se tu volessi venire, mi trovi alla mensa come al solito.>>

Oh, dolce dolce Lightning Farron! Ma allora sotto quella scorza dura e glaciale e quell'aspetto freddo e marziale si nasconde un lato tenero. In fondo sei proprio una persona gentile!

<< P.S. Se provi a dire a qualcuno che ti ho scritto questo messaggio sta certo che non rivedrai la luce del sole. Con affetto.>>

Be'... Diciamo molto in fondo. Sospetto che “con affetto” significhi “poi ti affetto”... Può darsi?

Ma tutto ciò aveva poca importanza. Oggi era un nuovo giorno, iniziato con una sveglia particolare, ma comunque un nuovo giorno.
Finì di fare colazione, si preparò ed uscì di casa diretto verso il suo luogo di lavoro. Sicuramente la pimpante Alyssa avrebbe dato sostegno al suo umore e, soprattutto, gli avrebbe dato una mano negli impegni lavorativi senza lamentarsi ogni millesimo di secondo come il resto dei suoi colleghi.

“Non è possibile! Ci sono un sacco di pratiche da portare a termine, le ricerche al campo non vanno avanti per niente, dato che manco io, e al bar avevano finito il thé stamattina! Tutto questo non è possibile!”

Hope guardò la sua assistente imprecare per i restanti quindici minuti nei quali avrebbe dovuto riportare il riassunto dei risultati ottenuti la giornata precedente. A quanto pare la sua sempre solare e solerte lavoratrice aveva deciso che era oggi il giorno migliore per sfogare tutta la sua ira. Massaggiandosi le tempie e respirando profondamente cercò di trovare una soluzione a questa situazione disastragica che rischiava di rovinargli la mattinata di lavoro.

“Calmati. Respira profondamente. Ora sei qua, nel mio ufficio con una tazza di thé in mano. Dunque ripartiamo da capo: qual è il problema?”
“Il problema è, Direttore, che ho bisogno di una pausa.”
“Più che giusto.”
“Dunque mi permetterete di prendermi tre giorni di vacanza.”
“Ma naturalmente! Sempre che prima tu riesca a trovare un qualche sostituto al tuo ruolo, sai benissimo che senza un assistente questo lavoro diventa un inferno.”

Il volto corrucciato di Alyssa davanti a lui gli disse che non era la risposta che lei si aspettava. Sapeva che era difficilissimo trovare un assistente come lei, ma che poteva farci? Mica poteva lavorare da solo!

La discussione sembrava essere conclusa e vide i nervi della giovane rilassarsi un poco e ritornare a fare uno di quei suoi larghi sorrisi che la caratterizzavano.
Dopo ciò, perché la vita di un uomo tanto in vista non poteva restare tranquilla nemmeno per cinque secondi, Noel entrò spalancando la porta. Ma non fu quello a lasciare a bocca aperta il giovane albino, quanto il suo abbigliamento: era tornato ad essere quello del suo lungo viaggio con Serah, ed anche l'espressione sul suo volto era seria e determinata.
Il ragazzo si avvicinò all'amico, sbatte la mano sul tavolo e, sotto lo sguardo perplesso dell'assistente ancora nella stanza, iniziò a parlare con fare deciso.

“Hope. Io parto.”
“Che...? Cosa stai...?”
“Ho deciso. Non posso rimanere qui a poltrire, questo non è posto per me. A furia di stare qui mi sto rincitrullendo! Vado in giro vestito come un folle e... E non è possibile. Questo non sono io!”

Una lacrima comparve sul volto dello scienziato, toccato da tanta sincerità... No, in realtà era maledettamente felice del fatto che il suo amico avesse recuperato il cervello. E soprattutto ciò gli donava una speranza: anche gli altri potevano guarire!! Prese le mani del cacciatore e, con tanta commozione e foga da poter sembrare una dichiarazione, proseguì il discorso.

“Si, parti! È giunto il momento che anche tu cresca! E visto che ci sei...potresti portare con te anche Serah e Snow?”
“Ma certo che no!”
“Perché no??”
“Ma te li immagini quei due? Sempre a sbaciucchiarsi... Su, sarebbe un viaggio imbarazzante!”
“Be', non hai tutti i torti.”
“Appunto.”
“Non è che potresti andare dai due e consigliar loro una crociera di piacere?”
“Perché, piuttosto, non andate te e Light in crociera?”

Le guance di Hope si tinsero di un vivace color rosso che lasciava intendere i suoi istantanei sogni ad occhi aperti. E non tutti esattamente puri.

“Prima che io parta, ho una domanda per te. E pretendo una risposta.”
“Dimmi, farò il possibile per risponderti.”
“Le foto... Qual era il soggetto principale che ti imbarazzava tanto?”

