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Autore: Nana Kudo    27/01/2014    2 recensioni
Un sogno. È cominciato tutto così: come un sogno.
Ma poi qualcosa è cambiata, gli ingranaggi di quel orologio chiamato destino hanno deciso di andare avanti a muoversi lo stesso senza prendere minimamente in considerazione l'idea di ritornare indietro all'ora esatta. No. Hanno deciso di non farlo.
Ed ora l'unica cosa che posso fare io invece, per far sì che quel filo rosso che mi lega ancora a tutto ciò che non voglio assolutamente perdere, Ran, e ciò che ancora voglio ottenere, non si spezzi, è cercare in tutti i modi un raggio di luce in questo buio che vuole sembrare perenne, cercare in tutti i modi i Corvi e riuscire finalmente a liberare il cielo dalle loro piume scure e tetre.
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OAV 9. The stranger of ten years afters.
Abbiamo creduto tutti che fosse solo un sogno. Ma in realtà ci sbagliavamo.
Perché? Per saperlo non vi rimane altro che leggere.
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heiji Hattori, Kogoro Mori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo, Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo ventiquattro
Passi
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Il rumore causato dai suoi tacchi riecheggiava lungo il buio e tetro corridoio, situato in un piano della struttura dove difficilmente vi arrivava luce.
Quel semplice suono regnò da solo in mezzo ad esso senza altri ad accompagnarlo per un periodo di tempo indefinito, per poi cessare di colpo, lasciando il posto ad un tombale silenzio. Silenzio che non durò a lungo, però.
Dopo solo qualche secondo, lo scricchiolio causato da una porta occupò il suo posto, e una nube di fumo grigia fuoriuscì da quella andandosi ad espandere per il corridoio.
Battè un pugno sulla porta come ad indicare che stesse per entrare, per poi mettere piede nella stanza e richiuderla dietro di sé.
"Hai fatto come ti ho ordinato?" chiese una voce, nascosta dietro ad una sedia girevole in pelle color nera in fondo alla stanza.
Era un posto buio, come il resto dell'edificio d'altronde.
Un'unica abat-jour, poggiata sulla scrivania di legno pregiato al centro di quell'ultima, regalava qualche fioco fascio di luce che a malapena andava a schiarire quei pochi centimetri attorno a sé, dandole un aspetto ancora più freddo di quello che già mostrava.
Dal lato opposto, invece, una bottiglia di liquore semivuota, con accanto un bicchiere di cristallo contenente qualche goccia di quel liquido color scarlatto.
"Non si preoccupi" rispose, con quel suo solito tono spavaldo e sicuro di sé. "Gli uccelli sono tutti in gabbia ormai"
L'altro, con ancora lo sguardo fisso sulla parete di fronte a lui, si limitò ad aspirare l'ennesima boccata di fumo, prima di curvare gli angoli della bocca con fare soddisfatto.
"Ottimo"
 
***
 
“Come ‘se n’è andato via’?”
Non sapeva come rispondere a quella domanda, Ran, e dal nervosismo cominciò a giocare con le sue stesse dita, intrecciandole tra di loro e sciogliendole di conseguenza, lasciandosi sfuggire una leggera risata che lasciò il padre ancora più confuso di prima.
“Ehm.. ecco..”
“Ieri è venuta la madre a prenderlo per tornare insieme in America” nel costatare la difficoltà dell’amica d’infanzia nel trovare una risposta, una scusa, da dare al padre, Shinichi decise di farlo lui, guadagnandosi semplicemente l’ennesimo sguardo truce dall’uomo che –inconsciamente, lo aveva ospitato in casa sua per dieci anni.
“Hmm” si limitò poi a dire il detective in trans, riportando per qualche istante lo sguardo verso il piccolo televisore lì accanto seppur ancora piuttosto adirato e infastidito dalla presenza dell’amico della figlia.
Come prestabilito la sera prima, Shinichi e Ran si erano incontrati nuovamente quel mattino per decidere cosa dire a Kogoro riguardo alla scomparsa di Conan, e, seppur nessuno dei due l’avesse fatto intendere all’altro ma lo sperasse immensamente, per parlare di ciò che era successo tra loro.
Fortunatamente, il padre della donna era già in agenzia quando Shinichi arrivò, e nonostante un’iniziale ira del più vecchio nel rivederlo lì, con sua figlia, dopo dieci anni, come se niente fosse, e un battibecco con la stessa Ran, riuscirono comunque nel loro intento.
Si voltò verso l’amico, sorridendogli senza un apparente motivo.
Il padre che urla nel rivedere il suo viso, lui che acquista quell’espressione visibilmente scocciata, i loro scambi di battute e occhiatacce.. tutto ciò le faceva fare un tuffo al passato, quel passato che tanto le metteva un senso di nostalgia in ogni singola cellula del suo corpo.
Quanto dovette aspettare per poter riavere e riabbracciare quei momenti? Quante lacrime dovettero essere versate prima che finalmente quella parete piena di ricordi spenti che le aveva lasciato la partenza di Shinichi potesse finalmente tornare in vita, tornare ad essere più di un semplice ricordo? Dieci anni? In quel momento non le sembravano nemmeno settimane.
Se l’avesse detto a Shinichi, lui le avrebbe dato della smielata o avrebbe semplicemente assunto un'espressione annoiata, lo sapeva benissimo, eppure non poteva fare a meno di ammettere a se stessa che le era mancato, che riaverlo lì con lei era la cosa che in quel momento le faceva dimenticare tutto il resto, o che rivedere quella sua solita espressione seccata riusciva a sciogliere ogni minima particella di ghiaccio che aveva faticato così tanto a costruire intorno al suo cuore pur di non dover soffrire più per colpa sua…
Che ogni minimo suono uscito dalle sue labbra riusciva a fornirle l’energia necessaria al suo cuore per battere.
Era la sua rovina, in pratica. Ma nonostante tutto non riusciva a staccarsi da lui.
Non riusciva a non perdonarlo seppur fosse arrabbiata con lui per averla tenuta all’oscuro, o meglio, letteralmente al di fuori della sua vita per tutto quel tempo, per tutti quegli anni.
Non riusciva a spegnere quella strana sensazione che lui le provocava; poiché, anche se ci avesse provato, ogni volta la sua mente non faceva altro che accendere tutte le emozioni provate qualche ora prima, tutte le sensazioni, quegli scambi e giochi di parole tra di loro, la luna piena e.. semplicemente lui, portandola inevitabilmente ad arrossire.
Quel lui che, in quel momento, le era ancora accanto, con le iridi di quel blu oceano quasi surreale stranamente distratte, assorte come sicuramente la sua mente; e i ciuffi corvini che con fare delicato e ribelle al tempo stesso ricadevano sulla sua fronte.
Incantata, rimase a fissare il suo viso privo d’imperfezioni dimentica di tutto il resto, fino a quando la voce scocciata di suo padre non la riportò alla realtà.
"Ran?! Ma mi ascolti?" le urlò il cinquantenne. "Puoi spostare la tua attenzione da quel moccioso a me per un attimo?"
Se già prima le sue gote avevano intrapreso un colorito piuttosto acceso, in quel momento sentì il suo intero volto andare letteralmente a fuoco.
Lo stesso per Shinichi, che cercò di mascherare l'imbarazzo che la situazione stava cominciando a creare fingendo un attacco di tosse.
Kogoro sbuffò, prima di tornare a parlare.
"Dicevo, si può sapere dove sei stata ieri? Ti ho sentita tornare in piena notte!" sbottò, facendo involontariamente arrossire ancora di più Ran che, in quel momento, non aveva più la ben che minima idea su cosa inventarsi.
Aspettò qualche attimo in speranza di una risposta, quando, nel rendersi conto del rossore sul viso della figlia, un pensiero lo sfiorò, aumentando ancora di più quel fastidio che la presenza del giovane Kudo gli recava. “Non dirmi che eri a casa sua!”
“PAPA’!” urlò la donna dalle iridi violacee, con il viso che in quel momento pregava per un getto d’acqua che avesse potuto spegnere quell’incendio che lo aveva divorato; mentre il giovane accanto a lei si stava quasi soffocando con la sua stessa saliva. “Ma che ti salta in mente?! Ero… ero…”