Il rosso sparì per farsi sostituire da un più candido bianco latte che donava alla sua carnagione.

“Non te lo dico.”
“Dimmelo.”
“Non te lo dico!”
“Dimmelo!”
“Non. Te. Lo. Dico.”
“Diiiiiiimmelooooo!!”

Inutile descrivere il resto della conversazione che proseguì per i restanti cinque minuti, mentre un Alyssa sogghignante si divertiva a guardarli e ad afferrare il braccio del suo capo nel tentativo, vano, di scoprire di cosa i due stessero parlando. Il povero torturato non riusciva nemmeno a mandarli via con la scusa delle millemila pratiche che aveva da sbrigare o minacciando la bionda aiutante di non darle i giorni di ferie. Tanto nessuno poteva credergli: era troppo buono anche per cacciare via le mosche, figurarsi negare del riposo a qualcuno! Peccato nessuno lo avesse visto destreggiarsi con la sveglia quella mattina.
Sbirciando dalla porta si fece poi avanti un massiccio uomo dalla sciarpa indossata in maniera particolare ed impropria e, all'udire della partenza dell'amico, si fece avanti tutto baldanzoso e contento, tirando una pacca sulla schiena del cacciatore.

“Su, Noel, tanto non otterrai risposta da Hope... Lo sai che quando si cuce la bocca non c'è verso di farlo parlare. A meno che tu non sia Lightning, ovvio.”
“Be', forse potrei travestirmi da lei... Magari potrebbe funzionare.”

L'immagine di Noel con addosso la divisa dei Guardian Corps provocò un lungo brivido freddo di puro terrore sulla schiena del ragazzo. Che poi... Lui sperava che questa faccenda delle foto fosse finita, cancellata, inabissata nel dimenticatoio. Quale situazione disastragica si era andata a creare? Un vero e proprio intrigo.

In realtà la soluzione sarebbe stata semplice se i protagonisti del complotto (di cui uno involontario) non fossero stati una testarda ed uno schizofrenico.

Dopo questo tenero quadretto familiare, e dopo che Snow ebbe modo di lanciare il suo sguardo subdolo e minaccioso sul povero Hope, la situazione sembrò tornare alla tranquillità di tutti gli altri giorni. Alyssa era tornata nuovamente ad occuparsi delle sue carte mentre cantava allegramente “One-Winged Angel” - Hope ancora si domandava come poteva trovare gioia in quella canzone- e Noel aveva deciso di sperimentare l'allevamento dei Chocobo in una zona remota di Gran Pulse dove Sazh aveva delle amicizie in grado di aiutarlo. Sicuramente a vederlo ora suo padre sarebbe stato orgoglioso di lui: ne era certo. Peccato che quel suo genitore degenere, a seguito di tanti bei discorsi su come sarebbero stati sempre insieme, si era preso le vacanze in anticipo dal suo ruolo di politico ed era andato in una di quelle località balneari piene di sole, cocktail e belle ragazze. Gli aveva pure inviato un immagine, il disgraziato, con su scritto “Ti aspetto qui appena sei libero”.
Ovviamente Hope non vedeva l'ombra di un giorno libero da due anni. Due.

Lasciando perdere i suoi pensieri, prese la sua ventiquattr'ore e si diresse alla mensa militare. Che per una qualche strana ragione a lui ignota era decorata esternamente di un candido color rosa confetto che faceva rassomigliare l'edificio ad una caramella per bambini gigante nel mezzo della metropoli. Con tutto rispetto per Lightning, ma ai piani alti qualcuno aveva dei grossi problemi psicologici. Poi rimembrò Amodar e la sua mania dei quiz. Enormi problemi.

Tuttavia, ancora emotivamente pimpante per il messaggio della mattina e per aver vinto il piccolo parapiglia della giornata, si apprestò ad aprire le porte della mensa... Se non ché un piccolo gruppo di tentati ninja non lo trascinò via in maniera poco elegante. La stranezza era che uno di questi, nonostante il passamontagna, aveva un bel cespuglio di capelli, un altro era si e no alto un metro, un altro era decisamente una donna minuta (a giudicare dalla corporatura) ed un altro, oltre ad avere un fisico prestante e possente (difatti era quello che lo trascinava con più forza), aveva optato per una divisa viola.

“Serah? Caius? Sazh, Dajh? Che cosa state facendo?”
“Ecco lo vedi?! Ci ha sgamati! Tutta colpa tua che ~ se non è viola io la tuta mimetica non la indosso~!”
“Ma che diamine dici?! Ti sei visto? I tuoi bitorzoluti capelli si vedono anche da sotto il passamontagna!! E poi che idea è portare un bambino piccolo come Dajh nella missione?”
“Non sono piccolo! E poi io volevo rapire Hope.”
“Ragazzi, su calmatevi... Diciamo che tra tutti e tre siete abbastanza scarsi come ninja.”
“Disse colei che è inciampata tre volte nello stesso tombino prima di arrivare, vero?”