“Eravamo andati a salutare il piccolo Conan in aeroporto” si affrettò a tenere il gioco Shinichi, salvando per l’ennesima volta l’amica d’infanzia.
Il cinquantenne gli rivolse uno sguardo che di rassicurante aveva ben poco, per poi incrociare le braccia al petto con fare indagatore e leggermente seccato.
Eravamo? Com’è che stai sempre dappertutto come il prezzemolo te? Me lo spieghi Holmes?” domandò, marcando il nome del detective londinese di un accento sarcastico.
Ran si voltò in sua direzione, decisamente allarmata. Che si sarebbe inventato adesso?
Ci rimuginò su qualche secondo, il moro, per poi rispondere con una naturalezza da fare invidia al più bravo degli attori.
“Semplice” cominciò, con l’attenzione di entrambi i Mouri concentrata su di sé. “E’ un mio parente, e siccome ero qui mi sembrava giusto andare a salutarlo anch’io”
Inutile dire che la karateka si lasciò ad un sospiro di sollievo, non appena il padre annuì rassegnato dal fatto che quel moccioso, come usava chiamarlo lui, era riuscito –per l’ennesima volta, a rispondere ad una sua domanda senza scomporsi di un millimetro.
Era quasi surreale il modo in cui ogni volta aveva sempre una dannatissima risposta pronta. Che se le preparava la notte prima con la speranza qualcuno gliel’avrebbe chieste poi il giorno seguente?
Gli lanciò un ultimo sguardo truce, il detective in trans, come ad indicare che, seppur per quella volta se la fosse scampata, non sarebbe andata allo stesso modo anche la prossima; per poi voltarsi e tornare a impegnare i suoi occhi sulla giovane figura di Yoko Okino in tv.
Incredibile come una persona riuscisse a guardare sempre le stesse cose ogni singolo giorno per tutto il tempo senza mai stufarsi.
Shinichi aspettò un attimo, prima di spostare la sua attenzione dalla figura del padre della karateka verso più punti della stanza, come a cercare qualcosa, o qualcuno.
“Ran” proferì parola all’improvviso, facendo quasi sussultare la stessa, colta alla sprovvista.
“Si?”
“Dov’è Hattori?” le chiese, cominciando ad inoltrarsi verso il divano poco distante dalla loro postazione.
“Hattori?” domandò quasi con un sussurro. Domanda che più che altro era rivolta a se stessa e non al detective. “Ah sì, ora ricordo! Sta mattina presto è uscito per andare a prendere Kazuha-chan alla stazione” si affrettò a rispondere, senza riuscire ad evitare il sorriso che le si stava disegnando in viso quando un certo pensiero le sfiorò la mente. “Non vedo l’ora di vedere il suo vestito! Sarà sicuramente bellissimo, ne sono certa!” cominciò a confabulare frasi sotto voce e a ridere allegra, con le mani unite a mo’ di preghiera appena sopra al petto.
Shinichi la osservò un pochino spaesato e al contempo curioso, mentre quella si sedeva tranquillamente di fronte a lui, sull’altro divanetto oltre al tavolino pieno di riviste e fogli vari.
Saranno fantastici!” continuò, suscitando alquanto interesse all’amico che, ignaro del senso delle frasi di quell’ultima, cominciò a rimuginarci su.
-Vestito.. Saranno.. non è che..?-
Le labbra cominciarono a curvarsi in un sorriso.
-Ah.. è così allora..-
Ora sì che poteva vendicarsi per tutte le volte che se n’era uscito con una delle sue stupide battutine su lui e Ran.
-La vita è come una ruota Hattori, gira per tutti- pensò, con un sorriso divertito in volto.
Ran osservò la scena allibita e con gli occhi ridotti a due semplici puntini neri. Che aveva da ridere ora? Che avesse detto, senza accorgersene, qualcosa di sbagliato?
Fece per conferire parola, quando lo notò alzarsi di scatto dal comodo cuscino del sofà dopo aver controllato il suo cellulare che giusto in quel momento aveva suonato, avvisandolo di un messaggio appena ricevuto.
“Cavolo me n’ero dimenticato” imprecò, affrettandosi verso la porta dimentico degli altri due che lo osservavano aprire la lastra di ferro in fondo alla stanza senza riuscire a dire nulla.
“Sh-Shinichi.. dove vai?!” saltò immediatamente dal suo posto la più giovane, raggiungendolo fuori la porta dell’agenzia.
“Scusa Ran, ma ho delle commissioni urgenti da sbrigare” si affrettò a rispondere il detective, avvicinandosi ai primi gradini. “Ci sentiamo dopo, ok? Ah, e dì a Hattori di venire da me appena torna” non fece in tempo a voltarsi che sentì la manica della sua maglia venir tirata dal lato opposto, costringendolo così ad arrestare la sua corsa verso l’uscita di quel condominio.
“Comunque..” disse la karateka, con un leggero rossore sulle guance, mentre l’altro la guardava curioso. “La madre è tornata ieri.. è dovuto tornare a casa.. Non avevi detto niente più bigie’, Holmes?”
Ci rimuginò su un attimo, prima di capire a cosa alludeva la donna.
“Ma le mie non erano bugie” sorrise, quel sorriso sfrontato che in un modo o nell’altro riusciva sempre a farle perdere un battito.. se non di più.
Provò a chiedergli spiegazioni, ma invano, poiché Shinichi riuscì con facilità a sottrarsi dalla sua presa e a sparire in un battito di ciglia da quell’edificio.
“Non cambierà mai..” sospirò, con un sorriso che però tradiva quell’atteggiamento seccato.
 
***
 
 
“Shinichi-kun, quanto tempo!” aprì la porta il Professor Agasa, felice di rivedere il suo vicino di casa finalmente nel suo vero corpo.
Shinichi non fece in tempo a dire nulla che l’anziano tornò a parlare, sempre con una certa gioia nella sua voce.
“Entra, entra!” quasi lo spinse all’interno dell’abitazione, portandolo fino al divano nonostante la risata che, seppur finta, il detective si lasciò sfuggire. Tutta quella gioia, però, mutò in un’espressione curiosa non appena i due si accomodarono nel salotto. “Scusa la domanda, ma.. quand’è che sei tornato adulto?”
“Ieri” rispose il ventisettenne, tornato normale nell’accorgersi dell’espressione dell’altro.
“Strano, Ai-kun sembrava contraria a dartelo all’inizio”
“Ah beh, per quello… diciamo che non c’era altra scelta” provò a spiegare il giovane, grattandosi la nuca con una mano.
Non c’era altra scelta?”
“Quell’idiota si è fatto scoprire dalla signorina dell’agenzia” una voce femminile, da vicino le scale, pensò a rispondere alla domanda del padrone di casa.
“Che simpatica” ironizzò Shinichi, con fare scocciato.
Agasa finse una risata, cercando di evitare una rissa tra gli altri due, che continuavano a lanciarsi sguardi assassini dai loro posti.
 
“E dalle foto è riuscita a dare una risposta a tutte le sue domande” finì di spiegare tutto ciò che era successo il giorno prima dopo aver lasciato i Detective Boys sulla strada verso casa, Shinichi, stando attento a non tralasciare alcun dettaglio.
I due scienziati lo ascoltarono attenti entrambi sul sofà di fronte a lui, senza proferire parola per tutta la durata del discorso.
“Mi piacerebbe sapere che ci guadagna Vermouth raccontando tutto a Ran” disse Agasa, strofinandosi il mento con le dita com’era solito a fare il suo vicino di casa.
“E’ quello che sto cercando di capire anch’io” rispose il detective, poggiando i gomiti sulle ginocchia con espressione alquanto seria dipinta in viso.
Ai rimase in silenzio, pensando come gli altri due a un movente per l’azione della bionda criminale, fino a toccare, trovare quel ricordo nascosto in un angolo del suo cervello che avrebbe tanto preferito non resuscitare.
 