Mentre i quattro brutti ceffi se la litigavano fra loro, lo scienziato, con una mega gocciolona penzolante dalla testa come poteva comparire solo in un anime degli anni '80, cercò di svignarsela nel modo più silenzioso possibile. Non aveva idea di cosa volevano fargli quegli esseri malvagi, ma lui non voleva saperlo. Voleva solo fuggire il prima possibile da lì.
Forse il cattivo presagio dato dalla sveglia che continuava a suonare doveva indurlo a rimanersene tra le sue calde e morbide coperte quella mattina.
Anzi, molto meglio. I suoi amici sarebbero dovuti rimanere nel loro letto per evitare queste figure che, a parer suo, erano alquanto imbarazzanti.
Certo... Davanti ad un edificio rosa confetto... Mah, forse sarebbero passati inosservati.

Il suo cellulare decise di tradirlo esattamente in quel momento.

Io devo assolutamente cambiare telefono, ne va della mia vita ormai... Anzi no, lo butto via! Al diavolo le comunicazioni di servizio.

Nemmeno il tempo di prenderlo in mano che Serah, oramai senza più passamontagna dato che il caldo cocente stava facendo scogliere persino i Piros, gli aveva già strappato di mano l'arnese e stava aprendo il messaggio per leggerlo ad alta voce. Si schiarì la voce un paio di volte, davanti agli occhi perplessi del ninja viola con il gonnellino di piume (indovinate di che colore?), per poi atteggiarsi ad attrice nemmeno avesse in mano il copione dell'Amleto.

"Hope, io sto arrivando. Sono un po' in ritardo per colpa delle strambe idee di Amodar, dopo ti racconto con calma... Mi raccomando, non stare fuori ad aspettarmi, che fa caldo e poi ti prendi un'insolazione. Fai attenzione. A dopo."

"Be', la guerriera è così premurosa... Sono fiero di averla come rivale."

Caius, seriamente, cosa diamine stai dicendo...?!

"Piuttosto, ragazzo, cosa ci fai a terra? Alzati che dobbiamo parlare di questa situazione."
"E di Snow"
"Papà dice che te e Light potreste iniziare a stare insieme!"
"E poi dobbiamo parlare di Snow"
"Come spirito millenario ho varie conoscenze di metodi di approccio con le ragazze, quindi posso darti una mano."
"Oh, perfetto. Così so quali non devo utilizzare."
"Non essere impudente, moccioso."
"Ragazzi... Potremmo parlare un attimo di Snow..."
"Io proprio non capisco che cosa vogliate da me! Perché stavate cercando di rapirmi?"
"Per effettuare una strategia. Un piano diabolico per tornare a vivere felici senza regole che sbucano da ogni dove!"
"Oh, dai, Light non è così severa..."
"Fattelo dire da un anziano signore, giovinotto...non è severa: è un demone!"
"Vorrei rifocalizzare l'attenzione su Snow, se possibile..."
"State esagerando! Avete visto no, è una brava persona...?"

A questo punto una voce imponente, ed alquanto alterata, se non vogliamo esprimerci con termini rozzi, li interruppe sbraitando e tirando una pacca sul collo dell'albino che a questo punto iniziava a sentirsi una specie di bambola anti-stress per i suoi amici.

"Chetatevi due minuti! Io voglio parlare di Snow! Piantatela con le vostre tattiche maschiliste di approccio!"

Le quattro povere vittime la guardarono impauriti mentre lei assumeva la tipica espressione Farron da se qualcuno osa contraddirmi lo faccio a fettine. Hope poté giurare di aver udito Dajh sussurrare al padre un: "Il demone 2: la vendetta!". E non aveva tutti i torti.

"Ascolta Serah, non è successo nulla. Solo una delle rigide regole di Light perché anche se non sembra ci tiene alla salute del suo futuro cognato."

La risposta sembrò soddisfarla anche se l'espressione dubbiosa non lasciò mai il suo volto.

"Sai anche tu che a suo modo, anche Lightning ha dei lati teneri."
"Molto a modo suo."

La ragazza sembrò per un attimo meditare su qualcosa e poi si mise a ridacchiare in maniera divertita.

"Giàgià! Quando la porto a fare shopping con me, tra i negozi di abbigliamento, diventa davvero tenera. Sembra una bambina in un mondo completamente diverso dal suo ed in completo imbarazzo..."

Hope si ritrovò a sorridere ricordando molto bene quelle scene. Gli era capitato di trovarsi in quei luoghi e scattare nell'occasione almeno un paio di foto della sua raccolta.