Sorrise, nel trovare una lettera col nome della madre scritto sopra con inchiostro nero.
La tirò fuori di lì, prendendola tra le mani, e aprendola con ancora un sorriso quasi insolito da lei disegnato sul volto.
Sorriso che si spense subito dopo aver aperto la busta e letto il contenuto di quell’ultima. Contenuto che la lasciò a bocca aperta, che la lasciò letteralmente spiazzata.
“Ciao Shiho.
Se stai leggendo questa lettera, significa che ormai i nostri progetti…”*
 
Vermouth.
Ne era sicura: è stata Vermouth a lasciarle quella lettera nel laboratorio. L’aveva fatto di proposito, così come svelare a Ran tutta la verità. Quella donna, in fondo, non faceva mai nulla senza un motivo, o un secondo fine.
“Haibara?” la destò dai suoi pensieri la voce di Shinichi, che assieme ad Agasa la osservava incuriosito.
“Qualcosa non va?” le domandò il professore, ricevendo come risposta un movimento del capo da parte della ragazza.
“No niente”
“Comunque” proferì parola il ventisettenne. “Che intendevi ieri sera con‘ha il loro stesso odore’?”
Sembrò esitare un attimo, come dimentica del giorno prima, tanto da indurre il detective a rinfrescarle la memoria. “Era vestita di nero, è vero, ma non le ho sentito alcun profumo o odore particolare addosso”
Le ci volle qualche secondo, prima d’intuire a cosa si riferiva l’amico.
“Ho detto di aver sentito il loro odore, è vero” cominciò, voltando pagina alla rivista poggiata sulle sue gambe. “Ma non ho mai detto di averlo sentito addosso a Ran”
Strabuzzò gli occhi, Shinichi, così come Agasa accanto a lui che provò a dire qualcosa, ma fu fermato dal più giovane, che con un’espressione seria dipinta in volto tornò a parlare.
“Ci sono tre possibilità” cominciò, facendo il numero tre con le dita. “La prima, è che Vermouth l’abbia seguita per accertarsi che i suoi pani andassero come desiderato. La seconda è che, invece, un altro membro dell’organizzazione degli uomini in nero si trovasse da queste parti. Oppure..”
“Oppure?” chiese l’anziano con una certa preoccupazione.
“Oppure Ran si è messa in mezzo a qualche affare dell’organizzazione senza rendersene conto” deglutì, al solo pensiero di Ran in pericolo.
“Lo trovo più che improbabile” proferì parola la giovane Miyano, senza mai distogliere la sua attenzione dalla rivista di moda. “Vermouth farebbe di tutto pur di non mettere in pericolo la sua Angel. Quindi è più che improbabile che la mettesse in mezzo a qualche affare dell’organizzazione.”
Shinichi si limitò ad annuire.
“E quindi? Hai parlato di un piano prima..” chiese lo scienziato, cercando di capire un po’ di più da quella situazione.
“Se Vermouth è andata a dire tutto a Ran sicuramente non l’ha fatto senza un motivo, in fondo quella donna non fa mai nulla senza avere un secondo fine”
-Quella donna non fa mai nulla senza avere un secondo fine- le parole di Shinichi le rimbombavano in testa, richiamando per l’ennesima volta il pensiero di quella lettera.
Lanciò uno sguardo al detective intento a svelare il piano della criminale, per poi riportarlo sulla pagina raffigurante una borsa che solo a distanza di qualche settimana sarebbe stata in vendita anche in Giappone.
A volte aveva come l’impressione di sbagliare a nasconderglielo, che forse avrebbe dovuto parlargli di quella lettera trovata nello scaffale del laboratorio; ma altre si rendeva conto che invece farlo sarebbe stato un errore, che doveva stare all’oscuro di quelle parole.
In fondo, per il momento, non gli serviva ancora saperlo.
“La busta!” esclamò Shinichi, attirando l’attenzione di entrambi gli scienziati.
“Intendi la busta che Vermouth ha dato a Ran?” domandò Ai, inarcando un sopracciglio sorpresa. “Non hai detto che aveva delle foto di Conan e Shinichi dentro?”
“C’era altro.. era questo il piano” sorrise spavaldo il detective. “La busta contiene altre informazioni che ci serviranno per sterminare l’organizzazione”
 

*Capitolo 19, "Silver Bullet (Seconda Parte)"
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Nana's Corner:
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K-Konnichiwa ^^"
Ok, lo so, sono passati più di sei mesi dall'ultimo aggiornamento -.-"
Avevo detto che avrei aggiornato subito e invece...  comunque no, non sono sparita dalla circolazione senza motivo, anzi!
Diciamo che da quando avevo pubblicato il prologo di "Zero", stavo cercando di scrivere questo capitolo, se non fosse che non riuscivo a mettere insieme due frasi che avessero una logica ^^", e dopo aver passato tre settimane a sforzarmi di scrivere qualcosa, ho cominciato a innervosirmi tanto che alla fine, per evitare qualche strage (aka: il "funerale" del mio notebook lol) ho deciso di prendermi una pausa fino a quando non mi fosse tornata l'ispirazione. Ecco, fin qui non ci sono problemi.. se non fosse che dopo nemmeno qualche giorno, ho ricevuto i voti del SAT e ho cominciato a deprimermi per il 7/12 che mi hanno dato al tema. Quando sono andata a leggere che significava questo voto, ne è uscito fuori che in pratica hanno reputato il mio tema come "non diretto, mi dilungo droppo sui particolari, passabile per uno dei lettori e orrendo per l'altro".. il resto l'ho dimenticato ma va beh, dettagli ^^"
E, calcolando che già non mi piacevano molto gli scorsi capitoli come li avevo scritti, ho cominciato a rifiutarmi di scrivere e leggere. 
Sì, ne ho fanno una tragedia... che devo farci se sono melodrammatica? ^^"
MA! Il mese scorso, dopo aver guardato un episodio di Detective Conan su Italia 2 (uno degli episodi con Akai, l'FBI e Kir all'ospedale), mi è venuto l'inizio di questo capitolo, e pian piano, l'ispirazione. Poi il finale dell'episodio dell'altro ieri, quello degli aeroplanini, mi ha fatto ricordare perché adoro Shinichi tanto da farmi venire la voglia di scrivere dopo non so quanti mesi ^^
Ci ho messo un po' a scrivere il capitolo, molto probabilmente non è il massimo perché ho perso un po' la mano, ma devo dire che ne sono soddisfatta. Perchè? Perché in qualche modo, scriverlo, non l'ho trovato "pesante" o noioso, ma piuttosto un piacere :)
Anyway, dopo questo papiro che ho come l'impressione non abbia senso, tanto per cambiare, possiamo passare a parlare di questo chap ^^
Shincihi e Ran finalmente tornano ad essere come una volta, Kogoro ormai crede Conan sia tornato in America, Heiji deve cominciare a pregare xD, Ai comincia a svelarci una piccola parte della lettera (credavate vi avrei svelato così, in una volta sola tutto il contenuto? u.u) e niichan sembra quasi aver capito il piano di Vermouth.
Si accettano teorie: che contiene la busta che potrebbe aiutare il nostro Holmes contro l'organizzazione, secondo voi? 
Accontentatevi (?) di questa sola domanda perché non ho idee per il Metantei's Corner. Gommen ^^"
Comunque, per quanto riguarda il prossimo capitolo invece, l'altra volta vi avevo detto sarebbe cominciato lo scontro con i MIB. Bene, non posso assicurarvi che sarà così ^^" Il fatto è che ho cambiato un po' idee per il finale di questa ff e quindi è probabile che il prossimo sarà ancora un capitolo "normale". Ma non è ancora
detto eh! ;)
Ah! Prima che me ne dimentico, avevo detto anche che la storia sarebbe stata a spoiler fino al Mystery Train, sì? Ecco, diciamo che adesso sarà fino a dove siamo arrivati col manga in Giappone. Perchè? Il fatto è che non posso trascurare i nuovi avvenimenti, soprattutto quello che si sta scoprendo riguardo Sera e la famiglia, e quindi.. 

Va beh, vi lascio va.
Chiedo scusa ancora per l'immenso ritardo e per questo papiro che dovrebbe essere il mio Corner, ma purtroppo ci tenevo a spiegare la mia assenza :')
Volevo anche chiedere scusa agli autori delle ff che leggevo per non averle più lette e recensite, spero di rimediare ^^
E spero che il capitolo vi sia piaciuto e che continuerete a seguirmi nonostante tutto.
Grazie mille per aver letto e... alla prossima! <3

XXX,
Nana

 
   
 
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