"Già, è proprio vero."

Quattro paia di occhi lo scrutarono orripilati ed in preda allo stupore.

"Hope! Che vuol dire?! Stai stalkerando mia sorella?"

Co-cosa? No, aspetta... L'ho detto ad alta voce?! Non lo stavo solo pensando? Oh, povero me...perché riesco sempre a ficcarmi nei casini da solo? Sono un genio. Un genio delle situazioni imbarazzanti. Qualcuno dovrebbe darmi il Nobel per questo... O perlomeno uno trofeo d'oro.

"Ma cosa dici Serah! Certo che no.."

Ma intanto il suo volto era diventato dello stesso colore dei capelli di Reno e di sicuro non aiutava a farlo sembrare innocente. Ma...insomma, quello era stato solo un caso. Si era trovato al momento giusto nel luogo giusto, cosa che lui aveva ritenuto alquanto miracolosa.

“Sicuro?”

Il suo sopracciglio alzato significava completa scansione delle sue prossime parole e dei suoi atteggiamenti. Doveva accuratamente valutare i termini con i quali spiegarsi e... Era del cioccolato quello che lei aveva in tasca?

“Ascolta Serah...è soltanto capitato che vi incrociassi in un negozio... Una volta. E non volevo disturbare, anche perché io ero di fretta. Piuttosto, è del cioccolato quello che hai in tasca?”
“Oh, sì! Ne ho preso un po' per Snow dato che mia sorella gli ha imposto quella dieta restrittiva. Iniziava ad essere irritante. Stava persino tentando di trovarsi un lavoro, seriamente!”
“Be', non vedo quale sia il problema di quest'ultima parte. Insomma, non eri tu a volere che si trovasse un lavoro?”
“Si, ma non me lo aspettavo... È così poco da lui...”
“Ma ne ha già mangiato un po'?”
“Certo! Ieri sera si è abbuffato come non mai!”

Aspetta... Allora perché oggi sembrava così malizioso? Che diamine sta succedendo qui...?

“Hope!”

Una voce dietro di lui lo fece voltare di scatto. A quanto pare avevano passato lì fuori più tempo del previsto dato che Lightning era già arrivata e li osservava basita.
Prima si avvicinò ad Hope, lanciandoli uno sguardo interrogativo, poi, tirando fuori il telefono, scattò una foto a Caius ed accarezzò la testa di Dajh. Scosse la testa davanti a Sazh, battendogli una mano sulla spalla, ed infine si diresse verso Serah. Tirò fuori dall'agenda militare dei biglietti e prese le mani della sorella tra le sue.
Incredibile a dirsi (a stento Hope resisté alla tentazione di tirare fuori la macchina fotografica) nei suoi occhi sembrava esserci un velo di lacrime.

“Sorella mia... Io... Io... Mi dispiace, non avevo capito che il problema fosse così grave, per tutti voi.”
“Claire, cosa stai...?”
“Insomma, essendo ritornata al mio solito lavoro ho avuto modo di ambientarmi in questo nuovo tempo, ma voi... Immagino che sia stata davvero dura. Tenete. - E dicendo ciò iniziò a distribuire i biglietti agli altri tre disadattati- Questo è lo psicologo militare, si prende cura dei soldati dopo particolari missioni molto cruente, sicuramente vi sarà utile. Non ci sono mai stata, ma mi è stato detto che è molto bravo. Ed ora, da bravi, tornate a casa, cambiatevi d'abito e mettetevi a riposare.”

Detto ciò prese sotto braccio lo scienziato, che stava per avere un attacco di risate isterico davanti alle facce degli altri, e lo trascinò, per la sua felicità, all'interno della mensa.I restanti quattro erano ancora sotto shock a guardare quei biglietti da visita. Il piccolo Dajh si grattava la testa cercando di capire. Finché il silenzio fu rotto da Caius.

“Credo proprio che farò come mi è stato detto. Ho proprio sonno in realtà... Terra Brandford, eh? Quasi quasi le faccio una visitina. Magari poi è una bella ragazza...”

“CAIUS!”

Meno male che la maggioranza ancora preservava un briciolo di dignità. Ma tornare a letto non avrebbe certamente fatto loro del male.



Rieccomi qua! Vi torturo due volte... Eheheh
Mi era venuta un ideuzza per un capitolo a parte su come i 4 amiconi arrivino a travestirsi a quella maniera e come Serah riesca ad inciampare per ben 3 volte sullo stesso tombino. Non so per quale motivo ma la scena è balzata nella mia testa con particolare chiarezza... Dunque vi chiedo? Che ne dite? Lo scrivo?

Grazie ancora per la pazienza! ^_^
   
 
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